“E allora, Marianne, è arrivato questo tempo in cui siamo entrambi molto vecchi e i nostri corpi cadono a pezzi. Penso che ti seguirò molto presto. Sai che ti sono così vicino che se allungassi la mano, potresti toccare la mia. E sai che ti ho sempre amata per la tua bellezza e la tua saggezza. Ma non c’è bisogno che ti dica nulla, perchè sai già tutto“. Questo scriveva Leonard Cohen nel mese di luglio alla sua amata Marianne Ihlen quando venne a sapere che una malattia se la stava portando via. Morirà il 28 luglio.
E in queste parole d’amore struggente c’è tutto Leonard Cohen. Tutta la sua dolcezza, la sua disperazione, il suo camminare felpato nella vita. E in silenzio ci ha lasciato, per raggiungere la sua Marianne.
E’ scomparso un gigante, un titano. Ha lasciato un testamento di poesia musicate sterminato che è doveroso, ascoltare, riascoltare, scoprire, riscoprire.
La sensazione di cupo disagio che ci prende dinanzi alla sua morte, che si aggiunge a quella di altri musicisti, è che siamo di fronte alla caduta degli dei. Dei che ci hanno accompagnato durante tutta la vita, noi, malati di musica. Dei che hanno e stanno lasciando una immensa eredità che difficilmente potrà essere raccolta. A conti fatti erano tutti degli splendidi “beautiful loser”, degli splendidi perdenti, ma come diceva Leonard “è nella sconfitta che si manifesta la gloria dell’uomo“. Molti per anni hanno considerato la musica rock un’arte di serie B; ma sono personaggi come Leonard che hanno fatto ricredere buffi censori e saltimbanchi della penna. Leonard che avrebbe sicuramente meritato anche lui il Premio Nobel per la Letteratura come il dio Bob. Addio Leonard, mi piace ricordarti con una tua frase che sempre mi ha fatto battere il cuore : ” c’è una crepa in ogni cosa, ed è da lì che entra la luce“.
E grazie…