D Rolando è vero che ti sei scoperto cantante non in giovanissima età ?
R Giovanissima ? Direi in tarda età :
tutto iniziò nel 1989 al Palazzetto dello Sport di Livorno. Si
svolgeva uno spettacolo in onore ai diversamente abili e il gruppo
che era stato invitato aveva un cantante bravo ma che non “reggeva”
lo stare sul palco per molto tempo. Fui invitato a provare per loro,
per dare un po’ di riposo tra una canzone e l’altra al loro
cantante…risultato : inizia a far parte stabile del gruppo.
D Come si chiamava quel gruppo e cosa
altro…
R Il gruppo si chiamava Glass Tongues,
Lingue di Vetro e non eravamo niente male tanto che ci chiamarono al
famoso Festival di Castellina.
D E dopo ?
R Dopo c’è stata L’Estrema Unzione !
No, tranquillo, non morì nessuno: era il gruppo, meglio il trio che
si formò con il sottoscritto, Rolando e Fabio. Eravamo “oscuri”,
facevamo pezzi dei Pixies e dei Joy Division. Era il 1992/1993.
D E poi, finalmente i Furminanti.
R Si, il gruppo “definitivo”. Correva l’anno 1994 e Angelo Amendolia dette vita a questo gruppo che tutt’oggi fa parlare di sé. Ricordo con nostalgia il nostro debutto al Parco del Calambrone con l’amico Sergio Manolesta Lenzi che aveva confezionato un lenzuolo con il nome del gruppo…bellissimi tempi. Tengo a ricordare anche l’enorme lavoro di Pilato Stefano, un po’ il coreografo del gruppo, il suo apporto fu determinante.
D Quale è il segreto ti tanta
longevità…molti gruppi si sciolgono come neve al sole, invece i
Furminanti…
R Prima di tutto l’amicizia e poi il
divertimento che proviamo ogni volta che saliamo sul palco insieme.
Non posso però non menzionare, a monte di tutta questa durata nel
tempo, l’enorme lavoro che Claudio Bartoli o “Bartali” come lo
chiamo io fa: è lui il motore vero di questo gruppo. Claudio
assembla il tutto: cerca date, luoghi, organizza concerti e tutto il
resto.
D Inutile nascondere che siete ormai
una istituzione in città.
R Vero…siamo diventati l’Orchestra
Casadei di noiartri.
D Non hai mai suonato uno strumento ?
R Non ci sono mai riuscito. Anni fa
dissi a Bobo Rondelli : “Mi insegni a suonare la chitarra ?”
Andai un paio di volte in Via Roma poi
basta. Mi è mancata la costanza.
D Nei vostri spettacoli suonate un po’
di tutto…te ti ritrovi a cantare tutti i generi…da Lou Reed a
Battisti…ma quale è il tuo genere preferito?
R Canto di tutto per esigenze di
spettacolo…fosse per me faremmo pezzi di Lou Reed, David Bowie,
Fabrizio De Andrè e Giorgio Gaber.
D Livorno e la musica: qualche capello
argentato ce l’hai, di musicisti ne hai conosciuti a centinaia,
alcuni improponibili, ma altri bravi e alcuni bravissimi…come mai
non siamo mai riusciti a proporsi come città leader ?
R E’ un affare tecnico, mancano
infrastrutture adeguate, mancano luoghi di aggregazione e gestori di
locali illuminati…difficile farsi largo a Livorno.
D Rolando un rimpianto, musicalmente
parlando ?
R Quello di non aver mai studiato
musica in modo da riuscire a comporre .
D Chi è oggi Rolando Somigli ?
R E’ un “uomo grande” che vive
divertendosi quando canta…con pensieri profondi.
D Ultimissima domanda: sei conosciuto
da tutti come “Conte”…da dove nasce questo soprannome ?
R Viene da molto lontano, da ragazzino.
Martorizzavo mia mamma perchè mi stirasse le camicie alla perfezione
e lei mi diceva sempre : “Alla grazia del Conte…”
Poi ci mise del suo anche Bobo che mi
diceva sempre che il soprannome Conte mi calzava a pennello in quanto
somigliavo al Conte di Alan Ford, il famoso fumetto di Magnus &
Bunker…
R Si immagini
giusto. In effetti già fin da bambina il mio sogno era quello di
cantare. Mentre le altre bambine giocavano con le Barbie io mi
esibivo con il mio pianoforte e microfono giocattolo in casa per
tutta la famiglia e per le bambole. Forse perché a casa mia si
respirava aria di musica, mia madre era una cantate e cercavo forse
di imitarla in quale modo.
D Attualmente sei la frontline della
band Da Vinci Street…come nasce questo gruppo ?
R Il gruppo nasce
circa 3 anni fa. Ma la formazione corrente nasce in effetti
nell’ottobre 2018. Abbiamo riproposto dal vivo, cercando di
rispettare i suoni originali, alcuni dei più grandi brani dance/pop
degli anni 80/90/2000. La particolarità del progetto è sicuramente
l’inserimento, negli arrangiamenti, della chitarra che ha regalato a
tutto il sound un sapore decisamente più rock.
D Prima di far parte dei Da Vinci
Street in quali gruppi hai militato?
R Come ti dicevo
mi sono trasferita a Livorno da 7 anni circa. Prima dei Da Vinci
Street ho collaborato con la fantastica Crazy Band. Un gruppo
veramente forte che ripropone tutt’oggi, da ormai 20 anni,
dance/funky 70/80. E’ stato veramente molto divertente collaborare
con loro, mi hanno dato tanto e sono delle persone fantastiche.
Prima del mio
trasferimento lavoravo con diverse tribute/cover band a Milano ma
tanto del mio tempo l’ho passato in studio di registrazione, per
l’etichetta SAAR, come turnista.
Ho prestato la
voce per numerose compilation pop-dance con diversi pseudonimi.
D Ti ho visto duettare anche con Daniele Ristori e con Riccardo Vernaccini….
R Certo, due
grandissimi artisti.
Con Daniele, ci siamo conosciuti meglio anche tramite la Crazy Band e abbiamo continuato a collaborare. All’attuale siamo un duo nello stile Montecarlo Night dove tutti i brani vengono riarrangiati in una chiave completamente diversa. Lavoriamo insieme anche all’interno del team “Il caffè degli Artisti” di Pontedera.
Per quanto
riguarda il duo acustico con il maestro Riccardo Vernaccini
(grandissimo chitarrista), abbiamo riproposto brani di diverso
genere, creando un vero e proprio viaggio musicale che va dal rock
alla dance al pop in chiave acustica. I brani sono tutti uniti tra
loro in piacevoli e originalissimi mah-up e arrangiati in modo unico.
D Hai una bellissima voce, potente,
grintosa che affronta svariati generi, ma quale è il tuo genere
preferito ?
R Ti ringrazio
Massimo, in realtà non ho un genere preferito, la bella musica è
bella a qualsiasi genere essa appartenga. Da anni ormai canto
prevalentemente dance per cui ormai mi definisco una cantante
Pop/Dance (con qualche leggera influenza Soul che, a mio gusto, non
guasta mai).
D Barbara quali sono le tue cantanti di
riferimento, quelle che imitavi fin da bambina davanti allo specchio
‘
R Da bambina
cercavo in tutti i modi di imitare Whitney Houston (o almeno ci
provavo).
Quando la sentivo
cantare rimanevo sempre estasiata dalla sua bravura e dalla
naturalezza con cui eseguiva certi brani impegnativi.
Altro
personaggio, completamente diverso per genere e musicalità, che
attirava molto la mia attenzione era Madonna. Carismatica e
sfrontata… anch’essa unica nel suo genere. Di lei, come per tutte
le ragazze della mia età, mi aveva colpito molto il personaggio
sopra le righe.
Da grande sognavo
di essere un mix di entrambe
D Il mondo del rock è un mondo
prevalentemente maschile, inutile negarlo, eppure ci sono state e ci
sono dee del rock che hanno lasciato un segno indelebile nel panorama
musicale mondiale, ad esempio Janis Joplin, Grace Slick, Joni
Mitchel, Patti Smith e molte altre…che ne pensi a riguardo ?
R Sicuramente un
mondo prevalentemente maschile ma forse inizialmente. Grazie alle Dee
che hai citato, che io definirei “pioniere” del rock al
femminile, oggi ci sono diverse artiste che primeggiano in tale
genere. Non è più un territorio prettamente maschile e ne abbiamo
la conferma ogni giorno.
D Livorno città della musica:
centinaia e centinaia di musicisti, centinaia e centinaia di gruppi,
pensi che si faccia abbastanza o manca ancora qualcosa…
R Se proprio devo
essere sincera, ma questo è un mio parere, servirebbero più
manifestazioni, aperte all’idea di far esibire nuovi gruppi/artisti a
rotazione. Forse siamo un po’ chiusi nel solito circolo dei
personaggi/volti già conosciuti.
Diversi locali preferiscono, anche se posso capire, i gruppi che
garantisco un numero di seguito e non danno magari la possibilità ad
altri artisti di poter proporre progetti nuovi. Non parlo di tutti i
locali (per fortuna)… ma diversi si, siamo arrivati al punto che la
domanda non è che musica fate ma quante persone portate?
Appunto perchè i
musicisti e i gruppi a Livorno sono tanti sarebbe bello poter dare la
possibilità di esibirsi a tutti coloro che lo meritano.
D Tutti noi abbiamo un rimpianto che
non ci fa dormire la notte, tutti noi non siamo saliti su un treno
che avrebbe potuto cambiare la nostra vita…musicalmente parlando,
dove andava quel tuo treno ?
R Personalmente
non mi sento di avere grandi rimpianti da non farmi dormire la notte.
Forse avrei solo dovuto azzardare di più nella mia vita di musicista
o semplicemente essere un po’ più furba e/o scendere a qualche
compromesso. Ma è il mio carattere e quindi probabilmente anche se
tornassi indietro farei la stessa cosa.
D Chi è oggi Barbara Pitti ?
R Bellissima
domanda.
Tutto sommato
credo che Barbara Pitti oggi sia proprio quella che voleva essere.
Certo non sono
diventata la grande PopStar che sognavo da ragazzina… però sono
diventata la donna che volevo e forse questo è più importante.
Vorrei solo avere più tempo per seguire la mia strada di
cantante/musicista, ma sto lavorando duro per quello… e sto
lavorando a nuovi progetti.
D Alessandro Cheli, chitarrista cantautore, hai fatto studi classici o sei autodidatta ?
R Ho studiato musica e fisarmonica da
adolescente , poi un giorno andai in un negozio di musica a Firenze e
scambiai la fisarmonica con la chitarra , non feci un grande affare e
mio padre si arrabbiò molto , ma il mio fu un atto di ribellione che
, si sa , non comportano mai grandi “guadagni”. Autodidatta
totale sulla chitarra.
D Sei conosciuto nell’ambito musicale
come Cittàsenzamacchine e questa filosofia devo dire che mi calza a
pennello: io infatti odio le macchine, e addirittura penso che la
scoperta del motore a scoppio abbia coinciso con la degenerazione
dell’umanità…te trasporti questo pensiero nei tuoi testi e nella
tua musica rendendo il tutto unico…
R In realtà ho soltanto due canzoni
che affrontano direttamente il tema di cittàsenzamacchine . Ma prima
e durante ogni mia esibizione parlo al pubblico spiegandone l’intento
. In realtà nelle canzoni esprimo ciò che sento dentro di me ,senza
concentrare l’attenzione sui temi sociali.
D Hai fatto parte anche di qualche
gruppo o sei sempre salito sul palco da solo ?
R Sempre sul palco da solo, ma non
rifiuto l’idea di suonare insieme ad altri.
D Come dicevo prima i tuoi testi sono
il tuo marchio di fabbrica..testi impegnati, mai banali, che
affrontano tematiche sociali e ambientali…riesci molto bene a
trasmettere sensazioni positive attraverso la canzone…come nasce
tutto questo ?
R La mia musica e le canzoni nascono
senza l’intento di creare qualcosa , mi “vengono fuori”
cosi’ come un’esigenza , sono sensazioni interiori che si trasformano
, e altre volte sono le sensazioni che agiscono su di me come
ispirazioni aprendo una porta interiore attraverso la quale mi è
possibile entrare in un luogo dove trovo concetti e significati
entusiasmanti e speciali che rispondono alle mie sensazioni del
momento, mi riempio le tasche e poi (la porta resta aperta sempre per
poco) una volta uscito svuoto le tasche e dispongo questi “tesori”
trovati in questi mondi paralleli su un foglio di carta .
D Il tuo genere, anche se è sempre
brutto etichettare la musica, possiamo definirlo cantautorato
impegnato…quali sono i tuoi punti di riferimento ?
R Questa è una domanda a cui mi è
difficile rispondere , oserei rispondere nessuno , ma , sicuramente
la musica che mi accendeva negli anni dai 15 ai 25 anni di eta’ è
quella che mi ha lasciato il segno , e , parlo quindi della musica
che ha fatto da colonna sonora alle nostre vite dal ’70 all’85 , li
c’era tutto . Non ascoltavo musica italiana e non mi piaceva molto a
parte pochi brani dei più noti cantautori , nell’82 è nata mia
figlia abitavo in campagna senza luce in casa e dovevo lavorare da
mattina a sera , li , iniziai a scrivere le mie prime canzoni.
D “Before Words” è il tuo unico
lavoro o hai prodotto anche prima o dopo ?
R C’è il secondo disco sempre con la
Roots Label R. di S. Dentone e Antonio Ghezzani che si intitola
Starship Prisoners disponibile in Soundcloud e Spotify e un terzo in
parte gia’ registrato con Gulag Studio che sara’ pronto in primavera.
D Progetti futuri, qualche concerto
magari in città dove possiamo sentirti, un nuovo lavoro ?
R Alla Bodeguita Scali Finocchietti la
Domenica c’è un’Open Mic dove vado spesso per il resto ci sto un
“prendendo le misure” con ‘sta cosa dell’esibizione , sono
uno che si fa un sacco di domande , e finchè non trovo tutte le
risposte non mi muovo , a volte può volerci una vita , ma sono
soddisfatto di ciò che ho fatto e di ciò che sto facendo ,
mostrarlo infine è , per me di secondaria importanza, se non per un
motivo.
D Il panorama musicale livornese è
sempre stato prodigo di musicisti…te pensi che oggi tra i giovani
certe tematiche da riproporre in musica siano non capite o assimilate
e condivise…insomma, c’è ancora vita là fuori ?
R I giovani sono forti , ma non sanno
in che direzione incanalare la loro forza. Certo c’è vita , e tanta
, tanta musica e musicisti , ma una delle tante domande che mi pongo
è: Perchè lo fai?
D Tutti noi conviviamo con rimorsi ci
procurano rabbia, quale è, musicalmente parlando il tuo più grosso
rimpianto ?
R Tutto quello che avrei potuto fare e
che non ho fatto , ma che per mia fortuna è molto poco , perchè
nella mia vita ho magari realizzato qualcosa in un momento diverso da
quello “storicamente” giusto , ma , che ci posso fare
…..ho i miei tempi e son fatto cosi’ , e se perdo qualche treno ,
pazienza , quelli buoni comunque non passano mai troppo veloci.
D Chi è oggi Alessandro Cheli alias
Cittàsenzamacchine ?
R Uno per il quale la musica non è
esibizione , se voglio esibizione vado al circo . La musica è
condivisione , Cittàsenzamacchine è la spinta a condividere ,
appunto queste mie canzoni , ma è la spinta per un motivo ben
preciso. Cittàsenzamacchine è un passante che in mezzo ad un parco
assiste ad uno stupro e punta il dito , mentre gli altri passano
indifferenti .
Ritaglio gli articoli di giornale di persone a piedi morte sull’asfalto e ne ho già molti ,…. , un giorno finirà ne sono certo , ma il mio intento è accellerare questo processo. 6000 persone ogni anno soltanto in Italia , persone a piedi indifese che non tornano a casa , muoiono sull’asfalto , se riesco anche di poco a rendere evidente tutto questo , magari ne salvo una due dieci cento. Questo sono io , uno che punta il dito su una cosa cosi’ evidente , ma che sembra non accadere. Tolgono i cadaveri dalla strada , un pò di cordoglio e poi via si riparte. Vorrei suonare davanti a migliaia di persone , soltanto per dire loro che non è giusto!
D Enrico Lucarelli, pianista fin dalla tenera età…
R Si proprio così…pensa la mia prima
esibizione risale al Capodanno 1973 in quel di Nibbiaia..avevo 14
anni
D Hai fatto studi classici ?
R Per 2 anni ho frequentato l’Istituto
Mascagni ma non ero tipo da Mascagni…il solfeggio…roba noiosa;
allora iniziai a prendere lezioni private prima da Pietro Napoli e
poi da Neno Vinciguerra.
D Hai militato in qualche gruppo ?
R Dopo la grande esibizione a Nibbiaia
nel 1982 entrai nei Tube Screamer dei fratelli Brilli dove facevamo
cover dei Police. Ci esibimmo tra l’altro anche al Palazzetto dello
Sport.
Nel periodo 1985/1986 feci musica stile
piano bar…mi piaceva far ballare la gente.
Poi la vita mi ha portato fuori Italia
per un bel po’ e solo nel 1995, una volta rientrato, ho partecipato
alla nascita di un progetto jazz, Blue Cheaper che dura fino ad oggi.
Devo dire che è un gruppo molto “aperto” con musicisti che
entrano e escono in più occasioni.
Nel frattempo, parallelamente, dal 2012 al 2016 suono il piano nel Trio Arraballero, gruppo formato dal sottoscritto e da due argentini veri che suonano contrabbasso e bandoneon fisarmonica.
D Poi per non farsi mancare niente so
anche che altra musica ti ha visto protagonista.
R Con il maestro Carlo Cavallini alla batteria e altri musicisti sono tornato al jazz delle origini con la Lazy Blue Band mentre spesso accompagno nei Loudmouths la splendida voce di Massimo Balducci , in un duo piano/voce, che si cimenta nelle canzoni di Frank Sinatra.
D Manca qualcosa…
R Hai ragione…dal 2014 al 2018 ho
accompagnato il comico Giovanni Bondi nei suoi spettacoli spesso con
il piano ma anche con la chitarra e nel 2017 ho fatto parte del
gruppo rock’n’roll APA .
D Quali sono in tuoi pianisti preferiti
?
R Non posso che nominare Bill Evans e
Oscar Peterson.
D Hai suonato jazz, rock’n’roll,
Sinatra, musiche argentine…ma quale è il genere che senti più tuo
?
R Sinceramente ascolto tutta la
musica…è molto più facile per me rovesciare la domanda e dirti
quale genere musicale non amo: la musica italiana. Se mi chiedi quale
genere prediligo nel suonare ti rispondo jazz.
D So che non ti limiti a suonare ma
insegni anche…
R Vero…ho cominciato da 4/5 anni e
insegnare da molte soddisfazioni anche se è sempre difficile trovare
studenti veramente motivati: pensa, la maggioranza dei miei studenti
sono over 60. I giovani non hanno pazienza, oggi fanno musica con il
computer, vogliono subito fare un disco… comunque visto che anche
te sei over 60, se hai bisogno di lezioni di pianoforte mi trovi da
Music City.
D Come giudichi la scena musicale
livornese ?
R Non sono mai stato “dentro”…ho
un carattere musicale difficile…posso solo dire che c’è un
appiattimento culturale spaventoso anche se è una città nella quale
si vive bene…fatto sta che nessuno vuole andare via da Livorno.
D Enrico, tutti noi abbiamo un rimorso
che ci fa star male…
R Io avrei voluto studiare di più. Da
adolescente, perchè è in quel periodo che ti formi e apprendi come
una spugna, avrei dovuto focalizzare di più lo strumento. In quel
periodo della vita se ti “spendi” bene aumenti il tuo potenziale,
altrimenti…
D Chi è oggi Enrico Lucarelli ?
R Un sessantenne sempre innamorato
della musica che ringrazierò sempre per avermi mantenuto in vita
attraverso le difficoltà della vita.
Non c’entra nulla con la musica ma ho
un gatto che adoro e si chiama Nestore.
R Si, canto da che ho memoria ; quando
avevo 3 anni, mi ha raccontato mia mamma, che ha dovuto nascondere la
cassetta di Whitney Houston perchè non volevo sentire altro che
quella quando salivo in macchina! Poi a 14 anni ho cominciato ad
andare a lezione di canto per gioco, fino a quando non ho realizzato
che era quello che volevo fare “da grande”.
D Hai una voce calda e profonda che si
adatta perfettamente ad ogni genere musicale…hai fatto studi
particolari o è tutto merito di madre natura ?
R Certo devo dire che la natura è
stata buona con me, come tutte le cose però vanno studiate,
approfondite, educate e cosi ho fatto negli anni, quando la
consapevolezza di quello che volevo fare con la musica è arrivata,
ho iniziato a studiare e proprio quest’anno mi sono diplomata al
Trinity Collage University of Bedfordshire in Inghilterra come
performer. Quello che sono oggi lo devo anche ai maestri che ho
incontrato nella mia vita, soprattutto quelli che mi hanno
accompagnato in questo ultimo percorso.
D Ultimamente sei la vocal di AMY
Inconsapevole Diva, band che rinnova il ricordo di Amy
Winehouse…come nasce questo gruppo e il tuo amore per Amy ?
R Il mio amore per Amy nasce dal momento che l’ho scoperta ed è stato un amore al primo ascolto! Era una fase importante della mia vita dove ho fatto tante scelte e lei è stata la mia colonna sonora, mi ha colpito in particolare la schiettezza e la sincerità di come Amy canta e racconta le sue canzoni, che sono vita vissuta: è un modo di essere che a me si avvicina molto. Il progetto, invece , nasce da un idea mia e di Moreno Vivaldi, amico, artista livornese con cui ho collaborato in diverse occasioni, ma questo spettacolo è quello che ci ha unito di più umanamente e artisticamente. È partito tutto quasi per gioco e ci siamo ritrovati su grandi palchi, dal progetto acustico fino ad essere oggi in otto sul palco! È stata una evoluzione in corsa che abbiamo curato come un figlio. Si sono aggiunte quindi diverse figure professionali come Emanuele Gamba, il regista che ha curato tutto nel minimo dettaglio e poi Alessia Cespuglio, che ha scritto la parte recitata, (si, perchè signori e signore con grande coraggio mi sono cimentata nel recitare un monologo!), Raffaele Commone, che si è occupato della grafica e Pietro Contorno, importante nel coordinare il tutto. Ma senza il resto della band tutto questo non sarebbe stato possibile e qui che ve li presento: Moreno Vivaldi alla batteria, Samuele Pirone al basso, Alex Bimbi alle tastiere che ha anche curato la parte musicale, Giovanni Giustiniano alla chitarra, Stefano Contesini alla tromba, Francesco Palazzolo al sax e Armando Polito ai cori. Insieme abbiamo fatto un bel lavoro di squadra anche grazie ai tecnici che ci hanno supportato (e sopportato) Lorenzo Sola, Nicholas Giovannoni, Simone Rotondo e Andrea Moretti. Questo progetto è un omaggio a Amy Winehouse e io l’ho inteso fin dall’inizio come tale, cioè fare le sue canzoni a modo nostro. Quindi non mi vedrete imitare in nessun modo l’artista perchè come lei c’è solo lei! È semplicemente un modo per ringraziarla per quello che ci ha lasciato artisticamente, davvero col cuore.
D E prima di questo in quali gruppi hai
militato e quali musicisti ti hanno accompagnato?
R Ho avuto il piacere di collaborare
con molti musicisti livornesi e non in diversi progetti. Attualmente
ho attivo un duo chitarra e voce con Alessandro Sebastiani,
chitarrista lucchese, dove proponiamo pezzi pop, soul e jazz in
chiave acustica, anche un quintetto che segue lo stesso genere di
musica arrangiata con tastiera basso batteria, chitarra sax e voce.
In passato ho avuto il piacere di collaborare allo spettacolo
natalizio di Giorgio Panariello che ci ha visto cantare insieme il
suo pezzo di Natale, invece ultimamente sono stata corista di Nic
Cester, cantante dei Jet, esperienza unica.
D Da giovanissima hai avuto il grande
privilegio di cantare al Cavern di Liverpool , tempio della musica
dove hanno iniziato i Beatles, con i Semolina Pilchard…che ti è
rimasto di quella esperienza ?
R Si, avevo 19 anni all’epoca…
ricordo di essermi divertita un sacco per la “Beatles week”,
Liverpool diventa magica un’ esperienza che rifarei. È stata la mia
prima trasferta da musicista all’ estero, musicista in erba un pò
incosciente! Oggi mi rendo conto meglio di quello che ho vissuto in
quella occasione.
D Teresa quali sono le tue cantanti di
riferimento, quelle che ti affascinano e sempre ti hanno affascinato
?
R Bè, il mio primo amore è stata
Whitney Houston da quando ero molto piccola e nello stesso periodo
anche Celine Dion, Mariah Carey e Giorgia poi crescendo si sono
aggiunti cantanti come Beyonce, Stivie Wonder, Etta James, Carmen
McRae, Billie Holiday.. E ovviamente Amy Winehouse.
D Progetti futuri, qualche concerto
magari in città, dove è possibile a breve ascoltarti ?
R La prossima data è a Milano il 24
gennaio al teatro dal Verme con il progetto “Amy Inconsapevole
diva”, e poi varie date in Toscana anche con il quintetto e col
duo, per restare aggiornati e vi fa piacere potete seguire la mia
pagina Facebook e Instagram .
D Hai cantato a Livorno e in Italia,
hai portato la tua voce anche all’estero, il tuo essere donna, in un
mondo prettamente maschile, salvo meravigliose e stupende eccezioni,
ti ha mai ostacolato o avvantaggiato ?
R No, sinceramente non mi ha mai
ostacolato per fortuna, spero che nel 2020 certi concetti siano
superati anche se è vero che a volte non è così. Sono stata anche
all’estero come New York al festival della musica italiana, a Riga e
in Ucraina e non è successo.
D Ognuno di noi ha un rimpianto che non
lo fa dormire la notte…musicalmente parlando, quale è il tuo più
grosso rimpianto, la tua occasione che non hai sfruttato che avrebbe
potuto cambiare la tua carriera ?
R Nessuno. Mi sono sempre comportata
onestamente nei confronti di quelli che sono i miei principi nella
musica ed ho sempre agito coerentemente a quello che pensavo.
D Chi è oggi Teresa Rotondo ?
R Oggi Teresa è una musicista, una cantante, un’ insegnante di canto. Anche se può sembrare banale sono quello che volevo essere tanto tempo fa: una cantante, vivere di musica. Ho lottato tanto per arrivarci, tanti sacrifici ma alla fine ci sono riuscita, questo grazie anche alle persone che ho incontrato e che mi stanno vicino. La strada è ancora tanta ma sono felice di percorrerla.
D Cristiano Cerretini, batterista…quando hai capito che il rullante era il tuo strumento ?
R Non in tenera età ma circa a 16
anni: ho iniziato a studiare rock e blues per poi orientarmi
definitivamente verso il punk.
D Ricordi il tuo primo gruppo ?
R Certo…era il 1991 e con un gruppo
di amici formammo i Pura Lana Vergine. Il nostro sound si rifaceva
naturalmente al punk ma era più un punk melodico che arrabbiato
D E poi ?
R Due anni dopo il batterista dei
Negative Pole lasciò il gruppo e mi fu offerto di sostituirlo;
accettai di buon grado essendo l’esperienza con i Pura Lana Vergine
giunta al termine. Qui il sound si fa più sporco, facevamo del vero
punk rock.
D Era facile a quei tempi proporre quel
genere musicale, viste anche i fatti accaduti anni prima alla Casa
della Cultura ?
R Non era facile per niente, i locali
non volevano gruppi che facessero punk. Il primo che ci dette la
possibilità di suonare fu il Centro Sociale Godzilla che in pratica
diventò il nostro rifugio. Certo non eravamo degli “stinchi di
santi”: pensa che al raduno Anarumba buttammo letteralmente giù
uno striscione dell’ARCI perchè ci rifiutavamo di suonare dietro
qualsiasi etichetta politica.
D Nel tempo, con la “maturità” i
tuoi gusti sono cambiati ?
R Ascolto qualsiasi genere musicale ma
nel cuore è rimasto quel punk rock della gioventù
D Quali i batteristi che più ti hanno
fatto “battere il cuore”?
R Colin Sears dei Fugazi e Chris
Coleman anche se sopra tutti metto Charlie Watts dei Rolling
Stones…l’essenza della musica dalla tecnica sopraffina. Charlie
suona una batteria nobile…sta dietro, al buio, in fondo ma detta i
tempi di tutta la band…grande, grandissimo !
D A proposito di Charlie Watts…ha
sempre detto che il “suo culo” di riferimento è quello di Mick
Jagger perchè da più di 50 anni se lo vede dimenare davanti sul
palco…quale è il tuo culo ?
R Quello di Simone Soldani, il cantante
dei Negative Pole. Pensa che le chitarre facevano un discreto casino
con il loro suono “forte” e io spesso nel suonare seguivo la sua
voce.
D Segui sempre la scena musicale
livornese ? Che ne pensi ?
R A Livorno, da sempre,ci sono tante
band e tante idee ma non abbiamo mai avuto produttori e finanziatori
coraggiosi che abbiano investito per far emergere i musicisti
indigeni…bastava anche una piccola etichetta…
D Cristiano, un rimorso, un rimpianto
che ancora oggi ti “fa male” ?
R Con i Negative Pole incidemmo un
disco che ci costò circa 10 milioni del tempo (1998); il disco era
pronto, stampato, non aspettava altro di essere distribuito nei
negozi…ma il gruppo si sciolse proprio in quel momento: il bassista
per motivi personali non se la sentiva più di continuare. Era
assurdo far uscire un disco che non potevamo promuovere con un
tour…peccato.
D Chi è oggi Cristiano Cerretini ?
R Un batterista che da tempo ha
attaccato le bacchette al chiodo ma che è rimasto comunque legato
alla musica anche grazie al lavoro di Fonico presso il Teatro Goldoni
D Moreno Vivaldi, batterista e percussionista…un amore per lo strumento nato in tenera età immagino…
R Si ,quand’ero piccolo mi piaceva
fare “casino” con le pentole e i mestoli, poi per vari motivi che
sarebbero troppo lunghi da spiegare qua , ho abbandonato l’idea di
suonare, ma all’età di 30 anni ho provato la prima volta una vera
batteria , perché un amico, Vairo , aprì una sala prove a Livorno e
da lì ,tutti i giorni andavo da lui e mi permetteva di sfogarmi con
le batterie che erano all’interno dei box ( sala prove).
D Dal 2014 fai parte del gruppo Esperanto, ottima formazione; gruppo “particolare” che propone pezzi di vari paesi del mondo, facendo una sorta di viaggio storico/musicale. Come nasce questa idea ?
R Nasce, come d’altronde tutte le
belle cose artistiche che ho fatto nella mia vita, da un amicizia con
il fisarmonicista Lorenzo Del Ghianda, avevamo fatto dei progetti
insieme, tra cui di musica irlandese, e da lì abbiamo pensato che il
suo strumento , utilizzato per la musica popolare e folk in molti
paesi di tutto il mondo, fosse una buona base di partenza per fare
una bella collaborazione insieme.
D “Esperanto” , un progetto
pianificato circa duecento anni fa da un uomo che inseguiva il sogno
di unire i popoli del mondo con un unica lingua …voi ci state
riuscendo con la musica…soddisfatti ?
R Si , abbiamo capito dopo quasi 5
anni e moltissimi concerti, che il filo conduttore che aggrega la
gente, è proprio la musica, e in particolare quella che facciamo
noi, poichè ricorda le origini dei vari paesi internazionali, tocca
il cuore e fa venir voglia di ballare , e si sa , la danza unisce
tutti!
D La vostra è una sorta di viaggio tra
la musica di paesi come Francia, Spagna, Irlanda, Grecia, poi il Sud
America, Cuba, Messico, e poi ancora paesi Arabi e altri ancora.
Tutti pezzi arrangiati in chiave acustica nel loro stile, senza
perdere di vista l’essenza della cultura folkloristica dei paesi
toccati…un bello impegno ma anche una splendida “riuscita” dal
vivo dove riuscite a “toccare i cuori “ di chi vi ascolta…
R Si involontariamente ho risposto
nella domanda precedente.
D Ritornando alla batteria, il tuo
strumento…hai fatto studi classici o l’amore ha fatto si che la tua
preparazione sia completamente autodidatta ?
R Io sono un autodidatta in tutto,
quindi la batteria per molti anni , l’ho vissuta in modo naturale,
solo che , poi, quando cerchi di salire di qualità e vuoi
migliorarti, devi metterti in discussione ,quindi ho fatto qualche
lezione di batteria.
D Quali sono i tuoi musicisti di
riferimento, i batteristi che imitavi davanti allo specchio ?
R A me piaceva molto il batterista
dei Toto, Jeff Porcaro, imitare lui era un po’ difficile, ma mi
sarebbe piaciuto tanto suonare come lui .
D Ho assistito ad un vostro concerto in
Fortezza Nuova questa estate e sono rimasto colpito, oltre dalla
qualità della musica offerta, dalla vostra capacità di creare
un’atmosfera e coinvolgere il pubblico…progetti futuri? Altri
concerti a breve, magari un cd ?
R Progetti futuri , un cd di
inediti, pensiamo per il prossimo anno, abbiamo molti pezzi in
cantiere, dove il nostro frontman Francesco Spera, scrive musica e
parole, dobbiamo solo trovare un momento di calma, visto che
ultimamente siamo tutti occupati, tra concerti, e impegni vari di
ognuno di noi.
D Una domanda che faccio a tutti i
batteristi: Charlie Watts dei Rolling Stones ha sempre detto che “il
suo culo” è quello di Mick Jagger perchè da oltre 50 anni se lo
vede davanti sul palco…qual’è il “tuo culo” ?
R Il mio culo, è un culo molto in
movimento ed è quello di Lorenzo il fisarmonicista, che me lo trovo
davanti dall’estate 2014 sempre , e non stà mai un minuto fermo!
D Tutti noi abbiamo un rimpianto che ci
tormenta, musicalmente parlando quale occasione ti senti di non avere
sfruttato a pieno e ancora oggi “ti mangi le mani” ?
R Forse mi mangio le mani non aver
cominciato da piccolo a suonare la batteria, ma sono felice di tutto
quello che ho raggiunto e spero in futuro di raggiungere. Ho molti
progetti attivi e in fase di sviluppo.
D Chi è oggi Moreno Vivaldi ?
R Sono uno a cui piace vivere di passione, quella ne ho tanta , perché a parer mio, oltre al talento ci vuole cuore, tanto cuore per arrivare lontano.
R Si, in pratica da sempre…lo
strumento mi ha sempre affascinato e quando mi comprai la prima
Trixon mi sembrava di toccare il cielo con un dito.
D Tutto, sul serio, ebbe inizio
quando…
R In una fredda giornata nel 1968 del
tutto nell’anonimato al Teatro Goldoni dove con altri ragazzi
eseguimmo “Il primo giorno di primavera “ di Renato e i Profeti.
Poi iniziammo a suonare un pò ovunque e quando ci chiamarono al
Millionaire di Lucca , nel 1977, ci sembrava di essere arrivati
chissà dove…
D E dopo che successe ?
R Successe che nel 1980 concretizzai
quello che era il sogno di tutti i ragazzi dell’epoca : Londra ! Sono
rimasto nella capitale inglese per due anni dove entrai a far parte
del gruppo The Swing. Facemmo un incredibile numero di concerti
finchè ci stabilimmo come gruppo di richiamo al ristorante italiano
“Il Bizzarro “
D Intanto il tuo nome era rimbalzato
anche in Italia…
R Esatto, tanto che nel 1982 Claudio
Pico mi chiama a far parte del suo gruppo, appunto il Claudio Pico
Group. Livorno, Pisa, Roma, Milano le nostre tappe frequenti fino a
quando fummo ingaggiati a suonare per un mese intero in Liguria e nel
Trentino. Nel frattempo, per non farmi mancare niente avevo iniziato
una collaborazione anche con il noto gruppo livornese The Hammer, nel
1983/1984.
D Nel tuo girovagare come sei capitato
a Torino ?
R Era il 1990 quando entrai nella OK
Band: eravamo un gran gruppo, formato da 3 donne e 3 uomini. Ci
spostavamo dalla Lombardia al Veneto e anche in Svizzera. Eravamo di
casa al William’s di Milano e al Casinò di Saint Vincent.
D Alla fine “ti sei calmato”…
R Si, nel 2000 torno definitivamente a
Livorno e inizio sporadiche collaborazioni con gruppi locali…ero a
casa.
D Beppe, quali sono i tuoi punti di
riferimento ?
R Amavo il gruppo di Brian Auger e
quindi i batteristi che si sono succeduti come Phil Kinorra, Micky
Waller e Clive Tacker. Poi Billy Cobham, Bud Ritchie, Steve Gadd e
Peter Erskine.
D Una domanda che faccio a tutti i
batteristi ( ma che non tutti comprendono ): Charlie Watts dei
Rolling Stones ha detto che il suo culo di riferimento è quello di
Mick Jagger, perchè da oltre 50 anni se lo vede davanti sul
palco…quale è il tuo culo ?
R Senza ombra di dubbio quello di
Betty, cantante polacca durante la mia permanenza nell’OK Band. Oggi
purtroppo si è ritirata dalle scene musicali e fa la mamma di due
figli.
D Livorno e la musica, un connubio
inscindibile…eppure…
R Eppure nonostante ci siano stati e ci
siano centinaia di ottimi musicisti mancano punti di riferimento veri
e proprio, punti di aggregazione dove poter confrontarsi, suonare
insieme e crescere.
D Quale è il tuo rimorso più grande ?
R Il mio rimorso più grande ha un nome
ben preciso : America, meglio Stati Uniti.
Sarei tanto voluto andare alla Boston
School Of Musica, il famoso Berklee College of Music, il più
importante istituto universitario privato al mondo dedicato alla
musica, ma mancavano i soldi e così il mio sogno americano svanì.
Mi sono dovuto accontentare dell’Istituto Commerciale Colombo…
D Chi è Oggi Giuseppe Angiolini ?
R Un pensionato che non molla mai, che si tiene sempre in allenamento con le bacchette in mano, che segue il più possibile gli eventi musicali in città e altrove, appassionato di musica lirica e di Pavarotti, e infine, ma non per ultimo, che da 20 anni si diletta anche di pittura con la grande soddisfazione di aver vinto il Premio Rotonda nel 2000.
D Sara Di Rosa, cantante…quando hai scoperto di avere questa “vocazione” ?
R. Amo la musica da sempre, da
quando sono bambina, mi divertivo a cantare in macchina con mia
mamma, in casa, a scuola e con le amiche. Crescendo la passione è
rimasta ed è maturata, ma solo” da grande” ho deciso di buttarmi
in questo mondo e prendere la mia prima lezione di canto.
D Fai parte del gruppo Switch, ottimo
gruppo, molto affiatato, come nasce questa avventura ?
R L’idea di avere un gruppo
mio era un sogno nel cassetto. Tutto è partito quando degli amici
hanno lasciato il loro precedente gruppo, trovandosi a cercare una
nuova situazione. È lì che mi sono voluta buttare, abbiamo fatto
una prova insieme e tra una risata e l’altra abbiamo deciso di
formare la band e cercare gli elementi mancanti. C’è la passione,
c’è la voglia di suonare ma soprattutto c’è l’amicizia.
Questo è il nostro punto di forza.
D La vostra è band che propone cover
di famose canzoni pop-rock dagli anni 70 ad oggi, in italiano e in
inglese, rivisitando i pezzi proposti e devo dire che il risultato è
ottimo…soddisfatti ?
R. Siamo insieme da quasi 4
anni, abbiamo incontrato delle difficoltà di vario genere ma non ci
siamo mai fermati. Puntiamo alle cover “evergreen”, ci piace che
il pubblico riconosca i pezzi e si diverta insieme a noi a cantarli e
ballarli. I brani scelti finora hanno riscosso successo, per cui
andremo avanti su questa linea, senza dimenticare qualche HIT dei
giorni nostri!
D Vi ho visto dal vivo e il segreto,
oltre a ottimi musicisti sono quelle due voci femminili che si
alternano dando un qualcosa in più…
R. Cercare la seconda voce
femminile è stato il secondo passo dopo aver trovato la chitarra.
Duettare con un’altra cantante era un altro dei miei sogni,
alternare le voci con cori e controcanti per dare originalità ai
brani e al gruppo stesso. Siamo stati fortunati trovando Consuelo,
una bellissima voce e un’ottima amica. Tra di noi ho sentito subito
del feeling sia personale che musicale, questa è la nostra marcia in
più.
D Il rock è un mondo prevalentemente
maschile ma icone femminili leggendarie hanno lasciato un’impronta
indelebile…mi riferisco a Janis Joplin, Grace Slick, Patti Smith,
Joni Mitchell e molte altre…quali sono i tuoi punti di riferimento
?
R. In effetti sono cresciuta più
con icone maschili che femminili, da piccola ascoltavo gli Scorpion,
Bon Jovi, Brian Adams… le donne le ho apprezzate più avanti. Non
ho mai avuto un punto di riferimento, mi piace ascoltare ed
interpretare tutto ciò che provoca in me un’emozione.
D Progetti futuri, magari qualche
concerto in città ?
R. Dopo un’estate ricca di
eventi della quale siamo più che soddisfatti, al momento stiamo
mettendo su nuove cover in vista di nuove serate. Ci sono un paio di
locali come il Mediterraneo e il Nelson Tavern che spesso ci ospitano
per le loro serate Live. Probabilmente la prossima data sarà in uno
dei due locali. Vi terremo aggiornati sulla nostra pagina Facebook
D A proposito di città…pensi che
Livorno supporti adeguatamente le realtà cittadine musicali o si
potrebbe fare di più ?
R. Sicuramente si potrebbe fare
di più, la musica è bella e amata da tutti! La musica dal vivo si
sta facendo sempre più strada in città, molti locali ospitano
piccoli gruppi per accompagnare l’ora dell’aperitivo, ma l’arrivo
dell’inverno ci taglia un po’ le gambe. D’inverno sono pochi i
locali che possono permettersi di ospitare un gruppo numeroso come il
mio.
D Tutti noi abbiamo lasciato partire un
treno che aspettava solo noi, decisione che ci “tormenta”…dove
andava il tuo treno ?
R. Sono una persona piuttosto
riflessiva e nella vita preferisco avere rimorsi che rimpianti. Non
mi sento ad oggi di aver perso nessun treno, ho colto le opportunità
che mi sono capitate senza paura. Mi piacciono i cambiamenti e
talvolta fanno anche bene!
D Chi è oggi
Sara Di Rosa ?
R. Bella domanda, nessuno mai me lo avevo chiesto finora. Sara oggi è una persona determinata, è una persona che non ha paura di affrontare i cambiamenti e le difficoltà che la vita le mette davanti. Sara è caduta tante volte e si è rialzata più forte di prima. Sara ha imparato a volersi bene, ad ascoltare i propri sogni e a dare sfogo alla sua passione sia nella musica che nel lavoro. Oggi mi sento una donna realizzata, manca ancora qualche pezzettino importante al mio puzzle della vita, ma arriverà, ne sono certa.