ROLANDO SOMIGLI

D Rolando è vero che ti sei scoperto cantante non in giovanissima età ?

R Giovanissima ? Direi in tarda età : tutto iniziò nel 1989 al Palazzetto dello Sport di Livorno. Si svolgeva uno spettacolo in onore ai diversamente abili e il gruppo che era stato invitato aveva un cantante bravo ma che non “reggeva” lo stare sul palco per molto tempo. Fui invitato a provare per loro, per dare un po’ di riposo tra una canzone e l’altra al loro cantante…risultato : inizia a far parte stabile del gruppo.

D Come si chiamava quel gruppo e cosa altro…

R Il gruppo si chiamava Glass Tongues, Lingue di Vetro e non eravamo niente male tanto che ci chiamarono al famoso Festival di Castellina.

D E dopo ?

R Dopo c’è stata L’Estrema Unzione ! No, tranquillo, non morì nessuno: era il gruppo, meglio il trio che si formò con il sottoscritto, Rolando e Fabio. Eravamo “oscuri”, facevamo pezzi dei Pixies e dei Joy Division. Era il 1992/1993.

D E poi, finalmente i Furminanti.

R Si, il gruppo “definitivo”. Correva l’anno 1994 e Angelo Amendolia dette vita a questo gruppo che tutt’oggi fa parlare di sé. Ricordo con nostalgia il nostro debutto al Parco del Calambrone con l’amico Sergio Manolesta Lenzi che aveva confezionato un lenzuolo con il nome del gruppo…bellissimi tempi. Tengo a ricordare anche l’enorme lavoro di Pilato Stefano, un po’ il coreografo del gruppo, il suo apporto fu determinante.

D Quale è il segreto ti tanta longevità…molti gruppi si sciolgono come neve al sole, invece i Furminanti…

R Prima di tutto l’amicizia e poi il divertimento che proviamo ogni volta che saliamo sul palco insieme. Non posso però non menzionare, a monte di tutta questa durata nel tempo, l’enorme lavoro che Claudio Bartoli o “Bartali” come lo chiamo io fa: è lui il motore vero di questo gruppo. Claudio assembla il tutto: cerca date, luoghi, organizza concerti e tutto il resto.

D Inutile nascondere che siete ormai una istituzione in città.

R Vero…siamo diventati l’Orchestra Casadei di noiartri.

D Non hai mai suonato uno strumento ?

R Non ci sono mai riuscito. Anni fa dissi a Bobo Rondelli : “Mi insegni a suonare la chitarra ?”

Andai un paio di volte in Via Roma poi basta. Mi è mancata la costanza.

D Nei vostri spettacoli suonate un po’ di tutto…te ti ritrovi a cantare tutti i generi…da Lou Reed a Battisti…ma quale è il tuo genere preferito?

R Canto di tutto per esigenze di spettacolo…fosse per me faremmo pezzi di Lou Reed, David Bowie, Fabrizio De Andrè e Giorgio Gaber.

D Livorno e la musica: qualche capello argentato ce l’hai, di musicisti ne hai conosciuti a centinaia, alcuni improponibili, ma altri bravi e alcuni bravissimi…come mai non siamo mai riusciti a proporsi come città leader ?

R E’ un affare tecnico, mancano infrastrutture adeguate, mancano luoghi di aggregazione e gestori di locali illuminati…difficile farsi largo a Livorno.

D Rolando un rimpianto, musicalmente parlando ?

R Quello di non aver mai studiato musica in modo da riuscire a comporre .

D Chi è oggi Rolando Somigli ?

R E’ un “uomo grande” che vive divertendosi quando canta…con pensieri profondi.

D Ultimissima domanda: sei conosciuto da tutti come “Conte”…da dove nasce questo soprannome ?

R Viene da molto lontano, da ragazzino. Martorizzavo mia mamma perchè mi stirasse le camicie alla perfezione e lei mi diceva sempre : “Alla grazia del Conte…”

Poi ci mise del suo anche Bobo che mi diceva sempre che il soprannome Conte mi calzava a pennello in quanto somigliavo al Conte di Alan Ford, il famoso fumetto di Magnus & Bunker…

BARBARA PITTI

D Barbara Pitti cantante fin da bambina immagino…

R Si immagini giusto. In effetti già fin da bambina il mio sogno era quello di cantare. Mentre le altre bambine giocavano con le Barbie io mi esibivo con il mio pianoforte e microfono giocattolo in casa per tutta la famiglia e per le bambole. Forse perché a casa mia si respirava aria di musica, mia madre era una cantate e cercavo forse di imitarla in quale modo.

D Attualmente sei la frontline della band Da Vinci Street…come nasce questo gruppo ?

R Il gruppo nasce circa 3 anni fa. Ma la formazione corrente nasce in effetti nell’ottobre 2018. Abbiamo riproposto dal vivo, cercando di rispettare i suoni originali, alcuni dei più grandi brani dance/pop degli anni 80/90/2000. La particolarità del progetto è sicuramente l’inserimento, negli arrangiamenti, della chitarra che ha regalato a tutto il sound un sapore decisamente più rock.

D Prima di far parte dei Da Vinci Street in quali gruppi hai militato?

R Come ti dicevo mi sono trasferita a Livorno da 7 anni circa. Prima dei Da Vinci Street ho collaborato con la fantastica Crazy Band. Un gruppo veramente forte che ripropone tutt’oggi, da ormai 20 anni, dance/funky 70/80. E’ stato veramente molto divertente collaborare con loro, mi hanno dato tanto e sono delle persone fantastiche.

Prima del mio trasferimento lavoravo con diverse tribute/cover band a Milano ma tanto del mio tempo l’ho passato in studio di registrazione, per l’etichetta SAAR, come turnista.

Ho prestato la voce per numerose compilation pop-dance con diversi pseudonimi.

D Ti ho visto duettare anche con Daniele Ristori e con Riccardo Vernaccini….

R Certo, due grandissimi artisti.

Con Daniele, ci siamo conosciuti meglio anche tramite la Crazy Band e abbiamo continuato a collaborare. All’attuale siamo un duo nello stile Montecarlo Night dove tutti i brani vengono riarrangiati in una chiave completamente diversa. Lavoriamo insieme anche all’interno del team “Il caffè degli Artisti” di Pontedera.

Per quanto riguarda il duo acustico con il maestro Riccardo Vernaccini (grandissimo chitarrista), abbiamo riproposto brani di diverso genere, creando un vero e proprio viaggio musicale che va dal rock alla dance al pop in chiave acustica. I brani sono tutti uniti tra loro in piacevoli e originalissimi mah-up e arrangiati in modo unico.

D Hai una bellissima voce, potente, grintosa che affronta svariati generi, ma quale è il tuo genere preferito ?

R Ti ringrazio Massimo, in realtà non ho un genere preferito, la bella musica è bella a qualsiasi genere essa appartenga. Da anni ormai canto prevalentemente dance per cui ormai mi definisco una cantante Pop/Dance (con qualche leggera influenza Soul che, a mio gusto, non guasta mai).

D Barbara quali sono le tue cantanti di riferimento, quelle che imitavi fin da bambina davanti allo specchio ‘

R Da bambina cercavo in tutti i modi di imitare Whitney Houston (o almeno ci provavo).

Quando la sentivo cantare rimanevo sempre estasiata dalla sua bravura e dalla naturalezza con cui eseguiva certi brani impegnativi.

Altro personaggio, completamente diverso per genere e musicalità, che attirava molto la mia attenzione era Madonna. Carismatica e sfrontata… anch’essa unica nel suo genere. Di lei, come per tutte le ragazze della mia età, mi aveva colpito molto il personaggio sopra le righe.

Da grande sognavo di essere un mix di entrambe

D Il mondo del rock è un mondo prevalentemente maschile, inutile negarlo, eppure ci sono state e ci sono dee del rock che hanno lasciato un segno indelebile nel panorama musicale mondiale, ad esempio Janis Joplin, Grace Slick, Joni Mitchel, Patti Smith e molte altre…che ne pensi a riguardo ?

R Sicuramente un mondo prevalentemente maschile ma forse inizialmente. Grazie alle Dee che hai citato, che io definirei “pioniere” del rock al femminile, oggi ci sono diverse artiste che primeggiano in tale genere. Non è più un territorio prettamente maschile e ne abbiamo la conferma ogni giorno.

D Livorno città della musica: centinaia e centinaia di musicisti, centinaia e centinaia di gruppi, pensi che si faccia abbastanza o manca ancora qualcosa…

R Se proprio devo essere sincera, ma questo è un mio parere, servirebbero più manifestazioni, aperte all’idea di far esibire nuovi gruppi/artisti a rotazione. Forse siamo un po’ chiusi nel solito circolo dei personaggi/volti già conosciuti. Diversi locali preferiscono, anche se posso capire, i gruppi che garantisco un numero di seguito e non danno magari la possibilità ad altri artisti di poter proporre progetti nuovi. Non parlo di tutti i locali (per fortuna)… ma diversi si, siamo arrivati al punto che la domanda non è che musica fate ma quante persone portate?

Appunto perchè i musicisti e i gruppi a Livorno sono tanti sarebbe bello poter dare la possibilità di esibirsi a tutti coloro che lo meritano.

D Tutti noi abbiamo un rimpianto che non ci fa dormire la notte, tutti noi non siamo saliti su un treno che avrebbe potuto cambiare la nostra vita…musicalmente parlando, dove andava quel tuo treno ?

R Personalmente non mi sento di avere grandi rimpianti da non farmi dormire la notte. Forse avrei solo dovuto azzardare di più nella mia vita di musicista o semplicemente essere un po’ più furba e/o scendere a qualche compromesso. Ma è il mio carattere e quindi probabilmente anche se tornassi indietro farei la stessa cosa.

D Chi è oggi Barbara Pitti ?

R Bellissima domanda.

Tutto sommato credo che Barbara Pitti oggi sia proprio quella che voleva essere.

Certo non sono diventata la grande PopStar che sognavo da ragazzina… però sono diventata la donna che volevo e forse questo è più importante. Vorrei solo avere più tempo per seguire la mia strada di cantante/musicista, ma sto lavorando duro per quello… e sto lavorando a nuovi progetti.

Chissà dove mi porteranno.

ALESSANDRO CHELI

D Alessandro Cheli, chitarrista cantautore, hai fatto studi classici o sei autodidatta ?

R Ho studiato musica e fisarmonica da adolescente , poi un giorno andai in un negozio di musica a Firenze e scambiai la fisarmonica con la chitarra , non feci un grande affare e mio padre si arrabbiò molto , ma il mio fu un atto di ribellione che , si sa , non comportano mai grandi “guadagni”. Autodidatta totale sulla chitarra.

D Sei conosciuto nell’ambito musicale come Cittàsenzamacchine e questa filosofia devo dire che mi calza a pennello: io infatti odio le macchine, e addirittura penso che la scoperta del motore a scoppio abbia coinciso con la degenerazione dell’umanità…te trasporti questo pensiero nei tuoi testi e nella tua musica rendendo il tutto unico…

R In realtà ho soltanto due canzoni che affrontano direttamente il tema di cittàsenzamacchine . Ma prima e durante ogni mia esibizione parlo al pubblico spiegandone l’intento . In realtà nelle canzoni esprimo ciò che sento dentro di me ,senza concentrare l’attenzione sui temi sociali.

D Hai fatto parte anche di qualche gruppo o sei sempre salito sul palco da solo ?

R Sempre sul palco da solo, ma non rifiuto l’idea di suonare insieme ad altri.

D Come dicevo prima i tuoi testi sono il tuo marchio di fabbrica..testi impegnati, mai banali, che affrontano tematiche sociali e ambientali…riesci molto bene a trasmettere sensazioni positive attraverso la canzone…come nasce tutto questo ?

R La mia musica e le canzoni nascono senza l’intento di creare qualcosa , mi “vengono fuori” cosi’ come un’esigenza , sono sensazioni interiori che si trasformano , e altre volte sono le sensazioni che agiscono su di me come ispirazioni aprendo una porta interiore attraverso la quale mi è possibile entrare in un luogo dove trovo concetti e significati entusiasmanti e speciali che rispondono alle mie sensazioni del momento, mi riempio le tasche e poi (la porta resta aperta sempre per poco) una volta uscito svuoto le tasche e dispongo questi “tesori” trovati in questi mondi paralleli su un foglio di carta .

D Il tuo genere, anche se è sempre brutto etichettare la musica, possiamo definirlo cantautorato impegnato…quali sono i tuoi punti di riferimento ?

R Questa è una domanda a cui mi è difficile rispondere , oserei rispondere nessuno , ma , sicuramente la musica che mi accendeva negli anni dai 15 ai 25 anni di eta’ è quella che mi ha lasciato il segno , e , parlo quindi della musica che ha fatto da colonna sonora alle nostre vite dal ’70 all’85 , li c’era tutto . Non ascoltavo musica italiana e non mi piaceva molto a parte pochi brani dei più noti cantautori , nell’82 è nata mia figlia abitavo in campagna senza luce in casa e dovevo lavorare da mattina a sera , li , iniziai a scrivere le mie prime canzoni.

D “Before Words” è il tuo unico lavoro o hai prodotto anche prima o dopo ?

R C’è il secondo disco sempre con la Roots Label R. di S. Dentone e Antonio Ghezzani che si intitola Starship Prisoners disponibile in Soundcloud e Spotify e un terzo in parte gia’ registrato con Gulag Studio che sara’ pronto in primavera.

D Progetti futuri, qualche concerto magari in città dove possiamo sentirti, un nuovo lavoro ?

R Alla Bodeguita Scali Finocchietti la Domenica c’è un’Open Mic dove vado spesso per il resto ci sto un “prendendo le misure” con ‘sta cosa dell’esibizione , sono uno che si fa un sacco di domande , e finchè non trovo tutte le risposte non mi muovo , a volte può volerci una vita , ma sono soddisfatto di ciò che ho fatto e di ciò che sto facendo , mostrarlo infine è , per me di secondaria importanza, se non per un motivo.

D Il panorama musicale livornese è sempre stato prodigo di musicisti…te pensi che oggi tra i giovani certe tematiche da riproporre in musica siano non capite o assimilate e condivise…insomma, c’è ancora vita là fuori ?

R I giovani sono forti , ma non sanno in che direzione incanalare la loro forza. Certo c’è vita , e tanta , tanta musica e musicisti , ma una delle tante domande che mi pongo è: Perchè lo fai?

D Tutti noi conviviamo con rimorsi ci procurano rabbia, quale è, musicalmente parlando il tuo più grosso rimpianto ?

R Tutto quello che avrei potuto fare e che non ho fatto , ma che per mia fortuna è molto poco , perchè nella mia vita ho magari realizzato qualcosa in un momento diverso da quello “storicamente” giusto , ma , che ci posso fare …..ho i miei tempi e son fatto cosi’ , e se perdo qualche treno , pazienza , quelli buoni comunque non passano mai troppo veloci.

D Chi è oggi Alessandro Cheli alias Cittàsenzamacchine ?

R Uno per il quale la musica non è esibizione , se voglio esibizione vado al circo . La musica è condivisione , Cittàsenzamacchine è la spinta a condividere , appunto queste mie canzoni , ma è la spinta per un motivo ben preciso. Cittàsenzamacchine è un passante che in mezzo ad un parco assiste ad uno stupro e punta il dito , mentre gli altri passano indifferenti .

Ritaglio gli articoli di giornale di persone a piedi morte sull’asfalto e ne ho già molti ,…. , un giorno finirà ne sono certo , ma il mio intento è accellerare questo processo. 6000 persone ogni anno soltanto in Italia , persone a piedi indifese che non tornano a casa , muoiono sull’asfalto , se riesco anche di poco a rendere evidente tutto questo , magari ne salvo una due dieci cento. Questo sono io , uno che punta il dito su una cosa cosi’ evidente , ma che sembra non accadere. Tolgono i cadaveri dalla strada , un pò di cordoglio e poi via si riparte. Vorrei suonare davanti a migliaia di persone , soltanto per dire loro che non è giusto!

ENRICO LUCARELLI

D Enrico Lucarelli, pianista fin dalla tenera età…

R Si proprio così…pensa la mia prima esibizione risale al Capodanno 1973 in quel di Nibbiaia..avevo 14 anni

D Hai fatto studi classici ?

R Per 2 anni ho frequentato l’Istituto Mascagni ma non ero tipo da Mascagni…il solfeggio…roba noiosa; allora iniziai a prendere lezioni private prima da Pietro Napoli e poi da Neno Vinciguerra.

D Hai militato in qualche gruppo ?

R Dopo la grande esibizione a Nibbiaia nel 1982 entrai nei Tube Screamer dei fratelli Brilli dove facevamo cover dei Police. Ci esibimmo tra l’altro anche al Palazzetto dello Sport.

Nel periodo 1985/1986 feci musica stile piano bar…mi piaceva far ballare la gente.

Poi la vita mi ha portato fuori Italia per un bel po’ e solo nel 1995, una volta rientrato, ho partecipato alla nascita di un progetto jazz, Blue Cheaper che dura fino ad oggi. Devo dire che è un gruppo molto “aperto” con musicisti che entrano e escono in più occasioni.

Nel frattempo, parallelamente, dal 2012 al 2016 suono il piano nel Trio Arraballero, gruppo formato dal sottoscritto e da due argentini veri che suonano contrabbasso e bandoneon fisarmonica.

D Poi per non farsi mancare niente so anche che altra musica ti ha visto protagonista.

R Con il maestro Carlo Cavallini alla batteria e altri musicisti sono tornato al jazz delle origini con la Lazy Blue Band mentre spesso accompagno nei Loudmouths la splendida voce di Massimo Balducci , in un duo piano/voce, che si cimenta nelle canzoni di Frank Sinatra.

D Manca qualcosa…

R Hai ragione…dal 2014 al 2018 ho accompagnato il comico Giovanni Bondi nei suoi spettacoli spesso con il piano ma anche con la chitarra e nel 2017 ho fatto parte del gruppo rock’n’roll APA .

D Quali sono in tuoi pianisti preferiti ?

R Non posso che nominare Bill Evans e Oscar Peterson.

D Hai suonato jazz, rock’n’roll, Sinatra, musiche argentine…ma quale è il genere che senti più tuo ?

R Sinceramente ascolto tutta la musica…è molto più facile per me rovesciare la domanda e dirti quale genere musicale non amo: la musica italiana. Se mi chiedi quale genere prediligo nel suonare ti rispondo jazz.

D So che non ti limiti a suonare ma insegni anche…

R Vero…ho cominciato da 4/5 anni e insegnare da molte soddisfazioni anche se è sempre difficile trovare studenti veramente motivati: pensa, la maggioranza dei miei studenti sono over 60. I giovani non hanno pazienza, oggi fanno musica con il computer, vogliono subito fare un disco… comunque visto che anche te sei over 60, se hai bisogno di lezioni di pianoforte mi trovi da Music City.

D Come giudichi la scena musicale livornese ?

R Non sono mai stato “dentro”…ho un carattere musicale difficile…posso solo dire che c’è un appiattimento culturale spaventoso anche se è una città nella quale si vive bene…fatto sta che nessuno vuole andare via da Livorno.

D Enrico, tutti noi abbiamo un rimorso che ci fa star male…

R Io avrei voluto studiare di più. Da adolescente, perchè è in quel periodo che ti formi e apprendi come una spugna, avrei dovuto focalizzare di più lo strumento. In quel periodo della vita se ti “spendi” bene aumenti il tuo potenziale, altrimenti…

D Chi è oggi Enrico Lucarelli ?

R Un sessantenne sempre innamorato della musica che ringrazierò sempre per avermi mantenuto in vita attraverso le difficoltà della vita.

Non c’entra nulla con la musica ma ho un gatto che adoro e si chiama Nestore.

TERESA ROTONDO

D Teresa Rotondo, cantante da sempre…

R Si, canto da che ho memoria ; quando avevo 3 anni, mi ha raccontato mia mamma, che ha dovuto nascondere la cassetta di Whitney Houston perchè non volevo sentire altro che quella quando salivo in macchina! Poi a 14 anni ho cominciato ad andare a lezione di canto per gioco, fino a quando non ho realizzato che era quello che volevo fare “da grande”.

D Hai una voce calda e profonda che si adatta perfettamente ad ogni genere musicale…hai fatto studi particolari o è tutto merito di madre natura ?

R Certo devo dire che la natura è stata buona con me, come tutte le cose però vanno studiate, approfondite, educate e cosi ho fatto negli anni, quando la consapevolezza di quello che volevo fare con la musica è arrivata, ho iniziato a studiare e proprio quest’anno mi sono diplomata al Trinity Collage University of Bedfordshire in Inghilterra come performer. Quello che sono oggi lo devo anche ai maestri che ho incontrato nella mia vita, soprattutto quelli che mi hanno accompagnato in questo ultimo percorso.

D Ultimamente sei la vocal di AMY Inconsapevole Diva, band che rinnova il ricordo di Amy Winehouse…come nasce questo gruppo e il tuo amore per Amy ?

R Il mio amore per Amy nasce dal momento che l’ho scoperta ed è stato un amore al primo ascolto! Era una fase importante della mia vita dove ho fatto tante scelte e lei è stata la mia colonna sonora, mi ha colpito in particolare la schiettezza e la sincerità di come Amy canta e racconta le sue canzoni, che sono vita vissuta: è un modo di essere che a me si avvicina molto. Il progetto, invece , nasce da un idea mia e di Moreno Vivaldi, amico, artista livornese con cui ho collaborato in diverse occasioni, ma questo spettacolo è quello che ci ha unito di più umanamente e artisticamente. È partito tutto quasi per gioco e ci siamo ritrovati su grandi palchi, dal progetto acustico fino ad essere oggi in otto sul palco! È stata una evoluzione in corsa che abbiamo curato come un figlio. Si sono aggiunte quindi diverse figure professionali come Emanuele Gamba, il regista che ha curato tutto nel minimo dettaglio e poi Alessia Cespuglio, che ha scritto la parte recitata, (si, perchè signori e signore con grande coraggio mi sono cimentata nel recitare un monologo!), Raffaele Commone, che si è occupato della grafica e Pietro Contorno, importante nel coordinare il tutto. Ma senza il resto della band tutto questo non sarebbe stato possibile e qui che ve li presento: Moreno Vivaldi alla batteria, Samuele Pirone al basso, Alex Bimbi alle tastiere che ha anche curato la parte musicale, Giovanni Giustiniano alla chitarra, Stefano Contesini alla tromba, Francesco Palazzolo al sax e Armando Polito ai cori. Insieme abbiamo fatto un bel lavoro di squadra anche grazie ai tecnici che ci hanno supportato (e sopportato) Lorenzo Sola, Nicholas Giovannoni, Simone Rotondo e Andrea Moretti. Questo progetto è un omaggio a Amy Winehouse e io l’ho inteso fin dall’inizio come tale, cioè fare le sue canzoni a modo nostro. Quindi non mi vedrete imitare in nessun modo l’artista perchè come lei c’è solo lei! È semplicemente un modo per ringraziarla per quello che ci ha lasciato artisticamente, davvero col cuore.

D E prima di questo in quali gruppi hai militato e quali musicisti ti hanno accompagnato?

R Ho avuto il piacere di collaborare con molti musicisti livornesi e non in diversi progetti. Attualmente ho attivo un duo chitarra e voce con Alessandro Sebastiani, chitarrista lucchese, dove proponiamo pezzi pop, soul e jazz in chiave acustica, anche un quintetto che segue lo stesso genere di musica arrangiata con tastiera basso batteria, chitarra sax e voce. In passato ho avuto il piacere di collaborare allo spettacolo natalizio di Giorgio Panariello che ci ha visto cantare insieme il suo pezzo di Natale, invece ultimamente sono stata corista di Nic Cester, cantante dei Jet, esperienza unica.

D Da giovanissima hai avuto il grande privilegio di cantare al Cavern di Liverpool , tempio della musica dove hanno iniziato i Beatles, con i Semolina Pilchard…che ti è rimasto di quella esperienza ?

R Si, avevo 19 anni all’epoca… ricordo di essermi divertita un sacco per la “Beatles week”, Liverpool diventa magica un’ esperienza che rifarei. È stata la mia prima trasferta da musicista all’ estero, musicista in erba un pò incosciente! Oggi mi rendo conto meglio di quello che ho vissuto in quella occasione.

D Teresa quali sono le tue cantanti di riferimento, quelle che ti affascinano e sempre ti hanno affascinato ?

R Bè, il mio primo amore è stata Whitney Houston da quando ero molto piccola e nello stesso periodo anche Celine Dion, Mariah Carey e Giorgia poi crescendo si sono aggiunti cantanti come Beyonce, Stivie Wonder, Etta James, Carmen McRae, Billie Holiday.. E ovviamente Amy Winehouse.

D Progetti futuri, qualche concerto magari in città, dove è possibile a breve ascoltarti ?

R La prossima data è a Milano il 24 gennaio al teatro dal Verme con il progetto “Amy Inconsapevole diva”, e poi varie date in Toscana anche con il quintetto e col duo, per restare aggiornati e vi fa piacere potete seguire la mia pagina Facebook e Instagram .

D Hai cantato a Livorno e in Italia, hai portato la tua voce anche all’estero, il tuo essere donna, in un mondo prettamente maschile, salvo meravigliose e stupende eccezioni, ti ha mai ostacolato o avvantaggiato ?

R No, sinceramente non mi ha mai ostacolato per fortuna, spero che nel 2020 certi concetti siano superati anche se è vero che a volte non è così. Sono stata anche all’estero come New York al festival della musica italiana, a Riga e in Ucraina e non è successo.

D Ognuno di noi ha un rimpianto che non lo fa dormire la notte…musicalmente parlando, quale è il tuo più grosso rimpianto, la tua occasione che non hai sfruttato che avrebbe potuto cambiare la tua carriera ?

R Nessuno. Mi sono sempre comportata onestamente nei confronti di quelli che sono i miei principi nella musica ed ho sempre agito coerentemente a quello che pensavo.

D Chi è oggi Teresa Rotondo ?

R Oggi Teresa è una musicista, una cantante, un’ insegnante di canto. Anche se può sembrare banale sono quello che volevo essere tanto tempo fa: una cantante, vivere di musica. Ho lottato tanto per arrivarci, tanti sacrifici ma alla fine ci sono riuscita, questo grazie anche alle persone che ho incontrato e che mi stanno vicino. La strada è ancora tanta ma sono felice di percorrerla.

ELEONORA VECCHIO

D Eleonora Vecchio, cantante dai primi vagiti immagino…

R Assolutamente! Fin da piccola mi chiudevo in camera e,

usando il telecomando dello stereo come “microfono” mi

divertivo a cantare sulla voce delle cantanti…

A differenza dei miei coetanei che cantavano le canzoni dello

Zecchino d’Oro, io imparavo a memoria quelle di Sanremo, al

massimo mi concedevo le canzoni più belle dei film Disney.

D Hai una voce calda, potente, una voce che ammalia e

strega…hai fatto studi particolari ?

R I miei studi sono stati principalmente tecnici: ho ricevuto

un grande dono, un dono che ho saputo utilizzare da sempre: il

mio problema era che non avevo consapevolezza di quello che

facevo. Fondamentalmente se mi avessero chiesto “fai questa nota

in questo modo” non sapevo come muovermi. Lo studio ha

portato la consapevolezza del mio strumento: sapere come

funziona, quante variabili possono influire su di esso e come

poterlo utilizzare anche se non si è in perfetta forma. con la mia

voce già da qualche anno ormai mi diverto, ci gioco, sperimento,

la metto alla prova…

D Fai parte del gruppo Eleonora Vecchio Band, la tua voce al

servizio di ottimi musicisti…un connubio vincente…

R Circa 3 anni fa ho sentito la forte necessità di fare grossi

cambiamenti, di assecondare l’esigenza di esprimermi con la mia

voce nella musica che piaceva a me, compresa quella che

scrivevo. In questa fase di cambiamenti ho conosciuto Marco

Susini, il mio tastierista. Con lui abbiamo cominciato a mettere a

fuoco il nuovo percorso, la nuova direzione che potevamo

prendere. Qualche mese prima avevo conosciuto Alessandro Brilli

ad un evento di beneficenza organizzato dall’Associazione

Autismo Livorno. E da subito è scattata una sintonia umana che ha

lasciato il segno su entrambi. Fabio Di Tanno, il bassista, è amico

e collega storico di Marco, hanno lavorato insieme nei più svariati

progetti. Con Fabrizio Brilli è stato “amore musicale” da subito,

conosciuto grazie al fratello Alessandro. Insomma, una serie di

meccanismi che si sono attivati in automatico e

consequenzialmente.

D Prima del tuo attuale gruppo…Haven Soul Beat, Me’s

Acoustic Trio, Acid Queen, Jubilation Gospel, mi sono scordato

qualcosa ?

R In più di 16 anni di musica sono veramente tante le

formazioni in cui ho cantato. Ho sperimentato di tutto, dal rock al

fusion, R’n’B, funky, melodico. A 20 anni ho cantato anche il

liscio!

Attualmente il progetto Acid Queen è ancora in piena attività, anzi

ne approfitto per segnalare un evento importante che avremo il 31

Gennaio al teatro di Massarosa, i dettagli li troverete presto

pubblicizzati tramite i social e non solo.

Il Jubilation Gospel Choir è un amore costante: sono entrata nel

coro, diretto da Luca Del Tongo, nell’ottobre 2008. In questi 11

anni abbiamo girato l’Italia, presenziato in numerosi festival del

genere e cantato su palchi bellissimi. Il coro è un mondo

differente, la tua voce si mescola insieme alle altre e diventi parte

di un’armonia che ti trascina.

Ma il mio percorso artistico non è fatto solo di concerti, ma anche

di teatro: altra grande passione, che ho potuto unire al canto con il

musical.

Ho prestato la voce a numerosi Dj in tutta Italia, con il nome

d’arte di EleNoire: probabilmente, chi leggerà questa intervista e

ogni tanto va in discoteca, avrà ballato almeno una volta con la

mia voce.

D Sei perfettamente a tuo agio con gruppi che affrontano

sonorità diverse, ma quale è il tuo genere preferito ?

R Il mio sentirmi a mio agio con sonorità differenti

probabilmente rispecchia il mio essere: non ho un genere preferito

in assoluto. Ascolto tutto, anche se non canto tutto. Vado a

periodi, per anni ho ascoltato solo musica soul, adesso per

esempio sto rispolverando la musica italiana degli anni 70 e 80. In

adolescenza ascoltavo i Greenday un pomeriggio e Giorgia il

pomeriggio dopo. Posso forse definire la musica soul come genere

preponderante, ha fatto comunque da colonna sonora della mia

vita con le sue sfumature.

D C’è una artista o più di una che hanno influenzato il tuo

modo di cantare e che magari “imitavi davanti allo specchio” fin

da bambina ?

R Da bambina andavo esclusivamente per emulazione.

Quando ancora non conoscevo l’inglese ascoltavo solo musica

italiana: Mina, Battisti, Baglioni, Giorgia, Laura Pausini,

Cocciante, Pavone, Vanoni. Poi un pomeriggio, mentre facevo i

compiti (sì, facevo i compiti sempre con la radio accesa) la mia

solita Radio Italia non prendeva, per cui girando nelle varie

stazioni ho incontrato lei, Aretha Franklin. Mi ricordo di essermi

fermata con la bocca semiaperta, immobile con la matita in mano,

non riuscivo a capire come potesse fare quelle cose con la voce.

Da lì è scattato qualcosa: io non capivo cosa stesse cantando, non

potevo comprenderne il significato, ma un brivido mi ha tenuto

sulle spine fino alla fine della canzone. E niente, da lì il mio

mondo ha cambiato forma.

D Il mondo della musica, specialmente l’universo rock, è un

mondo spiccatamente maschile, ma molte donne, con la loro

tenacia e bravura si sono aperte varchi giganteschi entrando di

fatto nell’Olimpo musicale…penso a Grace Slick, Janis Joplin e

molte altre…c’è ancora comunque molto da fare ?

R Beh, penso che l’argomento sia molto ampio, forse una sola

domanda non mi basterà. Ma cercherò di spiegare il mio pensiero

in maniera più breve possibile. Secondo me la distinzione tra

maschile e femminile, specialmente nel mondo della musica,

conta poco, forse nulla. È vero, siamo circondati da stereotipi e

preconcetti, ma dove non ci sono? Io semplicemente non ci penso:

penso più a cosa voglio dire, cosa vorrei trasmettere con la mia

voce e come lo voglio trasmettere. E lo faccio, punto.

Probabilmente parlo sulla base della mia esperienza: non mi sono

mai dovuta “scontrare” con differenze di sesso, almeno fino ad ora

(mai dire mai). Ma non penso che sia la differenza di sesso a

discriminare la possibilità o meno di esprimersi in un genere:

penso sia più il preconcetto a limitare. E se il preconcetto lo

applichiamo a noi stessi e ci autolimitiamo, allora il lavoro da

fare, per tornare alla tua domanda, è quello di abbattere questi

muri in primis con noi stessi.

D Progetti futuri? Concerti a breve magari in città ?

R Sto continuando a scrivere le mie canzoni, in attesa di un

2020 che speriamo porti tante belle novità. Per ciò che riguarda i

concerti sì, ci sono concerti in vista, sia con la EV Band, che con

il Jubilation Gospel Choir che con gli Acid Queen. Magari per i

dettagli venite a trovarmi sulla pagina Facebook, li cerco di tenere

sempre tutto aggiornato.

D Che mi dici dell’Amadeus Scuola di Musica ?

R È la scuola dove insegno: nata nel 1995, è la prima scuola

di musica Associata AIGAM ed è l’unica associazione autorizzata

dal Prof. Edwin E. Gordon per l’Insegnamento della Music

Learning Theory in Italia. Io sono l’unica insegnante, all’interno

della sede di Livorno, ad occuparmi del corso di canto moderno.

Ho ricevuto enorme fiducia e stima da parte dei Direttori Elena

Papini e Simone Pilloni fin da subito ed è cominciata questa

splendida collaborazione che sta portando grandi soddisfazioni.

D Tutti noi abbiamo un rimpianto…ci siamo lasciati sfuggire

quel fatidico treno che aspettava solo che noi salissimo…dove

andava il tuo ?

R Non so dove andasse, ma non lo rimpiango. Con la

consapevolezza di oggi posso dirti, con estrema sincerità e

serenità, che se non l’ho preso probabilmente non ero pronta per

prenderlo. Nella vita ci muoviamo con i mezzi o, per rimanere in

ambito musical, con gli strumenti che abbiamo, sia fisici che

mentali che emotivi. Probabilmente, se mai sia passato quel treno,

non potevo ancora avere il biglietto.

D Chi è oggi Eleonora Vecchio ?

R Oggi sono un sacco di cose: una donna, una compagna,

una bambina, una cantante, un’insegnante, un’impiegata, una

studentessa..ma soprattutto una persona che sta imparando ad

accettare un sacco di cose, da quelle belle a quelle brutte, una

persona che non vede l’ora di svegliarsi la mattina per sapere cosa

la vita le propone, ma che dorme anche 10 ore di fila quando può;

una persona che non si prende mai troppo sul serio che ma cerca

di non prendersi in giro…se ci riesco sempre non lo so, ma di

sicuro ci provo!

CRISTIANO CERRETINI

D Cristiano Cerretini, batterista…quando hai capito che il rullante era il tuo strumento ?

R Non in tenera età ma circa a 16 anni: ho iniziato a studiare rock e blues per poi orientarmi definitivamente verso il punk.

D Ricordi il tuo primo gruppo ?

R Certo…era il 1991 e con un gruppo di amici formammo i Pura Lana Vergine. Il nostro sound si rifaceva naturalmente al punk ma era più un punk melodico che arrabbiato

D E poi ?

R Due anni dopo il batterista dei Negative Pole lasciò il gruppo e mi fu offerto di sostituirlo; accettai di buon grado essendo l’esperienza con i Pura Lana Vergine giunta al termine. Qui il sound si fa più sporco, facevamo del vero punk rock.

D Era facile a quei tempi proporre quel genere musicale, viste anche i fatti accaduti anni prima alla Casa della Cultura ?

R Non era facile per niente, i locali non volevano gruppi che facessero punk. Il primo che ci dette la possibilità di suonare fu il Centro Sociale Godzilla che in pratica diventò il nostro rifugio. Certo non eravamo degli “stinchi di santi”: pensa che al raduno Anarumba buttammo letteralmente giù uno striscione dell’ARCI perchè ci rifiutavamo di suonare dietro qualsiasi etichetta politica.

D Nel tempo, con la “maturità” i tuoi gusti sono cambiati ?

R Ascolto qualsiasi genere musicale ma nel cuore è rimasto quel punk rock della gioventù

D Quali i batteristi che più ti hanno fatto “battere il cuore”?

R Colin Sears dei Fugazi e Chris Coleman anche se sopra tutti metto Charlie Watts dei Rolling Stones…l’essenza della musica dalla tecnica sopraffina. Charlie suona una batteria nobile…sta dietro, al buio, in fondo ma detta i tempi di tutta la band…grande, grandissimo !

D A proposito di Charlie Watts…ha sempre detto che il “suo culo” di riferimento è quello di Mick Jagger perchè da più di 50 anni se lo vede dimenare davanti sul palco…quale è il tuo culo ?

R Quello di Simone Soldani, il cantante dei Negative Pole. Pensa che le chitarre facevano un discreto casino con il loro suono “forte” e io spesso nel suonare seguivo la sua voce.

D Segui sempre la scena musicale livornese ? Che ne pensi ?

R A Livorno, da sempre,ci sono tante band e tante idee ma non abbiamo mai avuto produttori e finanziatori coraggiosi che abbiano investito per far emergere i musicisti indigeni…bastava anche una piccola etichetta…

D Cristiano, un rimorso, un rimpianto che ancora oggi ti “fa male” ?

R Con i Negative Pole incidemmo un disco che ci costò circa 10 milioni del tempo (1998); il disco era pronto, stampato, non aspettava altro di essere distribuito nei negozi…ma il gruppo si sciolse proprio in quel momento: il bassista per motivi personali non se la sentiva più di continuare. Era assurdo far uscire un disco che non potevamo promuovere con un tour…peccato.

D Chi è oggi Cristiano Cerretini ?

R Un batterista che da tempo ha attaccato le bacchette al chiodo ma che è rimasto comunque legato alla musica anche grazie al lavoro di Fonico presso il Teatro Goldoni

MORENO VIVALDI

D Moreno Vivaldi, batterista e percussionista…un amore per lo strumento nato in tenera età immagino…

R Si ,quand’ero piccolo mi piaceva fare “casino” con le pentole e i mestoli, poi per vari motivi che sarebbero troppo lunghi da spiegare qua , ho abbandonato l’idea di suonare, ma all’età di 30 anni ho provato la prima volta una vera batteria , perché un amico, Vairo , aprì una sala prove a Livorno e da lì ,tutti i giorni andavo da lui e mi permetteva di sfogarmi con le batterie che erano all’interno dei box ( sala prove).

D Dal 2014 fai parte del gruppo Esperanto, ottima formazione; gruppo “particolare” che propone pezzi di vari paesi del mondo, facendo una sorta di viaggio storico/musicale. Come nasce questa idea ?

R Nasce, come d’altronde tutte le belle cose artistiche che ho fatto nella mia vita, da un amicizia con il fisarmonicista Lorenzo Del Ghianda, avevamo fatto dei progetti insieme, tra cui di musica irlandese, e da lì abbiamo pensato che il suo strumento , utilizzato per la musica popolare e folk in molti paesi di tutto il mondo, fosse una buona base di partenza per fare una bella collaborazione insieme.

D “Esperanto” , un progetto pianificato circa duecento anni fa da un uomo che inseguiva il sogno di unire i popoli del mondo con un unica lingua …voi ci state riuscendo con la musica…soddisfatti ?

R Si , abbiamo capito dopo quasi 5 anni e moltissimi concerti, che il filo conduttore che aggrega la gente, è proprio la musica, e in particolare quella che facciamo noi, poichè ricorda le origini dei vari paesi internazionali, tocca il cuore e fa venir voglia di ballare , e si sa , la danza unisce tutti!

D La vostra è una sorta di viaggio tra la musica di paesi come Francia, Spagna, Irlanda, Grecia, poi il Sud America, Cuba, Messico, e poi ancora paesi Arabi e altri ancora. Tutti pezzi arrangiati in chiave acustica nel loro stile, senza perdere di vista l’essenza della cultura folkloristica dei paesi toccati…un bello impegno ma anche una splendida “riuscita” dal vivo dove riuscite a “toccare i cuori “ di chi vi ascolta…

R Si involontariamente ho risposto nella domanda precedente.

D Ritornando alla batteria, il tuo strumento…hai fatto studi classici o l’amore ha fatto si che la tua preparazione sia completamente autodidatta ?

R Io sono un autodidatta in tutto, quindi la batteria per molti anni , l’ho vissuta in modo naturale, solo che , poi, quando cerchi di salire di qualità e vuoi migliorarti, devi metterti in discussione ,quindi ho fatto qualche lezione di batteria.

D Quali sono i tuoi musicisti di riferimento, i batteristi che imitavi davanti allo specchio ?

R A me piaceva molto il batterista dei Toto, Jeff Porcaro, imitare lui era un po’ difficile, ma mi sarebbe piaciuto tanto suonare come lui .

D Ho assistito ad un vostro concerto in Fortezza Nuova questa estate e sono rimasto colpito, oltre dalla qualità della musica offerta, dalla vostra capacità di creare un’atmosfera e coinvolgere il pubblico…progetti futuri? Altri concerti a breve, magari un cd ?

R Progetti futuri , un cd di inediti, pensiamo per il prossimo anno, abbiamo molti pezzi in cantiere, dove il nostro frontman Francesco Spera, scrive musica e parole, dobbiamo solo trovare un momento di calma, visto che ultimamente siamo tutti occupati, tra concerti, e impegni vari di ognuno di noi.

D Una domanda che faccio a tutti i batteristi: Charlie Watts dei Rolling Stones ha sempre detto che “il suo culo” è quello di Mick Jagger perchè da oltre 50 anni se lo vede davanti sul palco…qual’è il “tuo culo” ?

R Il mio culo, è un culo molto in movimento ed è quello di Lorenzo il fisarmonicista, che me lo trovo davanti dall’estate 2014 sempre , e non stà mai un minuto fermo!

D Tutti noi abbiamo un rimpianto che ci tormenta, musicalmente parlando quale occasione ti senti di non avere sfruttato a pieno e ancora oggi “ti mangi le mani” ?

R Forse mi mangio le mani non aver cominciato da piccolo a suonare la batteria, ma sono felice di tutto quello che ho raggiunto e spero in futuro di raggiungere. Ho molti progetti attivi e in fase di sviluppo.

D Chi è oggi Moreno Vivaldi ?

R Sono uno a cui piace vivere di passione, quella ne ho tanta , perché a parer mio, oltre al talento ci vuole cuore, tanto cuore per arrivare lontano.

GIUSEPPE ANGIOLINI

D Giuseppe Angiolini, batterista…

R Si, in pratica da sempre…lo strumento mi ha sempre affascinato e quando mi comprai la prima Trixon mi sembrava di toccare il cielo con un dito.

D Tutto, sul serio, ebbe inizio quando…

R In una fredda giornata nel 1968 del tutto nell’anonimato al Teatro Goldoni dove con altri ragazzi eseguimmo “Il primo giorno di primavera “ di Renato e i Profeti. Poi iniziammo a suonare un pò ovunque e quando ci chiamarono al Millionaire di Lucca , nel 1977, ci sembrava di essere arrivati chissà dove…

D E dopo che successe ?

R Successe che nel 1980 concretizzai quello che era il sogno di tutti i ragazzi dell’epoca : Londra ! Sono rimasto nella capitale inglese per due anni dove entrai a far parte del gruppo The Swing. Facemmo un incredibile numero di concerti finchè ci stabilimmo come gruppo di richiamo al ristorante italiano “Il Bizzarro “

D Intanto il tuo nome era rimbalzato anche in Italia…

R Esatto, tanto che nel 1982 Claudio Pico mi chiama a far parte del suo gruppo, appunto il Claudio Pico Group. Livorno, Pisa, Roma, Milano le nostre tappe frequenti fino a quando fummo ingaggiati a suonare per un mese intero in Liguria e nel Trentino. Nel frattempo, per non farmi mancare niente avevo iniziato una collaborazione anche con il noto gruppo livornese The Hammer, nel 1983/1984.

D Nel tuo girovagare come sei capitato a Torino ?

R Era il 1990 quando entrai nella OK Band: eravamo un gran gruppo, formato da 3 donne e 3 uomini. Ci spostavamo dalla Lombardia al Veneto e anche in Svizzera. Eravamo di casa al William’s di Milano e al Casinò di Saint Vincent.

D Alla fine “ti sei calmato”…

R Si, nel 2000 torno definitivamente a Livorno e inizio sporadiche collaborazioni con gruppi locali…ero a casa.

D Beppe, quali sono i tuoi punti di riferimento ?

R Amavo il gruppo di Brian Auger e quindi i batteristi che si sono succeduti come Phil Kinorra, Micky Waller e Clive Tacker. Poi Billy Cobham, Bud Ritchie, Steve Gadd e Peter Erskine.

D Una domanda che faccio a tutti i batteristi ( ma che non tutti comprendono ): Charlie Watts dei Rolling Stones ha detto che il suo culo di riferimento è quello di Mick Jagger, perchè da oltre 50 anni se lo vede davanti sul palco…quale è il tuo culo ?

R Senza ombra di dubbio quello di Betty, cantante polacca durante la mia permanenza nell’OK Band. Oggi purtroppo si è ritirata dalle scene musicali e fa la mamma di due figli.

D Livorno e la musica, un connubio inscindibile…eppure…

R Eppure nonostante ci siano stati e ci siano centinaia di ottimi musicisti mancano punti di riferimento veri e proprio, punti di aggregazione dove poter confrontarsi, suonare insieme e crescere.

D Quale è il tuo rimorso più grande ?

R Il mio rimorso più grande ha un nome ben preciso : America, meglio Stati Uniti.

Sarei tanto voluto andare alla Boston School Of Musica, il famoso Berklee College of Music, il più importante istituto universitario privato al mondo dedicato alla musica, ma mancavano i soldi e così il mio sogno americano svanì. Mi sono dovuto accontentare dell’Istituto Commerciale Colombo…

D Chi è Oggi Giuseppe Angiolini ?

R Un pensionato che non molla mai, che si tiene sempre in allenamento con le bacchette in mano, che segue il più possibile gli eventi musicali in città e altrove, appassionato di musica lirica e di Pavarotti, e infine, ma non per ultimo, che da 20 anni si diletta anche di pittura con la grande soddisfazione di aver vinto il Premio Rotonda nel 2000.

SARA DI ROSA

D Sara Di Rosa, cantante…quando hai scoperto di avere questa “vocazione” ?

R. Amo la musica da sempre, da quando sono bambina, mi divertivo a cantare in macchina con mia mamma, in casa, a scuola e con le amiche. Crescendo la passione è rimasta ed è maturata, ma solo” da grande” ho deciso di buttarmi in questo mondo e prendere la mia prima lezione di canto.

D Fai parte del gruppo Switch, ottimo gruppo, molto affiatato, come nasce questa avventura ?

R L’idea di avere un gruppo mio era un sogno nel cassetto. Tutto è partito quando degli amici hanno lasciato il loro precedente gruppo, trovandosi a cercare una nuova situazione. È lì che mi sono voluta buttare, abbiamo fatto una prova insieme e tra una risata e l’altra abbiamo deciso di formare la band e cercare gli elementi mancanti. C’è la passione, c’è la voglia di suonare ma soprattutto c’è l’amicizia. Questo è il nostro punto di forza.

D La vostra è band che propone cover di famose canzoni pop-rock dagli anni 70 ad oggi, in italiano e in inglese, rivisitando i pezzi proposti e devo dire che il risultato è ottimo…soddisfatti ?

R. Siamo insieme da quasi 4 anni, abbiamo incontrato delle difficoltà di vario genere ma non ci siamo mai fermati. Puntiamo alle cover “evergreen”, ci piace che il pubblico riconosca i pezzi e si diverta insieme a noi a cantarli e ballarli. I brani scelti finora hanno riscosso successo, per cui andremo avanti su questa linea, senza dimenticare qualche HIT dei giorni nostri!

D Vi ho visto dal vivo e il segreto, oltre a ottimi musicisti sono quelle due voci femminili che si alternano dando un qualcosa in più…

R. Cercare la seconda voce femminile è stato il secondo passo dopo aver trovato la chitarra. Duettare con un’altra cantante era un altro dei miei sogni, alternare le voci con cori e controcanti per dare originalità ai brani e al gruppo stesso. Siamo stati fortunati trovando Consuelo, una bellissima voce e un’ottima amica. Tra di noi ho sentito subito del feeling sia personale che musicale, questa è la nostra marcia in più.

D Il rock è un mondo prevalentemente maschile ma icone femminili leggendarie hanno lasciato un’impronta indelebile…mi riferisco a Janis Joplin, Grace Slick, Patti Smith, Joni Mitchell e molte altre…quali sono i tuoi punti di riferimento ?

R. In effetti sono cresciuta più con icone maschili che femminili, da piccola ascoltavo gli Scorpion, Bon Jovi, Brian Adams… le donne le ho apprezzate più avanti. Non ho mai avuto un punto di riferimento, mi piace ascoltare ed interpretare tutto ciò che provoca in me un’emozione.

D Progetti futuri, magari qualche concerto in città ?

R. Dopo un’estate ricca di eventi della quale siamo più che soddisfatti, al momento stiamo mettendo su nuove cover in vista di nuove serate. Ci sono un paio di locali come il Mediterraneo e il Nelson Tavern che spesso ci ospitano per le loro serate Live. Probabilmente la prossima data sarà in uno dei due locali. Vi terremo aggiornati sulla nostra pagina Facebook

D A proposito di città…pensi che Livorno supporti adeguatamente le realtà cittadine musicali o si potrebbe fare di più ?

R. Sicuramente si potrebbe fare di più, la musica è bella e amata da tutti! La musica dal vivo si sta facendo sempre più strada in città, molti locali ospitano piccoli gruppi per accompagnare l’ora dell’aperitivo, ma l’arrivo dell’inverno ci taglia un po’ le gambe. D’inverno sono pochi i locali che possono permettersi di ospitare un gruppo numeroso come il mio.

D Tutti noi abbiamo lasciato partire un treno che aspettava solo noi, decisione che ci “tormenta”…dove andava il tuo treno ?

R. Sono una persona piuttosto riflessiva e nella vita preferisco avere rimorsi che rimpianti. Non mi sento ad oggi di aver perso nessun treno, ho colto le opportunità che mi sono capitate senza paura. Mi piacciono i cambiamenti e talvolta fanno anche bene!

D Chi è oggi Sara Di Rosa ?

R. Bella domanda, nessuno mai me lo avevo chiesto finora. Sara oggi è una persona determinata, è una persona che non ha paura di affrontare i cambiamenti e le difficoltà che la vita le mette davanti. Sara è caduta tante volte e si è rialzata più forte di prima. Sara ha imparato a volersi bene, ad ascoltare i propri sogni e a dare sfogo alla sua passione sia nella musica che nel lavoro. Oggi mi sento una donna realizzata, manca ancora qualche pezzettino importante al mio puzzle della vita, ma arriverà, ne sono certa.