FRANCESCO CARONE

D Francesco Carone, tastierista…una passione nata da giovanissimo immagino…

R Si, la mia passione l’ho scoperta all’età di 5 anni quando mio padre le domeniche mattine mi svegliava con il suono delle musiche dei Pink Floyd. Ricordo sempre quei momenti e la magia di quei suoni. Sin da subito capii che nella musica c’era qualcosa di

profondo e di estremamente bello.

D Hai fatto studi classici o sei autodidatta ?

R Ho iniziato con gli studi classici di pianoforte all’età di 7 anni per poi continuare in Accademia con la composizione e la musica moderna dai 14 anni.

D Nel tuo profilo Facebook si legge : Musicista presso Hanhuitar Project, Musicista presso Impress, Musicista presso IndipendentTrio, Tastierista presso The Steady Groovers…a Livorno si dice “uni stai mai fermo”. A parte gli scherzi riesci benissimo a conciliare più impegni contemporaneamente ?

R La musica oggi per me non è solo un mestiere, è principalmente un divertimento e ciò che più amo è trovarmi in situazioni molto diverse tra loro musicalmente in modo da poter arricchirmi sempre più. Suonare più generi differenti è un forte stimolo per me.

D Prima hai fatto parte di altri gruppi ?

R Si ho iniziato a 16 anni a suonare musica Rock con la mia prima band ma poi ho interrotto per via degli studi musicali.

D Il mondo del rock e soprattutto un certo genere di rock, dagli anni 70, non può più fare a meno dell’apporto delle tastiere…come ti spieghi questo fenomeno per uno strumento che innegabilmente è nato per far parte di tutt’altro mondo musicale ?

R Le tastiere e i sintetizzatori sono l’evoluzione del pianoforte ma sono comunque strumenti molto diversi. Il pianoforte è uno strumento completo e proprio per questo motivo riesce ad essere inserito in moltissimi generi musicali.

D Quali sono i tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando, i tuoi mostri sacri, le tue fonti di ispirazione ?

R In realtà ce ne sono moltissimi, però per citare qualche nome: Oscar Peterson, Keith Jarrett, Michel Petrucciani, Ennio Morricone, Cory Henry, Nils Frahm, M83.

D Progetti futuri, qualche concerto con una delle tue numerose band, magari in città ?

R Al momento, vista l’emergenza sanitaria, stiamo lavorando in studio aspettando la ripartenza di tutti i concerti in Italia e all’estero.

D Oltre a essere un ottimo musicista sei anche un Insegnante di pianoforte e tastiere presso Cantiere Madaus e Insegnante di pianoforte e tastiere presso Do Re Mi…

R Negli ultimi anni mi sono dato anche all’insegnamento presso le scuole di musica: “Cantiere Madaus”(Lari), “Do Re Mi”(Castellina Marittima) e “Rock Village”(Pisa). Insegnare mi da una grande soddisfazione perché in molti allievi rivedo il bellissimo percorso che ho fatto diversi anni fa.

D Come tutti avrai anche te sicuramente un rimpianto che ogni tanto riaffiora e ti fa ancora arrabbiare…una occasione perduta…

R Fortunatamente non sento di avere rimpianti. Penso che il mestiere del musicista sia un mestiere privilegiato.

D Chi è oggi Francesco Carone ?

R Un musicista che cerca di trasmettere alle persone il potere della musica, che ogni volta, va ben oltre a quello che ci si immagina.

SAMUELE BRANDINI

D Samuele Brandini chitarrista dalla tenerissima età…

R R- dunque ,ho iniziato a suonare non prestissimo, a 16 vidi la chitarra di un mio compagno di liceo ,una Stratocaster nera, e li ci fu il colpo di fulmine. I primi anni ho studiato poco, sono autodidatta, negli ultimi anni mi son messo un po’ sotto con gli studi, cercando di recuperare.

D Fai parte dei Wicked Desire, bella band, potente…come sei entrato a far parte di questo gruppo ?

R Entrai a far parte dei Wicked come sostituto… si e’ creato subito un grande legame; in particolare con Riccardo Bolognini,batterista, per me come un fratello, siamo sempre rimasti costantemente in formazione.

D All’inizio il gruppo era legatissimo all’hard rock, poi con l’avvicendarsi di membri all’interno dello stesso, senza mai lasciare le sane e vecchie radici, avete iniziato ad esprimervi anche in italiano oltre all’inglese naturalmente…cosa ha portato a questa scelta ?

R Con i Wicked ci sono stati tanti avvicendamenti di formazione e di conseguenza varie flessioni come orientamento, abbiamo anche provato con testi in italiano per essere più alla portata del mercato in Italia: e’ molta dura ,la ragione principale per me e’ che non c’e’ richiesta ed interesse verso la musica originale inedita.

D I Wicked e l’hard rock…ma quale è il tuo genere preferito e quali i tuoi chitarristi di riferimento ?

R Io amo tanto il Blues, da sempre, ma solo in questi ultimi anni mi son messo a studiarlo e suonarlo in giro con varie band. Tra i miei preferiti i tre RE , BB king, Albert King e Freddy King,e poi Steve Ray Vaughan, e più contemporanei John Mayer, Kenny Wayne Shepherd, Philip Sayce. Una cosa importante per me ,e’ l’influenza che ho avuto fin dal inizio e tutt’ora, da un chitarrista “nostrano”,Bob Luti verso il quale ho una grandissima stima :ha un suono magico che mi ispira tanto.

D Progetti futuri tuoi e della band ? Un nuovo cd ? Concerti in vista pandemia permettendo ?

R Con i Wicked non suonano insieme da quasi 2 anni ,al momento non abbiamo progetti …ma chissà ,prima o poi un qualcosa si farà’.

D Vi siete esibiti a Livorno e non solo…per una band il contatto con il pubblico è tutto, salire sul palco è linfa vitale…questi mesi si assenza dalle scene in costrizione ti ha pesato oltremodo, come hai reagito ?

R In queste settimane a casa mi sono concentrato tanto su me stesso ,cercare di migliorare la tecnica, la conoscenza musicale, ma soprattutto l’ infinita ricerca del suono, ognuno ha il suo ed e’ quello che trasmette emozioni.. il mio rimpianto e’ proprio quello di non aver studiato negli anni in cui avevo più tempo …ora a 45 anni tra lavoro ,famiglia ,di tempo da dedicare allo studio ce n’e’ sempre meno.

D Samuele, ognuno di noi ha un rimpianto che lo tormenta: musicalmente parlando raccontaci il tuo.

R Il mio rimpianto e’ proprio quello di non aver studiato negli anni in cui avevo più tempo …ora a 45 anni tra lavoro ,famiglia ,di tempo da dedicare allo studio ce n’e’ sempre meno.

D Chi è oggi Samuele Brandini ?

R Questi ultimi 2 anni ho suonato LIVE più del solito, con varie band, vari musicisti, nuove conoscenze…e’ il miglior banco per imparare. In questi giorni sto cominciando le prove con un mio progetto, un trio dove suono e canto, questa cosa mi stimola tanto …saluti e come dice sempre il grande Johnny Salani,con cui ho avuto la fortuna di condividere il palco …The Blues is Alrigth.

ENRICO CELANTI

D Tutto ebbe inizio nel lontano 1961 in una cantina del quartiere popolare Sorgenti, quasi per gioco quando nacquero I Giaguari.

R Si, eravamo affascinati dai vari Paul Anka, Celentano, Dik Dik, Neil Sedaka etc e tutta la produzione di quel genere di quel tempo.

D Anche se inizialmente il vostro nome era Bruno e i suoi Rochers…e poi in I Marajà…che ricordi hai ?

R Ricordo che avevamo tanta voglia di suonare (pur con molti limiti evidenti), di metterci in mostra insieme ai gruppi di quel tempo. Scopiazzavamo i successi dei nostri idoli di allora come potevamo. Ai tempi dei “Marajà” facevamo ballare al circolo “La Rinascita” di Via provinciale Pisana. Tre canzoni noi e tre il Juke box.

D Finalmente nel 1962 i Giaguari prendono il loro nome definitivo che onoreranno per 50 anni…raccontaci



R Erano tempi di miseria vera e comprare uno strumento non era cosa da poco. Io per esempio per comprare la prima chitarra acustica (usata), vendetti un libro di elettronica della Hoepli che mi ero comprato per la scuola.
In seguito così più o meno fecero anche gli altri ricorrendo a pacchi di cambiali che i “babbi” firmarono da “Pietro Napoli”. Nacquero allora “I Giaguari” perché a quei tempi andavano molto di moda i nomi di animali. I Lions, I Dick Dick, I Camaleonti,

etc etc.



D Nel 1966 iniziate a diventare famosi : il Signor Roberto Trebbi, proprietario dell’allora famoso e prestigioso Tennis Club Il Caminetto di Tirrenia vi ingaggia per una interminabile serie di serate…la collaborazione infatti durerà fino al 1975 ! Tempi magnifici immagino…

R Realizzammo in quel tempo un sogno che ci cambiò anche dal punto di vista musicale.
Tieni conto che, come strumentisti, nessuno di noi, chi più chi meno aveva doti eccelse.
Tutt’altro . La nostra forza era il gruppo. Ci buttammo a capofitto nel genere cosiddetto “sala”. Il nostro compito primario era di far ballare la gente possibilmente usando le canzoni del momento. E sempre di più ci appassionammo a farlo.

D Al Caminetto avete lavorato al fianco di artisti come Mina, Surfs, Rockes, Michele, I Nomadi, Mia Martini, Equipe 84, Fausto Leali…una bella soddisfazione…



R Sì, furono anni fantastici e indimenticabili densi di soddisfazione. Il grande Roberto ci dette la possibilità di suonare in parallelo con questi grandi personaggi. A quei tempi avevamo il difficile compito di sostituire nel panorama del Tennis il Complesso de “I Satelliti” che nel frattempo erano andati a suonare con Ricky Gianco.
Visto il lungo periodo di permanenza al Tennis Club credo che riuscimmo a soddisfare il pubblico perché Roberto, se non eri all’altezza del compito, non ti avrebbe permesso di esibirti.

D Gli anni ’60 terminarono, molti gruppi beat si sciolsero, ma non i Giaguari, che hanno dato l’addio alle scene solo l’ultimo dell’anno 2010…quale è stato il segreto di tanta longevità ?

R Con l’avvento del genere cosiddetto “liscio” molti gruppi si schifarono di questa musica e, piuttosto che suonarla, preferirono abbandonare.
Noi no; avevamo come obiettivo di far ballare la gente e decidemmo di provare questo tipo di musica con lo stesso entusiasmo di sempre.
Devo dire che fu una mossa vincente perché per molti anni restammo uno dei pochi gruppi in Toscana a battersi (si fa per dire) contro i più blasonati romagnoli.

D Spesso come cantante avete scelto una donna: dalla prima Maria Grazia Zedda alla famosissima Manuela e altre ancora…un qualcosa in più…un valore aggiunto…

R Come ricorderai, nel genere liscio era quasi d’obbligo una ragazza come cantante e come figura sul palco. A quei tempi era difficile trovare una ragazza che avesse la voglia e le qualità minime per fare la vita che facevamo; prove infrasettimanali, fine serate con rientri molto tardi, carico, scarico di una moltitudine di strumenti etc etc. Per una ragazza era complicato.
Sicuramente abbiamo avuto fortuna specialmente nella prima parte della fase “liscio”. Abbiamo avuto molte ragazze brave di persona e di mestiere. Qualcuna sicuramente meno e sono proprio quelle che hanno creato problemi; tutte comunque hanno creato quel valore aggiunto necessario al proseguio dell’attività.

D La serata dell’ultimo dell’anno 2010 è stata la vostra ultima apparizione sulle scene…immagino che vi abbia preso un po’ di commozione…non era proprio possibile continuare ?

R Quella sera fu l’epilogo di una situazione che si trascinava da tempo all’interno del gruppo. Come sai nella prima decade del secolo cominciarono a uscire le basi, i locali cominciarono a optare per gruppi sempre più piccoli per risparmiare costringendo i gruppi come il nostro a scegliere se “ristrutturarsi” o a esibirsi per pochi soldi.
All’interno del gruppo fino ad allora, quasi tutti dichiaravano di suonare per “passione”, alla fine i più suonavano per i 50 euri a serata.
La componente femminile fu determinante ad accelerare queste differenze.
Gente come il sottoscritto che aveva sempre anteposto l’amicizia e il gruppo alla parte economica, non poteva accettare di suonare, quando in due, quando in tre magari aspettando che qualche locale, pagando per un’orchestra intera, ti permetteva di suonate tutti insieme. Alla fine il dio denaro aveva vinto come sempre.

D Te hai sempre suonato la chitarra: quali sono i tuoi chitarristi di riferimento, quelli ai quali ti sei ispirato ?

R Più che dire mi ispiravo, diciamo quelli che preferivo erano i vari Eric Clapton, Mark Knpfler, Jimi Hendrix,Carlos Santana, Jimmy Page,Keith Richards ed altri.
Il genere che facevo non mi permetteva di inserire, ammesso e non concesso di esserne capace, simili tecniche nella musica che facevamo. Nell’ultima parte della storia poi era già tutto registrato all’interno dei brani per cui, se inserivi qualcosa dovevi stare molto attento a non configgere musicalmente con la parte registrata.

D Hai suonato per tanti anni in ogni dove, a Livorno ma anche in tutta Italia…con il tuo gruppo hai visto passare mode e suoni diversi…che differenze ricordi nel presentarsi al pubblico ?

R Le differenze non sono abissali. Certamente quando suoni in uno stadio come quello seppur piccolo di Cecina dopo o prima di Fausto Leali e Patty Pravo un po’ di strizza ti viene. Oppure quando alle gare di ballo regionali a Firenze dove la giuria prima dell’esecuzione del brano ti fa provare per stabilire il tempo giusto, ti viene l’ansia.
Poi passa tutto e i ricordi si fanno sempre più belli.
Ma comunque, ogni volta che eseguivi un brano nuovo e lo ponevi all’attenzione del pubblico era sempre un esame che sostienevi.

D Da quel 31 dicembre 2010 non hai più suonato in pubblico ?

R No, ritenevo allora che, oltre alla passione per la musica, fosse determinante l’amicizia come collante. Oramai per alcuni di noi era diventato esclusivamente un fatto di denaro. La musica era marginale perché aveva perso la sua vericidità. Tutto era già pronto, campionato. Non avevo più stimoli. Non avevo la volontà di cercare nuovi amici (alcuni di quelli con cui ho suonato per anni erano amici quasi d’infanzia).

D Chi è oggi Enrico Celanti ?

R Oggi è un anziano signore malandato in pensione che saltuariamente segue i gruppi di oggi che fanno musica dal vero, e ce ne sono di bravi. Non ho nostalgie significative se non degli avvenimenti di un tempo ricordato da qualche video o da qualche foto.

MASSIMO BERTONE

D Massimo Bertone, armonicista..bellissimo strumento, struggente…quando nasce questo tuo amore ?

R Non esiste una data precisa…a metà degli anni ’70, quando esplodeva la voglia di “sentirsi dentro” e usava viaggiare con Jack Kerouak sotto il braccio. Il viaggio nel Sud della Florida fu la folgorazione per questo strumento che non era la solita chitarra che tutti gli amici strimpellavano…era “lo strumento”, graffiava l’anima, era emozioni…

D Spesso l’armonica, che sia musica Blues o Rock è la ciliegina che impreziosisce il tutto…

R L’armonica, come il violino o il sax, dà a chi ascolta effettivamente quella ciliegina che lo incolla…perchè quando entra…entra dritto al cuore.

D Ti ho visto sul palco in diverse jam e con gruppi diversi, spesso e volentieri band chiedono la tua collaborazione…soddisfatto ?

R Amo suonare nelle jam e quando vado ad ascoltare qualche gruppo e mi invitano a salire sul palco per qualche pezzo insieme non mi faccio pregare. Le jam sono un buon mezzo per suonare insieme agli altri, magari con persone che non conosci e conosci proprio lì…è un dare e un avere. Nelle jam nascono gruppi, nelle jam tutti possono “parlare”.

D Hai matto fatto parte stabilmente di un gruppo ?

R Fare parte di un gruppo è difficile, almeno per me: la mia visione di gruppo è rimasta ai vecchi amici che vivevano e percorrevano la stessa strada…oggi è molto più difficile trovare la stessa lunghezza d’onda.

D L’armonica è uno strumento affascinante…a prima vista sembra facile da suonare, invece è difficilissimo…hai fatto studi particolari o sei autodidatta ?

R L’armonica è uno strumento che devi sentire dentro. Niente è facile. Per suonare l’armonica devi essere innamorato di un certo tipo di blues…io sono un autodidatta anche se ho sempre studiato lo strumento. Cerco di apprendere un po’ da tutti per poi rielaborare il tutto a modo mio.

D Chi sono i musicisti ai quali ti sei ispirato, i tuoi mostri sacri ?

R Non ho mostri sacri in particolare: ho cercato di assorbire da molti musicisti ma ho sempre cercato una mia linea. Poi naturalmente impossibile non ricordare Sonny Boy Williamson, Little Walter o Indiana Sfair.

D A Livorno siete tre o quattro grandi armonicisti…tra di voi c’è comunque amicizia o solo sana competizione ?

R Conosco bravi armonicisti a Livorno, in particolare un maestro rinomato in tutta Italia come Mimmo Mollica, amico e dispensatore di buoni consigli o Nuccio Pellegrino con il quale è un piacere duettare…no, nessuna competizione ma amicizia, solo amicizia.

D Massimo, tutti noi abbiamo rimorsi e rimpianti, non essere riusciti a prendere quel fatidico treno ci brucia ancora….dove andava il tuo ?

R Non uno, ma molti treni sono passati sui quali non sono mai salito…su alcuni sono riuscito a salire e qualcosa ho conservato per ognuno di loro. Penso piuttosto di aver cercato di essere io un treno per qualcuno e spero che il tragitto fatto con me sia servito in positivo. Tutto sommato non rimpiango quello che non ho.

D Chi è oggi Massimo Bertone ?

R Massimo ora è quello che non avrebbe mai creduto di diventare…una persona che si è costruito una famiglia unita dal niente. Massimo oggi è una persona che puoi chiamare e difficilmente è un no. Massimo ora è uno che quando suona con gli occhi chiusi “apre un mondo”.

AZZURRA LORENZINI

Questa è una intervista che mai avrei voluto fare. Dopo aver intervistato Daniele, suo marito, presi accordi per un incontro con lei, Azzurra Lorenzini, per il mese successivo…Purtroppo un male incurabile, terribile e velocissimo ha fatto si che questa intervista non sia stata possibile. Ma avevo preso un impegno e d’accordo con suo marito Daniele, che ha risposto in sua vece, è stato possibile fare questa bella e commovente chiacchierata in suo ricordo.

D Azzurra Lorenzini, fin da bambina era prevedibile che sarebbe diventata una cantante…

R Si, certamente…ha iniziato a cantare giovanissima, era la cosa che più amava fare.

D Ma non solo cantante vero Daniele ?

R Il canto era la sua passione, la sua ragione di vita ma niente le impedì di presentarsi alla TV come presentatrice…molti la ricorderanno a Granducato TV per tre anni consecutivi condurre il programma “Arcobaleno”.

D Torniamo alla Azzurra cantante…

R Ha cantato ovunque, partecipato e vinto vari concorsi canori come quello All’Accademia di Castrocaro dove conobbe Gianni Errera, il paroliere che poi ha scritto la famosa canzone “Letto 23 “

D Ha mai fatto parte di qualche gruppo ?

R No, si è esibita sempre da sola e poi in coppia con me.

D Si sa che spesso una cantante deve presentare al pubblico varie canzoni di vari generi musicali…ma quale era il “suo” genere ?

R Amava il pop e il soul che cantava rigorosamente in inglese; da dire che la tal cosa le risultava naturale essendo laureata in inglese, francese e spagnolo.

D Come era lavorare insieme a lei ?

R Essendo io il marito è scontato dirti molto bene ma il bello è che era la realtà: lei era insostituibile, cantava, ballava, intratteneva il pubblico…un’artista completa.

D “Letto 23”…

R Una bella e maledetta canzone…180.000 visualizzazioni non sono uno scherzo…scritta e cantata in un momento delicatissimo con lo scopo di raccogliere fondi per l’Ospedale Oncologico in Calabria voluto da Padre Pio, Santo del quale Azzurra era devota.

D Impossibile dimenticarla per te e per quelli che l’hanno conosciuta…

R Per me oltre che impossibile è sicuro come l’alternarsi del giorno e della notte che non la dimenticherò mai…per gli altri attraverso serate a lei dedicate come doveva essere in teatro ad Aprile, poi annullata causa Covid, Azzurra Letto 23, che riproporremo a Settembre.

D Da lassù…cosa direbbe nel vedere tutte queste persone che le hanno voluto bene…

R Sapeva di essere circondata da tante persone che le volevano bene…ma lei era umile, non amava mettersi in mostra. Anche lei amava il suo prossimo e il suo motto era “stare bene tutti”.

E poi amava il suo lavoro…

D Se le avessi fatto la domanda che faccio a tutti a fine intervista : “Chi è oggi Azzurra Lorenzini” che mi avrebbe risposto ?

R Di sicuro ti avrebbe risposto “Sono una persona umile, come tante, che non vede mai il male in nessuno…sono una semplice cantante a cui piace divertirsi e stare in mezzo alla gente.

JACOPO MASCAGNI

D Jacopo Mascagni, cantante ma anche paroliere, tuoi i testi del tuo gruppo…

R Più che un cantante mi vedo più come un cantastorie, un narratore di eventi assurdi che

rievocano certi aspetti della realtà che ci circonda.

Mescolando il tutto, ovviamente, con una buona dose di fantasia.

D Sei il frontline degli Hot Cherry Band, ottima band, ottimi musicisti che ben si integrano con la tua voce..come nasce questo progetto ?

R Successe a caso per quanto mi riguarda (anche se alcune cose, secondo il mio parere,

non accadono a caso). Dopo una Jam al vecchio Babbo Rock il precedente batterista,

Toni Mastrogiacomo, mi sentii cantare e decise di propormi una prova nel progetto che

stavano portando avanti all’epoca. Accettai e qualche sera dopo mi trovai a sentire i primi

pezzi che sarebbero poi diventati parte della scaletta e anni dopo del disco “Wrong Turn”.

Erano gli ultimi mesi del 2008 e nel 2009 insieme a Matteo Capezzoli, Jacopo Moretti,

Alessio Galli, io e Toni riuscimmo a tirare giù una scaletta di pezzi e cominciammo a

pensare dove poter suonare quello che proponevamo.

D Avete avuto molte entrate/ucite nel gruppo dal lontano 2009 che vi siete formati…tu sei l’unico “superstite” nonché fondatore…raccontaci

R Sfortunatamente la band si sfaldo’ man mano che ci si avvicinava a dover registrare

i pezzi in studio. Riuscimmo a fare un singolo con la precedente formazione ma

fu un gesto che rimase lì, senza risultati utili. Nonostante vari tentativi di tenere salde

le fila della band, il progetto si fermò per parecchi anni con un solo membro all’attivo:

io.

Ero l’ultimo arrivato e l’ultimo ad essere rimasto.

Decisi di riformare la band da zero, cercando nuovi componenti.

Chiesi in giro un po’ a chiunque ma senza grandi risultati, in fondo non è

proprio facile trovare quattro musicisti che non abbiano già altri progetti avviati e

impegni lavorativi.

Dopo qualche anno di silenzio e di ricerche ebbi un aiuto inaspettato

da persone a me vicine e amiche che decisero di darmi una mano.

Scrivo inaspettato perchè , semplicemente, considerando la loro bravura e i loro progetti

all’epoca non mi sfiorò mai una sola volta di chiedergli la loro disponibilità per

rimettere in piedi il gruppo.

Ma alla fine la nuova e ancor più molesta formazione prese forma.

Così con Nicola “Nik” Capitini, Luca Ridolfi, Kenny Carbonetto e ultimo ma non ultimo

Stefano “Jeghe” Morandini gli Hot Cherry ripartirono con una marcia in più.

I pezzi furono riarrangiati dai nuovi membri e finalmente nel 2016 gli Hot Cherry ebbero

il loro disco di esordio.

D Nel vostro profilo si legge: si propone un sound sporco con contaminazioni metal/stoner/rock classico…e nel 2016 esce il vostro disco di esordio: “Wrong Turn”, prodotto al Redwall Recording Studio di Rosignano Solvay (LI)…soddisfatto ?

R Sì, decisamente.

Il nostro sound è sporco e semplice.

“Wrong Turn” rappresenta quel che siamo.

Il lavoro fatto dai ragazzi e dal Redwall è stato fondamentale per dare al gruppo la sua

identità sonora.

Sinceramente, non li ringrazierò mai abbastanza per tutto quanto.

D Con un cognome così importante suoni anche qualche strumento ?

R Ho provato a suonare chitarra e basso.

Ma io e gli strumenti a corde non siamo compatibili.

Forse col Triangolo, potrei avere più fortuna.

D Quali sono i tuoi mostri sacri, i tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando ?

R Motorhead, Alice Cooper, R.J. Dio.

Questi sono i primi tre, se dovessi fare una lista più lunga servirebbero più pagine.

D Progetti futuri ? Qualche concerto appena sarà possibile ? Magari un nuovo CD ?

R Difficile fare progetti a lungo termine, soprattutto ora con quello che sta accadendo.

Quest’anno avevamo dichiarato l’uscita del nuovo disco“Burnout”, anch’esso

registrato al Redwall Recording Studio pensando a tutti i passi necessari per promuoverlo

e suonarlo.

Ma ora? La situazione attualmente non sembra molto promettente.

Certo, fortunatamente ci sono e si stanno proponendo molte piattaforme

virtuali anche con iniziative che vengono in aiuto a chi suona per far sì che molte realtà

musicali non spariscano nel dimenticatoio.

Sono uscite un sacco di proposte per i live, anche se sinceramente per ora la vedo dura.

Comunque la voglia di fare e cercare soluzioni c’è, come secondo me non c’è mai stata

da parecchio tempo.

Ed è una buona cosa che va valorizzata e riconosciuta.

Per ora si può vedere come procede questo sventurato periodo e speriamo che

si trovi una soluzione insieme per cominciare a costruire un mondo migliore del precedente.

D Livorno città della musica…che rapporto avete con Livorno e che spazi vi siete creati al suo interno ?

R Non tutti amano il Metal, beh..si può capire.

Livorno è una città comunque che ha tanti generi musicali da offrire.

In molti qua possono dire di aver suonato almeno una volta in una band.

Che si parli di Punk Rock, Rock, Metal, Cantautorato Italiano, Rap, Hip Hop,

Jazz, Blues o altro.. non ha importanza.

Questa città è sempre stata piena di musica.

Alcuni sono riusciti ad avere soddisfazioni, altri per un po’ ci hanno costruito una carriera,

altri continuano ad avercela, altri hanno smesso ma chissà che non ricomincino.

Per quanto riguarda il punto degli spazi sfortunatamente

non solo qui a Livorno ma in buona parte d’Italia la situazione (con o senza

pandemia) non è mai stata rosea per la musica.

Non voglio entrare nei particolari sui perchè, altrimenti servirebbe un altro articolo per

elencarli tutti finendo poi per mettere in fila tante cose che tutti sappiamo ma in tanti fanno

finta che non esistano.

Posso dire però che la musica, soprattutto se rumorosa, si sente bene nel silenzio.

Come i passi di chi suda per farla suonare anche se non vengono riconosciuti.

Sopra e sotto il palco.

Però, levando questa nota amara per un attimo, posso dire che noi

Hot Cherry negli anni qui a Livorno ed in giro per l’Italia (con una suonata all’estero

che si spera non rimanga l’unica) abbiamo avuto le nostre

soddisfazioni. Grazie anche a collaborazioni con associazioni culturali, locali e band con cui abbiamo diviso il palco insieme cercando di portare un po’ di sano scompiglio

ogni volta che ci siamo esibiti sul palco.

D Jacopo, un rimpianto che non ti fa dormire la notte…

R La trottola di Inception, cade o continua a girare?

D Chi è oggi Jacopo Mascagni ?

R E’ quello di Oggi con qualcosa di Ieri ma che ha voglia di vedere come sarà il Domani.

MARGHERITA BANDINI

D Margherita Bandini, cantante…immagino fin da bambina quando ti guardavi cantare davanti allo specchio…

R Allo specchio, sui tavolini, alle recite scolastiche… avevo un talento nel disturbare la quiete pubblica

D Sei la frontline del gruppo Big Band, ottimo gruppo con ottimi musicisti che ben si integrano con la tua bella voce: livornesi, pisani e lucchesi tutti insieme…quale è il vostro segreto ?

R Grazie dei complimenti. Non ti saprei giustificare l’origine della nostra eterogeneità, c’è da dire che la line-up ha subito diversi cambiamenti in questi anni.

Abbiamo raggiunto la formazione definitiva, quella di oggi, l’estate scorsa con l’inserimento di Daniele alla batteria.

Ci siamo “ri-formati” insieme e siamo cresciuti molto come musicisti e come famiglia.

D Come nasce questo gruppo “della pace” campanilistica ?

R Nasce intorno a marzo 2016 dal desiderio di qualche amico di vecchia data di divertirsi , facendo quello che più li appassiona. Suonando la musica che li ha cresciuti e quella preferita di questi tempi. Il gancio di traino è stato Gabriele Galluzzo, a cui va tutta la nostra riconoscenza e tutto il nostro amore.

D Oltre ad una forte presenza sul palco hai una splendida voce che ben si adatta a molti generi, dal pop al rock, da Amy Winehouse al cantautorato…quale però il tuo genere preferito ?

R Quello che mi piace ascoltare purtroppo non sempre combacia con quello che mi piace cantare. Affondo le radici nell’ heavy metal, nel hard rock e nel progressive metal.

Tutti generi in realtà strumentalmente e vocalmente molto complessi.

D Progetti futuri, qualche concerto in vista magari quando questa terribile pandemia sarà finita ?

R Sicuramente appena tutto sarà nuovamente in sicurezza ricominceremo a concentrarci sulla promozione dei nostri live, vedremo anche se non varrà la pena nel frattempo di registrare qualche cover e magari dar vita ad una Demo di livello.

D Margherita quali sono i tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando ?

R Difficile a dirsi. Quasi tutti i miei riferimenti sono ideologici più che stilistici. Non saprei davvero fare una classifica, forse tirerei fuori dal cilindro solo Lita Ford al momento.

D Io penso che la presenza femminile in una band musicale, ovunque essa sia, o dietro un microfono e con uno strumento in mano sia un innegabile valore aggiunto…sei d’accordo ?

R Parlare di valore aggiunto potrebbe sembrare che si stia parlando di qualcosa di inusuale da vedere o da sentire. In realtà le donne nella musica, come nello sport e nell’arte in generale, hanno tantissimo spazio e tantissimo seguito, non saprei dire se è sempre stato così, anzi direi proprio di no, ma trovo che ad oggi la situazione debba esser considerata totalmente paritaria.

Quindi penso che avere una cantante o una musicista in una band sia davvero una cosa come un’altra.

D Essendo un gruppo che raggruppa musicisti di più città sei venuta a contatto con realtà diverse e con le innegabili difficoltà ad esibirsi…che differenze hai notato tra le varie piazze ?

R Trovo che s’incontrino molte più difficoltà con band inedite, che purtroppo hanno sempre meno spazio ad oggi per esprimersi. Per quanto riguarda l’intrattenimento offerto da una cover band come noi o dalle tribute band non c’è molta differenza. La piazza è abbastanza aperta ovunque.

D Tutti noi ripensiamo a occasioni perdute, soprattutto per colpa nostra…quale il tuo più grosso rimpianto ?

R Eh, chi non ha qualche rimpianto. Penso semplicemente di essermi trovata in alcune situazioni al momento sbagliato e di averle affrontate nella maniera peggiore. Qualche occasione sarebbe potuta germogliare nel futuro se non avessi tirato su muri invalicabili. Che poi col tempo si sono sgretolati da sé . Menomale che nella vita si cresce e si cambia continuamente.

D Chi è oggi Margherita Bandini ?

R Ah, credimi… io proprio non lo so

PAOLA MARTINELLI

D Paola Martinelli, cantante…quando hai scoperto questa tua vocazione ?

R La mia vocazione è nata molto tardi , prima ho iniziato un corso di danza, facevo numerosi spettacoli e mi sono innamorata del palcoscenico… per me era una seconda vita; lasciai la danza per una bellissima ragione quella di diventare madre …dopo mi mancava esibirmi su quel palco così ho pensato di buttarmi nel mondo della musica con il canto con 8 anni di ballo da sala in giro per la Toscana

D Ti ho sentita cantare al Palcoscenico, bella voce, ottima interprete…al tempo facevi parte del gruppo “Tutta colpa della musica”…adesso ti esibisci da sola ?

R Grazie per il complimento !Si facevo parte di questo trio, un bellissimo esperimento musicale , purtroppo per ragioni personali in quel periodo ho dovuto rinunciare ….

D Ancor prima di Tutta Colpa hai fatto parte di altre band ?

R Come dicevo ho fatto parte di un 3 orchestre genere ballo liscio , in tutto per circa 8 anni mi sono esibita nelle sale da ballo in giro per tutta la Toscana

D Sul palco affronti con successo vari generi musicali, dal pop al rock, dal cantautorato alla musica leggera, quale il tuo genere preferito ?

R Per quanto mi riguarda ho un genere preferito : la musica leggera, in particolare cantautori, anche se la musica in ogni suo genere ha il suo fascino e mi incuriosisce tutta ! Mi piacciono le belle voci chiare, soft .

D Quali sono i tuoi punti di riferimento, le tue icone nel mondo musicale ?

R Ho molte icone che invidio e seguo, in particolare italiane: da Mina,Giorgia , Tosca, Annalisa Scarrone , poi in assoluto per quanto riguarda le cantanti straniere Nora jones

D Progetti futuri ?

R Progetti futuri ! Per adesso puff! causa corona virus ! purtroppo sono saltate numerose serate estive che avevo con il mio attuale gruppo , questa pandemia” ha fermato la musica ” ma sono ottimista ne usciremo fuori sicuramente e ci aspetteranno serate meravigliose !

D Il mondo del rock e musicale in generale ha una impronta decisamente maschile ma molte donne hanno lasciato una impronta indelebile della loro arte, una donna, ovunque tu la metta, con un microfono, con una chitarra o dietro una batteria è un valore aggiunto…condividi ?

R La donna e” sempre un valore aggiunto in ogni arte ….

D Livorno e la difficoltà ad esibirsi dal vivo…secondo te cosa manca per fare il salto di qualità ?

R Livorno è preziosa perchè a lei appartengono molti artisti, soprattutto musicisti validissimi ; purtroppo è indottrinata su altre situazioni dando molto importanza a manifestazioni sportive …giusto quello ma sarebbe opportuno comunque anche dare la possibilità ai nostri musicisti di esibirsi , sfruttando i nostri numerosi spazi che abbiamo a disposizione , le nostre piazze , il nostro punto mare .ecc e pubblicizzare un po di più gli eventi .

D Un giorno è passato quel famoso treno sul quale non sei salita e ancora oggi ci pensi con rammarico…dove andava ?

R Ce ne sono stati due di treni che ho perso: una andava a Firenze con l opportunità di diventare un insegnante di Danza e uno andava a Pistoia Blues con l opportunità di esibirmi su quel palco come corista di un musicista con una carriera importante .

D Chi è oggi Paola Martinelli ?

R Una donna nostalgica con la voglia di sognare ancora, e lo fa con la musica nel cuore !

SILVIA PIZZI

D Pizzi Silvia cantante, una passione immagino che hai avuto fin da bambina…

R Si, la passione per la musica è nata subito fin da piccola, avevo appena 10 anni e già mi divertivo cantando e registrando la mia voce in un vecchio registratore per riascoltare, ma verso i 19 anni ho cominciato a studiare tutto quello che riguarda il canto.. I colori della voce, la respirazione, la dizione, ecc..

D Oltre a cantare suoni anche uno strumento?

R Purtroppo non suono nessuno strumento, avevo cominciato a studiare un po’ chitarra, ma per motivi lavorativi e il poco tempo a disposizione ho dovuto rinunciare.

D Attualmente sei la frontline del gruppo Tutta Colpa Della Musica, buon gruppo che ben si adatta alla tua voce che spazia tra i più svariati generi…soddisfatta ?

R Si..attualmente faccio parte del trio “tutta colpa della musica” e ne sono più che soddisfatta, sia per il genere musicale che proponiamo, ma anche per il rapporto d’amicizia che si è creata tra i componenti del gruppo, riesco ad esprimermi pienamente, anche se nutriamo il desiderio di ampliare il nostro repertorio e genere.

D Prima di Tutta Colpa Della Musica hai fatto parte di altri gruppi ?

R Prima di questo gruppo ho avuto solo esperienze di musica live piano e voce, quindi salire su un palco ed esibirsi con musicisti così professionalmente preparati mi ha fatto acquisire un amplia conoscenza musicale ed il lavoro svolto proprio in sala prove oltre al divertimento e affiatamento ha avuto ottimi risultati.

D Come dicevamo sul palco affronti svariati generi ma quale è il tuo genere preferito in assoluto ?

R Il genere che più si adatta alle mie caratteristiche interpretative e vocali è il cantautorato italiano.

D E i tuoi mostri sacri, quelle cantanti che magari imitavi fin da bambina davanti allo specchio ?

R Da bambina ascoltavo vari generi musicali e canticchiavo un po’ di tutto, ma i grandi cantautori come Battisti, mi hanno accompagnato nella adolescenza e crescita musicale, cercando sempre pezzi da personalizzare, portandomi poi anche a scrivere dei pezzi miei per potermi esprimere ancora di più. Ma ripeto, amo cantare ogni genere e mettermi in gioco, cercando sempre di personalizzare quello che canto.

D Attualmente tutto il mondo musicale è fermo a causa di questo maledetto virus, ma prima o poi tutto tornerà alla normalità: progetti futuri, concerti in vista ?

R Progetti futuri?.. Ne avremo diversi, intanto tornare al più presto in sala prove e lavorare e appena tutto tornerà alla normalità magari mettere in a scaletta nuovi repertori per poterci esibire.

D Silvia ognuno di noi ha rimpianti e rimorsi, musicalmente parlando, di non essere riusciti a salire su quel treno che ci stava aspettando…dove andava il tuo ?

R Rimpianti in particolare non ne ho, treni persi?.. Forse si, ma non credo di definirli persi… Solamente non presi, magari poco convincenti in quel preciso momento, forse per la giovane età e per il carattere forte e indipendente, libero e legato alla famiglia, alla quotidianità di una ragazza semplice che ha sempre cantato per passione anche davanti ad uno specchio.

D Chi è oggi Silvia Pizzi ?

R Oggi Silvia è una donna di 42 anni, madre di 2 figli ormai adolescenti, che lavora dietro un bancone del bar canticchiando, che ama la sua quotidianità, lo sport, le poche ma vere amicizie, e che continua ad amare la musica, parte integrante della propria vita……..

MATTEO MORI

D In un mondo dominato dalle chitarre, te innamorato del basso…

R Ahahah è verissimo anche se inizialmente comprai il basso soltanto perchè ai miei vecchi compagni mancava un bassista, ma ricordo ancora l’emozione che mi diede suonare la prima canzone con quello strumento. Non ho mai avuto un carattere troppo esibizionista, la chitarra richiama l’attenzione di tutti su di se…ma essere indispensabili all’insaputa di tutti, o di molti, è qualcosa che mi elettrizza e mi fa amare questo strumento. Senza contare tutte le sfumature che può avere il basso…e poi diciamolo….il suono è dannatamente sexy !

D Ricordo bene il tuo primo gruppo, i Sixteen, giovanissimi ma molto bravi…bei ricordi vero?

R I Sixteen sono e saranno per sempre parte di me…Simone Galassi, Jacopo Fanucchi Emanuele Biagi….è grazie a questo gruppo che ho iniziato ad amare il basso ed è sempre grazie a loro che ho iniziato questa mia passione sfrenata per la musica. Con loro ho passato dei momenti magici, abbiamo suonato su innumerevoli palchi, in svariate città italiane, da Roma fino in Valle d’Aosta, passando da Avezzano e Ivrea. Se posso dire di avere una certa esperienza in campo “musica dal vivo” è sicuramente grazie ai Sixteen. E’ vero eravamo giovani, ma avevamo una voglia e una carica talmente grande che venivamo sempre riconosciuti, in senso positivo, dai gruppi di ragazzi più grandi. Un esempio che porto nel mio cuore è l’amicizia nata con gli Ikona, gruppo metal di ragazzi più grandi di noi…ma dopo aver suonato insieme ( al vecchio locale Elvis Fun Club….che ricordi) la differenza di età si è come annullata…la magia della musica.
Senza Sixteen onestamente non so se sarei diventato quello che sono adesso a livello musicale, per quanto la musica non sia il mio lavoro ma solo una passione. Al gruppo devo davvero molto.

D Attualmente fai parte del gruppo Per Aspera: suono potente, stile groove…

R Purtroppo attualmente non faccio più parte dei Per Aspera perchè ho dovuto prendere una decisione un pò netta ed investire i soldi ed il tempo che usavo per questo gruppo in un progetto per un mio eventuale futuro lavoro. In ogni caso sono davvero onorato di aver suonato con questo gruppo. la musica che fanno è davvero molto bella ed intelligente, basta vedere i video su youtube per capirlo. L’atmosfera che c’era quando suonavo con loro era veramente bella, serena, amichevole e familiare… infatti tutt’oggi mi sento sempre con Marco (cantante) e Stefano ( chitarrista), giochiamo insieme ai videogiochi.

Il bello della musica, e di far parte di un gruppo soprattutto, è quello di creare delle belle amicizie; a me onestamente è successo raramente di non avere un bel rapporto coi membri di un gruppo.

Nonostante non suoni più con loro, devo ringraziare i Per Aspera per le belle esperienze passate, con loro ho registrato i miei primi video musicali, ho visitato Sanremo per le finali del “Sanremo Rock” e suonato come ospiti al concorso nazionale “Pistoia Blues Obbiettivo Bluesin”….sono tutte cose che porterò volentieri nel cuore

D Tra Sixteen e i Per Aspera in quali altri gruppi hai militato

R Onestamente ho suonato in moltissimi gruppi/progetti, tolti i due sopra citati ho suonato e suono tutt’ora ne “Lorenzo Taccini e la Piccola Orchestra” gruppo cantautoriale italiano che si diletta nell’interpretare vari artisti; da De Andrè a Guccini da Gaber al labronico Ciampi fino a suonare le inedite del nostro cantante/cantautore Lorenzo Taccini.

Abbiamo inciso due dischi nel 2015 e 2017 e 2 singoli nel 2019.

Ho suonato nel gruppo death metal “Nemesis” ( Chiara, Willy, Federico e Matteo), cover band degli Arch Enemy che aveva la peculiarità di avere la cantante, Chiara, che cantava in growl and scream…anche con loro mi sono divertito da pazzi e scatenato come non mai. Abbiamo suonato al festival metal “Ghioz of Metal” di Cecina e a Roma all’Alcatraz.

Grazie ai Nemesis ho conosciuto Matteo Santoni, col quale ho in corso un progetto acustico dove io canto e lui suona la chitarra. pian piano sta diventando un gruppo con altri membri…spero ne sentirete parlare perchè è molto promettente.

Giusto un paio di mesi fa, prima dell’inizio di questa pandemia Covid,sono entrato a far parte del gruppo Moherock come cantante; questo gruppo è una figata, genere Irish/Celtico con componenti veramente in gamba e musicisti fenomenali. Vi terrò Aggiornati.

Nel corso degli anni ho suonato anche con altri ragazzi di ogni genere e suonato musica di ogni genere…sono molto felice di ciò. mi ha permesso di prendere confidenza con moltissimi generi musicali, sia col basso che con la voce.

D La Piccola Orchestra, che poi piccola non è…suonate e interpretate le più belle canzoni dei cantautori italiani, oltre a brani inediti del cantautore livornese Lorenzo Taccini…come nasce questo “ensemble” ?

R E’ vero, siamo ben 7 membri. questo gruppo è nato moltissimi anni fa ( ad oggi ho l’onore di essere, oltre a Lorenzo Taccini ovviamente, il più longevo membro del gruppo) e ha avuto moltissimi membri che si sono intercambiati negli anni.

Inizialmente era un progetto nato voce e chitarra, rispettivamente Lorenzo e Anna Fazzi ( maestra di chitarra e compositrice della parte musicale delle canzoni di Lorenzo), da li poi il gruppo è cresciuto sempre di più fino ad arrivare alla formazione ufficiale ultimata nel 2018 con Claudia Argenti alla chitarra, Carlo Peveri alla batteria/percussioni, Giovanni Cavicchia al flauto traverso, Michele Fierabracci alla fisarmonica ed Elisabetta Mannini al violoncello.

Il gruppo vanta di maestri e studenti di conservatorio, per farla breve solo io non ho studiato , ma posso comunque vantare di una discreta esperienza di musica dal vivo che non guasta mai.

L’idea del gruppo è quello di arrangiare, in base agli strumenti che abbiamo a disposizioni, le più belle canzoni dei cantautori italiani alternandole appunto alle canzoni scritte da Lorenzo. E’ un progetto molto bello e caratteristico e sono davvero felice di farne parte. Abbiamo avuto moltissime esperienze suonando in Teatri, palchi labronici e non, matrimoni, sagre e abbiamo avuto l’onore di suonare a Genova in Via del Campo 29 Rosso, museo dedicato a “Faber” nella celebre Via del Campo della sua canzone.

Abbiamo anche fatto un video che potete trovare su Youtube del nostro singolo ” Carta e Matita” con protagonista una bravissima ballerina amica nostra Emma Rapezzi.



D Nel tuo “peregrinare” in diversi gruppi ti sei cimentato in generi diversi…ma qual è il “tuo” genere, quello che magari ascolti da solo in casa?

R Non posso dire ancora di aver suonato tutti i generi, ma mi ci sto avvicinando piano piano , in ogni caso il “mio” genere è e resterà il metal, in tutte le sue sfaccettature. Prediligo quello melodico che si avvicina al rock, quello degli Alter Bridge per intenderci, ma non mancano nella mia play list gruppi come Avenged Sevenfold, Edguy, Dragonforce, Slipknot, Dimmu Borgir, Iron Maiden e così via.

Per capirci, ne “La Piccola Orchestra” il mio soprannome è “El Diablo”…

Il metal caratterizza anche molto il mio modus operandi di suonare il basso, che cerco di adattare ad ogni genere che suono. Adattare generi con altri è una cosa che mi piace da impazzire

D Quali sono le tue influenze, i tuoi punti di riferimento ?