CLAUDIO BARONTINI

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Claudio, te con il tuo basso hai fatto parte di un gran numero di gruppi…facciamo ordine. Tutto ebbe inizio nel 1970 con The Ice Cold, eri giovanissimo avevi solo 15 anni, raccontaci…
Si, tutto iniziò con le prime uscite in compagnia. Parlando si scopriva che un amico sapeva suonare il pianoforte, un altro la chitarra: così, quasi per gioco, nacque l’idea di formare un complessino. Per formare “The Ice Cold, mancavano però un bassista e un batterista. Con un testa e croce decidemmo chi doveva iniziare a studiare gli strumenti mancanti. A me toccò il basso elettrico: dopo una settimana mi comprai un basso usato da 35.000 lire e un amplificatore, sempre usato, anzi usatissimo (sembrava una lavatrice) e iniziai a studiare musica. Il primo pezzo che imparammo fu “Venus” degli Shocking Blue, poi “30 60 90″ dei The Duke of Burlington, “Un pugno di sabbia” dei Nomadi, “I´m a man” dei Chicago e via dicendo. Debuttammo “All’Altro Mondo” di Marko Schoemberg, poi in un locale ad Antignano. Mi ricordo che ad Antignano c’era un giovanissimo e simpatico proprietario che a fine serata ci pagava sempre puntualmente salvo poi chiederci, altrettanto puntualmente, di offrirgli un panino perchè non aveva più soldi. Che storia surreale a ripensarci, oggi. Noi, ovviamente, glielo compravamo sempre volentieri. Fu una bella e breve avventura: per motivi di studio, soprattutto del pianista, il complesso si sciolse dopo poco.

Poi nel 1971 fosti chiamato a far parte del “complesso” Clara e i Backhand…che ricordi hai di quel periodo?
Mi vennero a cercare l’organista Alfredo Zappardo e il chitarrista Sergio Biondi, che purtroppo è venuto a mancare qualche anno fa. Esisteva un progetto musicale, c’era tanta voglia di fare qualcosa di serio…Così mi comprai un nuovo basso, un nuovo amplificatore e mi iscrissi al conservatorio Mascagni di Livorno.

Nel 1972 è la volta della Mente Corta. Il tutto coincide con l’esplosione del prog italiano. Vostri cavalli di battaglia le cover dei Jetro Tull…ma anche composizioni firmate da voi stessi.

La Mente Corta nacque sulla scia del progetto dei “Clara e i Backhand”. L’organista Alfredo e la cantante Clara lasciarono il gruppo ma entrò a farne parte Guglielmo Ferrari voce, flauto e chitarra delle Sfingi. La formazione era quella tipo dei primi Jethro Tull: chitarra, basso, batteria e flauto. Suonavamo “Cross-eyed Mary”, “Locomotive Breath”, “Living the past”, “Bouree” dei Jethro Tull e altri pezzi composti da Sergo Biondi, Guglielmo Ferrari e dal sottoscritto. Per l’occasione ricordo che mi comprai il tanto sospirato “Fender Jazz Bass”.

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Con la Mente Corta ricordo allo Stadio Comunale di Livorno l’evento del settimanale TV Sorrisi e Canzoni “Estate insieme”, presentatori Renzo Arbore e Loretta Goggi. Sul palco insieme a voi i New Trolls e La Vecchia Locanda…una bella soddisfazione.
Suonare allo stadio di Livorno con la tribuna gremita fu una bella emozione per tutti. Parenti inclusi. Ricordo in particolare la mia esibizione, l’assolo di basso di Bouree, con un lungo applauso finale. Ho ancora la pelle d’oca. Renzo Arbore alla fine ci premiò con quattro Telegatti d’argento, all’epoca però non c’era ancora la statuetta ma una medaglia. La settimana dopo uscimmo con un servizio su TV Sorrisi e Canzoni.

Sul più bello, dopo che anche la mitica rivista Ciao 2001 aveva parlato di voi che vi eravate esibiti al Festival Pop di Bottagna (SP), lasci il gruppo. Certo Milva al tempo era un nome importante. Impossibile rinunciare a fa parte dei Milvi.
Eravamo un gruppo con delle qualità. Se fossero state gestite sapientemente ci saremmo tolti veramente delle belle soddisfazioni, tanto più che il periodo era ottimo. Erano appena usciti gruppi come la “PFM”, il “Banco del Mutuo Soccorso”, gli “Osanna” e le case discografiche facevano a gara per cercare nuovi gruppi e nuovi talenti. Ma le mie idee di puntare solo in una direzione non collimavano con quelle degli altri componenti. Così uscii dalla “Mente Corta” ed entrai nel complesso di Milva. Beh, una svolta positiva!

milvi-9I Milvi, dal 1973 per circa 8 anni avete accompagnato Milva in giro per il mondo: USA, Grecia, Francia, Germania, Canada, Russia, Giappone…senza dimenticare il Madison Square Garden di New York, i palazzetti di ghiaccio di Montreal e Toronto, i teatri Russi e l’Olympia di Parigi. Momenti indimenticabili…da raccontare ai nipoti…raccontali anche a noi…
L’esperienza dei Milvi è stata unica per tutti i componenti che ne hanno fatto parte. Ricordo che la formazione era tutta di Livorno ed era composta da Eugenio “Neno” Vinciguerra alle tastiere, Franco Paganelli alla chitarra, io al basso, Marco Gasperetti al flauto e Giovanni Martelli alla batteria. I ricordi sono un mix di musica, viaggi, storie, interviste, fotografie, aneddoti incredibili e divertenti…Roba da farci un libro di 500 pagine.

Nel 1979 è la volta dei Manhattan NYC…un supergruppo…con Carlo Cavallini, Mondo Guidi e Antonio Favilla…
Si nel 1979 io e Carlo Cavallini mettemmo in piedi, quasi per scherzo, I Mahnattan N.Y.C” . “La musica – come descrivi benissimo nel tuo libro “a Livorno negli anni 70 si suonava così” – è Rock/Fusion e nel gruppo fanno parte 4 musicisti singolarmente legati, in quel preciso periodo, a diverse esperienze musicali. Carlo Cavallini batterista con esperienze jazz e fusion con Tullio de Piscopo e Julius Farmer; Claudio Barontini contrabbassista d’orchestra e bassista elettrico del gruppo della cantante Milva ; Edmondo “Mondo” Guidi chitarrista Jazz rock e Antonio Favilla tastierista turnista con molteplici esperienze jazz. Abbiamo fatto concerti, riscuotendo consensi, in molte piazze toscane.

Che è successo dopo lo scioglimento dei Manhattan nel 1981?
Ognuno ha continuato a fare quello che faceva prima, io ho continuato a suonare e viaggiare con Milva.

Oltre alla musica la tua grande passione è la fotografia…
Si, esattamente dal 1973 quando sono entrato nei Milvi, ho iniziato a scattare foto in giro per il mondo.

Hai attaccato il basso alla parete o suoni ancora?
Più che attaccato alla parete è mummificato nella sua custodia-sarcofago. Ogni tanto lo prendo e “strimpello” ….ho comprato anche un nuovo amplificatore, un Marshall…ma è li, in silenzio, non ruggisce. Può sembrare assurdo ma ho più strumenti ora di quando suonavo: mi accontento, magra consolazione, di guardarli. Chissà, magari un giorno…

Chi è oggi Claudio Barontini
Dall’aspetto un ex giovane (ride ndr), sposato con Claudia e che non abita più a Livorno. Ho anche una figlia e una bellissima nipotina. Dal 1990 di professione faccio il fotografo free lance. Pubblico i miei lavori su magazine di tutto il mondo, sforno libri fotografici ed espongo in gallerie d’arte e luoghi istituzionali. Anzi, approfitto per avvisare gli amici che dal 5 agosto all’11 settembre 2016 sarò in mostra al Museo Fattori di Livorno (Villa Mimbelli). In esposizione circa 80 ritratti in BN che ho scattato, rigorosamente in posa, dal 1990 al 2016. Qualche nome? Patti Smith, Liam Gallagher, Carlo d’Inghilterra, Vivienne Westwood, Mario Monicelli, Vittorio Gassman, Franco Zeffirelli e moltissimi altri. Vernissage Museo Fattori, 5 agosto alle ore 17.00. Vi aspetto!!!

 

ALDO NORFINI

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D Aldo, classe di ferro 1956, batterista per scelta o per caso?

R Batterista per vocazione. Io penso che quando una bambino alle elementari inizia a suonare sui banchi e su tutto ciò che gli capita (bussoli ecc) c’è qualcosa che gli parte da dentro.

D Nel 1975 ti troviamo dietro i tamburi nel gruppo La Cantina Del Vino Bianco, divenuta Le Visioni Proibite…che ricordi hai del tempo?

R La Cantina Del Vino Bianco, non potrei mai dimenticare il primo gruppo: è stato ganzissimo ! Rinchiusi in una cantina per pomeriggi interi dove non ci si accorgeva del tempo che passava da tanto che eravamo presi a suonare. Io alla batteria, Marco Dentone al basso, Stefano Lunardi alla chitarra. La mia prima batteria…una Sonor verde madreperla. Ero al settimo cielo dalla contentezza nche per averla comprata con il lavoro estivo ( a quei tempi soldi in casa ce n’erano pochi).

D Nel 1976 entri a far parte dei Folks. Nel vostro repertorio cover dei Beatles, Creedence Clearwater Revival, ma anche New Trolls, PFM. Il prog si sta facendo strada. Che ricordi hai della scena musicale livornese del tempo?

R Con i Folks iniziamo a fare sul serio: Marco Dentone al basso, Granata Roberto alla chitarra, Luciano Santini alle tastiere, e Cristiano Giuseppe alla voce.Partecipammo a molti concorsi musicali che a quei tempi erano di moda. Confronti con gli altri gruppi ( Pianeti, Dinamites, e tanti altri). Andavamo al bar del Gimnasium…soldi nel Juke Box e Luciano con foglio e penna a scrivere gli accordi delle canzoni da montare. Si, Creedence, Pfm, Beatles, New Trolls ma anche artisti italiani Battisti, Banco del Mutuo Soccorso ecc…, Bei tempi davvero, il primo gruppo livornese che mi ha entusiasmato era “La strana officina” erano veramente forti ed io cercavo sempre di imparare qualcosa da loro, poi purtroppo sai benissimo come è andata

D Infine l’approdo al gruppo MK5…qualcosa in più di un semplice rapporto musicale..

R Con gli Mk5 altro saltellino di qualità. Gruppo che aveva già la sua importanza sulla piazza. Abbiamo fatto tantissime serate in posti importanti, a fianco di artisti di quel tempo, con il “Cantareferendum” siamo stati a fianco di Claudio Villa, Mino Reitano, I Vianella, Jan Pieretti, Le figlie del vento, presentatori come Corrado, Edwige Fenech e tanti altri, fino ad arrivare ad incidere a Milano il primo disco. Belle soddisfazioni davvero a quei tempi!

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D Quali i batteristi che più ti hanno influenzato?

R Watts, Nick Mason (Pink Floyd) che forse avrò questo inverno l’opportunità di conoscere. 8: i culi che oggi vedo di più in realtà sono due: quello di Massimo (Suardi chiaramente) Mk5, ma anche di una cantante Natalia Buzzi di cui ti parlerò in seguito.

D La domanda che faccio a tutti i batteristi. Charlie Watts dei Rolling Stones ha detto che il suo “cuolo” è quello di Mick Jagger…quello che conosce meglio.

Qual’è il tuo culo?

R I culi che oggi vedo di più in realtà sono due: quello di Massimo (Suardi chiaramente) Mk5, ma anche di una cantante, Natalia Buzzi della quale parlerò in seguito.

D Torniamo agli MK5..progetti futuri? Dove possiamo ascoltavi?

R Oggi suoniamo chiaramente con l’obiettivo di divertirci . Siamo ripartiti così per divertimento… poi chi ci ha ascoltato ci ha chiesto di tornare ed ora risiamo in ballo. Già da cinque anni facciamo una media di circa 25 serate estive che toccano locali, stabilimenti balneari, Camping, Agriturismo ma anche qualche manifestazione importante come lo scorso anno quando abbiamo suonato a fianco dei New Trolls nella splendida basilica di San Galgano. Per noi è stato un momento carico di soddisfazione. Dove sentirci ? La prossima settimana abbiamo 3 serate, suoniamo giovedì ( Pizzeria Ristorante Oasi Tremoleto ) venerdì (Bagno Fiorella Tirrenia) sabato (Bagno Tritone a Marina di Pisa) e comunque abbiamo il nostro sito Mk5 dove tutti possono seguirci.

D Chi è oggi Aldo Norfini?

R Aldo Norfini oggi è un nonno di 2 bellissimi nipoti al quale non è passata la passione per la batteria; tanto e vero che è già 4 anni che ho ripreso a studiare da un grande della musica che è Leandro Bartorelli Inoltre non avendo più da timbrare il cartellino del lavoro e avendo ricevuto la richiesta da parte di un altro gruppo di suonare sono abbastanza impegnato. Con il secondo gruppo che sono i MIBA+ (Cover Band Mina Battisti ed altro) abbiamo diversi impegni. Gruppo dove canta appunto Natalia. Gli altri sono l’immancabile quasi fratello Dentone Marco al basso ,Paolo Saini alle tastiere e Giuliano Bartorelli chitarra solista.

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ALBERTO PIRO

Intervista al cantante Alberto Piro

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D Alberto Piro…cantante da sempre.

R Ho iniziato a cantare il 22 luglio del 1961 alle pancaldiadi (ovviamente ai bagni Pancaldi di Livorno, spinto dalle insistenze dei miei compagni del liceo classico che, allora frequentavo. Tra questi non posso non ricordare il mio grande sponsor di allora e compagno di banco in classe, il compianto grandissimo Giorgio Marchetti, il famosissimo prof. Borzacchini, con il quale ho condiviso i più sani e divertenti “casini” della mia gioventù.

D I 5 di Livorno, la tua primissima esperienza.

R Si, la mia prima orchestra fu “I 5 di Livorno”. Con questo gruppo, come batterista-cantante ho trascorso una decina d’anni girando per tutti i migliori locali d’Italia e d’Europa. Gli ultimi due anni di professionismo musicale, li ho trascorsi come cantante nell’orchestra del grandissimo Marino Barreto.

D Poi ti troviamo leader e frontman del complesso L’Ultima Follia…bei tempi, tempi eroici

R Negli anni 70 formai “l’Ultima Follia”, un gran bel gruppo con il quale ho trascorso un’altra decina d’anni imperversando nei migliori locali della lucchesia e della Versilia: eravamo di casa al “Pianeta Rosso”, al “Carillon” al “Pirata ed in tutti i migliori locali della zona. Non avevamo uno stile ed un repertorio particolare in quanto, essendo orchestra da ballo, dovevamo soddisfare le esigenze più varie ( e ci riuscivamo meravigliosamente bene). Ovviamente avendo in orchestra un bravissimo chitarrista, ci capitava di attingere anche al repertorio di Santana.

D Che tipo di cantante sei?

R Per quanto mi riguarda, sono stato e sono tutt’ora un cantante dal repertorio classico che va dalla canzone americana, a quella francese, a quella napoletana ed italiana in genere (faccio anche di pezzi tedeschi, brasiliani e tantissimi sudamericani).

D E dopo L’Ultima Follia che successe?

R Dopo l’ultima follia, insieme a 5 formidabili musicisti ho formato gli “Style Club”, gruppo con il quale ho condiviso 12 anni di grandi soddisfazioni musicali. Siamo stati per lungo tempo una delle orchestre di punta di una delle più forti agenzie musicali d’Italia. In quel periodo ho operato quasi esclusivamente a Firenze e nel fiorentino. Dopo questi anni è cominciato il tristissimo avvento delle orchestre che si appoggiavano alla musica registrata, non aveva più motivo avere in orchestra musicisti formidabili tanto le basi………

D So per certo che anche oggi fai serate…chi vive di musica non invecchia mai

R Anche io ho cambiato radicalmente il mio modo di fare musica tanto la voce è quella che conta. Faccio tantissime serate con basi e tastiera.

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D Alberto, hai qualche rimpianto, qualche occasione non sfruttata?

R Tornando indietro nel tempo, l’occasione che probabilmente ho perso fu quando alla finale del festival di Castrocaro del 1966 (quasi 100.000 concorrenti e solo 10 finalisti), non ho seguito il suggerimento del Patron Gianni Ravera che mi consigliava di cantare alla serata finale il brano “Riderà” che allora era il pezzo più in voga. io volli cantare “Com’è triste Venezia” il brano che avevo portato a tutte le eliminatorie ed il finale fu che vinse Annarita Spinaci che cantava (guarda caso) “Riderà”. Una delle riserve di quel festival era una tale Loretta Goggi, con la quale siamo rimasti in contatto per diversi anni.

D Che ne pensi della musica di oggi?

R Oggi, per ascoltare musica buona “suonata” devi frequentare taluni locali che propongono gruppi :alcuni molto bravi, altri meno. Io sono diventato fan di di uno di questi gruppi, bravissimi a proporre le cover degli U2. Il gruppo si chiama “Zoo Station”.

D Chi è oggi Alberto Piro?

R Io non mi stancherò mai di ringraziare la musica e tutto quello che mi ha dato. Continuerò a cantare finchè Dio lo vorrà, finchè mi divertirò e finchè ci sarà gente alla quale fa piacere ascoltare la voce di un novellino che si diverte a cantare soltanto da 55 anni senza mai smettere.

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