Intervista
MAURO PINI
1 Negli anni 70 la musica prog prende il sopravvento. Anche nella nostra città nascono gruppi sul genere soppiantando di fatto il beat. Aurora Lunare era la punta di diamante.
Conosco la situazione delle band livornesi dei primi anni settanta, notoriamente considerati l’età dell’oro del progressive rock (una definizione coniata a posteriori), solo indirettamente, non avendoli vissuti, una lacuna informativa in gran parte colmata anche grazie a i libri di… Massimo Volpi (toh!). In quel periodo uno dei gruppi più significativi, che hanno fatto storia, è stato senz’altro Il campo di Marte, con il loro omonimo disco. La livornesità era (molto ben!) rappresentata dal bravo Enrico Rosa che abbiamo avuto modo di incontrare e apprezzare qualche anno fa.
Quando ha avuto inizio l’esperienza “lunare”, nei tardi Settanta, l’utopia immaginifica del primo prog stava perdendo terreno di fronte ai cambiamenti sociali e culturali in atto. La sensazione prevalente era quella di muoversi musicalmente contro corrente, ma la vivevamo come una sfida, essendo interessati a quel che volevamo esprimere molto più che alla ricerca di un riscontro commerciale. In quegli anni, magici nel loro disincanto quanto tragici nella realtà sociale (i cosiddetti “anni di piombo”), non eravamo in molti a credere e intestardirci su un genere in declino, che stava rischiando di ripiegarsi su se stesso, poco recettivo rispetto a quanto stava accadendo nel mondo.
2 Voce, tastiere, flauto e percussioni…un polistrumentista. Ma qual’è il tuo strumento più amato?
Ehm ehm, diciamo meglio: cercavo di arrangiarmi con vari strumenti (in primo luogo tastiere), facendo il minimo indispensabile, quanto richiesto per la rifinitura dei brani; insomma, da jolly e tappabuchi lunare, pronto all’uso (e soprattutto al disuso ahahahah). Il mio ruolo nella band è e resta legato al microfono (vedi l’attuale line-up)
3 1978 Teatro Tenda in Fortezza Nuova apertura a Carla Boni, Luciano Virgili, Alan Sorrenti…che ricordi hai?
Erano le prime uscite di fronte a una platea più vasta, dopo la tradizionale e salutare gavetta fatta di concerti per gli amici (un classico rodaggio per le band alle prime armi), alcune iniziative per le scuole ed altre, ristrette, circostanze.
Non so che impressione abbiamo fatto al pubblico di Carla Boni e del livornese Luciano Virgili (due icone della canzone italiana anni 50-60), appartenendo a due mondi musicali e culturali distanti, ma sai, la musica è un linguaggio universale e quindi… mai dire mai! Fu un esperienza positiva per tutti, anche per l’incontro con questi importanti personaggi, ma in particolare per il nostro Marco: oltre alla sicurezza che seppe infonderci “dietro le pelli” in questa prima grande occasione (nel live aveva molta più esperienza di me e di Luciano – Tonetti, cofondatore, bassista, chitarrista e webmaster lunare), se la cavò benone pure ad accompagnare Carla Boni col suo pianista!
Prima di Alan Sorrenti (il periodo di “Figli delle stelle”) il Teatro Tenda era pieno di gente, in maggioranza giovani e giovanissimi, in fermento. Dovendo presentarci (allora si usava) nessuno di noi se la sentiva. Si respirava un aria pesante: al ché improvvisammo una specie di estrazione dietro “le tende del Tenda”. La malasorte toccò a Luciano che, superata la tremarella iniziale e con una buona dose di captatatio benevolentiae, riuscì a spuntarla.
Gli artisti professionisti avevano iniziato ad utilizzare le basi musicali curando molto l’aspetto scenico e la propria immagine: gli anni Ottanta erano alle porte. Proponemmo brani della PFM (periodo “Passpartout”) e delle Orme (periodo “Storia o leggenda”), entrando decisi in scena dando quanto avevamo, con la sensazione di fare qualcosa fuori contesto, il che, come accennavo, rinforzava la nostra determinazione a nuotare controcorrente rispetto alle tendenze commerciali di allora. Alcuni iniziarono a contestare, ma tutto sommato andò bene; al termine della nostra apparizione si udirono molto applausi e qualche fischio qua e là. Ruolo difficile (ma utilissimo) quello delle band di apertura: si ritiene che sottraggano tempo e spazio ai protagonisti (capita ovviamente anche a me quando vado ai concerti) quando invece non è così in quanto intrattengono (e presentano se stesse) nel tempo impaziente che precede l’entrata in scena degli attesi beniamini.
4 Nel 1979 invece gruppo di apertura alla Premiata Forneria Marconi…mica poco…
Quando l’amico Pietro (Contorno, frontman dei Tugs) mi disse che aveva recuperato il filmino girato in occasione dell’allestimento del piccolo palco allo Stadio di Livorno in cui eravamo posizionati (di lato a quello della PFM, che abbiamo inserito nel trailer di presentazione del disco – ringrazio ancora Pietro di avercelo messo a disposizione), stentavo a crederci. Iniziammo al calare della sera mentre la gradinata dello stadio andava riempiendosi: grande emozione, momenti indimenticabili [siamo grati ai soggetti che ci offrivano gli spazi per esprimerci e questo è stato indubbiamente uno dei più importanti]. E tuttavia non mi abbandonava la sensazione di essere fuori tempo massimo. In casa PFM, era da poco uscito Suonare suonare, dopo la dipartita del grande vocalist Bernardo Lanzetti; il concerto venne aperto da Alberto Fortis, periodo “Milano e Vincenzo”.
5 L’apice della espressione progressive viene tuttavia raggiunta con il concerto al Teatro La Goldonetta cui fa seguito la partecipazione al Rally Canoro di Montecarlo nel 1980. Raccontaci…
Si, sottoscrivo, anche a distanza di oltre 26 anni da quelle due serate per noi particolarmente significative, che la Goldonetta” ha segnato l’apogeo lunare. Per un serie di motivi: per quanto abbiamo dedicato alla sua preparazione, cercando di curare ogni minimo particolare, per le composizioni e gli arrangiamenti, giunti alla piena maturazione. La grande competenza, passione ed esperienza tecnica di un Corrado (Pezzini) in piena forma ha dato il “là” decisivo alla sua realizzazione, come del resto noi tutti, nel proprio ruolo: Marco dietro i suoi inconfondibili rototom da cui di volta in volta spuntava e a cimentarsi con il piccolo vibrafono, Luciano con la scrittura dei testi di introduzione ai brani (e degli stessi brani) magistralmente recitati da Gabriella Pacinotti di Spazio Teatro. Alla line-up si era di recente aggiunto Marcello Bonetta, giovane tastierista, bravo e versatile (lo attenderà un brillante futuro in ambito rock, funky e gospel) che si è inserito presto e bene nel gruppo, permettendo fra l’altro al sottoscritto di essere più libero al microfono e fare…ehm ehm da tappabuchi lunare (vedi sopra)
E poi, la foto che immortala un Alessandro Corvaglia (uno fra i più affermati e stimati vocalist e musicisti nel panorama progressive contemporaneo: Maschera di Cera, Delirium e molte altre prestigiose collaborazioni) che aveva da poco dismesso i pantaloncini corti (e con cui scambiavo tonnellate di vissuti sulle altrettante tonnellate di musica progressive italiana e internazionale che ascoltavamo eh eh eh) dietro le quinte con la cuffia a curare la registrazione e a darci supporto sul palco: giovani talenti crescevano!
Calato il sipario della Goldonetta, dovevamo prima o poi decidere cosa fare da grandi. Abbiamo partecipato, come hai ricordato, al Rally Canoro con il brano Eroi invincibili (inserito nel CD uscito a fine 2013 per Lizard Record, con nuovi arrangiamenti ed esecuzioni) e si sono quindi intensificati i contatti con gli addetti ai lavori per capire se e quale spazio poteva avere la nostra musica. Ed ecco profilarsi le prime ombre lunari…
6 Il 1980 fu anche l’anno in cui Aurora Lunare si sciolse. Che successe?
I discografici e i musicisti, anche noti, a cui sottoponevamo i nostri nastri, pur apprezzando (nella maggioranza dei casi) quanto esprimevamo, ci facevano presente che se il prodotto non era in qualche modo “ballabile” o comunque non prima aver sottoposto il repertorio ad una decisa (s)verniciata di pop, non poteva essere considerato per una eventuale produzione. L’indicazione era spesso accompagnata dal bonario monito che i nostri grandi ispiratori, nazionali e internazionali (i più citati erano Pink Floyd, Yes, Genesis, e in Italia PFM, Banco, Orme, ma ovviamente gli esempi possono essere estesi quanto si vuole, i nomi sono arcinoti) stavano chiudendo i battenti o cambiando genere, il che ci irritava e ci amareggiava non poco. Ma come dargli torto? Era la realtà del momento che faticavamo ad accettare: o chiudere o rimboccarsi le maniche e provare a fare di necessità virtù.
Tornando mogi mogi da Roma, da un incontro con alcuni discografici da cui ricevemmo le indicazioni (di buon senso) appena dette, qualcosa si incrinò. Avevamo posizioni diverse sulla linea da prendere, consapevoli che questa corsa in salita contro il tempo non poteva durare: le esigenze della vita (lavoro, studio, servizio militare, progetti familiari o alternative musicali) iniziavano a pressare: Corrado (Pezzini) prese la sua strada nella musica d’autore italiana, che prosegue felicemente tutt’ora, e gli altri quella dei propri progetti extramusicali. L’Aurora volse così al tramonto lunare… per poi risorgere, anche se in età “diversamente giovane” eh eh eh, alla fine dei Duemila. Rimando chi fosse ulteriormente interessato a saperne di più sulla storia di AL e sui musicisti che ne fanno fatto parte (non possiamo soffermarcisi per motivi di spazio) al sito www.auroralunare.it
7 Torniamo a Mauro Pini. Che hai fatto, musicalmente parlando, dopo Aurora Lunare?
Ho cercato di esprimermi, da solista, con un linguaggio maggiormente rispondente ai canoni comunicativi di allora, affiancato dai compagni di viaggio lunare (e non solo), Luciano e Graziano (Di Sacco, partecipe al nostro omonimo CD, un sogno realizzato – voglio ricordarlo – grazie alla fiducia e al sostegno della Lizard Record nel suo patron Loris Furlan) come tecnico del suono. Ho avuto la fortuna di incontrare bravi e poliedrici musicisti livornesi, alcuni di essi con un importante futuro di fronte, in primis la colonna di Aurora Lunare post-reunion, il Maestro Stefano Onorati (sopraffino professionista del jazz, ma guai – e giustamente – se si intendesse incasellarlo in un genere, con la sua versatilità) nonché Ale Corvaglia (con cui collaboriamo tuttora – è ospite nel nostro omonimo CD e nel tribute dedicato ai Procol Harum), quindi Riccardo Billeri (batteria), Antonio e Giacomo Salina (tastiere, voi, percussioni) e successivamente Riccard(in)o Torri che con le sue chitarre e la sua creatività ha dato un indelebile contributo alla (necessaria) rivisitazione del repertorio (relativo per lo più alla mia produzione solista).
A metà anni Ottanta realizzai due 45 giri (etichetta discografica Disco in-Durium – il primo dal titolo Sorgenti d’energia, il secondo Corsi e ricorsi) girando l’Italia in largo e in lungo per la promozione: presenze in varie emittenti televisive, TV, radio, partecipazioni a eventi, ecc, dopo di che hanno preso il sopravvento altre priorità della vita.
Anni di silenzio lunare interrotti dalla scoperta del web. Luciano ha svolto un’opera certosina di ricostruzione della memoria storica, al che l’apertura del sito e di nuovi mondi lunari. I numerosi contatti, i consensi e l’interesse riscontrato, ben superiori ad ogni aspettativa, hanno dato un forte impulso alla reunion 2007 col “metronomo” Marco nel ruolo di catalizzatore.
8 Il prog è stato, soprattutto alla fine degli anni 70, amato molto in Italia e a Livorno..più che altrove. Te che sei un grande esperto di prog…come ti spieghi questo fenomeno?
La musica è espressione (anche) delle trasformazioni culturali e nel contempo ne è promotrice. Come dicevamo, dopo la metà degli anni Settanta, periodo di massimo splendore del progressive (preciso: originario!), sia al livello nazionale che internazionale, e specialmente all’approssimarsi degli anni Ottanta, si avvertivano i segnali di una crisi che in molti, troppi, sbandieravano come irreversibile, dandolo per spacciato in quanto “superato” dai nuovi filoni emergenti e più rappresentativi delle trasformazioni sociali in atto, da una parte il punk, dall’altra (ovviamente per opposti motivi) la “febbre del sabato sera”. Era l’espressione di un diffuso stereotipo basato sulla strampalata idea di un presunto avvicendamento dei generi musicali, avvicendamento che in realtà non è mai avvenuto esprimendo (i diversi generi musicali) realtà e sensibilità diverse, imparagonabili e non certo sovrapponibili lungo un continuum storico.
Cercavamo così di ri-orientarci ed attendere tempi migliori: ma non dimentichiamoci che il prog, contrariamente a quel che comunemente si usava dire negli anni del cosiddetto “riflusso”, non era affatto scomparso dalla scena ma continuava a vivere e proliferare, seppure fuori dai principali canali mediatici (sto pensando ai Marillion ad esempio, nel fiorire degli anni Ottanta per citare i più noti), per poi tornare in grande stile alla fine degli anni Ottanta-inizio-Novanta, rivitalizzata e contaminata da esperienze musicali maggiormente rispondenti alle nuove sensibilità del mondo giovanile (in primis, del metal di alta qualità tecnica, vedi Dream Theater).
L’Italia in linea di massima rifletteva quanto avveniva nel panorama internazionale, si scioglievano le grandi band dei primi Settanta o cercavamo di adattarsi in base ai nuovi canoni. A Livorno, fra i Settanta e gli Ottanta videro la luce interessanti e più che valide realtà sulla scia progressiva. Sto pensando ai Tugs dell’amico Pietro (Contorno), band con cui abbiamo condiviso significative esperienze – ho salutato con molto piacere la loro recente reunion, con tanto di (apprezzata e meritata) produzione discografica – ai Quasar del “nostro” Ale Corvaglia (cito solo quelli che ho avuto maggiori occasioni di incontro). Insomma Livorno, al di la di ogni sviolinata “politically correct” (qui prodest? e poi mica suono il violino eh eh eh) nel prog, così come in altri generi (penso al jazz, ai vari filoni dell’Heavy metal ma non solo) si è sempre dimostrata fucina di sensibilità e fermenti musicali, sono i fatti a parlare.
9 Livorno in qualsiasi tempo ha regalato alla musica decine e decine di gruppi. Anche oggi è tutto un fiorire di complessi, una suonare, fare jam. Da attento osservatore…cosa è cambiato rispetto agli “anni eroici” ?
Una delle differenze più vistose nel fare musica di ieri di oggi, Livorno compreso, riguarda a mio avviso le opportunità e i mezzi tecnici-logistici per come-dove-quando poter suonare, in studio come dal vivo. Nonostante i fermenti creativi densi di utopia “immaginifica” nei primi anni Settanta, come nell’ispirato disincanto di fine decennio, oggi da molti punti di vista per le band emergenti la situazione è notevolmente migliore. Un esempio (solo apparentemente) banale: per trovare un fondo dove poter provare passavamo giornate con mille tentativi, spesso infruttuosi, oggi, con le scuole di musica, le sale prove, le nuove tecnologie ecc. è davvero un altro mondo. La varietà delle esperienze e delle occasioni di incontro e collaborazione fra musicisti, inoltre, grazie alla crescita esponenziale delle possibilità comunicative, si sono moltiplicate, il che non può che far bene. Ciò nonostante ritengo che la continuità identitaria di una band (che si traduce nel poter riconoscere un gruppo dall’ascolto di poche note… e sarebbe un gran bel traguardo!) sia la cosa fondamentale e non credo che il tempo possa modificare questa realtà. Mi lasciano del tutto indifferente i dischi fatti attraverso lo scambio di file a distanza fra musicisti, anche bravissimi, che si conoscano magari solo di nome e/o interagiscono per un progetto a termine, e tanto meno la musica on-line o in mp3. I rapporti “off-line”, non quelli digitali, e l’esperienza live sono e resteranno fondamentali (anche) nella dimensione musicale di una band.
10 Chi è oggi Mauro Pini ?
Un cinquantanovenne mai sazio della pratica sportiva amatoriale (dove spesso esagera, con tutte le conseguenze negative dell’età, ahimè) e di quel che l’amico Fabio (Della Bartola, “voce e comandi” della trasmissione Psychomania di Radio incontro Pisa) definisce più o meno “… sano, vecchio, marcio e malato rock’n roll”, passioni che non accennano ad assopirsi. Nella scelta dei tanti, troppi dischi – e delle tante, troppe band che vorrei scoprire e seguire – non guardo lo scaffale in cui vengono collocati, ma cerco di barcamenarmi fra i filoni più vari dell’oceano rockettaro (con tutte le conseguenze negative per il portafoglio…) senza alcuna nostalgia per “i bei tempi (del prog) che furono” (non esiste alcuna età dell’oro!), nella convinzione che la creatività e il talento non siano frutto di una determinata epoca (pur riconoscendone, ovviamente, tutte le peculiarità e l’irripetibilità del contesto) ma facciano parte dell’essere umano.
Musica a parte, persevero nello studio (Università di Roma e ultimamente di Pisa, come alle origini), un’attività che dopo una lunga esperienza lavorativa di operatore nel servizio pubblico, ho potuto riprendere a tempo pieno, prendendo alla lettera il detto del grande De Filippo (anche come metafora della vita): in una commedia del 1973 – toh, il periodo di massimo splendore del prog classico! – gli esami non finiscono mai.
ALEX SARTI
Intervista al cantante ALEX SARTI
D Alex Sarti…professione cantante…da sempre
R Veramente ho fatto anche altri tipi di lavori in passato che mi hanno anche sostenuto nello studio del canto. Comunque sì …canto da una vita.
D Il tuo genere spazia dal blues all’heavy metal. In quale ti riconosci di più?
R In un miscuglio dei due… non sono mai riuscito a dividere bene i due generi musicali..
li adoro fusi insieme
D Sei un vero animale da palcoscenico: cantante, intrattenitore, frontman…chi il tuo maestro, la tua fonte di ispirazione?
R Innanzitutto ti ringrazio, in verità ho amato un sacco di cantanti blues, rock, heavy metal, hard rock… ma credo che quello che mi abbia dato più di tutti sia David Coverdale
D Solo cantante o anche musicista?
R Anche musicista, in verità suono ed insegno chitarra e canto
D Hai cantato e canti con i migliori musicisti, soprattutto livornesi. Senza far torto a nessuno chi ti ha toccato il cuore?
R Il cuore mi viene toccato sempre da tutti i musicisti che suonano con me ,altrimenti non sarebbe possibile condividere un palco , ma se tra tutti dovessi sceglierne uno ..Simone Luti, grande bassista ,grande professionalità, persona squisita…credo non ci sia bisogno di dire altro
Hai qualche rimpianto? Qualche occasione non sfruttata?
R Chi come me nella vita fa il musicista sa che di tempo non c’è mai molto e non lo lascio certo ai rimpianti… no nessun rimpianto
D Scena musicale livornese da sempre molto attiva. Non c’è sera che non si suoni da qualche parte…
R Sì la scena musicale Livornese è sempre stata molto attiva ,anche se vi sarete accorti che da qualche anno i locali sono sempre più in difficoltà, il numero dei componenti delle band si riduce. Credo che i locali siano molto sotto pressione, non hanno nessuna agevolazione, e così si porta i musicisti a cercare concerti fuori,proponendo qui a Livorno dei progetti meno elaborati.
D Non c’è una jam che si rispetti senza Alex Sarti. Una bella soddisfazione…
R Effettivamente ogni situazione musicale senza di me è molto più moscia… no scherzo dai ahahah. Gestisco una jam session da quasi tre anni (BadJam),e questo mi da la possibilità di conoscere molti musicisti che mi invitano a loro volta ad un sacco di belle jam session in giro, e spesso partecipo volentieri .
D Progetti futuri? Qualche anticipazione?
R In verità compongo molto, non escludo quindi in futuro qualche collaborazione in studio.
D Che farai da grande?
R Da grande ricalcherò le orme che ho lasciato da piccolo…farò il musicista per sempre
GIACOMO “GIANGI” DEBOLINI
1- Il tuo strumento è la batteria…come è nato questo amore ?
R – Non so dirlo, fino da piccolo battevo sulle pentole con due mestoli…. verso i 15 anni ho ascoltato un disco di Charlie Parker e alla batteria c’era un certo Max Roach e l’amore è scattato
2 – Giacomo “Giangi” Debolini ,artisticamente parlando, è un nome importante. molto conosciuto a Livorno….per la strada ti salutano con “maestro”…
R – E’ per me un vero piacere e un onore……che dire di più.
3 – Tutto è iniziato negli anni ’60 con il gruppo livornesissimo dei SAMURAI…con tanto di tour a Londra…un evento eccezionale per quei tempi
R – Non c’è dubbio, il tour in Inghilterra fu veramente un avvenimento eccezionale per quei tempi e debbo dire che là abbiamo avuto un bel successo con scritture validissime che al tempo rifiutammo…….l’incoscienza dei giovani, avevo 23 anni e…….mi piacevano le bimbe belle !
4 – Hai suonato il beat, il rock, il prog, il jazz…tutti amati ugualmente?
R – Ho suonato di tutto per via dell’esigenza lavorativa ma ho sempre amato SOLO il Jazz !
5 – Non sono molti quelli che possono affermare di essere ricordati negli Stati Uniti. Tu hai suonato là con ottimo successo con musicisti molto famosi.
R – Ho suonato a Chicago all’hotel Sheraton e là c’erano anche musicisti italiani di ottimo livello, ho suonato a Hollywood nel Sunset Blv al Room at the Top con giovani Jazzisti formidabili, il paradosso ? Ho avuto successo come cantante ! Incredibile !
6 – La tua carriera si intreccia anche con quella di ottimi musicisti livornesi. Chi ricordi in particolare.
R – Sono molti e bravi, due su tutti Giancarlo Gragnani e Claudio Lorussi rispettivamente piano e basso, bravissimi !
7 – Quale è stata la più grande soddisfazione nel corso della tua carriera?
R – Suonare di fronte a Max Roach e sentirmi dire : bravo ! (sarà stata la verità ?)
8 – La domanda che faccio a tutti i batteristi . Charlie Watts dei Rolling Stones ha detto che il culo che conosce meglio è quello di Mick Jagger perchè sono 50 anni che se lo trova davanti sul palco. Quale è il tuo culo ?
R – Quello di Jennifer Lopez assolutamente !
9 – I batteristi che hanno influenzato il tuo stile e il tuo preferito in assoluto.
R – Max Roach, Philly Joe Jones,Elvin Jonese e Tony Williams, il mio preferito Philly Joe Jones per tutta la vita !
10 – Chi è oggi “il maestro” Giangi ? Il tuo lavoro ti permette di suonare ancora- ?
R – Suonerò sempre finchè avrò fiato e…………..si suono ancora e con musicisti di valore, il peggiore sono io.
CARLO CAVALLINI
1- Il tuo strumento è la batteria…è lei che ha scelto te o viceversa?
R – Da piccolo seguivo mio Padre che partecipava in giro per l’Italia,
a mostre estemporanee e quando si arrivava alla fine dei concorso,
la consegna dei premi era quasi sempre associata ad una serata danzante.
Ero piccolo e le orchestre di quei tempi suonavano dal vivo… non si usavano basi
midi o computer….
Io non avevo ancora 10 anni, ma durante quelle serate mi sedevo dietro al
batterista e lì restavo per tutta la sera.
Quello strumento mi affascinava in un modo incredibile…..
certe volte riuscivo anche a toccarlo, magari mentre le varie orchestre stavano
piazzando gli strumenti oppure a fine serata… e non capivo il perché tutti mi dicessero
“ non toccarlo perché si rompe “…… ma come ?…
si sarebbe rotto al tocco di un bimbo di pochi anni e non si rompeva sotto le bordate serali
dei vari batteristi ??!!…… già a quell’epoca c’era qualcosa che non mi tornava…..
comunque fu amore a prima vista e contraccambiato pienamente.
2 – Cavallini ,artisticamente parlando, è un cognome importante. molto conosciuto a Livorno….fare il musicista è stata una tappa obbligata?
R – Non credo, mio Padre non ci ha mai indirizzati o “consigliati” – tutte le scelte fatte erano
frutto di mie convinzioni e la musica era sicuramente in pole position….
Solo in una cosa ci ha condizionati o ha almeno tentato di farlo….
ci ha tenuti Lontani dalla Pittura come scelta di vita…. diceva che bastava
la sua di sofferenza……
Con me ha sfondato una porta aperta, visto che non ho mai saputo nemmeno
disegnare…. mio Fratello, pur essendo veramente bravo nel disegno, ha dovuto
scegliere tre strade… diciamo più pratiche….. e mia Madre invece… per lungo tempo
ha dipinto di nascosto…..
3 – Hai suonato il rock, il prog, il jazz…tutti amati ugualmente?
R – Mi sono sempre divertito a suonare – sono convinto che per la buona riuscita di una serata il genere alla fine conti relativamente…. ti devi sentire a tuo agio con i musicisti
con cui suoni… è il gioco di squadra che conta …bisogna essere leggeri… modesti e spesso prendersi meno sul serio….
comunque la musica che sento più mia è il Jazz, ma anche il Prog – due tipi di musica
che potrebbero risultare contrapposti a livello sonoro, il jazz diretto, scarno…
il prog invece carico di suoni, atmosfere….
nel mio iPod convivono tranquillamente John Coltrane e il Banco del Mutuo Soccorso….
4 – Suonare la batteria è faticoso, Un batterista durante un concerto perde molti
liquidi. Ti prepari in maniera particolare o lasci che tutto accada?
R – in certi contesti è più una fatica mentale, nervosa che fisica
ho avuto occasione di assistere a concerti di più di due ore
con grandi batteristi che dopo aver dato l’anima per tutto quel tempo, sono scesi dal palco senza una goccia di sudore….
Io duravo molta più fatica prima… ci sono dei motivi anche semplici dietro a questa cosa…
io ho smesso di fumare…. e quando suono duro meno fatica…. in definitiva è la stessa cosa che mi capita quando faccio 4 piani di scale….. – fino ad un p’ò di tempo tra il secondo e terzo piano facevo il pit stop…. adesso vado spedito fino all’uscio di casa….
5 – La tua carriera si intreccia con quella di altri grandi musicisti livornesi. Chi ricordi in particolare.
R – Questa è una domanda impegnativa… io ho avuto la fortuna di suonare con tanti musicisti
Livornesi, tutti di grande livello e con caratteristiche diverse l’uno dall’altro…
Dovrei fare un sacco di nomi, ne farò due o tre che mi vengono di getto… che ricordano tappe importanti della mia vita da musicista.
Mauro Grossi con cui ho iniziato a suonare Jazz alla fine degli anni ’70 – gran parte dell’amore che provo per questa musica lo devo a Lui…
Giangi Debolini – quello che mi ha fatto capire che suonare la batteria non è un gioco…
Hammer Group, il gruppo del cuore, composto solo da Amici veri
sui quali sai di poter sempre contare…. un gruppo che è riuscito ad unire musica e vita…
6 – Musicista a Livorno…che rapporto hai con la tua città
R -Livorno fino a poco tempo fa era considerata la città dei Pittori…. adesso è anche la città dei Musicisti.
Amo Livorno come la amava mio Padre, ma è una città con dei problemi che poi alla fine
si riflettono anche sulla sua vita Artistica…. siamo alle solite… non voglio buttarla sula politica
anche perché la nuova amministrazione è troppo poco tempo che lavora sul territorio, ma
almeno fino a poco tempo fa…. troppi amici di quello o di quell’altro assessore…..
troppe facce che sono sempre le stesse …. che continuo a vedere anche oggi…
7 – Quale è stata la più grande soddisfazione nel corso della tua carriera?
R – Essendo uno che si accontenta.. Ne ho avute tante…, ma visto il contesto e l’età che
avevo – una grande soddisfazione sicuramente fu il periodo delle Drum Battle con Tullio De Piscopo –
Io ero un ragazzo di 25 anni che da poco si era affacciato al jazz e lui invece era già considerato
un grande batterista – mi ricordo che le uniche prove che si fecero – furono fatte al telefono…. e quelle finali,
durante la cena al ristorante…. ma tanto c’era lui che sicuramente anche in caso di mie difficoltà
c’avrebbe messo una toppa…. e così fu…
Altra bella esperienza fu suonare con un grande del jazz mondiale – Kenny Wheeler – al Millibar di Pisa
quando me lo comunicarono pensai di aver capito male….. invece tra i tanti batteristi che frequentavano
il locale ( unico locale jazz nel giro di 100 km ) fui scelto proprio io…. e andò anche bene perché
Wheeler durante il concerto ( unica prova il pomeriggio stesso ) mi dette un sacco di spazio, dimostrando di fidarsi del sottoscritto….
8 – Charlie Watts dei Rolling Stones ha detto che il culo che conosce meglio è quello di Mick Jagger perchè sono 50 anni che se lo trova davanti sul palco. Quale è il tuo culo ?
R – Il mio potrebbe essere quello di Riccardo Mazzoli trombettista degli Hammer Group…
il gruppo più importante della mia vita, composto solo da amici veri su cui sai di poter sempre contare… un gruppo di stampo jazz rock – fusion che davvero è riuscito nella fusione tra musica e vita… difficile da raccontare…
9 – I batteristi che hanno influenzato il tuo stile e il tuo preferito in assoluto.
R -il mio “ stile “ per fortuna è ancora in “divenire”…. sono allo stesso punto di quando avevo
17 anni e mi innamoravo di un batterista e cercavo di capirne il modo di suonare….
grandi riferimenti in gioventù sono stati per il jazz MAX ROACH – ELVIN JONES – ART BLAKEY
in seguito : PETER ERSKINE – DAVE WECKL – STEVE GADD e sopra tutti : TONY WILLIAMS
per altri tipi di musica… ne dovrei citare troppi…
10 – Se tu non fossi diventato un batterista che lavoro ti sarebbe piaciuto fare?
R – se questa domanda mi fosse stata rivolta un paio di anni fa, avrei dovuto rispondere
con una battuta…. adesso invece posso dire che mi sarebbe piaciuto occuparmi
più seriamente di grafica….. mi piace molto mettere mano alle immagini o addirittura crearne
partendo da un foglio vuoto… mi diverto a fare locandine per le mie serate e
spesso le faccio anche per gli amici… è sempre un’attività che richiede uno sforzo creativo…
CESARE CAROTI
1- Partiamo dai lontani anni ’60…i MOVES
R – Il mio primo gruppo si chiamava in realta’ Anime Vaganti, i Moves vennero in un secondo momento.Il mio esordio fu l’ 8 dicembre 1966 al teatrino di Antignano ed esordii con la canzone,un Hit del tempo;”La bambolina che fa no no no
2 – Il tuo strumento è la chitarra ma il tuo vero strumento è la voce…-
R – Il mio strumento è il contrabbasso che ho studiato al Mascagni ; in seguito basso elettrico(ebbene si sono un bassista)poi per comodita’ specialmente con l’orchestra da ballo(i Melody) ho riesumato la chitarra.Tecnicamente nella banda dell’esercito(quella vera)suonavo il flicorno (una tromba in Fa ….quella di Enrico Rava…….comunemente chiamata tromba da Cavalleria).
3 – Hai iniziato con il beat…che ricordi hai di quegli anni?
R – Sono un figlio dell’epopea dei Beatles come del resto tantissimi miei coetanei.
4 – Livorno era una fucina di gruppi…chi ricordi in particolare?
R – E’vero, Livorno era una miniera di gruppi,mi ricordo i Ranger,I Satelliti.Le Mummie,gli Arceri,i GLuck 68,i Poor man,i Thugs,the Dynamites,i Modi’,i Pianeti,le Sfingi e tantissimi altri
5 – Hai un modello, un artista a cui ti ispiri?
R – Praticando ragazzi della base di Camp Darby sono arrivato all’R&B,sicuramente piu’ vicino al mio timbro vocale e percio’Wilson Pickett,Otis Redding,James Brown…per arrivare a un bianco che piu’ bianco non si puo’ Joe Cocker(venni fulminato dall’esibizione a Woodstook)
6 – Come sei approdato al gospel?
R – Dall’R&B al gospel il passo è breve ma fu Mario Fiori e signora(Anche lei entrava nei futuri joyful) a indicarmi agli inventori di questo fantastico gruppo ,ovvero The Joyful Gospel Ensamble.
7 – In molti ti chiamano “il nero bianco di Livorno”….
R – In quanto al nero bianco….se lo dicono faglielo dire
8 – Quale è stata la tua più grande soddisfazione musicalmente parlando?
R – Molte le soddisfazione in quasi 50 anni “on stage”: dal gruppo apri concerto nei tour dei gruppi dell’epoca ai concerti con i Joyful in p.zza Del Campo a Siena..p.Santa Croce. a Firenze o tour esteri….quest’anno Barcellona Gospel Festival.Poi aver duettato con mostri sacri del gospel (quelli veri americani) o aver inciso 5 cd(veri) e un video
9 – Progetti per il futuro.
R – Continuare con Joyful ,con la band dei Genius(5 rokkettari in eta’ da demenza senile che non si vogliono arrendere allo scorrere del calendario….oltre a me Gigi Saba alla chitarra,Aldo Santini tastiera,Stefano Lucarelli,batteria-Claudio Filippelli al basso) e per finire con la band da ballo(liscio non usa piu’) i Melody…ovvero un orchestra di famiglia…Zio,Zia ecc.
10- Chi è oggi Cesare Caroti?
R – Un nonno a tutto tondo sempre a disposizione,ma quando la musica chiama…….
ALESSANDRO CALDARI
1 – Te e la tua chitarra…un incontro casuale ?
1 – Beh…si’, come tanti miei coetanei era lo “strumento” per essere poi al centro dell’attenzione del tuo gruppo di amici e in particolare di….amiche.
2 – Tutto iniziò alla fine degli anni ’60 con i Sigma e poi i Doars…
2 – Esatto, come tanti altri gruppi di quell tempo iniziai a “fare sul serio” con una formazione con 5 elementi ( i Sigma) e poco dopo passammo a 4 (i Doars) con la quale per alcuni anni abbiamo girato in lungo e largo per i locali piu’ o meno famosi della Toscana grazie alla mediazione di impresario di quell tempo (Vernassa, Guerra, Santini….).
3 – Che ricordi hai di quegli anni irripetibili?
3 – L’hai detto…”irripetibili” e lo dico a ragion veduta visto che poi ho continuato anche dopo che fini’ l’avventura con il gruppo e quindi ho potuto confrontare I diversi stimoli e slanci di entusiasmo che caratterizzarono quei tempi li’ a quelli successivi dove i comportamenti erano piu’ riflessivi e pacati…..dovuti forse anche al fatto che si cresceva e le esperienze fatte ti formavano.
4 – Il più bel momento della tua carriera di musicista?
4 – Piu’ che un solo momento e’ quando in varie serate eravamo ingaggiati come gruppo “apri serata” di cantanti e complessi di grido quali Pooh, New Trolls, Camaleonti, Milva…..(era molto in voga a quei tempi).
5 – Qualche rimpianto, qualche occasione perduta?
5 – SI’….poco prima che io partissi per il servizio di Leva (anni fa era un passaggio obbligato) arrivo’ la proposta di andare a Roma a fare un provino all’ RCA che non potemmo fare visto che 2 di noi erano gia’ stati “militarizzati”….
6 – Sbaglio o non hai mai smesso di suonare?
6 – Non sbagli , a parte una piccola parentesi causa matrimonio e arrivo del primo figlio, ho ripreso il cammino musicale insieme a Claudio Profumo con il quale tutt’ora “convivo musicalmente” da oltre 30 anni…..
7 – Hai seminato bene visto che tuo figlio segue le tue orme di ottimo musicista…
7 – Occorre parlare al plurale in quanto entrambi i figli (Matteo e Diego) hanno seguito anzi …superato il mio cammino e tutt’ora sono impegnati a 360 gradi nell’ambito musicale nelle vesti di musicisti, organizzatori, direzioni artistiche e produzioni.
8 – Negli anni il tuo genere musicale è cambiato sicuramente ma nel tuo cuore penso ci sia sempre un posto per “quelle ” canzoni…
8 – Senza dubbio e la “REUNION” che abbiamo fatto lo scorso maggio in Coteto , alla quale hai fatto parte in veste di presentatore e autore di libri che parlano di quegli anni , e i pezzi eseguiti dal mio ENSEMBLE e’ stata la conferma di quanto nel cuore e nella testa c’e’ sempre posto per “quelle” canzoni
9 – Progetti futuri?
9 – Collaborazioni con colleghi cantanti e musicisti per aver modo di poter fare musica insieme a noi 2 ….eh si’ il nostro binomio (SANDRO & CLAUDIO) rimane
indissolubile.
10- Chi è oggi Alessandro Caldari?
10 – Oggi sono un “vecchietto terribile” che ancora non molla e che dopo aver influenzato i figli sta “lavorando” sui nipoti che a dire il vero si stanno rivelando molto….molto…promettenti e che e’ fautore della massima….” una vita senza musica e’ come un corpo senz’anima” …..in senso laico della cosa !!!!
ALESSANDRO CALDARI
1 – Te e la tua chitarra…un incontro casuale ?
1 – Beh…si’, come tanti miei coetanei era lo “strumento” per essere poi al centro dell’attenzione del tuo gruppo di amici e in particolare di….amiche.
2 – Tutto iniziò alla fine degli anni ’60 con i Sigma e poi i Doars…
2 – Esatto, come tanti altri gruppi di quell tempo iniziai a “fare sul serio” con una formazione con 5 elementi ( i Sigma) e poco dopo passammo a 4 (i Doars) con la quale per alcuni anni abbiamo girato in lungo e largo per i locali piu’ o meno famosi della Toscana grazie alla mediazione di impresario di quell tempo (Vernassa, Guerra, Santini….).
3 – Che ricordi hai di quegli anni irripetibili?
3 – L’hai detto…”irripetibili” e lo dico a ragion veduta visto che poi ho continuato anche dopo che fini’ l’avventura con il gruppo e quindi ho potuto confrontare I diversi stimoli e slanci di entusiasmo che caratterizzarono quei tempi li’ a quelli successivi dove i comportamenti erano piu’ riflessivi e pacati…..dovuti forse anche al fatto che si cresceva e le esperienze fatte ti formavano.
4 – Il più bel momento della tua carriera di musicista?
4 – Piu’ che un solo momento e’ quando in varie serate eravamo ingaggiati come gruppo “apri serata” di cantanti e complessi di grido quali Pooh, New Trolls, Camaleonti, Milva…..(era molto in voga a quei tempi).
5 – Qualche rimpianto, qualche occasione perduta?
5 – SI’….poco prima che io partissi per il servizio di Leva (anni fa era un passaggio obbligato) arrivo’ la proposta di andare a Roma a fare un provino all’ RCA che non potemmo fare visto che 2 di noi erano gia’ stati “militarizzati”….
6 – Sbaglio o non hai mai smesso di suonare?
6 – Non sbagli , a parte una piccola parentesi causa matrimonio e arrivo del primo figlio, ho ripreso il cammino musicale insieme a Claudio Profumo con il quale tutt’ora “convivo musicalmente” da oltre 30 anni…..
7 – Hai seminato bene visto che tuo figlio segue le tue orme di ottimo musicista…
7 – Occorre parlare al plurale in quanto entrambi i figli (Matteo e Diego) hanno seguito anzi …superato il mio cammino e tutt’ora sono impegnati a 360 gradi nell’ambito musicale nelle vesti di musicisti, organizzatori, direzioni artistiche e produzioni.
8 – Negli anni il tuo genere musicale è cambiato sicuramente ma nel tuo cuore penso ci sia sempre un posto per “quelle ” canzoni…
8 – Senza dubbio e la “REUNION” che abbiamo fatto lo scorso maggio in Coteto , alla quale hai fatto parte in veste di presentatore e autore di libri che parlano di quegli anni , e i pezzi eseguiti dal mio ENSEMBLE e’ stata la conferma di quanto nel cuore e nella testa c’e’ sempre posto per “quelle” canzoni
9 – Progetti futuri?
9 – Collaborazioni con colleghi cantanti e musicisti per aver modo di poter fare musica insieme a noi 2 ….eh si’ il nostro binomio (SANDRO & CLAUDIO) rimane
indissolubile.
10- Chi è oggi Alessandro Caldari?
10 – Oggi sono un “vecchietto terribile” che ancora non molla e che dopo aver influenzato i figli sta “lavorando” sui nipoti che a dire il vero si stanno rivelando molto….molto…promettenti e che e’ fautore della massima….” una vita senza musica e’ come un corpo senz’anima” …..in senso laico della cosa !!!!
STEFANO CIURLI
Intervista a Stefano Ciurli
D – Un bel giorno incontrasti un basso…fu subito amore?
R – Si, fu subito amore. Un suono “grosso” che si impossessò di me. Il mio primo basso fu un “Hollywood” bianco…avevo 14 anni.
D – Nel 1970 inizia l’avventura degli MK5
R – Mi chiamò Massimo Suardi…cercava un bassista…colsi l’occasione al volo ed entrai a far parte degli MK5
D – Che ricordi hai della scena livornese di quegli anni?
R – Grande atmosfera! In ogni cantina c’era un gruppo che suonava…
D – Nel 1978 il gruppo si sciolse…ma
R – Il gruppo si sciolse a causa della “naia” che ci chiamò quasi tutti…ma nel 2008 abbiamo deciso che era tempo di ricominciare.
D – Quali sono i bassisti che più ti hanno influenzato?
R – Senza dubbio Paul McCartney e Glenn Hughes
D – C’è un treno sul quale non sei salito, musicalmente parlando ,e te ne sei pentito?
R – Era il 1985…un certo Adelmo Fornaciari, cantante alle prime armi che si faceva chiamare Zucchero, stava cercando un bassista per il suo gruppo: io, molto astutamente, per la distanza…rifiutai.
D – MK5 oggi…un gruppo di amici oltre che musicisti.
R – Siamo come fratelli. I fratelli litigano, si arrabbiano, ma dopo tutto finisce con una risata. Pensa che dagli anni ’70 siamo rimasti i soliti e non abbiamo mai cambiato formazione.
D – Progetti futuri del gruppo?
R – Cercare di fare più serate possibili con il piacere di divertirsi e di far divertire chi ci segue e chi ci ascolta.
D – Oltre ai tuoi “partners” c’è un musicista che ammiri in particolare della scena musicale livornese con il quale ti sarebbe piaciuto suonare?
R – Mi piace molto Bobo Rondelli e il suo repertorio…una suonatina insieme la farei volentieri.
D – Chi è oggi Stefano Ciurli?
R – Un marito, un babbo e un nonno sempre appassionato di musica sia nostra che di altri amici.