MASSIMILIANO PIETRINI

Massimiliano Pietrini

D Massimiliano Pietrini…nato con la chitarra in mano…
R A casa la musica c’è sempre stata, soprattutto con mio fratello Mauro che già suonava giovanissimo, gli strumenti musicali a casa nostra non sono mai mancati.
La scintilla però scocco un giorno che mi ritovai per le mani una vecchia chitarra diciamo “presa in prestito” in un vecchio fondo nel cortile del quartiere dove abitavo. Qualcuno l’aveva abbandonata ( o almenio spero) li dentro ed era una cosa da quattro soldi del tipo con le corde in nylon da studenti e in condizioni pietose. Avevo circa dieci anni quella fu la prima chitarra veramente mia (o del padrone del fondo secondo i punti di vista) e da li è partito tutto. Poi io sono nato negli anni 60 (1966) il periodo d’oro per la musica. Non poteva essere altrimenti.

D Il tuo primo gruppo fu Ottalido, Cover dei Beatles, Rolling Stones, Kinks…un bel sentire
R Non proprio, in realtà ce ne sono stati altri prima, niente di che, roba da ragazzi , durati dall’alba al tramonto. Nei primi anni 80 il solo trovare un posto dove suonare, ma anche comprarsi uno strumento serio o un impianto voci era un’impresa ardua. Soprattutto per chi iniziava e magari ancora andava a scuola e non aveva molte risorse economiche racimolare qualche soldo per l’affitto di una stanza o da investire per una strumentazione decente era dura.
Era anche uno dei motivi per cui tanti progetti musicali naufragavano.
Poi si sa intorno ai 13 -14 anni le priorità sono altre. Chi riusciva a far coesistere voglia di suonare, le ragazze, lo studio o il lavoro, andava avanti .
C’era una “scrematura” o “selezione  naturale” se così vogliamo chiamarla.  Molti che conosco e che al tempo ci credevano e suonavano sono ancora in giro a farlo. Altri sono semplicemente invecchiati.
Negli Ottalido entrai perchè il loro chitarrista, l’amico Silvano Storpi lasciò il gruppo e fui invitato a prenderne il posto. C’era Stefano “Steve” Reali alla voce, mio fratello Mauro al basso, Giovanni Venturi alla batteria e Luca Scotto alla chitarra. Nell’ultimo periodo se non ricordo male e per breve tempo entrò in formazione Luca Boldrini alla batteria. Come hai detto tu il repertorio era in gran parte formato da cover.
Uno dei primi gruppi “seri” comunque furono gli Unnamed. chiamati così con poca fantasia perche non riuscivamo a trovare un nome
Era il gruppo di “famiglia”. C’era mio Fratello Mauro alla chitarra e alla voce , mio nipote Emiliano al basso e Mirco Bonaccorsi alla batteria. Io suonavo la chitarra e cantavo. facevamo pezzi nostri e cover. Provavamo in una vecchia casa di contadini che mio fratello e altri ragazzi avevano preso in affitto su una collina di Castel Anselmo, precisamente in quella che veniva usata come stalla e che era stata trasformata in sala musica e prove. Non aveva insonorizzazione alle pareti e durante le prove visti i volumi non proprio bassini ho davvero rischiato di diventare sordo!
Nell’ultima formazione di quel gruppo fece parte anche il “Conte” che da lì a poco insieme a mio fratello Mauro andarono a formare I FURMINANTI.

Un bel periodo. Anche se non è stato il massimo per vari motivi (mio padre morì poco tempo prima della formazione del gruppo) mi sono divertito molto. Dopo ho dovuto fare i conti con la vita, ma un po come tutti credo.

D Cambio di alcuni elementi e nome e nascono i Be Side, rigorosamente Beatles tribute band…
R In realtà il primo nome fu “Savoy Truffle”. Della formazione facevano parte, oltre a me, Patrizio Galvagno al basso, Lonardo De Raffaele al piano, Paolo Baldeschi (che era l’unico professionista) stranamente alla batteria e Luca scotto alla chitarra. Se non ricordo male.
Prima dei Savoy truffle c’è stato un altro gruppo che comprendeva De raffaele al piano, l’ottimo chitarrista Massimo Gaveglia in quel caso prestato al basso e altri di cui non ricordo il nome. I Beside in formazione a quattro senza De Raffaele facevano esclusivamente cover dei Beatles ma cercando  di far conoscere il lato più rock della loro musica e il loro pezzi meno conosciuti. Da li il nome B-Side “il lato B” dei dischi a 45 giri, di solito un riempitivo che spesso non veniva ascoltato e veniva favorito il lato A con la Hit del momento. Nel caso dei Beatles i lati B dei 45 giri erano invece dei signori pezzi. Di questo gruppo ricordo un bel concerto a Effetto Venezia. Certo che ripensandoci adesso B-Side era proprio un nome a c…

D Rimaniamo sui Beatles…tuo grande amore…che non muore mai.
R Si, come il primo amore. Sono cresciuto con loro il mio primo LP è stato ” A Hard Day’s Night”. Ho impararato a suonare strimpellando le loro canzoni. Anche se il mio bagaglio musicale negli anni si è arricchito rimangono ancora adesso una mia costante.

D Dall’amore per i Beatles nascono i Semolina Pilchard…bella esperienza che ti ha portato a suonare al Cavern di Livepool…una grandissima soddisfazione immagino per chi è nato a “pane e Beatles”.
R I Pilchard sono stati un gruppo a cui sono rimasto molto affezionato. Era un progetto che sulla carta non doveva funzionare vista la diversità dei vari componenti e che invece mi ha dato un sacco di soddisfazioni.
Avevamo la base operativa al Cavern di Livorno, un locale che ha dato a tanti la possibilità di esibirsi e che a parere mio non è stato riconosciuto il dovuto merito. La formazione comprendeva Piero Ciantelli alla batteria, Teresa Rotondo alla voce, Michele Angelici al basso e il mitico Alessandro “Angus” De Fusco alla chitarra solista. Con loro grazie a Piero Ciantelli, che non smetterò mai di ringraziare,riuscimmo a suonare nel 2010 al Beatles Festival di Liverpool. Facemmo una serie di concerti lì e ci esibimmo, la prima band in assoluto a Penny Lane la mitica piazza di cui parla la canzone omonima dei Fab4 e soprattutto nel Cavern di Liverpool una delle cose più belle che mi siano capitate in ambito musicale. Ma d’altra parte non ti racconto nulla di nuovo, ì c’eri anche tu Massimo.

Al Cavern di Liverpool

D A proposito di Liverpool…ero presente e scoprii un Massimiliano Pietrini anche ottimo cantante: ricordo una tua immensa interpretazione di “Mother” di John Lennon…
R Ti ringrazio. Eravamo al Cavern di Livorno quel pezzo fu preparato in fretta e furia e suonato piano e voce insieme all’ottimo pianista Sergio Brunetti. Ero solo davanti al microfono e senza chitarra mi sentivo un po nudo. Il pezzo era molto particolare e toccante. Non è venuto fuori perfetto ma c’ho messo del mio meglio. Non mi reputo un cantante e se potessi me ne starei su un lato del palco a suonare la chitarra che è la cosa per me più bella del mondo, ma le situazioni a volte richiedono di posizionarsi più al centro del palco e allora mi adatto.

D E dopo i Semolina che hai fatto prima di formare i Teenage Wasteland ?
R Dopo i Pilchard c’è stato un periodo di calma relativa. La famiglia si è allargata e mi sono trovato con meno tempo a disposizione. Diciamo anche che la fine dei Semolina Pilchard mi aveva lasciato un po di amaro in bocca. I vari componenti non avevano mai considerato il gruppo come doveva e meritava. Tutti avevano altre situazioni e progetti a cui dedicavano più attenzioni e in alcuni mi chiesero anche di prenderne parte. A questi io non credevo molto e infatti alla lunga ho avuto ragione. Dei Pilchard nell’ultimo periodo fece parte anche il grande Franco Incani al basso che ricordo con immenso piacere. Dopo il gruppo ho continuato ha suonare con l’amico fraterno Leonardo De Raffaele al piano, in un duo acustico che, vista la passione di entrambi, non poteva che essere a tema Fab4.

D Parlaci del tuo gruppo odierno, i Teenege Wasteland appunto…
R Del nostro gruppo fanno parte Fausto Bonsignori al basso, Giovanni Venturi alla batteria e Paolo Albanese alle tastiere. Ancora una volta mi sono dovuto adattare a fare il cantante\chitarrista e questa cosa sta cominciando a darmi soddisfazioni. Come gruppo siamo all’inizio e per me è la prima volta che capita di suonare con un tastierista. Synth e tastiere hanno aperto altri orizzonti musicali e quindi ci possiamo permettere di fare pezzi molto più elaborati. Il nostro repertorio adesso comprende brani degli WHO, Pink Floyd e Rolling Stones tra gli altri. E’ una bella esperienza e con i componenti, anche umanamente, e cosa non da poco, c’è  una bella intesa.

D Chi è oggi Massimiliano Pietrini ?
R Mah… bella domanda. Di certo quel ragazzo di 14 anni che viveva per la musica è ancora qui dentro fortunatamente. Adesso sono un padre e le priorità sono ovviamente cambiate e ho dovuto venire a compromessi tra impegni familiari e lavoro e musica…ma mi diverto ancora un mondo a suonare.

LUCA DEL RIO

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Intervista al batterista dei Dynamites Luca Del Rio

D Nel 1967 nascono i Dynamites e alla batteria c’è Luca Del Rio…

R Si nel 1967 nascono The Dynamites detto poi alla livornese ” i Dinamitesse” e alla batteria ci sono io Luca Del Rio. La mia prima batteria una super Alberti con le pelli di ciuco per poi passare, a fine carriera, ad una Ludvig madreperlata bianca. Una vera bomba

D Altro Mondo, Piper di Viareggio, Caravella di Forte dei Marmi, Don Carlos…in questi locali eravate di casa e molto apprezzati…

R Oltre ai locali che hai indicato c’era “La capannina di Viareggio” forse quella che mi emozionava di più. Poi molti altri locali della costa Toscana furono per noi le mete del fine settimana senza però dimenticare campo Derby ed il locale più importante del campo, il Getaway, sulla Pisorno, dove facemmo da spalla anche ai Four Kens. Che bellezza, che tempi. In quegli anni si uni ai 4 Dynamites anche il cantante degli ex Poor Men, Nedo Faucci, che imparando bene la pronuncia dei pezzi soul lo scambiavano per uno statunitense!

D Nel 1969 all’Atleti di Livorno avete accompagnato Patti Pravo…mica poco.

R Si abbiamo fatto da spalla a molti gruppi famosi italiani come gli Equipe 84, i Califfi, Massimo Ranieri, Patti Pravo, ed anche stranieri come I Primitives, i Four Kens ed anche Brian Auger and Julie Driscol quest’ ultimi al Piper di Viareggio

D Sempre nel 1969 al Tennis Club di Tirrenia avete aperto la serata alla mitica Formula 3. Addirittura il vostro chitarrista Carmine Santaniello ha sostituito il grande Radius che non stava bene…

R Si al Tennis Club di Tirrenia andò proprio così. Fortunatamente Carmelo, e non Carmine, conosceva i pezzi e andò bene.

D Nel 1970 entrano a far parte del gruppo altri elementi tanto da formare un vero e proprio supergruppo, chiamato Atto Primo. Lasciate il beat e abbracciate la musica rock…Chicago, Deep Purple, James Brown…

R Il 1970 fu l’anno del cambiamento. I Modi ed i Dynamites suonavano all’ Atleti alternandosi ogni ora, ma all’inizio dell’anno i Modi decisero di sciogliersi e così i tre fiati si aggregarono a noi. I tre erano: Icilio Lanini, Paolo Ciangherotti e Giovanni ( accidenti non mi viene in mente il cognome). Nacque così l’Atto Primo un super gruppo di 8 elementi che miglioro’ nel genere Soul e successivamente cominciò a suonare i Chicago i Blood S&T, i King Crimson ed altro ancora. Ogni settimana un pezzo nuovo, ma che fatica per impararlo ascoltando le parti con il disco. Gli spartiti non si trovavano, quindi tutto ad orecchio. 1970 e 1971 furono gli anni, per me di grande soddisfazione. Ogni domenica all’Atleti c’erano circa 1000 persone ed Arrigo Pastacaldi era contentissimo. Tutte le settimane voleva sentire l’anteprima di quello che avevamo imparato.

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D A quel punto eravate una vera e propria orchestra…ma nel 1974 il gruppo si scioglie. Che successe ?

R Il 31 dicembre del 1971 decisi di lasciare il gruppo. Dopo un mese sarei dovuto partire militare e quindi mi sostituì Stefano Picchi, amico, coetaneo, antignanese come me ed un bravo batterista. Finito il militare, nel 1973, entrai a lavorare alla Stanic e da li cambiò la mia vita. Cambiarono anche le cose per i gruppi musicali, la discoteca prese il sopravvento e contribuì al declino di tanti gruppi. Altre cose??? Non saprei!!!

D Dopo questa esperienza mica avrai messo la batteria in soffitta ?

R C’è stato un lungo periodo in cui non ho più suonato. Non avevo più lo strumento e non valeva più la pena ricomprarlo. Ho formato una famiglia, ho avuto due figli Tommaso e Lorenzo,ho ricomprato una batteria usata e gli ho insegnato a suonare. Dopo l’Università Lorenzo comprò una Tamburo molto bella e con i suoi primi stipendi una Roland elettronica. Ora mi diverto un po anch’io, spesso suono, ed ho insegnato a mio nipote, che ora ha 7 anni, a suonare alcuni pezzi di Eric Clapton ( i più facili naturalmente). Anche il fratello più piccolo ( che ora ha tre anni) comincia a saper muovere le bacchette a tempo di musica. Insomma una famiglia di batteristi

D Parlando con i fratelli Santaniello mi parlarono di una possibile reunion…ci sarà ?

R Reunion??? A volte verrebbe la voglia, ma siamo così arrugginiti e così impegnati che la vedo dura. Chissà!!!!! Meglio vivere dei bei ricordi che rimanere delusi da una cosa poco soddisfacente.

D Una domanda che faccio a tutti i batteristi: Charlie Watts dei Rolling Stones ha sempre detto che il “culo” che conosce meglio è quello di Mick Jagger perchè sono più di 50 anni che se lo trova davanti sul palcoscenico. Qual’è il tuo “culo” ?

R Di culi ne ho visti diversi. Quando eravamo quattro quello di Aldo e Carmelo, quando diventando 5 quello di Nedo e quando diventando 8 quelli dei tre fiati. Ma il culo più bello è stato quello di una spogliarellista a Campo Derby che si spogliava davanti a me prima di girarsi verso i militari. È stato difficile mantenere il tempo giusto con tutto quel ben di Dio.

D Chi è oggi Luca Del Rio ?

R Oggi Luca Del Rio è un pensionato da quattro anni. La pensione se l’è guadagnata dopo 40 anni di raffineria Stanic e poi Eni quindi una mattina  potremmo trovarci e parlare un po’. La mattina perchè il pomeriggio faccio il nonno.

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FRANCO PAGANELLI

I Milvi con Milva

1 I milvi nascono nel 1973 e alla chitarra Franco Paganelli.

Premetto che il gruppo non si chiamava così e che l’improbabile nome di “Milvi” è nato per gioco; quando qualcuno ci chiedeva qual era il nome del gruppo, noi, per ridere, ma con tono serio, rispondevamo “I Milvi”, anzi “I Mirvi”.

Per essere precisi “i Milvi” nascono nel 1971. Nel 1973 Claudio Barontini sostituisce il precedente bassista e successivamente si aggiunge Marco Gasperetti al flauto. Mettemmo su tutto il repertorio sotto la guida di Eugenio (Neno) Vinciguerra, che già lavorava con Milva, nel negozio di Music City, lo storico negozio di Anna e Tony che allora era in Piazza Cavour. Pochi giorni prima del debutto c’incontrammo con Milva a Roma per le prove. Appena lei ci vide esclamò: “Eugenio, ma sono dei bambini!”, e lui, semplicemente: “Sì, ma senti come suonano!”. Da Roma ci trasferimmo direttamente in Basilicata da dove, quell’anno, partiva il Cantagiro. Nel mese di giugno ci fu il debutto, un’esperienza indimenticabile soprattutto per me che avevo appena 15 anni. Il Cantagiro era una specie di Festivalbar dell’epoca: tutte le sere, per una ventina di giorni, uno spettacolo in una città diversa, con partenza dalla Basilicata ed arrivo in Trentino con diretta TV. Tutte le sere a contatto nel back stage con artisti famosi che fino a pochi giorni prima avevo visto solo in tv. Ricordo Lucio Dalla, i Pooh, Mia Martini, I Ricchi e Poveri, Ron (allora si chiamava Rosalino) ma anche ospiti eccezionali come Aretha Franklin, Donovan ed i Led Zeppelin (dei quali conservo ancora gli autografi) e che ho visto andare di corsa verso il palco per ascoltare “Che sarà” dei Ricchi e Poveri con Roberta Plant che incitava agli altri con “Che sarà”!, Che sarà”!

Franco Paganelli alla chitarra …. Posso dire con sincerità di aver avuto una grandissima fortuna, quella di trovarmi al posto giusto nel momento giusto, quando Neno Vinciguerra doveva costituire il gruppo e si rivolse a Tony di Music City dal quale andavo a lezione di chitarra.

2 Milvi perché dal 1973 al 1980, sotto la guida dell’impresario Elio Gigante avete accompagnato Milva in giro per il mondo…raccontaci

Ho accompagnato Milva dal 1971 fino al 1979. Per quanto mi ricordo, a metà di questo percorso, Elio Gigante, che era l’impresario di Mina, divenne anche l’impresario di Milva. Sicuramente un numero uno, una forte personalità ed un grande carisma. Ricordo che ci accompagnò nel tour negli Stati Uniti e in Canada e mi chiamava per fargli da interprete perché parlavo inglese. Con Milva abbiamo davvero girato mezzo mondo …

3 Entrare al Madison Square Garden di New York deve essere stata una bella emozione….

All’epoca avevo 22 anni. Negli anni ci siamo esibiti anche in teatri importanti, ma il Madison Square Garden era sicuramente qualcosa di mitico, almeno nel nostro immaginario. Poter raccontare, oggi, che ho suonato al Madison Square Garden, beh, non è cosa da tutti.

I Milvi a New York

4 E poi Olympia di Parigi, palazzetto del ghiaccio di Montreal, Giappone, Unione Sovietica…mica male per un gruppo di giovani livornesi…

Anche Corea del Sud, per non parlare di tutta Europa. Davvero tantissimi ricordi e tanta nostalgia.

Sono stati anni meravigliosi, pieni di soddisfazioni e di esperienze irripetibili, di divertimento e piacere nello stare insieme agli altri amici del gruppo.

5 Quando Milva iniziò con il gospel ci fu una sinergia con i New Folkstudio Singer.. gruppo di colore americano…

Sì, per un paio d’anni abbiamo utilizzato questa formula; abbiamo fatto parecchi spettacoli insieme suonando gospel che Milva cantava ed interpretava in modo superbo riscuotendo sempre molto successo.

6 Quegli erano anni bellissimi. Voi eravate in giro per il mondo…che rapporti avevate con la scena musicale livornese del tempo?

Parlo della mia esperienza. Personalmente, pochi rapporti. Prima di accompagnare Milva ero molto giovane e frequentavo poco l’ambiente musicale nel quale avevo poche conoscenze. Successivamente, gli impegni del liceo prima e dell’università hanno fatti sì che ci fossero poche occasioni di contatto.

7 E dopo l’esperienza con i Milvi, mica avrai messo la chitarra in soffitta?

Certo che no. La passione per la musica, e in particolare per uno strumento musicale, non ti lascia, è parte di te, della tua sensibilità ed è un tuo mezzo di espressione. E’ anche vero, però, che lo studio serio e sistematico l’ho abbandonato ormai da molti anni e sicuramente sono ormai fuori esercizio. Rimane però il piacere di suonare spesso qualche nota. Ho la soddisfazione e l’orgoglio di aver trasmesso questa passione a mio figlio che, ovviamente, suona la chitarra ed è molto bravo. Si è diplomato al Mascagni, ha proseguito gli studi all’estero ed attualmente insegna chitarra in un istituto musicale di Berlino, città dove vive e tiene concerti. Quindi, quello che ho cominciato è stato proseguito, ma con maggiore capacità e talento, da mio figlio.

8 Sono tempi di reunion a Livorno…I Samurai, le Mummie, i Titani…mai presa la voglia di ricontattare “I Milvi” ?

Per dire la verità ci sentiamo di tanto in tanto promettendoci di organizzare a breve una cena che però in tanti anni – come spesso succede – non si è mai fatta. Di una reunion musicale non si è mai parlato perché, a parte Eugenio Vinciguerra, io e gli altri abbiamo poi preso altri strade.

9 Franco, c’è in te un rimpianto? Una occasione non sfruttata a dovere?

Certo! Rimpiango di non aver lasciato più spazio alla musica coltivando questa passione come avrei voluto. Ma quando è cessata la collaborazione con Milva, poco tempo dopo mi sono laureato e tutto il mio tempo è stato dedicato a costruirmi una professione lasciando il resto in secondo piano. Del resto ho sempre vissuto la musica come passione ma non ho mai pensato di farne il mio lavoro.

10 Chi è oggi Franco Paganelli

Libero professionista, sessant’anni, felicemente sposato, due figli di cui è orgoglioso, totalmente assorbito dal proprio lavoro ma con la chitarra, passione di una vita, sempre a portata di mano.

Franco Paganelli ieri

MAURO BINI

Gli Spettri A

D – 1964…si formano gli Spettri con Mauro Bini all’organo…il tuo primo gruppo.

R SI proprio così il gruppo degli Spettri nasce nel 1964 con alcuni musicisti navigati e di avanzata età, pensa che io avevo 17 anni e il mio sassofonista aveva oltre 60 anni , ma dopo pochi mesi sulla scia dei Beatles il gruppo si rinnova con Arturo Morlacchi alla chitarra e con Roberto Dossena al basso ovviamente io e il batterista Buti Carlo.

D – Gli Spettri si sciolgono nel 1965 e nel 1967 entri a far parte dei Fantasmi…

R Nel 1966 dopo aver suonato in alcuni locali del Pisano come “La Pergola” a Cenaia “Lo Sparviero “ a Ghezzano, “il Palco” a Castellina M. ecc. ecc e dopo alcuni cambi di musicisti il chitarrista Ciro che intanto si era aggiunto in quel periodo viene ingaggiato per suonare all’estero e il batterista Buti decise di cessare per motivi di lavoro il gruppo degli Spettri si sciolse.

Nel 1967 io e il bassista Roberto Dossena che avevamo stretto una sincera amicizia entrammo a far parte del gruppo dei Fantasmi , che in quel periodo erano fermi ; più che entrare nel gruppo ingaggiammo in particolare il cantante e chitarrista Mauro Silvi che portò con se il nome del gruppo. Mauro Silvi che a tutt’oggi in attività avendo una particolare voce molto adatta per brani del genere blues e rythm’ n’ blues modulando la voce alla Elvis Presley.

D – Al Pirata eravate di casa ma vi esibiste anche al mitico Piper e all’Atleti, dove eravate molto apprezzati…

R Si, il nostro maggior impegno fu, subito dopo il nostro assestamento, al ” Pirata” oggi la Goldonetta , mi pare nei locali del teatro Goldoni . Il Pirata ogni domenica straboccava di gente , fu un periodo come dici tu di grandi soddisfazioni e venivamo chiamati a suonare da molte parti compreso l’Albergo Atleti , il Piper collocato al circolo Astra all’epoca, avemmo un contratto a Camp Darby al circolo ufficiali , sotto ufficiali e al bagno degli americani di Tirrenia. Fu un periodo nel quale si scambiavano molti musicisti infatti con il nostro gruppo suonò in periodi diversi Filippo Russo sassofonista , Mauro Ciagherotti, Starnotti Ilio batteria , e altri batteristi di cui ricordo solo il nome quali Luciano , Piero , e infine Paolo Granchi. Devo dire però che lo zoccolo duro diciamo cosi per intenderci , fu rappresentato da 3 componenti , Mauro Silvi, Roberto Dossena e il sottoscritto.

D – In pratica siete stati sulla breccia fino al 1974…poi l’avventura finì. Una bella avventura comunque…bellissimi ricordi immagino.

fantasmi al pirata ottobre 1967

R Negli anni successivi sino al 1974 anno di conclusione di questa esperienza, ricordo proprio l’ultimo dell’anno al Delfino di S.Vincenzo con il gruppo dei Fantasmi, suonammo in molti locali della Vesilia ,un lungo contratto a Ripa di Seravezza che ci permise di essere conosciuti da diverse persone e che tramite impresari fummo inviati a suonare in Lucchesia nell’Empolese e addirittura nel Grossetano.

D – Erano anni incredibili…a Livorno in ogni rione c’erano gruppi che suonavano; in che rapporti eravate con i vostri colleghi musicisti livornesi?

R E’ vero, erano anni incredibili e di grande fervore musicale; se non ricordo male in quel periodo furono censiti in maniera approssimativa in tutta la provincia di Livorno oltre 100 gruppi tra chi suonava, chi si avvicinava alla musica, chi stava provando ma insomma un bellissimo periodo per i musicisti, ed i rapporti almeno tra quelli che ci conoscevamo erano spesso di collaborazione e amicizia perché cosi è la musica è un filo sottile che unisce chi davvero chi la ama .

D – Tu sei un organista…quali i tuoi punti di riferimento?)

R Organista è un titolo importante , suono le tastiere e provengo dalla Fisarmonica come mio primo strumento , comunque i mie riferimenti sicuramente sono quelli dei grandi organisti che hanno fatto si che l’organo divenisse , in particolare l’Hammond , uno strumento fondamentale per tutti i generi musicali questi per me sono dei Miti : Jimmy Smhit , Brian Auger, Keith Emerson, Joe Zawinul …purtroppo alcuni di loro non ci sono più.

D – Dopo i Fantasmi mica avrai attaccato la tastiera al chiodo ?)

R Purtroppo si, per molti anni ho proprio attaccato la tastiera al chiodo come si dice , ma in questi ultimi tre quattro anni ho ripreso a suonare e mi sono comprato una tastiera Hammond SK1 che era il mio sogno da giovane; chiaramente uno strumento digitale e che pesa solo 6 kg a differenza del famoso organo Hammond che anche il portatile pesava qualche decina di kg. Devo dire che il suono però è uguale e quasi ti meravigli che un piccolo strumento cosi faccia gli stressi identici suoni dell’originale compreso il leslie.

D – Mauro, qualche rimpianto, musicalmente parlando ? C’è un treno sul quale non sei salito ?

R Si un rimpianto musicalmente parlando mi è rimasto : nei primi anni ’70 il gruppo dei Fantasmi venne contattato da un’agenzia che organizzava crociere turistiche: dovevamo , prima fare alcune esibizioni per 2 mesi circa in alcuni locali in Svizzera , dopodichè imbarcati su una nave da crociere con conseguenti contratti annuali. La nostra risposta purtroppo sofferta fu un no, perché alcuni di noi , io compreso, avevamo ottenuto un lavoro sicuro e altri si erano sposati e ciò comportò il nostro diniego , ma queste erano riflessioni che a quei tempi venivano dalla nostra cultura e dalle abitudini, delle nostre famiglie, oggi sarebbe stato sicuramente diverso perché far divenire la passione della musica il proprio lavoro penso che sia la soddisfazione maggiore per qualsiasi musicista.

D – Gli anni sono passati…i capelli non sono più dello stesso colore…ma sei d’accordo con me nel dire che chi ama la musica non invecchia mai?

R Mi pare che questa risposta sia già espressa nelle precedenti perché il sentimento di uno che ama la musica non può mai passare. E’ vero che la musica ci fa sentire sempre più giovani ci mette sempre in discussione e nel tempo ci forma con un sentimento più dolce, meno egoistico e più solidale, non guardando troppo alle differenze perché la musica si scrive nella stessa maniera, si legge nella stessa maniera e si suona con espressioni sentimentali di culture diverse.

D – Oggi hai un ruolo di prestigio all’interno della associazione ARCI; un impegno che penso ti gratifica e appaga…quindi chi è oggi Mauro Bini ?

R Nel periodo prima citato dicevo di aver attaccato la tastiera al chiodo ,è vero perché in tutti questi anni sono stato impegnato in attività politiche , sociali e culturali in particolare presidente di un comitato territoriale dell’Arci , di conseguenza ai livelli Regionali e Nazionali dell’associazione. Questo però mi ha permesso di non dimenticarmi ma, semmai sviluppare in altro modo la mia fondamentale passione ,la musica. Infatti sono uno dei promotori della “festa della musica” lanciata molti anni fa dall’Arcia, rassegna musicale dei gruppi giovanili e emergenti che si svolge nella data del 21 giugno in moltissime città italiane. A livello locali abbiamo organizzato da oltre 20 anni “Beat e Summerbeat”, due rassegne musicali ,una invernale ed una estiva dalle quali sono transitati tra i migliori musicisti del mondo tra i quali David Holland, Kenny Wheeler, Jan Garbarek, Joe Zawinul, Brian Auger, Herbie Hancok, e gruppi come gli America non chè gruppi Italiani quali i Nomadi, Piero Pelù, Ivano Fossati e Jazzisti italiani quali , Paolo Fresu, Danilo Rea, Gatto ed altri ancora

Quando mi hai cercato ero a Cuba , io molto spesso vado a Cuba per collaborazione con il ministero della cultura cubano su progetti di cooperazione per l’Arci: questo mi ha permesso di portare e lavorare all’organizzazione di tre concerti all’Avana : I Nomadi , Edoardo Bennato e Jovanotti. Devi sapere che Cuba è una fucina di musicisti. Suonare Salsa con ritmi afrocubani per i cubani è pane quotidiano e i percussionisti e musicisti di strumenti a fiato quali tromba trombone e sax sono tra i migliori.

Come puoi vedere se c’è stato una pausa molto lunga della mia vita non suonando sono sempre stato impegnato in questo meraviglioso mondo che difficilmente può essere cancellato dalla mia mente. Oggi ho un duo Fikkin’s che prende il nome dal mio alias Ficchino e da tre anni suoniamo in locali facendo piano bar con musiche cover ovviamente di quei favolosi anni musicali ’60 ’70.

SERGIO CONSANI

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D.: 1967… nascono i Pionieri, gruppo storico di Livorno e tu ne eri il batterista…
R.: Sì, è stato il mio primo vero gruppo con cui ho cominciato a suonare. C’erano Auro Morini alle tastiere, Andrea Michelazzi al basso e Alberto Esposito alla chitarra.
D.: Iniziaste come gruppo di supporto al cantante Alfonso Belfiore, con il quale vi esibiste in molti locali della Versilia e della costa ligure. Che ricordi hai?
R.: In realtà Belfiore è subentrato dopo qualche mese che noi avevamo già iniziato a suonare in vari locali della Toscana. Alfonso cercava un gruppo con il quale esibirsi, e trovò noi. La Versilia l’abbiamo battuta a tappeto, e oltre, fino a Marina di Carrara e La Spezia. pionieri eurodavoli 9-3-1968
D.: Nel 1968 cessa la collaborazione con Belfiore e il gruppo intraprende un proprio cammino musicale. “Abbandonammo il beat per dedicarci alla nuova musica americana, soprattutto il rythm’n’blues di Otis Redding e James Brown” mi diceva il tuo compagno Andrea Michelazzi… confermi?
R.: Assolutamente. Ci piaceva molto quel genere, e Redding e Brown a quei tempi erano dei veri e propri miti della musica. Abbiamo cercato poi altre soluzioni musicali, ma forse eravamo troppo giovani per avere le idee chiare, e quando ti lasci trasportare solo dall’istinto senza abbinare tecnica e preparazione, allora tutto diventa più difficile.
D.: Nel 1970 vi siete sciolti… che successe?
R.: Io avevo voglia di andare oltre, di intraprendere una vera e propria professione, di fare della musica la cosa principale della mia vita. Invece gli altri si sono fidanzati e accasati, mentre io entrai a far parte del quintetto di Livio Marchetti, trombettista, e andai a suonare con loro su una nave da crociera sulla quale sono rimasto un anno e tre mesi. Un’esperienza fantastica, dove ho conosciuto un sacco di gente, di musicisti e mi sono visto mezzo mondo.
D.: Sei rimasto in contatto con qualche “pioniere”?
R.: Certo! Con tutti. Andrea, Alberto e Auro sono ancora amici miei, e ci siamo visti, abbiamo cenato insieme e quasi quasi avevamo in progetto di organizzare una serata come ai vecchi tempi, mettendo su un piccolo repertorio ed esibirci in qualche locale. Ma manca il tempo, e tra il dire e il fare…
D.: Inutile negarlo… gli anni ‘60 sono stati anni irripetibili. Senza dubbio sono ricordati come gli anni della gioventù… ma non penso che sia solo per quello. Tu che hai vissuto da protagonista musicale quel periodo che ne pensi?
R.: Gli anni ’60 sono stati il periodo d’oro per cantanti e gruppi musicali. La cosa bella è che c’erano tantissimi locali in cui potevamo suonare, e nonostante fossimo in molti a volerci esibire, i concerti e le serate nelle sale da ballo non mancavano mai. Quando avevo 17 anni suonavamo quasi due volte alla settimana: impensabile oggi per un gruppo che è appena nato. Lo vedo male il futuro per i giovani musicisti.
D.: “Erano solo canzonette” si sente spesso dire, rispetto alla musica beat… ma se tutt’oggi fanno “battere il piede” forse non erano solo canzonette…
R.: Ma quali canzonette! Forse che oggi in giro ci sono delle canzoni migliori di quelle degli anni ’60? Poche sono le canzoni di oggi che rimarrano nella storia, mentre quelle degli anni ’50 e ’60 le ascolteranno anche fra cent’anni. Certo, oggi la tecnologia ha influenzato molto le sonorità e la qualità è migliorata, ma poi sono i musicisti e i parolieri a dover far bella una canzone, e se non hai talento non c’è tecnologia che tenga.
D.: Quali sono i tuoi riferimenti musicali?
R.: In linea di massima ho sempre amato il jazz e le grandi orchestre. Non disdegno però la fusion e sono tanti i musicisti che apprezzo, ascolto e ammiro.

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D.: Una domanda che faccio a tutti i batteristi alla quale non puoi sottrarti: Charlie Watts dei Rolling Stones ha sempre detto che il suo “culo” è quello di Mick Jagger che da più di 50 anni si trova davanti sulle scene. Quale è il “tuo culo”?
R.: Uno su tutti: Steve Gadd. In seconda fila Dave Weckl. E poi, per andare un po’ indietro nel tempo, ho sempre amato Joe Morello, il batterista di Dave Brubeck: pulito, tecnicamente bravissimo ma con un cuore sempre aperto alle emozioni e alla comunicatività.
D.: Hai attaccato le bacchette al chiodo o suoni ancora oggi?
R.: Stai scherzando! Un vero musicista non attacca mai lo strumento al chiodo fino a che non muore! Io, quando ho lasciato i Pionieri e sono andato negli Stati Uniti, ho iniziato a fare la professione vera. Sono rimasto negli States cinque anni, ho suonato per diversi musical in molte città americane, ho avuto un gruppo jazz con una cantante cinese eccezionale e poi sono tornato in Italia. Un produttore livornese che lavorava per la RCA mi disse che i Pandemonium cercavano un batterista, sono andato a Roma, ho fatto un provino e mi hanno preso. Era il 1976. Vi ricordate quel pezzo intitolato “Tu fai schifo sempre”? Be’, con questo pezzo assolutamente fuori dalle righe andammo a Sanremo nel 1979. Poi nell’80 ho lasciato i Pandemonium e ho fatto molto lavoro di studio dove registravamo quasi ogni giorno colonne sonore per i film che allora uscivano in continuazione. Ho lavorato per anni con Ennio Morricone, Nicola Piovani, Luis Bacalov, Pino Donaggio, Stelvio Cipriani e… non so quanti altri. In tour con Francesco De Gregori, Gabriella Ferri, un’incisione con Paolo Conte… e basta, sennò non si finisce più. E oggi, che sono tornato a Livorno da qualche anno per questioni personali, ho un gruppo jazz, il JBJ Trio, con il quale mi trovo benissimo: Max Fantolini al pianoforte e Giulio Boschi al contrabbasso. E anche quest’anno parteciperemo al mese del jazz organizzato dall’Unesco ad aprile.
D:: Chi è oggi Sergio Consani?
R.: Uno che non si arrende mai e che una ne fa e cento ne pensa. Oltre a suonare con il mio trio, sono il responsabile della Redazione di questo giornale, 57100livorno.it, poi insegno scrittura creativa, perché c’è da dire che ho pubblicato sei romanzi. Inoltre insegno sceneggiatura cinematografica alla Scuola Cinema del Vertigo. Ho qualche altro progetto in mente, ma magari ne parliamo un’altra volta.

sergio consani oggi       consani sergio oggi

DICK MATTACCHIONE

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D Dick Mattacchione…batterista…i tuoi vicini ti amavano quando provavi lo strumento?

R Non provavo certo in casa mia…altrimenti sai che problemi !

D Nel 1966 nascono i D/MEG…nome strano…

R Erano le iniziali dei nostri nomi : Dick (Mattacchione), Maurizio(Di Giovanni), Emilio (Buffolino), Giorgio (Nicastro).

D Nel vostro repertorio soprattutto cover dei Beatles ma non solo…

R Esatto. Beatles ma anche altri complessi famosi. Riuscimmo anche a scrivere due nostre composizioni “Tweed” e “L’estate presso passerà”.

D Eravate di casa alla Baita sugli Scali D’Azeglio; che ricordi hai di quel periodo?

R Ricordi bellissimi…forse perchè eravamo più giovani !

D Nel 1970 il gruppo si sciolse…che hai fatto dopo, musicalmente parlando?

R Ho continuato al “allenarmi da solo”…

D Erano anni molto belli quelli, si respirava un’aria incredibile in città…

R Si certo, era un momento storico completamente diverso da adesso, da molti punti di vista migliore…una esplosione di vitalità gioiosa e non violenta.

D E dopo la musica il tuo nuovo grande amore : il teatro.

R Il teatro ha sempre fatto parte della mia vita : sono figlio e nipote di attori da parte di madre.

D Sempre su un palco si sta…diversità tra il musicista e l’attore?

R Diversità enorme, ma spiegarlo sarebbe troppo lungo. Il pubblico musicale è molto differente da quello che va a teatro.

D Il teatro ti ha completamente “preso” o trovi il modo di suonare ancora?

R Non mi sono più esibito in pubblico come musicista. Comunque mi mantengo in esercizio.

D Chi è oggi Dick Mattacchione ?

R E’ il Direttore Artistico della Compagnia Teatrale “Dietro il Sipario” che si esibisce ormai da trenta anni…ma questa è un’altra storia.

Dick Mattacchione oggi

LOU PINA

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Intervista alla cantante Lou Pina

D Lou Pina, cantante . Perchè questo nome d’arte visto che il tuo nome di battesimo è Sara?

R Mi chiamo Sara Lupini, ma da quando ho iniziato a utilizzare i social media, soprattutto facebook, ho cercato di utilizzare uno pseudonimo per mantenere un minimo di controllo sulla privacy. Lou Pina è un gioco di parole con il mio vero cognome e poi mi ricorda Lou Reed che fa sempre bene!

D Penso di essere stato il primo che ha “passato” un tuo brano in radio. Ricordo il tuo concerto con Francesco al Cavern…

R Stavo guidando per raggiungere la sala prove e ho sintonizzato la radio in tempo per sentire “Sunday Morning”, il nostro brano, alla radio; è stata una sensazione meravigliosa e ti saremo sempre grati per avercela regalata. Abbiamo ancora dei bellissimi ricordi delle serate al Cavern, sono state una parte importante della nostra esperienza musicale e non solo.

D Hai una gran bella voce, ripercorriamo la tua carriera musicale?

R Sorrido al pensiero di considerare la mia una carriera: ho iniziato con il teatro a 16 anni, presso il Vertigo dove, dopo qualche anno di intensa frequentazione, ho scoperto la mia passione per la musica. Grazie ai corsi e all’ambiente creativo di quella scuola ho trovato la mia “voce” e per questo devo ringraziare 3 persone: Marco Conte, Marco Voleri e Sergio Brunetti, che mi hanno convinto a fare un salto nel buio e iniziare a cantare. I primi passi tramite saggi e spettacoli, dal musical ai classici italiani, fino agli stornelli Livornesi, chitarra e voce sul palco dei 4 Mori.
A quel punto per sperimentare qualcosa di diverso ho lasciato il teatro e iniziato a cantare brani cover in una band di ragazzi.

Le prime prove al fondo presso il mercato centrale, non c’era un’idea precisa, suonavamo cosa ci piaceva e cercavamo occasioni per i live durante il periodo estivo.

Quando la band ha trovato un assetto e un progetto, sono nati gli Strange Colours. Ci eravamo spostati in zona Picchianti e avevamo realizzato una scaletta di cover classiche rock anni 60′ e 70′. C’era un ottimo feeling in sala e riuscivamo più o meno diplomaticamente ad accordarci sulla scelta dei brani, riascoltando le registrazioni amatoriali fatte da parenti e amici durante i concerti non eravamo male…tra il 2010 e il 2012 siamo andati un po’ in giro sui palchi di Livorno e provincia.
Siamo stati a suonare al mercatino americano durante Effetto Venezia, al Summer festival in Villa Corridi per la celebrazione dell’anniversario di Woodstock e in diversi locali cittadini, tra cui il Cavern. La mia storia musicale comunque si intreccia a maglie strette con quella personale visto che ho trovato l’amore tramite la musica, Francesco, il mio compagno da 7 anni: era il batterista della band e per me anche il principale supporto tecnico visto che personalmente non ho basi di teoria e, sebbene lui non abbia studiato musica, ha una predisposizione naturale ad apprendere e una pazienza infinita nel cercare di insegnarmi. Francesco suona anche la chitarra acustica e così al lato del progetto rock, a partire dal 2012 ci siamo dedicati a un progetto parallelo: un duo acustico minimalistico, chitarra d’accompagnamento, voce e un nome assurdo, i Sotto Una Grande Foglia Verde, che era effettivamente un oggetto di design per camerette in vendita all’IKEA che ci portavamo sul palco per fare un po’ di scena! Qui sono dovuta scendere a compromessi con le mie mancanze tecniche, con un assetto così essenziale c’è molto più spazio per errori e molto più potenziale per creare un contatto emotivo con il pubblico; tutto ruota intorno a quello a prescindere dal brano che si esegue, ci si sente molto più esposti, quasi nudi, la cosa mi terrorizza ogni volta ma non posso farne a meno.
Abbiamo portato con noi il progetto acustico che è ancora in piena salute qui nel circolo polare artico dove continuiamo a suonare nei locali e ai festival cittadini!

D Suoni anche la tastiera…

R Magari!! No, non suono la tastiera, nè altri strumenti… riesco a maneggiare una chitarra, saprei difendermi a una spiaggiata estiva davanti al falò ma non di più.

Francesco ancora oggi si domanda come è possibile che io abbia sviluppato un talento nel cantare e allo stesso tempo io abbia un rifiuto irrazionale quando si tratta di applicarmi allo studio di uno strumento.

D Che ci fai in Norvegia? Splendido posto, ma un po’ freddino…

R La Norvegia del nord, 200 km oltre il Circolo Polare Artico, in un’isoletta chiamata Tromsø. Non è stata una scelta facile, ma non ci siamo pentiti di averla fatta.

Mi ero laureata dopo 5 anni di studi in relazioni internazionali, era il 2012 e a causa della crisi finanziaria non c’erano i presupposti per un ingresso sereno nel mercato del lavoro, nè per me nè per Francesco. 6 mesi di internship in un’azienda meravigliosa mi hanno permesso di pianificare il trasferimento in Norvegia, avrei continuato gli studi con un master all’università di Tromsø che conoscevo già dai tempi del mio Erasmus. A gennaio 2013 ci siamo trasferiti, per due anni abbiamo convissuto in 12 metri quadri di stanza nello studentato, bagno e cucina condivisi con altri 3 studenti, studiavamo e lavoravamo per mantenerci. Piano piano la situazione è migliorata, ci siamo integrati con la cultura locale e decisi a restare abbiamo scelto di muoverci in un appartamentino privato, 30 metri quadri sembrano una reggia a confronto, non dobbiamo nascondere la chitarra sotto il letto e nessuno si lamenta di eventuali concerti improvvisati!

Questo paese ci sta offrendo delle opportunità e ora, a quattro anni dal nostro arrivo, possiamo dire di esserci tolti delle soddisfazioni, anche sul piano musicale dove continuiamo a incontrare reazioni positive dal pubblico locale.

D Quindi continui a cantare… L Pina

R I musicisti livornesi adorerebbero la scena musicale di Tromsø, ne sono certa.

Generalmente i norvegesi hanno una cultura musicale estesa, sofisticata e trasversale, amano il metal e le ragazzine vanno pazze per Justin Bieber, tutto vero, ma conoscono il jazz e la musica classica, hanno un versione nordica di country e folk appassionato, oltre al pop, la musica elettronica e certe nicchie indie sperimentali; qui la musica è rispettata, in tutte le sue forme. Tutte le persone che conosco si interessano a qualche forma d’arte, penso che sia una reazione al clima estremo e a una bassa capacità di socializzazione spontanea. Per uscire e trovarsi serve uno stimolo, suonare a un concerto o andare ad ascoltare un concerto sono ottimi stimoli, sani e talmente potenti da vincere contro le bufere di neve e la timidezza. In più chi suona uno strumento, e sono tanti, si può permettere di iniziare con strumenti di qualità e ricevere un supporto professionale dai locali e dagli organizzatori di eventi. Quasi tutte le band emergenti sfoggiano il top di gamma in vendita sul mercato e c’è una vera e propria ossessione per la qualità del suono in qualsiasi locale che presenti un palco per musica dal vivo. Inoltre è norma ricevere un compenso e l’assistenza necessaria, il musicista è trattato da professionista anche alla “sagra dello stoccafisso” e pertanto ci si aspetta una performance professionale in cambio; questo incoraggia e mantiene una scena musicale di alto livello. Non deve sorprendere che nell’arco dell’anno vi siano 7 maggiori festival musicali solo nella città di Tromsø, tra cui un meraviglioso 3 giorni estivo a celebrare la storia del rock, con nomi del calibro di Nick Cave, Patty Smith, Dream Teather, Iggy Pop, Gogol Bordello, Opeth, Alice Cooper, per menzionare solo le headlines degli ultimi anni.

D Com’è la scena musicale norvegese, per te che vieni da Livorno, città musicale tra le più prolifiche?

R Si, ovviamente, qui il duo acustico piace, abbiamo dovuto cambiare nome perchè ricordare Sotto una Grande Foglia Verde è già complicato per gli italiani figuriamoci per dei norvegesi che neanche sanno come pronunciare le singole parole. Qui ci chiamiamo “Folking Around” e grazie un debutto con il botto al Musikkfest siamo entrati di prepotenza sulla scena musicale amatoriale della città. Il festival che ci ha dato la possibilità di presentarci al pubblico si svolge ogni anno a fine agosto, per un’intera giornata il centro città ospita 10 palchi suddivisi per genere dove gli artisti si danno il cambio ogni 30 minuti. Ci siamo presentati con i nostri pezzi e alcune cover italiane, principalmente brani di De Andrè che rimangono capolavori a qualsiasi latitudine. Da quel momento abbiamo ricevuto ingaggi per eventi, anche privati, e siamo stati invitati a partecipare a jam sessions e open mic nights, da cui sono nate altre collaborazioni che tuttavia sono sempre in via di assestamento.

D Sei giovanissima, beata te, ma c’è un’occasione che non hai sfruttato o va bene così ?

R Amo quello che faccio e come lo sto facendo, va bene così, non mi prendo sul serio come musicista, nè mi sono mai affannata per crearmi delle occasioni nel settore. Potessi tornare indietro mi applicherei allo studio di uno strumento, questo è certo; è frustrante sentirsi limitati per la mancanza di basi solide su cui lavorare al miglioramento delle proprie prestazioni. Credo che possedere un qualche talento musicale sa un dono incredibile ma non ho mai creduto di avere qualcosa in più di molte altre belle voci là fuori. Forse, con un po’ più di consapevolezza del proprio potenziale, se affidata a qualcuno in grado di aiutarmi a coltivare quel potenziale e indirizzarlo verso un obiettivo preciso sarei stata in grado di vedermi come una cantante, trovare il mio stile personale e dare alla musica un ruolo ufficiale nella mia vita.

D Vuoi salutare la tua città e qualcuno attraverso il nostro giornale ?

R Livorno me la porto negli occhi e nel cuore ogni giorno, e da quando vivo all’estero sono sempre più convinta che non ci sia luogo migliore dove essere nata e cresciuta. Sono orgogliosa che la mia appartenenza alla città labronica definisca la mia persona, con le leggi livornine, i buchi per l’ombrelloni agli scogli piatti e “Puccio sterza”. Mi manca, mi mancano le passeggiate sul lungomare, le libecciate, il sabato in Via Ricasoli, le serate in Venezia, i miei locali preferiti dove sedersi a mangiare e chiacchierare con i proprietari è normale e si discute davanti a un ponce, e si gioca a carte sui bagni la sera, e si dibatte di politica davanti alle edicole e si va a sentire il Luti che suona al Cage o alla Bodeguita. I nostri saluti da qui vanno a tutti coloro che rendono Livorno unica e fiera nel mondo, e anche gli amici e i parenti, e i musicisti che ci hanno accompagnato e che ancora suonano in città e tutti coloro che ci hanno offerto una pizza e una birra in cambio di qualche nota messa bene.

D un ultima domanda…chi è oggi Lou Pina…Sara ?

R “I’m one of those regular weird people.” Janis Joplin

Lou Pina

MASSIMO GEMINI

massimo gemini

Intervista al sassofonista Massimo Gemini

D Massimo Gemini…sax man da sempre…immagino i tuoi vicini come erano contenti quando ti esercitavi…
R Hahah, ovviamente i primi mesi di approccio al sassofono sono molto faticosi per chi ti sta vicino
Mi fai tornare in mente una volta in particolare ad inizio estate, primissimi tempi che mi esercitavo, ero in casa con le finestre aperte tutto impegnato a far suonare il mio sax quando sentii un grido da un appuntamento vicino ” E te la devi mette.. (puoi immaginare dove)..quella trombetta”.
Da quella volta decisi di andare ad esercitarmi all’aria aperta.
Adesso rispettando gli orari appropriati, dei miei vicini non si è mai lamentato nessuno forse solo perché hanno una pazienza enorme

D Il sax è stato “sdoganato” per la musica rock, Clarence Clemmons della E Street Band di Springsteen ha indicato la via…sei d’accordo?
R Sono d’accordo Massimo, Clarence Clammons è stato un riferimento importante con un suono inconfondibile, si ispirava senza dubbio ad un altro grandissimo sassofonista che è King Curtis, ma con il successo planetario avuto con Bruce Springsteen ha sicuramente influenzato gran parte della musica rock.

D Quali sono i tuoi punti di riferimento?
R Per quanto riguarda il sax uno dei miei idoli è sicuramente Maceo Parker, sassofonista di James Brown per più di 20 anni, ha suonato e collaborato con i più grandi artisti dei nostri tempi, è il Funk in persona; inoltre credo che sia il sax più campionato al mondo con il suo suono inconfondibile.
I leggendari eterni maestri Charlie Parker, John Coltrane e Sonny Rollins che non smetterò mai di ascoltare. Più recenti che mi piacciono molto sono Kamasi Washington e Karl Denson.
Poi in realtà ascolto veramente tantissima musica di ogni genere: sono cresciuto con i Pink Floid, U2, Police, the Doors, Neil Young, Bob Marley e sono ogni giorno alla ricerca di qualcosa di nuovo da ascoltare.

D Sei un sessionman ricercatissimo. Non c’è musicista a Livorno e dintorni che non abbia avuto bisogno di Massimo Gemini…una bella soddisfazione

R Ah ah ah, sono Lusingato della tua opinione ma in realtà non credo di essere proprio ricercatissimo.
Ho avuto il piacere e l’onore di suonare e collaborare con tanti musicisti e tanti gruppi di Livorno e dintorni questo è certo ed è una grandissima soddisfazione per me, ma ho ancora un po’ di strada da fare e tanto da imparare prima di diventare ricercatissimo.

D Ti ho sentito suonare decine di volte e devo dire che con un sax alle spalle anche gli altri musicisti acquistano valore.
R Amo l’ improvvisazione e infilarmi in ogni situazione cercando di portare qualcosa in più alla musica, non sempre succede però devo essere sincero ma quando succede è come fare 13.
Il sassofono all’interno di un combo è una voce come un cantante ed è importante dosare e fare interventi giusti al momento giusto, questo si impara sbagliando e con il tempo, spesso si può fare l’errore di suonare troppo e in momenti in cui non serve.
In generale secondo me quando ti metti al servizio della musica senza voler dimostrare niente della tua tecnica e della propria bravura è molto più facile che nasca la magia.

D Livorno è una città musicale da sempre. Oggi in città ci sono musicisti di valore assoluto. Te hai accompagnato e accompagni i migliori. Una fortuna per un musicista.
R Ho sempre avuto la fortuna di suonare con musicisti che avevano più esperienza di me fin dagli inizi con gli Snaporaz.
Da prima ti può mettere un po’ in soggezione questa cosa ma in realtà ti da la spinta a fare sempre meglio e incominci ad aprire le orecchie e ad imparare da tutti su ogni cosa.
Quando suoni con una Band che spacca ti senti al sicuro, ti senti come sorretto e trasportato, sei portato a suonare bene, a volte anche al di sopra delle tue aspettative ed è una gioia incredibile

D Senza far torto a nessuno, se ti dico Niki La Rosa e Roberto Luti…che mi rispondi? 

Massimo Gemini on the road con Luti e La Rosa
R Roberto e Niki sono come dei fratelli per me, inutile dire che ho imparato tantissimo da entrambi.
Roberto con il suo modo di stare dentro la musica quando chiude gli occhi, mette la testa indietro e le sue mani incominciano a creare, tante volte ero talmente preso ad ascoltarlo che mi dimenticavo di suonare.
Niki dopo 10 anni che suoniamo insieme con la sua testardaggine e il suo talento incredibile di scrivere mi stimola a fare sempre meglio e a non sprecare nemmeno una nota, litighiamo spesso ma ci vogliamo bene. Persone speciali per me.

D Progetti futuri ?

R Abbiamo appena stampato il disco “US” con Niki La Rosa Group ed è un progetto al quale tengo molto, al quale mi dedicherò al massimo per cercare di suonare il più possibile in tutta Italia e all’estero.
Sogno di creare una Super Band con repertorio Soul e Funk Motown forse in un futuro prossimo ci riuscirò

D Hai suonato in molte città d’Italia, Roma, Bologna e altre. Sei stato in Bielorussia, Polonia, Londra…bellissime esperienze
R Ogni volta che parto per un nuovo concerto per me è una gioia, a cominciare da quando si carica il furgone. Adoro viaggiare e ancora di più quando lo faccio per andare a suonare perché succede che spesso vivi i luoghi con un empatia particolare.
Ricordo ogni viaggio ed ognuno con qualcosa di particolare.

D Chi è oggi Massimo Gemini ?
R Massimo Gemini oggi è fondamentalmente un padre di tre figli che si prendono buona parte del suo tempo, ma che gli danno la spinta e la gioia di vivere ogni giorno mirando sempre più avanti e sempre più in alto. Come Musicista oggi mi sento di dover spingere ancora di più, ho fatto un bel pò di esperienze e ne voglio fare ancora moltissime alzandone la qualità. Mi piace suonare su palchi adeguati con situazioni tecniche appropriate ed è già da un pò di tempo che mi succede con i Blood Brothers, band livornese tributo a Bruce Springsteen con la quale suono, e con Nik La Rosa Group l’obbiettivo è lo stesso.
Quindi oggi sono fiducioso che la mia vita sarà ancora un susseguirsi di nuove esperienze e se pur con fatica, di nuove vittorie.

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CLAUDIO PROFUMO

Cerbiatti (1)

Intervista al tastierista Claudio Profumo

D La tua avventura nel mondo musicale nasce nel 1972 con il gruppo I Cerbiatti, penso il gruppo più giovane mai esistito

R Si il più giovane gruppo mi esistito. Eravamo veramente giovanissimi…bimbi, come si dice a Livorno.

D Tastierista da sempre, perchè questa scelta?

R Tastierista da sempre perché ne ero affascinato tanto che poi sono entrato al conservatorio studiando diversi anni.

D Seppur giovanissimi vi siete fatti apprezzare molto, tanto che i Cerbiatti erano di casa al Pianeta Rosso, al Golden Boy e alla Casina Rossa…

R Non solo i locali che hai detto te; eravamo richiesti anche a livello nazionale ma eravamo piccoli e non avevamo potere decisionale sulla nostra vita .

D Ricordi quando vi chiamarono all’inaugurazione del Parco Collodi a Pescia? Raccontaci…

R La chiamata al parco di Collodi ci aprì porte con personaggi dello spettacolo di quel tempo ;lo stesso Andrea Balestri (il Pinocchio televisivo), Gino Bramieri ,Gina Lollobrigida (la Fata Turchina) e tanti altri. Un esperienza che per dei bambini come noi non era da tutti i giorni . A quei tempi mi ricordo che ci chiamo Pippo Bando per andare in RAI ma i genitori preferirono lo studio .

D Nel 1975 il gruppo si scioglie…che hai fatto dopo?

R Dopo che i Cerbiatti si sono sciolti ho continuato a suonare con gruppi locali, uno in particolare: gli Album. Facemmo un percorso che ci portò a San Remo . Abbiamo inciso dei dischi e effettuato tournée in tutta Italia . Facemmo apparizioni anche in tv : RAI , Canale 5 ecc .Abbiamo anche vinto il premio Rino Gaetano che, a quei tempi, parlo del 1985 /1986 era ambito da molti artisti famosi. Eros Ramazzotti era un bimbo, Fabio Concato, Zucchero alle prime armi…pensa che alcuni di loro li ho portati a casa mia . Che tempi !!! Poi con il mio grande compagno di avventure Alessandro Caldari, cominciammo a fare il classico “piano bar” girando i migliori locali della Toscana e non solo. A tutt’oggi continuiamo a farlo ma i tempi sono veramente cambiati.

D Claudio, un rimpianto? Un treno che hai lasciato passare?

R Come ho detto prima il treno passò e il macchinista era Pippo Baudo che ci chiamò alla RAI. Purtroppo eravamo veramente piccoli, i tempi erano molti diversi da oggi e i genitori non ci dettero il permesso di andare.

D Progetti futuri?

R Progetti futuri ? Be musica sempre sperando che rinasca il vero Musicista .

D Un ultima domanda…chi è oggi Claudio Profumo?

R Oggi Claudio Profumo è una persona che vive con la musica , che spera che i suoi figli continuino la sua strada .E’ un pianista considerato nell’ambiente musicale e contento che la vita gli abbia dato il dono e la possibilità di conoscere ambienti che sia da bambino che ero ad un uomo che sono ora , mi hanno arricchito di un bagaglio di vita facendomi anche capire che tante cose che vediamo sono soltanto nuvole, nuvole che poi scompaiono in un nulla. Quindi Claudio oggi è una persona con molta più concretezza .

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ALESSANDRO CORVAGLIA

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1 Quasar, Tugs, Aurora Lunare…tutto ebbe inizio qua, a Livorno, la tua città, negli anni ’70…

1 E prima ancora “Bikeriders” e “Suonosfera”, ai cui “concerti” – occasioni live ritagliate in posti i più disparati – abbiamo contato per anni una amica e seguace di eccezione, tale Concita De Gregorio! Io ho cominciato a suonare in gruppo già a 13 anni e non ho più smesso. Ma alla “fatalità” della cosa personalmente unisco un grande orgoglio, piccole realtà urbane danno un maggiore senso al riuscire a farsi conoscere in giro. E io sono nato livornese e uscirò di scena livornese, in qualunque angolo di mondo mi trovi a vivere

2 Poi il trasferimento a Genova, immagino per lavoro, dove fosti chiamato nel gruppo La Maschera di Cera con il quale hai avuto un ottimo successo: vari dischi tutti ben accolti da critica e pubblico e l’ultimo (un cd ideato per un dare seguito a Felona e Sorona delle Orme) dal titolo “Le Porte del Domani”, uscito anche in Giappone nella versione inglese “The Gates of Tomorrow”.

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2 Si. A Genova sono arrivato nel 1989 e per un bel po’ di tempo ho continuato a mantenere attività musicale a Livorno (nei weekend) e parallelamente cominciato a “farmi conoscere” suonando in diversi locali, alternando comunque attività anche in altri ambiti (Milano, Montefeltro, Isola d’Elba, etc). Fino a quando ho conosciuto Fabio Zuffanti che mi ha proposto dapprima la stupenda esperienza del “Merlin” (dove ho parzialmente riacquisito la mia ex dimensione di “attore” – virgolette d’obbligo – che avevo approcciato a Livorno) e poi il viaggio durato 14 anni con La Maschera di Cera. Questa esperienza ha fatto sì che io potessi farmi conoscere in un ambito geografico ben più ampio di prima, raccogliendo soddisfazioni impensabili ….e di stringere conoscenze (quando non amicizie) con diversi fra i miei idoli del passato!!

3 E poi la grande avventura con i Delirium…

3 Esatto! Nel 2014 vengo contattato da Martin Grice, che conoscevo da anni… il quale mi fa la magica proposta! Affrontata con un pizzico di scetticismo da parte mia per via del fatto che i Delirium avevano un’immagine vocale ben diversa dalla mia. Ma che poi, complice una sorta di “ristrutturazione artistica” che passa attraverso la presenza di Fabio, Alfredo e soprattutto il giovanissimo prodìge Michele Cusato, ha permesso che il mio modo di esprimermi andasse a collimare con il nuovo suono del gruppo. Da lì il disco “L’Era della Menzogna” sotto l’egida della Black Widow Records di Genova e la serie di concerti successivi culminata con la fantastica esperienza assieme alle quattro splendide (anche esteticamente!) ragazze dell’Alter Echo String Quartet. Una perfetta fusione fra rock e strumenti classici, formula se vogliamo già collaudata ma non per questo meno emozionante quando la si vive in prima persona.

4 Tastierista, chitarrista e cantante, da sempre innamorato del prog…

4 Cresciuto a pane e musica e debitore a mio fratello maggiore di una educazione musicale che mi ha fatto vedere “le strade giuste”, non solo limitatamente al prog. Ho studiato pianoforte da bambino, interrompendo scioccamente gli studi al secondo anno. Da autodidatta mi sono cimentato con le chitarre, con il basso e con la batteria. Avrei un flauto, qui, che aspetta da anni che io lo usi con criterio, costanza e impegno – considerando che posso avere un Maestro di eccezione quale Martin! – ma deve vedersela con la mia testa iperattiva e con il non moltissimo tempo a disposizione. Le tastiere rimangono comunque il mio strumento principale… a parte la voce, ovviamente. Quanto a questa sono un puro istintivo. Mai presa una lezione di canto, autodidatta per le tecniche di respirazione e qualche altra nozione del settore… ma da sempre, qualunque strumento avessi sotto, la parte vocale era mia, che fosse secondaria o principale. E da lì è nato l’Alessandro cantante…

5 L’amore per il prog ti ha portato a fare parte dei “Real Dream”, band tributo ai Genesis e Mr Punch, tribute band dei Marillon con la quale stai facendo un tour europeo in vari stati…una bella soddisfazione.

5 Più che l’amore per il Prog ha compiuto l’inestinguibile amore che ho per questi due gruppi. Il primo mi ha accompagnato dall’infanzia alla maturità (e oltre), il secondo si è innestato in un periodo in cui per un verso si riascoltavano certe sonorità finalmente non da “tv/radio fashion” e un modo di cantare finalmente potente ed espressivo, mentre dall’altro verso io mi muovevo in un settore compositivo che doveva per forza lasciarsi alle spalle un certo stile ritenuto assolutamente “non commerciale” ma che con questo affermarsi della band di Aylesbury sembrava lasciare un piccolo spazio di legittimazione. Per cui lo stile dei primi Marillion mi ha sicuramente lasciato segni profondi, anche nel modo di scrivere e arrangiare. Purtroppo recentemente ho dovuto lasciare i Real Dream, dopo 17 anni di vita, soddisfazioni ed emozioni insieme…devo ricreare lo spazio per ciò che dirò come risposta alla tua ultima domanda…

6 E se ti ricordo Zuffanti degli Hostonaten che mi dici?

6 Beh, di Fabio ti ho già parlato….lo considero un po’ il mio “pigmalione”, senza piaggeria e con vero spirito di amicizia ma soprattutto obiettività. Fossi stato una voce con un altro stile e background probabilmente non lo avrei “affascinato” in modo decisivo, ma diciamo che ci siamo piaciuti a vicenda. Con gli Hostsonaten, in una comprensibile logica di diversificazione dei suoi numerosi progetti, io sono comparso marginalmente nel capitolo “Winterthrough” e in modo più presente – in condivisione con altri grandi cantanti – nel “Rime of the Ancient Mariner”, portato anche in teatro a Genova. Ritengo Hostsonaten senz’altro il progetto più interessante fra quelli portati avanti da Fabio e probabilmente la copiosa produzione edita sotto questo nome lo dimostra.

7 Oggi abiti a Genova, città dalla grande tradizione musicale da sempre, soprattutto dal punto di vista cantautorale, ma anche Livorno non è stata e non è l’ultima arrivata con decine e decine di gruppi che dagli anni’60 ad oggi che fanno parlare di sé. Te, che sei stato e sei un protagonista in entrambe le realtà, che differenze di fondo trovi tra i due ambienti musicali?

7 Risposta difficile, perchè Livorno l’ho vissuta e Genova l’ho conosciuta, salvo il viverne da circa dieci anni il suo nuovo fermento in ambito progressive tramite fantastici gruppi come Tempio delle Clessidre o Coscienza di Zeno. Io credo che Livorno abbia sempre dimostrato una certa scanzonatura che si è poi tradotta in uno spirito avventuriero, sperimentale, originale. Penso a Luca Faggella o allo stesso Bobo Rondelli – naturalmente parlo da persona non più molto a contatto con quel mondo. Ma furono in un certo senso pionieri gli stessi Aurora Lunare, la Strana Officina, gli Hammer. Ai livornesi rischiare “gli giova”! Genova sembra più conservatrice, anche se nomi come Max Manfredi o Meganoidi hanno senz’altro esplorato terreni inconsueti plasmandoli con la loro originalità.

8 Come ti spieghi questo grande amore che dura nel tempo, dei fan italiani per la musica prog , amore che molti gruppi non hanno trovato neanche nei loro paesi d’origine?

8 Innanzitutto col grande fermento culturale che l’Italia ha vissuto negli anni ’70, dove ogni proposta sperimentale, innovativa, inusuale interessava e non impauriva. Stimolava e non dissuadeva. Era un realtà da assaporare e scoprire e non da rigettare ab origine. I media non tempestavano con i format e le produzioni-spazzatura e la gente affollava platee e gradinate. Oltre a ciò, quel periodo vedeva anche all’estero un naturale stimolo ad esplorare nuove forme e nuovi stili e potrei supporre che i paesi di origine dei grandi nomi (UK, USA, Olanda, Germania) fossero in qualche modo inflazionati dalle proposte, mentre in Italia c’era senz’altro più spazio per proporre in maniera adeguata la propria musica.

9 Hai avuto un’ottima carriera, ma c’è in fondo al cuore, una occasione non sfruttata, un treno passato troppo velocemente sul quale non sei riuscito a salire?

9 Uno non dovrebbe avere rimpianti, teoricamente…. luogo comune un po’ trito, a mio modo di vedere, dato che trovo insensato giudicare con la mente di oggi ciò che accadde ieri sotto altre prospettive e condizioni. Diciamo che oggi sarei curioso di vedere come sarebbe andata a finire se avessi accettato il contratto discografico che mi fu offerto alle soglie del ’90. Che rifiutai perchè comportava abbandonare i Quasar (le case discografiche non erano per niente inclini a mettere sotto contratto gruppi se non “bucavano lo schermo”), anche come band di appoggio live. E io non me la sentii anche perchè le prospettive di quel tempo favorivano – come lo stesso amato Lucio Dalla era uso dire – una formula “usa-e-getta”. Ed il tutto fu deciso in breve tempo. Per il resto, le offerte di collaborazione e le esperienze capitatemi fino ad adesso le ho tutte prese al volo… Delirium e Mr. Punch per ultime!

10 A Livorno hai un sacco di amici…alcune settimane fa intervistai Mauro Pini, con il quale hai suonato nel Aurora Lunare e Tino Tozzi, che mi parlavano di te insieme all’amico Alberto Voglini che come Sezione Musica organizzarono nella nostra città il tuo concerto con La Maschera di Cera…vuoi mandare loro e alla tua città un saluto attraverso 57100Livorno?

10 Se parliamo di amici, addirittura ne ho più a Livorno dopo 27 anni che l’ho lasciata, che a Genova!! Qui il rapporto umano è concepito in maniera molto diversa da quello a cui sono stato abituato, tanto a Livorno quanto a Roma (dove ho vissuto per un po’ e che considero la mia seconda città). Con Mauro, Marco, Corrado e Luciano dell’Aurora Lunare ho un contatto molto ricorrente, e altrettanto con Sezione Musica e il suo Stato Maggiore. Ultimamente ho ristabilito un contatto che mi era affettuosamente molto caro con i Tugs di Pietro Contorno (con cui sto esaminando prospettive di lavoro insieme), con i fratelli Brilli dei cari Tube Screamer…e altri che ritrovo sorprendentemente dopo anni di assenza e di distanza (solo geografica), anche nell’ambito teatrale non solo del “Teatro Sperimentale Zero” (oggi “Atelier del Teatro”) ma anche delle altre compagnie allora sulla piazza, da Emanuele Barresi a Francesco Bruni. Come ho detto all’inizio, nemmeno il Diavolo in persona mi staccherà Livorno dal cuore. Non solo la saluto, ma l’abbraccio tramite tutte le persone che sono legate ad essa ed hanno accompagnato i miei anni più divertenti e felici (e anche prolifici….!)

11 Un ultima domanda…chi è oggi Alessandro Corvaglia?

11 Una domanda che sarebbe meglio porre all’altro Me, che da un po’ di tempo (TROPPO tempo!) si diverte a mettermi i bastoni tra le ruote…. la frase è ovviamente ironica, ma la si può capire nel momento in cui ti dico che Alessandro oggi è un musicista che deve ritrovare il modo corrente di far sentire la sua “voce”. Non quella scaturente dalle corde vocali, ma dalle composizioni originali che anni e anni fa fioccavano in continuazione e che da diversi anni si sono arenate e che devo sbloccare. Ecco perchè mi serve tempo oltre a quello da dedicare ai Mr. Punch e ai Delirium. Devo completare il viaggio per ritrovare me stesso. Ho vestito panni altrui per troppo tempo.

Per il resto, oggi Alessandro Corvaglia è uno che canta e suona in qualsiasi momento della giornata possa farlo. Perchè se non vive “di musica”, sicuramente vive “per la musica”.

Grazie di cuore per questa occasione di raccontarmi ancora un po’…. se penso che a tutt’oggi, dopo 15 anni di attività nell’era del cyberspazio, NON ho ancora un mio sito Internet a volte mi chiedo se mi abbiano ibernato o cose del genere!!….

Ma scrivo ancora – e vorrei vedè!! – “cacciucco” con cinque C. E l’ho diffuso in questa landa, assieme arcinqueccinque!!….

Ale Corvaglia