GIAMPIERO SANZANI

D Te e la tua chitarra…come nasce un amore…

R Ho iniziato con studi classici che ho dovuto abbandonare dopo qualche anno per motivi di studio, ma che ho portato avanti da solo come autodidatta sempre fortemente attratto dal mondo dei suoni. Dalla chitarra classica sono passato al basso elettrico che ho suonato in molti gruppi dai generi più disparati.

D Il tuo primo gruppo sono stati Alogena…new wave…raccontaci

R Eravamo un gruppo molto giovane (da 16 a 21 anni) ma con molta energia, io ero voce solista e bassista, poi Piero Bruni alla chitarra (in seguito bassista dei Sux) Giulio Pomponi alle tastiere (in seguito tastierista dei Virginiana Miller) e alla batteria Rudy Macak.

A fare new wave in italiano, in quel periodo, a Livorno, probabilmente in vita c’eravamo solo noi. Vincemmo un RockContest, arrivammo in finale a Livorno Rock e fummo selezionati anche dal contest di Controradio. Per un gruppo di giovincelli furono dei risultati interessanti, ma il gruppo nonostante questo si sciolse dopo qualche anno. Siamo rimasti amici e abbiamo continuato a collaborare insieme in altri progetti musicali.

D Per arrivare al grande progetto Sursumcorda…

R Si infatti, con Piero Bruni abbiamo fondato dopo diversi anni e diverse esperienze separati (anche per problemi di distanza) questo gruppo “aperto”: un progetto sull’asse Toscano-Lombardo, ricco di collaborazioni esterne attorno a un nucleo centrale di compositori.

E’ un progetto che ha attraversato molte trasformazioni d’organico ma a tutt’oggi è sempre molto attivo.

D Perchè questo nome di derivazione latina (in alto i cuori)…un retaggio di studi classici o c’è altro ?

R Il nome deriva dal detto popolare “su con la vita” quello che dicevano i nostri nonni per spronarci a reagire, inoltre è presente la parola “corda” che oltre a ricordarci un elemento fondamentale dei nostri strumenti ha, appunto, anche il significato di “cuore”.

D Una curiosità…Giampiero Sanzari detto “nero”…perchè?

RDeriva dal mio passato new wave il periodo scuro nel quale non brillavo in socievolezza.

D Vi dedicate soprattutto a colonne sonore; come nasce questa scelta?

RIl progetto è nato con l’intento di fondere suoni e personalità musicali di mondi e culture diverse; la musica viene vista non solo nel suo aspetto classico, ma anche in quello popolare, etnico o addirittura rudimentale. Questa impostazione ha favorito una grande elasticità nella composizione e una forte adattabilità del suono alle immagini. Siamo partiti con questa idea componendo canzoni che abbiamo cantato e suonato in su e giù per l’Italia anche in teatri e arene importanti come Il Piccolo teatro di Milano, il teatro cinema Odeon di Firenze, il Teatro Civico a Vercelli, piazza Castello a Torino etc etc In tutti i casi le nostre scalette erano in parte cantate e in parte strumentali. Accanto all’attività live però c’è sempre stata la composizione di colonne sonore in studio. Oggi l’attività è concentrata sulle colonne sonore sia per motivi economici che di gratificazione personale: abbiamo composto colonne sonore per sei lungometraggi (alcuni in corso d’opera) e numerosi documentari e cortometraggi vincendo 7 premi per la musica e il suono.

D Nel 2004 avete pubblicato “L’albero dei Bradipi”, nel 2006 “In volo”, nel 2009 “Musica di argilla” ma è nel 2010 con l’album doppio “La porta dietro la cascata” e i suoi “frattali” che vi fate conoscere a grande pubblico…

RQuel disco è stato un sforzo enorme, un anno e mezzo chiusi in uno studio di registrazione a Milano (Accademia del suono): 24 musicisti coinvolti, personalità molto differenti e accostamenti sonori unici e inusuali, come ad esempio un quartetto d’archi con un mangbetu, un cristallarmonio su un intreccio di chitarre classiche e molto altro ancora. Durante la lavorazione ci siamo accorti che i brani erano così ricchi di arrangiamenti, che alcuni potevano “figliare” nuove composizioni, per questo abbiamo deciso di raccoglierle in un secondo CD e fare di tutto il lavoro un disco doppio.

Dopo “La Porta” abbiamo fatto il tour che purtroppo abbiamo dovuto organizzare con le nostre forze per un incomprensione della produzione rispetto agli obbiettivi della parte creativa.

Come ho detto prima, il tour ci ha dato tantissime soddisfazioni. Il disco ha ricevuto moltissime recensioni positive raddoppiate nel disco successivo “Musica d’acqua” grazie al lavoro dell’ufficio stampa “Synpress” di Donato e Francesca; di quest’ultimo la copertina è un dipinto del pittore Franco Sumberaz, livornese come me e te.

D Quali sono le tue influenze musicali ?

RHo divorato di tutto, qualsiasi genere musicale possiede bellezza e genialità. In tempi più maturi mi ha ispirato molto Fiorenzo Carpi, del quale sto progettando un documentario insieme a Fausto Caviglia.

D Sei al corrente della scena musicale livornese, conosci qualche musicista della tua città con il quale vorresti avere una collaborazione ?

RNegli ultimi anni purtroppo ho frequentato di più la scena milanese quindi non conosco gli ultimi sviluppi, mi piace molto Bobo Rondelli. A Livorno collaboro col musicista Franco Volpi e il suo alter ego “Poliziotto”.

D Chi è oggi Giampiero Sanzari ?

R Oggi posso ritenermi fortunato perché. pur attraversando varie vicissitudini. vivo bene continuando a lavorare nel mondo dei suoni: compongo colonne sonore con i Sursumcorda e mi occupo dell’audio di film, documentari e cortometraggi indipendenti, dalla registrazione al restauro dei dialoghi, dal sound design al suono mixato e finito.

CLAUDIO CIGNONI

 

D Suoni la chitarra da un po’ di tempo eppure fino a poco tempo fa non hai mai fatto parte di un gruppo…

R Ho iniziato tardi a suonare , non so il perché, ora sono 5 anni. Autodidatta, principalmente da solo, mi ha mosso la passione.

D Oggi però qualcosa si muove…so che hai formato un gruppo…raccontaci

R Con diversi amici ho iniziato a suonare occasionalmente, Gianni Ponzetta, Mauro Pietrini, Claudio Dipaco, Giovanni Dirocca e molti altri. Poi ho conosciuto diversi colleghi che suonavano, e abbiamo creato un gruppo che abbiamo chiamato, Gruppo Aziendale. Siamo 5, 2 chitarre, 1 basso, percussioni e cantante;con lei ho fatto diverse serate duettando in acustica.

D Quali sono i tuoi gusti musicali, le tue influenze?

R I generi musicali che prediligo, sono generalmente i creatori del ritmo, blues, rock and roll, country, ma non disdegno, anche la musica italiana, Vasco Rossi, Zucchero…

D Cosa provi suonando la tua chitarra?

R Impugnare la chitarra è come salire in sella ad una moto, riesci a viaggiare anche stando fermo.

D C’è un musicista livornese che ammiri particolarmente e vorresti suonare con lui?

R Si ammiro moltissimo il grande Roberto Luti e ovviamente mi piacerebbe suonare con lui…sembrerebbe impossibile, io con un chitarrista di fama mondiale, ma conoscendo la sua umiltà mai dire mai…magari una “jemmettina”…

D A tutti è capitato di rimpiangere una occasione perduta. Musicalmente parlando quale è la tua occasione non sfruttata?

R L’occasione persa è data dal fatto che partire a 49 anni un po’ ti limita, devi cercare subito di fare bene. Tornassi indietro…

D Spesso ti esibisci con il gruppo, quali progetti futuri?

R Si ci siamo già esibiti, ma non avere tanti pezzi, ci impedisce di fare una serata intera come primo gruppo, però le jam e esibizioni con vari gruppi al seguito le facciamo, e stiamo cercando di aggiungere brani per poter avere più spazi.

D Chi è oggi Claudio Cignoni ?

R E uno come tanti nato a Livorno più di cinquanta anni fa. Ex marito con 2 figli di 10 anni(gemelli) ,dipendente Ospedaliero da 30 anni e con la passione per la musica, viaggi, mare ecc.. Chitarrista per passione…e che passione !

ROBERTO NAPOLI

D Ciao Roberto,
oggi sei un apprezzato professionista nel campo dello spettacolo sia nella oganizzazione che nella parte tecnica e strutturale.
Raccontaci un po’ come hai iniziato questa passione.
R Hai detto proprio la parola giusta “PASSIONE”!
– Ho iniziato a 9 anni a studiare pianoforte con la Prof.sa Itala Balestri Del Corona, e sotto la supervisione di mia nonna Giacomina, valente pianista ( Ho ancora oggi in bella vista il suo diploma conseguito al Conservatorio Santa Cecilia di Roma del 1929)
– Ma lo studio del classico,  andava un po’ stretto….sai di nascosto sentivo e seguivo gruppi rock, fusion, rythm and blues, jazz e progressive…così ho iniziato a 13 anni a suonare l’organo elettronico con il maestro Roberto Giorgi…Beh dopo poco ho messo su un gruppo musicale “Le Onde”, con Marco Gasperetti alla chitarra elettrica, Riccardo D’Alesio al basso e Marco Santinelli alla batteria e abbiamo debuttato in un concorso al cinema-teatro Imperiale di Tirrenia…credo fosse il 1971.. avevo 13 anni

D Ah quindi hai iniziato prestissimo ad esibirti in pubblico!
R Si con il gruppo abbiamo anche provato a fare qualche serata di ballabili….ma davvero eravamo ragazzini…poi la scuola, lo studio, lo sport…insomma tanti impegni non riuscivano a far sì che la musica fosse l’unica cosa..
– Nel ’74 ho costruito, insieme all’amico Marco Rombolini, oggi dirigente di Telegranducato, con Andrea Nannetti, oggi architetto e valente chitarrista e con Beppe Caturegli , oggi anche lui architetto e bassista, una “sala di registrazione” epocale !
– Avevamo avuto da mio padre la concessione di una stanza di una vecchia palazzina, al numero 27 di Corso Mazzini, dove l’azienda paterna aveva un deposito ed un laboratorio di pianoforti, E di buona lena decidemmo di trasformarla nel nostro studio di registrazione.
– Nacquero così i Dues Ex Machina, formazione di progressive rock con il sottoscritto alla tastiere, Andrea Nannetti alla chitarra , Beppe Caturegli al basso e Fabio Guidi alla batteria.

D Ah ecco ! i Deus ex Machina, mi risulta che i vostri concerti potevano durare anche due ore con sola vostra musica originale
R Si, guarda, i nostri brani avevano una linea melodica di base  da seguire con i famosi “stacchi” e poi tantissima improvvisazione. Ed era questa la formula vincente nel nostro genere. “Componevamo le nostre idee”, era davvero musica genuina, suonata con tutto di noi stessi. A volte ci sorprendevamo di come ci sembravano belli i brani!

D Dopo l’esperienza con i Deus ex Machina non avrai mica attaccato le tastiere al chiodo?
R Tutt’altro ! Ho iniziato una splendida età della maturità, sia nel senso della giovinezza, sia nel senso musicale. Ho conosciuto Valerio D’Alelio, batterista dei Modì, che, forse un po’ affascinato dal mio modus, mi propose di provare a fare un duo per serate negli alberghi e negli american bar (quelli che stavano diventando i piano bar); ovviamente accettai di buon grado ed insieme abbiamo fatto moltissime serate pianoforte, voce, batteria e percussioni, un po’ atipico come progetto ma validissimo.
– Negli anni immediatamente a seguire lo stesso Valerio parlò con Andrea Nannetti, che frequentava la facoltà di Architettura a Firenze, di un certo cantante napoletano, Andrea Ardia, che viveva a Firenze e che cercava un gruppo per le sue serate….non ricordo esattamente come ma finimmo nel capoluogo toscano per una serie di serate di musica napoletana con questo cantante…che dire ..facevamo la “professione”!
Dal 1996 al 1998 ripresi l’attivitą di musicista insieme a Carlo Cavallini e Simone Ricci che erano insegnanti, di batteria il primo e di chitarra il secondo, nel mio negozio in Piazza della Repubblica.
Il gruppo si chiamava Noise Gate ed avevamo come cantante la giovanissima Francesca Celati, con Paolo Lucchesi al basso, Carlo Cavallini alla batteria, Simone Ricci alla chitarra ed io all’hammond ed al piano elettrico. Con questo gruppo abbiamo “girato” in lungo e largo la costa da Grosseto a Pisa e devo dire che č stata una bellissima esperienza, facevamo cover di Robben Ford, Eric Clapton, Jimi Hendrix, Steve Wonder, etc..

D Portare il cognome Napoli ed essere figlio del proprietario del più famoso negozio di strumenti musicali a Livorno ti ha in un certo senso “obbligato” ad essere un musicista…
R Guarda non è detto. Io sono il secondo di tre figli. Il primo non era portato per la musica in quanto poco dotato di orecchio musicale, la terza, che purtroppo ci ha lasciato ancora giovanissima, credo abbia provato ma senza successo. Ritengo che comunque tutti debbano provare a suonare…è troppo bello saperlo fare….se uno ci riesce a qualsiasi livello… Tornando alla domanda…figurati io non ho sentito nessun obbligo…forse sono stato “facilitato”..dal buon orecchio musicale..ma ne ero attratto senza alcuno sforzo!

D Che ricordi hai del panorama musicale degli anni 70 a Livorno?
R Sinceramente devo dirti che ho sempre seguito tutto e tutti, anche di nascosto ai miei genitori…andavo nelle cantine sui “fossi” per ascoltare i gruppi che suonavano ( magari erano anche clienti del negozio di mio padre..)
– Poi ho conosciuto Alessio Colombini, chitarrista amico di Valerio D’Alelio, anche lui nella formazione dei Modì… ed è nata una collaborazione che ha portato mesi e mesi di incisioni nella “famosa” saletta sopra al magazzino dove sono nati progetti musicali davvero entusiasmanti per quell’eposca che portavamo in giro nelle case discografiche su “cassetta” a bordo della Dyane celeste di Alessio..(quanti viaggi a Roma e Milano!!) Alessio faceva pop leggero ed io musiche da film… Poi la CBS chiamò Alessio per un provino e lo portarono a Sanremo. Che bel periodo…

D Quali sono stati i tuoi riferimenti musicali, i tuoi generi preferiti ?
R So che dalla risposta dirai che non ci credi …ma io davvero ascolto e ho sempre ascoltato tutto..sono comunque stato attratto dal sound della produzione Motown senza eccezioni ..poi Ray Charles, Emerson, Lake e Palmer,Deep Purple, James Brown, Rufus Thomas, Premiata Forneria Marconi, Banco del Mutuo Soccorso, Le Orme, Genesis, Pink Floyd, poi il jazz Oscar Peterson, Duke Ellington Count Basie, Glenn Miller, il leggero italiano con Mina,Dalla, Dik Dik, Nomadi, Camaleonti, Paoli, Battisti, De Andrè….e come faccio a dirteli tutti?

D In pratica non ti sei mai staccato dal mondo musicale; oggi sei un imprenditore tu stesso che organizza eventi da molti anni in città. Che differenza trovi tra la scena musicale dei “tuoi” anni e l’attuale? I giovani di oggi sono molto diversi da allora…
R La domanda necessiterebbe di una lunga ed elaborata risposta, ma cercherò di essere il più conciso possibile…
– E’ vero la musica fa parte del mio DNA, direi più in senso lato ed userei la parola spettacolo. Lo spettacolo è una parola che contiene i significati dell’essere artista. Per far sì che gli artisti possano esprimersi occorrono alcune cose: ovviamente l’ambiente e la buona organizzazione dell’evento, molte volte gli artisti sono trattati un po’ sommariamente come se tutto fosse “semplice”, nessuno pensa mai che l’artista ha un compito da svolgere e meglio si troverà, meglio lo svolgerà…Da questi piccoli presupposti ho pensato di, per così dire, allontanarmi un po’ dall’essere musicista concentrandomi sulla organizzazione degli eventi sia nella parte artistica che nella parte tecnico strutturale. Credo di avere ormai assodato una notevole esperienza tale da poter svolgere il ruolo di direttore artistico nel vero significato della parola. Purtroppo oggi si confonde il senso di questa parola, cosìcchè il referente artistico diventa automaticamente il direttore artistico, che è una cosa diversa….Ma spero di avere altra occasione per approfondire questo argomento..
– Certo che trovo differenze tra la scena dei “miei“ anni e quella odierna.. “Prima” suonare era una forma di aggregazione e confronto molto ambita dai giovani…solo il potersi comprare una chitarra era un sogno…suonarla e metter su un gruppo ne diventava la conseguenza più ovvia…Mi ricordo quando con l’amico Bartoli ed i Fratelli Cappanera organizzammo la prima edizione del Festivali Livorno Rock…era il 1990 ci arrivarono i dati sui gruppi musicali dell’anno precedente 88-89 e l’Anagrumba (associazione nazionale gruppi musicali di base) censì a Livorno oltre 170 gruppi musicali attivi.
Non esistevano ancora le basi musicali, non c’era ancora il boom dei computer musicali, insomma era, per così dire, tutto “vero” e quindi anche il formarsi dei gruppi era vero ed era in continuo fermento e divenire.
Credo che oggi si sia un po’ persa questa fase, quella del fermento e continuo divenire, ci si concentra di più su quello che l’elettronica può dare rispetto a quel mondo “analogico” dai sapori incerti e soggettivi…

D Roberto, c’è stato un treno sul quale non sei salito e non ti dai pace per questo?
R Sicuramente ho perso il famoso treno, chi non ne ha perso uno nella propria vita?. Forse più di uno. IL primo credo di averlo perso quando studiavo musica elettronica a Bologna e fui “richiamato” a Livorno per piccoli problemi di salute familiari. Oppure quando mi fu chiesto di seguire Alessio Colombini a Milano per essere il suo pianista. Oppure quando andai più volte a Londra, avrei dovuto rimanere li’?
– Magari mi sarei dovuto trasferire a Roma per meglio “entrare” in questo mondo… Ma sono tutte supposizioni in fondo. In realtà non ho rammarichi imprenditoriali forti, ho sempre cercato ed ancora lo faccio di essere me stesso, con passione ed entusiasmo.
– Tra l’altro sono stato ideatore e editore del periodico “Smart & co.” che per qualche anno ho distribuito nella nostra zona da Pisa a Cecina, rivolto ai giovani ed alle informazioni mensili sugli spettacoli con news su spettacolo, musica arte & cose varie, da cui l’acronimo…

D Tuoi progetti futuri ?
R Forse un sogno nel cassetto è costruire un polo artistico, un teatro-luogo, un agorà polivalente.

D Mi è stato detto che sei anche un collezionista di strumenti musicali appartenuti a musicisti importanti…

R Altra cosa carina…. ho tra i miei ricordi l’amplificatore da chitarra Crate che fu di Manlio Pepe e la batteria Pearl rossa che fu di Mirco Pacini, due musicisti della scena labronica indimenticati.
Poi ho ancora perfettamente funzionante un pianoforte Pleyel mezza coda del 1907 sul quale suonò Pietro Mascagni.

D Chi è oggi Roberto Napoli?
R ailLa domanda è strana, comunque interessante…. Roberto Napoli quest’anno celebra il 125° anniversario della fondazione della azienda familiare con la quale sostiene gli scopi morali ed artistici tramite la Associazione Pietro Napoli della quale è presidente.
Roberto è anche un imprenditore dello spettacolo a 360°, tant’è che molte volte è difficile fare la presentazione. In pratica, cercando di spiegare velocemente, da una parte gestisce una azienda di service audio-video-luci e allestimenti tecnici in genere con clienti e budget consolidati, dall’altra è manager di una serie di programmazioni artistiche ed organizzazioni artistiche anche a livello internazionale, infine mantiene una importante attività storica legata al noleggio- vendita  ed assistenza dei pianoforti.

Andy Paoli

Te e la tua chitarra…conosciuti e subito amore a prima vista?

Ho iniziato a suonare la chitarra molto presto, avevo 8 anni. Nessuno suonava uno strumento in famiglia, ricordo che rimasi folgorato vedendo suonare una chitarra acustica da un collega di lavoro di mio padre durante una cena. Da allora non ho mai smesso.

La mia prima esibizione si è svolta al cinema teatro dei Salesiani quando avevo 10 anni. Suonavo brani dei Deep Purple e di Ozzy e dopo pochi anni mi innamorai del sound di Stevie Ray Vaughan.

Te sei un virtuoso dello strumento, quali sono le tue influenze e i tuoi gusti musicali?

Sono stato influenzato da più artisti nel corso della mia crescita musicale; tra i tanti i più rilevanti sono sicuramente Jimi Hendrix, Jeff Beck, Gary Moore, Eric Clapton, Robben Ford. Ma il chitarrista che più mi ha influenzato è senza dubbio Stevie Ray Vaughan, che diventò un vero e proprio trip quando avevo 15 anni. Stavo tutti i pomeriggi a studiare e suonare i suoi licks tanto da diventare quasi un problema, nel senso che, nel mio piccolo, diventai praticamente un suo clone. Cercavo anche di vestirmi come si vestiva lui. Penso sia normale a 15 anni. Ricordo però che ascoltavo molto anche Gary Moore e Robben Ford e gradualmente ho cominciato a farmi contaminare anche da altri fino a raggiungere (spero) un mio stile personale qualche anno dopo, nel quale comunque il sound di SRV è sicuramente molto rilevante e fondamentale.

Livorno e la musica, difficile fare il musicista in questa città?

Per quanto riguarda la scena musicale livornese, ne ho parlato molto anche ad un intervista rilasciata proprio al Comune di Livorno (https://www.youtube.com/watch?v=mHMC-ZJ3tqM): non ne sono per niente entusiasta. Ma non tanto per i soliti discorsi, del tipo “ci sono pochi locali” o “i locali pagano poco”, quanto per l’atteggiamento delle istituzioni nei confronti della musica e dell’arte e cultura in genere. Un atteggiamento di totale disinteresse e anche di paura perchè le cose cambino e quindi, magari, si venga a rompere quella sorta di apparente equilibrio che garantisce la poltrona al sindaco, assessori e company. E’ questa una città molto ferma, che non cambia mai. E non cambia mai perchè, chi dovrebbe, non fa mai delle scelte profonde, nel bene o nel male. E d’altra parte noi livornesi siamo tutti un pò così: ci basta avere le nostre cosine, andare al mare da aprile a settembre, fare appena appena l’indispensabile (anzi il meno possibile) e poi siamo tutti contenti. Penso che purtroppo ci sia poco da fare, sono convinto che ognuno ha le istituzioni che si merita!

Quali i tuoi progetti futuri ? Dove è possibile venire a sentirti suonare a breve ?

Attualmente sono molto impegnato in un intenso tour estivo in tutta Italia (purtroppo quasi mai in Toscana) con i Blood Brothers – Bruce Springsteen Tribute Band. Non ho il tempo per molti altri progetti se non qualche serata (sempre molto divertente!) con Alex Sarti (voce), Fabrizio Balest (basso) e Zerbo (batteria). Collaboro anche con Alessio Franchini nel progetto “A Touch Of Grace”, uno spettacolo dedicato alla musica di Jeff Buckley per il quale abbiamo spesso come special guest Gary Lucas, chitarrista incredibile co-autore di diversi brani di Jeff Buckley tra i quali Grace e Mojo Pin. Per il resto dedico molto del mio tempo all’insegamento presso la mia scuola Andy’s Lab in via Terrazzini 8: tra settembre 2016 e luglio 2017 ho avuto 60 allievi di chitarra, ho svolto 1275 ore di lezioni e 11 dei miei allievi si sono diplomati alla University Of West London (8 in Italia e 3 a Londra).

Per quanto riguarda i prossimi live, puoi trovare tutte le date sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/BloodBrothers.it/

Se tu non fossi diventato un chitarrista che lavoro ti sarebbe piaciuto fare?

Ho cominciato a suonare all’età di 8 anni, quindi nella mia memoria non c’è un granchè senza chitarra. Da allora ho praticamente suonato tutto il giorno tutti i giorni, quindi proprio non saprei! L’uomo ha una capacità di adattamento che va oltre ciò che ci possiamo immaginare e ci sono tanti fatti che lo dimostrano. Probabilmente farei qualcos’altro, probabilmente lavorerei a qualcosa su internet, non so, ripeto è praticamente impossibile da immaginare.

Chi è oggi Andy Paoli?

Andy Paoli oggi è un chitarrista professionista che dedica il suo tempo all’insegnamento della chitarra e alle esibizioni live. Mi reputo una persona fortunata ad essermi innamorato del mio strumento che in tanti anni mi ha regalato e contiunua a regalarmi emozioni fortissime, talvolta di sofferenza ma soprattutto di gioia e vita.

COSTANTINO SILVIS

D Fine anni 60, prende vita il progetto F104 con Costantino Silvis all’organo…

D L’inizio, si parla del ’70, è nel garage di Maurizio Agonigi che iniziava a mostrare le doti di batterista utilizzando i bidoncini di cartone del Dixan; io e Franco Ghelarducci, vicini di casa ed inseparabili amici, già suonavamo la chitarra insieme da tempo. Infatti ho iniziato nel gruppo come chitarrista, poi, venuta l’esigenza di allinearsi al gruppo “tipo” dell’epoca ed avendo studiato pianoforte da piccolo (avvantaggiato dalla presenza in casa di un piano e di una mamma insegnante di musica ) acquistai un organo Farfisa ed ho sempre continuato in quel ruolo.

D F104, strano nome…perchè questa scelta

R Il nome lo scelse il Ghelarducci ma non ricordo le motivazioni

D Come si è svolta la storia F104, dove avete suonato ?

R Qualche serata al vecchio circolo Stanic, una importante al Caminetto di Tirrenia con la Formula Tre, feste in Prefettura per gli accademisti (la foto che hai pubblicato con l’arazzo alle spalle è il salone delle feste) e serate in provincia.

D E dopo gli F104 mica avrai messo l’organo in soffitta ?

R L’organo del tempo non l’ho più, ho ancora il pianoforte ( uno Schulze Pollmannn verticale con un suono da brividi di cui ho ancora la fattura, di 4.000 lire, fatta dal bisnonno di Roberto Napoli a mio nonno. Pensa che i tedeschi lo portarono via a mia madre, sfollata a Guasticce, per utilizzarlo nel circolo ufficiali e lei andava a piangere disperata per farselo ridare; conoscendo mia madre, mi domando perché non l’hanno fucilata subito e le hanno restituito il piano….Inoltre ho ancora una chitarra EKO Eldorado (di quando le chitarre le facevano i liutai)

D Organo e musica rock, negli anni 70 un passo obbligato, con l’avvento dellla musica prog…quali sono le tue influenze musicali, i tuoi punti di riferimento ?

R Nelle mie scelte musicali personali sono sempre stato influenzato , sempre all’interno del genere, dalla tecnica dello strumentista ovvero, detto alla livornese, se sai o scazzi. Oggi ascolto sempre e solo blues – Rock, mai italiano, Eric Clapton, Dire Straits, Queen, Joe Bonamassa etc etc

D Gli anni 60 e 70 per un musicista a Livorno furono anni splendidi, pieni di fermento e motivazioni, che ricordi hai ?

R Non posso avere che ricordi bellissimi di quel periodo….ero giovane, suonavo con i miei amici ( proprio per il piacere di suonare), si studiava e ci si divertiva…..banale dirlo, c’era poco (sono andato in bici fino a 18 anni) ma ero felice

D Sei sempre in contatto con i tuoi compagni di gruppo…mai pensato ad una reunion ?

R Amerigo Liotti è sparito, credo sia andato a lavorare il Belgio, gli altri due ogni tanto li incontro, niente di più, ognuno ha la sua vita

D Costantino, c’è un treno sul quale non sei salito e ti sei pentito ?

R Più d’uno, ma te ne accorgi sempre troppo tardi

D Chi è oggi Costantino Silvis ?

R Guarda, questa è la domanda più difficile di tutte le precedenti e non posso rispondere in due righe sintetizzando

più di 64 anni di vita vissuta perché rischierei di essere banale. Ognuno è il risultato del bagaglio di esperienza che si porta addosso ed il mio è pesante..

RICCARDO CHIMENTI

D 1970…si affaccia alla ribalta livornese un gruppo di giovanissimi, età media 15 anni…The Ice Cold con Riccardo Chimenti organo e violino….bellissimi ricordi…

R Organista si e violinista pure,ma prima di tutto ” IL CANTANTE ” del gruppo con una voce da paura (in senso positivo)…..ti basti considerare, caro Massimo, che eseguivamo le canzoni dei New Trolls come Una miniera, Il sole nascerà, Davanti agli occhi miei, Quella carezza della sera o Signore io sono Irish nella tonalità originale ed io non utilizzavo il falsetto; riuscivo a cantare tranquillamente in voce dalla prima all’ultima nota.

D Il vostro debutto nel concorso “Una voce per l’estate”…raccontaci

R Il brano cantato, con cui partecipammo al concorso “Una voce per l’estate” fu ” Un pugno di sabbia” dei Nomadi, quello solo suonato fu “30 60 90“.

Ricordo che “The Ice Cold” erano il gruppo favorito ovvero dato per probabile vincitore, ma purtroppo un incidente in motorino mi costrinse in ospedale dal 29 luglio per oltre 40 giorni.The Ice Cold alla finale dovettero esibirsi senza l’elemento di traino e comunque senza poter eseguire ” Un pugno di sabbia” il brano cantato. Ho ancora il trafiletto del quotidiano “Il Telegrafo” che riporta le notizie della serata finale, sottolineando che The Ice Cold, costretti ad esibirsi senza il cantante, non ce l’avevano fatta pur avendo suonato bene.

A proposito di ” bellissimi ricordi” : permettimi di rammentare e riportare alla memoria dei tanti livornesi che l’hanno conosciuta, la cantante Cinzia Paolotti. “Un pugno di sabbia” é stata, proprio quell’ estate la colonna sonora del nostro amore nato proprio a “Una voce per l’estate ” 1970.

  Sento il dovere di ricordare Cinzia, che oggi purtroppo non è più con noi, che nel ’70 vinse, al teatro Goldoni, il trofeo Città di Livorno e Il Cantareferendum nella categoria ragazzi. Cinzia Paolotti: un vero talento Musicale oltre che una persona bellissima. Sapeva usare la voce come sanno fare in pochi anche fra i professionisti, senza che nessuno glielo avesse insegnato; un esempio di maturità artistica e con una capacità d’interpretare che a 13/14 anni è raro riiscontrare.

D Dopo l’esperienza con The Ice Cold che hai fatto?

R “The Ice Cold”, il gruppo fondato dal sottoscritto, Claudio Barontini, Marco Caluri ed Ernesto Rum (Kikì), ebbe vita breve : 1969 – 1970. Motivo? La mia uscita dal gruppo per volontà impositiva di mia madre e del mio patrigno che temevano da parte mia un calo di rendimento scolastico dovuto alle prove che facevamo quotidianamente. Liceo e Istituto Musicale Mascagni richiedevano un impegno di studio quotidiano che, effettivamente, non mi lasciava tempo per le prove con il complessino.

Continuai a cantare come solista fino al 1977, partecipando a concorsi,serate ed eventi musicali sul territorio labronico. Dal ’76 iniziai a cimentarmi come autore e ad esibirmi accompagnato da un gruppo di compagni di conservatorio:

Pianista, chitarrista, bassista, percussionista, tastierista e sax in quel di Firenze e dintorni. Dal 1978 ,proprio a Firenze iniziai la professione di Professore di Orchestra parallelamente a quella d’insegnante di violino. Dal 1982, trasferitomi a Milano, portai avanti contemporaneamente l’attività di cantautore e quella di violinista. Come violinista iniziai nel 1983 una proficua collaborazione con l’orchestra di Canale 5 ricoprendo il ruolo di spalla (primo violino) fino al 1985, ruolo che lasciai per iniziare una collaborazione con Il Piccolo Teatro di Milano. Ebbi l’onore di lavorare come violinista/attore con il grande Giorgio Strehler. Poi la RAI, I Pomeriggi Musicali, l’Orchestra dell’Angelicum ed altre formazioni cameristiche e sinfoniche.

D Organo e violino “fanno la spia” di studi classici…come è nato il connubio con la musica rock e dintorni?

R Il processo di passaggio semmai è stato contrario: infatti ho iniziato a cantare ( mia madre era una cantante lirica) all’età di 8 anni, per poi entrare All’Istituto Mascagni a 10 anni. Da allora ho portato avanti i 2 percorsi musicali contemporaneamente e parallelamente.

D Quali sono i tuoi punti di riferimento, i tuoi “mostri sacri” ?

R Senza dubbio amavo i gruppi italiani come i New Trolls e la PFM ma il mio mito erano i Pink Floyd…….e lo sono ancora. In campo classico amo particolarmente Vivaldi, Mozart, Puccini e Beethoven.

D La scena livornese degli anni 70 era in continuo fermento, centinaia di gruppi, centinaia di musicisti…Livorno città della musica, sei d’accordo?

R La cultura, nel decennio 1970/1980, era in grande fermento in tutto il nostro bel paese; considerando che la musica oltre che espressione è in primis cultura, ci fu uno sviluppo a 360 gradi di tutte le espressioni musicali. In quel decennio nacquero Conservatori e Istituti Musicali ma soprattutto orchestre stabili e non, alcune delle quali ( e non poche ) non esistono più già dai primi anni ’90.

Questo nell’ambito classico. Nel campo rock e pop ci fu la nascita della figura del cantautore. L’invasione dei cantautori fu senz’altro ispirazione e stimolo anche per i giovani livornesi, ma da qui a dire che si possa pensare Livorno ” Città della musica” mi pare azzardato e inverosimile.

D Sei sempre in contatto con i tuoi compagni di “Ghiaccio Freddo” ? Mai pensato ad una reunion ?

R Ho ritrovato grazie a Facebook da poco Claudio Barontini. Di Marco Caluri ed Ernesto Rum so soltanto, per bocca di Claudio, che l’esperienza Musicale dopo The Ice Cold non ha avuto seguito per Enesto ed è andata avanti poco per Marco. Claudio ha portato avanti l’esperienza musicale per qualche anno, specie con Eugenio Vinciguerra e i “Milvi” ovvero il gruppo che accompagnava la cantante Milva per poi trovare la sua strada nel campo della fotografia. Pertanto soltanto il sottoscritto ha fatto della Musica la sua ragione di vita, almeno riguardo a lavoro, professione e tempo libero.

D C’è un musicista livornese con il quale avresti voluto o vorresti suonare insieme ?

R Non saprei, ma ti spediro’ una foto, che puoi trovare anche sul mio profilo Facebook, di un concerto scolastico in cui ho suonato con Ilio Barontini : eccelso pianista classico ma anche bravissimo organista rock. Nei primi anni settanta faceva parte del complesso ” I Simba”, Io e Cinzia frequentavano il Tennis Club dove I Simba si esibivano….con Ilio il suo Hammond fumava……

D Riccardo…una occasione non sfruttata…un treno che ti è sfrecciato davanti…un rimpianto ?

R La mancata partecipazione al FESTIVALBAR del 1988. Dopo anni di case discografiche visitate sembrava proprio che fosse arrivata la nostra occasione (mia e di Cinzia). Era tutto fatto e tutto predisposto: brani inediti miei, etichetta(La FIVE), immagine e nome del duo…….ebbene, anzi meglio dire emmale, proprio quell’anno all’ultimo momento tagliarono il disco verde.Sfiga??? Non so che dirti caro Massimo, ma la delusione fu talmente forte che né Io né Cinzia volemmo saperne più niente di sale di incisione e case discografiche….ma non smettemmo di cantare. Dal ’93 al 2010 siamo stati un Duo molto ricercato e anche ben pagato per serate musicali in contesti di feste ed eventi importanti nel triangolo Milano, Pavia, Lago di Como.

Ma il rimpianto più grande è non aver creduto nelle mie eccezionali doti vocali abbastanza da scappare da Livorno, fuggire dagli affetti e mollare il Conservatorio per fare il provino alla RCA dove ero riuscito, grazie a Nada, ad approdare.

In quegli anni si poteva sfondare facilmente ma prima di tutto dovevi essere lì, sul posto, a Roma e ovviamente darti da fare. Purtroppo non essendo ancora maggiorenne sono rimasto in famiglia e quando è arrivata la maggiore età, il tram era già passato.

D Chi è oggi Riccardo Chimenti ?

R Riccardo Chimenti oggi è un valido e stimato insegnante di violino e strumentista. Svolge particolarmente l’attività di Direttore d’ Orchestra e ha formato L’Orchestra di Archi della Monteverdi (18 elementi) che si esibisce a Milano e dintorni, Lugano e in alcune località del Lago di Garda.

Grazie Massimo. Questa intevista mi ha offerto l’ occasione che in questo momento non avrei mai pensato di avere…..ricordare il decennio più bello della mia vita : 1970/1980 e riuscire ad emozionarmi ancora.

FABIO MORETTI

D Fabio Moretti, cantante e bassista…

R Comincio intanto ringraziandoti per questa intervista che non potevo immaginare mi venisse fatta, cantante ni,corista bassista da sempre, o almeno è lo strumento che ho sempre voluto suonare. Da quando? Era il 99 2000 mio padre batterista da 40 anni oramai ,aveva un gruppo ,si chiamava La Ditta! Che non era altro che una cover band di Elio e le storie tese, al basso c’era Alessio Guerrieri bassista livornese che ancora oggi gli dico essere la mia musa ispiratrice, comunque sentendo lui suonare quei riff di Faso e il suono di quello strumento decisi che avrei voluto suonare quello, anche se credo di non essere ancora a quei livelli

D Sei il frontman del gruppo Audiogramma, bel gruppo, ottimi musicisti…

R Forse ho dato l’ impressione del frontman ma in realtà non lo sono,o meglio forse la forza di questo gruppo è propio il mettersi tutti sul solito piano,e crescere insieme a livello compositivo ed esecutivo,faccio un plauso a tutti quanti per l’ impegno che mettono nel portare idee sempre nuove musicali e testi su cui lavorare, grazie per i complimenti come ci hanno fatto anche altri musicisti dopo averci sentito,cosa che ci ha riempito di orgoglio e soddisfazione

D Prima di questo gruppo che esperienze hai avuto?

R Ho suonato in passato blues, soul, Stevie Wonder, Aretha Franklin, Mamas and Papas, Beatles i classici,principalmente cover band insomma ,anche se mi è sempre stato stretto il suonare se pur grandissimi pezzi che ascolto nello stereo pure io qualcosa che fosse già stato fatto da qualcun altro,in quel caso non puoi fare altro che rendergli omaggio al meglio che puoi,cercando di essere più preciso possibile nel eseguire quei brani,ecco non faceva per me,ambivo a qualcosa di diverso

D Quali sono i tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando ?

R Beh, i punti di riferimento parlando di bassisti,a punto Faso di Elio che reputo un genio che ho avuto il piacere di conoscere, per quanto riguarda gruppi sono sempre stato un patito dei Beatles, un classico chi non lo è? Poi tantissimi gruppi italiani anche vecchi come gli Area ,o più recenti come Ministri teatro degli orrori e via dicendo.Ma il gruppo che seguo con più devozione dove cerco di prendere spunto sono i Verdena, itialianissimi, negli anni si sono evoluti come me del resto che gli ascolto ,per questo gli adoro ancora così tanto. Probabilmente se fossero rimasti al grunge dei primi anni non gli ascolterei ancora, hanno una capacità compositiva che rasenta la perfezione: per me, senza contare live che tiro che hanno! Fantastici!

D Avrai sentito certamente parlare della Livorno degli anni 60 e 70, con centinaia di gruppi cittadini. Ultimamente ero presente ad una mini Woodstock labronica dove vi siete esibiti insieme ad alcuni “vecchietti”…che idea ti sei fatto del tempo che fu?

D Non averne sentito parlare per me penso sia stato praticamente impossibile,come ripeto mio padre suona da 40 anni la batteria, per cui se non è uno di quei vecchietti come dici tu poco ci manca. Ci siamo esibiti in un contesto che ho trovato stupendo e sinceramente anche più grande di ciò che ci aspettavamo. Sinceramente l’idea che mi sono fatto a livello tecnico è che c’erano dei musicisti che ti sverniciavano letteralmente detto, volgarmente in labronico ,si avvertiva propio l’esperienza che avevano nel campo ,sempre sul pezzo con interpretazioni perfette dei pezzi suonati; e poi traspariva la grande passione per la musica, la mia impressione è propio che in quegli anni arrivarono talmente tanti generi nuovi di continuo, la musica era in continua evoluzione e queste persone lo hanno vissuto in presa diretta e si sente molto.Del resto non inventi più di tanto nel recente periodo, ogni brano che fai o farai ricorderà sempre qualcuno ,che deriva dai tuoi stessi ascolti. Ai tempi invece era il pieno periodo della sperimentazione musicale ,e quindi anche gli amatori chi più chi meno, l’hanno vissuta e tratto spunto per la propria musica,o riprodurla facendo cover di questi grandi che furono . La mia generazione quei mostri sacri gli ha sentiti come tutti quanti, ma non quando sono usciti come la maggior parte della Livorno musicale 60 70 (grande invidia per loro aver potuto sentire quei pezzi alla pubblicazione) ;credo ci fosse grande gioia e grande voglia di rivalsa a livello sociale,e sicuramente una parte veniva espressa propio nella musica ,grande rispetto per Livorno che comunque da sempre conta tanti musicisti, anche di ottimo livello seppur avvolte sconosciuti al grande pubblico. Siamo una città musicale c’è poco da fare, chi esce dal nostro conservatorio poi,preparatissimi! Dovremmo aprire una pagina infinita sul argomento credo.

D Il vostro genere è difficilmente etichettabile; in quale “casella” inserireste i vostri lavori?

R Esatto difficilmente etichettabile anche per noi. Ci siamo detti indie rock propio perché sta per indipendente,ogni nostro pezzo è abbastanza diverso l’ uno dall’ altro, ci piace molto sperimentare e trovare delle cose non banali e diverse dalle altre, quindi siamo anche un po’ alternativi nel nostro genere. Diversi musicisti che ci hanno ascoltato ci hanno etichettato come prog ,questo ci fa piacere perché al prog associamo solo grandi musicisti. Essendo tra i nostri ascolti personali ci sta che una punta ci sia,penso una delle cose che accomuna un po’ le nostre canzoni sono i testi , che comunque sono lo specchio dei nostri tempi ,della nostra generazione dove abbiamo poche, pochissime garanzie sul futuro. Abbiamo tante cose a cui poter arrivare facilmente ma allo stesso tempo mancano tanti punti fermi ,come il lavoro o gli stessi rapporti interpersonali,sono molto più facili ma allo stesso tempo risultano anche molto più difficili da rendere duraturi; tutto questo traspare ovviamente anche in musica nelle nostre canzoni ,quella sorta di rabbia giovanile e malinconia che appare nei pezzi sali scendi ,dove avvolte esplodono in suoni potenti di rabbia e altre in melodie malinconiche. La musica per ogni periodo storico non è altro che lo specchio dei tempi e questi sono i nostri

D Progetti futuri? Dove è possibile ascoltarvi a breve ?

R A breve il 29 luglio suoneremo al Vinile a Livorno insieme agli White Leaf ,anche loro gruppo che compone la propria musica rock fatta veramente bene. Sono molto bravi, ho avuto il piacere di provare con loro e sentire con orecchio e toccare con mano il loro livello di composizione. Progetti futuri… sicuramente continuare a suonare e comporre ,e cercare di fare qualche concorso, farsi conoscere come band,perché no sperare di farla diventare una sorta di lavoro quella che è la nostra passione sarebbe il massimo. Rimanendo sempre con i piedi per terra ma la speranza velata c’è e non abbiamo paura di esibirla

D Con chi nell’ambito livornese ti piacerebbe “duettare” ?

R Di gruppi a Livorno ce ne sono tantissimi e bravissimi,molti li conosco personalmente. Sarei onorato di farlo con davvero molti gruppi che ci sono in città .Penso a questo punto con grande ammirazione e rispetto magari suonare propio prima di Alessio Guerrieri,che come ho detto è un po’ colpa sua se suono il basso , anche Valerio Dentone mio vecchio insegnate e bassista straordinario, uno dei suoi gruppi sono i Gary Baldi Bros! Eccezionali davvero

D Sei giovane, beato te, ma c’è un rimpianto per una occasione non sfruttata a dovere ?

R Rimpianti insomma,avrei forse preferito studiare di più in musica, magari fare propio il Conservatorio, però tutto quello che ho lasciato andare mi ha portato a dove sono adesso ,bene o male in un progetto dove finalmente sento aver trovato la mia dimensione :mi piace e mi sento “realizzato”; nel mio piccolo faccio ciò che ho sempre voluto fare,sicche nessun rimpianto in genere anzi, magari tanta speranza, e ringrazio Luca il nostro cantante che ha creato la band,lo conosco personalmente da oramai 13 – 14 anni più o meno, Simone,Lorenzo e mio cugino Marco… tutta la band insomma,perché se mi sento realizzato nel mio piccolo è grazie a loro che sono il mio gruppo!

D Chi è oggi Fabio Moretti ?      

R Chi sono oggi non lo saprei dire in realtà, lascio farlo agli altri. Sono un ragazzo/uomo come tanti che ci prova nella vita in ogni settore di essa. A tale proposito vorrei anche ringraziare una persona di cui non farò il nome,ma che mi è stata vicino nel recente periodo, sia direttamente che indirettamente ,mi ha aiutato, spronato e supportato nel progetto Audiogramma, facendomi sentire bravo forse più di quello che sono in realtà, in fin dei conti faccio solo ciò che mi piace senza avere la presunzione di essere il migliore o insostituibile. Sono semplicemente Fabio,uno dei tanti che in cuore suo spera di poter continuare a suonare fino a che il tempo glielo permette. Grazie dell intervista, mi sono sentito lusingato e divertito da matti a farla . Ti ringrazio personalmente a nome mio e della band ,speriamo di risentirci presto magari con qualche “successo” in più da poter raccontare!

MARTINA SALSEDO

D Martina Salsedo, professione cantante: immagino tu sia nata con il microfono in mano…

R Non sono nata col microfono in mano ma con una maschera, in realta’ ho iniziato a recitare a 14 anni , ho studiato per fare l’attrice di teatro ed in seguito cinema con Bernard Hiller ‘Actor Studio Los Angeles’.

Ho cantato molto in strada e quelli erano gli anni della voce vera , chitarra e voce mescolata ai bus , ambulanze , sorrisi , di quando ancora in Italia ti dicevano ”poverina” se ti vedevano all’altezza delle loro ginocchia.

La prima volta con l’amplificazione fu un tormento , mi sentivo vocalmente cosi’ gigante da scegliere di stare per 30 date dietro un paravento e mi fu accordato , il regista era un folle e probabilmente la scelta stilistica fu’ presa al balzo.

D Attualmente sei la fronwoman del gruppo Black Tunes, un progetto che va avanti da circa due anni insieme a musicisti di alto livello, come Ricky Portera, fondatore degli Stadio, Leandro Bartorelli alla batteria e al tastierista Dario Cei…come è nata questa collaborazione che sta dando ottimi frutti?

R Black Tunes nasce nel 2010 , salii sul palco chiamandomi Black Tune e nel giro di pochi minuti si aggiunse una s e tutti i musicisti. Ando’ realmente cosi’ .

Ho dei punti fissi , Leandro Bartorelli alla batteria , Ricky Portera alla chitarra elettrica , Alessio Vitali al basso , Dario cei alla tastiera ed altri con i quali collaboro come Fabrizio Pieraccini ,Claudio Fabiani , Tommy Lo Russo.

Le collaborazioni nascono dalle vite precedenti e dalla voglia di viaggiare oltre noi stessi.

D Ti sei esibita nei migliori teatri italiani, ma hai avuto anche il previlegio di cantare con il tuo gruppo in Inghilterra…raccontaci.

R La prima volta in Inghilterra come cantante e’ stata al ” Cavern ” di Liverpool era il 2012 , fummo recensiti dalla BBC mentre suonavamo a Panny Lane sul terrazzino del barbiere .

Ale de Fusco fece il solo di Helter Skelter in mezzo alla strada , era il quinto concerto in due giorni , non posso dimenticare tutte quelle persone che sognavano diamanti nel cielo con Lucy insieme a noi.

Quest’anno siamo tornati in un occasione molto particolare , quella del ”Masquerade Festival ” ed e’ stato molto bello respirare l’odore di un teatro in pianta circolare del 1600.

D Il presente si chiama Black Tunes , ma nel passato come si è svolta la tua carriera musicale ?

R Prima dei Black ho lavorato in Germania , Danimarca , Francia , Africa, Ungheria , a Roma con la Rai , in est europa su Telemedia , recitavo e cantavo , in quel periodo ho avuto il piacere di collaborare con molti artisti pazzeschi ma quello piu’ grande di tutti e’ un pagliaccio francese ”jean jacques” , che dopo ho scoperto essere nel cast di uno dei Circhi piu’ importanti al mondo.

Ci sono persone che vanno oltre un nome , che proteggono la tua anima mentre sei sul palco con loro e lui e’ uno di questi .

D Hai una voce stupenda, calda e potente, ma che al bisogno sa essere dolce e struggente. Questo ti porta ad affrontare indifferentemente stili musicali diversi, ma quali sono i tuoi punti di riferimento?

R Grazie per il complimento , mi lusinga sentirmi dire queste cose da un intenditore di Musica come Massimo Volpi.

Non so’ se e’ un bene o un male ma di solito affronto vocalmente la musica che si crea senza pensarla piu’ di tanto . Ho i miei riferimenti e me li tengo stretti , Etta James , Tori Amos, James Brown ,Nina Simone,Led Zeppelin,Otis Redding ,Neil Young ,Chaka Khan ed altri con i quali ho avuto il piacere di suonare come Malcolm Holcombe , Tolo Marton , Rob Lopez , Femi Temowo …

D Oltre a cantante sei anche insegnante di canto con una tua scuola che ha sempre più iscritti. Un impegno duro ma anche gratificante…

R Sono gli ”allievi” ad avermi scelto. Officina di Arte e Musica e’ nata cosi’ , dalla loro invasione !

Forse era l’unico modo possibile per poter dare qualcosa in piu’ di me agli altri e di poter ricevere molto , non a caso ho un numero limitato di allievi , credo sia una grande responsabilita’ e ognuno ha i suoi tempi per comprendere delle cose di se’ .

Non mi interessa avere grandi numeri , mi interessa avere grandi persone , aiutarle nella crescita , farle riflettere e correggere da sole , sono figlia della disciplina e della meritocrazia teatrale , quella della gavetta e della scalata, sono l’anti ”X FACTOR” e ringrazio tutte quelle porte in faccia perche’ alla fine mi hanno resa molto forte e concesso la bellezza di non invidiare e non essere crudele con gli altri.

D Questo tuo ruolo ti porta ad essere sempre a contatto con giovani talenti…da questo punto di vista come giudichi il panorama musicale livornese attuale ?

R Livorno come altre citta’ ha molti giovani talenti e questa cosa mi fa’ stare bene , come diceva un grande filosofo ,senza musica la vita sarebbe un errore .

La cosa che mi lascia interdetta e’ che con poche ”vesciche alle dita” la strada e’ breve e se si raggiungono alti traguardi spesso non sono Arte ma virtuosismo.

Mi auguro di vedere grandi Artisti , la nostra citta’ ne ha bisogno.

D In pratica non c’è una manifestazione locale e non, dove non sia presente Martina Salsedo…Hai avuto l’onore di aprire concerti di gruppi famosi (ultimamente i Gang…), ma c’è qualcuno con il quale “non vedi l’ora di cantare” ?

R Ho avuto l’onore di aprire a molti grandi della musica da Betty Lavette al Banco del Mutuo Soccorso , a Popa Chubby , Joe Ely, e suonare con Jake Clemons (Sax tenore della Street Band di Bruce Springsteen), Femi Temowo (Chitarrista di Amy Winehouse) Malcolm Holcombe ,Ricky Portera ,Alberto Radius ed altri ancora.

In riguardo alla domanda nello specifico , non vedo l’ora di fare il primo Live col tastierista di Vasco Rossi & Steve Rogers Band , Mimmo Camporeale ,che sara’ sul palco con me il 13 Agosto al Fieschi Festival di Genova.

D Martina, c’è un treno che ti sei fatta sfrecciare sotto il naso, una occasione perduta ?

R Sono sempre stata sul mio treno , quello al quale ho rinunciato era un vagone ”sporco” che ho preferito perdere e lo rifarei col sorriso. Ho avuto dei grandi insegnanti in famiglia e nell’arte , sono fortunata.

D Chi è oggi Martina Salsedo?

R Non mi piace dire chi sono , decisamente non lo sopporto , preferisco abbiano un ‘idea superficiale di me anche sbagliata .

Sono una solitaria mi piace incontrare gli altri per scelta o per fortuna e scoprire insieme chi siamo . I difetti sono le cose che preferisco , li trovo decisamente interessanti e dedico a loro molti dei miei live.

Grazie per la tua intervista sei una grande persona.( mettilo please non lo togliere)

ANDREA NANNETTI

D 1974 nasce il Deux ex Machina…grande gruppo, ottimi musicisti…Andrea Nannetti alla chitarra.

R Ciao Massimo! Grazie per il tuo interessamento e per il “grande gruppo ed ottimi musicisti”!

Eravamo solo dei ragazzi molto entusiasti, con tanta energia e tante speranze, come i giovani hanno.

Forse, ma non ne sono sicuro, il gruppo nacque prima del 1974.

Deus ex machina era composto da:

chitarra: Andrea Nannetti

tastiere: Roberto Napoli

basso: Beppe Caturegli

batteria: Sergio Adami, Stefano Lucarelli, Fabio Guidi (in momenti diversi)

percussioni: Chico De Mayo

fonico e manager: Marco Rombolini

età dei componenti: tra i sedici e i diciassette anni (Marco era un po’ piu grande di noi)

 

D Tutto ebbe inizio nel magazzino di Pietro Napoli di Corso Amedeo…bei tempi…

R La cosiddetta “palazzina” di Pietro Napoli in Corso Amedeo era una parte di un più ampio luogo costituito da svariati edifici e spazi aperti, sede di magazzini e laboratori per stoccaggio riparazione ed accordatura di pianoforti. Un luogo magico, indimenticabile. Il dott. Gianfranco Napoli, padre di Roberto, acconsentì a mettere a disposizione di suo figlio e dei suoi amici del gruppo, un bello spazio al primo piano dove realizzammo la nostra sala prove e studio per registrare, lavorando con le nostre mani (grazie all’aiuto indispensabile di Marco Rombolini) ad un progetto irripetibile, Tutta insonorizzata con scatole di uova e lana di roccia (ci siamo grattati per giorni) e persino una finestra a tre vetri per la regia.

Al piano terra c’erano gli accordatori dei pianoforti, mi chiedo come ci sopportassero!

 

D Avevate il grosso pregio di suonare soltanto pezzi vostri…come nascevano queste canzoni?

R Erano brani solo musicali, nessuno cantava.

Noi ci incontravamo ed iniziavamo a suonare, liberi. Quando qualcosa di ciò che stavamo suonando ci convinceva particolarmente, si iniziava a lavorare su quel dettagio per farlo diventare un brano. Registravamo e riascoltavamo molto, discutendo su come strutturare e colorare i brani. Non c’era un autore, ma l’apporto di tutti noi.

Eravamo tutti affascinati dai King Crimson e Weather Report e quindi inevitabilmente anche un pochino influenzati, ma la nostra adolescenziale ambizione era di non somigliare a nessuno.

Tra il progressive, la psichedelia e il delirante, ci ostinavamo e suonare con fantasia e libertà su tappeti ritmici che erano spesso dispari, complessi e molto serrati. Non esistevano loop machines, tutto era in diretta.

 

D I vostri concerti erano molto lunghi per il tempo, circa 2 ore…che ricordi hai?

R I concerti erano molto lunghi perché ci divertivamo moltissimo a suonare e ci affascinava anche mettere i piedi nelle zone incognite ed oscure della improvvisazione. Direi che abbiamo fatto pochi concerti rispetto al lavoro di prove al quale ci sottoponevamo senza fatica. Beati i giovani!

All’epoca quando caricavi il furgone per andare ad un concerto era come fare un trasloco.

Gli amplificatori erano a valvole, potenti,enormi e pesantissimi. Forse anche per questo il concerto era così lungo!

 

D E’ rimasto nel ricordo di chi era presente il vostro concerto al Circolo La Rosa nel 1975…raccontaci

R Ennesimo trasloco, mi ricordo che ci divertimmo suonando. Il pubblico era soddisfatto, forse perché erano quasi tutti amici. Io suonavo con una Fender Stratocaster rossa del 1967 ed usavo due pedali vox: un distorsore tone bender ed un wah wah. I nostri volumi erano piuttosto elevati.

 

D E prima e dopo i Deux ex Machina che hai fatto?

R Io nel 1974 avevo diciassette anni.

Prima dei deus ex machina, avevo iniziato a studiare chitarra a dieci anni con Daniela Robillard, poi con Tony Mazzone e poi con Enrico Rosa. Avevo suonato per un breve periodo con un gruppo di bambini chiamato “Cuori di pietra”, poi con i “Compra baratta e vendi” con Riccardo Baronti, Fabio Selmi e Carlo Galletti.

Dopo i deus ex machina

Non ho mai smesso di suonare la chitarra, nel 1980 conobbi e divenni amico del maestro Paco De Lucia, imparando ad amare il flamenco, che ha molto influenzato la mia strada e la composizione dei miei brani. Ho sempre continuato nelle mie ricerche musicali, in zone etniche usando anche altri strumenti a corda, nell’elettrica e nell’elettronica. Sono autore di brani per le edizioni Rai Trade, per documentari televisivi.

 

D Quali sono i tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando?

R Io come sempre vorrei progettare la mia musica,che è una mia forma di ricerca e comunicazione.

Musiche di molteplici provenienze possono diventare dei “riferimenti”, flamenco, barocco, heavy metal, intimisti, psichedelici o jazz, purchè mi tocchino l’anima.

 

D Sei sempre in contatto con gli altri componenti del gruppo ? Mai pensato ad una reunion ?

R Sono ancora in contatto con quasi tutti i componenti di Deus ex machina, ma non si è ancora mai parlato di una reunion. Mi ci stai facendo pensare tu………………..a volte però queste cose somigliano alla cena di scuola dopo quarant’anni.

 

D Che ne pensi dell’attuale situazione musicale a Livorno?

R Non sono molto informato perché sono quasi sempre fuori Livorno, ma quando mi è capitato ho avvertito una bella presenza di energie e competenze in vari settori musicali. Personalmente so che farò un concerto di chitarra solista a Villa Trossi il 31 agosto, organizzato tra l’altro proprio da Roberto Napoli, e suonerò la mia musica.

 

D Chi è oggi Andrea Nannetti ?

R Sono architetto e musicista, pendolare settimanale tra Roma e Livorno dove vivo con moglie e figlia di dodici anni, che ha da poco iniziato a studiare il violoncello.

Sono stato fortunato ad aver vissuto musicalmente quegli anni settanta, quel fermento, quella voglia di suonare davvero, quelle possibilità culturali economiche e sociali che ti permettevano e stimolavano ad ascoltare ed essere ascoltato, sviluppando nei giovani un desiderio di ricercare con fantasia, originalità, personalità, carattere. Il contrario dell’attuale omologazione.

 

 

 

 

 

MARCO MAZZANTI

1 I Pianeti…1969…55 anni in quattro : come nacque l’idea di formare il gruppo?

  1. L’idea di formare un gruppo nacque come un gioco fra ragazzini undicenni che fra una partita a calcio in cortile e una sfida a tappini, suonavano in una cantina con chitarracce scordate e una batteria formata da fustini del detersivo, provando ad imitare i gruppi stranieri e italiani in voga all’epoca come i Beatles ed gli Equipe 84;

2 2017…molti anni di più…come è possibile che ancora siete insieme?

  1. Oggi 2017, ci troviamo raramente per suonare insieme, supportati per fortuna da due figli dei Pianeti Dario e Luca, magari per partecipare a qualche evento straordinario, come è stato quello del 22/05/2015 al circolo in Coteto in commemorazione di due amici carissimi prematuramente scomparsi (Raoul e Fabio) e come è stato per l’evento del 21 maggio 2017 ai Percorsi Musicali, nel corso del quale il nostro primo maestro e mentore Renzo Pacini ha presentato il suo libro “TUTTO INIZIA DAL BASSO»

3 Avete accompagnato artisti del calibro di Marcella, Ricchi e Poveri, Donatello, Formula 3, PFM, New Trolls…che ricordi hai?

  1. Il fatto di aver aperto i concerti di molti artisti di livello nazionale (oltre a quelli che hai citato tu potrei aggiungere Modugno, Mino Reitano, Four Kents, Iva Zanicchi, Claudio Villa, The Rokes, Mia Martini, Don Backy e tanti altri), ci ha consentito di apprezzare le doti umane di alcuni di loro che nonostante la fama e la notorietà ci facevano i complimenti, dandoci anche dei consigli preziosi;

4 La RCA attraverso il maestro Pintucci «vi teneva d’occhio» quando ad un passo dal successo aveste una brusca frenata. Che successe?

  1. Entrammo per un periodo nella scuderia del produttore Piero Pintucci (per capirci quello che ha prodotto molti lavori di Renato Zero) il quale ci invitò per diverse volte alla RCA a Roma per provare dei pezzi nostri, oppure proposti da loro. Ci presentò in un’occasione anche Franco Migliacci e una volta di sabato pomeriggio quando la RCA che era una vera e propria fabbrica di produzione di dischi in vinile, chiudeva i battenti, ci consentirono di continuare in una sala d’incisione privata, il FORUM MUSIC VILLAGE (esiste ancora oggi www.forummusicvillage.com ) situata in piazza Euclide a Roma nella cripta sotterranea di una chiesa, dove trovammo Ennio Morricone che nella sala più grande, dirigeva un’orchestra intera, davanti ad uno schermo cinematografico che in quel momento proiettava un film western. L’immaturità giovanile non ci aiutò però a capire l’importanza di quelle persone e in quale mondo eravamo capitati, tanto che, senza quasi rendersene conto, bruciammo quelle opportunità che si erano presentate davanti a noi su un piatto d’argento.

Per capire oggi come allora l’importanza del FORUM MUSIC VILLAGE, basta visitare il sito e vedere che in quella sala d’incisione di livello mondiale, recentemente hanno inciso dischi, alcune star come Zucchero, Jovanotti, Bon Jovi, Ligabue, Red Hot Chili Pepper e moltissimi altri;

5 Oltre la chitarra suoni anche il flauto; quali sono i tuoi punti di riferimento?

  1. Il flauto traverso, di moda in quel periodo grazie ai Jethro Tull, fu per me solo una breve parentesi di un anno di conservatorio al Mascagni che dovetti poi abbandonare con dispiacere, a causa dei mediocri risultati scolastici conseguiti nel biennio all’Istituto per Geometri.

6 Livorno è sempre stata prolifica in fatto di gruppi musicali. Come te lo spieghi?

  1. Livorno è una città particolare che definirei GODERECCIA ed eccelle in tutte quelle discipline artistiche e sportive che spesso mal si conciliano con le attività del lavoro. Non è un caso che Livorno pullula di pittori, cantanti, attori, musicisti e sportivi di altissimo livello, tanto da essere oggi una delle città più medagliate d’Italia per le olimpiadi. Il proverbio MEGLIO DISOCCUPATO AD ANTIGNANO CHE INGEGNERE A MILANO sintetizza benissimo questo modo di vivere;

7 Spesso oggi vi trovate a dividere il palco con gruppi composti da ragazzi che hanno l’età dei vostri figli. Che effetto fa?

  1. Il fatto di aver suonato in queste recenti occasioni insieme ad altri gruppi, formati anche da giovanissimi musicisti, mi ha fatto tornare con la mente a quando eravamo agli inizi noi. Resta comunque il fatto che ho comunque trasmesso un po’ di passione musicale a mio figlio Mirco che suona la batteria nel gruppo SMASH POT;

8 Impossibile non avere un ricordo di Raul…il vostro bassista prematuramente scomparso…

  1. L’amicizia con Raoul parte da molto lontano, da quando eravamo bambini in Coteto che giocavamo in cortile ed è continuata nel periodo dei Pianeti e per tutto il periodo delle scuole superiori, visto che io, Raoul e Robertino eravamo in classe insieme ai Geometri e uscivamo anche nel pomeriggio e di domenica con lo stesso gruppo di amici. Di Raoul mi ricordo ancora benissimo la risata contagiosa e la passione smisurata per la maglia Amaranto e per la livornesità nel suo insieme. Secondo Raoul non esisteva nel mondo una città bella come Livorno. Da sposati, ogni tanto in estate ai Bagni Fiume, ripercorrevamo i vecchi tempi ricordando aneddoti vari e i vecchi amici.

9 Marco, quando è passato quel treno sul quale non sei salito?

  1. Il treno che oggi potremmo definire tranquillamente FRECCIA ROSSA, è passato per noi agli inizi degli anni 70 ma anche se ci siamo saliti e subito discesi, continuo a vivere i ricordi di quegli anni con piacere e senza particolari rimpianti;

10 Chi è oggi Marco Mazzanti?

  1. Marco Mazzanti oggi è un sessantunenne, sposato con Patrizia, con due figli trentenni Martina e Mirco entrambi laureati che lavora come geometra all’Ufficio Tecnico della Provincia di Livorno, dove si occupa di Edilizia Scolastica e Manutenzioni e per diletto suona in casa la sua Fender Stratocaster per la gioia dei vicini di casa.