PAOLO SAINI

D Nel 1970 prende vita quella splendida avventura che porta il nome di MK5 con Paolo Saini alle tastiere…
R Inizia l’avventura … ma non con musicisti, con amici.. Ci siamo conosciuti alle scuole superiori, precisamente all’istituto Orlando. Io scuola di odontotecnico e gli altri meccanici e saldatori. Giorgio chitarra, Bruno batteria (bussoli del dash), Massimo canto e chitarra, Stefano basso, poi Fabrizio e Giovanni tecnici.

D Da quel momento nasce una amicizia incredibile fortissima che dura tutt oggi. Quale è il segreto?
R Il segreto è che nonostante i caratteri difficili che ognuno di noi ha…. tra noi possiamo scannarci ma dopo 5 minuti tutto è finito. Ci mandiamo pesantemente in quel posto spesso…poi tutto è finito

D Lettera di cambio…1975…che mi dici ?
R Finita la parentesi MK5, causa servizio militare, nasce nel 1975″ La lettera di cambio “( più comunemente Cambiale). Giorgio ed io eravamo inseparabili ed un giorno venne chiamato per provare con un nuovo gruppo. Il caso volle che il tastierista non fosse presente e dopo la prova si erano formati” La lettera di cambio”. Giorgio, Luciano Trovato basso, Claudio Tronconi batteria ( purtroppo anche lui morto in un incidente in moto), si aggiunsero Valeriano Tramagli voce , Stefano Scalzi trombone e al sax se non erro il nome Mazzei. Stefano era di Follonica e studiava all’I.T.I. ed aveva una stanza in via Garibaldi, ma componendo musica nostra ,( io e lui trovavamo le idee) e queste venivano di notte, viveva da me. Questa creatività ci portò a comporre 4 brani progressive o come si diceva allora, musica alternativa. Un giorno portai i brani a Milano, all’allora editoriale Sciascia o Vedette ( Intillimani, primi Pooh e tanto Jazz e classica) e piacquero. Registrammo ospiti loro i 4 brani con il direttore artistico Anselmo , il fonico di Mc Loghan ( Alan Col… bin credo di ricordare) e il Sciascia che ogni tanto faceva capolino. Finito il missaggio Sciascia decise che non voleva fare un 45 giri e decise che dovevamo fare un LP… Non avendo altro da registrare ritornammo in cantina a prepararci. Purtroppo Stefano venne chiamato a suonare professionalmente sulle navi e decise di accettare e Giorgio partì per il servizio militare.. Entrarono Gianni Ponzetta alla chitarra e Riccardo Mazzoli alla tromba. Ritornammo a registrare a Milano ma la differenza tra i due chitarristi e trombone e poi tromba era troppo evidente e Sciascia volle che noi registrassimo i primi 4 brani con la nuova formazione. Ritornammo a Livorno e la giovane età ci creò qualche problema. Gasati dall’esperienza comperammo strumenti nuovi, furgone e impianto e per pagare dovemmo accettare di suonare di tutto abbandonando il progetto discografico.. Pagato tutto il gruppo si sciolse. Poco dopo partii per lavoro a Milano e formai un gruppo nuovo con Marco Castiglioni ( jazzista famoso) il fratello pluristrumentista Gianni e un chitarrista che non ricordo il nome.

D Le tastiere e il rock, un connubio che in un primo momento sembrava azzardato, poi si è rivelato vincente…
R Le tastiere nascono nel blues e nel gospel.. Quando arrivarono nel Rock fu un innovazione musicale: Deep Purple con Jon Lord , Genesis, Procol Harum, ecc

D Quali sono i tuoi punti di riferimento musicalmente parlando?
R I gruppi sopra elencati e , Chick Corea, Keit Jarret, Oscar Peterson. Purtroppo ascoltando questi mostri sacri ed io, essendo un autodidatta ,mi portarono ad abbandonare la musica. O come si dice appendere lo strumento al muro. Allora non esisteva internet… quando volevi trovare un brano dovevi trovarlo ad orecchio e questo su brani difficili, come quelli dei tastieristi elencati, mi portò all’abbandono ( stupidamente).

DA volte capita di incontrare foto di concerti con Paolo Saini…in quali altri gruppi hai suonato’?
R Oltre i gruppi citati, con un gruppo a Marina di Pisa con Salvatore Russomanno, Danny Crew e altri e con i Karma : Paolo Tirincanti voce basso, Gianpaolo Orsini batteria, Gianni Baudino chitarra, Maurizio Gentili sax flauto e alternanso altri chitarristi americani del Campo Derby. Con questo gruppo abbiamo inciso un brano presentato in una trasmissione Rai.

D In pratica gli MK5 non si sono mai sciolti realmente. Dopo una pausa hanno ritrovato la voglia di rimettersi in gioco. Quali progetti futuri?
R Circa 7 anni fa mi hanno convinto a ricostituire gli MK5. Purtroppo senza Giorgio. L’anno scorso è entrata una grande cantante che si è aggiunta allo show man Massimo, Valentina Cerrai e il favoloso marito Fabio. Da poco il bassista storico Stefano ha mollato il gruppo ed è entrato Marco Dentone.. Con questa formazione pensiamo di allietare il più possibile le serate dei livornesi

D Paolo, c è un treno sul quale potevi tranquillamente salire e invece hai fatto partire senza di te ?
R Il treno perso è come dicevo, editoriale Sciasci per primo e l’abbandono della musica…. se non facevo il coglione probabilmente qualcosa avrei sicuramente fatto… Avevo tantissime idee musicali e non ero l’ultimo arrivato nemmeno come tastierista.

D La tua passione per la musica ha dato buoni frutti…tuo figlio ha seguito le tue orme.
R Ho avuto 4 figli : la grande dal primo matrimonio Jorana dipinge, il secondo Lorenzo con due esami diventa professore di contrabbasso. Ha suonato il pianoforte x 8 anni per poi cambiare strumento. Ha avuto un gruppo che gli ha dato diverse soddisfazioni, gli Hic sunt leones, che però ha sciolto. Ora ha formato i Bruke ( su internet Bruke ovomaltina) con un Ep all’attivo e diverse soddisfazioni.. tra poco l’uscita del secondo Ep; la terza Francesca canta e il più piccolo Umberto suona il pianoforte con tanta soddisfazione per il papà.

D Chi è oggi Paolo Saini?

R Paolo Saini è un 61enne con lo spirito e la voglia di un 15enne , ma che deve fare i conti con il tempo che passa

 

 

ROBERTO ROMAGNOLI

D Tutto ebbe inizio nel 1962 con i Leghorn Boys, gruppo di quattro giovani livornesi, con Roberto Romagnoli alla batteria…bei tempi…

R Io cominciai a suonar nel 1958 con il complesso i Jolli, suonando come primo locale ai Combattenti in via Roma. Poi nacquero i Leghorn Boys con il maestro Silvestrini , al sax Cavallini, chitarra del Tongo, io alla batteria. Nel 59 bagni suonammo ai bagni Nettuno, con Aldo Corsi cantante e basso.

D Il gruppo cambiò nome in 5 Penny…

R Pietro Scalise al sax, Eugenio Biglietti chitarra, Giovanni Mirto tromba, batteria e fisa, Roberto Romagnoli batteria e fisa e Aldo Corsi voce. Con questa formazione nacquero i 5 Penny. Di età si faceva 75 anni in 5.

D Arena Astra, Portuali, La Rinascita, Piper 2000…avete suonato un pò ovunque, anch in provincia, poi nel 1963, alla fine dell’estate il gruppo siscioglie…che successe?

R Nel 1969 incomincia ľera dei 5 Penny: Arena Astra e Gin Club Marina di Cecina; ma in questi locali non volevano più la fisarmonica ma la tastiera e il piano. Poi Marina di Cecina facendo stagioni estive, il Cardellino, Marina di Bibbona , il mitico Ciukeba, poi al Tennis di Tirrenia, il Baraccone e molti altri. Nel 1962 eravamo in Val Gardena suonando tutte le sere: era il Medel Grande albergo. Ti ricordo che oltre che suonare si cantava tutti tipo i Pooh.

Nel mese di ottobre viene da Livorno un amico che gli insegnavo a suonare la batteria con una lettera di babbo ( al tempo non c’erano mail o telefonini) che scriveva di venire subito a casa perchè dovevo entrare alle Poste avendo fatto domanda diverso tempo prima. Non ti dico il dispiacere… con le lacrime agli occhi. Il babbo di Aldo anche lui disperato. Disse “Ti accompagno io a Livorno”… viaggiammo tutta la notte. Io volevo continuare a suonare ma mio padre, imperterrito, disse “No ! Il bimbo è minorenne e fa come dico io!”… e così fu. Ecco come finirono i veri 5 Penny. Poi il sax smise anche lui entrando alle ferrovie. I Penny per un pó continuarono con Aldo.

D Dopo i 5 Penny che hai fatto, hai continuato a suonare o hai detto stop ?

R Io pur lavorando feci parte con delle Ombre per le stagioni estive. Poi con i Diavoli con Ariberto Carboncini padre. Poi con il magico Toni, chitarrista di Music City ,Vinicio alla chitarra, Pacini e io andammo al Camp Darby a suonare jazz. Nel 72 facevo parte dei Doberman sempre con il Pacini, Galazzo, Albo Bargelli e io per 2 anni. Alla Perla a Altopascio eravamo di casa. Poi i figli crescevavano… Natale, Pasqua… ultimo delľanno non esistevano più…fu li che smisi. Diversi musicisti mi vennero a cercare ma per motivi familiari finí la mia carriera da musicista.

D Che ricordi hai della scena musicale livornese degli anni 60?

R Bellissimi ricordi che non dimenticheró mai. Anche oggi provo molta nostalgia. Nostalgia della gioventù e di tutto quello che porta con sé. Ci divertivamo da pazzi e riuscivamo a ridere anche quando non dovevamo, come quella volta con i 5 Penny che si viaggiava con una 600 Multipla quando si sganció sopra la macchina il portabagagli con gli strumenti. Meno male che erano legati molto bene e non passó nessuna macchina . Riagacciammo di nuono il portabagagli fissandolo molto bene e via…Che spavento e poi tante risate compreso il nostro manager, il babbo di Aldo.

D Sei più in contatto con i tuoi vecchi compagni di gruppo?

R Si, con i miei vecchi amici sono sempre in contatto e ogni volta che ci incontriamo è una festa, un tuffo nel passato.

D So che sei al momento apprezzato membro della Banda dell’SVS e non c’è occasione nella quale non vi esibite…bella esperienza …

R Da militare entrai nella banda militare girando tutto il Piemonte, suonando gli onori e ľinno al presidente Saragat come primo tamburino… eravamo 40 elementi. Poi 6 anni fa entrai nella banda delľ SVS portando con me anche mia figlia Romina.

    

FRANK RAYA

D In un mondo dominato dalle chitarre…perchè il sassofono, strumento che adoro ?

R In un mondo dominato dalle chitarre negli anni 70 scelsi il sax perche tra i giovani andava di moda la chitarra…io invece ero attirato dalla grande libertà che il suono del sax comunica :A volte sembra un lamento, a volte è suadente e sexy, a volte dinamico nella sua ritmicità…senza dimenticare la bellezza estetica dello strumento.

D Il mondo del rock ha da tempo “sdoganato” il sax, Clarence Clemmons della E Street Band di Bruce Springsteen ha aperto la strada, strumento spesso che contribuisce al salto di qualità di un pezzo …sei daccordo ?

R Sono totalmente daccordo con te; il sax aggiunge più bellezza nel brano, é la classica ciliegina sulla torta.

Clarence è stato un grande , adesso si diverte con gli angeli.

D Alla fine degli anni 70 entri a far parte di un autentico supergruppo, i Manhattan, bei tempi…che ricordi hai

R Dei Manhattan ho dei ricordi bellisimi ed emozionanti ; anche perchè non era molto che suonavo il sax- quindi per me era tutta un’esplorazione con intento veramente artistico,e non commerciale.

D E dopo i Manhattan come si è svolta la tua carriera musicale ?

R Dopo i Manhattan ci vorrebbe un mese di tempo per raccontare le altre decine di band dove ho suonato. A livorno ricordo che suonai con la Mente Corta … immagina ,era fusion misto tra jazz

 e rock.Poi sono sparito a Teheran a suonare alla corte dello scià di Persia.per quasi due anni ,sino alla rivoluzione di Komeini che ha spedito tutti gli stranieri fuori dalla Persia.Poi sono finito in Francia,Svizzera, e Londra.con una band di colore ,i Midnite Express, che poi sono diventati gli Immagination.Mi fermo qui perchè le cose che potrei dirti,costituiscono materiale per un libro.

D Quali sono le tue fonti di ispirazione ?

R Le mie fonti d’ispirazione sono il blues ,il funky il reggae,il jazz,e la soul music.

D Che ricordi hai della scena musicale livornese di quegli anni ?

R Alla fine degli anni 60,e gli anni 70 a Livorno c’erano una decina tra discoteche e sale da ballo

e la musica era suonata  rigorosamente dal vivo: a quell’epoca Livorno era pieno di vita

Adesso Livorno è praticamente morta artisticamente, non esiste più.

D Chi è o cosa è “Pito Mango” ?

R Pito Mango è una località della Giamaica; Zucchero ha preso quest’idea ,ed io ho tirato giù il testo in italiano,ed in Inglese : il brano è firmato Zucchero-Rai .

D Frank, la solita bacchetta magica, la possibilità di tornare indietro nel tempo, quale occasione non ti fareste sfuggire stavolta ?

R Con la bacchetta magica rifarei e riprenderei le stesse occasioni che mi sono già capitate.

D Sei sempre in contatto con musicisti livornesi? Possibile una tua esibizione da queste parti ?

R Non sono più in contatto con i musicisti Livornesi. Riguardo venire a suonare a Livorno

sarà difficile …a Livorno basta che un vecchietto si lamenti della musica ,che arrivano vigili,carabinieri e tutte le forze dell’ordine.

SERGIO TADDEI

D Sergio, chitarristi si nasce o si diventa ?

R Bè,è una cosa che hai dentro e la porti fino alla fine.

D Nel 1965 nascono i Thugs, il tuo gruppo…bei tempi

R Fu una cosa veramente voluta con passione, è stato un periodo bellissimo con dei cari amici.

D Avete partecipato anche alla inaugurazione de La Goldonetta…una bella soddisfazione

R Non ricordo quel periodo, peccato, sicuramente una bella cosa..

D Nel 1966 vi siete sciolti dopo svariati concerti a Livorno e provincia, che successe ?

R Niente di particolare, cose che possono accadere , sicuramente in amicizia.

D E dopo i Thugs che hai fatto, musicalmente parlando ?

R In quel periodo mi ha cercato un gruppo che suonava in vari posti in Toscana; facevano musica da Night , musicisti già con esperienza ,il pianista si chiamava Bubi, poi batterista e bassista e io chitarra e voce.

D Quali sono le tue influenze, i tuoi “mostri sacri” ?

R Niente mostri, mi piacevano i Beatles,Bee Gees,Pink Floyd .ecc.ecc.

D Che ricordi hai della scena musicale livornese degli anni ’60, anni irripetibili…

R Bei ricordi in generale (Piper,serate e piccoli concerti …).

D Sergio hai un rimpianto nel cassetto, una occasione non sfruttata ?

R No niente rimpianti , poi e difficile a dirsi .

D Vedi sempre i tuoi compagni di gruppo ? Mai pensato ad una reunion, oggi che molti ci stanno pensando ?

R Riguardo i Thugs e gli altri no .Nel 1968 sono entrato nel gruppo degli Storms,(con Giovanni G. Batterista – Giovanni P. Pianista Organista -Sergio C.Bassista e io Chitarrista ,tutti con delle voci buone con gli Storm abbiamo suonato all’estero per diversi anni ,poi a Milano ecc ecc.Sarebbe bello riunirsi ma siamo lontani ,uno in Spagna , un altro in Francia ,il terzo Livorno e io qui, comunque ci vediamo e ci sentiamo.

D Chi è oggi Sergio Taddei ?

R Io abito in campagna con la famiglia (lago di Bolsena), da qualche mese mi sono rimesso a cantare e suonare dal vivo quando capita con delle basi , senza troppe pretese.

ORESTE SPADONI

D 1978 si forma il gruppo Sole di Mezzanotte e Oreste Spadoni è alla chitarra ritmica e voce…
R Avevo 14 anni ed avevo appena conosciuto alcuni dei miei amici con i quali avremmo formato S.D.M.; ascoltavamo folgorati per interi pomeriggi LP con “puntine rumorosissime” : l’ energia del rock di Emerson Lake &Palmer, la chitarra di Santana, il flauto di Ian Anderson che dettava il ritmo dei Jetro Tull. Il rock era un collante che univa le nostre energie adolescenziali; io ero il più piccolo del gruppo, eravamo trascinati

D Erano tempi diversi da oggi…mi risulta che per comprare un amplificatore , spacciandovi per ragazzi della parrocchia, effettuaste una raccolta di carta, cartone, stagnola che rivendeste…
R Ero arrivato in quegli anni a Livorno per il trasferimento di mio padre che lavorava nelle Capitanerie di Porto. Affittammo un appartamento di proprietà della famiglia di “Armando Picchi”, amato fuoriclasse livornese. Spero che la famiglia non se la prenda, eppure ricordo che per comprare un amplificatore che ci consentisse di avvertire sulla pelle le prime vibrazioni del rock, svaligiammo la soffitta di tutte le scartoffie contenute che vendemmo tutto a peso. Purtroppo all’atto della vendita ci accorgemmo che la stagnola era pagata più del doppio della carta normale e comunque spacciandoci per poveri ragazzi della parrocchia racimolammo 5 mila lire che ci servirono per acquistare un amplificatore, indispensabile per liberarci dei” bongos” e della chitarra classica, che cominciavano a starci stare stretti.

D Il primo pezzo che provaste fu “Impressioni di settembre” ma nel vostro repertorio anche cover di Neil Young, Rolling Stones, Jetro Tull…che ricordi?
R Ricordo perfettamente quali atmosfere musicali ci circondavano. Intuì subito l’importanza della tecnica, e cominciai a prendere lezioni di solfeggio e chitarra classica. Avevamo perfettamente capito che dietro le svisate e i virtuosismi era necessario far crescere tecnica e rigore nell’approccio con lo strumento musicale.
Il rock era un pugno nello stomaco e poterlo condividere con i miei amici è stata un esperienza straordinaria.

D La terrazza dove abitavi vide le vostre prime prove…chissà come erano contenti gli altri inquilini…
R La terrazza, e spesso la mia casa fu teatro delle prime prove. Ricordo un concerto che facemmo nel salone di casa mia; il bassista si era provocato una frattura al pollice della mano destra, che, comunque non impedì lo svolgimento della “jam session”. Eravamo molto determinati, probabilmente con scarso senso critico, ma totalmente innamorati di quei suoni, della libertà che si nascondeva tra quelle note.

D L’inverno del 1980 segnò il tramonto del SDM come gruppo musicale, ma non come gruppo di amici. Nel 2009 c’è stata anche una reunion in un agriturismo nel volterrano…a quando la definitiva reunion ?
R Si, l’inverno del 1980 segnò il tramonto del SDM come gruppo musicale, ma non come gruppo di amici. Io ho continuato a girare per l’Italia dietro al lavoro di mio padre, ma ormai era fatta. L’esperienza livornese, proprio nel periodo della adolescenza, aveva modificato in modo indelebile il mio approccio alla vita. Senso pratico, ironia, cazzeggio erano diventati parte di me, e tuttora molto di quel ragazzo è rimasto nell’adulto che sono diventato.
Nel 2009, grazie a questi tanto criticati “social network”, ci siamo ritrovati un fine settimana in un agriturismo perduto nel tempo e nello spazio; le nostre vite hanno prese strade diverse, eppure quei due anni hanno avuto un effetto magico su di noi, solo la musica poteva fondere personalità diverse, e creare affinità che trenta anni dopo ancora si mantenevano intatte. E’ bastato uno sguardo, un camino acceso e una chitarra per ritrovarci a cantare insieme ed avvertire quelle atmosfere adolescenziali che in qualche modo continuavano ad esistere. Rimasi folgorato quella sera. Come un barattolo tenuto per alcuni anni in dispensa, che aprendolo, riproduce gli stessi sapori e gli stessi profumi che all’epoca erano il nostro pane quotidiano.

D Come chitarrista, quali sono le tue influenze, le tue fonti di ispirazione?
R Oltre quel rock anni 70 di cui accennavo, forte è stata influenza della musica brasiliana, dei cantautori italiani, che tra l’altro avevamo anche incluso nel nostro repertorio: Fabrizio De Andre di cui all’epoca era uscita una collaborazione straordinaria con la PFM, mischiando dunque al poeta genovese la timbrica aggrewswiva del rock italiano.

D Oreste, qualche rimpianto ? Qualche occasione non sfruttata ?
R Assolutamente no. Mi sono divertito da morire.
Forse, l’unico aspetto, che prescinde dal gruppo musicale, è il rimpianto di una vita livornese che non è mai accaduta, ma che ho sempre sentito dentro di me. Mi sentivo all’epoca livornese, e a dirla tutta continuo a sentirmici un po’.
Nel 1980 mio padre venne trasferito a Porto Torres e quei sogni, quelle energie, quei suoni, continuano ad essere parte integrante della mia personalità.

D Abiti a Civitavecchia, vuoi salutare qualcuno a Livorno attraverso il nostro giornale ?
R Oggi vivo e lavoro a Civitavecchia, e di tanto in tanto, qualcuno ascoltandomi parlare mi chiede se sono di Livorno, non riesco a nasconderlo…
Voglio ringraziare i miei amici di band e di vita Tore, Enrico, Salvatore e Franco e Giovanni perché, anche se non ho più l’opportunità di frequentarli quotidianamente, quelle energie, quell’entusiasmo che mi hanno regalato ha costituito il capitolo più importante della mia formazione.

ANGELO PIERONI

D 1975, nascono i Glicerine Cream e tu sei alla batteria…bei tempi immagino…

R Si Massimo, tempi meravigliosi, c’era in giro una grande voglia di fare. Tante emozioni e tanta voglia di condividere. I Glicerine Cream sono stati il mio primo gruppo musicale: con loro ho scoperto e vissuto l’emozione del gruppo, della band, un’esperienza unica per un ragazzo. Quel tipo di esperienza da cui nascono le amicizie che durano una vita, quelle legate agli interessi musicali. Ancora oggi tengo i contatti con molti dei musicisti con cui ho condiviso quei momenti.

D Nel vostro repertorio Rock underground e funk…

R Sì, era la mia prima esperienza e avevo voglia di comprendere meglio le tendenze musicali emergenti che mi affascinavano e da cui ho poi sviluppato un mio stile personale. Il nostro repertorio ha risentito molto dei Jefferson Airplane, Lou Reed, Janis Joplin ma anche delle influenze funk che arrivavano fresche dagli States. Da questa esperienza ho compreso che la strada da seguire era quella della composizione originale.

Da questa prima esperienza ha preso vita anche il primo collettivo musicale livornese: un’esperienza collegiale molto interessante grazie alla quale riuscii a far collaborare diversi musicisti, condividendo i pochi mezzi che avevamo a disposizione per poter suonare al meglio. La cosa funzionò bene e molte persone riuscirono così a fare i primi concerti dal vivo.

D Poi il tuo percorso musicale ti trova nel gruppo Jazz Rock Magazine…jazz rock, con strizzata d’occhio agli Area e Perigeo…musica impegnata, tipica del periodo; che ricordi hai?

R Il ricordo che ho di quel periodo è di grande crescita musicale, con dei musicisti veramente in gamba. Mi ero accostato a quel tipo di musica anche perché politicamente impegnato. Il bisogno di cambiamento era insito in quel periodo storico e la musica era uno dei collanti. Musica come quella degli Area, un gruppo che amavo profondamente. Ne ho ricavato una percezione più profonda della forza del messaggio che la musica riesce a trasmettere e una tecnica musicale migliore.

D Infine si arriva al tuo gruppo forse più importante i Sagoth, con musica decisamente più “dura”, metal rock…un cambiamento a 360°…raccontaci

R L’esperienza con i Sagoth è stata devastante, in senso positivo. In seguito all’incontro coi fratelli Cateni, Vito, Rino e Claudio, è nato il gruppo che io stesso ho battezzato Sagoth, nome di un demonio di cui avevo letto anni prima. Ma la cosa sbalorditiva di questa esperienza è stata non tanto e non solo il cambio di genere così repentino, quanto proprio il modo di pensare la musica. In realtà ci siamo contaminati a vicenda: io che venivo da una realtà più complessa dove la ricerca di sottili cambiamenti di ritmo o di accenti era la base della composizione del brano, e loro che invece avevano una tecnica sì ricercata ma più immediata e di impatto. Devo dire che con loro sono cresciuto molto e mi sono anche divertito tanto.

D Oltre ad apparire sulle pagine di giornali specializzati come “Tuttifrutti” avete anche inciso…una bella soddisfazione…

R Sì, la prima apparizione su Tutti Frutti e in seguito quella su HM ci avevano dato già una grande soddisfazione. L’aver poi potuto realizzare il nostro primo video e la presentazione su Video Music in cui abbiamo conosciuto Clive Griffith, con cui mantengo tuttora rapporti di amicizia, ci aveva aperto altre possibilità. Possibilità che purtroppo in quel periodo non abbiamo compreso, tra cui l’opportunità di continuare e di arrivare ad un livello superiore. Ma noi eravamo proprio una Garage Band vera: si viveva il momento presente e si pensava solo a quello successivo, senza preoccuparsi del futuro.

D Ma è nella dimensione “live” che soprattutto si percepiva la potenza del vostro suono e ciò che volevate trasmettere al pubblico…sei d’accordo?

R Assolutamente vero: l’emozione che sentivamo noi sul palco la riuscivamo a trasmettere al pubblico, proprio perché profondamente spontanea. Erano momenti irrepetibili. Mi ricordo come fosse ora il pubblico sotto al palco che ci incitava e quanta energia passava tra loro e noi. Era questo il senso del Live. Dare e ricevere forti emozioni condivise.

D E dopo i Sagoth che ha fatto Angelo Pieroni ? E soprattutto, mi sono scordato qualche gruppo nella tua vita musicale?

R Purtroppo per ragioni di lavoro mi sono allontanato da Livorno per trasferirmi a Firenze ed ho dovuto lasciare il gruppo musicale. Qui ho incontrato una persona speciale, Stefano Bellandi, che è diventato sia il mio bassista che uno dei miei migliori amici. Con lui ho iniziato a suonare con i Satan Sphere, facendo Metal strumentale insieme al chitarrista Matteo Nativo. In seguito io e Stefano siamo migrati nei Dark Tower, Metal classico anni ’90: un’esperienza che purtroppo è finita con la sua morte prematura. Lì mi sono fermato e non ho più suonato in una band per diversi anni, nonostante qualche sporadico incontro con il mio vecchio chitarrista Vito Cateni mi abbia ridato la possibilità di suonare. Ad oggi sto di nuovo suonando con alcuni musicisti e stiamo pensando ad una probabile reunion dei Sagoth.

D Quali sono le tue fonti di ispirazione, i tuoi batteristi di riferimento?

R All’inizio i miei batteristi di riferimento sono stati prima Geene Krupa ed in seguito Billy Cobham, ma da quando ho visto il solo di Moby Dick il mio idolo è diventato John Bonham. Le mie fonti di ispirazione sono state molteplici, nonostante sia sempre stato definito un batterista dal tocco forte e con spiccate caratteristiche Metal e utilizzi nei miei ritmi alcune finezze che vengono dalla mia esperienza nel Jazz.

D Angelo, hai avuto una ottima carriera musicale ma c’è un treno sul quale non sei riuscito a salire?

R C’è stato un momento in cui abbiamo pensato seriamente con i Sagoth di fare una tournee: ero in contatto con i Vanadium, gruppo di punta del panorama metal italiano di quegli anni. Andai anche a parlarci a Milano ed incontrai a Roma il loro produttore. Purtroppo, per motivi interni al gruppo, alla fine si decise di non farne niente. Ecco, quello è stato un treno che è partito senza di noi.

D Una domanda che faccio a tutti i batteristi…Charlie Watts dei Rolling Stones ha sempre detto che il suo “culo preferito” è quello di Mick Jagger (musicalmente parlando) perché sono più di 50 anni che se lo vede davanti sul palco…quale è il tuo “culo preferito” ?

R Sicuramente quello di Vito Cateni: non solo un musicista eccezionale, ma anche un amico vero che continua ad essere presente nella mia vita. Uno con cui farei mille concerti senza mai stancarmi e di cui ho un gran rispetto sia come chitarrista che come persona.

D Chi è oggi Angelo Pieroni ?

R Una persona che continua a comunicare, sia con la musica che con altri strumenti che ho imparato ad utilizzare. Oltre a lavorare nell’insegnamento per 20 anni, ho prodotto Video di vario genere e realizzato mostre fotografiche. Ma la musica rimane il mio primo amore e forse quello più grande. Spero a breve di incontrare di nuovo il mio pubblico.

RICCARDO GIOLI

D E’ il 1977 e nasce il gruppo punk Killing Eyes con Riccardo Gioli alla voce…raccontaci…

R Insieme ai Traumatic eravamo gli unici gruppi punk della scena livornese.

Il gruppo era composto da un set di batteria , 2 chitarre , un pianoforte e la voce.

L’idea del gruppo e la direzione punk rock la prendemmo io ed uno dei chitarristi, White, e da subito si aggregarono Max alla batteria , il suo amico Gigi alle tastiere e il Caponi alla seconda chitarra. Con Andrea Caponi e White avevo già avuto esperienze musicali, il bassista ci è mancato il primo anno, successivamente si aggregò al nostro gruppo il Vastola dei Traumatic.

Il gruppo nel giro di tre anni si modificò, sia nei componenti che nel genere, tra la new wave e il primo dark.

D Johnny Rotten, Joe Strummer immagino i tuoi punti di riferimento…

R No, i miei punti di riferimento di all’ora, ed in parte anche oggi erano gli Stooges, Velvet Underground e Bauhaus.

D Nel 1982 il gruppo si scioglie, che successe?

R I motivi sono molteplici: la mancanza di un salto di qualità e la voglia di cambiare e sperimentare che mi ha sempre contraddistinto.

Presi sempre maggiore confidenza con l’elettronica, credo di essere stato il primo a Livorno a comporre con un computer musicale, lo feci arrivare appena presentato al Salone di Francoforte: Yamaha CX5M, in quegli anni ancora il rock classico regnava nella città, mentre io, il Mangoni ed il Vastola, in modo diverso ed individuale cercavamo forme nuove di espressione musicale, la mia più elettronica, Max più pop e Fabrizio più post rock.

Questo ha arricchito molto il nostro bagaglio culturale.

D E dopo i Killing non hai mica smesso di cantare ?

R No, ma ho molto alternato.

La composizione mi ha sempre affascinato e trascinato in molte collaborazioni.

Dalla Dance e New Wave Pop dei T.O.Y. , Three Of You, alle colonne sonore e sonorizzazioni per spettacoli sia teatrali che Dance, collaborando con L’isola del Teatro, Virzi nella sua prima opera teatrale ( La bomba nel Teatro ), con il Direttore di Orchestra Stefano Visconti, Francesco Graziosi scenografo e grafico, Sacripanti ed altre.

 

D Voi e i Traumatic eravate i gruppi “incendiari” nella Livorno degli anni 70…che ricordi hai ?

R Bellissimi, la scena era bella, anche se spesso depressa vista la realtà cittadina, ma stimolante al proprio interno. Le idee fra gruppi circolavano, sopratutto fra quelli della prima generazione, quelli del collettivo musicale; le successive generazioni la vivevano con più agonismo e meno arricchimento.

Si scambiava tutto, eravamo sempre in gruppo, i concerti che andavamo a vedere, spesso a Firenze, erano gite di gruppo, molto divertente e stimolante.

D In questo periodo molti gruppi hanno avuto la voglia e il coraggio di “reunion”. Quando vedremo di nuovo insieme i Killing Eyes ?

D Ma non so, non mi piace la parola MAI

D Riccardo, hai un rimorso, un rimpianto per una occasione non sfruttata, musicalmente parlando ?

R Anche su questo non saprei, forse non aver potuto provare una esperienza musicale estera in quel periodo.

Come sai gli anni 70/80 erano tosti, non era semplice essere quelle che si era.

 

D Chi è oggi Riccardo Gioli ?

R Lo stesso Riccardo Gioli ma con un bel po di trascorso dietro.

 

LUCIANO TROVATO

 

D E’ il 1975 quando nasce il gruppo Lettera di Cambio con Luciano Trovato al basso…

R Si è stato un progetto creato per proporre musica nostra dopo altre esperienze con altri gruppi

D Perchè il basso, in un mondo dominato dalle chitarre ?

R Perché,anche se ho iniziato ad 11 anni ad imparare la musica con il maestro Meneghino per poi passare alla chitarra con il maestro Silvestrini gli step successivi erano quelli di formare piccole band e a quel punto mi sono sentito attratto dal basso e dalle sezioni ritmiche abbandonando la chitarra anche se la continuo a suonare per diletto.

D La Lettera di Cambio era un gruppo di molti elementi, dal suono poderoso, che non passava inosservato; infatti avete passato qualche giorno a Milano per registrare un disco all’editoriale Sciascia che purtroppo non è mai uscito…come mai?

R Si è stata una bella esperienza all’editoriale Sciascia che era già diventata la Vedette Records.

Con l’aiuto del maestro Francesco Anselmo di Milano noto anche come Selmoco,furono arrangiati i nostri pezzi che erano del genere rock progressivo e fu fatto un album che non uscì per il motivo che non erano brani commerciali anche se avevano proposto la promozione con i concerti di un loro gruppo di punta che erano gli INTI ILLIMANI

D Nel 1977 il gruppo si scioglie…che successe?

R Niente di particolare. Naturale fine per altri interessi musicali

D Oggi fai parte di Zoo Station U2 Tribute Band, ottimo gruppo che ho avuto il piacere si sentire esibirsi dal vivo…come nasce questo amore per gli U2 ?

R Io ho sempre seguito la musica a 360 gradi e quando mi hanno proposto di fare una tribute band degli U2 ho accettato con molto piacere ed il fatto stesso che siamo insieme dal 2001 è un segnale che abbiamo instaurato anche un rapporto di grande amicizia

D Tra Lettera di cambio e Zoo Station che ha fatto Luciano Trovato, musicalmente parlando ?

R Dopo l’esperienza della Lettera di Cambio ,mi è stato proposto di suonare la musica da sala come era in voga in quel periodo e sono entrato a far parte di una delle migliori formazioni del momento che era L’Ultima Follia capitanata da Alberto Piro con la quale suonavamo nei migliori locali della Toscana e facevamo dalle 200 alle 220 date l’anno.

Dopo la mia uscita dal gruppo nel 1985,ho continuato a suonare in altre band di diverso genere musicale fino al progetto U2

D Sia nella Lettera che nel Zoo Station sei al fianco di Gianni Ponzetta…coincidenza o legame di amicizia profondo?

R È stata una coincidenza ma avuta anche per una grande amicizia che ci ha sempre legato

D Quali sono i tuoi bassisti di riferimento ?

R Roger Glover dei Deep Purple e Gary Thain degli Uriah Heep

D Quando quel treno ti è passato davanti e per mille motivi non sei riuscito a salire ?

R Qualche treno nel 1973 è passato e che avrei potuto sfruttare se non fossero nati contrasti con la mia famiglia che non vedeva di buon occhio la vita del musicista professionista.

D Chi è oggi Luciano Trovato ?

R È una persona che abbina al lavoro la passione innata per la musica e che spera di poterlo fare ancora per altri anni

ANDREA CAPONI

1 E’ il 1977 quando in piena esplosione punk a Livorno si formano i Killing Eyes e Andrea Caponi è alla chitarra…

Erano anni di forte fermento, Il punk fu dirompente come un corto circuito. Era ovvio che le giovani generazioni potevano essere folgorate da questo fenomeno.

Chi aveva dimestichezza con uno strumento adeguato per questo genere di musica, si sentiva quasi legittimato a suonare in una band.

Avevo già formato un gruppo in precedenza, gli StoneHouse, con Riccardo Gioli, Angelo Pieroni alla batteria, Massimo Vecchi alla chitarra e Alessandro Minuti al basso, che successivamente divenne il bassista della prima formazione dell’Ottavo Padiglione, prima della sua prematura scomparsa. Poi con Riccardo e Massimiliano Mangoni formammo i Killing Eyes

2 Immagino che i vostri punti di riferimento avevano i nomi di Clash , Sex Pistols ecc.

Clash, SexPistols, ma anche Television per non parlare dei Velvet Underground…punti di riferimento non solo per lo stile musicale, ma anche per il modo di vestire, anche se lo stile di vita era distante anni luce da quello delle grandi città.

3 L’amore per il punk nasce e muore in breve tempo; infatti vi dedicate ben presto a sonorità underground…perchè questa scelta?

Il punk però ci ha aiutato ad apprezzare generi musicali più complessi e con sonorità più articolate. L’underground era il genere che ci rappresentava meglio, per quella voglia di sentirsi “diversi” dalla massa.

4 Che ricordi hai della scena musicale in città in quei tempi di cambiamento delle sonorità con il superamento del beat e la disco dietro l’angolo?

La musica stava attraversando un momento di transizione. Il rock progressivo si vedeva oscurato dalla disco music, che prese il sopravvento sul mercato discografico di massa. Nonostante tutto questo in Italia c’era ancora la convinzione circa la possibilità per gruppi e cantautori di emergere e sostenere uno stile proprio nel panorama musicale italiano, vedi la casa discografica Cramps.

5 Dopo i Killing Eyes che hai fatto…mica avrai smesso di suonare ?

Nel 1980 lasciai la formazione, ed insieme ad Angelo Pieroni fui coinvolto in un nuovo progetto, nacque il gruppo “JazzRock Magazine”, una band che si ispirava alle sonorità dei gruppi come i Weather Report e i nostrani Perigeo.

Purtroppo, nell’estate del 1981, un incidente motociclistico, mi causò paralisi del braccio destro, e dovetti purtroppo lasciare il gruppo e ad interrompere la mia attività di chitarrista.

Sono quindi uscito dal “giro”, sposandomi e dedicandomi al lavoro e alla famiglia.

Fortunatamente negli anni sono riuscito a recuperare l’uso del braccio e nel 2005 mi rimetto in gioco, formando con Marco e Jonathan Lemmi, Luca Mariani e Maurizio Fraschi i “Dendroica”,

Registrammo una demo, apparizioni live in giro per le provincie di Livorno e Pisa.

Nel 2006 lascio il gruppo forse nel momento migliore, ma l’impegno diventò progressivamente incompatibile con gli equilibri familiari.

6 Sei rimasto in contatto con i tuoi compagni ? E’ tempo di reunion, mai pensato ad una versione 2017 dei Killing Eyes ?

Ovviamente non ho mai smesso di sentirmi con alcuni componenti dei gruppi dove ho suonato, ma anche se pur sporadicamente con gli amici dei gruppi “antagonisti” (Mauro Manetti di Autonomia Musicale, Piero Contorno e Nicola Melani dei Thugs, Paul Moss e Luca Scotto della Immigration Office Band…).

Per quanto riguarda una reunion, non ci abbiamo ancora pensato, chissà…

7 La tua mail dice tutto…se ti dico Mark Knopfler che mi rispondi ? Immagino un grande amore… (siamo in due.ndr)…

Si, il 1978 fui folgorato dal sound Dire Straits, influenzando il mio stile nel suonare la chitarra. Un ammirazione che tutt’ora è sempre viva.

8 Andrea, qualche rimpianto, qualche occasione non sfruttata ?

Nessun rimpianto, solo il non aver potuto sfruttare ulteriori opportunità a causa di quel maledetto incidente.

9 Cosa è rimasto di quegli anni formidabili, a parte la gioventù…

La cosa più bella che ricordo è che la voglia di suonare e di condividere questo movimento non creò rivalità tra le bands. Ci alternavamo nelle esibizioni prestandoci a vicenda strumenti ed amplificazione ed andavamo ad assistere alle serate degli altri gruppi con piacere.

Poi i ricordi legati allle esibizioni live, in particolar modo ai concerti di apertura durante le varie feste popolari (dell’Unità, dell’Avanti, di Democrazia Popolare,..) per gruppi del calibro come gli Area, Carnascialia di Mauro Pagani, ecc..

10 Chi è oggi Andrea Caponi ?

E’ ancora un ragazzo con la musica e la chitarra nel DNA. Lavoro, famiglia e fotografia sono le attività che mi coinvolgono quotidianamente.

C’è in cantiere un nuovo progetto musicale, ancora top secret, che sto valutando. Nei prossimi giorni prenderò la decisione se farne parte o meno. Vedremo.

GIGI DOMENICI

D Era il 1978 e si forma il gruppo Magnum con Gigi Domenici alla batteria…

R Si, era il lontano ’78 quando si forma il gruppo Magnum con me “prestato” alla batteria, essendo tastierista, produzione prestigiosa di Natale Massara per Dischi Ricordi, altri livornesi presenti Antonio Liotto e Mondo Guidi adesso a Londra ed il chitarrista Mario Michelucci.

D Avete partecipato anche alla trasmissione Super classifica show per promuovere un disco mix con tutti i brani di Battisti…approdaste anche a Disco Ring…mica poco…una bella soddisfazioneuna bella soddisfazione…

R Partecipammo a varie trasmissioni televisive e spettacoli live, facendo nei tre mesi estivi la stupenda vita delle rock-star ma anche oltremodo stancante con continui spostamenti in macchina e treno tra livorno, roma e milano ed altre località minori: spettacoli, studio di registrazione, servizi fotografici, alberghi, ristoranti e persino fan che ci chiedevano l’autografo!

Insomma, per noi era il paradiso in terra

 

 

D Eravate un supergruppo…7 elementi con due splendide cantanti…come è successo che vi siete sciolti?

R Era un tentativo di produz discografica come ce ne erano tantissimi in quel periodo; e come tanti altri non ha avuto seguito.

D E dopo i Magnum non hai mica attaccato le bacchette al chiodo?

R Io per la verità sono un pianista\tastierista; ero solo “prestato” alla batteria. e comunque non ho davvero smesso di suonare

D Anni 70…bellissimi anni…che differenze trovi tra la scena musicale del tempo e l’attuale?

R La differenza tra allora e adesso sta solo nel fatto che allora il mercato tirava e giravano parecchi soldi, oggi si vedono solo autoproduzioni, il più delle volte scadenti o cervellotiche… ma qui si scade in un problema di politica ed economia che è meglio non toccare

D Quali sono le tue fonti di ispirazione? I tuoi maestri, musicalmente parlando?

R Io sono nato musicalmente con i Beatles che adoro tutt’oggi, poi mi sono innamorato del progressive inglese ed usa, per scoprire infine l’R&B ed il funky stile Earth Wind & Fire. Trovo che oggi la scena musicale dica veramente poco…

D Oltre alla batteria suoni anche la chitarra…

R Si, la chitarra sia acustica che elettrica, il sax, il flauto traverso, il basso, alcune percussioni… io dico sempre, scherzando, che il Piano è mia moglie e la chitarra, la mia amante

D Gigi, qual’è il treno sul quale non sei salito?

R Treni persi? ….alcuni si… per inesperienza, troppo giovane età, e… livornesaggine (di questo per fortuna sono guarito) ah ah ah

D Chi è oggi Gigi Domenici?

R Oggi? domandona… dentro sono lo stesso 15enne innamorato della musica che probabilmente non mi ha restituito ciò che le ho dato in tutti questi anni, ma. come si suol dire “al cuor non si comanda”