MATTEO BARSACCHI

D Matteo Barsacchi, chitarrista da quando frequentavi le elementari immagino…

R No, ho iniziato molto tardi, ho preso la mia prima chitarra acustica trovata in soffitta di una cugina in Prima/seconda superiore

D Fai parte da anni del gruppo Mr Bison, due chitarre e batteria, niente basso, suono potente, impossibile stare fermi ad un vostro concerto…

R Si, ho fondato la band nel 2009, già nel 2008 mentre suonavo in un progetto Indie rock stavo componendo le prime preproduzioni dei Mr Bison; sentivo il desiderio di avere una band più Heavy Rock. La band Mr Bison nasce nel 2009 con l’inserimento di un paio di amici, Gabriele alla Batteria e Francesco al Basso, dopo pochi concerti inserimmo Federico, seconda voce e chitarra e proseguimmo in 4. Dopo alcuni mesi il bassista abbandono’ il progetto ed io amante di Band come White Stripes e Black Keys, provai la soluzione chitarra ed octaver con doppio ampli chitarra/ basso, questa cosa ci piaceva un sacco e dava un gran tiro alla band.

Nel 2014 per problemi lavorativi Gabriele e Federico che si trasferisce negli States son costretti ad abbandonare la band, entrano a far parte dei Mr Bison gli attuali componenti Matteo Sciocchetto alla Voce e chitarra e Matteo D’Ignazi alla Batteria.

D Nel 2012 date vita al progetto “We’ll be brief” seguito da “Asteroid”, un forte impatto di pubblico, tanto che dopo numerosi concerti in Italia vi si aprono le porte degli Stati Uniti dove siete chiamati in tour, una bella soddisfazione…

R Si da subito la band ha suonato molto, moltissime date in Italia e un bel tour in USA; sicuramente è stata una grande soddisfazione e ci ha fatto immediatamente capire che la nostra musica è assolutamente molto più adatta all’estero.

D Holy Oak è il vostro ultimo LP … stessa formula ma il vostro non è un classico trio, infatti le due chitarre e la batteria creano un muro di suono che “frastornano” l’ascoltatore e non si sente affatto l’assenza del basso…

R Si abbiamo continuato con la soluzione trio doppia chitarra e batteria, abbiamo virato sulla psichedelia e il retrorock ’70, due generi che amiamo molto, lasciando alle spalle le influenze anni 90 ma continuando a mantenere una dose massiccia di Groove.

D Avete aperto i concerti di band di nome come Danko Jones, Red Fang, Mondo Generator, Karma to Burn, Naxatras, avete collaborato con label come Go down Records e in contratto con la storica Subsound records di Roma per Asteroid e Holy oak, senti che siete sul punto di “esplodere” definitivamente ?

R Assolutamente no, la gavetta è ancora molto lunga, la band sta avendo un’ottima risonanza nella scena mondiale del genere, i nostri dischi sono stati venduti dall’America all’Europa, quindi siamo molto felici. Sicuramente la maturità compositiva e l’amalgama perfetta della band è arrivata con l’ultimo lavoro Holy Oak con il quale siamo riusciti a unire molte influenze, dal progressive allo stoner al retro rock 70 alla psichedelia mantenendo come ho detto precedentemente il Groove che ci contraddistingue. Stiamo già lavorando per i brani nuovi e per il 2019 ci saranno molte novità.

D Progetti futuri, qualche concerto magari in città?

R Progetti futuri, per adesso come ho già detto stiamo lavorando per i nuovi brani per uno Split e per il nuovo album in uscita entrambi nel 2019.

I concerti in Italia purtroppo saranno sempre limitati: in Italia con grande rammarico, negli ultimi tempi la cultura musicale se cosi si può definire in questo caso, ha virato per generi molto lontani da noi e dai nostri gusti, i locali si sono adeguati a queste proposte musicali a differenza invece dell’Europa.

La grande tristezza di questa situazione è che gli Italiani continuano a fare musica fighissima, ci sono band italiane dal Post Rock allo Stoner al Garage, alla psichedelia che sono incredibilmente fighe ma non riescono a suonare in Italia.

D Matteo quali sono i tuoi punti di riferimento, i chitarristi che “imitavi” davanti allo specchio da bambino ?

R Ho preso in mano la chitarra ed ho iniziato senza saper suonare a scrivere musica di mia composizione, raramente mi sono messo a cercare di fare le cover o imparare i brani delle mie band preferite, non ne ho mai tratto soddisfazione, forse è proprio questo il motivo di non essere un virtuoso ma un buon compositore. Certamente i miei guitar hero in passato sono stati Omar Rodriguez-Lopez degli At The drive in /Mars Volta, Jack White ovviamemte David Gilmour, Jimi Hendrix, ed attualmente Isaiah Mitchell degli Earthless secondo me uno dei più fighi del momento.

D Livorno e provincia sono sempre stati prodighi nello “sfornare” buoni gruppi e musicisti, pensi sia merito del “salmastro” o cosa altro e cosa si potrebbe fare per dare maggiori spazi?

R Si la zona Livornese ha sfornato delle band favolose, ma credo come già ho detto in precedenza, che in Tutta l’Italia ci siano band di altissimo livello, parlando di Livorno assolutamente gli Appaloosa, i Tuna de Tierra di Napoli, i Romani Ufo Mammuth, Black Raimbows, al Nord i Messa, i Da Captain Trip, gli Humulus, e potrei citarne altre decine…Cosa si potrebbe fare per creare spazi? Beh domanda difficilissima, in Italia la musica è stata rovinata dalla mancanza di Cultura Musicale, non c’e’ più interesse per la musica, soprattutto per la musica influenzata dai mostri sacri del passato proprio perchè le nuove generazioni non hanno un bagaglio culturale musicale per portarli ad essere interessati alla musica Rock …i Talent X-Factor ecc ecc peggiorano le cose sfornando band agghiaccianti….I locali per sopravvivere si devono adeguare alle band che sono seguite, non c’e’ più il locale che ha lo zoccolo duro di persone interessate che vanno a prescindere da cosa viene proposto sapendo che il direttore artistico proporra’ comunque un progetto figo di alto livello.

Mi ricordo un tempo il TOTEM Rock Club di Castel Franco di Sotto, li c’era un direttore artistico che era incredibile, proponeva band incredibili, era un curioso, sapeva anche rischiare… mi ricordo di aver sentito i DOZER, band svedese incredibile che ai tempi era una band piccolissima, comprai il CD e il chitarrista mi offri un paio di Ticket Drink!!

Io ed altri amici cerchiamo di organizzare pochissime cose mirate alle persone che ancora hanno l’interesse e la curiosità di ascoltare musica di qualità…pochi eventi fatti bene e con band anche semisconosciute ma indubbiamente sensazionali…Cosi come noi ci sono altre realtà in Italia sparse qua e la che continuano a organizzare concerti, spesso a rimessa, ma per la sola passione di portare in Italia musica di livello, posso citare THE STONER MAFIA di Verona, STONES FROM THE HILL nella nostra zona, diverse altre realtà al SUD e al NORD, ragazzi con grandissima cultura musicale che hanno una curiosità incredibile per l’underground musicale in grandissimo fermento in Italia Europa e USA, che organizzano eventi, Secret show solo per passione.

D Matteo, un rimpianto, una occasione perduta…

R Non ho rimpianti, sono ancora curioso e quotidianamente in fermento di ascoltare e trovare chicche di musica nuova e vecchia…sono un entusiasta della musica, nonostante scriva e suoni da ormai 26/27 anni sono ancora una spugna, assorbo tutta la musica e tutte le influenze sia di band nuove che ricercando tutte le band meno famose del passato in modo da completare la mia crescita come musicista.

D Chi è oggi Matteo Barsacchi ?

R Oggi Matteo Barsacchi è un musicista di 40 anni con una grandissima energia e tantissimi sogni nel cassetto i quali lo rendono euforico e voglioso di fare sempre meglio.

DAVIDE LONZI

D Davide, hai detto prima mamma o hai suonato la chitarra?

R Ho iniziato a suonare la chitarra a 11 anni con gli studi di chitarra classica. Poi con il passare del tempo, ho capito che avevo molto più bisogno di scrivere che studiare lo strumento. Quindi ho iniziato a scrivere le prime canzoni. La chitarra è semplicemente lo strumento con cui scrivo. Non mi sogno lontanamente di dichiarare di essere un chitarrista.

D E poi…DALO.

R Dalo è stata la naturale evoluzione di un percorso artistico e personale. Dopo anni in cui ero chiuso in cameretta a scrivere ho sentito che era giunto il momento per dar vita ad un progetto vero e proprio. Ho avuto la fortuna di aver trovato un produttore artistico prima, ed un etichetta discografica dopo, che hanno creduto nel mio progetto.

D “Ibrido”, il tuo lavoro, in collaborazione con Pietro Paletti…soddisfatto?

R Pietro è stata la persona che, come nessuna prima, è riuscita a toccare certe mie corde umane e artistiche. Mi ha offerto punti di vista diversi da quelli che ero abituato ad usare. Con lui è stato un viaggio davvero stimolante e introspettivo. Ha l’approccio con l’artista che tutti i produttori artistici dovrebbero avere.

D E di “Pigiama “ che mi dici ?

R Dopo la pubblicazione di “Ibrido” ho scritto moltissimo e con contenuti diversi. Sentivamo che era arrivato il momento di pubblicare un canzone che potesse fare da collegamento tra “Ibrido” e ciò che verrà. E’ una canzone d’amore. Fotografa un post-relazione, quel periodo fatto di solitudine, nostalgia, giorni passati in casa, diversivi futili.

D Progetti futuri? Concerti in vista magari in città?

R Adesso sto lavorando a riorganizzare tutte le cose che ho scritto nell’ultimo anno. Ci sono tante idee e non vedo l’ora di poter dar vita ad un nuovo lavoro in studio. Per quanto riguarda i concerti in città, ho appena fatto l’ultima data del tour al Nuovo Teatro Delle Commedie. Per un po’ credo che starò chiuso in studio.

D Puoi dire qualche anteprima sui nuovi lavori ?

R Come ho detto prima i contenuti saranno diversi da “Ibrido”, in cui prevale l’introspezione. Ci sarà sicuramente tanto sentimento.

D Davide quali sono i tuoi punti di riferimento, i tuoi mostri sacri, le tue fonti di ispirazione?

R Io sono cresciuto con Vasco Rossi, Lucio Battisti, Lucio Dalla… Insomma, i grandi cantautori italiani. La mia radice è Italiana anche se, come tutti, ho attraversato il momento in cui ho ascoltato tanto i mostri sacri della musica internazionale come Beatles, Queen, Pink Floyd…. Nella scrittura non sento di ispirarmi a qualcuno, cerco di dire le cose a modo mio.

D Davide, un rimpianto, una occasione banalmente sciupata che avrebbe potuto dare una svolta ancor più importante alla tua carriera?

R In realtà credo che tutto sia arrivato in modo naturale. Se qualche incontro o situazione passata non è andata bene ha soltanto contribuito a far si che succedesse tutto quello che sta succedendo. Quindi no, nessun rimpianto.

D Chi è oggi Davide Lonzi?

R Sai che non lo so ? E’ una domanda veramente difficile. Sicuramente Davide è un ragazzo che è alla continua ricerca di nuovi stimoli personali e artistici. E’ un fluido in continuo movimento e in continua evoluzione.

STEFANIA BRUGNONI

D Stefania Brugnoni, bassista in un mondo dominato dalle chitarre…perchè questa scelta ?

R Parto dal presupposto che nella mia vita non ho mai scelto la musica ma è sempre stata la musica ad aver scelto me…mi spiego meglio: non ho mai inseguito un genere musicale perchè lo preferivo ad altri, come non ho mai avuto il classico sogno di voler suonare perchè ero innamorata di uno strumento in particolare, non sono mai stata spinta dalla mia famiglia nel percorrere questa strada e non ho mai pensato che potesse diventare una passione spinta dalla mia predisposizione, è stata una vera e propria scoperta maturata nel tempo nonostante le mie molteplici vicissitudini ben diverse dal contesto musica.

La vita mi ha sempre messo davanti la possibilità di sviluppare questa passione senza che io la cercassi, tanto è vero che per molti anni non sapevo nemmeno io cosa avrei fatto della musica in futuro: all’inizio partii con il classico flauto a scuola per il quale avevo un vero e proprio talento e lì ho scoprii il mio orecchio senza conoscere minimamente le note, poi mi regalarono una tastiera con la quale mi divertivo a giocherellare dopo la scuola formando vere e proprie melodie ad orecchio riproducendo fedelmente tutto ciò che all’orecchio mi capitava a tiro senza mai capire cosa realmente stessi facendo.

Dopo il diploma di scuola superiore sentii la necessità di capirne di più e casualmente venni a sapere di una scuola privata aperta nel mio paese e per gioco mi iscrissi a lezione di chitarra classica della quale mi innamorai, proseguii per 4 anni ma sentivo che avevo ancora bisogno di capirne di più, in quel periodo mi chiesero se volevo far parte di una corale come contralto, accettai e scoprii anche la passione del canto, da lì per anni mi dilettai anche in concorsi nei quali sentivo spesso un senso di inadeguatezza, non riuscivo ancora a sentire il vestito adatto a me musicalmente parlando così decisi di abbandonare tutto e dedicarmi ad altro.

Dopo 5 anni casualmente capitai in una cerchia di amicizie di ragazze che amavano la musica quanto me e che come me suonavano strumenti per passione.

Così per gioco mi proposero di formare un gruppo e di riprendere a suonare, all’epoca pensai alla chitarra elettrica che immancabilmente mi regalarono in occasione del mio compleanno ma non feci in tempo a metterci le mani sopra che, sempre casualmente poco dopo, un giorno entrando per caso in un negozio di strumenti musicali fui attratta da un basso rosso appeso in vetrina e senza pormi il problema di saperlo suonare o meno decisi di provarlo.

Ricordo ancora quel momento in cui toccai la prima volta quella corda, quel suono mi entrò nello stomaco come un missile e fu così che me ne innamorai a tal punto che lo comprai all’istante senza mai più abbandonarlo…quel giorno capii finalmente qual’era il mio compagno di vita, il suono che avevo nel sangue e che mi faceva vibrare il corpo e l’anima.

D Missteryke, gruppo tutto al femminile, ottimo gruppo tutto al femminile…come nasce questa unione livornese-pisana ?

R Come accennavo prima mi proposero di formare un gruppo per gioco, per gioco perchè non eravamo professioniste ed in più eravamo tutte donne, mi spiego: nel 2005 non conoscevamo nessuno in fatto di donne che suonavano nella regione Toscana e questa cosa ci gasava tantissimo ma allo stesso tempo sapevamo anche che ci avrebbe penalizzato tantissimo per vari motivi.

Il problema è che di donne che suonavano in quel periodo non ce n’erano tantissime perciò gli elementi che mancavano li abbiamo dovuti cercare tramite annunci anche negli anni a seguire nei molteplici cambi line-up del gruppo.

Non avevamo tantissima scelta ma tutto quello che sapevamo era che il gruppo doveva essere femminile, era quasi diventata una vera e propria sfida quindi abbiamo preso in considerazione anche altre provincie da Livorno fino ad arrivare a Massa, inutile dire che la distanza ci ha un pò ostacolato per il discorso prove ma alla fine non è stato mai un grosso ploblema.

Alla fine grazie al connubio: Pisa, Livorno, Massa nacquero le Missteryke.

D “Tempismi Imperfetti” è il vostro primo lavoro…rock, pop, persino funky, con testi importanti e mai banali…un ottimo lavoro…come il secondo album “Effettivamente” uscito nel 2015…

R Sì “Tempismi Imperfetti” uscì nel 2011 dopo 2 importanti cambi line-up del gruppo: sottolineo importanti perchè nell’album compaiono 2 elementi fondamentali rispetto alla prima formazione ovvero la cantante massese Monia Mosti che entrò a far parte del gruppo nel 2007 una vera e propria carica di energia oltre che una bellissima voce sostenuta da una tecnica ed un orecchio impareggiabile e Manuela Galasso chitarrista metal livornese che dette una sterzata sonora hard rock tipica delle prime Missteryke.

Sempre elemento fondamentale è che le Missteryke erano nate come cover band, ma la voglia di sfida e mettersi in gioco ha fatto sì che io stessa prendessi per la prima volta la penna in mano nel 2009 cominciando a comporre pezzi, 6 dei quali divennero parte del nostro primo album “Tempismi Imperfetti”.

Sempre nello stesso cd anche Monia Mosti scrisse 2 canzoni mettendosi in gioco come autrice, una di queste ci convinse a tal punto da usarla come titolo dell’album.

La cosa interessante è che non ci siamo mai messe a tavolino per metterci d’accordo su chi doveva scrivere cosa e come, non ci siamo mai accordate su una tematica od una direzione musicale di genere o argomento.

Tutto venne fuori di pancia senza seguire una logica, dando spazio a tutta la nostra creatività senza metterci limiti, ecco il perchè di tanti generi, per tutte fu una sfida vera e propria al limite dei nostri limiti ma che alla fine siamo riuscite a superare facendoci crescere tanto anche a livello tecnico e strumentale, basti pensare alla canzone “Pirati e Fantasmi” dove per la prima volta ho suonato il mandolino elettrico.

“Tempismi Imperfetti” ci dette molte soddisfazioni non solo perchè fu il nostro primo lavoro “serio” nel quale c’eravamo messe alla prova in vesti mai prese in considerazione prima, ma soprattutto perchè fu un cd registrato in casa (ovvero in casa mia) senza mezzi professionali (studio di registrazione, fonico, etc) e quindi una sfida anche sotto questo punto di vista ma anche un lavoro interamente autoprodotto.

“Effettivamente” uscito nel 2015 invece è stato un lavoro molto diverso sotto vari aspetti, oltre l’esperienza maturata dal primo album e registrato professionalmente in studio di registrazione è stato il frutto di un altro importante cambio line-up nel 2013.

L’arrivo di Greta Merli fu una vera e propria svolta, una grande professionista, le sonorità pop-rock della sua chitarra si sostituirono a quelle hard rock della Galasso che lasciò il gruppo poco prima, dando così un altro stile e direzione al gruppo, rendendo gli arrangiamenti molto più “morbidi” e amalgamati ai testi.

“Effettivamente” è la sintesi e l’essenza delle Missteryke, sia per quanto riguarda il sound sia per espressione in quanto messaggio nei testi, le tematiche sono molteplici e toccano molti argomenti di tipo sociale, i testi sono nati da esperienze autobiografiche ma che alla fine si rapportano a storie di vita le quali ognuno di noi ha avuto a che fare almeno una volta nella vita.

Personalmente ho scritto 5 canzoni in questo album ma a differenza del primo nel quale ho fatto fatica nell’esprimere il mio sentire essendo stata anche “la mia prima volta” come autrice nel secondo non ho fatto fatica a mettere le mie emozioni nero su bianco soprattutto perchè l’amalgama mentale che ho avuto con Greta mi ha permesso di esprimere al meglio quello che volevo venisse fuori.

Greta è riuscita a spezzare le mie catene mentali grazie alla sua grande esperienza, con lei c’è stata una sintonia fortissima fin dall’inizio che mi ha permesso di dar vita ai più bei pezzi che io abbai mai scritto.

D Avete solcato i palchi di mezza Italia, avete aperto il concerto del grande Tonino Carotone, siete conosciutissime…soddisfatta ?

R Tonino Carotone, Nada, Rettore, Omar Pedrini…senza contare collaborazioni con personaggi come il comico Migone, in più giornalisti, radio e tv…grandissimi palchi, concorsi famosissimi a livello nazionale, collaborazioni con tantissimi artisti a livelli altissimi…dovrei fare un lungo elenco ma penso che le soddisfazioni più grandi le abbiamo avute quando ogni volta che ci vedevano salire su di un palco e le persone ci consideravano, detto alla Toscana: “fie sul palco” salvo poi ricredersi dopo averci sentito suonare, sentire i loro complimenti con espressioni sbalordite e sentirci dire che non si aspettavano che fossimo brave come tanti nostri “colleghi” uomini…dopotutto era questo il principale motivo per cui era nato il gruppo all’inizio: dimostrare che le donne possono suonare bene ma soprattutto possono suonare bene insieme…è stata la più grande soddisfazione…almeno per me.

D Se ti dico Jeka che mi racconti?

R Jeka è il mio attuale gruppo, anche questo tutto al femminile…Jeka era un progetto nato nel 2014 dal nome “Isole di Plastica” e inizialmente per me doveva essere un progetto parallelo alle Missteryke ma col fine di fare cover acustiche…come per le Missteryke il gruppo era nato dall’amicizia di ragazze che suonavano per passione e che si conoscevano da anni ma senza uno scopo ben preciso…dopo 2 anni lasciai a malincuore le “Isole di Plastica” perchè con l’uscita del secondo album delle Missteryke non mi potevo permettere di portare avanti entrambi i gruppi e ho dovuto fare una scelta.

Nel Marzo 2017 presi la decisione di lasciare le Missteryke, decisione molto sofferta (perchè per me quel gruppo era come un figlio) ma necessaria perchè erano cambiati i miei parametri e le mie priorità oltre che i miei punti di riferimento ( come la batterista Simona Tarantino altro pilastro del gruppo e che ci aveva lasciate qualche mese prima).

Poco dopo mi si è di nuovo ripresentata l’occasione di tornare a suonare con le “Isole di Plastica” che nel frattempo avevano cambiato nome in “Sketch” ma che con il mio ritorno cambiarono in Jeka.

Anche il gruppo Jeka aveva subito diversi cambi line-up, dalla batterista alla chitarrista senza contare il basso che a causa mia hanno dovuto sostituire, ma il vero cambiamento delle Jeka è stato cambiare da gruppo acustico di cover a gruppo elettrico di canzoni proprie nell’arco di un anno.

Con le Jeka ho ritrovato la voglia di divertirmi come non mi succedeva da tempo, tra noi esiste una sintonia mentale a tutto tondo la quale ci ha permesso di creare in un solo anno canzoni su canzoni senza sosta e in modo del tutto naturale, dalle tematiche molto forti, con un sound semplice ma mai banale e che riporta alla mente la vera essenza del rock.

La maggior parte delle canzoni hanno testi scritti dalla cantante Jessica Matteoli arrangiati dalla chitarrista Camilla Tani un vero piccolo genio del “male”.

Mentre la forza motrice delle Jeka in fatto di energia risiede nella batterista Veronica Cerrai con la quale ho una amalgama a livello strumentale incredibile.

D Impegni futuri? Nuovi progetti? Concerti in vista ?

R Attualmente sto finendo di registrare il primo album con le Jeka che uscirà i primi mesi del prossimo anno e il secondo è già in lavorazione, abbiamo già fatto diversi concerti nel 2018 ma abbiamo anche già in programma diverse date per il prossimo anno con l’arrivo del nuovo album, nel frattempo è già uscito il primo singolo accompagnato dal videoclip dal titolo “Pazza” che ha già riscosso un discreto successo sul web, a breve usciranno anche altri due videoclip con due singoli dell’album.

Tutte le informazioni potete trovarle sulla nostra pagina facebook e canale you tube:

https://www.facebook.com/JekaRockBand/

https://www.youtube.com/channel/UCl_jREmm6jUeeCRKM0imeOQ

Come autrice collaboro con artisti esterni al gruppo scrivendo canzoni a cantanti per concorsi o partecipazioni televisive.

D Stefania, il rock è un fenomeno prevalentemente maschile, ma ci sono decine e decine di women in rock che hanno fatto la storia, penso a Grace Slick, Janis Joplin, e molte altre ancora…quali sono i tuoi punti di riferimento, i tuoi mostri sacri?

R Beh un mio mostro sacro lo hai appena nominato, Janis Joplin è stata una grandissima artista degli anni 70 la quale amo moltissimo ma diciamo che più che artisti di riferimento ho dei generi di riferimento, adoro il rock americano anni 70 e gli artisti che ne hanno fatto parte come i Led Zeppelin, gruppo che ho scoperto perchè ho fatto parte per anni di una cover Band (stavolta di uomini) dal nome “The Black Dogs” che mi ha permesso di avvicinarmi moltissimo e conoscere da vicino quel periodo affinando le mie qualità tecniche che per me in quanto autodidatta è stata una vera e propria sfida.

Posso dire comunque di aver attraversato diverse fasi nella mia vita in cui ascoltavo tanti generi e diversi artisti (i cosiddetti fittoni).

Tutt’ora mi sono buttata nell’approfondire un altro genere che è quello cantautoriale scoprendo un amore viscerale per il grande Fabrizio De Andrè.

In sintesi posso dire che amo tutta la musica indipendentemente da chi la suona purchè riesca ad entrarmi dentro.

D Le città e province di Livorno e Pisa hanno perso molti luoghi dove molte band “indigene” potevano esibirsi, cosa manca per “tornare alla luce” ?

R Bella domanda, credo che le cause siano molteplici: i fondi che mancano, le regole severe dovute alle ultime leggi in vigore, tasse che i gestori devono pagare ma anche una mancata cultura musicale che questa generazione sta affrontando.

Oggi basta accendere la radio per capire che la concezione di musica sta cambiando e qui in Italia è sempre esistita una concezione di musica legata al cantante solista e non al gruppo stesso.

I locali oggi giorno tendono a proporre musica dal vivo come dj set o Karaoke, pochi ancora persistono nel portare avanti la musica live underground, un pò per il poco sostegno dagli enti pubblici e un pò perchè riempire un locale con persone che amano sentire qualcosa di nuovo è difficile a meno che gli artisti abbiano un grosso seguito.

Personalmente posso dire che in 13 anni che suono con le band ho visto locali chiudere o cambiare gestione tantissime volte a causa della crisi finanziaria, locali dove prima ti facevano suonare adesso non farlo più, perchè pagare un gruppo è meno redditizio che pagare un dj e la gente si diverte di più con cose già sentite e che fanno ballare.

Penso che le cover band fanno molta meno fatica di noi nel trovare serate, anche l’acustico è molto più ben accetto oltre che più pratico.

Ad oggi sono rimasti davvero pochi posti per poter suonare la propria musica “indie” e quei pochi posti sono presi d’assalto, pochi riescono ad entrarci a meno che tu non conosca bene l’organizzatore che abbia ancora voglia di mettersi in gioco proponendo cose nuove o mai sentite, purtroppo siamo in una società che tende a “raccattare” il più possibile.

Ci vorrebbero più incentivi e tanta voglia di riprendere in mano un “sottosuolo” che sta piano piano scomparendo, investire con molta più curiosità quello che la nuova generazione può ancora darci.

D Tutti noi abbiamo qualche rimpianto per occasioni perdute, per treni che si erano fermati ma sui quali non siamo saliti; musicalmente parlando quale treno è partito senza di te ?

R Per fortuna non ho rimpianti nella mia vita perchè tutto quello che volevo e potevo fare l’ho fatto, sempre in modo consapevole e senza prendere decisioni affrettate.

Forse col senno del poi l’unico vero rimpianto che ho è di aver sprecato tempo nel aver iniziato tardi questa lunga storia d’amore con la musica, sottovalutando il valore che avrebbe preso per me con gli anni a seguire, perchè diciamoci la verità, a meno che tu non lo faccia come lavoro il tempo è davvero poco da dedicargli, il tempo necessario visto le problematiche della vita che ti mette davanti.

Le priorità sono tante per poter “campare” e riuscire a fare ciò che ci piace realmente è un problema.

Ecco, forse questo è l’unico rimpianto, non averlo capito prima quando potevo avere più tempo.

D Chi è oggi Stefania Brugnoni ?

R Stefania oggi è una persona molto consapevole di quello che ha e di quello che può ancora essere, curiosa di conoscere, che adora le sfide, molto meno limitata a livello mentale e che non esclude la possibilità di rimettersi ancora in gioco anche in ambiti mai provati prima, che gioca nel cambiare pelle perchè nel fare sempre le stesse cose si annoia, che ha una grande voglia di stare con gli altri e condividere ciò che la fa stare bene, che non si tira indietro alle proprie responsabilità ma che mette sempre un pizzico di pazzia in ciò che fa.

Una persona che ha non mai perso l’entusiasmo di creare con il semplice proprio sentire e che ha ancora i brividi mentre suona ciò che ama.

Nonostante gli anni ogni volta che salgo sul palco mi sento esattamente come una bambina timida che si emoziona appena incrocia lo sguardo di chi è venuto a sentirla suonare ma che si trasforma all’improvviso in una tigre senza freni quando la musica inizia e comincia a suonare.

 

ALBERTO ROMITO

1) Alberto Romito, chitarrista. Come nasce questo tuo amore per lo strumento?
Ciao Massimo, intanto ti ringrazio per la tua disponibilità, l’amore per lo strumento mi è stato trasmesso da mio padre, che da ragazzo suonava la batteria. La voglia di prendere in mano la chitarra e suonare mi è venuta però quando ho scoperto i Beatles, da quel momento non ci ho capito più nulla. Stavo ore ed ore a suonare le loro canzoni, passando dalla chitarra classica prima e quella elettrica dopo.
2 E’ dal 2007 che sei la chitarra e la voce dei Maf14, ottimo gruppo, ottimi musicisti…come nasce il tutto ?
Il progetto dei Maf14 nasce appunto nel 2007 da un’idea mia e di Matteo Niccolini, il bassista del gruppo. Da quel momento io e lui non ci siamo più separati. Si parlava di musica al banco di scuola delle medie per poi passare al banco del Liceo. Inizialmente si scriveva canzoni che fossero il più orecchiabile possibile, ma poi ci siamo impegnati di più e abbiamo buttato giù canzoni più impegnate per quanto riguarda gli arrangiamenti. La nostra passione per la musica non si è mai placata e siamo sempre impegnati tutt’ora a scrivere brani nuovi.
3 Il vostro sound si può identificare come pop rock, con la peculiarità di essere cantato in italiano e soprattutto con un repertorio originale e, cosa rara, con tutti pezzi vostri…
Si Massimo, giusto, non ci siamo mai allontanati da questo genere, ma soprattutto dal fatto di scrivere in Italiano, così possiamo trasmettere di più con le nostre canzoni.
4) Molti palcoscenici livornesi vi hanno visto protagonisti con la perla di aver vinto nel 2010 il concorso “ Navyas” in Fortezza Vecchia…soddisfatti ?
Certamente, molto soddisfatti di questo risultato, anche perché eravamo “Più giovani” e questo ci dette una spinta per continuare con il nostro percorso. Mi piace ricordare anche il premio della critica del premio bizzarri per il video della nostra canzone “Non è mica possibile”, video girato interamente con la tecnica della stop-motion, cosa non facile per chi non è del mestiere, ma alla fine il risultato è stato più che soddisfacente e secondo noi anche originale.
5) Progetti futuri? Qualche concerto dal vivo magari in città dove poter ascoltarvi?
Per il futuro desideriamo tanto registrare il nostro Album, le canzoni ci sono, gli arrangiamenti ci sono, quindi al più presto entreremo in studio e la cosa ci emoziona molto. Inoltre ad oggi stiamo provando con Pietro, il nuovo batterista, che è molto interessato al nostro progetto ed ha molta voglia di suonare e aiutarci con la scrittura delle canzoni.
Sicuramente verso Natale ci saranno concerti in giro per la città, ma ancora sono da definire.
6) Alberto, a quali chitarristi ti sei ispirato? Quali i tuoi modelli?
I miei chitarristi del cuore sono sicuramente George Harrison, Mark knopfler e Paul Simon, ognuno loro ha contribuito a far crescere in me la passione per la musica. Tecnica e creatività nella scrittura sono ciò che mi fanno apprezzare di più questi tre musicisti.
7) Siete un trio molto affiatato, chitarra, basso e batteria; mai pensato ad “allargare famiglia” ?
Sisi, ma questo soprattutto per i Live. In passato abbiamo collaborato con una violinista, un pianista e più recentemente soprattutto con Renzo Pacini al sassofono, che è sempre molto disponibile ad accompagnarci, ogni qualvolta che se ne presenta l’occasione.
8) Chi è oggi Alberto Romito ?
Chi sono oggi, penso di essere ancora l’Alberto del 2007 con le stesse passioni e gli stessi obiettivi e desideri, e questo grazie anche alla presenza costante di Matteo nella mia/nostra vita musicale. Mi ritengo molto fortunato ad avere un compagno di musica così, è ciò che ogni band dovrebbe avere

EDOARDO DE MAIO

 

D Era il 1976 quando si formarono gli Hammer con Edoardo De Maio alle tastiere; in pratica immerso nella musica da giovanissimo, un virtuoso…immagino tu abbia fatto studi classici…

R All’inizio ho studiato per qualche anno, dai 9 anni, col Maestro Rovini e con mia sorella Barbara (prof. di pianoforte). Poi ho ascoltato molta musica e ho avuto alcuni insegnamenti dal Maestro M.Grossi e dal chitarrista S. Cirasaro, col quale cominciai a collaborare quando andai a New York nel 1983 e col quale suonai per alcuni anni nei Boston Globe.

D Gli Hammer, gruppo di notevole valore e spessore, musicisti super preparati, avete avuto il merito di farvi conoscere anche al di fuori dell’ambito cittadino: si ricorda un concerto allo Stadio dei Pini di Viareggio con una affluenza notevole di pubblico, ma non solo…

R Provavamo molto, sperimentavamo e lavoravamo sull’intesa

D Al tempo, si parla dei fatidici anni ’70, la Festa dell’Unità era un punto fermo e voi eravate di casa…

R Al tempo, non c’erano molte altre occasioni di suonare.

D Nel 1980 il gruppo si scioglie ma mi risulta che varie reunion si siano avvicendate sino ai giorni nostri…

R Nel 1980 direi che il gruppo è sbocciato, anche grazie al nuovo arrivo: il batterista Carlo Cavallini.

Eravamo giunti ad un livello d’intesa talvolta incredibile, questo per noi era molto importante, visto che ci piaceva dare sempre più spazio all’improvvisazione. Ogni brano diventava una traccia sulla quale esprimerci più liberamente possibile, talvolta era magicamente appagante…

spesso con noi hanno collaborato altri musicisti, con i quali c’era già o si instaurava un buon rapporto di amicizia. Passavamo molto tempo insieme, non solo per suonare, ma anche per ascoltare musica, parlare di musica, solo così riusciva a realizzare la musica degli Hammer.

D Oltre agli Hammer in quali gruppi hai militato?

R Ho suonato in alcuni gruppi, con musica diversa uno d’altro, perchè mi piace provare altre vie, specialmente musiche etniche da tutto il mondo, probabilmente è la mia indole “fusion” che viene fuori. Banda Loca, che facevamo musica brasiliana; Tendencia Latina, cubana; Guerrilla Farming, reggae; Boston Globe, fusion; Steak Blues Band…e altri, compreso anche orchestre di musica da ballo, per la pagnotta..

D Rick Wakeman, Keith Emerson…immagino i tuoi punti di riferimento…chi altro ?

R K. Emerson e John Lord prima, poi C.Corea, H.Hancok, ma soprattutti J. Zawinull. Questo per quanto riguarda i tastieristi, ma seguivo molto i gruppi di rock underground della scuola di Canterbury e poi le avanguardie del jazz, il grande Miles Davis…

D Negli anni ’60 ci fu il boom della musica beat e anche a Livorno non c’era locale che non permettesse a gruppi “nostrani” di suonare; negli anni ’70 la discomusic ha cambiato le carte in tavola, per arrivare ai giorni nostri dove artisti indigeni e non per suonare devono garantire loro un certo numero di presenze nel locale che li ospita…come leggi questa realtà ?

R Ogni periodo ha le sue difficoltà per suonare… all’epoca della disco riuscivamo comunque a suonare, anche se non molto, ma guadagnavamo molto più di ora. Comunque ho sempre puntato sulla musica “vera” cioè quella suonata senza basi elettroniche, pur essendo curioso delle possibilità offerte dall’elettronica. La disco non è il “diavolo”, purchè si riesca a mantenere in vita la musica suonata, questa, nel mio piccolo, sento che è la mia missione. Per tanti anni sono rimasto fuori dal giro, per motivi non solo economici, ma anche familiari (e anche di salute).

D I De Maio a Livorno sono un nome molto conosciuto nell’ambito musicale, cosa “bolle in pentola”, progetti futuri ?

R I miei fratelli sono stati molto importanti nella mia crescita musicale, sono il più piccolo di tre. Con mio fratello ho suonato spesso e mi ha contagiato anche nella passione per le percussioni. Con lui c’è sempre stata una grande intesa musicale. Spesso è stato ospite in altri gruppi in cui ho suonato, può darsi che ci ritroveremo in qualche altro importante progetto…

D Edo, un rimpianto, una occasione perduta, quel treno sul quale non sei salito che avrebbe potuto dare una svolta ancora migliore alla tua carriera ?

R Ho sempre cercato di fare quel che mi andava di fare. Con il gruppo Hammer ci è mancato di impegnarsi di più a livello manageriale…

D Chi è oggi Edoardo De Maio ?

R Oggi sono uno che sopravvive…da qualche anno, ho ritrovato la voglia di fare musica (mai del tutto abbandonata), sto studiando percussioni africane (dundun=batteria africana) col Maestro Moussa Coulibali del Mali, con grande soddisfazione personale, e con il quale suono nel gruppo di percussioni MIX. Continuo a studiare il pianoforte e suonare le tastiere con alcuni gruppi. Il grande sogno è di ricostituire il gruppo Hammer con gli amici Rodolfo Pezzini, Carlo Cavallini e Riccardo Mazzoli ed altri, perchè dentro di noi gli Hammer non si sono mai sciolti e prima o poi torneranno…forse prima.

CLAUDIO LAUCCI

D Claudio Laucci, compositore di musica da film, arrangiatore, produttore musicale,

pianista, insegnante di pianoforte, la musica per te non ha segreti…un amore totale

R Sì, in effetti mi piace e mi viene naturale declinare la mia passione per la musica in vari

ambiti. La musica comunque, per fortuna, continua ad avere un sacco di segreti da

carpire.

D Naturalmente provieni da studi classici tanto che hai usufruito del programma Erasmus

dell’ISSM P. Mascagni per recarti a Göteborg (Svezia) dove hai svolto un tirocinio post

laurea all’Academy for Music and Drama in qualità di pianista accompagnatore, dalla fine

di Agosto 2017 alla fine di Gennaio 2018. Bella e fondamentale esperienza.

R Gli studi classici mi hanno permesso di venire a contatto con ambienti musicali nuovi e

modalità di approccio alla musica che avevo coltivato poco in passato come ad esempio il

mondo dell’opera. L’esperienza svedese è stata piuttosto intensa perché mi ha spinto a

ridefinire il mio ruolo di musicista: ho imparato ad essere più pragmatico avendo un

sacco di lavoro da svolgere tra prove, concerti, direzione di coro, lettura a prima vista

etc… Inoltre ho potuto toccare con mano una realtà musicale sicuramente più stimolante,

curiosa e “libera” di quella che ho vissuto in Italia e, più nello specifico, a Livorno fino

ad ora.

D Nel 2005 ti troviamo membro del gruppo Le Gorille…

R Le Gorille è il gruppo che ha rappresentato una pietra miliare nel mio percorso di pianista

e compositore. Le ore interminabili di prove, registrazioni e concerti che ho passato

insieme a Giorgio Ramacciotti (chitarra e basso) e a Matteo Falleni (batteria) sono state

fruttuose e mi hanno insegnato ad essere esigente, e questo lo devo soprattutto a Giorgio,

e mai scontato dal punto di vista della creazione musicale. Inoltre eravamo e siamo

tuttora amici e credo che quest’aspetto abbia rappresentato un valore aggiunto: ci siamo

sempre divertiti parecchio durante i concerti e credo che questo divertimento sia arrivato

agli occhi e alle orecchie del nostro pubblico.

D Difficile etichettare il vostro genere: musica prettamente strumentale con punte di jazz,

classica, rock…

R Ti confesso che ci siamo scervellati non poco per cercare un’etichetta che potesse definire

la musica che facevamo ma poi ci siamo arresi e penso ancora che sia stato meglio così.

Suonavamo quello che ci veniva naturale e che ci piaceva. Ovviamente suonando musica

strumentale abbiamo sempre cercato di creare dei temi, nel senso più classico del

termine, riconoscibili, che ci fornivano poi il materiale musicale per poter sviluppare ogni

singolo brano. E’ sempre stato un lavoro di gruppo: il mio contributo consisteva forse

nell’introdurre elementi musicali del mondo della musica classica e del jazz, mentre

Giorgio rappresentava l’anima più “sporca” e blues, e Matteo quella rock con un piglio

sempre spontaneo e efficace.

D Nel 2008 vede la luce il vostro primo album omonimo e nel luglio 2011 registrate

Nautilus”…soddisfatti di questi lavori?

R Assolutamente sì. Mi ritengo soddisfatto e credo di poter parlare anche per gli altri due

componenti. Sono stati due dischi autoprodotti, registrati in pochissimo tempo (il primo

in 3 giorni e il secondo in una settimana) e in presa diretta (senza sovraincisioni quindi):

il risultato mi convince ancora oggi dopo 10 anni.

D So che vi siete esibiti anche a Skopje, la capitale della Repubblica di Macedonia per la XIV Biennale dei giovani artisti del Mediterraneo e in Francia…una bella soddisfazione

R Abbiamo fatto tanti concerti, sia in Italia che all’estero. L’esperienza macedone è stata

bellissima: abbiamo suonato in una piazza grandissima davanti a una miriade di persone

che ballavano e qualche giorno dopo in un parco pubblico in perfetto stile Unione

Sovietica, calati in un’atmosfera surreale…quando abbiamo iniziato a suonare Das Model

dei Kraftwerk abbiamo visto che il pubblico è andato come in trance. Magari sto

esagerando però la percezione è stata quella: per tre minuti ci siamo sentiti nell’Olimpo

del Rock…poi è andata via la corrente.

D E dopo che è successo? Altri lavori, progetti paralleli ? Progetti futuri ?

R Dopo la bellissima esperienza con Le Gorille ho seguito altre strade: ho approfondito lo

studio del jazz con Andrea Pellegrini, ho avuto modo di suonare svariate volte con Bobo

Rondelli sostituendo il suo pianista, ho completato il percorso di studi classici all’ISSM

Pietro Mascagni”, ho composto la colonna sonora per la web serie AUS prodotta da RAI

Fiction e ancora musica per cortometraggi, spot commerciali, spettacoli teatrali, musical;

ho inoltre scritto due piccoli brani strumentali in stile beat anni ’60 che compaiono nella

prima scena del film “La Prima Cosa Bella” di Paolo Virzì. Ho formato nel frattempo un

trio swing, Triple Sec, col cantante e chitarrista Mattia Donati e col contrabbassista Giulio

Boschi con i quali suono un repertorio di brani swing e old time Jazz. Per quanto riguarda

i progetti futuri ho intenzione di spingermi ancora più a fondo nella composizione di

musica strumentale per il cinema e il mondo degli audiovisivi in generale. Mi è stata da

poco commissionata la sonorizzazione di alcuni film muti che si concretizzerà in un

concerto/proiezione che avrà luogo a Livorno il prossimo anno; per l’occasione suonerò

insieme alla percussionista Altea Silvestri.

D Claudio quali sono le tue fonti di ispirazione, oltre al cantautore francese Georges

Brassens (il nome Le Gorille è un omaggio ad un suo brano ) ?

R Ascolto e ho ascoltato tantissima musica: amo la musica jazz e il blues dei primordi, il

reggae e il rock anni ’60/primi ’70, la musica minimalista di compositori come Terry

Riley e molta della produzione di Arvo Part… Ultimamente mi hanno molto incuriosito i

lavori pianistici di Chilly Gonzales e Nils Frahm. In generale mi sento di affermare che

mi piace tutto quello che percepisco essere senza fronzoli, diretto e spontaneo anche nella

sua imperfezione. Se proprio vogliamo parlare di fonti di ispirazione citerei Claude Debussy, Erik Satie e John Lennon: queste sono le figure che, per ragioni diversissime,

rappresentano il modo di vivere e fare musica che sento più vicino alla mia indole.

D Sei anche un insegnante di pianoforte…in una città come Livorno che non sempre è

stata benevola con i suoi figli artisti, cosa consigli ai tuoi allievi ?

R Adesso ho rallentato un po’ l’attività di insegnamento anche perché lavoro come

supplente di musica nelle scuole medie. In generale però cerco sempre di passare ai miei

allievi i concetti che, grazie ad alcuni dei miei maestri, si sono rivelati essere

fondamentali per me nell’apprendimento dello strumento e della teoria musicale:

divertimento e curiosità. Ritengo che la componente ludica e quella dello stimolo

continuo siano indispensabili per giustificare l’impegno e la quantità di tempo e energie

richieste per imparare a suonare uno strumento.

Per quanto riguarda l’accoglienza livornese alle manifestazioni artistiche penso sia

sufficiente ricordare che Amedeo Modigliani veniva schernito dai suoi concittadini col

nomignolo “ir filosofo” per i suoi comportamenti sopra le righe…Credo comunque che

non si possa addossare del tutto la colpa ad una città per l’insuccesso del singolo

musicista o artista in generale: spesso ho notato che davanti ad un primo insuccesso c’è la

tendenza a dare “la colpa” a qualcun altro quando basterebbe solo impegnarsi un po’ di

più e migliorarsi. Livorno dopotutto riesce ancora ad apprezzare le cose belle…quando ci

sono.

D Claudio, rimpianti, occasioni perdute che rimpiangi ancora o “rifaresti tutto”,

musicalmente parlando ?

R Ci penso continuamente a questo aspetto ma ogni volta mi rispondo di no. Sono contento

del percorso che ho intrapreso fino ad ora e sono anche contento degli “errori” commessi

e degli intoppi che si sono verificati strada facendo.

D Chi è oggi Claudio Laucci ?

R A saperlo…

ANDREA LANDI

D Andrea Landi, chitarrista e cantante…immagino da sempre…

R Si, da quando a 16 anni ho scoperto i Beatles (ancora il mio grande amore), ho cominciato a suonare la chitarra, ma non sono un virtuoso dello strumento,mi serve come aiuto per scrivere canzoni. Cantare mi viene spontaneo e a parte poche lezioni anni fa, sono autodidatta.

Non ho una grande estensione vocale, ma è una voce che può piacere. Quindi, in fin dei conti, mi sento di più un cantautore.

D Attualmente fai parte del gruppo I Licantropi, ma in precedenza eri il leader dei Just Married…

R Ho avuto molti gruppi in questi anni, ho suonato, cantato e scritto in vari generi musicali: con

– I Tango Marziano: minimale/sperimentale

– I Just Married : Surf/Pop

– I Licantropi : FolkLabronico

– Progetto Landi : Cantautorale/intimista

Con i Just Married nel 2000 ho avuto l’occasione di pubblicare un LP e quattro singoli a livello nazionale grazie alla M.B.O di Mario Ragni. Molti ricordano ancora “Amterdam” o “Così L’Estate Va” che uscivano in radio..

D Torniamo ai Licantropi…gruppo che più livornese non si può: i vostri testi sono il DNA labronico, dove trovano spazio ironia, presa in giro di sé stessi e degli altri, goliardia…insomma: Livorno.

R L’ironia nei testi dei Licantropi è mia (e di Livorno), ma viene da lontano.. lo dico spesso nei concerti, viene dai Bagni Nirvana degli anni ’70 dove andavo da bambino, viene da: Brunino, Panino, la Teta, Papalla, ir Charlie, Nedo, Foffo e molti altri..genitori e amici che tra loro si sfottevano e facevano battute rigorosamente livornesi..

Infatti due canzoni dei Licantropi furono scritte proprio allora..”Il Volo Del Leccaione” da Roberto Canaccini e “Bagni Nirvana ” (ma si chiamava C’Hai Rotto Un Pelo Però’!) scritta una sera da Bruno Canaccini , Vittorio Citi e Giancarlo Landi (mio padre) dedicata poi a mia madre, presa a simbolo di tutte le donne del litorale accanite giocatrici di ramino…

Era una bella Livorno che vedo svanire, più ironica e spensierata di oggi e per quel poco che posso fare,io ci scrivo sopra delle canzoni per non dimenticarmela e non farla dimenticare…

D La vostra musica vede la fusione di diversi generi, dal rock acustico al country allo ska che generano un sound orecchiabile e accattivante. Come nasce questo sound, penso sia un cocktail dei vostri gusti musicali.

R Si esatto! io adoro la forma canzone, che abbraccia la bella melodia alle belle parole per poi dare corpo a qualcosa di più della loro semplice somma,quindi cerco di curare al meglio quest’aspetto, ma I Licantropi sono un gruppo eterogeneo:

Alberto Bindi – bassista, viene dal Heavy, Andrea Convalle – Sax dal Jazz, Giacomo Cirinei – dal Conservatorio e questo ha sicuramente arricchito di ritmi e colori la nostra musica.

D Nel 2008 “Dè Maddè”, nel 2009 “Beati Noi”, nel 2011 “Non lo venderemo mai”, nel 2013 “Cugi”: sono i vostri lavori, lavori che vi hanno fatto conoscere alla città ma anche fuori dai confini dell’Impero Labronico con numerosi concerti in tutta la la penisola…una bella soddisfazione.

R Si una bella soddisfazione!!! Quando è iniziata è stata un po’ una scommessa: mia, di Alberto Bindi e Alessandro Brilli: ” Piaceranno queste canzoni ai nostri concittadini livornesi? Boh?! proviamo!!! “Ora sono già dieci anni che le suoniamo in giro e ancora la gente ci chiede e ci segue ai concerti. Molti di loro le sanno a memoria, i bambini poi ascoltano i cd fino a sfinimento genitore…non sai quante belle esperienze in questi anni.. “Dè Maddè” la conoscono anche i favolli, è diventata quasi un nuovo inno Livornese e poi ce ne sono molte altre…

Ci tengo però a sottolineare che questo “successo” è nato e continuato senza avere un manager ( tranne che per il terzo cd “Non Lo Venderemo Mai” prodotto su a Saronno alla DEDOLOR di Dedo Lorenzi,musicista/produttore e nostro amico), aiuti dal comune , da associazioni, o pubblicità varia..ma solo grazie alla nostra determinazione e all’amore dei nostri fan livornesi e toscani.

D Tra i vostri successi più conosciuti sicuramente l’ inno “Dé Maddé”, “GaoPisano”, “Il ballo del Favollo”, ma anche “Gente di polso”, “Le scurregge” e “Amsterdam”, testi dissacratori, irriverenti, ma anche tematiche come la nostalgia, l’amore, il tradimento, testi e musiche immagino come sintesi di gruppo…

R Si dentro i nostri cd ci sono sparse canzoni d’amore che sono un po’ diverse dal resto,tipo : “Santo Regolo” “Il Mare Luccica” o “Maschera e Pinne”, le abbiamo messe (anche se prive di ironia..) perchè ci piacevano e forse, anche per dimostrare in giro che i Licantropi sanno fare anche altro dall’ironia.

Infatti da sempre e non si capisce perchè, siamo un po’ snobbati dai molti musicisti “colti” che ci definiscono volgari e banali…

Poi questa vena più intimista e diversa dallo stile Licantropi l’ho indirizzata al mio progetto solista intitolato : “Nuovi Giorni”.

D Andrea, quali sono le tue fonti di ispirazione, i tuoi “mostri sacri” ?

R I miei mostri sacri sono molti…quello a quattro teste dei Beatles è il piu grande..ma ci sono : Pink Floyd, Beach Boys, Syd Barrett ,Nick Drake, Brian Eno, David Sylvian, Cocteau Twins,Fabrizio Dè Andrè, Paolo Conte ecc…

D Progetti futuri ? Qualche nuovo lavoro, qualche concerto magari in città dove potervi ascoltare a breve, qualche tuo progetto parallelo ?

R I progetti futuri con i Licantropi sono:

1 – continuare a fare concerti, perchè ci piace!

2 – un nuovo cd tutto con canzoni inedite, forse per la prossima primavera.

Il mio progetto solista “Nuovi Giorni” invece,l’ho presentato in Aprile al Nuovo Teatro delle Commedie ed è stato accolto molto bene ! lo stò continuando a presentare in giro, ma anche in questo caso senza un manager..quindi, molto tranquillamente… (anche troppo..)

Nel progetto LANDI come con I Licantropi mi accompagnano fior di musicisti: Claudio Francini – chitarra elettrica, Pier Francesco Sormani – contrabbasso, Sarah Crespi – violino, Andrea Convalle – sax, Giacomo Cirinei – batteria.

D Livorno è sempre stata una città dove la musica e i musicisti non sono mai mancati: cosa è mancato e cosa manca perchè il fatto emerga al di là delle mura cittadine ?

R Che Livorno non sa valorizzare i propri artisti, non sono certo io il primo a dirlo..

Basta guardare due tra i piu grandi: Modigliani e Ciampi.

Non so bene perchè, forse manca organizzazione,amor proprio, attenzione da parte di chi potrebbe aiutare le tante realtà artistiche della città, forse è un atteggiamento provinciale, non crediamo abbastanza in noi stessi, non so.

Una cosa mi dispiace parecchio come Licantropi : che nonostante ci siamo iscritti al concorso cittadino “Premio Ciampi” diverse volte, non abbiamo mai avuto l’occasione di poter partecipare.

Io non sindaco sui gusti musicali delle varie giurie…ed è giusto che tutti gli artisti partecipino,ma dico, una presenza in dieci anni, almeno come ospiti, ad un gruppo livornese con piu di 500.000 visualizzazioni (somma di tre video amatoriali fatti dai fan.. della sola De Maddè , con canzoni che parlano di noi e della nostra città come “Guardo Livorno” o “Livornesi”, beh! forse ce la dovevano a noi e ai livornesi…

Devo aggiungere però che in cambio siamo stati ripagati largamente dal calore della gente,(che è quello che più ci interessa) e un grazie va quindi a loro, agli amici Ultrà, ai gestori dei locali e a molti altri che ci hanno sostenuto e ci sostengono…

Siamo una città strana!

D Andrea…un rimpianto, una occasione perduta che avrebbe potuto cambiare la tua vita, musicalmente parlando?

R Per me ci sono state due belle occasioni: la prima, come ho detto sopra, con i Just Married. La produzione era grossa , nazionale e il progetto poteva decollare bene, i singoli in radio piacevano.

Mi ricordo in un intervista con Radio Subasio il DJ mi spiegò che eravamo settimi nella playlist delle richieste con “Amsterdam”, sotto a Madonna e sopra i Beckstreet Boys.

Poi subentrarono dei problemi per la promozione e per i concerti così tutto fini in un bolla di sapone.

La seconda occasione è stata quattro anni fa, con Mara Maionchi, che ho incontrato per tre volte in un anno nel suo studio su a Milano, era interessata a me come autore di canzoni, dico era, perchè poi decise con il marito di smetterla con i dischi e gli autori visto l’andamento del mercato musicale.

D Chi è oggi Andrea Landi ?

R Oggi sono un uomo di 51 anni sereno, che non “rincorre” più il successo..ma che è ancora appassionato alla musica e a scrivere canzoni.

Sono più di venticinque anni che suono in giro con centinaia di concerti fatti , una decina di cd realizzati in vari generi musicali, tanti amici, musicisti e fan conosciuti, posti visti, piccoli e grandi palchi calcati, grandi soddisfazioni personali tolte.

FABRIZIO ORLANDI

D Fabrizio Orlandi, batterista, percussionista e cantante, dalla tenera età ovviamente…

R Eh si, sono arrivato a 54 anni e se mi volto indietro vedo tamburi, percussioni, bacchette, rullanti…

D Nella tua veste di percussionista spesso e volentieri ti vediamo entrare sul palco con quella che a prima vista sembra una scatola di legno…ti siedi sopra la stessa e inizi a “suonare”: spiegaci meglio questa scatola magica…

R Il Cajon è uno strumento artigianale musicale da annoverare tra le percussioni. La sua origine è peruviana (cajon=cassetta per la sua forma) e sostituisce in maniera esemplare la batteria con i suoi timbri, grazie anche ad una cordiera esterna ruotabile. La sua caratteristica è che questa percussioni – sgabello viene suonata in modo “bizzarro”… ci si deve sedere sopra.

D Fai parte del gruppo Magic Trio, un buon gruppo che con pochi e semplici ingredienti di qualità riesce a dare al suo pubblico sensazioni piacevoli. Come è nato questo Magico Trio ?

R L’idea è stata quella di creare un gruppo di tre elementi (2 chitarre, 1cajon) per poter esprimere al meglio le nostre sensazioni musicali… tutto live (anche gli errori..). Il nostro concetto è : suonare dei brani in maniera essenziale e pulita, secondo il divertimento.

D E prima del Magic Trio facevi parte di altri gruppi o ti dedicavi a jam improvvisate come spesso e volentieri di vedo fare ancora oggi ?

R Ho fatto parte per diversi anni del gruppo “Pandemonio” con mio fratello Carlo e successivamente con i “Disco Wonderland” …eravamo 11 elementi.

D Il vostro repertorio tocca moltissimi generi, dalla West Coast al pop, dal rock alla canzone italiana…ma quali sono i tuoi punti di riferimento, i tuoi idoli che ti accompagnano da ragazzino?

R Negli anni 70 tutti andavamo pazzi per i Beatles e Rolling Stones (chi è che non li ha suonati) ma in particolar modo sono stato fortemente interessato dalla musica West Coast di Jackson Browne.

D Progetti futuri, qualche esibizione a breve magari in città dove è possibile ascoltarvi?

R La nostra passione ci porta a suonare in diversi locali della nostra zona, con tre elementi troviamo facilmente chi ci ospita per esibire la nostra lounge music. Il 26 ottobre siamo al New Revolution.

D Livorno e la musica: questa è una città che dà il giusto spazio ai musicisti “nostrani” o bisognerebbe che facesse molto di più ?

R Livorno è una città piena di talenti e musicisti professionisti, peccato che non abbiano il supporto (anche del comune) per potersi esprimere.

D Fabrizio, un rimpianto, una occasione perduta scioccamente che avrebbe potuto darti di più dal punto di vista musicale?

R Niente rimpianti, ho sempre interpretato la musica come passione e hobby.. Va bene così..

D Chi è oggi Fabrizio Orlandi ?

R Un commerciante che svolge la sua attività di oreficeria in Coteto, contento della sua vita, di sua figlia Camilla, della sua compagna Lucilla e di quelle emozioni che spero possa trasmettere con la musica che suona con i “Magic Trio”.

VALERIO DENTONE

D Valerio Dentone, figlio d’arte, ovvero dell’ottimo musicista Marco…inevitabile per te

innamorarti del basso…

R Assolutamente si. Il basso ha pure prevalso sulla chitarra che è sempre stata presente in casa mia.

Però il suono del basso mi ha subito affascinato e dopo qualche mese da autodidatta ho cominciato

a studiarlo più seriamente.

D Ti ho conosciuto come membro del gruppo Le bugie di Elisa, con la splendida voce di Elisa

Arcamone; musica al servizio della sua presenza , con sfumature prog…

R E’ stata una gran bella esperienza che mi ha fatto crescere molto umanamente e professionalmente.

Ho capito quanto sia impegnativo creare la propria musica, il proprio sound e dare forza al

messaggio che si vuole dare.

D Oltre che bassista sei anche compositore: “4 settembre”, “ Cristallo”, Sconsideratamente”,

ottime canzoni con ottimi testi…

R Si il testo di Sconsideratamente viene dalla mia penna. Negli altri brani ho partecipato agli

arrangiamenti insieme ai miei compagni.

D Finita questa esperienza entri nei Gary Baldi Bros…la band livornese più conosciuta,

raccontaci…

R E’ iniziato tutto per gioco da un’idea di Emiliano Geppetti poi a man a mano la situazione è

diventata sempre più seria grazie soprattutto al taglio sempre più professionale che abbiamo dato al

gruppo (cura del suono, della scaletta e dell’immagine sia live che sul Web). Ogni membro infatti ha

dato il suo importante contributo allo sviluppo del progetto mettendo a disposizione le propria

esperienza e professionalità.

Nel 2015 poi l’incontro col manager Rudi Caniato ci ha dato poi la possibilità di farci conoscere a

livello nazionale migliorando ulteriormente il nostro spettacolo.

D Silverchains è un progetto parallelo o che altro?

R Volevo omaggiare un po’ il rock che ascoltavo nell’adolescenza insieme ad altri ottimi musicisti e

così abbiamo creato un tributo acustico al grunge degli anni 90.

D Quali sono le tue fonti di ispirazione, i bassisti che ti hanno fatto innamorare dello strumento ?

R Beh moltissimi. Su tutti Jaco ovviamente ma anche Paul McCartney, John Deacon, Pino Palladino, Nathan East, Flea nonché i talenti di casa nostra, Faso e Saturnino.

D Progetti futuri ? Magari qualche concerto in città a breve dove possiamo sentirti ?

R A Novembre prenderò parte ad uno spettacolo prodotto da Todomodo e dedicato ai Beatles.

Svilupperò due tributi a due grandi artisti: Janis Joplin e Pino Daniele.

Il 19 gennaio invece sarò al The Cage per lo spettacolo del bravissimo attore e cantante Alex

Mastromarino.

Ci saranno novità anche sul fronte Gary Baldi Bros!

D Livorno è una città che ha dato i natali a migliaia di musicisti, ma pochi riescono a uscire

dall’ambito cittadino, che risposta ti dai a questo fenomeno ?

R Ci vuole una buona dose di coraggio ma anche apertura mentale che spesso manca a questa città.

D Sei giovane ma già con una notevole esperienza in campo musicale…qualche rimpianto,

qualche scelta che non faresti più ?

R Rifarei tutto. Non ho rimpianti. Ho fatto sicuramente tanti errori ma alla fine sono quelli che ti

fanno crescere.

D Chi è oggi Valerio Dentone ?

R Un trentottenne sempre indaffarato e con la testa sempre in movimento che vive delle sue passioni cercando sempre di dare il massimo e mettere il cuore in quello che fa.

LEANDRO PARTENZA

 

D Leandro Partenza, batterista…ti immagino già da piccolo innamorato del rullante per la gioia dei tuoi vicini…

R Il mio primo regalo di Natale fu quello di mia zia di Firenze, una batteria giocattolo che mi durò circa un mesetto, per poi essere distrutta dai miei primi colpi, poi più che per la gioia dei vicini, per la gioia dei miei nonni, ho continuato su secchi e ferri per fare lavorare la lana, andati anche quelli distrutti nel giro di poco.

D Ti ho conosciuto come one-man-band alias Led Green, suono potente, tanta elettronica…

R Avevo voglia di fare qualcosa al di fuori di un contesto che mi vedeva come batterista e dunque parte integrante di un progetto, dunque visto che ho il ritmo nel sangue mi sono buttato di testa su questo progetto Electro Rock e devo dire che ha avuto le sue belle soddisfazioni e che vede all’attivo due cd “My Dreams” e l’ultimo che ho fatto “God Is An Alien”.

D Prima hai militato in molti gruppi…Sharada, Titty Twister, The Buddha Pests, La Quarta Via…penso in ognuno hai lasciato una parte di te..

R Quando suoni lasci sempre qualcosa di te come musicista, se poi incidi uno o più dischi allora il segno è ovviamente ancora più indelebile. Ad esclusione degli Sharada, ho lasciato il segno con moltre altre bands oltre che a Tittytwisters, The Buddha Pests e La Quarta Via.

D Al tuo attivo una decina di lavori, alcuni video…una bella soddisfazione.

R Si, direi che ho un bel bagaglio d’esperienza di tutto rispetto, con lavori belli come quelli che ho fatto con i La Quarta Via, con i Tittytwisters e anche con i “The Buddha Pests.

Tutte situazioni che mi hanno aiutato a crescere musicalmente anche perchè i generi musicali erano tutti di diverso tipo, dunque ho potuto appurare che ero in grado di suonare una buona parte di musica.

D Poi nel 2010 saluti Livorno e ti trasferisci a Londra dove collezioni oltre 100 concerti in due anni…mica poco.

R Una bella esperienza con i The Buddha Pests, dove ho affinato la mia tecnica Punk, cento concerti tra Londra dove era di istanza la band, Budapest città Natale del chitarrista e poi Italia dove sono riuscito ad organizzare un paio di date. Insomma mi sono davvero divertito.

D Nello stesso momento apri una tua etichetta discografica la Ghost Label Records, ( esistente anche in Italia con il nome di Lady Music Record). Perchè questa esigenza ?

R Perchè quando hai la musica dentro, non puoi niente contro l’invecchiamento, e dunque o sei famoso e riesci a morire sul palco mentre suoni ( come è successo a Lucio Dalla ) oppure fai qualcosa per rimanere sempre e comunque nell’ambiente riuscendo anche a mettere a disposizione delle nuove generazioni la tua esperienza come musicista in generale ed ecco che ho voluto aprire un’etichetta discografica attiva dal 2002.

D Il compito di una buona etichetta discografica è dare spazio a giovani emergenti inutile negarlo. C’è qualche gruppo che ha particolarmente colpito ?

R In genere scelgo gruppi che riescono a trasmettermi con la loro musica vibrazioni positive, non accetto mai bands perchè mi dispiace o per la semplice frase “meglio di niente”, dunque tutte le bands che ho avuto e che sono attualmente nel mio roster mi sono piaciute e mi hanno colpito, chi con un progetto chi con un altro.

D Sei partito da una città di provincia come Livorno e sei arrivato nella città dei sogni per un musicista ma non solo…”Se sei stanco di Londra sei stanco della vita” diceva il poeta Samuel Johnson…vista anche la tua esperienza lavorativa penso tu sia d’accordo…

R Si ho deciso di mollare tutto e andare a Londra dove la cultura musicale e di gran lunga migliore che in Italia, e dove mi sono tolto delle belle soddisfazioni, poi per motivi familiari sono dovuto rientrare, mi dispiace, ma non me ne pento. Io però non sono stanco della vita semplicemente guardo avanti e cerco di regalare ancora qualcosa alla musica.

D Progetti futuri come musicista e come produttore ?

R Come musicista sono attualmente alla ricerca di una band, perchè sono comunque ancora giovane per appendere le bacchette al chiodo e come produttore, continuerò a promuovere bands indipendenti fino a quando il cervello me lo potrà permettere.

D E’ da molti anni che sei nel mondo della musica, hai avuto molte esperienze e molte soddisfazioni in questo ambito ma…c’è un treno sul quale non sei salito e ancora oggi ti penti ?

R Non aver finito gli studi come batterista e di occasioni ne ho avute tante e magari con un po’ più di costanza e di conoscenza dello strumento avrei calcato qualche palco in più e magari di prestigio.

D Chi è oggi Leandro Partenza?

R Quello di sempre, una persona umile che mette a disposizione il proprio sapere e la propria esperienza nel campo della musica a chi me lo chiede.

Una persona un po’ più invecchiata, padre di una bella bimba, e felicemente sposato.

Continuerò a suonare finchè avrò forza nelle mani e nelle gambe e magari fare anche un terzo disco come solista, per il mio lavoro è IL MUSICISTA.