ALESSIO ACCARDO (ALEX GEFFERSON)

D Alessio Accardo, conosciuto nel mondo della musica come Alex Gefferson…partiamo da questo alias…come si arriva da Alessio a Alex ?

R Il nome Gefferson è nato circa una ventina d’anni fa durante una giornata di lavoro mentre stavo sistemando dei barattoli d’inchiostro per serigrafia insieme ad un collega che mi istruiva sulle differenze e come riconoscerli in base a cosa dovevi stampare. Successe che me ne capitò uno anonimo con la sola sigla “H-G”…ed essendo appassionato di moto stile Harley Davidson (sigla H-D) mi venne spontaneo ..” ma cos’è HG?…Harley Gefferson!!”….olè…dopo 5 giorni la mia moto(una Yamaha) diventò una Harley Gefferson con tanto di scritte adesive mod.”HG 535 stoned” ed io mi impossessai del cognome Gefferson , il nome Alex fu un attimo e lo pseudonimo era pronto. Lo utilizzai definitivamente solo anni dopo.

D Innamorato della chitarra da sempre ovviamente…come nasce questo amore ?

R La chitarra era lo strumento “predestinato”, fin da piccolo ce n’erano a giro per casa sia acustiche che elettriche , mio padre suonava in un complesso rythm & blues negli anni 60, aveva amici che suonavano e a cui piaceva la musica ed un suo storico amico è stato addirittura il “mio” bassista per qualche anno. Il vero incontro però l’ho avuto tardi e per caso nonostante i miliardi di tentativi di avvicinamento a qualsiasi strumento a partire dall’infanzia dove venivo nutrito a standard R’n’R , rythm & blues e quello che ascoltavano a casa mia e che comunque girava negli anni 60/70. Ascoltavamo musica ovunque sia in casa che durante ogni breve o lungo spostamento in macchina , altro tentativo più fisico era l’acquisto di chitarrine, tastierine e mini batterie, puntualmente snobbate o distrutte…..resta il fatto che una volta piantato il seme presto o tardi qualcosa ne esce. Così successe che un giorno, avevo 14 anni, mi venne in mente di provare, così a caso, imparando tutte le posizioni degli accordi maggiori e minori . Successivamente la malattia degenerò e più andavo avanti e più mi rendevo conto che ascoltavo tutto in maniera diversa, a quel punto era andata….

D Fai parte del trio B-Folks, ottimi musicisti, ottimo vocal…soddisfatti ?

R Soddisfattissimo!!! Direi ripartiti col piede giusto dopo in bel po’ di pausa. I B-Folks ora sono un trio o almeno queste ultime uscite sono state e saranno così, ma questo gruppo ha sempre avuto la prerogativa di avere line up diverse sia come numero di elementi sia come musicisti, da un minimo di 2 (a volte anche 1) a salire senza limiti di età sesso e provenienza . Hanno militato nei B-Folks almeno una volta Andy Paoli, Gionata Ciccolini, Filippo “pippo” Papucci, Doda Mariotti ora bassista dei LUPE VELEZ , Steve Sperguenzie ed altri che al momento non mi vengono (scusate), tranne al creatore del nome nonché batterista originale e unico dei B-Folks , Mirco Pacini. Marco Mencucci, l’attuale chitarrista è un musicista stupendo ed è un piacere suonarci insieme, tecnicamente preparato con gusto e conoscenza musicale. Stefano Ilari come cantante non ha bisogno di nessun genere di presentazione, un mito…un personaggio che conosce la musica e che la sa scrivere ed interpretare e con cui ho l’onore di collaborare da più di 10 anni.

D Prima dei B-Folks in quali gruppi hai militato ?

R Il primissimo gruppo si chiamava “Costa Ovest”(forse perché Livorno è appunto sulla costa ad ovest): facevamo cover varie e sempre comunque anni 60/70 …altra band delle prime armi si chiamava “The black cat bones”, cover band di classici R’n’R e blues molto divertente. Successivamente con Steve Sperguenzie sia come cover band Stones “S.S. & The go-go shuffle” sia come “S.S. & the Lysergic Ants” garage beat e psichedelia. Finita la parte Lysergic ants suonavo in una cover band garage rock chiamata “Funhouse” e li incontrai Stefano Ilari quando venne a sostituire l’ex cantante che lasciò . I Funhouse durarono qualche anno e dopo una breve separazione entrai a far parte degli Stella Maris Music Conspiracy, esperienza hardcore. Finito o apparentemente finito con gli SMMC attualmente sono in forze nei LUPE VELEZ che tra l’altro è un’ottima progetto con una grande band…in mezzo a tutto questo da un certo punto in poi ci sono sempre stati i B-Folks ad allietare le varie situazioni ed alleggerire le tensioni.

D Alessio quali sono i tuoi chitarristi di riferimento, coloro dai quali hai cercato di carpire i segreti ?

R Direi che fra tutti troneggia incontrastato Keith Richards. Oltre al modo stesso che ha di suonare e di scrivere mi piace sentire quanto le chitarre nel pezzo cercano un legame, un intreccio , quando fatichi a distinguerle. Direi che questo il buon Keith lo ha sempre fatto con qualsiasi partner abbia suonato con lui negli Stones (Wood, Jones, Taylor, li ho messi in ordine di preferenza personale). Anche nei LUPE VELEZ ci tengo molto a provare a ricreare quel tipo di effetto e con Iride Volpi l’altra chitarrista( ma lo sapete già) stiamo lavorando bene.. ci divertiamo ..riff interventi , assoli non lunghissimi e non alla velocità del suono, mi piace di più il groove di alcuni chitarristi diciamo prettamente ritmici.

D Progetti futuri, magari altri concerti dove possiamo ascoltarvi ?

R Nel mese di agosto suoneremo come LUPE VELEZ il 18 a Lari alla Festa rossa e il 29 (credo) come B-Folks a Livorno al mercato del pesce…. per ora questo.

D Livorno e la musica: sempre più difficile trovare luoghi dove esibirsi; di norma la domanda è “Si, vieni a suonare…ma quanta gente mi porti ?”…cosa pensi sarebbe opportuno fare per coinvolgere le numerosissime band che esistono in città ?

R Bella la domanda “ vieni ma quanta gente porti?” mi sa un po’ come andare in pizzeria portandosi dietro l’impasto….a Livorno ci sono tante band che propongono musica ,per potergli dare spazio ci vorrebbero delle situazioni adatte e probabilmente in città ce ne potrebbe essere di più, fortunatamente ci esistono alcune realtà che ci provano a far funzionare la musica e coinvolgente le band nonostante le noie di autorizzazioni, permessi, divieti e chi più ne ha, per gestire ed organizzare eventi. Vedo che le band sono sempre coinvolte dove ci sono spazi dedicati alla musica perché sono punti d’incontro dove parlano tutti la solita lingua ed hanno la solita passione…

D Sono 50 anni che qualche “solone” afferma che il rock è morto…eppure vi ho visto la scorsa settimana dal vivo con canzoni “immortali”..il pubblico era coinvolto e appassionato…che ne pensi ?

R Fortunatamente non sono pochi quelli a cui piace ascoltare quello che proponiamo con i B-Folks ,alcuni sono seguaci storici altri sono stati catturati strada facendo e ci vogliono bene, comunque credo che quando la canzone è bella è bella è basta, resiste al tempo; poi uno può preferire un pezzo o un’artista piuttosto di un altro ma non si possono negare i capolavori. In realtà queste canzoni sono immortali proprio perché riescono a catturare anche le nuove generazioni (ora tutti tutti no) e continuano a tramandarsi nel tempo, io con i miei figli ci sto provando con risultati abbastanza positivi… vedremo se almeno uno suonerà uno strumento.

D Tutti abbiamo un rimpianto grossissimo, quale il tuo, sempre musicalmente parlando ?

R Unico rimpianto è stato farmi rubare la mia prima chitarra una Gibson Les Paul standard che per le circostanze in cui la comprai ed il momento, aveva un valore affettivo molto superiore a quello economico….comunque oltre a quella ci svuotarono mezzo furgone… purtroppo non soffrii solo…e vabbè

D Chi è oggi Alessio Accardo alias Alex Gefferson?

R Oggi sono un “ragazzo” di 42 anni che lavora, con moglie e due figli che adoro e che prova a dividersi fra la famiglia e la musica, una passione che mi accompagna da sempre..

GIONATA CICCOLINI

D Gionata Ciccolini…chitarrista : sei te che hai scelto la chitarra o la chitarra ha scelto te ?

R Mi è sempre piaciuta la musica, ho scelto la chitarra ma amo ogni strumento, mi arrangio anche sul basso e la batteria. Sempre a livello dilettantistico

D Sei da 25 anni la chitarra solista dei Furminanti, gruppo conosciutissimo a Livorno…come è nata questa bellissima avventura ?

R L’avventura con i Furminanti è nata per divertimento. Non ci siamo mai presi sul serio. I Furminanti sono nati per caso nel 1994 in un locale chiamato The Cave sugli Scali D’ Azeglio, chiuso ormai da anni. In una serata molto ironica…si festeggiava infatti San Sughero, una parodia al Festiva di Sanremo , Claudio Bartoli detto Bartell, Rolando Somigli detto Il Conte e io…Gionata Ciccolini detto Il Capo, dettero vita 25 anni fa a quella band che è diventata una istituzione cittadina.

Con il tempo si sono uniti Fabio alla batteria e Angiolo al basso; in seguito la band cambiò elementi… addirittura 10 batteristi si sono succeduti dietro al rullante del gruppo sino ai giorni nostri. Ad accompagnare i tre storici Claudio, Rolando e Gionata ci sono Roberto Vannini detto Redde, Sabina Dal Canto detta La Blonde e Sauro Moriconi detto Morticoni.

D Proprio sabato in Piazza Goldoni al Caffè Palcoscenico avete festeggiato le vostre “nozze d’argento” con la musica…qual’è il segreto di tanta longevità ?

R Credo che la longevità del gruppo dipenda dal fatto che “non se la tira”, che interagisce con il pubblico dando spazio a chiunque voglia partecipare. Poi l’amicizia decennale tra di noi…mica poco.

D Prima di fondare i Furminanti insieme al Bartoli e al Conte in quali gruppi hai militato ?

R Ho militato in molti gruppi, tra i quali Skiamazzi notturni nell’89/90 con i quali facevamo musica nostra con testi in livornese, con influenze Afro, Arabe, Reggae… musicisti di spessore come Steve Lunardi attuale violinista di Bobo Rondelli, Roli Calabro’ ecc.. Stax, Soul R&B… Guerrilla Farming, Reggae.. Ed ho avuto il privilegio di fare un tour nel 99 con l’Ottavo Padiglione.

D Progetti futuri ? Ancora concerti ? Mai pensato ad incidere un vostro disco ?

R Progetti di incisione con i Furminanti non ce ne sono mai stati e credo non ci siano…è un gruppo di amici che suonano per divertimento. Concerti sempre e comunque…ovunque la nostra presenza sia gradita.

D Gionata quali sono i tuoi punti di riferimento musicalmente parlando, i chitarristi che imitavi da bambino davanti allo specchio ?

R Amo tutta la musica buona, dal Blues al Jazz al Reggae, dai Beatles ai Talkin Heads, da Hendrix ai Police. Non un idolo ma ne ho tanti.

D Livorno e la musica…un binomio inscindibile. Centinaia e centinaia di ottimi musicisti sono nati in questa città, eppure….difficile lasciare un segno… cosa manca ancora ?

R Livorno… non saprei…forse oltre al talento per sfondare occorre avere i giusti agganci e Livorno sotto molti aspetti è ancora provinciale, comunque il Livornese doc per indole difficilmente scende a compromessi.

D Chi vive di musica non invecchia mai…sei d’accordo ?

R Si la musica mantiene giovani “dentro”, alla fine è un gioco e giocando si resta “bimbi”.

D Gionata, tutti noi abbiamo un rimpianto che non ci fa dormire la notte…quel treno è passato proprio davanti ai nostri occhi, si è fermato ma non siamo saliti…dove andava il tuo treno ?

R Non ho rimpianti musicalmente parlando, non mi sono mai reputato un musicista professionale, sono autodidatta ed ho sempre suonato per passione, senza il sogno del successo. Avrei voluto approfondire di più e suonare meglio magari per suonare di più, questo si. Ma ogni giorno è buono per migliorare.

D Chi è oggi Gionata Ciccolini ?

R Oggi sono pressapoco quello che sono sempre stato, invecchiato fuori, ho due figli adolescenti che amo e vivo la giornata cercando di carpire il bello della vita.

GABRIELE PIVA

D Gabriele Piva e il pianoforte…un matrimonio indissolubile…

R Per prima cosa vorrei ringraziare 57100livorno.it per questo spazio.

Sul matrimonio indissolubile direi di si, l’interesse e l’amore per questo strumento è nato quando ero bimbo: durante le elementari spesso mi recavo a casa di una compagna di classe (Greta Merli) dove giocavamo e facevamo la lezione, mentre il fratello Gabriele studiava pianoforte classico, quindi ascoltavo questa musica magica che si diffondeva in tutta la casa. Anche nel palazzo in cui abitavo negli stessi anni un signore al piano di sotto sentivo che si divertiva a suonare il pianoforte e cantare, così mi sono reso conto delle svariate possibilità che questo strumento offriva. Queste due persone furono infatti i primissimi a cui chiesi indicazioni per suonare: il secondo mi prestò dei fascicoli dove imparai da solo a leggere le note nelle due chiavi e la corrispondenza sulla tastiera, le figure ritmiche ed in generale i primi rudimenti, e Gabriele Merli divenne il mio primo maestro, con cui studiai per circa 4 anni.

D Hai frequentato e ti sei diplomato all’Istituto cittadino Pietro Mascagni…il coronamento di un sogno immagino…

R Una serie di circostanze mi hanno portato ad abbandonare lo studio del pianoforte per dieci anni. Durante la mia permanenza a Carrara, dove ho frequentato l’Accademia di Belle Arti, un lunedì mattina prima di partire da Livorno presi i miei vecchi libri di pianoforte e ricominciai: non mi era andata giù il di aver abbandonato gli studi e quindi volevo rimediare in qualche modo. La ripresa è stata molto faticosa, ho praticamente iniziato da capo di nuovo. Il mio percorso è stato comunque fortunato, forse anche per la mentalità più adulta che mi ha portato a sostenere gli esami di compimento inferiore e solfeggio per poi passare al triennio accademico di pianoforte con il M° Ilio Barontini prima e M° Sergio De Simone poi, con cui mi sono diplomato. Nel frattempo ho avuto l’onore di poter lavorare anche con altri grandi insegnanti dell’Istituto Mascagni, M° Daniel Rivera e M° Monica Cecchi, ed ho frequentato masterclass molto belle con M° Jin Ju, M° Michelangelo Carbonara. Adesso sto frequentando il biennio con il M° Maurizio Baglini.

In questi anni al Mascagni ho potuto affrontare e sto tuttora affrontando programmi molto stimolanti.

D Adesso sei il leader dei Liars Queen Tribute Band, cover band dei Queen…genere musicale diverso dal classico…metamorfosi totale o proseguimento di un discorso ?

R Era il 1992 quando mio fratello Federico mi fece ascoltare una canzone dei Queen, me ne innamorai subito in maniera perduta: subito s’innescò una curiosità nei confronti di questa band che mi portava ad avere un’irresistibile bisogno di ascoltare più canzoni possibile. Avevo 9 anni e mi ritrovai ad esplorare questo mondo musicale così vasto che spaziava nei vari generi (dall’hard rock ai brani elettronici, dal blues alle sperimentazioni vocali) per me con grande genialità. Quando entrai in contatto con le videocassette dei loro live, impazzii completamente e si radicò in me il sogno di suonare quelle canzoni.

Certamente sono due mondi opposti che richiedono due approcci differenti nel momento della condivisione. La preparazione delle canzoni in sala prove è molto divertente: noi suoniamo con la stessa formazione dei Queen quindi siamo costretti ad esempio a riadattare i cori tratti dai dischi (che spesso venivano registrati con grandi ed imponenti sovraincisioni) per sole quattro voci, quindi è un lavoro che ci costringe a provare varie soluzioni prima di individuare quella che sembra essere la migliore.

D Prima dei LQTB in quali gruppi hai militato?

R Ho avuto una band metal, i Thisgust, dove cantavo e suonavo la chitarra: scrivevamo canzoni nostre, ci trovavamo in sala prove 3 volte a settimana dove suonavamo 3 ore ogni volta sia per consolidare quello che avevamo scritto ma anche per buttare giù nuovi brani. Con i Thisgust abbiamo pubblicato un EP ononimo ed un album “Burning in water, drowning in flames” che ho riascoltato di recente dopo molti anni con grande piacere di scoprire che accanto ad alcuni passi un po’ tirati via c’erano tantissime soluzioni di grande intelligenza musicale: ad esempio i riff della chitarra erano in continua evoluzione, c’erano varianti tra una strofa e l’altra, così come nella scelta delle ritmiche. Una delle cose che più ho apprezzato era la mescolanza dei vari elementi strutturali delle canzoni. Ho scoperto che dietro una mentalità molto “alla leggera” c’era un buon livello compositivo.

D Maestro Gabriele Piva, insegni pianoforte all’Accademia Musicale di Peccioli, insegnare ai giovani è una delle cose più belle e nello stesso tempo faticose che esistono…come riesci a coinvolgerli ad abbracciare totalmente lo strumento?

R Devo dire che sono entrato in contatto con un ambiente molto sensibile alla musica: gli allievi che ho si impegnano molto e studiano con grande entusiasmo. Insegnare è molto bello perché ogni allievo è un mondo a sé che mi costringe a non adottare soluzioni preconfezionate, ma a calibrare ogni volta il lavoro in base alla sensibilità di ognuno.

Cerco di basare l’insegnamento sul trasmettere l’esigenza di non trasformare un concerto o un saggio in una manifestazione di bravura tecnica ma di una manifestazione delle proprie emozioni, a prescindere dalla nota sbucciata o da qualche inconveniente: l’umiltà è uno dei valori cardini che cerco di diffondere.

Durante la preparazione dei brani mi soffermo molto sul dare significato a ciò che si sta suonando per fare in modo che negli allievi questo aspetto diventi più immediato possibile.

D Musica classica e Queen…due platee differenti, differenti situazioni, differente pubblico..è stimolante questo presentarsi a seconda delle necessità in un certo modo…mai fatta confusione?

R Pur non essendo un concertista classico posso dire che sono inevitabilmente due mondi opposti che in maniera differente mi danno emozioni molto forti. Non credo che sia semplice fare confusione tra le due situazioni: potrebbe succedere secondo me a livello di mentalità, cioè contaminando uno dei due mondi con un approccio proprio dell’altro, ma si verrebbe a creare un fenomeno da baraccone: non mi permetterei mai di andare a suonare ad esempio una Sonata di Beethoven con lo smalto nero alle dita o in canottiera, lo troverei irrispettoso.

D Gabriele quali sono i tuoi punti di riferimento, oltre agli “scontati” Queen?

R Ci sono stati diversi punti di riferimento, anche in base al periodo musicale che ho vissuto: quando suonavo metal senza dubbio il mio punto di riferimento erano i Pantera, Metallica, Machine Head. Poi per un buon periodo lo sono stati i Nine Inch Nails, credo che il concerto della band di Trent Reznor sia stato un punto di volta nella mia vita musicale e questo mi abbia in qualche modo indotto a riprendere lo studio del pianoforte.

I compositori che ho avuto l’onore di studiare sono tutti punti di riferimento, per svariati motivi: una cosa che mi fa impazzire è la tecnica compositiva di Brahms e la sua abilità di portare in una direzione di grande espressività il rigore del contrappunto di Bach. La quinta variazione dell’Op. 21 n.1 è un esempio che ho toccato con mano e che mi ha entusiasmato.

D Insegni in una scuola Musicale…pensi che si stia facendo tutto il possibile per avvicinare i giovani alla musica, indipendentemente dal genere amato e seguito?

R Più che avvicinare i giovani alla musica secondo me sarebbe opportuno far ri-scoprire il valore del lavoro e della costruzione a lungo termine: oggi c’è un tutorial per qualsiasi cosa, una soluzione rapida a tutto che però mi appare come una falsità, non si impara veramente, si risolve un problema in pochi minuti senza domandarsi da dove quelle spiegazioni nascano.

D Progetti futuri ?

R Ho due figli, Ottavia di 5 anni e Andrea di 4 mesi, al momento sono al completo a livello di progetti, quindi non posso nell’immediato inserirne di nuovi.

Tuttavia un desiderio che ho è quello di scrivere e suonarmi un disco, chissà che un giorno non trovi la maniera di farlo: non posso comunque prevedere quando questo accadrà, so che se un giorno arriverà l’ispirazione sarà difficile sottrarsene.

Di sicuro, in termini di priorità, voglio portare a termine il biennio di pianoforte, ho già stabilito il programma di laurea con il mio maestro Baglini, interamente incentrato su R. Schumann.

Un progetto/sogno che ho in mente e che proverò in qualsiasi modo a realizzare è quello di suonare con un’orchestra.

D Ognuno di noi ha un rimpianto che si “porta dietro” da sempre, un treno mai preso che avrebbe potuto cambiare la nostra vita…dove andava il tuo?

R Questo è stato un argomento che mi ha assalito per molto tempo: l’interruzione degli studi per 10 anni avvenuta in un momento chiave, che era la preparazione dell’esame del quinto anno, credo che abbia condizionato non poco la mia vita; per un periodo abbastanza lungo non mi perdonavo una serie di scelte forse non totalmente azzeccate, ma ad un certo punto però sono riuscito ad accettare il mio passato semplicemente pensando alla grande fortuna di aver avuto a che fare con gli insegnanti e maestri che ho citato in precedenza, ma anche con le persone che ho incontrato in questi anni. Per esempio a Carrara ho incontrato persone importanti, così come nel mio attuale lavoro: è impossibile per me rinnegare queste persone in nome di un treno che ho perso.

11 Chi è oggi Gabriele Piva?

Il mio principale lavoro è quello di tecnico informatico presso la CGIL di Livorno con ancora il desiderio e sogno di vivere di musica. Ogni mattina mi alzo alle 6.30 per studiare un’ora sul pianoforte digitale, con questo metodo ho messo in piedi programmi molto stimolanti (Grieg, Bach, Prokofiev, Brahms, Beethoven). Lo faccio con grande passione, voglia di migliorarmi e di esplorare più letteratura possibile: non potrei vivere senza musica a prescindere da dove essa mi porti. L’importante è rimanere su questa strada senza perdere l’umiltà, la passione e la curiosità che ho sempre avuto e messo nella musica.

DANIELE GORGONE

D Daniele Gorgone…pianista. In un mondo dominato dalle chitarre come è nato questo amore ?

R Il pianoforte e’ uno strumento che riesce a mettere insieme la parte passionale e la parte logica con una semplicità disarmante… Da piccolo ho suonato anche tromba, chitarra e contrabbasso, ma poi la scelta definitiva e’ caduta quasi automaticamente sul piano

D Hai fatto studi classici o sei autodidatta?

R In pratica autodidatta, se si escludono diverse masterclass e clinincs in Italia e in USA

D Il jazz ti prende l’anima, ti entra dentro, come ti sei immerso in questo splendido mondo-jazz ?

R Ho avuto la fortuna di avere degli amici quando ero alle scuole medie che ascoltavano Duke Ellington, fin dalle prime volte sono rimasto stregato da questa musica. Poi da un disco all’altro, poi ho cominciato a suonarlo… una specie di droga!

D Deborah Carter Italian Quartet …che mi dici ?

R Deborah e’ una delle mie cantanti jazz preferite al mondo, lei e’ di origini texane ma vive a Amsterdam. Ho la fortuna di lavorare nel suo quartetto italiano da diversi anni, tra l’altro abbiamo fatto ben 2 concerti a Livorno negli ultimi anni ed ogni volta Deborah e’ rimasta stregata dalla platea.

D Oltre a Deborah hai accompagnato spesso e volentieri Jim Rotondi…

R Si, il piano trio e’ una formazione che adoro

D Hai girato in lungo e largo l’Italia e non solo in varie rassegne e per molti concerti…il jazz riesce sempre a scaldare i cuori ?

R Dipende dal pubblico, ma soprattutto da chi suona. Onestamente devo dire che in Europa avverto molta voglia di musica, di emozioni, di passare una bella serata con un bel concerto live, indipendentemente dal genere. Si, comunque il jazz scalda i cuori, e parecchio!

D Daniele quali sono i tuoi punti di riferimento?

R Tanti, onestamente. I grandi del jazz (Bill Evans, McCoy Tyner, Charlie Parker) come della musica classica e rock.. da tutti c’e’ qualcosa da “rubare”

D Progetti futuri ? Qualche concerto alle viste nei dintorni ?

R Ho un’estate molto intensa, a luglio un tour Europeo col sassofonista di NewYork Grant Stewart, poi a meta’ agosto saro’ ospite del festival internazional di Jazz a Bali in Indonesia e 4 concerti in Taiwan, poi a fine agosto in Albania (TIRANA) proprio col gruppo di Deborah Carter

D Livorno ha da sempre avuto centinaia di beat e rock band…il jazz, pur avendo prodotto musicisti eccellenti è sempre rimasto un po’ ai margini…cosa potrebbe essere fatto per proporlo al grande pubblico e in particolare ai giovani ?

R Livorno in realtà e’ una citta’ che ha sempre risposto bene ai concerti jazz, un paio di settimane fa ho fatto un concerto in fortezza vecchia, e’ stato molto emozionante. Forse ci vorrebbe un po’ di coraggio in piu’ da parte delle istituzioni culturali pubbliche che potrebbero provare a inserirlo con piu’ frequenza nelle rassegne cittadine.

D Daniele…un rimpianto che non ti fa dormire la notte dopo tutti questi anni…

R Non aver mai imparato a suonare il violoncello. Comunque la notte dormo lo stesso!

D Chi è oggi Daniele Gorgone ?

R Uno che prova a darsi da fare innanzi tutto per cercare di sopravvivere con la musica! Dopo di che: uno che cerca di divertirsi, conoscere musicisti nuovi da tutte le parti del mondo, di imparare stili e tecniche nuove e di confrontarsi con vari palcoscenici e situazioni musicali possibili

GABRIELE SIGNORIELLO

D Gabriele Signoriello…chitarrista, da ragazzino immagino

R Si,ho iniziato da ragazzotto verso i 13 anni grazie ad alcuni miei compagni di squadra. Ho sempre suonato rock, sono partito dal grunge e pian piano mi sono appesantito

D Dal 2001 sei la chitarra solista degli Hati & Skoll, solido gruppo metal con varie influenze…come nasce questa idea ?

R Precisamente dal 2008, prima c’era solo il mio compare Mazza. E si, varie influenze, forse troppe, non è semplice coniugare tante teste che ascoltano e la pensano in maniera diversa.

D Nel 2010 avete avuto l’onore di aprire a La Strana Officina al Rock Village…una bella soddisfazione

R Grandissimo onore e privilegio, che in tutta sincerità ho realizzato dopo che li ho visti dal vivo. “Cane delle berve”… che mine che sono!!!!! Li conoscevo di fama e sapevo la loro storia, ma dopo il live mi si è aperto un mondo

D Con l’ingresso della vocal Vanessa Caracciolo il sound della band ha una sua propria identità…metal ma fuori degli schemi…sei d’accordo ?

R Vanessa è stata la rivoluzione e una rivelazione. All’inizio ero un po’ scettico però si è integrata benissimo. Non è la classica voce stile lirico come ce ne sono tante in giro; lei gratta e sporca ma quando vuole sa essere molto melodica. Ecco con lei si può fare metal a 360 gradi.

D Avete realizzato qualche demo, un cd o siete in procinto di farlo ?

R Abbiamo registrato un nuovo demo di 4 tracce dove abbiamo inserito anche un po’ di elettronica, giusto per incasinarci un altro po’ la vita, e di una di queste tracce abbiamo realizzato un videoclip che è visibile su YouTube. E ringrazio il grande Jimmy Burrow per il lavoro svolto.

D Progetti futuri? Qualche concerto dove possiamo venire a sentirvi…magari in città ?

R Stiamo valutando di cercare una casa produttrice o comunque un agenzia per promuovere la nostra musica e fare qualche live. Al momento purtroppo non abbiamo granché.

D Gabriele quali sono i tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando ?

R Eh ce ne sono molti. Dal grunge dei Nirvana passando dal hard rock dei Guns, dal thrash dei Metallica e Megadeth fino ai Pantera ecc ecc. Di tutto un po’. Non ho un particolare riferimento, e sono contento che sia così.

D La scena livornese, da sempre, vede presenti numerosissimi musicisti e band ma che fanno fatica a emergere, nonostante il talento sia evidente…cosa manca, cosa frena una “esplosione labronica “ ?

R Livorno e suoi Rockers sarebbero dovuti Nascere in California. l’Italia non è un posto per Rockers.

D Tutti noi abbiamo lasciato partire un fatidico treno che avrebbe potuto cambiare la nostra vita…dove andava il tuo ?

R Non so se il mio treno è passato o no, la mia vita è come è giusto che sia. Finché ce la farò suonerò, magari passerà il treno della terza età!

D Chi è oggi Gabriele Signoriello ?

R Un padre di famiglia che si batte e si sbatte per fare sentire ai suoi figli del sano rock!

NICOLA BARBONI

D Nicola Barboni, cantante…quando è nata questa tua passione ?

R É nata nel 2004, mi ricordo che uscivo con il lettore cd in tasca e sentivo a tutto volume i brani più noti come i Beatles, The Who, Pearl Jam e molti altri…

Volevo a tutti i costi cantare! Un giorno ero a casa e misi una base, i miei famigliari mi vennero a dire che avevo una bella voce e da lì iniziai a prendere lezioni di canto da Auro Morini.

D Ti sei esibito in numerosi locali sia a Livorno che in altre zone…raccontaci

R Certamente, dato che erano diversi anni che prendevo lezioni di canto, volevo esibirmi per vedere i risultati, allora iniziai a cercare diversi locali, infatti mi sono esibito con il PianoBar due volte al Mixer, Ristorante Pizzeria Bella Napoli, Trattoria La Botteghina, del The Cavern e del Ristorante Old West Pub, ed ora al Mercato Centrale, poi trovai una palestra musicale che mi dette l’opportunità di esibirmi anche fuori Livorno, mi ricordo che narravo la storia del Rock degli anni 50 fino hai tempi di oggi.

D Nel 2008 hai realizzato un cd contenente 4 brani presso lo studio di Gigi Domenici a Livorno…soddisfatto ?

R Si! Sono pienamente soddisfatto, mi portò un bel risultato, dove molte persone ne rimasero contente, sia per il lavoro che ha fatto Gigi Domenici che per i brani scelti da me.

D 10 anni dopo nel 2018 hai realizzato un altro cd questa volta presso lo studio Auro Morini Records…come è stato accolto dal tuo pubblico ?

R Il secondo cd a distanza di anni è stato un buon risultato, molti complimenti e critiche positive, in questi brani ho dato tutto me stesso per ottenere miglioramenti rispetto a quello precedente a livello vocale e il pubblico ha reagito notando questi tipi di miglioramenti.

D Nella tua biografia ci sono numerose partecipazioni a concorsi canori con molti premi e riconoscimenti…una bella soddisfazione…

R Bellissime soddisfazioni perché sono cose che neanche mi aspettavo, quando sei soprattutto alla fine che devono dire i nomi, hai l’ansia addosso perché non sai se uscirà il tuo nome o meno, ma alla fine quando hai ottenuto un certo risultato dai un bel sospiro di sollievo e vai avanti, sono belle esperienze che ti fanno crescere.

D Come sei arrivato, dopo molti anni, al Karaoke ?

R Per pura fantasia e un pizzico di follia, oltre al canto ho un’altra passione, la “Tecnologia” sono anche un tecnico informatico quindi conosco molti programmi di qualità, dove si ottengono buoni risultati per ottime performance, quindi ho voluto unire tre cose che riunisco le mie due passioni: (Rock, Karoke, Tecnologia)

D Nicola quali sono i tuoi punti di riferimento nel panorama musicale ?

R Ne ho tanti, ma quelli che preferisco sono: Elvis, Beatles, The Who, Queen e sopratutto il vocalist Freddie Mercury.

D Hai girato Livorno e provincia in lungo e largo…pensi che i luoghi dove i musicisti possono esibirsi siano sufficientemente attrezzati e disponibili o manca ancora qualcosa ?

R Disponibili sicuramente sì, sulla questione di attrezzatura ho sempre preferito portarmi la mia, anche se il locale aveva già tutto, perché conoscendo la propria attrezzatura sai come rendere nei migliori dei modi lo spettacolo stesso!

D Tutti noi abbiamo un rimpianto nella vita…dal punto di vita musicale, qual’è il tuo più grosso rimpianto ?

R Il mio rimpianto è quello di non aver trovato una band, dove puoi confrontarti e scambiare le idee, migliorarsi e crescere insieme, presumo che sia una delle esperienze più interessanti, perché mettersi al confronto impari sempre cose nuove.

D Chi è oggi Nicola Barboni ?

R Nicola è un ragazzo volenteroso di imparare cose nuove, orgoglioso di aver creato il KaraRock, e sopratutto soddisfatto di regalare serate in compagnia di persone che ci voglio bene per ciò come siamo.

MATTEO CATENI

D Matteo Cateni alias Monkey Man…rapper…come è nata in te la passione per questo genere musicale ?

R Io ho sempre avuto una vera e propria passione smisurata per la musica.. tutta la musica.. Ho sempre sognato di fare il cantante ma purtroppo sono stonato come una campana, poi ho scoperto il rap che dava a tutti la possibilità di prendere un microfono in mano nonostante le dote canore fossero pessime.

D Dal 2009 fai parte del gruppo Villasound…gruppo dal sound pieno di contaminazioni…rap, soul, reggae, musica latina…

R A noi piacciono le contaminazioni, le fusion, ci piace quando generi diversi compenetrano in un pezzo, siamo meticci orgogliosi e fieri di esserlo.

D Importantissimi i vostri testi che spesso sono un pugno nello stomaco e un altro in bocca : prendete le difese degli ultimi, i disadattati ma anche parole di fuoco contro la Chiesa, lo sfruttamento…come nascono, un lavoro di gruppo suppondo…

R Si dipende per quanto riguarda le strofe rap ognuno si scrive il suo(dopo aver fissato un tema) per quelle melodiche invece facciamo un lavoro di scrittura di gruppo in sedute di arrangiamento.

D Nel 2013 avete vinto il premio Best Album ai Livorno Musica Award con il vostro lavoro “Villasound Puro vol.1”, una bella soddisfazione..

R Si non ce lo aspettavamo ed è stata una bella soddisfazione successivamente avremmo anche elaborato un altro disco che ha però subito uno stop per problemi tecnici di studio spero si sblocchi presto la situazione.

D Sono seguiti altri lavori negli anni ?

R Ognuno nel frattempo ha intrapreso diversi altri progetti da singolo nonostante periodicamente continuiamo a riunirci e a lavorare.

D Progetti futuri ? Concerti dal vivo dove possiamo ascoltarvi magari in città ?

R Davide con Elena hanno diversi progetti in corso che si affacciano nel sociale(uno ad esempio nel carcere della Gorgona); io ho fondato un altro gruppo side-project di rap acustico con gli strumenti. Per adesso non abbiamo live in programma ma di solito l’estate è la stagione in cui è più facile sentirci.

D Matteo quali sono i tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando, i tuoi mostri sacri ?

R Tanti… se dovessi fare una lista sicuramente F. De André, passando dai Cypress Hill, per arrivare a gruppi come Rage Against the Machine o più recenti come Damian Marley o Calle 13.

D Livorno è da sempre una sorta di città della musica: centinaia di gruppi si sono susseguiti negli anni eppure…manca qualcosa…il vostro è un genere “particolare”, trovate difficoltà a trovare spazi che vi ospitano e cosa pensi si potrebbe fare per poter far esprimere al meglio tutte le potenzialità che esistono nella nostra città ?

R Ci ho pensato tanto in questi anni : noi abbiamo sempre sgomitato per trovare gli spazi. Sicuramente i Centri sociali ci hanno aiutato molto, si potrebbe fare molto molto di più :anni fa per protestare con Effetto Venezia che aveva chiamato a suonare i ragazzi di Amici di Maria De Filippi, solo con il passaparola ci siamo trovati tutti alla terrazza Mascagni, chiunque suonasse uno strumento era lì e suonammo tanto.. Li si vide cosa potrebbe essere la musica a Livorno improvvisata ma Potente.

D Matteo, come tutti avrai rimorsi e rimpianti…qual’è il tuo più grosso rimpianto, quella occasione perduta che avrebbe cambiato la tua vita, sempre musicalmente parlando ?

R Non saprei, le occasioni ce le siamo cercate sempre noi e per quanto abbiamo potuto le abbiamo sfruttate, poi la musica è un ambiente difficile, tosto; non ho mai sperato granché l’ho sempre vissuta con leggerezza forse per paura di rimanere deluso.

D Chi è oggi Matteo Cateni alias Monkey Man ? ( A proposito…perchè Monkey Man, da dove viene questo “Uomo Scimmia ?”

R Eh bella domanda… a volte vorrei saperlo anch’io… Il mome viene da tanti anni fa :ero in Sudafrica con amici, avevamo in affitto una grande casa col giardino, facevamo feste in casa.. Sul tetto ci vivevano tranquille una colonia di scimmie, ci avevano avvertito di non lasciate residui di cibo in giardino!!! … Dopo una notte di baldoria scesi in giardino con in mano una ciotola di cereali.. manco a dirlo orde di scimmie banchettavano ovunque. Sfatto mi misi lo stesso a mangiare i miei cereali, ogni tanto le scacciavo.. Entrò un ragazzo vide la scena e cominciò a gridare “Your are Monkeyman, Little Monkeyman Man “

GIAN FILIPPO GERBI

D Gian Filippo Gerbi, cantante da sempre immagino…

R Certo! Ero bambino e mia madre all’età di 8/9 anni mi portò a fare delle lezioni di chitarra acustica, ma alla fine del primo anno decisi di non proseguire, probabilmente era sempre presto.

Mi piaceva comunque molto la musica e con le prime “paghette” cominciai presto a comprare LP ogni volta che ne avevo l’occasione.

Mi regalarono il primo vinile che ero sempre alle elementari, ricordo benissimo, erano gli Europe (Superstitious), da quel disco capii che forse mi piaceva cantare.

Posso affermare che questo LP lo consumai nel vero senso della parola.

Cantavo ogni giorno, appena potevo accendevo il vecchio impianto dei miei, volume a manetta, testi davanti agli occhi e via come se non ci fosse un domani, iniziavo e finivo l’intero disco, lato A e lato B ogni volta.

Poi crescendo conobbi amici con i quali decidemmo di formare il nostro primo gruppo, gli Imagina. Eravamo proprio alle prime armi e suonavamo nel garage di mio padre, il pomeriggio, quando non c’era l’auto parcheggiata dentro.

Col tempo incidemmo il nostro primo Demo, al Tube Screamer dei fratelli Brilli, ed entrammo a far parte di quella che una volta era l’A.NA.GRU.M.BA., una associazione di musicisti gestita da un grande amico col quale mi sento ancora adesso, Riccardo Gioli, lui ci fece partecipare al primo Premio Ciampi, quando ancora non era quello che poi è divenuto.

Cantavamo in italiano e facevamo solo pezzi inediti, influenzati un po’ dalle sonorità Hard Rock di quei tempi, poi col tempo ognuno prese strade differenti e fece progetti differenti, per me arrivò il momento di cercarmi un nuovo gruppo.

Siamo al 1994/1995, avevo preso un po’ più dimestichezza con la mia passione ed ero riuscito a farmi un bel po’ più di cultura musicale, i miei gusti comunque spaziavano molto, sono stato influenzato da molte correnti musicali dall’ Hard Rock ’70 all’ Alternative Rock al Grunge.

Parliamo praticamente di tutto, Led Zeppelin, Jimi Hendrix, The Who, per poi passare ai Guns ‘n Roses, Motley Crue, Skid Row, Poison, Ozzy Osbourne, Metallica, all’ Alternative Rock, unica band su tutte i Jane’s Addiction fino all’arrivo di quella che fu ritenuta la decadenza musicale del rock degli anni 90/00, il Grunge con i suoi Nirvana, Soundgarden, Pearl Jam…etc… Col tempo ho capito invece che è stata una evoluzione necessaria solida matura e naturale.

D Nel lontano 1995 entri a far parte dei Wicked Desire, ottima band appassionata di hard rock americano…

R Beh..si…Sai, i telefoni cellulari non esistevano ancora ed un giorno, in una sala prove, chiamata Parsifal, se non ricordo male, trovai un annuncio col numero di telefono fisso di quello che adesso è ancora uno dei miei più grandi amici, Riccardo Bolognini, il batterista , il caposaldo, l’unico membro del gruppo che negli anni non è mai cambiato, semplicemente lui è i Wicked Desire.

Chiamai al fisso, rispose Riccardo, fissammo il giorno, quindi, andai a fare questo provino.

Avevo una cassa combo Montarbo compratami da mio padre dopo insistenti richieste, la caricai sopra il mio motorino Ciao Piaggio, arrivai alle prove, cantai un paio di pezzi, forse Skid Row e Bon Jovi, arrangiati di voce alla mia maniera, anche perchè altrimenti non li avrei mai potuti cantare, e detto fatto, ero a bordo di una band che in quel periodo a livello di prestazioni era paragonabile ad una Lamborghini.

Mi divertivo da morire, con loro era tutto facile, la band era formata da musicisti che sapevano suonare bene, molto bene, insieme, veramente, i pezzi aumentavano ad ogni prova, ognuno ci metteva del suo per migliorare ogni piccolo particolare e tutto andava nella direzione giusta, anche i sogni…

D Nel 1996 siete stati giudicati dalla rivista Metal Shock “migliore band del mese” , prendete parte al 1° Rock Festival di Rovereto e infine siete stati invitati da Red Ronnie nel suo programma televisivo Help…una bella soddisfazione…

R A metà degli anni novanta, oltre a non essere stati inventati ancora i telefoni cellulari non c’era neanche internet, per cui ogni demo veniva spedito a mezzo posta e recensito su riviste cartacee, la rivista che ci aggiornava sulle novità dei nostri gruppi preferiti e che recensiva le demo dei gruppi emergenti era Metal Shock.

Un giorno, nel tardo pomeriggio incontrai un amico in centro a Livorno e mi disse: “ Pippo, bravi! Ho letto Metal shock, complimenti.”

Io non sapevo neanche che avessero mandato la demo alla rivista, quindi andai a comunicarlo anche agli altri, e andammo a comprarne subito una copia, ed effettivamente la recensione dei Wicked Desire era come Top Demo, ovvero il migliore demo del mese in corso.

Cominciammo a ricevere contatti per fare delle serate in giro e per incidere in maniera migliore i nostri brani.

Non era tutto come si vede nei film, infatti alla fine dischi non ne abbiamo fatti, ma abbiamo suonato in giro e siamo diventati sempre più amici, questo conta.

Ma le cose belle durano pochissimo, ritorniamo con i piedi per terra praticamente subito dopo la stagione estiva dove suonammo molto e suonammo fuori, festival, locali fuori città, fuori regione, ci divertimmo molto ed avevamo amici che venivano sempre in giro con noi a vederci ovunque suonassimo, era bello.

Successivamente uno dei due chitarrista andò via dal gruppo, poi anche io lasciai, fui sostituito, ed ironia della sorte… il gruppo vinse un concorso per partecipare alla trasmissione in TV su Videomusic al programma Help di Red Ronnie.

Soffrii perchè non c’ero, ma fui fiero di loro.

In seguito anche l’altro chitarrista storico lasciò per motivi di lavoro, a quel punto tutto incominciò a cambiare.

D Ad un certo punto, dopo che la band aveva cambiato la propria linea, scegliendo di cantare in italiano con testi propri, esci dalla band…che è successo?

R Diciamo che non è proprio così.

Durante gli anni con i Wicked Desire c’è stata molta alternanza di musicisti, compresi i cantanti.

Per vari motivi mi sono allontanato dal gruppo più di una volta, ed ogni volta, a parte Riccardo, sono cambiati praticamente tutti i musicisti, ti sto parlando di un’epoca che va dal 1995 a circa il 2016… più di 20 anni!

Nei periodi in cui non cantavo con i WD continuavo a cantare con altre band, arricchendo il mio bagaglio di esperienze.

Ho cantato con band locali come gli Endhyana, e grazie al chitarrista dell’epoca aprimmo una serata del tour italiano della band norvegese Gluecifer, bellissima soddisfazione.

Pensai che se avessi voluto provare a fare qualcosa in Italia avrei dovuto dirigere la mia band nella produzione di rock in lingua madre, non facile purtroppo, ma necessario alla sopravvivenza di una situazione musicale.

Dopo qualche anno rientrai nuovamente nei WD e chiesi di poter fare la stessa scelta anche con loro, acconsentirono, fu una specie di anno zero, ripartimmo all’unisono con un nuovo progetto con testi in italiano che ci portò a suonare insieme in giro per un’altra bella manciata di anni, precisamente fino al 2016 forse 2017.

Anche in questa situazione ci fu data una ulteriore opportunità, in Calabria fummo notati da un produttore toscano che ci invitò presso il suo studio, aveva una etichetta, il gioco era fatto !! Passammo 2 giorni presso di loro re-incidendo un nostro brano, eravamo una bomba…ma alla fine per cause di forza maggiore, impegni familiari e quant’altro (eravamo grandi /”responsabili” ed alcuni già con figli) mollammo la situazione fin troppo impegnativa…poteva funzionare se avessimo avuto 10 anni in meno?…

Nel 2016/2017 lascio definitivamente i WD, non avevo più nessun messaggio da dare attraverso loro e potevo solo fermare la loro voglia di continuare.

D E dopo i Wicked che hai fatto ?

R Non ho praticamente più avuto progetti, ho passato qualche mese in una cover band degli AC/DC ma è stata una storia brevissima, per adesso non ho trovato alternative giuste o altri modi di poter lanciare i mie i messaggi.

Ho sostituito i miei vuoti di performance musicali in momenti di ascolto, perchè quando si è troppo presi dalla propria musica, spesso tralasciamo i dettagli, i momenti in cui prima di tutto dobbiamo ascoltare quella di altri, per prendere spunto, per continuare ad imparare, per non smettere mai di fermare le proprie emozioni, per confrontarsi.

D Gian Filippo quali sono i tuoi punti di riferimento, gli artisti che imitavi davanti allo specchio fin da ragazzino ?

R Beh…da ragazzino, il primo cantante che provai ad imitare fu Axl Rose, impossibile….dopo passai al mitico Perry Farrell, tutt’ora attivissimo con i suoi Jane’s Addiction il suo mitico Loollapalooza ed i suoi side project, per poi arrivare al personaggio che ho imparato a conoscere più tardi dei precedenti, per il quale ho pianto dopo la sua scomparsa, che ha lasciato un vuoto incolmabile dentro di me, Chris Cornell, credo che quest’ultimo sia riuscito a toccare le corde più profonde della mia anima, ,un artista a 360°, musicista, cantante, cantautore…era tutto, quelli della nostra generazione potranno ritenersi fortunati nel poter raccontare di aver visto artisti di questo calibro.

D Progetti futuri ?

R Al momento non ho nessun progetto e non ne cerco, anzi…ne scappo.

Vivo la mia vita musicale da ascoltatore, sono rientrato in questo state of mind, dove ho più necessità di sentire cosa gli altri hanno da dire piuttosto che dire qualcosa io agli altri.

Fino a poco tempo fa avrei voluto urlare le mie ragioni contro o a favore di un ideale, avrei voluto gridare uno stato d’animo di sofferenza piuttosto che di felicità per condividerlo con il pubblico, adesso voglio capire come si fa a percepire uno stato d’animo.

Vorrei capire come si riconosce la verità in fondo alle parole di chi la canta, senza però trarne conclusioni affrettate.

Ho capito che crescendo tutti possiamo diventare musicisti, studiando, suonando, perfezionandoci, ma l’artista è un’altra cosa, l’artista oltre alla musica deve trasmetterci altre cose, sensazioni, stati d’animo, sofferenza, felicità anche solo con uno sguardo, un gesto o una parola.

Quello non si studia, o ce l’hai oppure no, se non lo hai…sei solo un musicista.

D So che segui particolarmente la realtà musicale cittadina…soprattutto con la bella stagione in molti luoghi c’è la possibilità di esibizione per le nostre band…pensi che sia sufficiente o si potrebbe e dovrebbe fare di più ?

R Livorno fortunatamente è madre di un’infinità di situazioni musicali, lo è sempre stata e speriamo che rimanga così.

Abbiamo locali in inverno ed in estate colmi di musica dal vivo, diciamo che c’è l’imbarazzo della scelta.

Forse potrebbero e dovrebbero esprimersi un po’ di più gli emergenti, a volte girando si sentono sempre le stesse cose, gli stessi gruppi e la stessa musica, ma questo è dettato dal mercato, non certo dai musicisti.

Ci vorrebbe forse più coraggio da parte dei locali dove si fa musica da vivo, quelli conosciuti, nell’investire sulle nuove generazioni, un po’ come in altri settori, non dico niente di nuovo…ma nessuno lo fa e tutti si lamentano di questa carenza.

D Gian Filippo, un rimpianto per una occasione perduta che avrebbe potuto cambiare la tua vita (sempre musicalmente parlando ) ?

R Direi…nessuna, tutto il poco che sono riuscito a fare è comunque il massimo per quello che avrei potuto fare, questa intervista per me è già una soddisfazione, e per questo ti ringrazio.

D Chi è oggi Gian Filippo Gerbi ?

R Oggi io sono lo stesso del 1995/96, soltanto con 2 figli ed una moglie in più…per il resto e per fortuna cerco di essere sempre lo stesso nei limiti del possibile e del rispetto.

Guardo i miei figli e spero che magari il 50% dei miei eredi possa avere la possibilità e la passione di dedicarsi alla musica, io la accompagnerò per sempre in questo cammino.

CRISTIANO SBOLCI TORTOLI

1 Cristiano Sbolci Tortoli cantante ma anche chitarrista, bassista e pianista…

1) Mi sono avvicinato alla chitarra all’età di 6 anni, passione che non ho più abbandonato. Col

tempo poi ho scoperto anche nuove vie giuste per ampliare il mondo musicale e mi sono

avvicinato anche al piano e al basso elettrico, strumento che suono con una

delle mie band i Siberia.

2 Il tuo primo gruppo penso sia stato Vision of Johanna, nome preso dalla canzone di Bob Dylan del 1966…

2) I Vision of Johanna faccio sempre molta fatica a ricordarli, forse perché sono finiti

inaspettatamente, forse perché quelle canzoni non mi sono mai davvero piaciute, comunque

sì, il nome viene dalla canzone di Dylan ma quando fu scelto non fu per la canzone in se

quanto per il suono.

3 Il vostro era un sound tra folk e rock unito alla canzone d’autore…bel gruppo…

3) Quel sound è stato l’embrione che poi ha dato vita ad altri progetti come ad esempio i

Caleido. La canzone d’autore c’è sempre stata, prima era presente anche una buona dose di

rock e distorsioni varie, adesso quello mondo l’ho mollato perché non lo sento più mio, non mi

appartiene più così tanto. Ti ringrazio comunque del complimento.

4 Poi nel 2010 il tuo ingresso nei Siberia…la consacrazione

4) A dir la verità il mio ingresso nei Siberia è avvenuto tre anni fa, io per molto tempo sono stato

sotto al palco da vero fan, cantavo ogni singola parola a squarciagola, poi senza quasi

preavviso mi sono ritrovato sul palco con lo strumento in mano e adesso sono ancora là.

6 Dopo “In un sogno è la mia patria” e “Si vuole scappare” quali progetti, un nuovo disco, un tour dove possiamo ascoltarvi magari in città ?

6) Stiamo lavorando ad un nuovo album che ci porterà in giro per diversi concerti però ancora

non so dire molto di quello che sarà il nuovo mondo Siberia, ci stiamo lavorando.

7 Cristiano quali sono i tuoi punti di riferimento, i tuoi artisti cult, te che suoni più di uno strumento ?

7) Sono cresciuto ascoltando principalmente Lucio Battisti e i Beatles, due mondi assai vicini per

stile e genialità, poi crescendo ed entrando nel periodo adolescenziale sono arrivati

dirompenti gli anni’90 e li sono caduto nel vortice di band come Smashing Pumpkins, Nirvana

ma su tutti i Verdena. Fu uno shock scoprire che in Italia veniva fatto rock e veniva fatto bene.

8 A Livorno siete molto conosciuti, qual’è il rapporto che avete con la città dal punto di vista musicale e pensi si faccia tutto per valorizzare il grande “impianto sonoro” di centinaia di musicisti ?

8) Con la città ho un ottimo rapporto anche se qualche volta si dimostra leggermente provinciale,

con la realtà musicale pure, anche se non apprezzo tutto quanto. Non so cosa si faccia per

valorizzare “l’impianto sonoro”, la cosa notevole è che alcune realtà lo fanno sul serio, poi non

sta a me riconoscere o meno i risultati e le capacità.

9 Tutti noi abbiamo un rimpianto, una occasione perduta che ci tormenta…qual’è il tuo ?

9) Beh, una esiste ma è talmente assurda che evito di raccontarla, nessuno ci crederebbe in

maniera totale.

10 Chi è oggi Cristiano Sbolci Tortoli ?

10) Un quasi trentenne con alle spalle 24 anni di musica, diversi capelli bianchi con la voglia di

proseguire in questa direzione.

GIOVANNI MATTEO GLIOZZO

D Giovanni Matteo Gliozzo, cantante da sempre immagino…

R Il mio avvicinamento al mondo della musica avvenne tramite e grazie alla passione per la chitarra elettrica, strumento di cui sono sempre stato innamorato. Essendo un pessimo chitarrista però, mi ritrovai, grazie anche alla ‘scommessa’ di un amico, dietro ad un microfono. Un giorno (A.D. 2006 ca) assistevo alle prove della band di questo amico e, per vicissitudini loro, dovetti sostituire il cantante. Dopo poche settimane feci il mio debutto live e da quel momento non sono più tornato indietro. Non mi sono mai considerato un vero cantante, sia per le limitati doti canore che per il mio modo molto rock di approcciare lo strumento e la musica in generale. Credo però che, paradossalmente, questa sia stata la mia più grande fortuna : vivere la musica come una passione ed un divertimento e non come un lavoro o un trampolino verso il benessere economico. Mi sono sempre divertito ed ho sempre dato tutto me stesso, riscuotendo apprezzamenti e gratificazioni.

D La tua prima band penso sia stata Unredeemed, metal band “devastante”…

R No, in realtà Unredeemed e’ uno degli ultimi progetti ai quali ho partecipato, seppur sia stato a livello personale e non, il più soddisfacente. Grazie ad Unredeemed ho suonato con gran parte dei miei idoli : Sepultura, Soulfly, Arch Enemy, Snot, Extrema, Angra… bellissime esperienze raggiunte grazie alla qualità di questo progetto tirato sù con altri quattro musicisti di fama nazionale ed internazionale. Reputo il tuo aggettivo appropriato: non voglio sembrare arrogante, ma è davvero un progetto devastante. Il nostro debut album ‘Amygdala’ ha ricevuto critiche davvero positive da tutte le componenti del mondo heavy, colleghi, audience, giornali, webzines, etc. E’ un disco old school ma tremendamente moderno, fresco. Abbiamo cercato di ottenere la cattiveria vecchio stile ma in chiave moderna, con suoni potenti ma attuali e con la ricerca di soluzioni non scontate o banali. Inoltre vanta collaborazioni con artisti di fama mondiale come Steve Sylvester in qualità di ospite e Mike Spreitzer dei DevilDriver come sound engineer.

D Il sound aggressivo e potente del gruppo ben faceva da contorno alla tua voce…basta riascoltarsi “The art of war”…

R Grazie mille! Beh, CREDO di si, ahahaha! Diciamo che come accennato precedentemente, ho cercato di essere fedele ai miei ascolti, quindi ho cercato di trasmettere quella aggressività tipica delle bands thrash / groove metal ma anche hardcore con cui sono cresciuto. Credo sia davvero un bel mix di ‘culture musicali’ differenti. Cinque persone differenti, con personalità e gusti differenti che hanno, ovviamente, cinque ascolti differenti. Nel nostro lavoro puoi trovare chitarre richiamanti lo Swedish Metal, batteria impostata sul Death e sul Prog, il basso che fa il muro tipico del Rock’n’ Roll più classico ma con un suono ovviamente più pesante… Credo che il successo riscontrato da ‘Amygdala’ sia proprio questo, l’aver saputo mixare tante influenze personali in modo armonioso ma soprattutto originale, senza incappare in copie o imitazioni di pessima fattura. Ogni componente voleva esprimersi con il suo tocco ed il suo gusto e credo che il risultato sia ampiamente soddisfacente. Per quanto riguarda la canzone da te citata, ‘The Art Of War’, è sicuramente il nostro pezzo più conosciuto, visto che è stato il singolo da cui abbiamo estratto anche un video. Personalmente adoro questa canzone, anche se non è la mia preferita dell’album. Credo però che sia un ottimo biglietto da visita, perché riassume tutte le caratteristiche di cui ho parlato fino ad ora. Aggressività, tecnica, potenza, pesantezza ma tutto in chiave assolutamente godibile e fruibile da chiunque. La cosa simpatica però è che fondamentalmente, è la ballad del disco! Ahahahaha! Infatti ci sono pezzi come ‘Unredeemed I Am’, ‘The Stone’, ‘Cleaning Out My Grave’ o ‘Lack Of Luck’ che sono delle vere e proprie sassate sonore.

D Poi nel 2008 nascono i Nitro Junkies…un po’ di casini, liti e abbandoni, poi dal 2013 tutto risolto e band al completo : altra band potente, aggressiva, a volte “cattiva” sul palco dove nella dimensione live da il meglio di sé….

R Nitro Junkies è il progetto al quale sono più affezionato dal punto di vista personale. Se con Unredeemed ho realizzato i miei sogni, con Nitro Junkies ho avuto la possibilità di avere una band MIA. E’ stata una storia travagliata e lunghissima degna delle migliori serie tv tanto in voga ai giorni nostri, ma alla fine è stato un progetto fondamentalmente di due persone (io ed il chitarrista) e questo ha facilitato il songwriting. E’ brutto da dire, ma meno teste pensano in una band e meglio è! La sintonia con il mio chitarrista è sempre stata totale e quindi è venuta fuori un’esperienza (live ed in studio) molto soddisfacente e veramente come volevamo. Dopo numerose vicissitudini, pause e cambi di formazione, abbiamo trovato altri due elementi fantastici tecnicamente ed umanamente e questo ha contribuito al decollo del progetto. Ci hanno accostato a bands quali Pantera, Black Label Society, Down ed altre, a testimonianza della qualità del progetto. Sicuramente il live è sempre stato il nostro habitat naturale. Il sound potente, grezzo, più ‘straight in your face’, il tecnicismo non esasperato, la compattezza sonora e l’alcolismo ha fatto sì che fossimo apprezzati da molte persone e richiesti in giro. Abbiamo avuto l’onore di suonare per occasioni belle ed importanti come ad esempio la commemorazione per le vittime del Moby Prince (ferita mai chiusa per la nostra città) e per aiutare la piccola Ginevra, ma abbiamo avuto anche l’onore ed il privilegio di essere la band di apertura dei primi due mini tour italiani di Phil Campbell, già chitarrista dei Mötorhead. Qualcuno li conosce? Ahahahah! Il nostro successo più grande però è stato proprio l’esser piaciuti a lui, che ha espressamente e personalmente chiesto noi ogni qual volta fosse venuto a suonare con questo suo progetto ‘minore’ che poi, dopo la fine dei Mötotrhead è diventato il suo progetto principale. Oggi, grazie a Nitro Junkies, posso dire di essere amico di Phil e di aver avuto dei privilegi toccati a pochi, come ad esempio trascorrere il Capodanno con lui in Galles (casa sua) oppure aver suonato con lui e la sua band ‘Born To Raise Hell’ dei Mötotrhead in apertura ai Guns’n’Roses davanti a 110.000 persone o più semplicemente ricevere telefonate notturne nel quale, con tono scherzoso, mi si mandava a quel paese!!! Non male, direi…Soprattutto per uno pseudo cantante di periferia che coi Mötorhead c’e’ cresciuto.

D Quanti e quali lavori al vostro attivo e dove è possibile trovarli?

R Oltre a questi progetti più noti, ho anche un altro progetto chiamato Goddog, in cui suono la chitarra e con cui facciamo Black Metal. Quindi in totale, ho due full lenght (‘Amygdala’ – Unredeemed / ‘Not Everybody Likes Us’ – Nitro Junkies), un EP (‘Algor Mortis’ – Goddog) e due demo (‘Welcome To The X’ – X-Side / ‘Drunken Cowboys’ – Drunken Cowboys). I due full lenght si trovano su tutte le maggiori piattaforme digitali, al netto degli accordi commerciali (che variano in base alla durata dei contratti). I lavori minori o più vecchi, credo si trovino col famoso ‘passamano’!

D Progetti futuri, magari un tour dove è possibile vedervi e sentirvi ?

R Progetti futuri per ora non ce ne sono, poiché tutti i miei progetti ‘storici’ sono fermi per motivazioni differenti. Personalmente ho in cantiere diverse situazioni con cui dovrei fare qualcosa… Un progetto solista (purtroppo ancora allo stato embrionale) che coinvolge un sacco di musicisti nazionali ed internazionali chiamato ‘GMG’s Asylum’ ed un progetto decisamente più grande chiamato C-187. Questo in realtà è il progetto di Patrizio Mameli, leader degli storici Pestilence, band olandese pioniera del Death Metal mondiale. Sono stato chiamato in questa situazione un pò di tempo fa ed ancora non ho potuto fare niente poichè essendo i Pestilence tornati a pieno regime tra tour mondiali e dischi in studio, ovviamente hanno la precedenza su tutti gli altri progetti del loro Mastermind. Non demordo e spero che anche questo progetto, che ha già all’attivo un album con un altro cantante, possa vedere la luce quanto prima.

D Giovanni quali sono i tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando, i cantanti che imitavi fin da bambino davanti allo specchio ?

R I miei punti di riferimento sono svariati ed eterogenei. Diciamo che la mia più grande influenza a livello musicale sono sicuramente i Pantera, band immensa e ahimè prematuramente scomparsa. I pantera sono per me un punto di riferimento insostituibile, dal punto di vista musicale e prettamente canoro. Philip Anselmo è il cantante estremo al quale mi ispiro, non tanto come modo di cantare quanto ad attitudine. Per me, lui, E’ il frontman. Come cantanti (in ambito metal) mi piacciono tantissimo Chuck Billy dei Testament, Speed Strid dei Soilwork, Jonathan Davis dei Korn, Jamie Jasta degli Hatebreed, Jacob Bredhal degli Hatesphere e tanti altri. Parlando in generale invece, spazio molto : passo dal Country al Black Metal con molta facilità, passando per il mio amato Blues ed il mio amato Rock. Non disdegno neanche il funky ed il pop americano degli anni ’80 / ’90, ma in misura minore. Le mie bands preferite, Pantera a parte, sono Metallica, Mötorhead, Slayer, Ozzy Osbourne / Black Sabbath, Exodus, Black Label Society, Lamb Of God, Ghost, i nostri DeathSS, Strana Officina, Extrema…ma adoro David Allan Coe, Hank Williams JR, Hank Williams III, Waylon Jennings, Willie Nelson, Michael Jackson, Tina Turner, Otis Redding, Buddy Guy, BB King, Stevie Ray Vaughan, Jimi Hendrix, Aretha Franklin, ZZ Top e veramente tantissimi altri. Sono sempre stato un metallaro ‘cattivo’ ma in vecchiaia mi sono aperto totalmente a tutto ciò che mi emoziona. Perchè la musica deve emozionare, tutto qui.

D Livorno è da sempre una città musicale con centinaia e centinaia di musicisti spesso poco valorizzati; cosa manca secondo te per dare a molti lo spazio che meriterebbero in città ?

R Caro Massimo, per questa domanda ci vorrebbero miliardi di parole!! Mi limiterò a dire che Livorno è sempre stata una città super attiva sotto questo punto di vista. Ancora oggi ci sono band storiche o meno, famose o meno, che davvero meriterebbero altri palcoscenici. Niente contro Livorno, anzi… Sono molto affezionato alla mia città, però credo che non sappia valorizzare i suoi figli, almeno in campo musicale. Non so se sia un problema politico, logistico, imprenditoriale o semplicemente di cultura musicale (oggi ci sono sempre meno Rockers ed i giovani chiedono la trap… sigh!) ma purtroppo è la realtà dei fatti. Oggi trovano spazio, a Livorno, realtà diverse come le coverbands che fanno i successi dance anni 90 oppure artisti di generi come la già citata trap, appunto. In entrambi i casi si parla di persone competenti e preparate, ma io ricordo la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000 in cui davvero c’era un movimento in piena forza. Oggi purtroppo non è più cosi. Non ci sono più neanche i locali dove poter ascoltare queste bands. E’ davvero un peccato, perché se penso ai nomi livornesi nel Rock o nel Metal, davvero non trovo eguali in Italia. Credo che di base sia un problema di business : il Rock / Metal attraggono sempre meno e quindi, creando meno volume d’affari per i locali, non sono appetiti come un tempo.

D Giovanni tutti noi abbiamo visto sfrecciare un treno sul quale non siamo saliti e il rimpianto spesso ci tormenta…dove andava il tuo treno ?

R Gran bella domanda. Devo dirti con sincerità che non ho rimpianti, nonostante possa sembrare presuntuoso. Ho visto passare due treni, neanche uno, che avrebbero potuto portarmi dove avrei voluto… in realtà sono sempre in attesa che arrivino, perché sul mio itinerario sono presenti ed attesi, ma vedendo la realtà dei fatti credo che non arriveranno mai. Spero di sbagliare, ma la sensazione è questa. Detto ciò, ti confermo che se finisse oggi, non sarei arrivato dove volevo ma ho fatto un viaggio veramente bello e soddisfacente. E’ un po’ come quando organizzi la vacanza dei sogni ma poi devi ripiegare su un’estate in città con gli amici : magari non vedrai ciò che sognavi, ma probabilmente starai talmente bene e ti divertirai cosi tanto che, alla fine, è stato meglio non partire. Mi piace pensare che ‘il nostro treno’ siamo noi e che la nostra felicità dipende, in gran parte, da noi stessi.

D Chi è oggi Giovanni Matteo Gliozzo ?

R Altra bella domanda!!! Sei tremendo, Massimo! Oggi Giovanni Matteo Gliozzo è una persona che sogna un pò meno ma che continua a guardare le stelle. Diciamo che oggi è più razionale del ragazzo che voleva spaccare il mondo a tutti i costi. Oggi sceglie le sue guerre e le combatte con i mezzi che ha a disposizione, conscio dei suoi limiti ma anche voglioso di superarli per poter arrivare al traguardo prefisso. Ha preso consapevolezza che per realizzare i sogni si deve prima svegliare e che non tutte le cose negative sono poi cosi negative. Mike Tyson, grande idolo di Giovanni, diceva sempre : ‘non tutti quelli contro cui combatti sono tuoi nemici e non tutti quelli che ti aiutano sono tuoi amici’. Credo che questa sia stata una grossa conquista anche per GMG. Una cosa però è certa : Giovanni Matteo Gliozzo potrà diventare la persona più seria del mondo (difficile) ma sicuramente non smetterà mai di essere ciò che per natura è. Un Rocker.