INTERVISTA STEFANO BRONDI

Intervista al polistrumentista / cantante Stefano Brondi

D Come presentazione nel tuo sito di riferimento si legge : Direttore Musicale, Trascrittore e Arrangiatore, Insegnante di Canto, Ear Training e Storia della Musica Americana del ‘900, profondo conoscitore del repertorio Broadway e consulente per le istituzioni musicali e teatrali più prestigiose in Italia…Passa la sua vita tra il palcoscenico, le aule scolastiche e lo studio dove arrangia, concepisce e trascrive le partiture dei suoi lavori.

R Eh si, quello sono io.

D Stefano sei un virtuoso, un polistrumentista a tutto tondo

R In effetti suono il pianoforte, la chitarra e ogni tipo di strumento che ha a che vedere con le percussioni.

D Ma il tuo strumento principale è la voce…

R Senza dubbio. La voce è lo strumento che mi identifica e caratterizza. Gli altri strumenti mi servono per accompagnare la voce.

D Come e quando è nata questa passione?

R Come non saprei dirtelo. So solo che non ho ricordi senza musica.

Mio nonno materno mi sorprese piccolissimo che canticchiavo “La ragazza di Paleno” e capì subito quale sarebbe stata la mia strada. Nonno a sua volta jazzista polistrumentista. Per inciso suo padre, il mio bisnonno, era direttore d’orchestra di Macario e lo accompagnava nelle sue tournèè, rivite comprese. Come vedi nel mio dna la musica ha sempre avuto un posto d’onore.

D Hai fatto studi particolari?

R A 14 anni frequentavo il conservatorio per strumenti a percussioni, il mio primo amore. Purtroppo quando si è giovani, come diceva Guccini “si è stupidi davvero” e al terzo anno interruppi gli studi. Avevo manie di indipendenza, volevo lavorare e andare a vivere da solo.

D Come cantante hai fatto parte di qualche gruppo ?

R Certo. I “Seven Deadly Sins” un gruppo che faceva musica metal.

Poi “La Ditta” , una coverband di Elio e le storie tese; infine insieme ai fratelli Iassilli, specializzati in grunge.

D Studi interrotti?

R Niente affatto. Parallelamente prendevo lezioni di canto da Petra Magoni e di tecnica vocale dal maestro Antonio Juvarra al Conservatorio di Fossano. In questo periodo alternavo la partecipazione musicale con studi particolari.

Ad esempio dal 2002 al 2006 sono stato il primo direttore dei Joyful Ensemble, il noto coro di gospel. Nel frattempo approfondivo il genere con il cantante americano di musica gospel, insegnante, coach vocale e direttore di coro Nehemiah Hunter Brown.

Non solo, studiavo le “circle songs” e i vocalizzi con Albert Hera e la parte di coralità a cappella con il vocal coach Andrea Figallo.

D Finito ?

R Per niente . Nel 2009 intraprendo studi di armonia con il maestro livornese Mauro Grossi. E infine mi iscrivo al Conservatorio Boccherini a Lucca come Direttore d’orchestra.

D Ho capito che hai curato la voce in maniera importante…e gli strumenti?

R Mai lasciato lo studio e l’approfondimento dei vari strumenti che suono. Pensa che nel lontano 1986 frequentavo la prima scuola di pianoforte aperta a Livorno “Poerio”, chiamata così perchè si trovava appunto in Via Poerio a Shangay.

D Stefano quali sono stati i tuoi mostri sacri, i cantanti e musicisti che ti hanno colpito particolarmente.

R Non posso esimermi dal citare Leonard Bernstein . Un sondaggio svolto tra cento famosi direttori d’orchestra e pubblicato dalla rivista “Classic Voice” nel dicembre 2011 lo ha considerato il secondo più grande direttore d’orchestra di tutti i tempi, dietro a Carlos Kleiber. Artista di grande fama internazionale, è stato direttore dell’Orchestra filarmonica d’Israele e direttore musicale della New York Philharmonic, nonché presidente e direttore onorario dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma.

Poi Aaron Copland compositore statunitense. Seppe creare un proprio stile compositivo, delineato e ben riconoscibile, che risentiva di varie influenze: la musica classica, la musica contemporanea e il jazz, con un’importante componente folklorica puramente americana . Infine essendo innamorato dei musical e specializzato nel repertorio di Broadway, indico George Gershwin, considerato l’iniziatore del musical staunitense.

D Progetti futuri?

R Senza dubbio proseguire con nuovi spettacoli al Teatro Brancaccio di Roma dove presto consulenza dal 2013; proseguire nella pubblicazione come trascrittore orchestrale e continuare a tenere lezioni sulla storia del musical.

Per ultimo il sogno di dare alla luce un nuovo studio di registrazione.

D Tutti noi abbiamo un rimpianto, il rimorso di non essere saliti su quel treno che aspettava solo noi. Dove andava il tuo?

R Andava al Conservatorio dove avevo interrotto gli studi per inseguire idee ribelli. Devo però dire che quel treno l’ho rincorso per tanto tempo e finalmente sono riuscito a salire sopra, infatti come ti ho detto frequento il Conservatorio Boccherini.

D Chi è oggi Stefano Brondi?

R Un uomo con tanta passione per la musica , contento che sia così.

SAVERIO MORANDI

Fred Fighters

Il cantante dei Destructive

D Saverio Morandi, cantante. Quando hai “avuto l’illuminazione ” essendo così giovane, solo 14 anni ?

R Ho avuto “l’illuminazione” circa ad inizio 2023, quando il chitarrista (Giorgio Schiatti) e il batterista (Samu K) mi hanno contattato su Instagram dicendomi se ero interessato a prendere lezioni di canto, per diventare il loro cantante. Da lì ho iniziato a prendere passione ed unirmi a loro.

D Essere figlio d’arte ti ha portato ad avvicinarti al rock fin dai primi anni di vita ?

R Sì, in casa mia è pieno di musicisti o appassionati di musica, VERA musica, ho iniziato ad ascoltare musica rock da quando avevo 6 anni, soprattutto metal e punk. In quel momento iniziava la mia passione che sono sicuro continuerà per sempre, band o non band.

D Sei il frontline dei Destructive…come è nato questo gruppo?

R Questo gruppo è nato circa 3 anni fa, il fondatore è Samu K, il batterista, che incontrò Giorgio Schiatti e presero questa decisione insieme, io mi unii a loro esattamente il 13 Aprile 2023, poco prima del bassista (Nikky Blonde) il 6 Maggio 2023. Il nome Destructive non è quello originale, prima ci chiamavamo Black Ravens.

D Nel fine settimana avete debuttato al Mississippi di Stagno…come è andata ? Emozionato ?

R Sì, abbiamo debuttato con un pubblico di un centinaio di persone, una vera e propria emozione! Un grande inizio.

D Quali sono i cantanti ai quali ti ispiri…quelli che magari imiti davanti allo specchio ?

R Quelli a cui mi ispiro sono; James Hatfield (Metallica), Per Yngve Ohlin-Dead (Mayhem) e Glen Allen Anzalone-Danzig (Misfits).

D Metal sound o anche altro ?

R Mi ispiro solo al Metal, di tutti i generi, soprattutto heavy, thrash e black.

D Progetti futuri ? Altri concerti o magari un cd ?

R In futuro abbiamo in programma altri mini live e concertini, ma anche la registrazione di un disco composto da 5-6 canzoni.

D Pensi che la tua città dia spazi adeguati per chi come te, giovanissimo, si avvicina sulla scena rock o potrebbe e dovrebbe fare di più ?

R Nela mia città negli utlimi anni non molta gente ascolta metal/rock, spero le cose cambino e noi vogliamo dimostrare di meritare l’affetto della gente, e vogliamo essere orgogliosi di essere riconosciuti come una metal band da Livorno.

D Che ne pensi della musica del passato ? Trai ispirazione fondamentale o la metti da parte ?

R La musica del passato mi piace molto, sicuramente il metal negli anni 80 aveva il suo periodo d’oro, con dischi di debutto e band fantastiche, concerti emozionanti e molte più persone al seguito.

D Chi è Saverio Morandi ?

R Fred Fighters (F-F), pseudonimo del mio vero nome, cioè Saverio Alessandro Morandi, il cantante della metal band “Destructive”. Sono un vero e proprio appassionato di musica metal e rock, avendo anche genitori e parenti che mi hanno trasmesso la passione, soprattutto metal thrash, death e black, punk. Oltre la musica faccio palestra (per ora in casa), osservo le stelle insieme a mio zio Alessandro Sebastian Morandi, appassionato di astronomia e scienze terrestri.

Sono molto appassionato di aerei sin da quando avevo 3 anni, anno in cui presi il primo volo (2012). Frequento l’I.T.I.S Galileo Galilei di Livorno, la mia città natale. Abito a Stagno e a Livorno, nel quartiere di Coteto, zona sud.

Il mio sogno è quello di poter diventare una vera e propria star della musica e di rispettare e essere rispettato nell’ambiente rock e venir riconosciuto con onore.

MAURIZIO PAOLI

D Maurizio Paoli, chitarrista…penso fin dalla tenera età…come nasce il tuo amore per questo strumento ?

R Nasce dall’adolescenza, un amore nato per caso

D Nel 1965 nascono i Falchi…4 amici di Shangay

R In quegli anni i complessini nascevano un po’ ovunque in città e anche noi di Shangay facemmo la nostra parte

D E’ vero che tutto nacque a seguito di un tuo incidente con frattura di una gamba ?

R La frattura alla gamba mi costrinse al riposo per un paio di mesi. Mario Finocchiaro, amico e vicino di casa, veniva spesso a farmi visita e naturalmente portava la sua chiatarra…da li nacque l’idea.

D Il vostro repertorio spaziava dai Beatles ai Rolling Stones…suonavate al Piper, alla Caravella, bei tempi…che ricordi hai ?

R E si..bei tempi…se ci ripenso mi viene la nostalgia.

Pensa che l’arrangiamento di una canzone dei Black Stars ci dette l’opportunità di fare un provino presso la casa discografica Equipe di Torino.

D E’ vero che faceste nel 1968 da apripista ai Corvi?

R E’ proprio vero. Era l’estate del 1968 e i Corvi si esibirono alla Caravella di Forte dei Marmi e noi aprimmo la serata. Che soddisfazione !

D Alla fine del 1969 il complesso si sciolse…che successe?

R Ironia della sorte…fu tutta colpa del provino di Torino. Quella opportunità decretò la fine del gruppo poiché alcuni genitori non dettero il permesso di questo viaggio-speranza.

D Da allora hai appeso la chitarra al chiodo o ai continuato a suonare?

R Non ho appeso la chitarra al chiodo ma non ho più fatto parte di un gruppo.

D Quali erano i chitarristi a cui ti ispiravi?

R Ho sempre avuto un debole per Eric Clapton

D Tutti noi abbiamo un rimpianto, una occasione perduta…musicalmente parlando quale è il tuo più grosso rimpianto?

R Facile individuarlo: si torna sempre a Torino…chissà…magari non avremmo fatto una bella figura, ma….chissà.

D Chi è oggi Maurizio Paoli ?

R Un pensionato che ha cambiato un po’ i suoi gusti musicali…mi piace tutta la musica ma ogni volta che ascolto l’intermezzo della Cavalleria Rusticana o Nessun dorma di Pavarotti accompagnato dalla pattuglia acrobatica dell’aeronautica mi metto a piangere .

Sono anche un nonno felice, ho ancora una chitarra acustica ed ogni tanto la suono ma il mio cruccio nonostante i vari tentativi, e’che nessuna delle mie 4 nipoti ha amore per la musica .

BAR VELOCE

Il volume di racconti di Massimo Volpi, Bar Veloce, è un libro ricco: ricco di aneddoti, denso di vita vissuta… La linea conduttrice che crea un collegamento tra i singoli testi è quella del bisogno di autenticità, della necessità profonda di raccontare pezzi della città, Livorno, ma anche scene di quartiere, vicende ambientate nei bar, battute sagaci, producendo narrazioni piene di potenza, di ironia, ma anche di malinconia. (Lamberto Giannini).

PAOLO MONTELLA

D Paolo Montella chitarrista e violinista. Partiamo dall’inizio…immagino chitarrista fin dalla tenera età…

R Ho iniziato a suonare la chitarra all’età di circa 12 anni, prendevo lezioni dal mitico Tony di Music City.

D Negli anni 70 fai parte anche di un ottimo gruppo: Gli Idoli. Bei tempi, bella musica, che ricordi hai?

R Alla fine degli anni 60 inizia l’avventura degli Idoli. Il piacere di fare musica insieme, le prove, le serate. Avevamo due impresari che ci mandavano in giro soprattutto nel livornese, pisano, lucchesia e noi partivamo compatibilmente con gli impegni scolastici, e lavoravamo molto in estate. Eravamo minorenni, ci dovevano accompagnare un babbo guidava il furgone con gli strumenti. Ho magnifici ricordi di quel periodo: la passione per la musica e l’amicizia che era nata fra tutti i componenti del gruppo ci faceva passare ore fantastiche insieme tra musica e divertimento. Sono trascorsi così una decina di anni poi gli impegni di lavoro o di studio, io ero all’Università. Tempo ne rimaneva poco e ognuno ha preso strade diverse, è stato tristissimo ma comunque abbiamo vissuto un periodo fantastico.

D E poi il grande amore per il violino…

R Negli anni del gruppo musicale mi era nata la voglia di studiare la musica. Trovai una insegnante amica di famiglia violinista che accettò di insegnarmi la musica. La presenza del violino che mi faceva ascoltare fu un colpo di fulmine e iniziai anche lo studio di questo fantastico strumento.

D La chitarra abbandonata del tutto?

R Assolutamente no, sempre suonata per me e gli amici. Ho fatto per anni piano bar con la chitarra e la tastiera.

D Come violinista entri a far parte dell’Ensemble Bacchelli…

R Ho fatto il fotografo di professione e tempo ne avevo poco ma ho sempre suonato e studiato, ripeto facevo serate di piano bar, non pensavo all’orchestra, ma fu l’incontro con un componente dell’ Ensemble, che mi invitò nel gruppo a fare scattare la molla. Conoscevo già da tempo Rita Bacchelli che mi accettò, così oltre al piacere immenso di stare al centro delle note, di suonare quei pezzi classici che avevo da sempre ascoltato, si è consolidata l’amicizia con questa fantastica donna e direttrice eclettica.

D Tra gli Idoli e L’Ensemble che hai fatto?

R Come ho detto ho fatto il fotografo di professione, la fotografia è un altro mio grande amore. Ho fatto foto di moda, matrimoni, pubblicità, ho tenuto corsi. Mie foto sono apparse in pubblicazioni dei vari settori. Ho vinto premi e avuto segnalazioni in concorsi nazionali e internazionali, insomma è stato lavoro e divertimento insieme e di questo sono contento.

D Quali sono i tuoi mostri sacri, i chitarristi che da piccolo imitavi davanti allo specchio e i violinisti che hanno contribuito alla tua formazione?

R Mi è difficile rispondere a questa domanda, tanti sono i mostri sacri chitarristi e violinisti e ascoltando tutti che mi sono formato e sempre più appassionato

D Progetti futuri?

R Ho un po’ di idee, per adesso preferisco non parlarne.

D Oltre che musicista sei anche pittore e scrittore…

R La pittura e il disegno sono altri grandi amori. Ho iniziato anche questi giovanissimo in età di scuola elementare e non ho mai lasciato. Amo sperimentare tante tecniche dalla grafite al carboncino, pastelli, penne, acquarelli, olio, ecc. Ho fatto mostre collettive, personali e concorsi, ho ricevuto anche dei premi. Sono un accanito lettore da sempre e da sempre scrivo poesie che chiudo in un cassetto, non avevo mai pensato a pubblicarle. L’ incontro con un’ amica scrittrice livornese ha fatto scattare la molla e a Novembre 2022 è uscita la mia prima raccolta di poesie “Solo per il mare” per le edizioni CTL. E’ stato un sogno avverato, una grande soddisfazione.

D Tutti noi abbiamo un rimpianto , il rimpianto di non essere saliti su quel treno che aspettava solo noi…dove andava quel treno ?

R Chissà, alla fine meglio non averlo preso.

D Chi è oggi Paolo Montella?

R Un pensionato che nella vita ha fatto grosso modo quello che più gli è piaciuto fare e continua a fare le solite cose con un po’ più di tempo a disposizione.

PAOLO MONTELLA

D Paolo Montella chitarrista e violinista. Partiamo dall’inizio…immagino chitarrista fin dalla tenera età…

R Ho iniziato a suonare la chitarra all’età di circa 12 anni, prendevo lezioni dal mitico Tony di Music City.

D Negli anni 70 fai parte anche di un ottimo gruppo: Gli Idoli. Bei tempi, bella musica, che ricordi hai?

R Alla fine degli anni 60 inizia l’avventura degli Idoli. Il piacere di fare musica insieme, le prove, le serate. Avevamo due impresari che ci mandavano in giro soprattutto nel livornese, pisano, lucchesia e noi partivamo compatibilmente con gli impegni scolastici, e lavoravamo molto in estate. Eravamo minorenni, ci dovevano accompagnare un babbo guidava il furgone con gli strumenti. Ho magnifici ricordi di quel periodo: la passione per la musica e l’amicizia che era nata fra tutti i componenti del gruppo ci faceva passare ore fantastiche insieme tra musica e divertimento. Sono trascorsi così una decina di anni poi gli impegni di lavoro o di studio, io ero all’Università. Tempo ne rimaneva poco e ognuno ha preso strade diverse, è stato tristissimo ma comunque abbiamo vissuto un periodo fantastico.

D E poi il grande amore per il violino…

R Negli anni del gruppo musicale mi era nata la voglia di studiare la musica. Trovai una insegnante amica di famiglia violinista che accettò di insegnarmi la musica. La presenza del violino che mi faceva ascoltare fu un colpo di fulmine e iniziai anche lo studio di questo fantastico strumento.

D La chitarra abbandonata del tutto?

R Assolutamente no, sempre suonata per me e gli amici. Ho fatto per anni piano bar con la chitarra e la tastiera.

D Come violinista entri a far parte dell’Ensemble Bacchelli…

R Ho fatto il fotografo di professione e tempo ne avevo poco ma ho sempre suonato e studiato, ripeto facevo serate di piano bar, non pensavo all’orchestra, ma fu l’incontro con un componente dell’ Ensemble, che mi invitò nel gruppo a fare scattare la molla. Conoscevo già da tempo Rita Bacchelli che mi accettò, così oltre al piacere immenso di stare al centro delle note, di suonare quei pezzi classici che avevo da sempre ascoltato, si è consolidata l’amicizia con questa fantastica donna e direttrice eclettica.

D Tra gli Idoli e L’Ensemble che hai fatto?

R Come ho detto ho fatto il fotografo di professione, la fotografia è un altro mio grande amore. Ho fatto foto di moda, matrimoni, pubblicità, ho tenuto corsi. Mie foto sono apparse in pubblicazioni dei vari settori. Ho vinto premi e avuto segnalazioni in concorsi nazionali e internazionali, insomma è stato lavoro e divertimento insieme e di questo sono contento.

D Quali sono i tuoi mostri sacri, i chitarristi che da piccolo imitavi davanti allo specchio e i violinisti che hanno contribuito alla tua formazione?

R Mi è difficile rispondere a questa domanda, tanti sono i mostri sacri chitarristi e violinisti e ascoltando tutti che mi sono formato e sempre più appassionato

D Progetti futuri?

R Ho un po’ di idee, per adesso preferisco non parlarne.

D Oltre che musicista sei anche pittore e scrittore…

R La pittura e il disegno sono altri grandi amori. Ho iniziato anche questi giovanissimo in età di scuola elementare e non ho mai lasciato. Amo sperimentare tante tecniche dalla grafite al carboncino, pastelli, penne, acquarelli, olio, ecc. Ho fatto mostre collettive, personali e concorsi, ho ricevuto anche dei premi. Sono un accanito lettore da sempre e da sempre scrivo poesie che chiudo in un cassetto, non avevo mai pensato a pubblicarle. L’ incontro con un’ amica scrittrice livornese ha fatto scattare la molla e a Novembre 2022 è uscita la mia prima raccolta di poesie “Solo per il mare” per le edizioni CTL. E’ stato un sogno avverato, una grande soddisfazione.

D Tutti noi abbiamo un rimpianto , il rimpianto di non essere saliti su quel treno che aspettava solo noi…dove andava quel treno ?

R Chissà, alla fine meglio non averlo preso.

D Chi è oggi Paolo Montella?

R Un pensionato che nella vita ha fatto grosso modo quello che più gli è piaciuto fare e continua a fare le solite cose con un po’ più di tempo a disposizione.

ARIBERTO CARBONCINI

D Ariberto Carboncini chitarrista. Quando hai scoperto l’amore per questo strumento?

R L’amore per la chitarra mi è stato insegnato da mio padre che aveva imparato da suo padre e che io ho trasmesso a mio figlio Riccardo.

D Nel maggio del 1965 formi gli Atomici, gruppo beat, come erano soliti chiamarvi…bei ricordi

R La data precisa non la ricordo ma ero proprio un ragazzino quando con Enrico Demi, Roberto Panciatici, Riccardo Chiesa e Roberto Dell’Agnello si fondò il gruppo “Gli Atomici”, nome suggerito dal babbo di Enrico Demi.

D In quella bellissima estate siete ospiti fissi del Caminetto di Tirrenia e La Casa del Popolo di Zambra…

R Si, abbiamo suonato in quei locali ma non solo. Dopo un po’ il sax di Roberto Dell’Agnello ci lasciò e fu sostituito dal sax di Corrado Lomi. In quel periodo avevamo un contratto per tutta la stagione alla Pergola di Cenaia la domenica pomeriggio. Finito il servizio verso le 18.30-19.00 smontavamo gli strumenti per andare a fare la serata a Nibbiaia: pensa che pazzi.

D Il gruppo ebbe vita breve, si sciolse infatti nel dicembre delo stesso anno, ma riusciste ad esibirvi al Gran Ballo d’Autunno organizzato dal circolo studentesco “Cave 61” nei saloni dell’Hotel Palazzo…una soddisfazione…

R Si fu una bella soddisfazione. Essere scelti per il Gran Ballo d’Autunno non era semplice.

D Sei rimasto in contatto con gli altri Atomici ?

R Per un po’ di tempo si ma poi ci siamo persi di vista. Con Roberto Dell’Agnello sono in contatto via Facebook.

D Hai attaccato la chitarra al chiodo o hai avuto altri gruppi?

R No, non ho attaccato la chitarra al chiodo, anzi: dopo lo scioglimento degli Atomici mi chiamò il gruppo Elite 95 (pensa 95 perchè in 5 avevamo 95 anni…) ed è stata la band con la quale mi sono tolto molte soddisfazioni. Il lavoro non ci mancava ed eravamo assidui in due locali: il Sirena di Rosignano per l’inverno e il Jolly Beach di Marina di Bibbona per l’estate dove a settimana facevamo anche 4 servizi. In questo locale poi, dopo lo scioglimento degli Elite 95 ho suonato con diversi musicisti tra i quali Roberto Galazzo, con il quale ho suonato anche con Aldo e i Consoli. Poi ho suonato anche con Toscano e i Sovrani. Ho smesso di suonare a 50 anni senza dimenticare Marco Shoemberg e Franco Rossiello.

D Quali sono stati i tuoi punti di riferimento, i tuoi mostri sacri, i batteristi che imitavi nella tua cameretta?

R Beatles, Luigi Tenco e Fabrizio De Andrè del quale, come solista, ancora oggi faccio qualcosa.

D Tutti noi abbiamo rimpianti o rimorsi, musicalmente parlando, qual’è il tuo più grande rimpianto ?

R Sinceramente non ho rimpianti, forse qualche piccola delusione ma rimpianti no.

D Chi è oggi Ariberto Carboncini ?

R Un piccolo imprenditore con una azienda di costruzione di insegne luminose con 13 dipendenti e che lavora ancora nonostante i suoi 74 anni ma sempre innamorato della musica.

ALESSANDRO BALDESCHI

D Alessandro Baldeschi…batterista fin dalla nascita immagino…per la gioia dei tuoi vicini di casa…

R In verità ho iniziato a suonare la batteria un po’ tardi…avevo 16 anni. Devi sapere che io sono nato a “pane e musica”: mio nonno suonava il bombardino nella banda cittadina e mio babbo era un virtuoso; suonava infatti il sassofono, il clarinetto e il flauto. La sera non avevamo ancora la televisione e la radio era il nostro passatempo; naturalmente in un ambirnte familiare del genere era facile sintonizzarsi sui canali musicali. Avevo 10 anni quando mio padre decise che dovevo frequentare l’Istituto Mascagni e imparare a suonare il violino. Ma quello strumento non faceva per me, con gran rammarico di mio padre. A 16 anni la “svolta”: un mio caro amico mi propone di iniziare a suonare la batteria di sua proprietà. Io non ho mai avuto una batteria in casa mia…andavo in Via San Luigi..quindi la gioia era tutta degli inquilini di quello stabile.

D Hai iniziato nel lontano 1965 con il gruppo Siderali suonando soprattutto nei circoli rionali riscuotendo molti consensi…bei tempi…

R Nel 1963 fui assunto alle Poste e con il mio primo stipendio mi feci un bel guardaroba alla moda, ma con il secondo comprai una bella batteria. Nacquero nel 1965 i Siderali riscuotendo da subito un bel consenso. Circoli rionali ma non solo ci davano la possibilità di esibirci e noi lo facevamo molto volentieri. Poi come spesso succedeva, le fidanzate di alcuni sciuparono tutto e il gruppo si sciolse.

D Poi nel 1967 dalle ceneri dei Siderali nascevano i Lords..che ricordi hai?

R Delle cosi dette ceneri c’ero solo io. Ma non fu difficile “mettere su il gruppo”. A quel tempo all’Attias c’era un vero e proprio “mercato del musicista”; la vicinanza del negozio Pietro Napoli faceva si che molti musicisti livornesi frequentassero la zona e così nacquero i Lords.

D Il vostro era un repertorio fatto di cover molto accattivante…

R Si faceva tutto per tutti. Nelle sale da ballo dovevamo “andare dietro alla moda “ musicale del tempo, dovevamo suonare “i balli” del momento, far ballare la gente. I proprietari di dancing ci cercavano soprattutto in estate ma non solo. Il Jolly Beach di Bibbona ci fece un contratto da giugno a settembre…tutte le sere meno il lunedì. Era duro ma gratificante. In inverno invece ci chiamavano a suonare nelle feste comandate e nelle feste private.

D Nel 1970 il geuppo si scioglie…che successe?

R Non è esatto che si sciolse: si modificò. Fidanzamenti, matrimoni, lavoro, orari fecero si che alcuni elementi abbandonassero il gruppo mentre altri li sostituivano. Le sale da ballo avevano scelto di cambiare, i dj avevano preso il posto delle orchestre ma rimanevano sempre le varie feste di partito che permisero al gruppo di lavorare fino al 1998.

D Hai avuto altri complessi o hai “attaccato le bacchette al chiodo” ?

R Dopo una breve parentesi nei Sovrani con Gigi Orlandi ho attaccato le bacchette al chiodo. Pensa non ho più neanche la batteria!

D Quali sono stati i tuoi mostri sacri, i batteristi che imitavi davanti allo specchio ?

R Sinceramente nessuno. Non avevo un modello al quale mi ispiravo.

D Gli anni ’60…anni irripetibili…la musica, la gioventù…raccontaci

R Ci vorrebbe un libro! Gli anni 60…un sogno: gioventù, belle ragazze, una vita spensierata…non mi far ricordare…

D Tutti noi abbiamo rimorsi e rimpianti che ogni tanto fanno capolino…musicalmente parlando, qual’è il tuo più grande rimpianto ?

R Uno grosso. Era il 1978 quando fui contattato dall’impresario Bentivoglio. Voleva costituire un trio: pianoforte, basso e batteria per fare musica d’ascolto durante il pranzo e la cena al Gran Hotel Hilton di Abu Dabhi che al tempo si chiamava Repubblica Araba Unita e era sul punto di esplodere turisticamente. La paga? 3 milioni e mezzo al mese quando alle Poste guadagnavo 600.000 lire. Non ci crederai ma dissi di no. Un altro rimpianto è quello di non avere studiato musica e uno strumento individuale. La batteria infatti è si uno strumento ma ha bisogno della “compagnia” di altri strumenti. A conti fatti, mio padre aveva ragione.

D Chi è oggi Alessandro Baldeschi ?

R Un pensionato ancora innamorato della musica che pagherebbe oro per tornare a sedersi dietro una batteria.

ANNA ROMALDINI

D Anna Romaldini, cantante…immagino fin dalla tenera età

R Sì anche se non ne ho mai avuto consapevolezza; fino ai 14 anni, cantavo sempre ma la mia prima arte era il disegno, e cantare era un qualcosa che facevo in automatico, senza pensare. Grazie a questo la mia voce si è evoluta naturalmente, senza aspettative

D Suoni anche qualche strumento ?

R Suono il piano da quando mi sono formata per insegnare. Da piccola ho studiato un po’ chitarra, ma sono rimasta a un livello molto basic, anche se spesso mi ha aiutato per scrivere le mie canzoni, più del pianoforte.

D Attualmente sei la vocalist del gruppo Visionarya, bel gruppo…come è nato questo ensemble ?

R Era un progetto interamente composto da Marcello Sanna, nato per essere strumentale: mi sono fatta catturare dalle sue armonie ed atmosfere ed ho quindi deciso di comporre linee melodiche e testi e sono nati i Visionarya

D La vostra musica potrebbe essere etichettata, anche se le etichette in musica sono sempre riduttive, electric music con venature rock metal…

R In effetti le sonorità attingono da molti generi e non abbiamo mai trovato un’etichetta che ci rappresentasse appieno. Abbiamo coniato il termine Fantasy Rock per le atmosfere oniriche, magiche e senza tempo che percepiamo nella nostra musica.

D Non solo sei cantante ma anche cantautrice

R Sì, cantautrice e ci tengo a dire anche compositrice perché scrivo interamente i miei brani (musica e testi) curando ogni particolare dalla scrittura fino alla scelta degli arrangiamenti. Sto in studio finchè non esce il prodotto che voglio, che deve essere interamente come ho deciso debba essere. Mi piace e voglio essere libera di scrivere in base ai miei gusti principalmente. Mi diverto tantissimo a creare gli arrangiamenti vocali delle mie canzoni e a partecipare attivamente alla fase di editing

I miei progetti inediti attivi sono Tyta Eden (house, dance, pop) Anna Romaldini (pop-rock, rock) e Visionarya (fantasy rock)

D In precedenza hai fatto parte di altri gruppi ?

R Ho avuto una band di ispirazione punk grunge durante l’adolescenza, ci chiamavamo Anemix e facevamo musica nostra ispirata principalmente a Nirvana, Green Day e alle band che ascoltavamo in quel periodo (anni ’90)

Per quanto riguarda le formazione cover ne ho avute moltissime, da una tribute con voce femminile dei Rolling Stones fino ad un quartetto lounge jazz. Mi piace molto spaziare nei generi musicali, sono molto aperta mentalmente alle commistioni e alle sperimentazioni.

D Con i Visionarya, se ben ricordo, hai partecipato ad un Sanremo Giovani…

R Era un evento in cui si esibivano diverse band italiane sul palco dell’Ariston, ma scollegato dal Festival. L’adrenalina nel mettere i piedi su quel palco è veramente indescrivibile, anche se non sei in gara. Pensai che su quel palco ci cantò Freddie Mercury nell’83 e mi sono emozionata tantissimo. Mettere i piedi sul palco dell’Ariston è un onore, è una bellissima soddisfazione.

D Progetti futuri, tuoi o con il gruppo ? Magari qualche concerto in città o dintorni?

R Vorrei continuare a scrivere musica e pubblicarla. Il live è molto cambiato e portare in giro musica originale non è semplice, sono percorsi totalmente diversi da quello che ho sempre fatto fino ad adesso, ai quali devi dedicare un certo tipo di attenzione e un certo tipo di dedizione che spesso non sono facili da sostenere se sei totalmente indipendente (soprattutto quando vuoi esserlo e non sei molto malleabile). Lavoro per diverse agenzie e in diversi progetti di musica cover che hanno per fortuna colmato la mia sete di live, che faccio per fortuna da sempre.

D Non solo cantante ma anche “vocal coach” presso MusicArte…interessante, faticoso ma anche appagante insegnare ai giovani…

R Direi non solo ai giovani perché ho allievi da 6 a 75 anni. Il canto è una passiome che moltissime persone hanno e che decidono anche da adulte di esprimere, con effetti davvero meravigliosi e a volte anche stupefacenti.

Insegnare non è semplice e devi studiare continuamente per restare aggiornata e poter sperimentare sempre tecniche e metodi nuovi ed innovativi.

D Con la musica e il canto si possono anche correggere disfunsioni…in cosa consiste il Metodo Proel di cui sei specialista ?

R Il metodo Proel, nel mio caso didattico, serve per riprogrammare la percezione del corpo e della voce nei cantanti in modo da eliminare tensioni, modificare atteggiamenti viziati, dare nuovi spunti e nuove prospettive nell’utilizzo della propria voce, dando nuovi strumenti che toccano anche l’igiene vocale, che deve essere sempre considerata per il mantenimento di una voce eufonica. È una tecnica corporea che integra la didattica tradizionale in modo veramente soddisfacente.

D Tutti noi abbiamo rimorsi e rimpianti per non essere saliti su quel treno che aspettava solo noi…musicalmente parlando, dove andava quel tuo treno ?

R Ho preso tutti i treni che potevo prendere. A volte si pensa di non aver preso i treni giusti ma poi capisci perché alcuni non sono mai arrivati e ringrazi che sia così, anzi tiri pure un respiro di sollievo.

Non ho né rimorsi né rimpianti, mi sento pienamente responsabile della mia vita e dove sono , anche se a volte non ne sono stata consapevole, l’ho deciso sempre io.

D Chi è oggi Anna Romaldini ?

R Sono una persona piuttosto centrata, in continua evoluzione e trasformazione. Mi piace quello che sono e sono orgogliosa di me. Mi impegno per raggiungere ciò che voglio con determinazione e tenacia, cercando di fare ciò che faccio per rendermi felice. Se coltiviamo il nostro mondo interiore con gioia oltre ad essere felici, possiamo essere di ispirazione anche per gli altri, dando forza ed energia a chi ne ha bisogno, nel mio caso le persone a cui voglio bene e i miei fantastici allievi di canto.