RUTH GERSON – Pisa 13/2/2001

INTERVISTA A RUTH GERSON

BORDERLINE – PISA 13-02-2001

Parlare con Ruth è un piacere, infatti il suo italiano migliora anno dopo anno ed ora è arrivata ad un livello tale che lo parla meglio della signora che abita nel mio pianerottolo che è 60 anni che sta a Livorno. E’ la terza volta che vedo Ruth dal vivo e che ho l’opportunità di scambiare due chiacchiere con lei :

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  • Ciao Ruth, ti ricordi di me ?
  • Si, Massimo, come stai ?
  • Bene grazie, e te ?
  • Molto bene, sono contenta di essere ancora una volta qua, ma te come fai ad essere così abbronzato ?
  • Sai , vado al mare tutto l’anno e perciò…
  • Dove vai in “pisciata” ?
  • Come in “pisciata”, vuoi dire in piscina ? (Le spiego la sottile differenza tra i due termini e lei scoppia in una risata irrefrenabile, fino alle lacrime)
  • E’ un po’ che non pubblichi un album, a quando il prossimo ?
  • Avevo già finito un nuovo lavoro, ma dopo, a risentirlo bene, non mi soddisfaceva e così l’ho buttato a mare e ho iniziato di nuovo. Penso che tra 4/5 mesi sarà pronto. Posso prendermi tutto il tempo che voglio, sono una indipendente, mi produco i CD per conto proprio, non sono legata ad alcuna major.
  • Ancora una volta in Italia e a Pisa (E’ la terza n.d.r.)
  • Si, e ne sono felice. In Italia c’è un bel clima, il cibo è il migliore del mondo, voi siete simpatici e Pisa è bella.
  • ruth
  • Perché non hai mai visto Livorno.
  • La prossima volta mi farai da Cicerone.
  • Volentieri, è uno dei sogni della mia vita (Ride divertita)
  • Cosa mi dici della scena musicale di New York. La tua città ?
  • E’ una scena in continuo fermento, con bands che nascono e muoiono di continuo, con locali che possono fare la fortuna di un artista. Pensa che ultimamente ho fatto 40 serate al “Mondocane”, un locale del Village, uno dei locali più famosi , ed è stato un “sold out” tutte le sere.
  • Per una donna è più difficile ?
  • Dipende ,se ci sai fare è tutto più facile.
  • Come fai ad essere sempre più carina ?
  • Sei sempre il solito adulatore.

E’ tardi e Ruth è reclamata sul palco, ci lasciamo con l’intesa di scriverci il più possibile via e-mail per tenersi in contatto.

Se prima ero innamorato di lei, ora sono totalmente “cotto”.

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MOLLYS – Sarzana 30/05/2002

MOLLYS

GIOVEDI 30 MAGGIO 2002 – JUX TAP ( SARZANA )

Avevo già visto i Mollys lo scorso anno e ne rimasi folgorato; non potevo quindi farmi sfuggire l’occasione di vederli ancora grazie all’amico Carlo Carlini che ha fatto si che si esibissero ancora in quel magnifico locale che è il Jux Tap di Sarzana ottimamente condotto da Umberto Bonanni.

Quando entriamo la band sta sempre cenando e ci fermiamo a fare due chiacchiere; il tempo vola veloce e tra un bicchiere di rosso italiano, molto apprezzato, e un caffè italiano, molto apprezzato anche questo, facciamo l’ora della esibizione.

La band è al completo con Nancy McCallion in forma smagliante (l’anno scorso era in stato interessante), suo marito, il chitarrista Daniel Krieger, il batterista Marx Loeb, il bassista DanielSorenson e soprattutto il fisarmonicista Kevin Schramm sono suoi degni compari.

Si spengono le luci nella sala e subito abbiamo un assolo di fisarmonica (sarà il filo conduttore della serata) che introduce Sierra Madre. La grande voce suadente di Nancy ci porta in piena festa messicana per un inizio con i fiocchi.

Il secondo pezzo mi conferma già che avevo ragione: i Mollys sono una grande band. Odessa infatti ci trascina in una sagra paesana, con i falò che scoppiettano e le persone che cantano e ballano, con una irrefrenabile gioia di vivere. Musica di frontiera ,con un duetto tra fisa e chitarra (bravissimo Krieger) che si rincorrono, si lasciano, si ritrovano. Un battimani generale accompagna la canzone dall’inizio alla fine con una McCallion scatenata.

Per un attimo Sarzana (Italia) = Odessa (Texas).

La calda e dolce voce di Nancy fa da inizio a Trouble, una canzone appena sussurrata, intimistica, con gli strumenti che accompagnano senza essere invadenti.

Anche Moon è introdotta da una voce cadenzata ma dopo pochi secondi vi è una esplosione di suoni e colori come solo la musica del border sa fare, con una fisarmonica imperiosa, vera anima musicale del gruppo che lega tutto lo stupendo tappeto sonoro.

Un duetto canoro tra Nancy e Daniel è il leit motive di Round, una canzone dolce e tenera, con la fisarmonica onnipresente che ricama il tutto per un finale epico, da brivido.

Appena il tempo di finire di batter le mani e ci troviamo in Irlanda con Lang Town. Nancy stavolta è al whistle con il fisarmonicista Schramm che lascia il suo prezioso strumento per duettare con un bouzouki con lei. La voce di Nancy introduce una giga finale mozzafiato: impossibile non battere il piede.

Questa volta Sarzana (Italia) = Dublino (Irlanda)

Solo la chitarra, basso e batteria per Up Spoke, con un ritmo decisamente accattivante dal finale incandescente.

Adesso duettano la chitarra con la fisarmonica in Baby In Cart per poi lasciare spazio alla voce di Nancy.

La splendida Strike Me Down ci riporta in Texas. E’ inutile, è questa la “nostra” musica. Le note sgorgano limpide, pulite, con la fisa che ora sembra un lamento, ora allegra, ancora su tutto e tutti. Kevin Schramm è un bagno di sudore, completamente bagnato.

La seguente Mother Mother ci fa capire la grandezza dei Mollys. L’inizio ha un incedere epico, con i verdi prati d’Irlanda sotto i nostri piedi, poi entrano le chitarre scintillanti e siamo ad Asbury Park, finale con la Nancy McCallion e la sua voce che ci riporta in Texas, al confine col Messico. Una dimostrazione di musica totale, di musica vera, di musica con un cuore e delle vene.

Pride è l’apoteosi. L’introduzione è affidata alla fisarmonica, poi entrano tutti gli altri strumenti in un crescendo continuo ed esplode la gioia. La fisa è inarrestabile, inarginabile, assistiamo ad un finale interminabile con tutti gli strumenti che rispecchiano l’anima dei musicisti.

I nostri eroi sono stremati, non si sono certo risparmiati, ma dopo i saluti, tornano ancora per il bis affidato a Sophye. E’ una festa di suoni, con quella fisa indiavolata, incontrollabile. C’è tutta la musica di frontiera in quelle note, una musica piena di quella gioia piena di tristezza e malinconia che solo la musica di frontiera è in grado di esprimere. Ad accompagnare la fisarmonica ora c’è la chitarra, poi la fisa è ancora da sola con Kevin che sembra deponga la sua anima al di sopra di tutto, in perfetta simbiosi con il suo strumento. Il finale coinvolge tutti, ed è un finale dirompente, vulcanico, pieno di polvere e sudore.

Anche noi siamo sudati ma felici di aver assistito ad un grandissimo concerto. La sera, in questa terra di confine tra Liguria e Toscana è tiepida e piacevole e per un momento anche noi ci sentiamo “on the border”.

Alla prossima Mollys.

Massimo Volpi.