Questa è una intervista che mai avrei voluto fare. Dopo aver intervistato Daniele, suo marito, presi accordi per un incontro con lei, Azzurra Lorenzini, per il mese successivo…Purtroppo un male incurabile, terribile e velocissimo ha fatto si che questa intervista non sia stata possibile. Ma avevo preso un impegno e d’accordo con suo marito Daniele, che ha risposto in sua vece, è stato possibile fare questa bella e commovente chiacchierata in suo ricordo.
D Azzurra Lorenzini, fin da bambina era
prevedibile che sarebbe diventata una cantante…
R Si, certamente…ha iniziato a
cantare giovanissima, era la cosa che più amava fare.
D Ma non solo cantante vero Daniele ?
R Il canto era la sua passione, la sua
ragione di vita ma niente le impedì di presentarsi alla TV come
presentatrice…molti la ricorderanno a Granducato TV per tre anni
consecutivi condurre il programma “Arcobaleno”.
D Torniamo alla Azzurra cantante…
R Ha cantato ovunque, partecipato e
vinto vari concorsi canori come quello All’Accademia di Castrocaro
dove conobbe Gianni Errera, il paroliere che poi ha scritto la famosa
canzone “Letto 23 “
D Ha mai fatto parte di qualche gruppo
?
R No, si è esibita sempre da sola e
poi in coppia con me.
D Si sa che spesso una cantante deve
presentare al pubblico varie canzoni di vari generi musicali…ma
quale era il “suo” genere ?
R Amava il pop e il soul che cantava
rigorosamente in inglese; da dire che la tal cosa le risultava
naturale essendo laureata in inglese, francese e spagnolo.
D Come era lavorare insieme a lei ?
R Essendo io il marito è scontato dirti molto bene ma il bello è che era la realtà: lei era insostituibile, cantava, ballava, intratteneva il pubblico…un’artista completa.
D “Letto 23”…
R Una bella e maledetta
canzone…180.000 visualizzazioni non sono uno scherzo…scritta e
cantata in un momento delicatissimo con lo scopo di raccogliere fondi
per l’Ospedale Oncologico in Calabria voluto da Padre Pio, Santo del
quale Azzurra era devota.
D Impossibile dimenticarla per te e per
quelli che l’hanno conosciuta…
R Per me oltre che impossibile è
sicuro come l’alternarsi del giorno e della notte che non la
dimenticherò mai…per gli altri attraverso serate a lei dedicate
come doveva essere in teatro ad Aprile, poi annullata causa Covid,
Azzurra Letto 23, che riproporremo a Settembre.
D Da lassù…cosa direbbe nel vedere
tutte queste persone che le hanno voluto bene…
R Sapeva di essere circondata da tante
persone che le volevano bene…ma lei era umile, non amava mettersi
in mostra. Anche lei amava il suo prossimo e il suo motto era “stare
bene tutti”.
E poi amava il suo lavoro…
D Se le avessi fatto la domanda che
faccio a tutti a fine intervista : “Chi è oggi Azzurra Lorenzini”
che mi avrebbe risposto ?
R Di sicuro ti avrebbe risposto “Sono una persona umile, come tante, che non vede mai il male in nessuno…sono una semplice cantante a cui piace divertirsi e stare in mezzo alla gente.
D Jacopo Mascagni, cantante ma anche paroliere, tuoi i testi del tuo gruppo…
R Più che un cantante mi vedo
più come un cantastorie, un narratore di eventi assurdi che
rievocano certi aspetti
della realtà che ci circonda.
Mescolando il tutto,
ovviamente, con una buona dose di fantasia.
D Sei il frontline degli Hot Cherry
Band, ottima band, ottimi musicisti che ben si integrano con la tua
voce..come nasce questo progetto ?
R Successe a caso per quanto
mi riguarda (anche se alcune cose, secondo il mio parere,
non accadono a caso). Dopo
una Jam al vecchio Babbo Rock il precedente batterista,
Toni Mastrogiacomo, mi
sentii cantare e decise di propormi una prova nel progetto che
stavano portando avanti
all’epoca. Accettai e qualche sera dopo mi trovai a sentire i primi
pezzi che sarebbero poi
diventati parte della scaletta e anni dopo del disco “Wrong Turn”.
Erano gli ultimi mesi del
2008 e nel 2009 insieme a Matteo Capezzoli, Jacopo Moretti,
Alessio Galli, io e Toni
riuscimmo a tirare giù una scaletta di pezzi e cominciammo a
pensare dove poter suonare
quello che proponevamo.
D Avete avuto molte entrate/ucite nel
gruppo dal lontano 2009 che vi siete formati…tu sei l’unico
“superstite” nonché fondatore…raccontaci
R Sfortunatamente la band si
sfaldo’ man mano che ci si avvicinava a dover registrare
i pezzi in studio.
Riuscimmo a fare un singolo con la precedente formazione ma
fu un gesto che rimase lì,
senza risultati utili. Nonostante vari tentativi di tenere salde
le fila della band, il
progetto si fermò per parecchi anni con un solo membro all’attivo:
io.
Ero l’ultimo arrivato e
l’ultimo ad essere rimasto.
Decisi di riformare la band
da zero, cercando nuovi componenti.
Chiesi in giro un po’ a
chiunque ma senza grandi risultati, in fondo non è
proprio facile trovare
quattro musicisti che non abbiano già altri progetti avviati e
impegni lavorativi.
Dopo qualche anno di
silenzio e di ricerche ebbi un aiuto inaspettato
da persone a me vicine e
amiche che decisero di darmi una mano.
Scrivo inaspettato perchè
, semplicemente, considerando la loro bravura e i loro progetti
all’epoca non mi sfiorò
mai una sola volta di chiedergli la loro disponibilità per
rimettere in piedi il
gruppo.
Ma alla fine la nuova e
ancor più molesta formazione prese forma.
Così con Nicola “Nik”
Capitini, Luca Ridolfi, Kenny Carbonetto e ultimo ma non ultimo
Stefano “Jeghe”
Morandini gli Hot Cherry ripartirono con una marcia in più.
I pezzi furono riarrangiati
dai nuovi membri e finalmente nel 2016 gli Hot Cherry ebbero
il loro disco di esordio.
D Nel vostro profilo si legge: si
propone un sound sporco con contaminazioni metal/stoner/rock
classico…e nel 2016 esce il vostro disco di esordio: “Wrong
Turn”, prodotto al Redwall Recording Studio di Rosignano Solvay
(LI)…soddisfatto ?
R Sì, decisamente.
Il nostro sound è sporco
e semplice.
“Wrong Turn”
rappresenta quel che siamo.
Il lavoro fatto dai
ragazzi e dal Redwall è stato fondamentale per dare al gruppo la sua
identità sonora.
Sinceramente, non li
ringrazierò mai abbastanza per tutto quanto.
D Con un cognome così importante suoni
anche qualche strumento ?
R Ho provato a suonare chitarra
e basso.
Ma io e gli strumenti a
corde non siamo compatibili.
Forse col Triangolo, potrei
avere più fortuna.
D Quali sono i tuoi mostri sacri, i
tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando ?
R Motorhead, Alice Cooper, R.J.
Dio.
Questi sono i primi tre, se
dovessi fare una lista più lunga servirebbero più pagine.
D Progetti futuri ? Qualche concerto
appena sarà possibile ? Magari un nuovo CD ?
R Difficile fare progetti a
lungo termine, soprattutto ora con quello che sta accadendo.
Quest’anno avevamo
dichiarato l’uscita del nuovo disco“Burnout”, anch’esso
registrato al Redwall
Recording Studio pensando a tutti i passi necessari per promuoverlo
e suonarlo.
Ma ora? La situazione
attualmente non sembra molto promettente.
Certo, fortunatamente ci
sono e si stanno proponendo molte piattaforme
virtuali anche con
iniziative che vengono in aiuto a chi suona per far sì che molte
realtà
musicali non spariscano nel
dimenticatoio.
Sono uscite un sacco di
proposte per i live, anche se sinceramente per ora la vedo dura.
Comunque la voglia di fare
e cercare soluzioni c’è, come secondo me non c’è mai stata
da parecchio tempo.
Ed è una buona cosa che va
valorizzata e riconosciuta.
Per ora si può vedere come
procede questo sventurato periodo e speriamo che
si trovi una soluzione
insieme per cominciare a costruire un mondo migliore del precedente.
D Livorno città della musica…che
rapporto avete con Livorno e che spazi vi siete creati al suo interno
?
R Non tutti amano il Metal,
beh..si può capire.
Livorno è una città
comunque che ha tanti generi musicali da offrire.
In molti qua possono dire
di aver suonato almeno una volta in una band.
Che si parli di Punk Rock,
Rock, Metal, Cantautorato Italiano, Rap, Hip Hop,
Jazz, Blues o altro.. non
ha importanza.
Questa città è sempre
stata piena di musica.
Alcuni sono riusciti ad
avere soddisfazioni, altri per un po’ ci hanno costruito una
carriera,
altri continuano ad
avercela, altri hanno smesso ma chissà che non ricomincino.
Per quanto riguarda il
punto degli spazi sfortunatamente
non solo qui a Livorno ma
in buona parte d’Italia la situazione (con o senza
pandemia) non è mai stata
rosea per la musica.
Non voglio entrare nei
particolari sui perchè, altrimenti servirebbe un altro articolo per
elencarli tutti finendo
poi per mettere in fila tante cose che tutti sappiamo ma in tanti
fanno
finta che non esistano.
Posso dire però che la
musica, soprattutto se rumorosa, si sente bene nel silenzio.
Come i passi di chi suda
per farla suonare anche se non vengono riconosciuti.
Sopra e sotto il palco.
Però, levando questa nota
amara per un attimo, posso dire che noi
Hot Cherry negli anni qui
a Livorno ed in giro per l’Italia (con una suonata all’estero
che si spera non rimanga
l’unica) abbiamo avuto le nostre
soddisfazioni. Grazie
anche a collaborazioni con associazioni culturali, locali e band con
cui abbiamo diviso il palco insieme cercando di portare un po’ di
sano scompiglio
ogni volta che ci siamo
esibiti sul palco.
D Jacopo, un rimpianto che non ti fa
dormire la notte…
R La trottola di Inception,
cade o continua a girare?
D Chi è oggi Jacopo Mascagni ?
R E’ quello di Oggi con
qualcosa di Ieri ma che ha voglia di vedere come sarà il Domani.
D Margherita Bandini, cantante…immagino fin da bambina quando ti guardavi cantare davanti allo specchio…
R Allo specchio,
sui tavolini, alle recite scolastiche… avevo un talento nel
disturbare la quiete pubblica
D Sei la frontline del gruppo Big Band,
ottimo gruppo con ottimi musicisti che ben si integrano con la tua
bella voce: livornesi, pisani e lucchesi tutti insieme…quale è il
vostro segreto ?
R Grazie dei
complimenti. Non ti saprei giustificare l’origine della nostra
eterogeneità, c’è da dire che la line-up ha subito diversi
cambiamenti in questi anni.
Abbiamo raggiunto
la formazione definitiva, quella di oggi, l’estate scorsa con
l’inserimento di Daniele alla batteria.
Ci siamo
“ri-formati” insieme e siamo cresciuti molto come musicisti e
come famiglia.
D Come nasce questo gruppo “della
pace” campanilistica ?
R Nasce intorno a marzo 2016 dal desiderio di qualche amico di vecchia data di divertirsi , facendo quello che più li appassiona. Suonando la musica che li ha cresciuti e quella preferita di questi tempi. Il gancio di traino è stato Gabriele Galluzzo, a cui va tutta la nostra riconoscenza e tutto il nostro amore.
D Oltre ad una forte presenza sul palco
hai una splendida voce che ben si adatta a molti generi, dal pop al
rock, da Amy Winehouse al cantautorato…quale però il tuo genere
preferito ?
R Quello che mi
piace ascoltare purtroppo non sempre combacia con quello che mi piace
cantare. Affondo le radici nell’ heavy metal, nel hard rock e nel
progressive metal.
Tutti generi in
realtà strumentalmente e vocalmente molto complessi.
D Progetti futuri, qualche concerto in
vista magari quando questa terribile pandemia sarà finita ?
R Sicuramente
appena tutto sarà nuovamente in sicurezza ricominceremo a
concentrarci sulla promozione dei nostri live, vedremo anche se non
varrà la pena nel frattempo di registrare qualche cover e magari
dar vita ad una Demo di livello.
D Margherita quali sono i tuoi punti di
riferimento, musicalmente parlando ?
R Difficile a
dirsi. Quasi tutti i miei riferimenti sono ideologici più che
stilistici. Non saprei davvero fare una classifica, forse tirerei
fuori dal cilindro solo Lita Ford al momento.
D Io penso che la presenza femminile in
una band musicale, ovunque essa sia, o dietro un microfono e con uno
strumento in mano sia un innegabile valore aggiunto…sei d’accordo ?
R Parlare di
valore aggiunto potrebbe sembrare che si stia parlando di qualcosa di
inusuale da vedere o da sentire. In realtà le donne nella musica,
come nello sport e nell’arte in generale, hanno tantissimo spazio e
tantissimo seguito, non saprei dire se è sempre stato così, anzi
direi proprio di no, ma trovo che ad oggi la situazione debba esser
considerata totalmente paritaria.
Quindi penso che
avere una cantante o una musicista in una band sia davvero una cosa
come un’altra.
D Essendo un gruppo che raggruppa
musicisti di più città sei venuta a contatto con realtà diverse e
con le innegabili difficoltà ad esibirsi…che differenze hai notato
tra le varie piazze ?
R Trovo che
s’incontrino molte più difficoltà con band inedite, che purtroppo
hanno sempre meno spazio ad oggi per esprimersi. Per quanto riguarda
l’intrattenimento offerto da una cover band come noi o dalle
tribute band non c’è molta differenza. La piazza è abbastanza
aperta ovunque.
D Tutti noi ripensiamo a occasioni
perdute, soprattutto per colpa nostra…quale il tuo più grosso
rimpianto ?
R Eh, chi non ha
qualche rimpianto. Penso semplicemente di essermi trovata in alcune
situazioni al momento sbagliato e di averle affrontate nella maniera
peggiore. Qualche occasione sarebbe potuta germogliare nel futuro se
non avessi tirato su muri invalicabili. Che poi col tempo si sono
sgretolati da sé . Menomale che nella vita si cresce e si cambia
continuamente.
D Paola Martinelli, cantante…quando hai scoperto questa tua vocazione ?
R La mia vocazione è nata molto tardi
, prima ho iniziato un corso di danza, facevo numerosi spettacoli e
mi sono innamorata del palcoscenico… per me era una seconda vita;
lasciai la danza per una bellissima ragione quella di diventare madre
…dopo mi mancava esibirmi su quel palco così ho pensato di
buttarmi nel mondo della musica con il canto con 8 anni di ballo da
sala in giro per la Toscana
D Ti ho sentita cantare al
Palcoscenico, bella voce, ottima interprete…al tempo facevi parte
del gruppo “Tutta colpa della musica”…adesso ti esibisci da
sola ?
R Grazie per il complimento !Si facevo parte di questo trio, un bellissimo esperimento musicale , purtroppo per ragioni personali in quel periodo ho dovuto rinunciare ….
D Ancor prima di Tutta Colpa hai fatto
parte di altre band ?
R Come dicevo ho fatto parte di un 3
orchestre genere ballo liscio , in tutto per circa 8 anni mi sono
esibita nelle sale da ballo in giro per tutta la Toscana
D Sul palco affronti con successo vari
generi musicali, dal pop al rock, dal cantautorato alla musica
leggera, quale il tuo genere preferito ?
R Per quanto mi riguarda ho un genere
preferito : la musica leggera, in particolare cantautori, anche se la
musica in ogni suo genere ha il suo fascino e mi incuriosisce tutta !
Mi piacciono le belle voci chiare, soft .
D Quali sono i tuoi punti di
riferimento, le tue icone nel mondo musicale ?
R Ho molte icone che invidio e seguo,
in particolare italiane: da Mina,Giorgia , Tosca, Annalisa Scarrone ,
poi in assoluto per quanto riguarda le cantanti straniere Nora jones
D Progetti futuri ?
R Progetti futuri ! Per adesso puff!
causa corona virus ! purtroppo sono saltate numerose serate estive
che avevo con il mio attuale gruppo , questa pandemia” ha
fermato la musica ” ma sono ottimista ne usciremo fuori
sicuramente e ci aspetteranno serate meravigliose !
D Il mondo del rock e musicale in
generale ha una impronta decisamente maschile ma molte donne hanno
lasciato una impronta indelebile della loro arte, una donna, ovunque
tu la metta, con un microfono, con una chitarra o dietro una batteria
è un valore aggiunto…condividi ?
R La donna e” sempre un valore
aggiunto in ogni arte ….
D Livorno e la difficoltà ad esibirsi
dal vivo…secondo te cosa manca per fare il salto di qualità ?
R Livorno è preziosa perchè a lei
appartengono molti artisti, soprattutto musicisti validissimi ;
purtroppo è indottrinata su altre situazioni dando molto importanza
a manifestazioni sportive …giusto quello ma sarebbe opportuno
comunque anche dare la possibilità ai nostri musicisti di esibirsi ,
sfruttando i nostri numerosi spazi che abbiamo a disposizione , le
nostre piazze , il nostro punto mare .ecc e pubblicizzare un po di
più gli eventi .
D Un giorno è passato quel famoso
treno sul quale non sei salita e ancora oggi ci pensi con
rammarico…dove andava ?
R Ce ne sono stati due di treni che ho
perso: una andava a Firenze con l opportunità di diventare un
insegnante di Danza e uno andava a Pistoia Blues con l opportunità
di esibirmi su quel palco come corista di un musicista con una
carriera importante .
D Chi è oggi Paola Martinelli ?
R Una donna nostalgica con la voglia
di sognare ancora, e lo fa con la musica nel cuore !
D Pizzi Silvia cantante, una passione immagino che hai avuto fin da bambina…
R Si, la passione per la musica è nata
subito fin da piccola, avevo appena 10 anni e già mi divertivo
cantando e registrando la mia voce in un vecchio registratore per
riascoltare, ma verso i 19 anni ho cominciato a studiare tutto quello
che riguarda il canto.. I colori della voce, la respirazione, la
dizione, ecc..
D Oltre a cantare suoni anche uno
strumento?
R Purtroppo non suono nessuno
strumento, avevo cominciato a studiare un po’ chitarra, ma per motivi
lavorativi e il poco tempo a disposizione ho dovuto rinunciare.
D Attualmente sei la frontline del
gruppo Tutta Colpa Della Musica, buon gruppo che ben si adatta alla
tua voce che spazia tra i più svariati generi…soddisfatta ?
R Si..attualmente faccio parte del trio “tutta colpa della musica” e ne sono più che soddisfatta, sia per il genere musicale che proponiamo, ma anche per il rapporto d’amicizia che si è creata tra i componenti del gruppo, riesco ad esprimermi pienamente, anche se nutriamo il desiderio di ampliare il nostro repertorio e genere.
D Prima di Tutta Colpa Della Musica hai
fatto parte di altri gruppi ?
R Prima di questo gruppo ho avuto solo
esperienze di musica live piano e voce, quindi salire su un palco ed
esibirsi con musicisti così professionalmente preparati mi ha fatto
acquisire un amplia conoscenza musicale ed il lavoro svolto proprio
in sala prove oltre al divertimento e affiatamento ha avuto ottimi
risultati.
D Come dicevamo sul palco affronti
svariati generi ma quale è il tuo genere preferito in assoluto ?
R Il genere che più si adatta alle
mie caratteristiche interpretative e vocali è il cantautorato
italiano.
D E i tuoi mostri sacri, quelle
cantanti che magari imitavi fin da bambina davanti allo specchio ?
R Da bambina ascoltavo vari generi
musicali e canticchiavo un po’ di tutto, ma i grandi cantautori come
Battisti, mi hanno accompagnato nella adolescenza e crescita
musicale, cercando sempre pezzi da personalizzare, portandomi poi
anche a scrivere dei pezzi miei per potermi esprimere ancora di più.
Ma ripeto, amo cantare ogni genere e mettermi in gioco, cercando
sempre di personalizzare quello che canto.
D Attualmente tutto il mondo musicale è
fermo a causa di questo maledetto virus, ma prima o poi tutto tornerà
alla normalità: progetti futuri, concerti in vista ?
R Progetti futuri?.. Ne avremo diversi,
intanto tornare al più presto in sala prove e lavorare e appena
tutto tornerà alla normalità magari mettere in a scaletta nuovi
repertori per poterci esibire.
D Silvia ognuno di noi ha rimpianti e
rimorsi, musicalmente parlando, di non essere riusciti a salire su
quel treno che ci stava aspettando…dove andava il tuo ?
R Rimpianti in particolare non ne ho,
treni persi?.. Forse si, ma non credo di definirli persi… Solamente
non presi, magari poco convincenti in quel preciso momento, forse per
la giovane età e per il carattere forte e indipendente, libero e
legato alla famiglia, alla quotidianità di una ragazza semplice che
ha sempre cantato per passione anche davanti ad uno specchio.
D Chi è oggi Silvia Pizzi ?
R Oggi Silvia è una donna di 42 anni,
madre di 2 figli ormai adolescenti, che lavora dietro un bancone del
bar canticchiando, che ama la sua quotidianità, lo sport, le poche
ma vere amicizie, e che continua ad amare la musica, parte integrante
della propria vita……..
D In un mondo dominato dalle chitarre, te innamorato del basso…
R Ahahah
è verissimo anche se inizialmente comprai il basso soltanto perchè
ai miei vecchi compagni mancava un bassista, ma ricordo ancora
l’emozione che mi diede suonare la prima canzone con quello
strumento. Non ho mai avuto un carattere troppo esibizionista, la
chitarra richiama l’attenzione di tutti su di se…ma essere
indispensabili all’insaputa di tutti, o di molti, è qualcosa che mi
elettrizza e mi fa amare questo strumento. Senza contare tutte le
sfumature che può avere il basso…e poi diciamolo….il suono è
dannatamente sexy !
D Ricordo bene il tuo primo gruppo, i Sixteen, giovanissimi ma molto bravi…bei ricordi vero?
R I
Sixteen sono e saranno per sempre parte di me…Simone Galassi,
Jacopo Fanucchi Emanuele Biagi….è grazie a questo gruppo che ho
iniziato ad amare il basso ed è sempre grazie a loro che ho iniziato
questa mia passione sfrenata per la musica. Con loro ho passato dei
momenti magici, abbiamo suonato su innumerevoli palchi, in svariate
città italiane, da Roma fino in Valle d’Aosta, passando da Avezzano
e Ivrea. Se posso dire di avere una certa esperienza in campo “musica
dal vivo” è sicuramente grazie ai Sixteen. E’ vero eravamo
giovani, ma avevamo una voglia e una carica talmente grande che
venivamo sempre riconosciuti, in senso positivo, dai gruppi di
ragazzi più grandi. Un esempio che porto nel mio cuore è l’amicizia
nata con gli Ikona, gruppo metal di ragazzi più grandi di noi…ma
dopo aver suonato insieme ( al vecchio locale Elvis Fun Club….che
ricordi) la differenza di età si è come annullata…la magia della
musica. Senza Sixteen onestamente non so se sarei diventato quello
che sono adesso a livello musicale, per quanto la musica non sia il
mio lavoro ma solo una passione. Al gruppo devo davvero molto.
D Attualmente
fai parte del gruppo Per Aspera: suono potente, stile groove…
R Purtroppo
attualmente non faccio più parte dei Per Aspera perchè ho dovuto
prendere una decisione un pò netta ed investire i soldi ed il tempo
che usavo per questo gruppo in un progetto per un mio eventuale
futuro lavoro. In ogni caso sono davvero onorato di aver suonato con
questo gruppo. la musica che fanno è davvero molto bella ed
intelligente, basta vedere i video su youtube per capirlo.
L’atmosfera che c’era quando suonavo con loro era veramente bella,
serena, amichevole e familiare… infatti tutt’oggi mi sento sempre
con Marco (cantante) e Stefano ( chitarrista), giochiamo insieme ai
videogiochi.
Il
bello della musica, e di far parte di un gruppo soprattutto, è
quello di creare delle belle amicizie; a me onestamente è successo
raramente di non avere un bel rapporto coi membri di un gruppo.
Nonostante non suoni più con loro, devo ringraziare i Per Aspera per le belle esperienze passate, con loro ho registrato i miei primi video musicali, ho visitato Sanremo per le finali del “Sanremo Rock” e suonato come ospiti al concorso nazionale “Pistoia Blues Obbiettivo Bluesin”….sono tutte cose che porterò volentieri nel cuore
D Tra
Sixteen e i Per Aspera in quali altri gruppi hai militato
R Onestamente
ho suonato in moltissimi gruppi/progetti, tolti i due sopra citati ho
suonato e suono tutt’ora ne “Lorenzo Taccini e la Piccola
Orchestra” gruppo cantautoriale italiano che si diletta
nell’interpretare vari artisti; da De Andrè a Guccini da Gaber al
labronico Ciampi fino a suonare le inedite del nostro
cantante/cantautore Lorenzo Taccini.
Abbiamo
inciso due dischi nel 2015 e 2017 e 2 singoli nel 2019.
Ho
suonato nel gruppo death metal “Nemesis” ( Chiara, Willy,
Federico e Matteo), cover band degli Arch Enemy che aveva la
peculiarità di avere la cantante, Chiara, che cantava in growl and
scream…anche con loro mi sono divertito da pazzi e scatenato come
non mai. Abbiamo suonato al festival metal “Ghioz of Metal”
di Cecina e a Roma all’Alcatraz.
Grazie
ai Nemesis ho conosciuto Matteo Santoni, col quale ho in corso un
progetto acustico dove io canto e lui suona la chitarra. pian piano
sta diventando un gruppo con altri membri…spero ne sentirete
parlare perchè è molto promettente.
Giusto
un paio di mesi fa, prima dell’inizio di questa pandemia Covid,sono
entrato a far parte del gruppo Moherock come cantante; questo gruppo
è una figata, genere Irish/Celtico con componenti veramente in gamba
e musicisti fenomenali. Vi terrò Aggiornati.
Nel
corso degli anni ho suonato anche con altri ragazzi di ogni genere e
suonato musica di ogni genere…sono molto felice di ciò. mi ha
permesso di prendere confidenza con moltissimi generi musicali, sia
col basso che con la voce.
D La
Piccola Orchestra, che poi piccola non è…suonate e interpretate le
più belle canzoni dei cantautori italiani, oltre a brani inediti del
cantautore livornese Lorenzo Taccini…come nasce questo “ensemble”
?
R
E’ vero, siamo ben 7 membri. questo gruppo è nato moltissimi anni fa
( ad oggi ho l’onore di essere, oltre a Lorenzo Taccini ovviamente,
il più longevo membro del gruppo) e ha avuto moltissimi membri che
si sono intercambiati negli anni.
Inizialmente
era un progetto nato voce e chitarra, rispettivamente Lorenzo e Anna
Fazzi ( maestra di chitarra e compositrice della parte musicale delle
canzoni di Lorenzo), da li poi il gruppo è cresciuto sempre di più
fino ad arrivare alla formazione ufficiale ultimata nel 2018 con
Claudia Argenti alla chitarra, Carlo Peveri alla
batteria/percussioni, Giovanni Cavicchia al flauto traverso, Michele
Fierabracci alla fisarmonica ed Elisabetta Mannini al violoncello.
Il
gruppo vanta di maestri e studenti di conservatorio, per farla breve
solo io non ho studiato , ma posso comunque vantare di una discreta
esperienza di musica dal vivo che non guasta mai.
L’idea
del gruppo è quello di arrangiare, in base agli strumenti che
abbiamo a disposizioni, le più belle canzoni dei cantautori italiani
alternandole appunto alle canzoni scritte da Lorenzo. E’ un progetto
molto bello e caratteristico e sono davvero felice di farne parte.
Abbiamo avuto moltissime esperienze suonando in Teatri, palchi
labronici e non, matrimoni, sagre e abbiamo avuto l’onore di suonare
a Genova in Via del Campo 29 Rosso, museo dedicato a “Faber”
nella celebre Via del Campo della sua canzone.
Abbiamo anche fatto un video che potete trovare su Youtube del nostro singolo ” Carta e Matita” con protagonista una bravissima ballerina amica nostra Emma Rapezzi.
D
Nel tuo “peregrinare” in diversi gruppi ti sei cimentato
in generi diversi…ma qual è il “tuo” genere, quello che
magari ascolti da solo in casa?
R Non
posso dire ancora di aver suonato tutti i generi, ma mi ci sto
avvicinando piano piano , in ogni caso il “mio” genere è e
resterà il metal, in tutte le sue sfaccettature. Prediligo quello
melodico che si avvicina al rock, quello degli Alter Bridge per
intenderci, ma non mancano nella mia play list gruppi come Avenged
Sevenfold, Edguy, Dragonforce, Slipknot, Dimmu Borgir, Iron Maiden e
così via.
Per
capirci, ne “La Piccola Orchestra” il mio soprannome è “El
Diablo”…
Il
metal caratterizza anche molto il mio modus operandi di suonare il
basso, che cerco di adattare ad ogni genere che suono. Adattare
generi con altri è una cosa che mi piace da impazzire
D Quali
sono le tue influenze, i tuoi punti di riferimento ?
D Fabio Fantozzi, chitarrista cantautore, come e quando hai scoperto questa “vocazione” ?
R
Nell’ adolescenza con gli amici, quando si trascorrevano
intere giornate di ozio al mare o in qualche parco pubblico, io ero
quello che si portava dietro la chitarra e suonavo e la prestavo. Ero
e lo sono forse meno, un pò timido .Difficilmente mi prestavo a
soddisfare le richieste degli amici anche se poi cedevo magari al
canto di gruppo : “Fammi quella canzone ,fammi quell’altra…”
Preferivo sonorizzare a modo mio il momento ozioso. Poi quando mi
trovavo da solo con la chitarra…è lì che nascevano le prime cose
poi sviluppate ,non prima di ascoltare però Neil Young, e di aver
acquistato la mia prima armonica e porta armonica.
D Sei
conosciuto come Tozzifan, un modo simpatico per “storpiare” il
tuo cognome, sei un onemanband, sul palco da solo…
R
Il nome mi venne suggerito durante le interviste di “Tutti
Sul Palco” organizzato dal The Cage Club di Livorno. Fa riferimento
al personaggio fantoziano kamikaze inventato da Paolo Villaggio :lui
come tutti i kamikaze precipitava sul bersaglio nemico conoscendo già
il proprio amaro destino. Io come OneManBand faccio lo stesso
cercando sempre di colpire il bersaglio, ossia per me il pubblico.
D Mai
fatto parte di una band ?
R
Certo. Ho iniziato suonando il basso in una band con, alla
chitarra Luca Pezzini (ex Tasters),voce Luca Gambardella, batteria
Daniele Paoletti prima (ora noto jazzista) e Andrea Ungheretti (ex No
Radical Change) dopo.
Facevamo
l’ intero repertorio dei Nirvana e anche pezzi di nostra
composizione, naturalmente ispirati a quel sound. E sempre col basso
ho fatto parte di altre formazioni per lo più di genere
melodia-punk. Invece con la chitarra ho suonato con gli Humanoira,
tutt’ora attivi: con Riccardo Vivaldi chitarra e voce, Davide
Variale basso e sinth, Marco Palazzolo batteria .
D Il
tuo possiamo definirlo un cantautorato folk-rock, ottimi testi su una
musica semplice e accattivante..soddisfatto di quello che sei
riuscito a fare sin ora ?
R
Sono soddisfatto di quello che ho fatto finora…però credo
ho ancora tanto da migliorare, tecnicamente e artisticamente. I brani
da me composti sino ad ora sono frutto delle mie emozioni e legate al
mio vissuto. Ogni volta che risuono qualcosa di mio mi piace anche
ora, dopo parecchi anni che è stato scritto riesco sempre a
ritrovarci la carica emotiva che mi ha spinto a realizzarlo.
D Progetti
futuri ? Un cd ? Magari qualche concerto dopo che questo maledetto
virus ci renderà la nostra vita ?
R
Sto lavorando a dei pezzi nuovi con i quali sto
sperimentando parti elettroniche sempre mantenendo la forma
onemanband. La mia ricerca attuale, infatti è volta a far convivere
il mood del cantautore con le nuove sonorità sperimentali che
animano la scena underground attuale. Superato questo momento di
emergenza, che limita il live degli artisti, spero in un futuro a
breve di poter tornare on the road con le mie nuove produzioni.
D E
del tuo impegno come roadie degli Appaloosa che mi dici ?
R
Sono stato fortunato ad avere avuto questa opportunità di
crescita. Mi sono formato musicalmente ed anche umanamente durante
questo periodo, passato a stretto contatto con amici oltre che
musicisti quali Marco Zaninello e Niccolò Mazzantini, e poi Diego
Ponte, Enrico Pistoia, Simone Di Maggio, Dyami La Cha Young, Luciano
Turella, Michele Ceccherini, Luca Leone. Ho visto un numero di band
infinito suonare in ogni tipo di situazione, e situazioni improbabili
diventare luoghi di concerto dove i musicisti non si risparmiavano
mai dal trasmettere tutta l’energia possibile. Abbiamo condiviso le
giornate ed i luoghi, con chi per quel giorno era il promoter o
soltanto un amico che avesse un po’ di tempo da perdere ed un
domicilio da condividere per promuovere e sostenere la passione per
la musica. Un’ esperienza, imperdibile per chi vuol far musica
secondo me, che mi ha forgiato e mi ha dato un bagaglio tecnico
artistico inestimabile. C’è chi lo fa con la scuola, con l’
Erasmus io l’ ho fatto al seguito di una band dal profilo punk.
D Hai
girato tutta l’Europa, moltissimi palchi, eppure penso che una realtà
musicale capillare come c’è a Livorno abbia ben pochi riscontri;
come mai allora difficilmente si riesce ad andare oltre i confini dei
Macelli e Piazza Roma ? Che ne pensi in proposito ?
R
Come prima cosa c’è bisogno del desiderio da parte di una
band di superare i confini. A questa voglia magari scaturita a sua
volta dalla voglia ancora più forte, di voler dire qualcosa che
magari in casa propria non viene capita, segue l’ atto di prendere
ed andare, organizzarsi, magari non prima di essersi un minimo
preparati in sala prova, di esser felici di aver registrato “in
studio” qualche brano, di aver trovato qualche contatto
“oltreconfine” dagli amici degli amici più grandi… e aver
controllato i livelli dei liquidi del furgone. Ora a differenza di
qualche anno fa quando non esisteva internet, è anche più facile.
D Fabio
quali sono i tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando ?
R
Sono stati tantissimi :Sonic Youth , Nirvana ,Melvins ,Neil
Young… devo un po’ aggiornarmi
D Rimorsi
e rimpianti accompagnano la vita di ognuno di noi, quale il tuo
cruccio più grosso ?
R
Ho sempre desiderato pubblicare un disco che rispondesse
appieno al mio concetto di far musica, il tempo vola ma nonostante
qualche precedente pubblicazione, non demordo e sto lavorando su
nuove idee in questa direzione. Tour, ed etichette, quando c’è l’
idea non tarderanno a venire.
D Chi
è oggi Fabio Fantozzi alias Tozzifan ?
R Ho un po’ di ritrosia a definirmi un cantautore, forse per il grande rispetto per chi lo fa e lo ha fatto in maniera efficace fino ad ora, unendo musica e poesia. Mi piace pensarmi come un “manipolatore” di emozioni attraverso la mia musica, nel tentativo da “piccolo” kamikaze di colpire e “affondare” il fruitore dei miei pezzi.
D Anna Rubini, cantante ma anche pianista…hai fatto studi classici o autodidatta ?
R Entrambe le cose. Ho studiato
pianoforte classico con Erika Guerrini per alcuni anni, per poi
passare al moderno con Roberto Giorgi e adesso con Miliano Mattei.
Negli anni 90 avevo anche preso lezioni di tastiera elettronica, con
Giampaolo Franceschini a Firenze. In quegli anni abitavo là.
D Spesso accompagni musicisti ma
soprattutto sei una solista…hai mai fatto parte di qualche gruppo ?
R Certo. Ho suonato, nel periodo in cui ho abitato a Firenze, in duo con il pianista Carlo Bovani. Poi, dal duemila in poi, tornata a Livorno, ho iniziato ad appassionarmi al jazz ed ho iniziato a collaborare con Massimiliano Fantolini con cui ho anche fatto parte di un quartetto jazz, il Jbj Quartet, insieme a Sergio Consani.
D La tua voce ben si adatta a vari
generi…dal pop al rock…dai Queen a David Bowie, ma quale è il
tuo genere preferito ?
R Come ti dicevo, amo molto il jazz. Ma
mi sento profondamente una cantautrice di pop italiano.
Su Youtube, sul mio canale Anna Rubini,
si può vedere il mio ultimo video, “Arsenico e vecchi
merletti”, anteprima del mio disco di prossima uscita. Ad ogni
modo, per tutte le notizie è possibile rimanere aggiornati sulla mia
pagina FB Anna Rubini e sul gruppo FB Anna Rubini world.
D Quali sono i tuoi mostri sacri, i
tuoi cantanti e musicisti di riferimento ?
R Li hai citati: David Bowie e Freddie
Mercury!
MA se devo dirti una donna, certamente
non posso prescindere dalla divina Diana Krall.
Un esempio ineguagliabile.
D Salire su un palco da sempre una
emozione incredibile, quale il tuo stato d’animo quando ti presenti
davanti ad un pubblico ?
R All’inizio c’è sempre un po’ di
tremarella, specialmente se si tratta di un debutto.
Ma poi subentra quella meravigliosa
magia del palco che è una droga a tutti gli effetti…
E che non può non mancare.
D Progetti futuri ? Qualche esibizione
a breve, coronavirus permettendo ?
R Adesso è tutto fermo…. Aspettiamo
che si possa ricominciare qualcosa. Nel frattempo, posto qualche
video piano e voce sulla mia pagina.. Così, come se si trattasse di
un palcoscenico virtuale…
D Livorno e la musica…città che ha
“sfornato” centinaia e centinaia di artisti…ma non è mai
riuscita ad imporre una su “scuola labronica”…cosa pensi che
manchi per fare quel salto di qualità ?
R La consapevolezza di essere artisti
veri, destinati ad un pubblico più ampio, e non soltanto alle mura
lorenesi…
D Tutti noi abbiamo rimorsi e
rimpianti, tutti noi non siamo saliti sul benedetto treno che ci
aspettava…dove andava il tuo ?
R Io dico sempre che il mio treno non è
ancora arrivato….
D Chi è oggi Anna Rubini( o Anna
Maria Andreini) ?
R Una donna libera che ha ancora tanta voglia di imparare e di mettersi in gioco, e che ama sfidare i propri limiti, soprattutto in un ambito, quello artistico, in cui l’unica cosa che alla fine conta è quella di aver regalato un’emozione a qualcuno. Meglio se più di una, e meglio se più di qualcuno.
D Katia Vito, cantante e tastierista… nasce prima l’una o l’altra?
R Nasce prima il canto e dopo qualche
anno ho iniziato a studiare pianoforte.
D Hai fatto anche studi classici presso
l’intituto Mascagni se non sbaglio..
R Non ho fatto gli studi classici al
Mascagni, ma ho frequentato corsi di pianoforte e canto moderno
presso scuole di musica. Nel 2017 ho iniziato il mio percorso in
Conservatorio e attualmente frequento il III Anno Accademico del
Corso Canto Jazz .
D Ora stai facendo la “Onewomanband”
soddisfatta?
R È sempre stato il mio sogno cantare
e potermi accompagnare al pianoforte. Soddisfatta sì, anche se mi
piace di più condividere il palco con altri musicisti.
D Hai mai fatto parte di una band?
R Si, ho fatto parte di alcune band. Attualmente sono all’interno di un progetto tutto al femminile, musicale ed editoriale intitolato Black Diamond ideato da Elisabetta Agonigi. Siamo un trio: io canto e suono il pianoforte, Roberta Picchianti la batteria e Ada Salvatori il basso e contrabbasso. Eseguiamo cover ed inediti in stile pop/soul. Siamo anche protagoniste del fumetto chiamato “Ultimo volo”.
D Katia quali sono i tuoi punti di
riferimento, musicalmente parlando sia come tastierista che come
cantante?
R Sono cresciuta ascoltando Michael
Jackson, Queen, Stewie Wonder, Mariah Carey e Whitney Houston.
Attualmente seguo molto Lady Gaga, che per me è un’ artista
completa, guardo molto le sue perfomance, soprattutto quelle piano e
voce. Ascolto anche Alicia Keys, Norah Jones, Beyoncè.
D Suoni e canti un po’ di tutto, dal
pop al jazz, ma qual è il tuo genere preferito?
R Canto molto più pop, che jazz.. Il
mio genere preferito è il soul, e R&B
D Progetti futuri, magari un cd,
concerti in vista, corona virus permettendo?
R Bè.. intanto finire il Triennio di
Conservatorio, fare serate, lavorare sugli inediti e cantarli e
presentarli alle serate.. Poi magari il Cd.. sarebbe bello!
D Un tuo sogno nel cassetto e un tuo
grande rimpianto
R Ma!… un rimpianto è quello di non
aver iniziato prima a studiare musica, e di non aver creduto subito
in me stessa. ..Il mio sogno è quello di cantare a New York..
D Chi è oggi Katia Vito
R La Katia Vito di oggi è più decisa e determinata, ho le idee chiare di quello che voglio fare veramente. Non sono diventata una cantante famosa ma sono comunque felice di fare la cantante anche suonando e cantando nei piccoli locali perchè faccio quello che ho sempre sognato di fare. Ho ancora tanto da lavorare e studiare molto.. l’importante è non stare fermi!!
D Valerio Voliani, cantante. Cantanti si nasce o si diventa?
R Ciao Massimo.
Non credo ci sia una regola ben precisa a riguardo. Il canto è una
forma d’ arte come tante altre e per ognuna di esse, c’è chi ha
più attitudine e chi meno. Io sono un autodidatta da quasi
trent’anni e non mi sento di definirmi Cantante: sono più
interprete di ciò che scrivo e arrangio, ossessionato dalla voglia
di esprimere ciò che mi divora l’anima. Sono una persona che non
campa di musica ma che vive per essa.
D Dal 2015 sei il FRONTMAN dei
Diesanera, ottimo gruppo…come nasce questa idea?
R L’idea è
nata quando ho incontrato Ilario Danti. Al tempo suonavamo entrambi
in una Gothic band di Pisa. Le canzoni che suonavamo in quel periodo
erano molto carine ma non ci rappresentavano fino in fondo. Di comune
accordo lasciammo la band!
In quel periodo
abitavo in una piccola casa in affitto nella periferia di Livorno,
così allestimmo la cantina come un vero e proprio studio di
registrazione e cominciammo a scrivere nuove canzoni, molte delle
quali sono finite in CRUMBS
D La vostra musica è difficilmente
catalogabile, una sorta di alternative Gothic rock molto
intrigante…
R Ti ringrazio
per il “difficilmente catalogabile”, vuol dire che abbiamo fatto
un buon lavoro.
Penso che l’identità di una band sia la cosa più importante, un modo per distinguersi dalla massa e ottenere più seguito. Nella nostra musica puoi trovare un po’ tutto: dalla synth new wave al dark, dal Gothic ad atmosfere progressive. Il primo album è stato una specie di test per vedere se il percorso intrapreso fosse quello giusto. Il secondo lavoro sarà molto più maturo ed omogeneo
D Prima dei Diesanera hai fatto parte
di altri gruppi?
R Penso di essere
uno dei pochi veterani livornesi rimasti attivi dagli anni ’90…la
mia esperienza musicale è partita nel lontano 1995 come frontman
della rock band Kanthina. Ho un bellissimo ricordo di quella realtà.
In quel periodo Livorno pullulava di bravissimi musicisti, molti
spazi per suonare e grande supporto da parte di tutte le band.
Nel ‘97 entrai
a far parte degli ICYCORE con i quali ho iniziato un percorso un po’
più professionale pubblicando 2 album, uno autoprodotto e l’altro
prodotto dalla SPV tedesca, ed ho collaborato poi alla stesura del
terzo.
Nell’arco di 25
anni ho avuto diversi progetti, pubblicato 5 album, due greatest hits
distribuiti in tutto il mondo, collaborato con artisti nostrani ed
internazionali e negli ultimi anni ho avuto anche esperienze nel
campo dei musical.
D Tornando a voi, CRUMBS è il vostro
album-biglietto da visita. Ha avuto una lunga gestazione e solo nel
2016 è stata pronta la stesura definitiva…soddisfatti?
R Non penso che
un anno sia un tempo poi cosi lungo per la stesura di un disco,
soprattutto se si riparte da zero! In verità ci riteniamo molto
soddisfatti.
Quando crei un
nuovo progetto non sai mai quanto potrà durare. È necessario un
periodo per trovare complicità con i musicisti che ti affiancano, a
volte buttando via tempo e risorse per un obiettivo comune. Ho visto
tanti gruppi sciogliersi dopo neanche un anno di attività, altri
cambiare line up ogni due mesi. Spesso le priorità cambiano negli
anni, cosa che per adesso non è ancora successa a noi.
D Progetti futuri, qualche concerto
magari in città anche se il momento non è dei più felici?
R Stiamo
aspettando il momento giusto per fare uscire il secondo album.
Abbiamo già il master pronto, stiamo ultimando il montaggio del
primo video clip e riorganizzando le scenografie per quanto riguarda
i live.
Purtroppo questo
periodo sta rallentando la tabella di marcia, ma a fine mese
sceglieremo le nuove strategie da attuare per la promozione e
distribuzione del nuovo album e la riorganizzazione di tutti i live.
Per quanto riguarda suonare in città, non so che dire…
Dal 2016 ad oggi
siamo riusciti a suonare a Livorno solo una volta presso l’Ex
Caserma Occupata!
Pochi sono i
locali rimasti aperti che danno spazio a musica come la nostra e poco
è l’interesse delle persone per la musica inedita in generale.
Spero che questa situazione cambi al più presto o vedremo palchi
infestati solamente da tribute band (che rispetto ma non condivido) o
soggetti sociopatici con milioni di visualizzazioni su YouTube.
D Valerio quali sono stati i tuoi
cantanti di riferimento?
R Tantissimi per
la verità’…ma quello che forse è più riuscito a cambiare la
percezione che ho adesso della musica è stato Geoff Tate dei
Queensryche.
D La vita di ognuno di noi è piena di
rimorsi e rinunce che “ci rodono” …quale è il tuo più grande
rimpianto, musicalmente parlando?
R Penso che il
mio più grosso rimpianto sia stato quello di non aver aperto bene
gli occhi quando alcune situazioni mi chiedevano di farlo. Ho
bruciato qualche anno della mia vita dando importanza ad alcuni
progetti che, col senno di poi, si sono rivelati solamente “partite
di calcetto”, musicisti con ottime potenzialità che non hanno
saputo fare rinunce o che hanno messo la musica in secondo piano.
D Chi è oggi Valerio Voliani?
R La stessa persona di 25 anni fa. Un po’ più razionale, un po’ più riflessivo, che fa bagaglio dei propri errori per poi commetterne altri…con qualche chilo in più e qualche capello di meno, ma con la stessa voglia di spaccare il mondo