RICCARDO GIOLI

D E’ il 1977 e nasce il gruppo punk Killing Eyes con Riccardo Gioli alla voce…raccontaci…

R Insieme ai Traumatic eravamo gli unici gruppi punk della scena livornese.

Il gruppo era composto da un set di batteria , 2 chitarre , un pianoforte e la voce.

L’idea del gruppo e la direzione punk rock la prendemmo io ed uno dei chitarristi, White, e da subito si aggregarono Max alla batteria , il suo amico Gigi alle tastiere e il Caponi alla seconda chitarra. Con Andrea Caponi e White avevo già avuto esperienze musicali, il bassista ci è mancato il primo anno, successivamente si aggregò al nostro gruppo il Vastola dei Traumatic.

Il gruppo nel giro di tre anni si modificò, sia nei componenti che nel genere, tra la new wave e il primo dark.

D Johnny Rotten, Joe Strummer immagino i tuoi punti di riferimento…

R No, i miei punti di riferimento di all’ora, ed in parte anche oggi erano gli Stooges, Velvet Underground e Bauhaus.

D Nel 1982 il gruppo si scioglie, che successe?

R I motivi sono molteplici: la mancanza di un salto di qualità e la voglia di cambiare e sperimentare che mi ha sempre contraddistinto.

Presi sempre maggiore confidenza con l’elettronica, credo di essere stato il primo a Livorno a comporre con un computer musicale, lo feci arrivare appena presentato al Salone di Francoforte: Yamaha CX5M, in quegli anni ancora il rock classico regnava nella città, mentre io, il Mangoni ed il Vastola, in modo diverso ed individuale cercavamo forme nuove di espressione musicale, la mia più elettronica, Max più pop e Fabrizio più post rock.

Questo ha arricchito molto il nostro bagaglio culturale.

D E dopo i Killing non hai mica smesso di cantare ?

R No, ma ho molto alternato.

La composizione mi ha sempre affascinato e trascinato in molte collaborazioni.

Dalla Dance e New Wave Pop dei T.O.Y. , Three Of You, alle colonne sonore e sonorizzazioni per spettacoli sia teatrali che Dance, collaborando con L’isola del Teatro, Virzi nella sua prima opera teatrale ( La bomba nel Teatro ), con il Direttore di Orchestra Stefano Visconti, Francesco Graziosi scenografo e grafico, Sacripanti ed altre.

 

D Voi e i Traumatic eravate i gruppi “incendiari” nella Livorno degli anni 70…che ricordi hai ?

R Bellissimi, la scena era bella, anche se spesso depressa vista la realtà cittadina, ma stimolante al proprio interno. Le idee fra gruppi circolavano, sopratutto fra quelli della prima generazione, quelli del collettivo musicale; le successive generazioni la vivevano con più agonismo e meno arricchimento.

Si scambiava tutto, eravamo sempre in gruppo, i concerti che andavamo a vedere, spesso a Firenze, erano gite di gruppo, molto divertente e stimolante.

D In questo periodo molti gruppi hanno avuto la voglia e il coraggio di “reunion”. Quando vedremo di nuovo insieme i Killing Eyes ?

D Ma non so, non mi piace la parola MAI

D Riccardo, hai un rimorso, un rimpianto per una occasione non sfruttata, musicalmente parlando ?

R Anche su questo non saprei, forse non aver potuto provare una esperienza musicale estera in quel periodo.

Come sai gli anni 70/80 erano tosti, non era semplice essere quelle che si era.

 

D Chi è oggi Riccardo Gioli ?

R Lo stesso Riccardo Gioli ma con un bel po di trascorso dietro.

 

ROLLING STONES, Lucca 23/9/2017

Era il 1 novembre del 1966, il giorno del mio decimo compleanno.

Suonò alla porta il mio vicino di pianerottolo, Nello, di alcuni anni più grande di me. Appassionato di musica, come me. Meglio, di canzonette. Si perchè al tempo ero un fan sfegatato di Gianni Morandi. “In ginocchio da te”, “Non son degno di te”, “Se non avessi più te” “La fisarmonica” erano che sue canzoni che sapevo a memoria. Addirittura ritagliavo le sue fotografie stampate sulle riviste del tempo che comprava mia madre e le incollavo, con acqua e farina, su un quaderno sulla cui copertina campeggiava la scritta “Foto di Gianni”, come fosse uno di famiglia.

Aprii il pacchetto di Nello con trepidazione, avevo già capito che si trattava di un 45 giri.

Dentro c’era la canzone di un nuovo gruppo inglese, come mi disse Nello, i Rolling Stones. La canzone del lato A era Paint it black, quella del lato B Long long while. Misi subito nel mangiadischi Paint it black…un brivido mi percorse la schiena…da quel momento la mia vita, musicalmente parlando, non sarebbe stata più la stessa.

             

Lo stesso brivido l’ho provato ieri sera, alle ore 21,55 quando le stesse note di Paint it black sono risuonate a Lucca, durante il concerto dei Rolling Stones.

In una location assurda, sia come logistica che come acustica, i “ragazzi” hanno dato il meglio. Certo, magari prima di andare a dormire qualcuno di loro avrà preso la pillola per la prostata, un altro quella per la pressione, un altro ancora per la gastrite, ma credetemi, questi non hanno fatto un patto con il diavolo…si sono comprati l’inferno !!! Non penso ci sia un aggettivo per spiegare a chi non era presente il loro show di ieri sera a Lucca…impossibile…

Una grande, grandissima soddisfazione l’abbiamo avuta noi che purtroppo abbiamo i capelli color argento (i più fortunati…) quando abbiamo notato, per la prim volta, che il 70 % dei presenti erano under 30. Under 30 che sapevano a memoria le canzoni, le cantavano, le commentavano…

Si, c’è sempre vita là fuori…

LUCIANO TROVATO

 

D E’ il 1975 quando nasce il gruppo Lettera di Cambio con Luciano Trovato al basso…

R Si è stato un progetto creato per proporre musica nostra dopo altre esperienze con altri gruppi

D Perchè il basso, in un mondo dominato dalle chitarre ?

R Perché,anche se ho iniziato ad 11 anni ad imparare la musica con il maestro Meneghino per poi passare alla chitarra con il maestro Silvestrini gli step successivi erano quelli di formare piccole band e a quel punto mi sono sentito attratto dal basso e dalle sezioni ritmiche abbandonando la chitarra anche se la continuo a suonare per diletto.

D La Lettera di Cambio era un gruppo di molti elementi, dal suono poderoso, che non passava inosservato; infatti avete passato qualche giorno a Milano per registrare un disco all’editoriale Sciascia che purtroppo non è mai uscito…come mai?

R Si è stata una bella esperienza all’editoriale Sciascia che era già diventata la Vedette Records.

Con l’aiuto del maestro Francesco Anselmo di Milano noto anche come Selmoco,furono arrangiati i nostri pezzi che erano del genere rock progressivo e fu fatto un album che non uscì per il motivo che non erano brani commerciali anche se avevano proposto la promozione con i concerti di un loro gruppo di punta che erano gli INTI ILLIMANI

D Nel 1977 il gruppo si scioglie…che successe?

R Niente di particolare. Naturale fine per altri interessi musicali

D Oggi fai parte di Zoo Station U2 Tribute Band, ottimo gruppo che ho avuto il piacere si sentire esibirsi dal vivo…come nasce questo amore per gli U2 ?

R Io ho sempre seguito la musica a 360 gradi e quando mi hanno proposto di fare una tribute band degli U2 ho accettato con molto piacere ed il fatto stesso che siamo insieme dal 2001 è un segnale che abbiamo instaurato anche un rapporto di grande amicizia

D Tra Lettera di cambio e Zoo Station che ha fatto Luciano Trovato, musicalmente parlando ?

R Dopo l’esperienza della Lettera di Cambio ,mi è stato proposto di suonare la musica da sala come era in voga in quel periodo e sono entrato a far parte di una delle migliori formazioni del momento che era L’Ultima Follia capitanata da Alberto Piro con la quale suonavamo nei migliori locali della Toscana e facevamo dalle 200 alle 220 date l’anno.

Dopo la mia uscita dal gruppo nel 1985,ho continuato a suonare in altre band di diverso genere musicale fino al progetto U2

D Sia nella Lettera che nel Zoo Station sei al fianco di Gianni Ponzetta…coincidenza o legame di amicizia profondo?

R È stata una coincidenza ma avuta anche per una grande amicizia che ci ha sempre legato

D Quali sono i tuoi bassisti di riferimento ?

R Roger Glover dei Deep Purple e Gary Thain degli Uriah Heep

D Quando quel treno ti è passato davanti e per mille motivi non sei riuscito a salire ?

R Qualche treno nel 1973 è passato e che avrei potuto sfruttare se non fossero nati contrasti con la mia famiglia che non vedeva di buon occhio la vita del musicista professionista.

D Chi è oggi Luciano Trovato ?

R È una persona che abbina al lavoro la passione innata per la musica e che spera di poterlo fare ancora per altri anni

ANDREA CAPONI

1 E’ il 1977 quando in piena esplosione punk a Livorno si formano i Killing Eyes e Andrea Caponi è alla chitarra…

Erano anni di forte fermento, Il punk fu dirompente come un corto circuito. Era ovvio che le giovani generazioni potevano essere folgorate da questo fenomeno.

Chi aveva dimestichezza con uno strumento adeguato per questo genere di musica, si sentiva quasi legittimato a suonare in una band.

Avevo già formato un gruppo in precedenza, gli StoneHouse, con Riccardo Gioli, Angelo Pieroni alla batteria, Massimo Vecchi alla chitarra e Alessandro Minuti al basso, che successivamente divenne il bassista della prima formazione dell’Ottavo Padiglione, prima della sua prematura scomparsa. Poi con Riccardo e Massimiliano Mangoni formammo i Killing Eyes

2 Immagino che i vostri punti di riferimento avevano i nomi di Clash , Sex Pistols ecc.

Clash, SexPistols, ma anche Television per non parlare dei Velvet Underground…punti di riferimento non solo per lo stile musicale, ma anche per il modo di vestire, anche se lo stile di vita era distante anni luce da quello delle grandi città.

3 L’amore per il punk nasce e muore in breve tempo; infatti vi dedicate ben presto a sonorità underground…perchè questa scelta?

Il punk però ci ha aiutato ad apprezzare generi musicali più complessi e con sonorità più articolate. L’underground era il genere che ci rappresentava meglio, per quella voglia di sentirsi “diversi” dalla massa.

4 Che ricordi hai della scena musicale in città in quei tempi di cambiamento delle sonorità con il superamento del beat e la disco dietro l’angolo?

La musica stava attraversando un momento di transizione. Il rock progressivo si vedeva oscurato dalla disco music, che prese il sopravvento sul mercato discografico di massa. Nonostante tutto questo in Italia c’era ancora la convinzione circa la possibilità per gruppi e cantautori di emergere e sostenere uno stile proprio nel panorama musicale italiano, vedi la casa discografica Cramps.

5 Dopo i Killing Eyes che hai fatto…mica avrai smesso di suonare ?

Nel 1980 lasciai la formazione, ed insieme ad Angelo Pieroni fui coinvolto in un nuovo progetto, nacque il gruppo “JazzRock Magazine”, una band che si ispirava alle sonorità dei gruppi come i Weather Report e i nostrani Perigeo.

Purtroppo, nell’estate del 1981, un incidente motociclistico, mi causò paralisi del braccio destro, e dovetti purtroppo lasciare il gruppo e ad interrompere la mia attività di chitarrista.

Sono quindi uscito dal “giro”, sposandomi e dedicandomi al lavoro e alla famiglia.

Fortunatamente negli anni sono riuscito a recuperare l’uso del braccio e nel 2005 mi rimetto in gioco, formando con Marco e Jonathan Lemmi, Luca Mariani e Maurizio Fraschi i “Dendroica”,

Registrammo una demo, apparizioni live in giro per le provincie di Livorno e Pisa.

Nel 2006 lascio il gruppo forse nel momento migliore, ma l’impegno diventò progressivamente incompatibile con gli equilibri familiari.

6 Sei rimasto in contatto con i tuoi compagni ? E’ tempo di reunion, mai pensato ad una versione 2017 dei Killing Eyes ?

Ovviamente non ho mai smesso di sentirmi con alcuni componenti dei gruppi dove ho suonato, ma anche se pur sporadicamente con gli amici dei gruppi “antagonisti” (Mauro Manetti di Autonomia Musicale, Piero Contorno e Nicola Melani dei Thugs, Paul Moss e Luca Scotto della Immigration Office Band…).

Per quanto riguarda una reunion, non ci abbiamo ancora pensato, chissà…

7 La tua mail dice tutto…se ti dico Mark Knopfler che mi rispondi ? Immagino un grande amore… (siamo in due.ndr)…

Si, il 1978 fui folgorato dal sound Dire Straits, influenzando il mio stile nel suonare la chitarra. Un ammirazione che tutt’ora è sempre viva.

8 Andrea, qualche rimpianto, qualche occasione non sfruttata ?

Nessun rimpianto, solo il non aver potuto sfruttare ulteriori opportunità a causa di quel maledetto incidente.

9 Cosa è rimasto di quegli anni formidabili, a parte la gioventù…

La cosa più bella che ricordo è che la voglia di suonare e di condividere questo movimento non creò rivalità tra le bands. Ci alternavamo nelle esibizioni prestandoci a vicenda strumenti ed amplificazione ed andavamo ad assistere alle serate degli altri gruppi con piacere.

Poi i ricordi legati allle esibizioni live, in particolar modo ai concerti di apertura durante le varie feste popolari (dell’Unità, dell’Avanti, di Democrazia Popolare,..) per gruppi del calibro come gli Area, Carnascialia di Mauro Pagani, ecc..

10 Chi è oggi Andrea Caponi ?

E’ ancora un ragazzo con la musica e la chitarra nel DNA. Lavoro, famiglia e fotografia sono le attività che mi coinvolgono quotidianamente.

C’è in cantiere un nuovo progetto musicale, ancora top secret, che sto valutando. Nei prossimi giorni prenderò la decisione se farne parte o meno. Vedremo.

GIGI DOMENICI

D Era il 1978 e si forma il gruppo Magnum con Gigi Domenici alla batteria…

R Si, era il lontano ’78 quando si forma il gruppo Magnum con me “prestato” alla batteria, essendo tastierista, produzione prestigiosa di Natale Massara per Dischi Ricordi, altri livornesi presenti Antonio Liotto e Mondo Guidi adesso a Londra ed il chitarrista Mario Michelucci.

D Avete partecipato anche alla trasmissione Super classifica show per promuovere un disco mix con tutti i brani di Battisti…approdaste anche a Disco Ring…mica poco…una bella soddisfazioneuna bella soddisfazione…

R Partecipammo a varie trasmissioni televisive e spettacoli live, facendo nei tre mesi estivi la stupenda vita delle rock-star ma anche oltremodo stancante con continui spostamenti in macchina e treno tra livorno, roma e milano ed altre località minori: spettacoli, studio di registrazione, servizi fotografici, alberghi, ristoranti e persino fan che ci chiedevano l’autografo!

Insomma, per noi era il paradiso in terra

 

 

D Eravate un supergruppo…7 elementi con due splendide cantanti…come è successo che vi siete sciolti?

R Era un tentativo di produz discografica come ce ne erano tantissimi in quel periodo; e come tanti altri non ha avuto seguito.

D E dopo i Magnum non hai mica attaccato le bacchette al chiodo?

R Io per la verità sono un pianista\tastierista; ero solo “prestato” alla batteria. e comunque non ho davvero smesso di suonare

D Anni 70…bellissimi anni…che differenze trovi tra la scena musicale del tempo e l’attuale?

R La differenza tra allora e adesso sta solo nel fatto che allora il mercato tirava e giravano parecchi soldi, oggi si vedono solo autoproduzioni, il più delle volte scadenti o cervellotiche… ma qui si scade in un problema di politica ed economia che è meglio non toccare

D Quali sono le tue fonti di ispirazione? I tuoi maestri, musicalmente parlando?

R Io sono nato musicalmente con i Beatles che adoro tutt’oggi, poi mi sono innamorato del progressive inglese ed usa, per scoprire infine l’R&B ed il funky stile Earth Wind & Fire. Trovo che oggi la scena musicale dica veramente poco…

D Oltre alla batteria suoni anche la chitarra…

R Si, la chitarra sia acustica che elettrica, il sax, il flauto traverso, il basso, alcune percussioni… io dico sempre, scherzando, che il Piano è mia moglie e la chitarra, la mia amante

D Gigi, qual’è il treno sul quale non sei salito?

R Treni persi? ….alcuni si… per inesperienza, troppo giovane età, e… livornesaggine (di questo per fortuna sono guarito) ah ah ah

D Chi è oggi Gigi Domenici?

R Oggi? domandona… dentro sono lo stesso 15enne innamorato della musica che probabilmente non mi ha restituito ciò che le ho dato in tutti questi anni, ma. come si suol dire “al cuor non si comanda”

GIAMPIERO SANZANI

D Te e la tua chitarra…come nasce un amore…

R Ho iniziato con studi classici che ho dovuto abbandonare dopo qualche anno per motivi di studio, ma che ho portato avanti da solo come autodidatta sempre fortemente attratto dal mondo dei suoni. Dalla chitarra classica sono passato al basso elettrico che ho suonato in molti gruppi dai generi più disparati.

D Il tuo primo gruppo sono stati Alogena…new wave…raccontaci

R Eravamo un gruppo molto giovane (da 16 a 21 anni) ma con molta energia, io ero voce solista e bassista, poi Piero Bruni alla chitarra (in seguito bassista dei Sux) Giulio Pomponi alle tastiere (in seguito tastierista dei Virginiana Miller) e alla batteria Rudy Macak.

A fare new wave in italiano, in quel periodo, a Livorno, probabilmente in vita c’eravamo solo noi. Vincemmo un RockContest, arrivammo in finale a Livorno Rock e fummo selezionati anche dal contest di Controradio. Per un gruppo di giovincelli furono dei risultati interessanti, ma il gruppo nonostante questo si sciolse dopo qualche anno. Siamo rimasti amici e abbiamo continuato a collaborare insieme in altri progetti musicali.

D Per arrivare al grande progetto Sursumcorda…

R Si infatti, con Piero Bruni abbiamo fondato dopo diversi anni e diverse esperienze separati (anche per problemi di distanza) questo gruppo “aperto”: un progetto sull’asse Toscano-Lombardo, ricco di collaborazioni esterne attorno a un nucleo centrale di compositori.

E’ un progetto che ha attraversato molte trasformazioni d’organico ma a tutt’oggi è sempre molto attivo.

D Perchè questo nome di derivazione latina (in alto i cuori)…un retaggio di studi classici o c’è altro ?

R Il nome deriva dal detto popolare “su con la vita” quello che dicevano i nostri nonni per spronarci a reagire, inoltre è presente la parola “corda” che oltre a ricordarci un elemento fondamentale dei nostri strumenti ha, appunto, anche il significato di “cuore”.

D Una curiosità…Giampiero Sanzari detto “nero”…perchè?

RDeriva dal mio passato new wave il periodo scuro nel quale non brillavo in socievolezza.

D Vi dedicate soprattutto a colonne sonore; come nasce questa scelta?

RIl progetto è nato con l’intento di fondere suoni e personalità musicali di mondi e culture diverse; la musica viene vista non solo nel suo aspetto classico, ma anche in quello popolare, etnico o addirittura rudimentale. Questa impostazione ha favorito una grande elasticità nella composizione e una forte adattabilità del suono alle immagini. Siamo partiti con questa idea componendo canzoni che abbiamo cantato e suonato in su e giù per l’Italia anche in teatri e arene importanti come Il Piccolo teatro di Milano, il teatro cinema Odeon di Firenze, il Teatro Civico a Vercelli, piazza Castello a Torino etc etc In tutti i casi le nostre scalette erano in parte cantate e in parte strumentali. Accanto all’attività live però c’è sempre stata la composizione di colonne sonore in studio. Oggi l’attività è concentrata sulle colonne sonore sia per motivi economici che di gratificazione personale: abbiamo composto colonne sonore per sei lungometraggi (alcuni in corso d’opera) e numerosi documentari e cortometraggi vincendo 7 premi per la musica e il suono.

D Nel 2004 avete pubblicato “L’albero dei Bradipi”, nel 2006 “In volo”, nel 2009 “Musica di argilla” ma è nel 2010 con l’album doppio “La porta dietro la cascata” e i suoi “frattali” che vi fate conoscere a grande pubblico…

RQuel disco è stato un sforzo enorme, un anno e mezzo chiusi in uno studio di registrazione a Milano (Accademia del suono): 24 musicisti coinvolti, personalità molto differenti e accostamenti sonori unici e inusuali, come ad esempio un quartetto d’archi con un mangbetu, un cristallarmonio su un intreccio di chitarre classiche e molto altro ancora. Durante la lavorazione ci siamo accorti che i brani erano così ricchi di arrangiamenti, che alcuni potevano “figliare” nuove composizioni, per questo abbiamo deciso di raccoglierle in un secondo CD e fare di tutto il lavoro un disco doppio.

Dopo “La Porta” abbiamo fatto il tour che purtroppo abbiamo dovuto organizzare con le nostre forze per un incomprensione della produzione rispetto agli obbiettivi della parte creativa.

Come ho detto prima, il tour ci ha dato tantissime soddisfazioni. Il disco ha ricevuto moltissime recensioni positive raddoppiate nel disco successivo “Musica d’acqua” grazie al lavoro dell’ufficio stampa “Synpress” di Donato e Francesca; di quest’ultimo la copertina è un dipinto del pittore Franco Sumberaz, livornese come me e te.

D Quali sono le tue influenze musicali ?

RHo divorato di tutto, qualsiasi genere musicale possiede bellezza e genialità. In tempi più maturi mi ha ispirato molto Fiorenzo Carpi, del quale sto progettando un documentario insieme a Fausto Caviglia.

D Sei al corrente della scena musicale livornese, conosci qualche musicista della tua città con il quale vorresti avere una collaborazione ?

RNegli ultimi anni purtroppo ho frequentato di più la scena milanese quindi non conosco gli ultimi sviluppi, mi piace molto Bobo Rondelli. A Livorno collaboro col musicista Franco Volpi e il suo alter ego “Poliziotto”.

D Chi è oggi Giampiero Sanzari ?

R Oggi posso ritenermi fortunato perché. pur attraversando varie vicissitudini. vivo bene continuando a lavorare nel mondo dei suoni: compongo colonne sonore con i Sursumcorda e mi occupo dell’audio di film, documentari e cortometraggi indipendenti, dalla registrazione al restauro dei dialoghi, dal sound design al suono mixato e finito.

CLAUDIO CIGNONI

 

D Suoni la chitarra da un po’ di tempo eppure fino a poco tempo fa non hai mai fatto parte di un gruppo…

R Ho iniziato tardi a suonare , non so il perché, ora sono 5 anni. Autodidatta, principalmente da solo, mi ha mosso la passione.

D Oggi però qualcosa si muove…so che hai formato un gruppo…raccontaci

R Con diversi amici ho iniziato a suonare occasionalmente, Gianni Ponzetta, Mauro Pietrini, Claudio Dipaco, Giovanni Dirocca e molti altri. Poi ho conosciuto diversi colleghi che suonavano, e abbiamo creato un gruppo che abbiamo chiamato, Gruppo Aziendale. Siamo 5, 2 chitarre, 1 basso, percussioni e cantante;con lei ho fatto diverse serate duettando in acustica.

D Quali sono i tuoi gusti musicali, le tue influenze?

R I generi musicali che prediligo, sono generalmente i creatori del ritmo, blues, rock and roll, country, ma non disdegno, anche la musica italiana, Vasco Rossi, Zucchero…

D Cosa provi suonando la tua chitarra?

R Impugnare la chitarra è come salire in sella ad una moto, riesci a viaggiare anche stando fermo.

D C’è un musicista livornese che ammiri particolarmente e vorresti suonare con lui?

R Si ammiro moltissimo il grande Roberto Luti e ovviamente mi piacerebbe suonare con lui…sembrerebbe impossibile, io con un chitarrista di fama mondiale, ma conoscendo la sua umiltà mai dire mai…magari una “jemmettina”…

D A tutti è capitato di rimpiangere una occasione perduta. Musicalmente parlando quale è la tua occasione non sfruttata?

R L’occasione persa è data dal fatto che partire a 49 anni un po’ ti limita, devi cercare subito di fare bene. Tornassi indietro…

D Spesso ti esibisci con il gruppo, quali progetti futuri?

R Si ci siamo già esibiti, ma non avere tanti pezzi, ci impedisce di fare una serata intera come primo gruppo, però le jam e esibizioni con vari gruppi al seguito le facciamo, e stiamo cercando di aggiungere brani per poter avere più spazi.

D Chi è oggi Claudio Cignoni ?

R E uno come tanti nato a Livorno più di cinquanta anni fa. Ex marito con 2 figli di 10 anni(gemelli) ,dipendente Ospedaliero da 30 anni e con la passione per la musica, viaggi, mare ecc.. Chitarrista per passione…e che passione !

ROBERTO NAPOLI

D Ciao Roberto,
oggi sei un apprezzato professionista nel campo dello spettacolo sia nella oganizzazione che nella parte tecnica e strutturale.
Raccontaci un po’ come hai iniziato questa passione.
R Hai detto proprio la parola giusta “PASSIONE”!
– Ho iniziato a 9 anni a studiare pianoforte con la Prof.sa Itala Balestri Del Corona, e sotto la supervisione di mia nonna Giacomina, valente pianista ( Ho ancora oggi in bella vista il suo diploma conseguito al Conservatorio Santa Cecilia di Roma del 1929)
– Ma lo studio del classico,  andava un po’ stretto….sai di nascosto sentivo e seguivo gruppi rock, fusion, rythm and blues, jazz e progressive…così ho iniziato a 13 anni a suonare l’organo elettronico con il maestro Roberto Giorgi…Beh dopo poco ho messo su un gruppo musicale “Le Onde”, con Marco Gasperetti alla chitarra elettrica, Riccardo D’Alesio al basso e Marco Santinelli alla batteria e abbiamo debuttato in un concorso al cinema-teatro Imperiale di Tirrenia…credo fosse il 1971.. avevo 13 anni

D Ah quindi hai iniziato prestissimo ad esibirti in pubblico!
R Si con il gruppo abbiamo anche provato a fare qualche serata di ballabili….ma davvero eravamo ragazzini…poi la scuola, lo studio, lo sport…insomma tanti impegni non riuscivano a far sì che la musica fosse l’unica cosa..
– Nel ’74 ho costruito, insieme all’amico Marco Rombolini, oggi dirigente di Telegranducato, con Andrea Nannetti, oggi architetto e valente chitarrista e con Beppe Caturegli , oggi anche lui architetto e bassista, una “sala di registrazione” epocale !
– Avevamo avuto da mio padre la concessione di una stanza di una vecchia palazzina, al numero 27 di Corso Mazzini, dove l’azienda paterna aveva un deposito ed un laboratorio di pianoforti, E di buona lena decidemmo di trasformarla nel nostro studio di registrazione.
– Nacquero così i Dues Ex Machina, formazione di progressive rock con il sottoscritto alla tastiere, Andrea Nannetti alla chitarra , Beppe Caturegli al basso e Fabio Guidi alla batteria.

D Ah ecco ! i Deus ex Machina, mi risulta che i vostri concerti potevano durare anche due ore con sola vostra musica originale
R Si, guarda, i nostri brani avevano una linea melodica di base  da seguire con i famosi “stacchi” e poi tantissima improvvisazione. Ed era questa la formula vincente nel nostro genere. “Componevamo le nostre idee”, era davvero musica genuina, suonata con tutto di noi stessi. A volte ci sorprendevamo di come ci sembravano belli i brani!

D Dopo l’esperienza con i Deus ex Machina non avrai mica attaccato le tastiere al chiodo?
R Tutt’altro ! Ho iniziato una splendida età della maturità, sia nel senso della giovinezza, sia nel senso musicale. Ho conosciuto Valerio D’Alelio, batterista dei Modì, che, forse un po’ affascinato dal mio modus, mi propose di provare a fare un duo per serate negli alberghi e negli american bar (quelli che stavano diventando i piano bar); ovviamente accettai di buon grado ed insieme abbiamo fatto moltissime serate pianoforte, voce, batteria e percussioni, un po’ atipico come progetto ma validissimo.
– Negli anni immediatamente a seguire lo stesso Valerio parlò con Andrea Nannetti, che frequentava la facoltà di Architettura a Firenze, di un certo cantante napoletano, Andrea Ardia, che viveva a Firenze e che cercava un gruppo per le sue serate….non ricordo esattamente come ma finimmo nel capoluogo toscano per una serie di serate di musica napoletana con questo cantante…che dire ..facevamo la “professione”!
Dal 1996 al 1998 ripresi l’attivitą di musicista insieme a Carlo Cavallini e Simone Ricci che erano insegnanti, di batteria il primo e di chitarra il secondo, nel mio negozio in Piazza della Repubblica.
Il gruppo si chiamava Noise Gate ed avevamo come cantante la giovanissima Francesca Celati, con Paolo Lucchesi al basso, Carlo Cavallini alla batteria, Simone Ricci alla chitarra ed io all’hammond ed al piano elettrico. Con questo gruppo abbiamo “girato” in lungo e largo la costa da Grosseto a Pisa e devo dire che č stata una bellissima esperienza, facevamo cover di Robben Ford, Eric Clapton, Jimi Hendrix, Steve Wonder, etc..

D Portare il cognome Napoli ed essere figlio del proprietario del più famoso negozio di strumenti musicali a Livorno ti ha in un certo senso “obbligato” ad essere un musicista…
R Guarda non è detto. Io sono il secondo di tre figli. Il primo non era portato per la musica in quanto poco dotato di orecchio musicale, la terza, che purtroppo ci ha lasciato ancora giovanissima, credo abbia provato ma senza successo. Ritengo che comunque tutti debbano provare a suonare…è troppo bello saperlo fare….se uno ci riesce a qualsiasi livello… Tornando alla domanda…figurati io non ho sentito nessun obbligo…forse sono stato “facilitato”..dal buon orecchio musicale..ma ne ero attratto senza alcuno sforzo!

D Che ricordi hai del panorama musicale degli anni 70 a Livorno?
R Sinceramente devo dirti che ho sempre seguito tutto e tutti, anche di nascosto ai miei genitori…andavo nelle cantine sui “fossi” per ascoltare i gruppi che suonavano ( magari erano anche clienti del negozio di mio padre..)
– Poi ho conosciuto Alessio Colombini, chitarrista amico di Valerio D’Alelio, anche lui nella formazione dei Modì… ed è nata una collaborazione che ha portato mesi e mesi di incisioni nella “famosa” saletta sopra al magazzino dove sono nati progetti musicali davvero entusiasmanti per quell’eposca che portavamo in giro nelle case discografiche su “cassetta” a bordo della Dyane celeste di Alessio..(quanti viaggi a Roma e Milano!!) Alessio faceva pop leggero ed io musiche da film… Poi la CBS chiamò Alessio per un provino e lo portarono a Sanremo. Che bel periodo…

D Quali sono stati i tuoi riferimenti musicali, i tuoi generi preferiti ?
R So che dalla risposta dirai che non ci credi …ma io davvero ascolto e ho sempre ascoltato tutto..sono comunque stato attratto dal sound della produzione Motown senza eccezioni ..poi Ray Charles, Emerson, Lake e Palmer,Deep Purple, James Brown, Rufus Thomas, Premiata Forneria Marconi, Banco del Mutuo Soccorso, Le Orme, Genesis, Pink Floyd, poi il jazz Oscar Peterson, Duke Ellington Count Basie, Glenn Miller, il leggero italiano con Mina,Dalla, Dik Dik, Nomadi, Camaleonti, Paoli, Battisti, De Andrè….e come faccio a dirteli tutti?

D In pratica non ti sei mai staccato dal mondo musicale; oggi sei un imprenditore tu stesso che organizza eventi da molti anni in città. Che differenza trovi tra la scena musicale dei “tuoi” anni e l’attuale? I giovani di oggi sono molto diversi da allora…
R La domanda necessiterebbe di una lunga ed elaborata risposta, ma cercherò di essere il più conciso possibile…
– E’ vero la musica fa parte del mio DNA, direi più in senso lato ed userei la parola spettacolo. Lo spettacolo è una parola che contiene i significati dell’essere artista. Per far sì che gli artisti possano esprimersi occorrono alcune cose: ovviamente l’ambiente e la buona organizzazione dell’evento, molte volte gli artisti sono trattati un po’ sommariamente come se tutto fosse “semplice”, nessuno pensa mai che l’artista ha un compito da svolgere e meglio si troverà, meglio lo svolgerà…Da questi piccoli presupposti ho pensato di, per così dire, allontanarmi un po’ dall’essere musicista concentrandomi sulla organizzazione degli eventi sia nella parte artistica che nella parte tecnico strutturale. Credo di avere ormai assodato una notevole esperienza tale da poter svolgere il ruolo di direttore artistico nel vero significato della parola. Purtroppo oggi si confonde il senso di questa parola, cosìcchè il referente artistico diventa automaticamente il direttore artistico, che è una cosa diversa….Ma spero di avere altra occasione per approfondire questo argomento..
– Certo che trovo differenze tra la scena dei “miei“ anni e quella odierna.. “Prima” suonare era una forma di aggregazione e confronto molto ambita dai giovani…solo il potersi comprare una chitarra era un sogno…suonarla e metter su un gruppo ne diventava la conseguenza più ovvia…Mi ricordo quando con l’amico Bartoli ed i Fratelli Cappanera organizzammo la prima edizione del Festivali Livorno Rock…era il 1990 ci arrivarono i dati sui gruppi musicali dell’anno precedente 88-89 e l’Anagrumba (associazione nazionale gruppi musicali di base) censì a Livorno oltre 170 gruppi musicali attivi.
Non esistevano ancora le basi musicali, non c’era ancora il boom dei computer musicali, insomma era, per così dire, tutto “vero” e quindi anche il formarsi dei gruppi era vero ed era in continuo fermento e divenire.
Credo che oggi si sia un po’ persa questa fase, quella del fermento e continuo divenire, ci si concentra di più su quello che l’elettronica può dare rispetto a quel mondo “analogico” dai sapori incerti e soggettivi…

D Roberto, c’è stato un treno sul quale non sei salito e non ti dai pace per questo?
R Sicuramente ho perso il famoso treno, chi non ne ha perso uno nella propria vita?. Forse più di uno. IL primo credo di averlo perso quando studiavo musica elettronica a Bologna e fui “richiamato” a Livorno per piccoli problemi di salute familiari. Oppure quando mi fu chiesto di seguire Alessio Colombini a Milano per essere il suo pianista. Oppure quando andai più volte a Londra, avrei dovuto rimanere li’?
– Magari mi sarei dovuto trasferire a Roma per meglio “entrare” in questo mondo… Ma sono tutte supposizioni in fondo. In realtà non ho rammarichi imprenditoriali forti, ho sempre cercato ed ancora lo faccio di essere me stesso, con passione ed entusiasmo.
– Tra l’altro sono stato ideatore e editore del periodico “Smart & co.” che per qualche anno ho distribuito nella nostra zona da Pisa a Cecina, rivolto ai giovani ed alle informazioni mensili sugli spettacoli con news su spettacolo, musica arte & cose varie, da cui l’acronimo…

D Tuoi progetti futuri ?
R Forse un sogno nel cassetto è costruire un polo artistico, un teatro-luogo, un agorà polivalente.

D Mi è stato detto che sei anche un collezionista di strumenti musicali appartenuti a musicisti importanti…

R Altra cosa carina…. ho tra i miei ricordi l’amplificatore da chitarra Crate che fu di Manlio Pepe e la batteria Pearl rossa che fu di Mirco Pacini, due musicisti della scena labronica indimenticati.
Poi ho ancora perfettamente funzionante un pianoforte Pleyel mezza coda del 1907 sul quale suonò Pietro Mascagni.

D Chi è oggi Roberto Napoli?
R ailLa domanda è strana, comunque interessante…. Roberto Napoli quest’anno celebra il 125° anniversario della fondazione della azienda familiare con la quale sostiene gli scopi morali ed artistici tramite la Associazione Pietro Napoli della quale è presidente.
Roberto è anche un imprenditore dello spettacolo a 360°, tant’è che molte volte è difficile fare la presentazione. In pratica, cercando di spiegare velocemente, da una parte gestisce una azienda di service audio-video-luci e allestimenti tecnici in genere con clienti e budget consolidati, dall’altra è manager di una serie di programmazioni artistiche ed organizzazioni artistiche anche a livello internazionale, infine mantiene una importante attività storica legata al noleggio- vendita  ed assistenza dei pianoforti.

Andy Paoli

Te e la tua chitarra…conosciuti e subito amore a prima vista?

Ho iniziato a suonare la chitarra molto presto, avevo 8 anni. Nessuno suonava uno strumento in famiglia, ricordo che rimasi folgorato vedendo suonare una chitarra acustica da un collega di lavoro di mio padre durante una cena. Da allora non ho mai smesso.

La mia prima esibizione si è svolta al cinema teatro dei Salesiani quando avevo 10 anni. Suonavo brani dei Deep Purple e di Ozzy e dopo pochi anni mi innamorai del sound di Stevie Ray Vaughan.

Te sei un virtuoso dello strumento, quali sono le tue influenze e i tuoi gusti musicali?

Sono stato influenzato da più artisti nel corso della mia crescita musicale; tra i tanti i più rilevanti sono sicuramente Jimi Hendrix, Jeff Beck, Gary Moore, Eric Clapton, Robben Ford. Ma il chitarrista che più mi ha influenzato è senza dubbio Stevie Ray Vaughan, che diventò un vero e proprio trip quando avevo 15 anni. Stavo tutti i pomeriggi a studiare e suonare i suoi licks tanto da diventare quasi un problema, nel senso che, nel mio piccolo, diventai praticamente un suo clone. Cercavo anche di vestirmi come si vestiva lui. Penso sia normale a 15 anni. Ricordo però che ascoltavo molto anche Gary Moore e Robben Ford e gradualmente ho cominciato a farmi contaminare anche da altri fino a raggiungere (spero) un mio stile personale qualche anno dopo, nel quale comunque il sound di SRV è sicuramente molto rilevante e fondamentale.

Livorno e la musica, difficile fare il musicista in questa città?

Per quanto riguarda la scena musicale livornese, ne ho parlato molto anche ad un intervista rilasciata proprio al Comune di Livorno (https://www.youtube.com/watch?v=mHMC-ZJ3tqM): non ne sono per niente entusiasta. Ma non tanto per i soliti discorsi, del tipo “ci sono pochi locali” o “i locali pagano poco”, quanto per l’atteggiamento delle istituzioni nei confronti della musica e dell’arte e cultura in genere. Un atteggiamento di totale disinteresse e anche di paura perchè le cose cambino e quindi, magari, si venga a rompere quella sorta di apparente equilibrio che garantisce la poltrona al sindaco, assessori e company. E’ questa una città molto ferma, che non cambia mai. E non cambia mai perchè, chi dovrebbe, non fa mai delle scelte profonde, nel bene o nel male. E d’altra parte noi livornesi siamo tutti un pò così: ci basta avere le nostre cosine, andare al mare da aprile a settembre, fare appena appena l’indispensabile (anzi il meno possibile) e poi siamo tutti contenti. Penso che purtroppo ci sia poco da fare, sono convinto che ognuno ha le istituzioni che si merita!

Quali i tuoi progetti futuri ? Dove è possibile venire a sentirti suonare a breve ?

Attualmente sono molto impegnato in un intenso tour estivo in tutta Italia (purtroppo quasi mai in Toscana) con i Blood Brothers – Bruce Springsteen Tribute Band. Non ho il tempo per molti altri progetti se non qualche serata (sempre molto divertente!) con Alex Sarti (voce), Fabrizio Balest (basso) e Zerbo (batteria). Collaboro anche con Alessio Franchini nel progetto “A Touch Of Grace”, uno spettacolo dedicato alla musica di Jeff Buckley per il quale abbiamo spesso come special guest Gary Lucas, chitarrista incredibile co-autore di diversi brani di Jeff Buckley tra i quali Grace e Mojo Pin. Per il resto dedico molto del mio tempo all’insegamento presso la mia scuola Andy’s Lab in via Terrazzini 8: tra settembre 2016 e luglio 2017 ho avuto 60 allievi di chitarra, ho svolto 1275 ore di lezioni e 11 dei miei allievi si sono diplomati alla University Of West London (8 in Italia e 3 a Londra).

Per quanto riguarda i prossimi live, puoi trovare tutte le date sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/BloodBrothers.it/

Se tu non fossi diventato un chitarrista che lavoro ti sarebbe piaciuto fare?

Ho cominciato a suonare all’età di 8 anni, quindi nella mia memoria non c’è un granchè senza chitarra. Da allora ho praticamente suonato tutto il giorno tutti i giorni, quindi proprio non saprei! L’uomo ha una capacità di adattamento che va oltre ciò che ci possiamo immaginare e ci sono tanti fatti che lo dimostrano. Probabilmente farei qualcos’altro, probabilmente lavorerei a qualcosa su internet, non so, ripeto è praticamente impossibile da immaginare.

Chi è oggi Andy Paoli?

Andy Paoli oggi è un chitarrista professionista che dedica il suo tempo all’insegnamento della chitarra e alle esibizioni live. Mi reputo una persona fortunata ad essermi innamorato del mio strumento che in tanti anni mi ha regalato e contiunua a regalarmi emozioni fortissime, talvolta di sofferenza ma soprattutto di gioia e vita.

COSTANTINO SILVIS

D Fine anni 60, prende vita il progetto F104 con Costantino Silvis all’organo…

D L’inizio, si parla del ’70, è nel garage di Maurizio Agonigi che iniziava a mostrare le doti di batterista utilizzando i bidoncini di cartone del Dixan; io e Franco Ghelarducci, vicini di casa ed inseparabili amici, già suonavamo la chitarra insieme da tempo. Infatti ho iniziato nel gruppo come chitarrista, poi, venuta l’esigenza di allinearsi al gruppo “tipo” dell’epoca ed avendo studiato pianoforte da piccolo (avvantaggiato dalla presenza in casa di un piano e di una mamma insegnante di musica ) acquistai un organo Farfisa ed ho sempre continuato in quel ruolo.

D F104, strano nome…perchè questa scelta

R Il nome lo scelse il Ghelarducci ma non ricordo le motivazioni

D Come si è svolta la storia F104, dove avete suonato ?

R Qualche serata al vecchio circolo Stanic, una importante al Caminetto di Tirrenia con la Formula Tre, feste in Prefettura per gli accademisti (la foto che hai pubblicato con l’arazzo alle spalle è il salone delle feste) e serate in provincia.

D E dopo gli F104 mica avrai messo l’organo in soffitta ?

R L’organo del tempo non l’ho più, ho ancora il pianoforte ( uno Schulze Pollmannn verticale con un suono da brividi di cui ho ancora la fattura, di 4.000 lire, fatta dal bisnonno di Roberto Napoli a mio nonno. Pensa che i tedeschi lo portarono via a mia madre, sfollata a Guasticce, per utilizzarlo nel circolo ufficiali e lei andava a piangere disperata per farselo ridare; conoscendo mia madre, mi domando perché non l’hanno fucilata subito e le hanno restituito il piano….Inoltre ho ancora una chitarra EKO Eldorado (di quando le chitarre le facevano i liutai)

D Organo e musica rock, negli anni 70 un passo obbligato, con l’avvento dellla musica prog…quali sono le tue influenze musicali, i tuoi punti di riferimento ?

R Nelle mie scelte musicali personali sono sempre stato influenzato , sempre all’interno del genere, dalla tecnica dello strumentista ovvero, detto alla livornese, se sai o scazzi. Oggi ascolto sempre e solo blues – Rock, mai italiano, Eric Clapton, Dire Straits, Queen, Joe Bonamassa etc etc

D Gli anni 60 e 70 per un musicista a Livorno furono anni splendidi, pieni di fermento e motivazioni, che ricordi hai ?

R Non posso avere che ricordi bellissimi di quel periodo….ero giovane, suonavo con i miei amici ( proprio per il piacere di suonare), si studiava e ci si divertiva…..banale dirlo, c’era poco (sono andato in bici fino a 18 anni) ma ero felice

D Sei sempre in contatto con i tuoi compagni di gruppo…mai pensato ad una reunion ?

R Amerigo Liotti è sparito, credo sia andato a lavorare il Belgio, gli altri due ogni tanto li incontro, niente di più, ognuno ha la sua vita

D Costantino, c’è un treno sul quale non sei salito e ti sei pentito ?

R Più d’uno, ma te ne accorgi sempre troppo tardi

D Chi è oggi Costantino Silvis ?

R Guarda, questa è la domanda più difficile di tutte le precedenti e non posso rispondere in due righe sintetizzando

più di 64 anni di vita vissuta perché rischierei di essere banale. Ognuno è il risultato del bagaglio di esperienza che si porta addosso ed il mio è pesante..