MARIO FIORI

 

D 1967..Mario Fiori, chitarrista, membro del gruppo Le Talpe…ne è passato di tempo

R 1965 5 Dicembre , debutto alla ”Cometa d’oro” Cinema di Antignano con i ” THE NUTCRACKERS”…poi San Silvestro dello stesso anno Bagni Fiume con detto gruppo.

Successivamente il passaggio a ” LE TALPE” nell’estate 67 con serate allo ” Scoglietto” di Rosignano Solvay.

D Poi nel 1969 ti troviamo nel gruppo I Teschi…sempre alla chitarra…

R Ancora 67 passo ai ”THE POCKERS” gruppo Rithm and Blues,,con il quale rimango sino al 1968 dicembre ( circa) e si, in quello stesso anno passo a ” I TESCHI” dove riamango sino al 70 quando ci sciogliemmo e io feci qualche serata con il mitico Maestro ”SILVESTRINI’ .

D Alla Canniccia del Pasquini eravate di casa…bei tempi

R Più che belli: splendidi, unici, irripetibili. La gioventù era la nostra forza…ci sentivamo invincibili…il futuro era nostro.

D E dopo i Teschi con chi hai suonato?

R Nel 71 mi cercarono I LORDS dove con varie modifiche sono rimasto sino aL 1986 ( LORDS/ANONIMA SPA/NEW LORDS.)

1986/1990 FELIX TRIO. (Trio di Musica Internazionale.)

1990/1994 .”TRIO NONSOLOLISCIO”.

1995 I POPCORN ORCHESTRA SPETTACOLO.

1996 ALMAR DUO .(DUO SALA LISCIO PIANO/BAR)

1996 AD OGGI ” THE FLOWERS HARMONY INTERNATIONAL MUSIC, ovvero io e mia moglie Susy Cerreto.

Ho dato nel tempo collaborazioni a varie entita’, stile il TROLLSLAB” di Pino Scarpettini dove insegnavo a titolo volontario (tanta soddisfazione devo dire) storia della musica contemporanea.

Ho avuto la fortuna di recarmi al Festival della Canzone Italiana di SanRemo proprio con il suddetto TROLLSLAB.

Abbiamo inventato di ”Sanapianta” dal 1999: io, mia moglie e Alberto Funaro noto showman livornese con il quale collaboro appunto dal 1995,

Inoltre collaboro con il ”MUSIC BUS PER LA SOLIDARIETA’ che 3 o 4 volte l’anno si ferma in vari luoghi della citta’ per enti benefici..(TELETHON ed altro…)

Con mia moglie abbiamo suonato in vari luoghi abbastanza importanti, abbiamo fatto crociere seppur ”piccole” e ci siamo fatti anche delle esperienze all’estero. Abbiamo collaborato anche con personaggi del calibro del compianto Niki Giustini e Leonardo Fiaschi.

D Mario Fiori, chitarrista ma anche tastierista nonchè cantante…un artista a tutto tondo..

R Gli strumenti che suono sono: chitarra ( primo amore) keyborads , armonica a bocca, fisarmonica, basso e quando mi rimettero a studiarlo il flauto traverso che veramente e’ difficile. Non ho una voce eccezionale ma canto, sopratutto in inglese perche quella nusica di oltreoceano ed oltremanica l’ho nel cuore. In questi ultimi tre anni mi sono dato anche alla presentazione di alcuni spettacoli gia’ confezionati.

Per finire, io e mia moglie curiamo la sezione musica del Circolo Ricreativo della Provincia di Livorno.

D Spesso e volentieri ti vediamo esibirti in concerti “on the road”…segno che non hai mai smesso di fare musica…il segreto per non invecchiare…

R In effetti non ho nessuna voglia ( finchè “arreggo” hahahaha) di attaccare la chitarra al chiodo.

D Che effetto ti fa sentirti chiamare “maestro” ? (non dire di no, sono testimone…)

R Mi fa molto piacere che mi chiamino maestro, ma purtroppo non avendo un diploma ( sono stato testone) purtroppo non lo sono, e onestamente io lo dico sempre!!

D Mario, qualche rimpianto, qualche occasione perduta scioccamente?

R Rimpianti? SI uno: quando avevo 11 anni, e gia suonavo la fisarmonica, la mia famiglia mi iscrisse al ”CONSERVATORIO BOCCHERINI ” di Lucca ed io dissi no, oggi non lo avrei fatto. .

 

D Progetti futuri, magari per Natale, dove possiamo sentirti ?

R Per il 17 di dicembre potrete ascoltarci nell’aerea Ghiomelli in via Firenze con un’altra manifestazione da noi creata ” Quelli del Music Bus, ” dalle ore 14,30 ALLE ORE 19,30

10 Chi è oggi Mario Fiori ?

Oggi Mario Fiori nonostante i suoi 67 anni è una persona ottimista, con il sorriso sulle labbra sempre pronto a far sorridere la gente e allietarla con la sua musica. Da notare che i nostri due figli Simone e Stefano, pur facendo altri lavori, sono nel mondo della musica e poi in quest’ultimo anno mi sono rimesso anche a comporre…….

 

MASSIMILIANO ESPOSITO

D Chitarrista da sempre immagino…come è nato questo amore ?

R Da piccolo avevo una chitarra a 12 corde di mio fratello . Pian piano ho cominciato a strimpellare pezzi di Neil Young, Pink Floyd ecc fino a prendere passione per la chitarra elettrica .

D Mancino…un marchio di fabbrica…

R Si … Ma il paragone con i mancini famosi non regge ahahah …

D Il tuo gruppo sono i Vintage Again..bel gruppo, potente…come vi siete “messi insieme”?

R Sono arrivato per ultimo in sostituzione di un amico comune . Il resto del gruppo è nato dalla passione per la musica di vecchi amici

D Oltre ai Vintage hai fatto parte di qualche altro gruppo?

R In passato ho fatto parte di altre band . Le più importanti sono state ovviamente la prima, messa su con un amico che purtroppo non è più tra noi ; poi ricordo con piacere i Dilemma che mi hanno permesso di girare per la Toscana vincendo qualche rock contest e la cover band dei pink Floyd i Rumore Rosa nel recente passato, e con i quali ho veramente visto un sacco di gente alle serate . Adesso per ultimi in arco temporale i Vintage Again . Mi dispiace non aver citato altre esperienze per ovvio spazio …

D Nel vostro repertorio molto hard rock ma non solo, quali sono i tuoi generi di riferimento e le tue fonti di ispirazione?

R Cito su tutti Led Zeppelin e Pink Floyd .

D Progetti futuri tuoi e del gruppo…che bolle in pentola?

R Nuova chitarra e nuove cover … Ci prepariamo per la prossima stagione estiva muovedosi anche in questo periodo Abbiamo gusti diversi e il repertorio spazia proprio per questo e per chi ci ha visto e sentito questa caratteristica affiora ,stiamo carburando …..

D In pratica non c’è un evento musicale dove non siete tra gli invitati…segno che siete un gruppo con un seguito e molto rispettato…una bella soddisfazione…

R Certo ! Bellissima soddisfazione , ripaga di tutto quello che facciamo

D Massimiliano, hai un rimpianto, una occasione non sfruttata che avrebbe potuto cambiare la tua vita, musicalmente parlando ?

R Si ho avuto buone occasioni ma più che rimpiangere il passato preferisco ricordarle come esperienze piacevoli e suonare con tutta la passione che ci ho sempre messo adesso.

D Livorno e la musica, molti gruppi, buona musica…un connubio indissolubile…

R Vero. Da anni Livorno offre buone band . E ultimamente ci sono più locali dove è possibile suonare e sentire gruppi dal vivo . Prima non era così facile e se volevi sentire gruppi suonare andavi nelle cantine ….

D Chi è oggi Massimiliano Esposito?

R Un musicista dilettante che mette tutta la passione possibile nella musica . Quando prendo la chitarra in mano divento un bimbo piccolo con un nuovo gioco e quando suono l’ assolo di Confortably Numb mi sento quasi serio e lo sento mio ( scusa David non lo dico più ).

FABRIZIO LODOVICHI

1 1971, dalle ceneri della 5° Dimensione nascono i Medyum…

R Esatto, terminata l’esperienza con la 5° Dimensione nacque questo gruppo…bel gruppo, ottimi musicisti.

2 Il vostro debutto per la festa di fine anno al Ristorante Lido di Vada…bei ricordi

R Molto emozionati ma decisi a far bella figura, il ristorante ci sembrava il Lido di Parigi.

3 Una altra esibizione, questa volta al ristorante La Chimera di San Vincenzo , sempre un ultimo dell’anno, stavolta 1973, vide il vostro ultimo concerto..che successe?

R Successe che metà complesso partì militare: in pratica l’Esercito e la Marina sciolsero il gruppo.

4 E dopo i Medyum che hai fatto, mica hai smesso di suonare ?

R Non ho mai smesso completamente ma mi sono ritrovato a fare le prime messe beat!

5 Quali i tuoi batteristi preferiti, i tuoi “mostri sacri” ?

R Senza dubbio Tullio De Piscopo e il mio maestro Enrico Demi del complesso I Sovrani.

6 Che ricordi hai della scena musicale livornese di quegli anni…immagino belli, struggenti e pieni di nostalgia…

R Nostalgia è dir poco. Erano momenti durante i quali ti sentivi padrone del mondo, eravamo tutti giovani e pieni di speranza.

7 Un “uccellino” mi ha detto che in programma c’è una reunion della 5° Dimensione…solo voci ?

R L’uccellino ha detto la verità: abbiano ripreso a strimpellare e dopo 30 anni ci ritroviamo a suonare in un garage.

8 Una domanda obbligatoria per un batterista: Charlie Watts dei Rolling Stones ha sempre detto che il “Culo” che conosce meglio è quello di Mick Jagger perchè da più di 50 ani se lo ritrova davanti sul palco…quale è il “tuo culo” ?

R Senza dubbio il mio culo è quello del mio chitarrista Massimo Vangi.

9 Fabrizio…un rimpianto, una occasione non sfruttata che musicalmente parlando avrebbe potuto cambiare il tutto ?

R No, nessuna occasione importante è andata persa. E’ andato tutto come doveva andare.

10 Chi è oggi Fabrizio Lodovichi?

R Oggi Fabrizio è una pensionato che da oltre 30 anni si occupa di volontariato; sono presidente dell’ AVIS intercomunale di Collesalvetti e segretario del gruppo AVIS di Stagno

MARCO CALURI

D E’ il 1970 quando un gruppo di giovanissimi (età media 15 anni ) formano The Ice Cold, tu eri alla batteria…

R Giovani, giovanissimi, pieni di entusiasmo e voglia di suonare.

D Cantareferendum del Tirreno, Imperiale, Tiffany, Altro Mondo vi vedevano ospiti fissi…

R Si, avevamo la fortuna di suonare regolarmente e credi, non era facile.

D Terminata l’esperienza Ice Cold nel 1972 nasce “la Mente Corta” con Marco Caluri alla batteria…bei tempi

R Bel gruppo, ottimi musicisti. Facevamo ottima musica e ci siamo tolti molte soddisfazioni.

D Il debutto avviene nel giugno 1972 in grande stile allo Stadio Comunake di Livorno per l’evento Estate Insieme presentato da Loretta Goggi e Renzo Arbore. Voi interpretaste il pezzo dei Jetro Tull “Bouree” e riscuoteste un grande successo, tanto da essere premiati con il Telegatto in medaglia d’argento…una bella soddisfazione

R E chi se lo scorda…Un sacco di gente sugli spalti, nella tua città…da brividi

D Riferendosi ad un raduno del 22 luglio 1972, il Festival Pop di Bottagna (La Spezia), dove insieme a gruppi come Banco Mutuo Soccorso, Semiramis, Claudio Rocchi c’era anche La Mente Corta, la mitica rivista musicale Ciao2001 scrisse: Non era Woodstock ma la buona musica c’era…che ricordi hai?

R Bellissimi. Sono quelle esperienze che ti porti dietro tutta la vita…si, fu una piccola Woodstock, la nostra piccola Woodstock.

D Nel 1973 entra a far parte del gruppo Antonio Favilla, grande tastierista, che ormai non è più tra noi…

R Poco dopo che Antonio Favilla si unì a noi entrarono nel gruppo anche Icilio lanini al sax e Riccardo Ciangherotti al trombone, poi per un breve periodo anche Beppe Angiolini alle percussioni e Frank Raya al sax.

Per comprare nuovi strumenti e un mega impianto voci, decidemmo di fare sala e preparammo un megarepertotio rock blues, dai Deep Purple a James Brown. Con i fiati facevamo pezzi bellissimi (3 sax e un trombone). Nel periodo che facevamo sala venne l’obbligo di avere un repertotio di liscio e per una stagione abbiamo avuto anche un trombettista, fisarmonicista, del quale purtroppo non ricordi il nome. Continuammo però a provare nostri pezzi nella mitica cantina sotto Le Sughere.

Abbiamo fatto due concerti che ricordo bene: in piazza della Repubblica facemmo da spalla a De Gregori e un concerto tutto nostro al cinema alla La Rosa.

D Alla metà degli anni 70, con il successo alle porte, il gruppo si sciolse…che successe?

R Il gruppo non si è sciolto subito ma dopo la mia uscita e quella di Antonio hanno continuato a fare sala per un bel po’.

D Dopo l’esperienza Mente Corta insieme ad Antonio iniziaste una collaborazione con Checco dei Giganti, con il quale diventaste il gruppo di Gianni Bella…in poche parole divenne la tua professione…raccontaci

R Non tutti potevano fare la professione, Guglielmo lavorava al Cantiere ed era sposato con figli, Ivo Giannetti lavorava a Camp Darby e si doveva sposare, Icilio Lanini studiava,…Checco cercava musicisti e Antonio lasciò il gruppo

Dopo parecchi mesi mi chiamò per anadare a Milano in sala di incisione con Checco…andai, gli piacqui e rimasi con loro fino alla tournee con Gianni Bella.

Con Checco era un bel gruppo da sala: 2 batterie, io e uno di Spezia (bravo), suonavamo davanti a 5/10 mila persone e guadagnavamo bene. Checco era cocainomane (non l’ho mai visto mangiare…solo bere) e anche Antonio Favilla cominciava a fare uso di droghe pesanti ed io ho passato molte notti insonne con lui a parlare inutilmente.

Nel nostro gruppo c’era anche il mitico Enrico Rosa alla chitarra, un mostro di bravura.

D E dopo questa esperienza mica avrai attaccato le bacchette al chiodo ?

R Finita la tournee con Gianni Bella, bravissima persona, grande compositore, ma pessimo cantante, il quale aveva la lunga permanenzas in classifica al primo posto con la canzone “Non si può morire dentro”, mi presi un periodo di riflessione.

Trovai la donna e mi feci convincere dai miei a lavorare con loro : mamma aveva il negozio “Uomo” e mio padre due bancarelle al mercato (lavoravo molto ma il guadagno era ottimo). Per 10 anni non ho più suonato.

Nel 1989 mi sono separato e nel 1990 Antonio Favilla mi propose di “rimettere su” un gruppo.

Grandi musicisti, tra i quali Vittorio Alinari, polistrumentista, grande pianista, saxman e vibrafonista eccezionale . Abbiamo fatto un mese in Svizzera, sale molto rock, ma dopo meno di un anno è finito tutto. Altri 10 anni senza suonare.

Ho ricominciato poi con alcuni amici tra i quali Ivo Giannetti al contrabbasso e Icilio Lanini al sax: per hobby ci troviamo ogni tanto nelle sale prova e facciano jazz. Mi diverto molto.

Ora sono fermo a causa di una fratura omero e polso sx (caduto da una scala in casa), ma sto ricominciando con un trio.

D Una domanda che faccio a tutti i batteristi: Charlie Watts dei Rolling Stones ha sempre detto che il “suo culo” è quello di Mick Jagger perchè da più di 50 anni se lo vede davanti ad ogni concerto…quale è il “tuo culo” ?

R Il mio “culo” è stato Antonio Favilla, il feeling musicale e umano che avevo con lui è stato unico. Ho sofferto molto per lui e probabilmente la sua morte è stata la causa del mio stop alla professione.

D Marco, un rimpianto, una occasione non sfruttata a dovere, un treno sul quale non sei salito ?

R A 23 anni avevo il progetto di andare a studiare in America…chissà!!!

D Chi è oggi Marco Caluri ?

R Adesso faccio il fotografo, anzi il paparazzo, .

La creatività che non posso avere nella musica la sfrutto nella fotografia che è la mia vita sia lavorativa che artistica.

PAOLO SAINI

D Nel 1970 prende vita quella splendida avventura che porta il nome di MK5 con Paolo Saini alle tastiere…
R Inizia l’avventura … ma non con musicisti, con amici.. Ci siamo conosciuti alle scuole superiori, precisamente all’istituto Orlando. Io scuola di odontotecnico e gli altri meccanici e saldatori. Giorgio chitarra, Bruno batteria (bussoli del dash), Massimo canto e chitarra, Stefano basso, poi Fabrizio e Giovanni tecnici.

D Da quel momento nasce una amicizia incredibile fortissima che dura tutt oggi. Quale è il segreto?
R Il segreto è che nonostante i caratteri difficili che ognuno di noi ha…. tra noi possiamo scannarci ma dopo 5 minuti tutto è finito. Ci mandiamo pesantemente in quel posto spesso…poi tutto è finito

D Lettera di cambio…1975…che mi dici ?
R Finita la parentesi MK5, causa servizio militare, nasce nel 1975″ La lettera di cambio “( più comunemente Cambiale). Giorgio ed io eravamo inseparabili ed un giorno venne chiamato per provare con un nuovo gruppo. Il caso volle che il tastierista non fosse presente e dopo la prova si erano formati” La lettera di cambio”. Giorgio, Luciano Trovato basso, Claudio Tronconi batteria ( purtroppo anche lui morto in un incidente in moto), si aggiunsero Valeriano Tramagli voce , Stefano Scalzi trombone e al sax se non erro il nome Mazzei. Stefano era di Follonica e studiava all’I.T.I. ed aveva una stanza in via Garibaldi, ma componendo musica nostra ,( io e lui trovavamo le idee) e queste venivano di notte, viveva da me. Questa creatività ci portò a comporre 4 brani progressive o come si diceva allora, musica alternativa. Un giorno portai i brani a Milano, all’allora editoriale Sciascia o Vedette ( Intillimani, primi Pooh e tanto Jazz e classica) e piacquero. Registrammo ospiti loro i 4 brani con il direttore artistico Anselmo , il fonico di Mc Loghan ( Alan Col… bin credo di ricordare) e il Sciascia che ogni tanto faceva capolino. Finito il missaggio Sciascia decise che non voleva fare un 45 giri e decise che dovevamo fare un LP… Non avendo altro da registrare ritornammo in cantina a prepararci. Purtroppo Stefano venne chiamato a suonare professionalmente sulle navi e decise di accettare e Giorgio partì per il servizio militare.. Entrarono Gianni Ponzetta alla chitarra e Riccardo Mazzoli alla tromba. Ritornammo a registrare a Milano ma la differenza tra i due chitarristi e trombone e poi tromba era troppo evidente e Sciascia volle che noi registrassimo i primi 4 brani con la nuova formazione. Ritornammo a Livorno e la giovane età ci creò qualche problema. Gasati dall’esperienza comperammo strumenti nuovi, furgone e impianto e per pagare dovemmo accettare di suonare di tutto abbandonando il progetto discografico.. Pagato tutto il gruppo si sciolse. Poco dopo partii per lavoro a Milano e formai un gruppo nuovo con Marco Castiglioni ( jazzista famoso) il fratello pluristrumentista Gianni e un chitarrista che non ricordo il nome.

D Le tastiere e il rock, un connubio che in un primo momento sembrava azzardato, poi si è rivelato vincente…
R Le tastiere nascono nel blues e nel gospel.. Quando arrivarono nel Rock fu un innovazione musicale: Deep Purple con Jon Lord , Genesis, Procol Harum, ecc

D Quali sono i tuoi punti di riferimento musicalmente parlando?
R I gruppi sopra elencati e , Chick Corea, Keit Jarret, Oscar Peterson. Purtroppo ascoltando questi mostri sacri ed io, essendo un autodidatta ,mi portarono ad abbandonare la musica. O come si dice appendere lo strumento al muro. Allora non esisteva internet… quando volevi trovare un brano dovevi trovarlo ad orecchio e questo su brani difficili, come quelli dei tastieristi elencati, mi portò all’abbandono ( stupidamente).

DA volte capita di incontrare foto di concerti con Paolo Saini…in quali altri gruppi hai suonato’?
R Oltre i gruppi citati, con un gruppo a Marina di Pisa con Salvatore Russomanno, Danny Crew e altri e con i Karma : Paolo Tirincanti voce basso, Gianpaolo Orsini batteria, Gianni Baudino chitarra, Maurizio Gentili sax flauto e alternanso altri chitarristi americani del Campo Derby. Con questo gruppo abbiamo inciso un brano presentato in una trasmissione Rai.

D In pratica gli MK5 non si sono mai sciolti realmente. Dopo una pausa hanno ritrovato la voglia di rimettersi in gioco. Quali progetti futuri?
R Circa 7 anni fa mi hanno convinto a ricostituire gli MK5. Purtroppo senza Giorgio. L’anno scorso è entrata una grande cantante che si è aggiunta allo show man Massimo, Valentina Cerrai e il favoloso marito Fabio. Da poco il bassista storico Stefano ha mollato il gruppo ed è entrato Marco Dentone.. Con questa formazione pensiamo di allietare il più possibile le serate dei livornesi

D Paolo, c è un treno sul quale potevi tranquillamente salire e invece hai fatto partire senza di te ?
R Il treno perso è come dicevo, editoriale Sciasci per primo e l’abbandono della musica…. se non facevo il coglione probabilmente qualcosa avrei sicuramente fatto… Avevo tantissime idee musicali e non ero l’ultimo arrivato nemmeno come tastierista.

D La tua passione per la musica ha dato buoni frutti…tuo figlio ha seguito le tue orme.
R Ho avuto 4 figli : la grande dal primo matrimonio Jorana dipinge, il secondo Lorenzo con due esami diventa professore di contrabbasso. Ha suonato il pianoforte x 8 anni per poi cambiare strumento. Ha avuto un gruppo che gli ha dato diverse soddisfazioni, gli Hic sunt leones, che però ha sciolto. Ora ha formato i Bruke ( su internet Bruke ovomaltina) con un Ep all’attivo e diverse soddisfazioni.. tra poco l’uscita del secondo Ep; la terza Francesca canta e il più piccolo Umberto suona il pianoforte con tanta soddisfazione per il papà.

D Chi è oggi Paolo Saini?

R Paolo Saini è un 61enne con lo spirito e la voglia di un 15enne , ma che deve fare i conti con il tempo che passa

 

 

ROBERTO ROMAGNOLI

D Tutto ebbe inizio nel 1962 con i Leghorn Boys, gruppo di quattro giovani livornesi, con Roberto Romagnoli alla batteria…bei tempi…

R Io cominciai a suonar nel 1958 con il complesso i Jolli, suonando come primo locale ai Combattenti in via Roma. Poi nacquero i Leghorn Boys con il maestro Silvestrini , al sax Cavallini, chitarra del Tongo, io alla batteria. Nel 59 bagni suonammo ai bagni Nettuno, con Aldo Corsi cantante e basso.

D Il gruppo cambiò nome in 5 Penny…

R Pietro Scalise al sax, Eugenio Biglietti chitarra, Giovanni Mirto tromba, batteria e fisa, Roberto Romagnoli batteria e fisa e Aldo Corsi voce. Con questa formazione nacquero i 5 Penny. Di età si faceva 75 anni in 5.

D Arena Astra, Portuali, La Rinascita, Piper 2000…avete suonato un pò ovunque, anch in provincia, poi nel 1963, alla fine dell’estate il gruppo siscioglie…che successe?

R Nel 1969 incomincia ľera dei 5 Penny: Arena Astra e Gin Club Marina di Cecina; ma in questi locali non volevano più la fisarmonica ma la tastiera e il piano. Poi Marina di Cecina facendo stagioni estive, il Cardellino, Marina di Bibbona , il mitico Ciukeba, poi al Tennis di Tirrenia, il Baraccone e molti altri. Nel 1962 eravamo in Val Gardena suonando tutte le sere: era il Medel Grande albergo. Ti ricordo che oltre che suonare si cantava tutti tipo i Pooh.

Nel mese di ottobre viene da Livorno un amico che gli insegnavo a suonare la batteria con una lettera di babbo ( al tempo non c’erano mail o telefonini) che scriveva di venire subito a casa perchè dovevo entrare alle Poste avendo fatto domanda diverso tempo prima. Non ti dico il dispiacere… con le lacrime agli occhi. Il babbo di Aldo anche lui disperato. Disse “Ti accompagno io a Livorno”… viaggiammo tutta la notte. Io volevo continuare a suonare ma mio padre, imperterrito, disse “No ! Il bimbo è minorenne e fa come dico io!”… e così fu. Ecco come finirono i veri 5 Penny. Poi il sax smise anche lui entrando alle ferrovie. I Penny per un pó continuarono con Aldo.

D Dopo i 5 Penny che hai fatto, hai continuato a suonare o hai detto stop ?

R Io pur lavorando feci parte con delle Ombre per le stagioni estive. Poi con i Diavoli con Ariberto Carboncini padre. Poi con il magico Toni, chitarrista di Music City ,Vinicio alla chitarra, Pacini e io andammo al Camp Darby a suonare jazz. Nel 72 facevo parte dei Doberman sempre con il Pacini, Galazzo, Albo Bargelli e io per 2 anni. Alla Perla a Altopascio eravamo di casa. Poi i figli crescevavano… Natale, Pasqua… ultimo delľanno non esistevano più…fu li che smisi. Diversi musicisti mi vennero a cercare ma per motivi familiari finí la mia carriera da musicista.

D Che ricordi hai della scena musicale livornese degli anni 60?

R Bellissimi ricordi che non dimenticheró mai. Anche oggi provo molta nostalgia. Nostalgia della gioventù e di tutto quello che porta con sé. Ci divertivamo da pazzi e riuscivamo a ridere anche quando non dovevamo, come quella volta con i 5 Penny che si viaggiava con una 600 Multipla quando si sganció sopra la macchina il portabagagli con gli strumenti. Meno male che erano legati molto bene e non passó nessuna macchina . Riagacciammo di nuono il portabagagli fissandolo molto bene e via…Che spavento e poi tante risate compreso il nostro manager, il babbo di Aldo.

D Sei più in contatto con i tuoi vecchi compagni di gruppo?

R Si, con i miei vecchi amici sono sempre in contatto e ogni volta che ci incontriamo è una festa, un tuffo nel passato.

D So che sei al momento apprezzato membro della Banda dell’SVS e non c’è occasione nella quale non vi esibite…bella esperienza …

R Da militare entrai nella banda militare girando tutto il Piemonte, suonando gli onori e ľinno al presidente Saragat come primo tamburino… eravamo 40 elementi. Poi 6 anni fa entrai nella banda delľ SVS portando con me anche mia figlia Romina.

    

FRANK RAYA

D In un mondo dominato dalle chitarre…perchè il sassofono, strumento che adoro ?

R In un mondo dominato dalle chitarre negli anni 70 scelsi il sax perche tra i giovani andava di moda la chitarra…io invece ero attirato dalla grande libertà che il suono del sax comunica :A volte sembra un lamento, a volte è suadente e sexy, a volte dinamico nella sua ritmicità…senza dimenticare la bellezza estetica dello strumento.

D Il mondo del rock ha da tempo “sdoganato” il sax, Clarence Clemmons della E Street Band di Bruce Springsteen ha aperto la strada, strumento spesso che contribuisce al salto di qualità di un pezzo …sei daccordo ?

R Sono totalmente daccordo con te; il sax aggiunge più bellezza nel brano, é la classica ciliegina sulla torta.

Clarence è stato un grande , adesso si diverte con gli angeli.

D Alla fine degli anni 70 entri a far parte di un autentico supergruppo, i Manhattan, bei tempi…che ricordi hai

R Dei Manhattan ho dei ricordi bellisimi ed emozionanti ; anche perchè non era molto che suonavo il sax- quindi per me era tutta un’esplorazione con intento veramente artistico,e non commerciale.

D E dopo i Manhattan come si è svolta la tua carriera musicale ?

R Dopo i Manhattan ci vorrebbe un mese di tempo per raccontare le altre decine di band dove ho suonato. A livorno ricordo che suonai con la Mente Corta … immagina ,era fusion misto tra jazz

 e rock.Poi sono sparito a Teheran a suonare alla corte dello scià di Persia.per quasi due anni ,sino alla rivoluzione di Komeini che ha spedito tutti gli stranieri fuori dalla Persia.Poi sono finito in Francia,Svizzera, e Londra.con una band di colore ,i Midnite Express, che poi sono diventati gli Immagination.Mi fermo qui perchè le cose che potrei dirti,costituiscono materiale per un libro.

D Quali sono le tue fonti di ispirazione ?

R Le mie fonti d’ispirazione sono il blues ,il funky il reggae,il jazz,e la soul music.

D Che ricordi hai della scena musicale livornese di quegli anni ?

R Alla fine degli anni 60,e gli anni 70 a Livorno c’erano una decina tra discoteche e sale da ballo

e la musica era suonata  rigorosamente dal vivo: a quell’epoca Livorno era pieno di vita

Adesso Livorno è praticamente morta artisticamente, non esiste più.

D Chi è o cosa è “Pito Mango” ?

R Pito Mango è una località della Giamaica; Zucchero ha preso quest’idea ,ed io ho tirato giù il testo in italiano,ed in Inglese : il brano è firmato Zucchero-Rai .

D Frank, la solita bacchetta magica, la possibilità di tornare indietro nel tempo, quale occasione non ti fareste sfuggire stavolta ?

R Con la bacchetta magica rifarei e riprenderei le stesse occasioni che mi sono già capitate.

D Sei sempre in contatto con musicisti livornesi? Possibile una tua esibizione da queste parti ?

R Non sono più in contatto con i musicisti Livornesi. Riguardo venire a suonare a Livorno

sarà difficile …a Livorno basta che un vecchietto si lamenti della musica ,che arrivano vigili,carabinieri e tutte le forze dell’ordine.

SERGIO TADDEI

D Sergio, chitarristi si nasce o si diventa ?

R Bè,è una cosa che hai dentro e la porti fino alla fine.

D Nel 1965 nascono i Thugs, il tuo gruppo…bei tempi

R Fu una cosa veramente voluta con passione, è stato un periodo bellissimo con dei cari amici.

D Avete partecipato anche alla inaugurazione de La Goldonetta…una bella soddisfazione

R Non ricordo quel periodo, peccato, sicuramente una bella cosa..

D Nel 1966 vi siete sciolti dopo svariati concerti a Livorno e provincia, che successe ?

R Niente di particolare, cose che possono accadere , sicuramente in amicizia.

D E dopo i Thugs che hai fatto, musicalmente parlando ?

R In quel periodo mi ha cercato un gruppo che suonava in vari posti in Toscana; facevano musica da Night , musicisti già con esperienza ,il pianista si chiamava Bubi, poi batterista e bassista e io chitarra e voce.

D Quali sono le tue influenze, i tuoi “mostri sacri” ?

R Niente mostri, mi piacevano i Beatles,Bee Gees,Pink Floyd .ecc.ecc.

D Che ricordi hai della scena musicale livornese degli anni ’60, anni irripetibili…

R Bei ricordi in generale (Piper,serate e piccoli concerti …).

D Sergio hai un rimpianto nel cassetto, una occasione non sfruttata ?

R No niente rimpianti , poi e difficile a dirsi .

D Vedi sempre i tuoi compagni di gruppo ? Mai pensato ad una reunion, oggi che molti ci stanno pensando ?

R Riguardo i Thugs e gli altri no .Nel 1968 sono entrato nel gruppo degli Storms,(con Giovanni G. Batterista – Giovanni P. Pianista Organista -Sergio C.Bassista e io Chitarrista ,tutti con delle voci buone con gli Storm abbiamo suonato all’estero per diversi anni ,poi a Milano ecc ecc.Sarebbe bello riunirsi ma siamo lontani ,uno in Spagna , un altro in Francia ,il terzo Livorno e io qui, comunque ci vediamo e ci sentiamo.

D Chi è oggi Sergio Taddei ?

R Io abito in campagna con la famiglia (lago di Bolsena), da qualche mese mi sono rimesso a cantare e suonare dal vivo quando capita con delle basi , senza troppe pretese.

ORESTE SPADONI

D 1978 si forma il gruppo Sole di Mezzanotte e Oreste Spadoni è alla chitarra ritmica e voce…
R Avevo 14 anni ed avevo appena conosciuto alcuni dei miei amici con i quali avremmo formato S.D.M.; ascoltavamo folgorati per interi pomeriggi LP con “puntine rumorosissime” : l’ energia del rock di Emerson Lake &Palmer, la chitarra di Santana, il flauto di Ian Anderson che dettava il ritmo dei Jetro Tull. Il rock era un collante che univa le nostre energie adolescenziali; io ero il più piccolo del gruppo, eravamo trascinati

D Erano tempi diversi da oggi…mi risulta che per comprare un amplificatore , spacciandovi per ragazzi della parrocchia, effettuaste una raccolta di carta, cartone, stagnola che rivendeste…
R Ero arrivato in quegli anni a Livorno per il trasferimento di mio padre che lavorava nelle Capitanerie di Porto. Affittammo un appartamento di proprietà della famiglia di “Armando Picchi”, amato fuoriclasse livornese. Spero che la famiglia non se la prenda, eppure ricordo che per comprare un amplificatore che ci consentisse di avvertire sulla pelle le prime vibrazioni del rock, svaligiammo la soffitta di tutte le scartoffie contenute che vendemmo tutto a peso. Purtroppo all’atto della vendita ci accorgemmo che la stagnola era pagata più del doppio della carta normale e comunque spacciandoci per poveri ragazzi della parrocchia racimolammo 5 mila lire che ci servirono per acquistare un amplificatore, indispensabile per liberarci dei” bongos” e della chitarra classica, che cominciavano a starci stare stretti.

D Il primo pezzo che provaste fu “Impressioni di settembre” ma nel vostro repertorio anche cover di Neil Young, Rolling Stones, Jetro Tull…che ricordi?
R Ricordo perfettamente quali atmosfere musicali ci circondavano. Intuì subito l’importanza della tecnica, e cominciai a prendere lezioni di solfeggio e chitarra classica. Avevamo perfettamente capito che dietro le svisate e i virtuosismi era necessario far crescere tecnica e rigore nell’approccio con lo strumento musicale.
Il rock era un pugno nello stomaco e poterlo condividere con i miei amici è stata un esperienza straordinaria.

D La terrazza dove abitavi vide le vostre prime prove…chissà come erano contenti gli altri inquilini…
R La terrazza, e spesso la mia casa fu teatro delle prime prove. Ricordo un concerto che facemmo nel salone di casa mia; il bassista si era provocato una frattura al pollice della mano destra, che, comunque non impedì lo svolgimento della “jam session”. Eravamo molto determinati, probabilmente con scarso senso critico, ma totalmente innamorati di quei suoni, della libertà che si nascondeva tra quelle note.

D L’inverno del 1980 segnò il tramonto del SDM come gruppo musicale, ma non come gruppo di amici. Nel 2009 c’è stata anche una reunion in un agriturismo nel volterrano…a quando la definitiva reunion ?
R Si, l’inverno del 1980 segnò il tramonto del SDM come gruppo musicale, ma non come gruppo di amici. Io ho continuato a girare per l’Italia dietro al lavoro di mio padre, ma ormai era fatta. L’esperienza livornese, proprio nel periodo della adolescenza, aveva modificato in modo indelebile il mio approccio alla vita. Senso pratico, ironia, cazzeggio erano diventati parte di me, e tuttora molto di quel ragazzo è rimasto nell’adulto che sono diventato.
Nel 2009, grazie a questi tanto criticati “social network”, ci siamo ritrovati un fine settimana in un agriturismo perduto nel tempo e nello spazio; le nostre vite hanno prese strade diverse, eppure quei due anni hanno avuto un effetto magico su di noi, solo la musica poteva fondere personalità diverse, e creare affinità che trenta anni dopo ancora si mantenevano intatte. E’ bastato uno sguardo, un camino acceso e una chitarra per ritrovarci a cantare insieme ed avvertire quelle atmosfere adolescenziali che in qualche modo continuavano ad esistere. Rimasi folgorato quella sera. Come un barattolo tenuto per alcuni anni in dispensa, che aprendolo, riproduce gli stessi sapori e gli stessi profumi che all’epoca erano il nostro pane quotidiano.

D Come chitarrista, quali sono le tue influenze, le tue fonti di ispirazione?
R Oltre quel rock anni 70 di cui accennavo, forte è stata influenza della musica brasiliana, dei cantautori italiani, che tra l’altro avevamo anche incluso nel nostro repertorio: Fabrizio De Andre di cui all’epoca era uscita una collaborazione straordinaria con la PFM, mischiando dunque al poeta genovese la timbrica aggrewswiva del rock italiano.

D Oreste, qualche rimpianto ? Qualche occasione non sfruttata ?
R Assolutamente no. Mi sono divertito da morire.
Forse, l’unico aspetto, che prescinde dal gruppo musicale, è il rimpianto di una vita livornese che non è mai accaduta, ma che ho sempre sentito dentro di me. Mi sentivo all’epoca livornese, e a dirla tutta continuo a sentirmici un po’.
Nel 1980 mio padre venne trasferito a Porto Torres e quei sogni, quelle energie, quei suoni, continuano ad essere parte integrante della mia personalità.

D Abiti a Civitavecchia, vuoi salutare qualcuno a Livorno attraverso il nostro giornale ?
R Oggi vivo e lavoro a Civitavecchia, e di tanto in tanto, qualcuno ascoltandomi parlare mi chiede se sono di Livorno, non riesco a nasconderlo…
Voglio ringraziare i miei amici di band e di vita Tore, Enrico, Salvatore e Franco e Giovanni perché, anche se non ho più l’opportunità di frequentarli quotidianamente, quelle energie, quell’entusiasmo che mi hanno regalato ha costituito il capitolo più importante della mia formazione.

ANGELO PIERONI

D 1975, nascono i Glicerine Cream e tu sei alla batteria…bei tempi immagino…

R Si Massimo, tempi meravigliosi, c’era in giro una grande voglia di fare. Tante emozioni e tanta voglia di condividere. I Glicerine Cream sono stati il mio primo gruppo musicale: con loro ho scoperto e vissuto l’emozione del gruppo, della band, un’esperienza unica per un ragazzo. Quel tipo di esperienza da cui nascono le amicizie che durano una vita, quelle legate agli interessi musicali. Ancora oggi tengo i contatti con molti dei musicisti con cui ho condiviso quei momenti.

D Nel vostro repertorio Rock underground e funk…

R Sì, era la mia prima esperienza e avevo voglia di comprendere meglio le tendenze musicali emergenti che mi affascinavano e da cui ho poi sviluppato un mio stile personale. Il nostro repertorio ha risentito molto dei Jefferson Airplane, Lou Reed, Janis Joplin ma anche delle influenze funk che arrivavano fresche dagli States. Da questa esperienza ho compreso che la strada da seguire era quella della composizione originale.

Da questa prima esperienza ha preso vita anche il primo collettivo musicale livornese: un’esperienza collegiale molto interessante grazie alla quale riuscii a far collaborare diversi musicisti, condividendo i pochi mezzi che avevamo a disposizione per poter suonare al meglio. La cosa funzionò bene e molte persone riuscirono così a fare i primi concerti dal vivo.

D Poi il tuo percorso musicale ti trova nel gruppo Jazz Rock Magazine…jazz rock, con strizzata d’occhio agli Area e Perigeo…musica impegnata, tipica del periodo; che ricordi hai?

R Il ricordo che ho di quel periodo è di grande crescita musicale, con dei musicisti veramente in gamba. Mi ero accostato a quel tipo di musica anche perché politicamente impegnato. Il bisogno di cambiamento era insito in quel periodo storico e la musica era uno dei collanti. Musica come quella degli Area, un gruppo che amavo profondamente. Ne ho ricavato una percezione più profonda della forza del messaggio che la musica riesce a trasmettere e una tecnica musicale migliore.

D Infine si arriva al tuo gruppo forse più importante i Sagoth, con musica decisamente più “dura”, metal rock…un cambiamento a 360°…raccontaci

R L’esperienza con i Sagoth è stata devastante, in senso positivo. In seguito all’incontro coi fratelli Cateni, Vito, Rino e Claudio, è nato il gruppo che io stesso ho battezzato Sagoth, nome di un demonio di cui avevo letto anni prima. Ma la cosa sbalorditiva di questa esperienza è stata non tanto e non solo il cambio di genere così repentino, quanto proprio il modo di pensare la musica. In realtà ci siamo contaminati a vicenda: io che venivo da una realtà più complessa dove la ricerca di sottili cambiamenti di ritmo o di accenti era la base della composizione del brano, e loro che invece avevano una tecnica sì ricercata ma più immediata e di impatto. Devo dire che con loro sono cresciuto molto e mi sono anche divertito tanto.

D Oltre ad apparire sulle pagine di giornali specializzati come “Tuttifrutti” avete anche inciso…una bella soddisfazione…

R Sì, la prima apparizione su Tutti Frutti e in seguito quella su HM ci avevano dato già una grande soddisfazione. L’aver poi potuto realizzare il nostro primo video e la presentazione su Video Music in cui abbiamo conosciuto Clive Griffith, con cui mantengo tuttora rapporti di amicizia, ci aveva aperto altre possibilità. Possibilità che purtroppo in quel periodo non abbiamo compreso, tra cui l’opportunità di continuare e di arrivare ad un livello superiore. Ma noi eravamo proprio una Garage Band vera: si viveva il momento presente e si pensava solo a quello successivo, senza preoccuparsi del futuro.

D Ma è nella dimensione “live” che soprattutto si percepiva la potenza del vostro suono e ciò che volevate trasmettere al pubblico…sei d’accordo?

R Assolutamente vero: l’emozione che sentivamo noi sul palco la riuscivamo a trasmettere al pubblico, proprio perché profondamente spontanea. Erano momenti irrepetibili. Mi ricordo come fosse ora il pubblico sotto al palco che ci incitava e quanta energia passava tra loro e noi. Era questo il senso del Live. Dare e ricevere forti emozioni condivise.

D E dopo i Sagoth che ha fatto Angelo Pieroni ? E soprattutto, mi sono scordato qualche gruppo nella tua vita musicale?

R Purtroppo per ragioni di lavoro mi sono allontanato da Livorno per trasferirmi a Firenze ed ho dovuto lasciare il gruppo musicale. Qui ho incontrato una persona speciale, Stefano Bellandi, che è diventato sia il mio bassista che uno dei miei migliori amici. Con lui ho iniziato a suonare con i Satan Sphere, facendo Metal strumentale insieme al chitarrista Matteo Nativo. In seguito io e Stefano siamo migrati nei Dark Tower, Metal classico anni ’90: un’esperienza che purtroppo è finita con la sua morte prematura. Lì mi sono fermato e non ho più suonato in una band per diversi anni, nonostante qualche sporadico incontro con il mio vecchio chitarrista Vito Cateni mi abbia ridato la possibilità di suonare. Ad oggi sto di nuovo suonando con alcuni musicisti e stiamo pensando ad una probabile reunion dei Sagoth.

D Quali sono le tue fonti di ispirazione, i tuoi batteristi di riferimento?

R All’inizio i miei batteristi di riferimento sono stati prima Geene Krupa ed in seguito Billy Cobham, ma da quando ho visto il solo di Moby Dick il mio idolo è diventato John Bonham. Le mie fonti di ispirazione sono state molteplici, nonostante sia sempre stato definito un batterista dal tocco forte e con spiccate caratteristiche Metal e utilizzi nei miei ritmi alcune finezze che vengono dalla mia esperienza nel Jazz.

D Angelo, hai avuto una ottima carriera musicale ma c’è un treno sul quale non sei riuscito a salire?

R C’è stato un momento in cui abbiamo pensato seriamente con i Sagoth di fare una tournee: ero in contatto con i Vanadium, gruppo di punta del panorama metal italiano di quegli anni. Andai anche a parlarci a Milano ed incontrai a Roma il loro produttore. Purtroppo, per motivi interni al gruppo, alla fine si decise di non farne niente. Ecco, quello è stato un treno che è partito senza di noi.

D Una domanda che faccio a tutti i batteristi…Charlie Watts dei Rolling Stones ha sempre detto che il suo “culo preferito” è quello di Mick Jagger (musicalmente parlando) perché sono più di 50 anni che se lo vede davanti sul palco…quale è il tuo “culo preferito” ?

R Sicuramente quello di Vito Cateni: non solo un musicista eccezionale, ma anche un amico vero che continua ad essere presente nella mia vita. Uno con cui farei mille concerti senza mai stancarmi e di cui ho un gran rispetto sia come chitarrista che come persona.

D Chi è oggi Angelo Pieroni ?

R Una persona che continua a comunicare, sia con la musica che con altri strumenti che ho imparato ad utilizzare. Oltre a lavorare nell’insegnamento per 20 anni, ho prodotto Video di vario genere e realizzato mostre fotografiche. Ma la musica rimane il mio primo amore e forse quello più grande. Spero a breve di incontrare di nuovo il mio pubblico.