BLUESBREAKERS – John Mayall with Eric Clapton (1966)

BLUESBREAKERS

JOHN MAYALL with ERIC CLAPTON

***1/2

Label Decca

Format Vinyl LP

Country UK                                                                         

Released 22-07-1966

Genre/Style Blues rock

Side A

1 All your love ****

2 Hideaway ***

3 Little girl ***

4 Another man ***

5 Double crossing time ***

6 What’d I say ****

Side B

1 Key to love ***

2 Parchman farm **

3 Have you heard ***

4 Ramblin’ on my mind ****

5 Steppin’ out **

6 It ain’t right ***

Musicisti

  • John Mayall voce solista, organo, pianoforte, armonica
  • Eric Clapton chitarra, voce solista in Ramblin’ on My Mind
  • John McVie basso
  • Hughie Flint batteria

L’importanza di questo album è capitale nella storia di tutto il rock: Qui possiamo ascoltare il Clapton migliore di sempre e le 12 songs che compongono questo album gettano le basi del British Blues. La band pesca tra i grandi classici del blues rileggendoli e reinventandoli in versioni mozzafiato.

<<…Il mio ricordo di quel giorno nello studio di registrazione, è noi che scarichiamo la strumentazione, la portiamo dentro, suoniamo, ricarichiamo gli strumenti e ce ne andiamo!>>

( E. Clapton )

 

BLOOMFIELD MICHAEL – Analine (1977)

BLOOMFIELD MICHAEL

ANALINE

**1/2

Label Takoma

Format Vinyl LP

Country Italy                                                                      

Released 1977

Genre/Style Rock blues

Side A

1 Peepin’ an a moanin blues ****

2 Mr. Johnson and Mr. Dunn **

3 Frankie and Johnny **

4 At the cross ****

5 Big “C” blues ***

Side B

1 Hilo waltz ***

2 Effinonna rag *

3 Mood indingo *

4 Analine ***

Musicisti

Mike Bloomfield – chitarra,banjo,basso,batteria,mandolino,ukelele,pianoforte,organo,voce

Nick Gravenites – chitarra – voce (brano B4)

Mark Naftalin – pianoforte

Roger Troy – basso

Bob Jones – batteria

Anna Rizzo – accompagnamento vocale

Marsha Ann Taylor – accompagnamento vocale

 

Era un momento difficile per Michael che stava cedendo all’aumento della depressione e all’abuso di sostanze, e si era ritirato nella sua casa di San Francisc. L’accordo con la Takoma lo riporta in studio e il risultato è questo album semiacustico. Alcune buone songs, altre molto meno ma comunque un ottimo ascolto.

2018-03-16 LUKE WINSLOW KING – ROBERTO LUTI – Asciano Pisano

 

La serata è fresca e piovigginosa. Arrivare al Route 66 ad Asciano Pisano non è stato facile…chilometri di strada nel buio più assoluto dove trovare un lampione è come vincere al superenalotto. Il Route si è rivelato uno splendido locale: sembra di entrare in un vecchio ritrovo americano nelle campagne del mid-west. Ordiniamo una ottima pizza e una ancor più ottima birra in attesa del concerto di Luke .

Alle 22,30 il musicista, nato a Cadillac, Michigan, ma adottato da New Orleans sale sul palco accompagnato dall’italiano solo di nascita Roberto Luti. Per molti anni Roberto ha vissuto infatti a New Orleans, dove ha conosciuto Luke e dove si è creato una straordinara reputazione.

Il concerto è acustico e la cosa è ancor più stimolante: due vecchie National del 1931 iniziano a diffondere suoni struggenti e fantastici.

Il nuovo lavoro di Luke vedrà la luce a maggio 2018 ed è l’occasione giusta per proporre le nuove canzoni. Luke è già venuto più volte in tour in Italia ed ha numerosi amici (provenienti soprattutto dalla vicina Livorno, città natale di Bob Luti, che sono al gran completo presenti stasera al Route. Il locale è pieno, l’atmosfera giusta, il concerto prende vigore.

Suoni puliti e caldi, caldissimi, fanno vibrare i presenti. Leghorn women, You got mine, Chicken dinner danno l’idea di cosa sarà il nuovo cd di prossima uscita : splendida la musica, splendidi i testi, splendidi i protagonisti.

Luke ripropone anche vecchi classici dove spicca I’m glad trouble don’t lost always, la title track dell’omonimo album uscito nel 2011 e Swing that thing da Everlast arm del 2014.

Un momento di commozione in sala quando partono le note di Lissa, song in memoria di Lissa Driscoll, scomparsa a settembre dello scorso anno. Musicista, cantante, conosciutissima nel Quartiere Francese di New Orleans, da sempre amica intima di entrambi.

Un Luke in gran forma, migliorato sensibilmente nella padronanza dello strumento dà il meglio di se riscuotendo consensi entusiasti.

Una nota particolare per Roberto Luti, straordinario chitarrista, che riesce ad incendiare i cuori dei presenti fino alla commozione: il lampo e il tuono, la burrasca e l’arcobaleno, la tempesta e il sereno…musica che ti graffia l’anima .

Grande, grandissima serata. La strada al ritorno sembra persino illuminata.

PIERANGELO BERTOLI – Eppure soffia (1976)

BERTOLI PIERANGELO

EPPURE SOFFIA

***

Label CGD

Format Vinyl LP

Country Italy                                                                            

Released 1976

Genre/Style Folk

Side A

1 Eppure soffia ****

2 C’era un tempo **

3 La baia **

4 Sera di Gallipoli ***

5 Non vincono ***

6 Cristalli di memoria **

Side B

1 Per dirti t’amo ***

2 Racconta una storia d’amore ***

3 Prega Crest ***

4 Povera Mary **

5 E’ nato si dice **

6 Due occhi blu **

Musicisti

Pierangelo Bertoli: voce, chitarra

  • Marco Dieci: tastiera, chitarra, armonica, cori
  • Alberro Radius: chitarra
  • Ernesto Massimo Verardi: chitarra
  • Enzo Giuffré: chitarra
  • Bruno Crovetto: basso
  • Mauro Spina: batteria, percussioni
  • Giuliano Salerni: tastiera

Che Pierangelo Bertoli meritasse di più dalla vita è un’ovvietà. Questo Eppure Soffia, grazie a Caterina Caselli, di Sassuolo come Pierangelo, è il suo primo per una casa discografica non amatoriale ed è il suo disco identitario. Non solo per il documento personale riprodotto in copertina, quanto per l’affermazione del proprio impegno politico e sociale: depurato dalle giovanili illusioni, ma rafforzato dall’esperienza personale e dalla trascinante dolcezza della sua musica. L’inquinamento delle industrie, un progresso che fa rima con distruzione e la follia della guerra sono i bersagli individuati senza mezzi termini dalle parole di Pierangelo Bertoli. Realismo ma mai resa perchè “Eppure il vento soffia ancora…”

BEATLES – Let it be (1970)

BEATLES

LET IT BE

*** 1/2

Label Apple

Format Vinyl LP

Country UK                                                                         

Released 08-05-1970

Genre/Style Rock

Side A

1 Two of us ***

2 Dig a pony ***

3 Across the universe ****

4 I me mine ****

5 Dig it ***

6 Let it be *****

7 Maggie May **

Side B

1 I’ve got a feeling ***

2 One after 909 **

3 The long and winding road ****

4 For you blue ***

5 Get back ****

Formazione

  • John Lennon – voce, chitarra ritmica, armonie vocali, cori; chitarra acustica
  • Paul McCartney – voce, basso, pianoforte,armonie vocali, cori
  • George Harrison – chitarra solista, voce, armonie vocali, cori
  • Ringo Starr – batteria, percussioni

Altri musicisti

  • Billy Preston – pianoforte elettrrico, organo Hammond
  • George Martin – maracas in Dig It
  • Linda McCartney – cori in Let It Be
  • Orchestra di 35 elementi in The Long and Winding Road
  • Coro di 14 elementi in The Long and Winding Road
  • Sezioni di fiati e violoncelli

Let It Be è l’undicesimo e ultimo album nella discografia inglese del gruppo musicale britannico e vide la luce dopo che, il precedente 10 aprile, il gruppo aveva già ufficializzato il proprio scioglimento . Molti lo hanno definito un commiato che i fans non avrebebro meritato.
Al di là delle sciocchezze scritte dai critici, “Let It Be” è davvero un album eccellente, un album con alcune delle migliori canzoni scritte dai quattro di Liverpool.

BEACH BOYS – Pet sounds (1966)

BEACH BOYS

PET SOUNDS

****

Label Capitol

Format Vinyl LP                                                                       

Released 16-05-1966

Country  USA

Genre/Style Rock

Side A

1 Wouldn’t it be nice ***

2 You still believe in me ***

3 That’s not me ***

4 Don’t talk (put your head on my shoulder) ***

5 I’m waiting for the day ***

6 Let’s go away for awhile **

7 Sloop John B ****

Side B

1 God only knows ****

2 I know there’s an answer ***

3 Here today ****

4 I just wasn’t made for these times **:

5 Pet sounds ***

6 Caroline no ***

  • Brian Wilson voce, cori, organo, pianoforte, dog whistle
  • Mike Love voce, cori
  • Al Jardine voce, cori, tamburello
  • Carl Wilson chitarra, voce
  • Dennis Wilson batteria, voce

Pet Sounds (Suoni di animale domestico) è l’undicesimo album in studio del gruppo statunitense.
Unanimemente riconosciuto come uno degli album più influenti della storia della musica, è spesso stato posto alla prima posizione in numerose classifiche di album migliori di tutti i tempi, come in quella del Times e del New Musical Express. In quella redatta da Rolling Stones l’album si trova al secondo posto.
Al pari Sgt. Pepper dei Beatles, Aftermath dei Rolling Stones e Notorious Byrds Brothers dei Byrds: Pet Sounds è uno dei capolavori assoluti dell’era sixties.
Davvero c’è poco da dire su album come questo. “Pet Sounds” brilla di una luce molto particolare: quella, abbagliante e imperitura, di un’ispirazione che è la culla di tre quarti della musica moderna.

BAND – The Last Waltz (1978)

BAND

THE LAST WALTZ

*****

Label Capitol

Format Vinyl LP

Country USA

Released 07-04-1978

Genre/Style Rock

Record One

Side A Side B

1 Theme from the last waltz 1 Coyote

2 Up on Cripple Creek 2 Dry your eyes

3 Who do you love 3 It makes no difference

4 Helpless 4 Such a night

5 Stagefright

Record Two

Side A Side B

1 The night they drove old Dixie down 1 Shape I’m in

2 Mystery train 2 Down south in New Orlenas

3 Mannish boy 3 Ophelia

4 Further on up the road 4 Tura Lura Lural (that’s an irish lullaby

5 Caravan

Record three

Side A Side B

1 Life is a carnival 1 The well

2 Baby let me follow you down 2 Evangeline

3 I don’t believe you 3 Out of the blue

4 Forever young 4 The weight

5 Baby let me follow you down (reprise) 5 The last waltz refrain

6 I shall be released 6 Theme from the last waltz (orchestra)

The Last Waltz ( L’ultimo valzer ) è un concerto del gruppo rock canadese-americano The Band, tenuto il giorno del ringraziamento americano, il 25 novembre 1976, presso la Winterland Ballroom di San Francisco. The Last Waltz è stato “il concerto d’addio” di The Band, e l’evento ha visto la band accompagnata da più di una dozzina di ospiti speciali, tra cui Eric Clapton, Ringo Starr, Bob Dylan, Ronnie Wood, Muddy Waters, Neil Young , Neil Diamond, Van Morrison, Bobby Charles, il Dr. John, Paul Butterfield, Emmylou Harris, Ronnie Hawkins, Joni Mitchell e The Staple Singers
Il concerto è stato girato dal regista Martin Scorsese e realizzato in un documentario omonimo, pubblicato nel 1978.
Non si può rimanere insensibili dinanzi alla coinvolgente, vitale e sincera bellezza della musica che esce da questi solchi…mai concerto di addio fu più appassionato e a tratti anche commovente di questo.

EUGENIO “NENO” VINCIGUERRA

D 1961 Neno Vinciguerra sostituisce Paolo Gragnani alle tastiere nel gruppo Four Friends…è la nascita di una splendida carriera musicale…

R Mamma quanto tempo è passato..eppure sembra ieri. Si, tutto ebbe inizio nel 1961 e devo dire che da allora la musica è stata la mia vita

D Dopo lo scioglimento dei Four Friends entri a far parte degli Arcieri ; al Sestriere vi notò il manager della cantante Milva…è l’inizio di una splendida avventura…

R Quando si dice la fortuna… Il manager di Milva era in vacanza al Sestriere e come ci sentì suonare decise che eravamo il gruppo adatto ad accompagnare la grande cantante ferrarese.

D Finita la collaborazione iniziale con Milva nel 1973 dai vita al gruppo…I Milvi con il quale per molti anni avete accompagnato la “pantera di Goro” in giro per il mondo…soddisfazione immagino…

R Come puoi ben immaginare…al tempo non era facile entrare nel giro che contava…noi ci stavamo riuscendo…un sogno!

D Grecia, Francia, Germania, Canada, Russia, Giappone…sempre come gruppo di Milva…che ricordi hai?

R Ricordi splendidi. Eravamo giovani, venivamo dalla provincia (Livorno era tale) e ci trovammo a giro per il mondo in posti che fino al momento avevamo solo sentito nominare

D Che effetto vi fece suonare al Madison Square Garden di New York o all’Olympia di Parigi ?

R Effetto da paralizzare le gambe e il cervello. Il Madison ci sembrava grande come Livorno, l’Olympia incuteva terrore ma devo dire che dopo pochi minuti tutto era passato e da buon livornesi, guasconi e sfrontati abbiamo fatto la nostra bella fugura. Poi Milva era bravissima, una cantante straordinaria che “ti metteva a tuo agio”. A proposito, la nostra amicizia è continuata nel tempo ed ancora oggi ci sentiamo per telefono.

D E dopo i Milvi che hai fatto ? So che non hai mai smesso di suonare e anche oggi allieti i presenti con ottime serate…

R Smettere ? Mai ! Ora sto suonando al Boccaccio quindi sempre attivo e in movimento quindi …….. Non solo, sto scrivendo un musical “Modigliani, Livorno-Parigi”: aspetto una risposta da Roma che spero positiva.

D Sentirsi chiamare “maestro” è una gran bella soddisfazione…tutto meritato direi…

R Beh, che dire…si certo. Mi fa piacere anche il “meritato”.

D Anche se sei stato molto in tournee all’estero, che ricordi hai della scena musicale livornese di quegli anni ?

R Ricordi fantastici. Decine di complessi erano presenti in città e devo dire che molti erano bravi veramente. Livorno è sempre stata prodiga di musicisti.

D Hai avuto una splendida carriera, ma c’è un rinpianto che ti “porti dietro” ?

R Ognuno di noi, in ogni campo, ha un rimpianto…ma mi piace guardare avanti, sempre avanti.

D Chi è oggi Eugenio Vinciguerra ?

R Un uomo felice e appagato. Dalla vita ho avuto tantissimo: in primis 4 figli, nipoti e salute. Poi la musica…non mi sembra poco.

IL ROCK FU UN FATTO RIVOLUZIONARIO O NO ?

L’avvento del rock fu un fatto rivoluzionario o no?

E’ fuori dubbio che il rock’n’roll di fine anni 50 e soprattutto quello dei sixties ha svolto un ruolo di rottura nella società mondiale, o per lo meno industralizzata.

Al di là dei luoghi comuni e banali, detti e ridetti, cerchiamo di capire dove sta la “rivoluzione” di questo fenomeno, genere di musica che può piacere o meno…ma questo è un altro discorso.

A mio giudizio il “merito” che ha avuto il rock e quindi la sua forza, più di essere “contro” è stato quello di aver creato l’adolescenza, l’”essere ragazzi”.

Fino agli anni 50, per tutta una serie di circostanze, principalmente economiche e culturali, un bambino diventava immediatamente un uomo. Non vi erano vie di mezzo.

Prendete le foto dei vostri nonni o dei vostri genitori, a 16 anni ne dimostravano minimo 40…per il modo di vestire, di atteggiarsi, ma soprattutto di essere, ed era purtroppo vero: ne avevano 16 ma avevano i problemi dei 40enni.

Difficilmente studiavano e si andavano a lavorare in età precoce, il che li rendeva adulti prima del tempo;spesso e volentieri si sposavano prestissimo e avevano figli altrettanto presto, con tutto quello che ne consegue.

Anche i rampolli di famiglie benestanti subivano lo stesso processo, erano uomini senza mai essere stati ragazzi.

Musicalmente parlando, crescevano con la musica dei nonni e dei genitori che facevano propria, non avevano una loro musica.

Improvvisamente, prima negli Stati Uniti, poi piano piano in Eurpoa (pianissimo…a passo di lumaca stanca in Italia), il boom economico ha cambiato le carte in tavola.

Lentissimamente ma inesorabilmente le scuole cominciarono ad affollarsi e un certo benessere si stava diffondendo.

Poi come una folgore il rock’n’roll !

La fine degli anni 50 e i 60 sono gli anni della svolta, gli anni in cui i giovani si appropriano della propria giovinezza, del “diritto ad essere ragazzi” a 15,16,17,18 anni e così via…

Il rock era la loro musica, non più quella dei genitori e dei nonni.

Era la musica dei giovani che volevano cambiare il mondo dei vecchi, buttando a mare anche la loro musica.

Gli avvenimenti storici contribuirono in maniera determinante all’evolversi della situazione.

Non fu una guerra incruenta.

Tra figli e genitori scoppiarono tensioni incredibili: erano due mondi che si fronteggiavano…per la prima volta i genitori dovevano confrontarsi con i loro ragazzi che avevano un modo diverso di affrontare il mondo.

Essere giovani in tutto e per tutto…il rock con le sue canzoni di rivolta li appagava in pieno.

Al diavolo la vecchia musica !

Iniziarono i primi viaggi in altri paesi, fino ad allora previlegio di pochissimi: non erano importanti i soldi…bastava la voglia, un sacco a pelo e via…

Gli scambi di ogni tipo tra ragazzi si fecero sempre più frequenti, le esperienze dei singoli divennero le esperienze di tutti in una sorta di “villaggio globale” ideale ante litteram reale, in barba al computer e internet (oggi infatti puoi giocare a scacchi con un pakistano o scambiarti messaggi con uno zairese e poi magari non sai chi abita al terzo piano del tuo palazzo)

Il rock cuciva il tutto.

Ogni attimo della giornata era accompagnato dalla musica. In ogni posto, in ogni ritrovo, in ogni cantina si suonava “la musica dei giovani”, finalmente consapevoli di esserlo.

Mai prima di ora si era sentito così forte il bisogno di stare insieme, di dividere con gli altri storie, esperienze, sogni.

In tutto questo sta la grandezza del rock, quella di aver contribuito a far si che i giovani si appropriassero del loro sacrosanto diritto di non diventare uomini prima del tempo

BAND – Northern lights – Southern cross (1975)

BAND

NORTHERN LIGHTS – SOUTHERN CROSS

***

Label Capitol

Format Vinyl LP                                                                               

Country USA

Released 01-11-1975

Genre/Style Rock

Side A

1 Forbidden fruit ****

2 Hobo jungle ***

3 Ophelia ****

4 Acadian driftwood ***

Side B

1 Ring your bell **

2 It makes no difference ***

3 Jupitor hollow **

4 Rags and bones ***

Formazione

Rick Danko basso, chitarra, violino, armonica, trombone, voce

Levon Helm batteria, chitarra, mandolino, piano, tastiere, voce

Garth Hudson organo, tastiere, fisarmonica, sassofoni, sintetizzatori, ottoni

Richard Manuel piano, tastiere, percussioni, clavinet, batteria, voce

Robbie Robertson chitarre, basso, piano, tastiere, clavinet

Northern Lights – Southern Cross è il sesto album in studio del gruppo rock canadese-americano , pubblicato nel 1975. Fu il primo album ad essere registrato nel loro nuovo studio in California, Shangri-La, e il primo album di tutto il nuovo materiale dal Cahoots del 1971. Tutte e otto le canzoni sono accreditate come composizioni del chitarrista Robbie Robertson.
Pur non essendo folgorante come Music from Big Pink e il loro secondo album omonimo o coerente come Stage Fright, Northern Lights Southern Cross è un grande album della Band e al di fuori di The Last Waltz è la loro ultima grande affermazione musicale.
E’ senza dubbio un canto del cigno, in quanto la sua registrazione segnava l’ultima volta in cui i cinque membri lavoravano insieme in studio come gruppo permanente.
Anche le voci di Helm, Manuel e Rick Danko sono state tutte azzeccate, in questa ultima grande performance musicale del gruppo.