SAURO MORICONI

D Sauro Moriconi, saxman…come mai la scelta di questo strumento in un mondo musicale dominato dalla chitarra?

R Non mi ritengo un sax Man ma uno strimpellatore di alcuni strumenti infatti ho 4 chitarre 1 pianoforte 2 tastiere e due sax

D Il sax è diventato quasi indispensabile nel mondo del rock…pensare che prima dell’avvento di Clarence Clemmons nella E Street Band di Bruce Springsteen era uno strumento strettamente jazz…sei d’accordo?

R Sono d accordo anche se ritengo che i vari sax posso star bene in ogni genere di musica.

D Attualmente sei membro stabile del gruppo I Furminanti, molto conosciuti a Livorno, ottimo gruppo di intrattenimento tra i più richiesti…

R Faccio parte dei Furminanti dove suono il sax… grande band di amici, ci divertiamo da matti

D Spesso e volentieri ti vediamo sul palco con I Genius o in decine di Jam sparse nella città e oltre, insomma dove c’è musica c’è Sauro Moriconi….

R Frequento le Jam perché mi piace stare in compagnia di amici e suonare qualcosa… i Genius fanno parte degli amici ..

R Prima dei Furminanti in quale gruppi hai militato, come ti sei avvicinato ad un palco di musica rock ?

D Mi sono avvicinato a un palco con il pianobar insieme al mio amico Maurizio Midili, cantante il rock non mi piace particolarmente

D Non conosco la realtà di altre città…certo che a Livorno siete in molti che hanno a tracolla il sax e tutti ottimi musicisti, sarà il salmastro? Che rapporti hai con gli altri saxmen?

R Ho buoni rapporti con tutti i musicisti che conosco, non solo con chi suona il sax..con un sassofonista ho un rapporto speciale ed è Claudio sax Fabiani che lo ritengo il migliore a Livorno e dintorni.

D A proposito di Livorno, città della musica da sempre…cosa ci manca per decollare definitivamente, eppure i musicisti di valore non mancano…

R Manca la tolleranza delle persone verso la musica live all’ aperto .E gestori di locali che abbiano a cuore la musica, non solo i loro guadagni.

D Sauro quali sono le tue fonti di ispirazione, i tuoi punti di riferimento, naturalmente musicalmente parlando?

R Non ho particolari punti di riferimento… il riferimento principale e la musica in generale

D Cosa ti senti di dire ad un giovane che oggi vorrebbe iniziare a suonare questo splendido strumento?

R Ad un giovane direi di studiare seriamente la musica ed un qualsiasi strumento che sono tutti belli . Studiare in conservatorio ..un talento che poi ha studiato in conservatorio è il top.

D Sauro qual’è quel treno che hai lasciato partire senza di te e che ancora ti penti?

R Il treno che rimpiango di aver perso in campo musicale è appunto quello di non aver studiato musica in gioventù seriamente.

D Chi è oggi Sauro Moriconi ?

R Sauro Moriconi oggi è un nonno pensionato a cui piace suonare come gli riesce, che cerca di fare del suo meglio e di migliorarsi..la musica ti fa dimenticare l ‘età che uno può avere e ti fa sentire giovane interiormente. Tutto ciò lo faccio con passione, mi diverto molto e ho tanti rapporti con molti amici ,una cosa che tanti della mia età non hanno .

FEDERICO SILVI

D Federico come nasce il tuo amore per la chitarra ?

R In modo del tutto spontaneo a 14 anni dopo una breve esperienza al pianoforte ho iniziato e da li non ho piu’ smesso… grazie alla sua presenza costante in casa dovuta a mio padre (Mauro Silvi) che tuttora continua ad esibirsi dopo anni di gruppi locali e come cantante di orchestre di sala (E’ la voce piu’ bella che conosco e recentemente l’ho coinvolto in una cover band di Elvis Presley suo mito da sempre)

D E’ da molti anni che fai parte del gruppo Jackie-O’s Farm, un ottimo gruppo che ha al suo attivo alcuni lavori di ottima fattura…

R Si, e’ dal 2006 e ad oggi dopo 2 dischi e un ep e svariati giri col furgone per lo stivale stiamo per far uscire il nostro terzo lavoro in studio che uscira’ a Dicembre per la “Black Candy records” di Firenze

D Il vostro pop-rock molto orecchiabile vi ha portato a dividere il palco con artisti come Baustelle, Malfunk, Supersystem e suonare addirittura al mitico Cavern di Liverpool, una bella soddisfazione

R Tutte belle esperienze, suonare al Cavern poi (con gli amici Bad Love Experience) per me che sono cresciuto con i Beatles e’ stata un esperienza indescrivibile!

D Un vostro brano, esattamente “I,’m sorry”, che è tratto dal vostro primo lavoro, ha avuto il previlegio di far parte della colonna sonora del film di Virzì “Il capitale umano”…mica poco

R Il pezzo nel 2014 fu candidato ai “David di Donatello” come miglior brano originale e ci permise di essere ospitati a Roma per le premiazioni nei fasti salottieri e televisivi del cinema italiano con vestiti eleganti, incontro con il Presidente della Repubblica, autisti, camerieri in guanti bianchi, diretta Rai e feste in terrazza con attori e registi di punta del cinema nostrano (unico selfie con il GRANDISSIMO Nino Frassica…) un esperienza curiosa e inaspettata. Abbiamo messo anche un altro brano “On the radio” nel film “Al posto tuo” di Max Croci nel 2016.

D E dei Silvereight che mi dici ? E’ un progetto parallelo o un bisogno di proporre cose tue senza intermediazioni ?

R Io compongo di continuo canzoni che poi una volta accumulate sviscero in vari progetti, con Silvereight ho fatto due dischi autoprodotti, il primo omonimo del 2012 e’ un ibrido folktronico, il secondo “Left Hand” del 2016 e’ un sunto della formazione base che ho sempre avuto, il power trio classico chitarra voce, basso e batteria, un viaggio in sonorita’ anni 90 dove ho condensato vari mood chitarristici e compositivi a cui sono molto legato. Il disco e l’ufficio stampa inoltre sono stati pagati con un crowdfunding in cui “svendevo” dei miei quadri, altra attivita’ artistica a cui mi dedico appena poso la chitarra…

D Federico quali sono i tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando?

R Il punto di riferimento e’ il veicolare le proprie emozioni e svuotare il “filtro” per mezzo dello strumento. E’ cio’ che mi fa andare avanti da quando ho iniziato

D Progetti futuri, un nuovo lavoro, concerti magari in città ?

R Come dicevo prima il terzo disco dei The Jackie-O’s Farm in uscita a Dicembre per “Black Candy records” e’ il progetto a cui tengo maggiormente ora, poi altre collaborazioni interessanti sono quelle con la cantautrice Alessandra Falca e il nuovo gruppo dub che mi ha arruolato alla chitarra “Lola and the Workaholics” con cui suonero’ il 21 Settembre al Surfer Joe con la preziosa Guest di Dennis Bovell a cui faremo dopo il nostro set da backing band.

D Hai già anni e anni di musica alle spalle…ci fosse la possibilità di tornare indietro, quale scelta fareste o non fareste che pensi avrebbe potuto cambiare la tua vita di musicista?

R Con tutte le difficolta’ di fare musica originale in Italia rifarei tutto cio’ che ho fatto, forse un tour all’estero visto che ho sempre avuto progetti in inglese mi sarebbe piaciuto farlo, magari si fara’, boh…

D Chi è oggi Federico Silvi ?

R A saperlo sarebbe buono! Sono una persona “vittima” della smania creativa, quello si… ogni momento e’ buono per lavorare a qualcosa, che sia una canzone o un lavoro grafico… nel mezzo mi impolvero sui cantieri come idraulico e mi pulisco in mare in lunghe sessioni di nuoto (passione non artistica degli ultimi anni).

MARCO FRANCHI

D Marco Franchi, tra le tue innumerevoli occupazioni…chitarrista…un amore datato nel tempo immagino

R Considerando che ormai sono proiettato verso i 44, la datazione nel tempo c’è….in realtà mi sono approcciato alla chitarra già da grandino…avevo 16 anni…un amore nato in estate, quando – da studente – potevi permetterti di gozzovigliare da metà giugno a metà settembre…in casa c’era la chitarra di babbo, una chitarra comprata – usata – da “Cremisi” verso la metà degli anni 60… la mia prima “sunburst”…mi ha accompagnato per tutta l’estate al mare e in cortile… sei mesi dopo soddisfeci il mio desiderio di comprarmi la chitarra elettrica…dopodiché non ci siamo più lasciati….

D Fai parte del gruppo Humanoira; il vostro genere denota senza dubbio una matrice prog con brani molto lunghi…da dove nasce questo sound ?

R Io non c’ero ancora, ma i primi anni della band (nata nel 1999) sono indubbiamente caratterizzati da brani molto lunghi con testi molto profondi e di non facile approccio…nei live c’erano molto grunge, suoni sporchi e graffianti, sintetizzatori che sparavano suoni acidi oltremisura, uso/abuso di loopstation e addirittura assoli di “martello e incudine”…quando si dice la musica “pesante”…

Mentre la musica e i gusti musicali cambiavano, gli Humanoira mi “imbarcavano sul carro” e restavano “Fedeli alla linea”, per dirla con il titolo del secondo cd….

D La vostra non è una proposta facile, sicuramente molto originale, con una fortissima teatralità…

R L’originalità dei testi e anche di alcune soluzioni musicali è stata spesso richiamata dalle varie recensioni che hanno commentato i nostri lavori in studio…Riccardo, frontman della band ed autore di tutti i testi – tranne uno, scritto da Davide – è molto profondo e molto abile a mescolare dolcezza e ironia, rabbia e sarcasmo, atmosfere oniriche e fredda realtà.

Rispetto a “L’arte di sciogliere la neve”, primo disco, “Fedeli alla linea” è più pop, con canzoni nel consueto stile Humanoira ma adatte anche a “timpani” meno rockettari… abbiamo definitivamente riposto l’incudine (probabilmente venduta su “mercatino musicale” per chissà quale cifra….) e, di recente, abbiamo (definitivamente??) svoltato verso l’elettro-pop che va tanto tra i giovanissimi…del resto siamo (musicalmente) giovani dentro….

D Avete condiviso il palco con ottimi artisti come Carotone, Canali, Il Teatro degli Orrori, avete partecipato alle finali di Arezzo Wave, avete dato alle stampe un paio di album, al vostro attivo molte date, se le mie informazioni sono giuste, anche fuori dai confini nazionali…una bella soddisfazione

R Una grandissima soddisfazione e tanti ricordi….come quello di Davide, il bassista, che chiese alla cassiera di un autogrill francese, in perfetto italiano, “si può scaldare??” , riferendosi al panino preso dal banco frigo, scandendo le parole come se stesse parlando ad una sordomuta… Altrettanto bello fu suonare – sempre in Francia – “Bella Ciao” in una sorta di centro sociale in cui tutti, pur non capendo una parola di italiano, si sgolavano e cantavano con noi….fu in quella occasione che conoscemmo un ragazzo (che lavorava – e lavora – come tecnico video a Parigi) che, colpito dal nostro sound, si propose di girare un video per noi. Eravamo tutti abbastanza gonfi….fortunatamente il batterista gli aveva lasciato un nostro recapito e, cinque anni dopo, il sogno del video (di “Fedeli alla linea”) si è avverato! Il tour del primo cd, cominciato nel 2007, è durato più di un anno e che ci ha visti macinare chilometri in furgone e macchina, da un lato all’altro della penisola: Perugia, Novara, Cuneo, Firenze, Pisa, Taranto, Caserta, Benevento, Napoli, Brescia, Milazzo, Cascina, Milano, Livorno… e poi, appunto, la settimana oltralpe, con “quartier generale” (e dormitorio) a Dijon…. cose “che voi umani non potete capire”…

D Marco quali sono le tue fonti di ispirazione, i chitarristi che hanno contribuito a far si che tu imbracciassi la chitarra ?

R Ho cominciato a suonare la chitarra elettrica nei primi anni 90, quando il sound di Seattle aveva ormai rotto gli argini ed invaso gli scaffali dei negozi di dischi italiani… hard rock e glam rock stavano ormai cedendo il passo a band come Nirvana, Alice in Chains, Pearl Jam e a tutto il Grunge Rock…e mentre la stragrande maggioranza dei miei amici ballava con la musica house e cantava gli 883 (qualcuno anche Masini…), io passavo i pomeriggi in casa a suonare l’hard rock con un amplificatore Wasbourne a transistor e il pedalino overdrive della boss….e con le prime band, i pomeriggi li dedicavo allo studio e i dopocena al fondo….

Per rispondere alla tua domanda, i chitarristi che mi hanno fatto avvicinare alla chitarra sono tutti quelli dei gruppi hard-rock e glam-rock che, a inizio anni 90, ascoltavo….ero letteralmente intrippato dei Guns n’Roses….ma ascoltavo anche Poison, Motley Crue, Cinderella, L.A. Guns e tutto il rock anni 70….inclusi i Beatles e i Rolling Stones.

D Oltre agli Humanoira ti dedichi anche ad altre cose, rimanendo nell’ambito musicale, come accompagnare Flavia Fronesio Margot, raccontaci questo sodalizio…

R Un sodalizio che mi ha permesso di scoprire il fantastico mondo della chitarra acustica….ho acquistato la mia sesta chitarra (acustica) – a breve arriverà la settima – e mi sono rimesso in gioco, imparando ad approcciarmi alle sei corde in modo profondamente diverso…con Flavia non suono più e sto lavorando con un paio di amici a un progetto acustico che speriamo possa farci divertire, divertendo il pubblico.

D Progetti futuri, nuovi lavori, nuovi apparizioni live magari in città ?

R Con gli Humanoira stiamo lavorando sugli arrangiamenti dei pezzi dell’ultimo EP per proporli live…anche perchè, malgrado mi sia approcciato all’acustica, la voglia di suonare la elettrica è ancora fortissima…e me ne accorgo ogni volta che la riabbraccio….ovviamente la voglia di proporci alla gente, soprattutto alla nostra gente, è ancora tanta.

D Livorno e la musica, una città da sempre capace di generare decine e decine di musicisti eppure…che cosa è mancato e manca per far nascere una vera e propria “scuola livornese” ?

R E’ vero…. Livorno è una città che, artisticamente parlando”, ha dato tanto, in ogni epoca…. penso che, al di là di ogni campanilismo, una “scuola livornese” non è nata a causa del nostro carattere…siamo spesso incoscienti di quanto sappiamo fare e il fatto che qualche “artista” sia livornese ce lo fa percepire come uno come noi… semplice… un po’ come se “semplicità ed umiltà” fossero sinonimi di “mediocrità”…

D Marco, un sogno non raggiunto, un treno che hai lascito partisse senza di te…

R Sono ancora in stazione….devo solo finire di trovare i soldi per il biglietto…. e il treno deve ancora arrivare… non smetterò di suonare…non smetterò di provare a migliorarmi e di mettermi alla prova…e quando arriva il treno, se ho già il biglietto, ci salgo….

D Sei un uomo molto impegnato nel sociale ( anche il tuo lavoro lo dimostra ) ma in sintesi, chi è oggi Marco Franchi ?

R Sono lo stesso che ero venticinque anni fa, rumoroso, iperattivo, pignolo e fermamente convinto che avere qualcosa di cui ridere di pro non significhi per forza essere superficiale….sono un incontentabile sognatore coi piedi per terra, che volge sempre l’occhio a “chi sta peggio”…e lo faccio oggi più di ieri, non soltanto perchè forse sto invecchiando, ma anche perchè percepisco che, “chi sta peggio”, ha sempre meno spazio nella società ed è sempre meno considerato… detto questo, siccome voglio essere ottimista, spero che i nostri figli – anzi, i vostri figli (perché io non ne ho) – siano più sensibili ed aperti di quanto non lo siamo noi….

ORPHAN BRIGADE

CASTELFRANCO DI SOPRA (PI)

20 luglio 2018

All’interno del Musicastrada Festival , nel paesino di Castelfranco di Sopra, nato nel 1299 , nella campagna Toscana, si è svolto il concerto degli Orphan Brigade. Ben Glover, Nelson Hubbard e Joshua Britt hanno così chiamato la loro band dall’appellativo dato ad un contingente di soldati del Kentucky che combattè nella Guerra di Secessione sotto la bandiera della Confederazione. Dopo il successo di “Soundtrack to a ghost story” tornano in Italia con un nuovissimo disco concepito e realizzato completamente nel nostro paese. Così come l’ottimo disco d’esordio, si tratta di un concept album, che ha come punto di riferimento la cittadina marchigiana di Osimo e le sue antiche grotte , grotte colme di misteri e di racconti tenebrosi di santi e società segrete.

La piccola piazza che ospita il municipio è stracolma e fa piacere vedere che tra il pubblico si mescolano almeno tre generazioni di persone.

The Orphan Brigade propongono una formula prettamente acustica, dove il mandolino detta il ritmo tuffandosi però a piene mani nella musica Americana con sfumature irlandesi (Ben Glover nato a Belfast) e il concerto non fa che confermare la loro proposta.

Apre “Osimo” seguita da “Town of a hundred churches” per finire il trittico iniziale con una sontuosa, struggente, malinconica “Pile of bones”.

Ha fatto la sua comparsa sul palco anche il violinista marchigiano Marco Santini, che ha fatto conoscenza degli Orphan durante il loro soggiorno a Osimo. Santini ha ricevuto una lettera di complimenti e di ringraziamento da Papa Francesco che ha ascoltato il suo “Il Cristo delle Marche”, primo brano da lui composto ed eseguito al Pantheon di Roma davanti alle più alte cariche dello stato e ripresentato questa sera a Castelfranco di Sopra, per poi unirsi alla band .

Insieme a Santini prendono vita “Vitriol” (per capire il titolo unire le prime lettere del motto“visita interiora terrae rectificandoque invenies occultum lapidem” e Flying Joecanzone ispirata alla storia del santo patrono Giuseppe da Copertino, che causa dei miracoli che gli venivano attribuiti e delle estasi che lo portavano a compiere voli, subì due processi del Sant’Uffizio, che lo relegarono dapprima in Assisi, poi a Pietrarubbia e, infine, a Fossombrone, in isolati conventi-romitori dei Frati Cappuccini. Morì a Osimo e il suo corpo è custodito nella cripta del santuario, in un’urna di bronzo dorato.

Neanche una pausa e partono l’epica Alchemy, la dolce “Sweet Cecilia “ e la pop stile primissimi anni 60 “The bells are ringing”, la cupa e tetra “The birds are silent” e la finale “Sweetheart”.

La band saluta il pubblico ma al grido incessante di “One more, one more” tornano volentieri sul palco per proporre la commovente “Pain is gone” e una inaspettata cover di Bruce Springsteen “I’m on fire”.

Ancora saluti ma il pubblico non se ne va, non vuole andar via e ecco allora Glover, Hubbard, Britt e Santini in mezzo al pubblico intonare a cappella (Nelson Hubbard voce solista) una Paddy’s Lament da Soundtrack , (che ben trasmette la rabbia e la delusione di un immigrato irlandese venuto a cercare fortuna in America e si ritrova “sbattuto” in un campo di battaglia) semplicemente da brividi. Che si tratti degli orrori della guerra civile o delle viscere della terra, gli Orphan Brigade dal vivo ci sono:ottimo concerto di una piccola, grande band.

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Davide Salvadori

D Sei giovanissimo, eppure sei già molto conosciuto e hai fatto parte di alcune band…insomma, nato con la chitarra

R Nato con la chitarra no, il mio amore per la musica sboccia ad 11/12 anni. Prima avevo come un rigetto verso la musica, poi tutto è cambiato per una combinazione di eventi, in primis la scoperta di alcuni gruppi (i primi che mi “folgorarono” furono i Linkin Park e poi i Metallica), ma anche l’incoraggiamento del prof di musica delle medie, gli amici… insomma ci vuole sempre il giusto ambiente. Da quel momento la musica è diventata fondamentale per me e mi sono sempre speso molto sia come musicista che come ascoltatore e fruitore.

D Ad appena 15 anni entri a far parte de i Bones con tanto di singolo di lancio “Count the sheep” e viaggetto in Germania nel 2013 dopo aver vinto il Premio Frisoni…mica male

R I Bones hanno avuto una formazione lenta: io e Giacomo Biagini (che adesso suona il basso nei Cromosauri) decidemmo prima di mettere su un gruppo, poi iniziammo a suonare. Quindi romanticamente possiamo dire che i Bones nascano nel 2009. In realtà il gruppo si completerà e debutterà nel 2011. Abbiamo fatto un sacco di concerti, la mia esperienza con loro mi ha aiutato molto. La crescita e la formazione che si hanno suonando dal vivo con altre persone è incredibilmente efficace. “Count The Sheep” fu uno dei brani che i nostri fan apprezzavano di più, nonché uno dei primi che scrivemmo.

Per ben 2 volte di fila (2013 e 2014) durante il Premio Fisoni ci siamo aggiudicati i premi “Giuria popolare” e “ Miglior Band Cecinese”, il secondo dei quali ci ha permesso di esibirci per ben 2 volte a Gilching, vicino a Monaco di Baviera. Inutile dire che oltre alla soddisfazione fu dannatamente divertente: prendi 5 ragazzi di 16 e 17 anni e mandali a suonare in Germania… vuoi che non succeda qualcosa di assurdo?

D Nel 2014 inizia la tua avventura, insieme a tuo fratello, con i Cromosauri, band dalle sonorità grunge-rock, come nasce questa idea ?

R I Cromosauri nascono in maniera spontanea. Ho sempre scritto molti brani, bozze, testi. Alcuni di questi ai colleghi Bones non piacevano, quindi iniziai a suonarli con mio fratello, batterista. Vedendo che veniva fuori roba interessante, decidemmo di mettere su un gruppo vero e proprio ed uscire dalla nostra soffitta.

Dato che io e mio fratello, vivendo insieme, avevamo le stesse radici musicali, le sonorità dei Cromosauri sono state subito più “categoriche” (anche se trattando di musica bisogna sempre usare le pinze a parlare di generi e categorie) legate al grunge dei Nirvana e Pearl Jam, differente da quello che accadeva nei Bones dove c’erano 5 mondi musicali molto, molto differenti che si incontravano.

Ovviamente anche il sound dei Cromosauri è in continua evoluzione e secondo me si sta, se non allontanando, diramando verso altri sound. Dopotutto in 4 anni ne abbiamo ascoltata di musica, sia io che mio fratello, poi abbiamo cambiato bassista (adesso come dicevo prima c’è Giacomo, grande amico ed ex-Bones) che ha portato le sue influenze.

D Finalmente NOIZ! Il vostro lavoro. Il disco vede la luce il 10 dicembre 2016, promosso da Ghost Label Record e distribuito da Crashsound, Believe e CODE7 e il brano Bad vince il premio Test Song ai Livorno Music Awards 2017, una bella soddisfazione

R NOIZ! è considerabile il manifesto dei Cromosauri, l’album con cui diciamo “noi siamo questi, abbiamo fatto così e così e ci è successo questo, da qui partiamo verso dove vogliamo andare”. Un lavoro del quale avevamo bisogno della massima libertà per via del profondo legame che abbiamo con quelle canzoni, scritte in periodo in cui sono successe tante cose. È stato pensato nei dettagli, musicalmente e concettualmente, ci siamo occupati sia delle registrazioni (che si sono protratte per ben 4 mesi) e del mixaggio, nonché delle grafiche e dei video dei tre singoli estratti (Friendly, Chocolate e When Somebody Loses Himself). Abbiamo seguito un’etica molto “fai da te” cercando di ottenere un suono vivo. Il disco è come sarebbe dovuto essere, sporco, assolutamente informale, con i suoi momenti allegri e quelli tristi. L’essenza dell’album è perfettamente riassunta dalla copertina, una foto scattata per caso che racchiude una energia primordiale e vera. Alcuni non hanno capito, o non hanno voluto capire, le chiavi di lettura che stanno dietro a questo lavoro, ed abbiamo ricevuto diverse critiche che, senza negare la loro importanza per migliorarsi, fanno un po’ dispiacere considerando quanto ti sei speso nella realizzazione del tutto.

Non sono mancate però neanche le soddisfazioni, gli apprezzamenti e i complimenti. Hai citato Bad che si è aggiudicata il premio “Best Song” ai Livorno Music Awards 2017… è un premio enorme, non ci sognavamo minimamente una cosa del genere, un riconoscimento davvero inaspettato.

D In contemporanea ai Cromosauri sei impegnato con Lesta Sinutre, un ottimo progetto che ti vede accompagnare con la chitarra le poesie della poetessa Laura Bertolini, raccontaci…

R Mi è sempre piaciuta la contaminazione tra arti, anche con i Cromosauri ci abbiamo provato più volte, il nostro primo EP Cromomito doveva essere accompagnato da un cortometraggio. Quindi come mi si presenta l’occasione cerco sempre di mescolare tutto e “sintetizzare” qualcosa di strano. Anche Laura non è estranea a queste mescolanze, spesso ha collaborato con pittori o addirittura cuochi.

Ci conoscevamo e stimavamo da diversi anni, la scorsa estate venne da me per registrare delle sue poesie. Io le feci sentire un paio di bozze che avevo nel cassetto, proponendole di leggerci qualcosa sopra. Alla prima take sono nate “Che Hai Trovato In Me?” e “Non Ho Più Parole”. Nel giro di un mese abbiamo registrato altri 8 pezzi in un’atmosfera molto ispirata e creativa. Per me è stata l’occasione di lavorare su sonorità più elettroniche e sperimentare nuove forme di scrittura, Laura si è dovuta concentrare sull’espressività, scegliere il ritmo giusto per le sue parole.
E’ uscito fuori questo album diviso in 2 metà, “Arrivi-Partenze”, pubblicato questo inverno.

Laura durante l’inverno abita a Davis, California, e questo ci costringe a stopparci durante l’inverno. Questa estate abbiamo messo su uno spettacolo che abbiamo presentato il 17 agosto a Montescudaio ed ha riscosso grandi apprezzamenti, contiamo di riproporlo in giro il prima possibile.

D E per non farsi mancare nulla sei impegnato anche nella G.L. Records dove vengono effettuati vari corsi tra cui chitarra, canto, fisarmonica, tastiera, ma anche meditazione; illustraci questo interessante progetto

R G. L. Records è una nuova scuola di musica nella quale insegno chitarra. È una piccola realtà aperta da Giuseppe Scianna, cantante, a Cecina. Il 24 agosto c’è stata l’inaugurazione vera propria, faremo qualche open day nel mese di settembre per farci conoscere. Insieme a me e Giuseppe ci sarà un ragazzo che insegna pianoforte e fisarmonica. Sono fiero di far parte di questa piccola squadra, è un’altra bella occasione di mettersi in gioco.
Vi invito a passare a trovarci per tutte le curiosità riguardo ai corsi musicali e non. Ci trovate a Cecina, in via Ticino 10, interno 8. Vi accoglieremo a braccia aperte.

D Davide, quali sono le tue fonti di ispirazione, quei chitarristi dei quali avevi attaccato il poster in cameretta?

R Questa è la domanda più difficile, ne uscirebbe una lista della spesa. Ti posso dire che Pearl Jam, Nirvana e Smashing Pumpkins mi hanno forgiato, così come Soundgarden e Alice In Chains. Sono legato poi ad artisti dei più disparati generi, i Doors, i Police, A Perfect Circle, Smiths, i Quintorigo con John De Leo, Snarky Puppy, potrei farti una lista della spesa, ma verrei a noia. A livello chitarristico adoro Hendrix e Steve Ray Vaughan, ultimamento sto assumendo enormi quantità di vecchio blues, Son House, Howlin’ Wolf, Robert Johnson…

D Progetti futuri, esibizioni dal vivo dove possiamo sentirti, magari in città?

R Il progetto più grande attualmente è il nuovo album dei Cromosauri. Dal 10 settembre inizieremo un campagna di crowdfunding e poi entreremo in studio, abbiamo del nuovo materiale entusiasmante, l’aggettivo che meglio lo descrive a parer mio è “profondo”. Inoltre a breve auto-pubblicherò una raccolta di mie poesie chiamata “Concerto per Sole Parole”. Purtroppo non ho date in programma, quindi vi invito a seguire i social miei, dei Cromosauri e dei Lesta Sinutre per non perdervi niente, ci trovate su Facebook, Instagram e YouTube.

D A proposito di Livorno, quale è il tuo rapporto con la città, musicalmente parlando, una città da sempre madre di ottimi musicisti ?

R Livorno e le zone circostanti brulicano di musicisti e artisti spettacolari, con alcuni dei quali sono in buoni rapporti. Ho sempre cercato di tenermi aggiornato sulla situazione locale e di essere partecipe, se non c’è interazione tra i musicisti, sarà difficile avvicinare altre persone alla nostra scena musicale. Ci sono dei gruppi di cui sono un grande fan tipo Madame Du Bois, Hilo, Nut, Mr. Bison, ma anche Biffers, Hati&Skoll e la lista è lunga…

D Chi è oggi Davide “El Ghita” Salvadori ?

R Mi posso dare del pazzo? Un pazzo con un soprannome discutibile ahaha… scherzi a parte, non è semplice, sicuramente sono uno con dei sogni abbastanza grandi e ambiziosi, ma non ho paura di farmi il mazzo per realizzarli. La strada è lunga se vuoi fare rock’n roll, ma sono allenato.

GIANLUCA MARIA SORACE

1 Gianluca Maria Sorace, nato con la chitarra già a tracolla immagino…

Non proprio in realtà. Ricordo che da piccolo, nei mesi estivi, con la famiglia andavo a casa di mio zio in Sicilia. Lì trovavo sia una chitarra che un pianoforte ed ero attratto più da quest’ultimo. Ho cominciato a suonare così, da autodidatta, inventandomi gli accordi e le posizioni e scrivendo da subito le prime canzoni su qualsiasi strumento trovassi sul mio cammino. Ma all’inizio lo facevo solo d’estate appunto, fino a quando quello stesso zio non mi regalo una prima chitarra tutta mia e anche a Livorno continuai quel percorso da autodidatta. Non ho mai preso lezioni (l’unico strumento per il quale abbia preso alcune lezioni è il violoncello) e tutt’ora alcuni accordi sulla chitarra li suono con una posizione sbagliata delle dita.

2 Nel 2003 dai vita al gruppo Hollowblue che in pratica è la naturale evoluzione del tuo progetto come cantante e chitarrista solista…

Si, il nome Hollowblue lo usavo già agli inizi degli anni ‘90. Contemporaneamente all’esperienza nel mio primo gruppo The Moss Garden cominciai a scrivere e registrare su un registratore a 4 piste alcune canzoni, molto influenzato da Bowie e Syd Barrett e una di queste canzoni, da cui presi il nome, si intitolava proprio Hollowblue. Feci anche alcuni concerti supportato da Luca Faggella al basso e Marco Lenzi alla chitarra. Con loro negli anni ‘90 collaborai su più cose. Misi poi da parte queste canzoni quando fondai un altro gruppo, i Tangomarziano nel 1995. Finita l’esperienza dei Tangomarziano nel 2003 ritirai fuori il vecchio nome Hollowblue e lo utilizzai questa volta per un gruppo a tutti gli effetti, con Marco Calderisi, Federico Moi e Giancarlo Russo (ma nel tempo la formazione cambio a più riprese e vanno nominati anche Davide Malito Lenti, Sarah Mayer, Sara Crespi ed Ellie Young). Con Davide e Giancarlo, l’ultima formazione, abbiamo ancora un album nel cassetto che speriamo prima o poi di pubblicare, nonostante il gruppo sia al momento, per motivi logistici, in stand by.

3 Al vostro attivo avete un buon numero di ottimi album e collaborazioni con artisti di spessore… impegno riconosciuto anche dalla stampa italiana e internazionale…

Sono cresciuto ascoltando moltissima musica straniera, imparando a cantare sui dischi dei Genesis di Peter Gabriel e per me è da sempre naturale rivolgermi ad un pubblico anglofono. Da qui le molte collaborazioni con musicisti e artisti che tutt’ora ammiro e con i quali sono diventato amico: Anthony Reynolds dei Jack, Sukie Smith (Madam), lo scrittore americano Dan Fante, figlio di John, e altri ancora. I dischi sono stati recensiti anche su molte riviste Inglesi e Americane, e qualcosa anche in Francia, in Svezia, Olanda. Sia in Italia che all’estero le recensioni sono state sempre sorprendentemente ottime. La stampa ci ha sempre trattato bene, i video sono andati in rotazione su MTV, ma cantare in Inglese in Italia, se sei Italiano, è diventato piano piano negli anni un modo per autoescludersi da alcune scene, perché il mercato musicale Italiano si è chiuso su se stesso, abbandonando l’ambizione di esportare quello che facciamo. Forse per la paura del confronto.

4 Nel 2010 realizzate il primo video tridimensionale girato in Italia grazie alla regia di Francesco Rotunno e Alessandra Vinotto; video che ha avuto un grande successo internazionale tanto da vincere il 3D Festival di Hollywood, nonostante la concorrenza di artisi del calibro di Michael Jackson, Barbra Streisand, Pink Floyd, Santana…una grandissima soddisfazione

Ricordo che fu incredibile davvero. Noi rispetto a quei nomi eravamo negli USA dei perfetti sconosciuti. Ciò non ci impedì di esser selezionati, unici Italiani, e vincere. Il video dopo quel Festival girò tantissimi altri Festival e fu proiettato anche al Sundance. Ringrazio sempre Francesco e Alessandra che credettero nella nostra musica e decisero di investire in noi. La cosa avrebbe dovuto avere una risonanza molto maggiore in Italia ma invece trovammo molti ostacoli, anche solo nel far pubblicare la notizia della nostra vittoria. I Negramaro infatti avevano girato, mesi dopo la realizzazione del nostro video, un loro video 3d con una tecnologia non cinematografica ma piuttosto scarsa… il loro ufficio stampa ci fece “la guerra”. Non entro nei dettagli perché è una storia vecchia ma piuttosto rivelatrice di come funzioni la spartizione degli spazi di informazione in Italia. Non conta la vera notizia quanto piuttosto l’investimento economico. Se non puoi permettertelo puoi anche vincere ad Hollywood ma resti comunque fuori dai principali canali di informazione.

5 Prima degli Hollowblue facevi parte del gruppo Tangomarziano, raccontaci

I Tangomarziano nacquero dall’iniziativa di Andrea Landi (adesso Licantropi) nel 1995. Dopo di me si agiunsero Franco Volpi (Poliziotto, Saghe Islandesi) e Giancarlo Russo (Hollowblue). Andrea ad un certo punto usci dal gruppo ed entrarono Giulio Pomponi e Valerio Griselli dei Virginiana Miller. Ho bei ricordi di quel periodo, anche perché fu l’inizio di amicizie importanti che hanno arricchito la mia vita.

Con Franco, scomparso l’anno scorso, ho condiviso tantissimo, forse l’amico con il quale ho condiviso più cose negli anni, musicali e non, e Giancarlo Russo è stato anche il bassista degli Hollowblue, una colonna portante. Con i Tangomarziano, cantavo in Italiano e per me era piuttosto difficile. Non c’ero abituato ma accettai la sfida e fu una bella esperienza. Scrivevamo io e Andrea e fu un periodo fondamentale per il lavoro che feci sul mio modo di scrivere canzoni. Il nostro immaginario traeva spunto dalla fantascienza di Philip Dick, spesso nei live proiettavamo delle diapositive di ingrandimenti di insetti. Facemmo diversi concerti, collaborando anche con dei ballerini di danza contemporanea guidati da Simonetta Ottone, e registrammo alcuni demo. Nel 2002 vincemmo il concorso di Arezzo Wave e suonammo allo Stadio di Arezzo insieme a Faithless e Dandy Warhols. Di lì a poco ci sciogliemmo.

6 Quali sono le tue fonti di ispirazione, i chitarristi che “attaccavi alla parete” della tua cameretta ?

Le mie fonti di ispirazione la trovo sopratutto nei cantanti, non ho mai avuto il culto del chitarrista e non sono mai diventato un virtuoso della chitarra. Ho approfondito molto di più l’arte dell’arrangiamento, della composizione, alla ricerca dell’equilibrio tra le parti. Comunque David Bowie è stato il motore di tutto. Quello che mi ha spinto più di tutti a voler scrivere canzoni. Poi Syd Barrett, Lou Reed, Iggy Pop, Nick Cave, The Smiths, Bauhaus, Calexico, Chet Baker, Sonic Youth, Pulp ma anche certe cose di musica contemporanea come Arvo Pärt.

7 Progetti futuri, un nuovo lavoro, concerti ?
Gli Hollowblue sono in stand by come dicevo e dal 2014 sto portando in giro un nuovo progetto che è diventato il principale. È un progetto solista. Mi chiamo Stella Burns e ho pubblicato al momento due album con sonorità alla Calexico, ma ricchi anche di molto altro: “Stella Burns loves you” e “Jukebox Songs”. Dentro ci sono al solito diverse collaborazioni con amici di talento, tra i quali la scozzese Emma Morton e Carla Lippis dall’Australia.

I dischi hanno avuto un bel riscontro e ho fatto molti concerti negli ultimi anni lavorando spesso per i live con grandi musicisti e amici Livornesi, tra i quali Franco Volpi, Davide Malito Lenti e Giancarlo Russo e talvolta con Diego Sapignoli dei Sacri Cuori alla batteria.
Più recentemente ho invece raggruppato alcuni ottimi musicisti (Christian Scazzieri, Damiano Trevisan, Enrico Brazzi e Alessandro Fabbro) qui a Bologna, dove vivo da qualche tempo, per proporre nel prossimo futuro le vecchie e nuove canzoni in una veste se possibile ancora più completa. I dischi infatti sono ricchi di archi, pianoforte, trombe, banjo, mandolini.
Sto lavorando quindi al disco nuovo e anche ad un album a 4 mani con Luca Swanz Andriolo, il cantante dei Torinesi Dead Cat in a Bag. Ma vorrei anche concludere il quarto album degli Hollowblue e pubblicare un mini album con il mio primo gruppo The Moss Garden, e pubblicare anche il materiale scritto sotto il nome HelenaRussell con Franco Volpi e Giampiero Sanzari dei Sur Sum Corda, più una serie di altri piccoli progetti. Ci vorrebbero giorni di 48 ore!

8 Che rapporto hai con la scena musicale livornese, da sempre fucina di ottimi musicisti e con i tuoi colleghi?

A Livorno con Luca Faggella qualche anno fa ho curato la programmazione artistica dell’Ex Cinema Aurora e del Surfer Joe, invitando a suonare molti musicisti italiani e stranieri. Questo mi ha permesso per un po’ di avere un ruolo nel tessuto musicale della città non solo come musicista ma anche come promotore. Devo però dire che come musicista, a parte ovviamente gli amici e i collaboratori stretti, mi è sempre stato più facile collaborare con musicisti di altre aree d’Italia o con gli stranieri. Comunque a Livorno ci sono da sempre moltissimi bravi musicisti, un grande fermento e molta creatività fuori dagli schemi.

9 Gianluca, un rimpianto, una occasione non sfruttata…

Quando con gli Hollowblue vincemmo ad Hollywood nel 2010. Avremmo dovuto cercare di distribuire e promuovere il disco negli USA, cercare di andare a suonare lì e sfruttare il momento, ma l’etichetta di allora non ci supportò in questo e noi avevamo le mani un po’ legate anche per una questione meramente economica.
Altro rimpianto è non aver avuto il tempo di lavorare all’album che avevamo progettato con Dan Fante. Con lui facemmo due tour di musica e poesia. Molto intensi. E registrammo a casa mia molte tracce con la sua voce. L’idea era quella di fare una specie di “An American Prayer” dei Doors. L’idea c’è ancora, ma nel frattempo Dan ci ha lasciati. E semmai un giorno porterò a termine il progetto, avrò il rimpianto di non poterglielo fare ascoltare.

10 Chi è oggi Gianluca Maria Sorace?
Evolvere è un bisogno primario: come persona e come musicista. Bowie è stato per me l’esempio di un percorso, umano e artistico, che non si è adagiato mai. Sono quindi in cammino, ancora alla ricerca. Magari con prospettive e aspettative diverse rispetto a quando avevo venti anni ma comunque sempre acceso e guidato dalla passione.

EMANUELE MAZZA

D Emanuele Mazza, professione chitarrista, ovviamente da sempre…

R E’ partito tutto per scherzo con un grande amico che ora fa il tatuatore , ma nasco in una famiglia di musicisti padre bassista e zio chitarrista .

D Nel lontano 2001 dai vita al gruppo Hati & Sköll. Il vostro genere si può definire metal ma
più che altro un insieme di influenze di tutti e quattro i componenti in base alle esperienze
precedenti e ai loro background personali…

R R Si effettivamente si veniva da esperienze diverse, io venivo da un lavoro crossover che mi ha spinto a proporre un nuovo progetto con i ragazzi che poi diventarono la mia band

D Nel 2009 registrate il vostro primo album “One more time maestro” per l’etichetta
Videoradio, lavoro che vi ha fatto conoscere al grande pubblico e che vi ha portato ad aprire nel
2010 il concerto de La Strana Officina al Rock Village a Villa Corridi, una bella soddisfazione…

R Una bellissima soddisfazione anche se già li il cambiamento era già nell’aria , il bassista venne sostituito per la serata da un amico con sole quattro prove per motivi di lavoro e per non rinunciare si chiese aiuto a lui

D Nel 2013 dopo aver registrato il Demo “Distratta-mente” presso gli Iris Studio e aver fatto
tappa nella rubrica DEMO de Il Tirreno, vi presentate al The Cage Theatre di Livorno per
partecipare alla serata Demo Metal insieme a due band, gli Unredeemed e i d8 dimension.
Nel frattempo è entrata a far parte del gruppo la vocalist Vanessa Caracciolo…rimangono le sonorità
dure ma è innegabile che questa presenza femminile così importante stravolge un po’ le sonorità del
gruppo…

R La collaborazione con Vanessa doveva già avvenire come corista con la vecchia formazione ma quando Emi (il cantante) ci lascio per un nuovo progetto prendemmo la decisione di sentire se voleva venire con noi come cantante e no come corista è da lì si aprì un nuovo capitolo

D Ne avete fatta di strada da quel lontano 2001, in un mondo dove le rock band si sciolgono
come neve al sole; seppur con qualche avvicendamento, quale è il segreto di tanta longevità ?
R La grande amicizia e la voglia di suonare e il saperci sopportare con i nostri caratterini e non arrendersi alle prime difficoltà.

Gli Hati & Sköll sona nati da un mio sogno e fino a quando potrò il mio sogno andrà avanti.

D Progetti futuri , un nuovo cd, concerti alle porte ?
R Si, stiamo registrando un nuovo demo con la partecipazione di una amica ( è l’amica che mi ha fatto conoscere Vanessa) Ilenia C. e una data già prevista per venerdì 7 settembre al Sinistrofest, un grande evento che durerà 2 giorni ( da non perdere )

D Emanuele quali sono le tue fonti di ispirazione, i tuoi chitarristi di riferimento?
R Non ho una band preferita, ascolto un po’ tutto ma una per dirne una sono i Disturbed sia per le sonorità che per il modo di cantare .

D Gli Hati & Skoll e la città di Livorno…cosa offre e cosa nega la nostra città a voi e alle
decine e decine di gruppi che qui risiedono ?
R Gli Hati & Skoll a Livorno non hanno un buon seguito per il semplice motivo che non ci sono più locali che danno spazio alle band emergenti , è un po’ un circolo chiuso, suonano sempre le solite band e chi piace il genere non fa chilometri per sentirti suonare fuori .

D Emanuele, un rimpianto, una occasione perduta che avrebbe potuto, musicalmente parlando,
cambiare la tua vita ?
R Mi proposero quasi agli inizi di andare a suonare con una band già molto avviata ma con stupore della richiesta inaspettata dissi di no perché non mi sentivo in grado per la poca esperienza di intraprendere una strada nuova come bassista

D Chi è oggi Emanuele Mazza ?
R Oggi sono babbo di una bellissima bambina di nome Asia, ho 39 anni con la voglia di suonare che avevo quando ho iniziato, credo che non passerà mai .

VANESSA CARACCIOLO

D Vanessa, immagino tu abbia scoperto questa tua abilità nel cantare da piccola, ti immagino davanti allo specchio…

R Bravo, proprio così!!! In casa della nonna con la calza in testa per avere dei capelli lunghi .

D La tua voce è potente e grintosa tanto che nel 2012 entri a far parte del gruppo Hati & Skoll…

R Direi per caso sono entrata a far parte degli Hati&Sköll: un’ amica me lo propose e decisi di buttarmi in questa avventura.

Non sapevo come me la sarei cavata (ho sempre fatto rock blues) ma adoravo il genere quindi accettai e…ora ci sopportiamo a vicenda!!!

D Il sound del gruppo è robusto, il metal la fa da padrone, ma è innegabile che il punto di forza degli Hati sia proprio la tua voce e la tua presenza scenica che ben si integra con il muro sonoro della band…

R Direi che c è stata una bella fusione di caratteri forti e diversi tra loro.

Loro mi hanno cresciuta musicalmente e vocalmente ed è grazie a loro se ho avuto un po’ di visibilità e l’ opportunità di poter conoscere nuovi musicisti …..poi vabbè noi donne abbiamo una marcia in più quello si sa !

D Il mondo del rock, inutile negarlo, ha una impronta prettamente maschile, ma molte donne sono riuscite a farsi largo lasciando una impronta profonda e indelebile, mi riferisco a Janis Joplin, Grace Slick, Patti Smith e moltissime altre ancora, quali sono i tuoi punti di riferimento, le tue “muse” ispiratrici ?

R Si è vero, ora però ci stiamo rifacendo, ci sono molte cantanti ai giorni nostri che stanno spaccando nel mondo del Metal per non parlare delle grandi musiciste.

Devo dire che le mie muse sono state più le voci maschili come David Bowie, Freddy Mercury, Kurt Cobain.

D Il 6 aprile 2013 partecipate al Premio Fisoni di Cecina dove ottenete il Premio Giuria Tecnica e il secondo posto del concorso…una bella soddisfazione

R Siamo stati davvero contenti anche perché se non erro è stato il nostro primo live e non sapevamo quale reazioni suscitassimo.

D Vi esibite spesso dal vivo sia a Livorno che altrove, che rapporto avete con la scena musicale livornese ?

R Per il genere che facciamo ci accontentiamo, ma non basterebbe mai. La scena livornese per il Metal direi praticamente morta….. mi piacerebbe vedere un bel festival per svegliare gli animi dei rockers che a Livorno ci sono e in più mancano i locali, per questo noi preferiamo suonare fuori dalla nostra città.

D Progetti futuri tuoi e della band ? Qualche nuovo lavoro, concerti dove potervi ascoltare?

R Tante tante tante news!! Per quanto riguarda Hati&Skoll , 11 agosto Excalibur pub(Chiavari)

  • 11 settembre Sinistrofest 2018 ( ci siamo aggiudicati il secondo posto nel 2017)
  • Nuovo demo in uscita con la partecipazione di una seconda nuova voce femminile (Ilenia Cavallini)
  • I miei progetti e collaborazioni sono tante e diverse tra di loro…io amo osare….
  • L uscita del mio primo video (Neverending Universe) dall’ album (God is an Alien) nato dalla collaborazione con Led Green.
  • Holy hand Granade , La meravigliosa (Painting of Bodgaun) canzone scritta dal volontario Alessio Orsini autore del testo nato mentre riguardava delle foto fatte durante gli 8 mesi passati nel villaggio di Bodgaun, che si trova nel Nepal, colpito dal terribile terremoto del 2015, Ogni frase è una memoria o riflessione su quel periodo.
  • E il mio nuovo gruppo d8 Dimension, dove e come ……top secret, ma sarà fantasticamente divertente suonare con loro!

D Al di là del tuo ruolo di woman in rock, quando sei da sola, che musica ascolti ?

R Adoro ascoltare la musica al massimo, infatti sono un po’ sorda mi dicono.

Mi piace chi sperimenta ciò che suona come dice Caparezza, deve avere un bel ritmo, cupo e mistico.

Sono continuamente a ricercare ispirazioni ascoltando di tutto, spaziando dal gruppo In this moment, Metallica, Demetrio Stratos, Rammstein, Sepultura, Caparezza, ma anche Punk, Ska, Reggae , tribale ecc…..

Amo i suoni e tutto ciò che si può sperimentare con la voce.

D Ognuno di noi ha visto sfrecciare davanti a sé un treno sul quale non siamo saliti che avrebbe potuto cambiare la nostra vita…quale è il tuo treno che ancora oggi, seppur giovanissima, “non ti far dormire la notte “ ?

R Fortunatamente quel treno deve sempre passare!

D Chi è oggi Vanessa Caracciolo?

R Non è facile capirlo nemmeno per me, sono quello che la vita mi ha insegnato.

 

ALESSIO MANNUCCI

D Alessio quando è iniziato il tuo amore per la chitarra ?

R Ho iniziato a suonare la chitarra verso 15 anni scrivendo testi e strimpellando in casa , poi dopo il concerto dei Pink Floyd nel maggio dell’98 se ben ricordo a Livorno, ho iniziato a suonare un pò più concretamente duettando con un amico che, addirittura non mi riteneva adatto a suonare la chitarra regredendomi al basso, anche se poi è stata una bella esperienza comunque.

Poi ho iniziato a suonare con una band Anderson Council, poi Fuori Rotta

In realtà mi affacciavo a quel mondo ed iniziavo a scoprire mondi inesplorati,

prima di scoprire il Rock VIA di Claudio Baglioni per me era un pezzo Rock

D Fai parte del gruppo 10 DIAZ…come è nata questa idea ?

R Dopo aver suonato per anni svariate cover di ogni tipo però del panorama italiano e brani nostri, insieme a due amici, avemmo l’idea di mettere su una band dove abbandonare le cover che, per quanto si voglia, non sono mai tue, ma solo di chi ascolta.. insomma volevamo dire e mostrare le nostre idee e confrontarci nel panorama musicale italiano.

Lasciare la band di cover e rinascere con un progetto tutto nuovo, i 10 DIAZ

Solo con l’intento di provarci, di scrivere cose nostre e nuove, arrangiare e registrare e fare dischi o cd ma di inediti, idee nate dalla nostra passione sviscerata per la musica

Ad oggi posso dire con 2 album all’attivo e diversi videoclip ufficiali,in giro per le radio nazionali e maggiormente in America Latina,

Scommessa vinta, manca solo il grande salto..

D 10 DIAZ..strano nome…da dove “esce fuori” ?

R In realtà è stato semplice perchè abbiamo usato la via ed il numero civico dove abbiamo il nostro studio di registrazione e sala prove Via Diaz al civico 10

D Spesso e malvolentieri si sente gruppi che si cimentano in testi in inglese “scimmiottato”; voi invece avete optato per testi in italiano…perchè questa scelta?

R Dirrò una cosa impopolare, non lo condivido nella maniera più assoluta, almeno che , chi canta in inglese sia stato degli anni in Inghilterra o negli Stati Uniti,

voglio prendere spunto da una citazione da MIKA che diceva:

“Per cantare in Italia sono dovuto risiedere Italia e andare a scuola per anni per imparare l’italiano”.

Lo condivido pienamente

Specie in Inghilterra o in America dove sono molto ligi con la lingua e non accettano storpiature

Poi si sa che l’inglese è facilmente “poetabile”, va in rima facilmente e potrebbe sembrare una soluzione più facile..

Spesso ho l’impressione che si voglia cantare e non far capire che si canta..

Immaginate tanti MAL o cantanti americani che scimmiottano l’italiano e mettetelo al contrario..

È vero che l’italiano ha delle rime più difficili,

ma abbiamo una lingua bellissima che ha sonorità favolose e all’estero è tanto apprezzata, perchè privarsene

Occorre studiare e sono convinto che lo scrivere in italiano darà tantissima soddisfazione e faciliterà l’ascolto di chi vuol ascoltarvi

D Quali sono i tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando ?

R Tanti anni fa ti avrei detto Dave Gilmoure perchè sono affascinato dai suoni e dagli effetti, è come domare un cavallo in libertà.

Oggi ascolto e mi lascio affascinare da tutti i grandi e porto con me un pò di tutto quello che conosco nel panorama Rock; spesso mi accostano un a quello o a quell’altro, ma in realtà non mi sento vicino a nessuno come chitarristi, esprimo solo quello che sento e quello che richiede il brano che devo arrangiare e suonare.

Ma tra i più grandi apprezzo Gilmoure, The Edge con quell’immenso senso del gusto sulle sonorità ma sottovalutato dalla massa, Slash, Braian May, Angus Yong, Clapton, ecc..ed un sottovalutato Stef Burns perchè suona solo con Vasco

ma non mi piacciono i troppo virtuosi come Steve Vai e compagnia bella.

D In città siete famosi per aver organizzato Christmas Rock, lodevole iniziativa nata per dare spazio alle band emergenti…raccontaci

R Questa è una cosa che non mi ha mai fatto molto piacere perchè i 10 DIAZ sono una band che ha un cammino di tutto rispetto oltre che aver aperto Effetto Venezia sul palco principale nel 2016 e due album all’attivo.

Per quanto riguarda il Christmas Rock è stata un’idea mia e di Andrea Meoni, aveva l’intento di portare fuori dalle cantine o dalle sale prove le band che avevano meno spazio ed idee nuove invece delle “solite”cover.

Ho sempre creduto nelle potenzialità della musica italiana e per questo è nato il Christmas Rock.

Una rassegna gratuita dove le band dovevano suonare solo inediti in italiano e rigorosamente selezionati e grazie a Radio Incontro in particolar modo a Marco Leonetti godevano di una piccola promozione gratuita di un brano, che potesse passare radiofonicamente e pubblicizzarli

Inoltre avevo sempre desiderato che ci fosse una maniera per trovarsi tra musicisti, senza pensare che uno è più bravo dell’altro, perchè non credo a queste idiozie, non credo nelle competizioni, volevo solo creare un punto d’incontro, aiutare il momento in cui si parla ci si confronta e perchè no.. magari si collabora.

Del Christmas Rock sono state fatte otto edizioni con tanto di gemellaggio con Rock Targato Italia fino al 2015, ma sto lavorando per ripartire nel 2018 con più carica e grinta di prima,

ai 10 DIAZ ha portato fortuna, magari riusciamo ad aiutare qualcun altro..

D Nel 2012 esce il vostro video “Benvenuti in questo mondo”, realizzato dalla Redfish per la Clou Disque Production…una bella soddisfazione

R In realtà quello è stato solo l’inizio..

Sono seguitit NELLA NOTTE entrato in classifica tra i brani più trasmessi del circuito EARONE raggiungendo in italia il 61 posto

Poi SENZA VIA DI USCITA.

Con la nuova etichetta TOP RECORDS abbiamo messo fuori altri quattro singoli e videoclip

LA MIA CHITARRA

DICONO DI TE

CHE COSA SEI PER ME con 248.000 visualizzazioni su FB

STELLA DELLA NOTTE , il video uscirà in questi giorni ma è già in giro su molte radio italiane e soprattutto estere.

Ma se permetti è giusto ringraziare il mio compagno di viaggio col quale suono da 23 anni Luca Pierozzi voce ed artefice di quasi tutti i brani, col quale ho condiviso musicalmente tutto,

Michele Muti (discografico) il nostro direttore artistico, basti pensare che con la Poligram ha scoperto e lanciato ZUCCHERO , BIAGIO ANTONACCI, TIMORIA e LITFIBA e 21 Sanremo alle spalle, senza di lui tantissime cose non sarebbero accadute e sapere di averlo accanto sia in fase di arrangiamenti e di mixaggi è davvero una gran bella spinta oltre che orgoglioso di collaborarci

Il nostro ufficio stampa P &G di Pietro Giannetta da sempre al nostro fianco nello sbattersi con le tv e radio di mezzo mondo

Emanuele Cama il nostro arrangiatore e un grande amico col quale ho condiviso gli arrangiamentio dei 10 DIAZ e da poco anche di altri artisti che produciamo con le nostre canzoni dei 10 DIAZ

Roberto Vannini detto Pallino alla batteria, e Marco Lemmi al basso, numeri uno!

D Progetti futuri, esibizioni a breve magari in città?

R Tra poco registreremo un nuovo videoclip che uscirà in Italia ed all’estero e sarà un omaggio alla nostra Livorno, il titolo è Top secret, ma vi assicuro che ne sentirete parlare

Il brano è già stato mixato arrangiato,

insomma è pronto.

D A proposito di Livorno…qual’è il rapporto che avete con la città, da sempre madre di centinaia di gruppi ?

R Ci sentiamo dei profeti in patria..

Non siamo mai stati troppo apprezzati perchè facevamo musica che strizzava l’occhio al pop e questo ci ha portato a guardare fuori ad esportare la nostra musica.

Ma in tutti i nostri videoclip e le nostre canzoni portiamo con noi le immagini e le bellezze della nostra Livorno.

Pensate che il videoclip CHE COSA SEI PER ME è stato realizzato dentro le Terme del Corallo grazie alla Brdenkeik che da sempre ci segue, ha girato tantissimo in Sud America dove la location campeggiava e mostrava al mondo una bellezza di Livorno, un nostro diamante nascosto

D Alessio…un rimpianto e un sogno nel cassetto ?

R Un rimpianto? Non aver cominciato prima..

Un sogno nel cassetto?

Realizzare delle colonne sonore e continuare a produrre musica inedita da far conoscere e magari dare una mano agli altri, sempre che ne valga la pena

D Chi è oggi Alessio Mannucci ?

R Un musicista che si occupa di produzione discografica, che collabora con dei grandi professionisti e ancora strizza l’occhio al suo primo amore, la chitarra, con l’incoscienza di continuare a fare musica inedita e di presentarla in ogni dove..un sognatore.

EMILIANO GEPPETTI

D Emiliano Geppetti…cantante, attore, autore e cantautore, quale di questi attributi senti più tuo ?

R Mica è facile! Perché il problema è che io a fare tutte queste cose mi diverto! E quindi mi piace passare da una cosa all’altra, sperimentare, giocare, confrontarmi.. con gli altri ma anche con me stesso. Mettiamola così, il palco è il mio ambiente ideale. Là sopra mi sento proprio a mio agio!

D Hai iniziato come cantante chitarrista dei Fuoco Fatuo…raccontaci

R Madonna!! Una vita fa..

Era la prima metà degli anni 90, eravamo 4 amici, ci piaceva il rock e suonarlo insieme. Fine. Ci bastava anche solo stare tra noi in cantina (o “al fondo” come si dice qui), ma dopo un po’ cominciammo a “suonicchiare” in giro e a scrivere anche brani nostri. I primi palchi, le rime rassegne.. erano anni vivi. Durante quel periodo ho imparato a cantare sul serio. Facendolo!!

D Dopo l’esperienza Fuoco Fauto ti innamori del teatro musicale; fai parte del cast di “Shrek”, di Tre cuori in affitto, di “La bella e la bestia”, di Pippi Calzelunghe, e ancora The beggar’s opera, Welcome to machine, Cabaret, Jesus Christ Superstar, Il ritratto di Dorian Gray...e scusate se è poco. Una bella soddisfazione

R Diciamo che ci sono arrivato per gradi. Prima mettendo su una band di tributo al celebre The Rocky Horror Picture Show, poi partecipando ad un Jesus Christ Superstar con una associazione cittadina molto nota (il TodoModo, ndr) e da lì, passettino dopo passettino, sono arrivato anche alle grandi produzioni. Ormai sono 15 anni che è diventato il mio lavoro.
Una bella soddisfazione perché me la sono sudata! E perché ci sono arrivato senza spinte, raccomandazioni o tanto meno per aver partecipato a dei reality show!! (come si usa fare adesso)

D Ti sei cimentato come autore e interprete anche del monologo Quanto zucchero nel caffè?

In campo artistico, si dice a Livorno “ti manca di dà ir cencio e poi hai fatto tutto”…

R Ahahaha si.. ogni tanto faccio anche quello.

Mi piace scrivere ogni tanto e quando le idee sono un po’ più grandi oppure non si possono condensare in una sola canzone si realizzano in altro modo. Il monologo a cui fai riferimento è stato il mio primo “esperimento” teatrale. Un ragionamento a microfono aperto sul teatro, come sta evolvendo e dove sta andando, il tutto integrato da brani di cantautori del passato. A questo è seguito un altro spettacolo l’anno scorso, tutto sul grande Giorgio Gaber. Credo che prima o poi ne uscirà anche uno completamente inedito! (che parla di mio nonno, Ndr)

D Dal 2012 frontman dei Gary Baldi Bros…una band che in città è una istituzione…

R n realtà da qualche anno prima, anche se le nostre apparizioni erano molto rare a causa dei miei impegni teatrali (soprattutto per “La bella e la bestia” che mi ha “costretto” un anno intero a Milano e poi un anno a Roma). In ogni caso, per rispondere alla tua domanda, abbiamo notato che negli ultimi anni la città (o meglio, la gente) ci ha apprezzato sempre di più. E non si capisce come mai!! A parte gli scherzi, credo che sia perché abbiamo indovinato, per puro caso, una formula che condensa musica, simpatia e intrattenimento. Ogni concerto è una festa con gente di tutte le età. Tutto qui. Semplice! Ma non facile.. (credimi, ogni sera è impegnativo!)

D Emiliano, nei tuoi svariati passaggi artistici quali sono i tuoi punti di riferimento, le tue fonti di ispirazione ?

R Beh.. qui direi che forse ai lettori farei perdere troppo tempo! Perché in momenti diversi ho avuto punti di riferimento diversi, artisticamente parlando. (la famiglia e gli amici veri che ti sostengono sono un discorso a parte) ..potrei fare molti nomi di musicisti, attori o anche personaggi inventati ma riassumo così: sono un rockettaro che adora la comicità, traete voi le vostre conclusioni!

D Progetti futuri, qualche esibizione dal vivo magari in città ?

R Di esibizioni in città ne facciamo continuamente con i fratellini..
Quello che mi piace, come dicevo prima, è divertirmi e spaziare. Dunque mi piacerebbe fare qualcosa di nuovo e originale. Vedremo! Ma non dico niente..

D Come dicevo prima i Gary Baldi a Livorno sono “il gruppo di Livorno”: che rapporto hai con la città e con il suo essere città musicale da sempre?

R Guarda, nonostante sia spesso in giro a suonare o in tournèe teatrali, ho casa qui ed è qui ho scelto di vivere. Tanto da far trasferire quella santa della mia compagna e “far famiglia” qui. Il rapporto con la città è splendido. Mi piace, trovo che la vita sia “semplice” e spero vivamente che le nuove generazioni (incluso mio figlio) mantengano la “livornesità”.

Mi piace anche il suo essere artista.. molti che suonano, dipingono, recitano.. ma qui, in parte, l’indole livornese rovina un po’ il rapporto. Quel suo essere provinciale spesso la rende un po’ troppo critica e impermeabile a contaminazioni e confronti. Come se, come si dice “qualcuno ni rubasse varcosa!”.

Invece io penso che dal confronto con chi ne sa di più o chi fa le cose meglio di te si possa solo crescere.

D Tutti noi non siamo saliti su un treno che avrebbe potuto cambiare la nostra vita…il tuo treno non è ancora passato o l’hai lasciato sfrecciare via ?

R Chi lo sa! Magari ci sono salito e sto ancora viaggiando, oppure deve ancora passare. Una cosa è certa, non starò qui fermo ad aspettare! Nel senso che se te ne stai lì con l’ansia puoi stare sicuro che il treno non passerà oppure non ti accorgerai se è quello giusto.

Una cosa posso dirla però: a fare “tutto questo” mi sento fortunato.

D Chi è oggi Emiliano Geppetti?

Un “ragazzo” di 44 anni, con una vita normale (che include un figlio, una donna accanto che talvolta si lamenta e che lo fa rigare dritto ma che mi sopporta , un mutuo, etc..) e con tanta voglia di fare! Speriamo di averne anche il tempo e le possibilità..

D Non posso non farti una ultimissima domanda…perchè Gary?

R Cercavo un nome “composto” che includesse anche un gioco di parole. (la nostra band precedente si chiamava Lovely Rita & The Radio Stars) Dal personaggio di Garibaldi e dai suoi seguaci è venuto il resto! Gary (io) Baldi (il cognome) Bros (il grado di parentela). I fratellini…