ALBERTO ROMITO

1) Alberto Romito, chitarrista. Come nasce questo tuo amore per lo strumento?
Ciao Massimo, intanto ti ringrazio per la tua disponibilità, l’amore per lo strumento mi è stato trasmesso da mio padre, che da ragazzo suonava la batteria. La voglia di prendere in mano la chitarra e suonare mi è venuta però quando ho scoperto i Beatles, da quel momento non ci ho capito più nulla. Stavo ore ed ore a suonare le loro canzoni, passando dalla chitarra classica prima e quella elettrica dopo.
2 E’ dal 2007 che sei la chitarra e la voce dei Maf14, ottimo gruppo, ottimi musicisti…come nasce il tutto ?
Il progetto dei Maf14 nasce appunto nel 2007 da un’idea mia e di Matteo Niccolini, il bassista del gruppo. Da quel momento io e lui non ci siamo più separati. Si parlava di musica al banco di scuola delle medie per poi passare al banco del Liceo. Inizialmente si scriveva canzoni che fossero il più orecchiabile possibile, ma poi ci siamo impegnati di più e abbiamo buttato giù canzoni più impegnate per quanto riguarda gli arrangiamenti. La nostra passione per la musica non si è mai placata e siamo sempre impegnati tutt’ora a scrivere brani nuovi.
3 Il vostro sound si può identificare come pop rock, con la peculiarità di essere cantato in italiano e soprattutto con un repertorio originale e, cosa rara, con tutti pezzi vostri…
Si Massimo, giusto, non ci siamo mai allontanati da questo genere, ma soprattutto dal fatto di scrivere in Italiano, così possiamo trasmettere di più con le nostre canzoni.
4) Molti palcoscenici livornesi vi hanno visto protagonisti con la perla di aver vinto nel 2010 il concorso “ Navyas” in Fortezza Vecchia…soddisfatti ?
Certamente, molto soddisfatti di questo risultato, anche perché eravamo “Più giovani” e questo ci dette una spinta per continuare con il nostro percorso. Mi piace ricordare anche il premio della critica del premio bizzarri per il video della nostra canzone “Non è mica possibile”, video girato interamente con la tecnica della stop-motion, cosa non facile per chi non è del mestiere, ma alla fine il risultato è stato più che soddisfacente e secondo noi anche originale.
5) Progetti futuri? Qualche concerto dal vivo magari in città dove poter ascoltarvi?
Per il futuro desideriamo tanto registrare il nostro Album, le canzoni ci sono, gli arrangiamenti ci sono, quindi al più presto entreremo in studio e la cosa ci emoziona molto. Inoltre ad oggi stiamo provando con Pietro, il nuovo batterista, che è molto interessato al nostro progetto ed ha molta voglia di suonare e aiutarci con la scrittura delle canzoni.
Sicuramente verso Natale ci saranno concerti in giro per la città, ma ancora sono da definire.
6) Alberto, a quali chitarristi ti sei ispirato? Quali i tuoi modelli?
I miei chitarristi del cuore sono sicuramente George Harrison, Mark knopfler e Paul Simon, ognuno loro ha contribuito a far crescere in me la passione per la musica. Tecnica e creatività nella scrittura sono ciò che mi fanno apprezzare di più questi tre musicisti.
7) Siete un trio molto affiatato, chitarra, basso e batteria; mai pensato ad “allargare famiglia” ?
Sisi, ma questo soprattutto per i Live. In passato abbiamo collaborato con una violinista, un pianista e più recentemente soprattutto con Renzo Pacini al sassofono, che è sempre molto disponibile ad accompagnarci, ogni qualvolta che se ne presenta l’occasione.
8) Chi è oggi Alberto Romito ?
Chi sono oggi, penso di essere ancora l’Alberto del 2007 con le stesse passioni e gli stessi obiettivi e desideri, e questo grazie anche alla presenza costante di Matteo nella mia/nostra vita musicale. Mi ritengo molto fortunato ad avere un compagno di musica così, è ciò che ogni band dovrebbe avere

TIM GRIMM – 11/10/2018 Livorno

Nello splendido scenario della “Sala del relitto”dell’Acquario di Livorno, in un piccolo anfiteatro ricavato all’interno della struttura, è di scena Tim Grimm, cantautore di Columbus, Indiana.

Avevo già visto Tim dal vivo, accompagnato dalla moglie Jan Lucas e dai due figli; stavolta accanto a lui c’è Paolo Ercoli, uno dei migliori suonatori di dobro italiani.

I Had never palyed in front of pishes” (Non ho mai suonato davanti a dei pesci)…questo è l’esordio di Tim applaudito dal pubblico.

Vestito casual, perfettamente a suo agio, inizia subito il concerto.

Voce calda, suadente, avvolgente: il pubblico è subito rapito.

Le canzoni sono come acqua di sorgente, con testi sempre curati, profondi, taglienti…

Su tutte spiccano “These Rolling Hills” e “The Lake”, con il dobro di Ercoli che ricuce il tutto.

Alcune parole per spiegare cosa significa per lui la parola “eroe”, parola che ha usato per Ramblin Jack Elliott, suo grande idolo e amico e via con “The King Of The Folksingers”.

L’anfiteatro è piccolo, raccolto, una novantina di posti a sedere e Tim colloquia con il pubblico, spiega le sue canzoni in una atmosfera perfetta.

Colorado Girl”, cover del grande Townes Van Zandt, songwriter texano scomparso ormai da più di vent’anni ma ancora nel cuore di molti, cantata con passione e feeling da Tim suscita una ovazione e un pizzico di commozione.

A chiusura della sua esibizione live una splendida “The People’s Highway”, cantata come meglio non si potrebbe: da chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dove ognuno vorrebbe andare.

Un ottimo concerto dunque, per uno splendido beautiful loser, uno dei tanti di cui è pieno il mondo del rock: musicisti che non hanno raccolto quel che avrebbero meritato.

Tim Grimm, uno di noi.

EDOARDO DE MAIO

 

D Era il 1976 quando si formarono gli Hammer con Edoardo De Maio alle tastiere; in pratica immerso nella musica da giovanissimo, un virtuoso…immagino tu abbia fatto studi classici…

R All’inizio ho studiato per qualche anno, dai 9 anni, col Maestro Rovini e con mia sorella Barbara (prof. di pianoforte). Poi ho ascoltato molta musica e ho avuto alcuni insegnamenti dal Maestro M.Grossi e dal chitarrista S. Cirasaro, col quale cominciai a collaborare quando andai a New York nel 1983 e col quale suonai per alcuni anni nei Boston Globe.

D Gli Hammer, gruppo di notevole valore e spessore, musicisti super preparati, avete avuto il merito di farvi conoscere anche al di fuori dell’ambito cittadino: si ricorda un concerto allo Stadio dei Pini di Viareggio con una affluenza notevole di pubblico, ma non solo…

R Provavamo molto, sperimentavamo e lavoravamo sull’intesa

D Al tempo, si parla dei fatidici anni ’70, la Festa dell’Unità era un punto fermo e voi eravate di casa…

R Al tempo, non c’erano molte altre occasioni di suonare.

D Nel 1980 il gruppo si scioglie ma mi risulta che varie reunion si siano avvicendate sino ai giorni nostri…

R Nel 1980 direi che il gruppo è sbocciato, anche grazie al nuovo arrivo: il batterista Carlo Cavallini.

Eravamo giunti ad un livello d’intesa talvolta incredibile, questo per noi era molto importante, visto che ci piaceva dare sempre più spazio all’improvvisazione. Ogni brano diventava una traccia sulla quale esprimerci più liberamente possibile, talvolta era magicamente appagante…

spesso con noi hanno collaborato altri musicisti, con i quali c’era già o si instaurava un buon rapporto di amicizia. Passavamo molto tempo insieme, non solo per suonare, ma anche per ascoltare musica, parlare di musica, solo così riusciva a realizzare la musica degli Hammer.

D Oltre agli Hammer in quali gruppi hai militato?

R Ho suonato in alcuni gruppi, con musica diversa uno d’altro, perchè mi piace provare altre vie, specialmente musiche etniche da tutto il mondo, probabilmente è la mia indole “fusion” che viene fuori. Banda Loca, che facevamo musica brasiliana; Tendencia Latina, cubana; Guerrilla Farming, reggae; Boston Globe, fusion; Steak Blues Band…e altri, compreso anche orchestre di musica da ballo, per la pagnotta..

D Rick Wakeman, Keith Emerson…immagino i tuoi punti di riferimento…chi altro ?

R K. Emerson e John Lord prima, poi C.Corea, H.Hancok, ma soprattutti J. Zawinull. Questo per quanto riguarda i tastieristi, ma seguivo molto i gruppi di rock underground della scuola di Canterbury e poi le avanguardie del jazz, il grande Miles Davis…

D Negli anni ’60 ci fu il boom della musica beat e anche a Livorno non c’era locale che non permettesse a gruppi “nostrani” di suonare; negli anni ’70 la discomusic ha cambiato le carte in tavola, per arrivare ai giorni nostri dove artisti indigeni e non per suonare devono garantire loro un certo numero di presenze nel locale che li ospita…come leggi questa realtà ?

R Ogni periodo ha le sue difficoltà per suonare… all’epoca della disco riuscivamo comunque a suonare, anche se non molto, ma guadagnavamo molto più di ora. Comunque ho sempre puntato sulla musica “vera” cioè quella suonata senza basi elettroniche, pur essendo curioso delle possibilità offerte dall’elettronica. La disco non è il “diavolo”, purchè si riesca a mantenere in vita la musica suonata, questa, nel mio piccolo, sento che è la mia missione. Per tanti anni sono rimasto fuori dal giro, per motivi non solo economici, ma anche familiari (e anche di salute).

D I De Maio a Livorno sono un nome molto conosciuto nell’ambito musicale, cosa “bolle in pentola”, progetti futuri ?

R I miei fratelli sono stati molto importanti nella mia crescita musicale, sono il più piccolo di tre. Con mio fratello ho suonato spesso e mi ha contagiato anche nella passione per le percussioni. Con lui c’è sempre stata una grande intesa musicale. Spesso è stato ospite in altri gruppi in cui ho suonato, può darsi che ci ritroveremo in qualche altro importante progetto…

D Edo, un rimpianto, una occasione perduta, quel treno sul quale non sei salito che avrebbe potuto dare una svolta ancora migliore alla tua carriera ?

R Ho sempre cercato di fare quel che mi andava di fare. Con il gruppo Hammer ci è mancato di impegnarsi di più a livello manageriale…

D Chi è oggi Edoardo De Maio ?

R Oggi sono uno che sopravvive…da qualche anno, ho ritrovato la voglia di fare musica (mai del tutto abbandonata), sto studiando percussioni africane (dundun=batteria africana) col Maestro Moussa Coulibali del Mali, con grande soddisfazione personale, e con il quale suono nel gruppo di percussioni MIX. Continuo a studiare il pianoforte e suonare le tastiere con alcuni gruppi. Il grande sogno è di ricostituire il gruppo Hammer con gli amici Rodolfo Pezzini, Carlo Cavallini e Riccardo Mazzoli ed altri, perchè dentro di noi gli Hammer non si sono mai sciolti e prima o poi torneranno…forse prima.

CLAUDIO LAUCCI

D Claudio Laucci, compositore di musica da film, arrangiatore, produttore musicale,

pianista, insegnante di pianoforte, la musica per te non ha segreti…un amore totale

R Sì, in effetti mi piace e mi viene naturale declinare la mia passione per la musica in vari

ambiti. La musica comunque, per fortuna, continua ad avere un sacco di segreti da

carpire.

D Naturalmente provieni da studi classici tanto che hai usufruito del programma Erasmus

dell’ISSM P. Mascagni per recarti a Göteborg (Svezia) dove hai svolto un tirocinio post

laurea all’Academy for Music and Drama in qualità di pianista accompagnatore, dalla fine

di Agosto 2017 alla fine di Gennaio 2018. Bella e fondamentale esperienza.

R Gli studi classici mi hanno permesso di venire a contatto con ambienti musicali nuovi e

modalità di approccio alla musica che avevo coltivato poco in passato come ad esempio il

mondo dell’opera. L’esperienza svedese è stata piuttosto intensa perché mi ha spinto a

ridefinire il mio ruolo di musicista: ho imparato ad essere più pragmatico avendo un

sacco di lavoro da svolgere tra prove, concerti, direzione di coro, lettura a prima vista

etc… Inoltre ho potuto toccare con mano una realtà musicale sicuramente più stimolante,

curiosa e “libera” di quella che ho vissuto in Italia e, più nello specifico, a Livorno fino

ad ora.

D Nel 2005 ti troviamo membro del gruppo Le Gorille…

R Le Gorille è il gruppo che ha rappresentato una pietra miliare nel mio percorso di pianista

e compositore. Le ore interminabili di prove, registrazioni e concerti che ho passato

insieme a Giorgio Ramacciotti (chitarra e basso) e a Matteo Falleni (batteria) sono state

fruttuose e mi hanno insegnato ad essere esigente, e questo lo devo soprattutto a Giorgio,

e mai scontato dal punto di vista della creazione musicale. Inoltre eravamo e siamo

tuttora amici e credo che quest’aspetto abbia rappresentato un valore aggiunto: ci siamo

sempre divertiti parecchio durante i concerti e credo che questo divertimento sia arrivato

agli occhi e alle orecchie del nostro pubblico.

D Difficile etichettare il vostro genere: musica prettamente strumentale con punte di jazz,

classica, rock…

R Ti confesso che ci siamo scervellati non poco per cercare un’etichetta che potesse definire

la musica che facevamo ma poi ci siamo arresi e penso ancora che sia stato meglio così.

Suonavamo quello che ci veniva naturale e che ci piaceva. Ovviamente suonando musica

strumentale abbiamo sempre cercato di creare dei temi, nel senso più classico del

termine, riconoscibili, che ci fornivano poi il materiale musicale per poter sviluppare ogni

singolo brano. E’ sempre stato un lavoro di gruppo: il mio contributo consisteva forse

nell’introdurre elementi musicali del mondo della musica classica e del jazz, mentre

Giorgio rappresentava l’anima più “sporca” e blues, e Matteo quella rock con un piglio

sempre spontaneo e efficace.

D Nel 2008 vede la luce il vostro primo album omonimo e nel luglio 2011 registrate

Nautilus”…soddisfatti di questi lavori?

R Assolutamente sì. Mi ritengo soddisfatto e credo di poter parlare anche per gli altri due

componenti. Sono stati due dischi autoprodotti, registrati in pochissimo tempo (il primo

in 3 giorni e il secondo in una settimana) e in presa diretta (senza sovraincisioni quindi):

il risultato mi convince ancora oggi dopo 10 anni.

D So che vi siete esibiti anche a Skopje, la capitale della Repubblica di Macedonia per la XIV Biennale dei giovani artisti del Mediterraneo e in Francia…una bella soddisfazione

R Abbiamo fatto tanti concerti, sia in Italia che all’estero. L’esperienza macedone è stata

bellissima: abbiamo suonato in una piazza grandissima davanti a una miriade di persone

che ballavano e qualche giorno dopo in un parco pubblico in perfetto stile Unione

Sovietica, calati in un’atmosfera surreale…quando abbiamo iniziato a suonare Das Model

dei Kraftwerk abbiamo visto che il pubblico è andato come in trance. Magari sto

esagerando però la percezione è stata quella: per tre minuti ci siamo sentiti nell’Olimpo

del Rock…poi è andata via la corrente.

D E dopo che è successo? Altri lavori, progetti paralleli ? Progetti futuri ?

R Dopo la bellissima esperienza con Le Gorille ho seguito altre strade: ho approfondito lo

studio del jazz con Andrea Pellegrini, ho avuto modo di suonare svariate volte con Bobo

Rondelli sostituendo il suo pianista, ho completato il percorso di studi classici all’ISSM

Pietro Mascagni”, ho composto la colonna sonora per la web serie AUS prodotta da RAI

Fiction e ancora musica per cortometraggi, spot commerciali, spettacoli teatrali, musical;

ho inoltre scritto due piccoli brani strumentali in stile beat anni ’60 che compaiono nella

prima scena del film “La Prima Cosa Bella” di Paolo Virzì. Ho formato nel frattempo un

trio swing, Triple Sec, col cantante e chitarrista Mattia Donati e col contrabbassista Giulio

Boschi con i quali suono un repertorio di brani swing e old time Jazz. Per quanto riguarda

i progetti futuri ho intenzione di spingermi ancora più a fondo nella composizione di

musica strumentale per il cinema e il mondo degli audiovisivi in generale. Mi è stata da

poco commissionata la sonorizzazione di alcuni film muti che si concretizzerà in un

concerto/proiezione che avrà luogo a Livorno il prossimo anno; per l’occasione suonerò

insieme alla percussionista Altea Silvestri.

D Claudio quali sono le tue fonti di ispirazione, oltre al cantautore francese Georges

Brassens (il nome Le Gorille è un omaggio ad un suo brano ) ?

R Ascolto e ho ascoltato tantissima musica: amo la musica jazz e il blues dei primordi, il

reggae e il rock anni ’60/primi ’70, la musica minimalista di compositori come Terry

Riley e molta della produzione di Arvo Part… Ultimamente mi hanno molto incuriosito i

lavori pianistici di Chilly Gonzales e Nils Frahm. In generale mi sento di affermare che

mi piace tutto quello che percepisco essere senza fronzoli, diretto e spontaneo anche nella

sua imperfezione. Se proprio vogliamo parlare di fonti di ispirazione citerei Claude Debussy, Erik Satie e John Lennon: queste sono le figure che, per ragioni diversissime,

rappresentano il modo di vivere e fare musica che sento più vicino alla mia indole.

D Sei anche un insegnante di pianoforte…in una città come Livorno che non sempre è

stata benevola con i suoi figli artisti, cosa consigli ai tuoi allievi ?

R Adesso ho rallentato un po’ l’attività di insegnamento anche perché lavoro come

supplente di musica nelle scuole medie. In generale però cerco sempre di passare ai miei

allievi i concetti che, grazie ad alcuni dei miei maestri, si sono rivelati essere

fondamentali per me nell’apprendimento dello strumento e della teoria musicale:

divertimento e curiosità. Ritengo che la componente ludica e quella dello stimolo

continuo siano indispensabili per giustificare l’impegno e la quantità di tempo e energie

richieste per imparare a suonare uno strumento.

Per quanto riguarda l’accoglienza livornese alle manifestazioni artistiche penso sia

sufficiente ricordare che Amedeo Modigliani veniva schernito dai suoi concittadini col

nomignolo “ir filosofo” per i suoi comportamenti sopra le righe…Credo comunque che

non si possa addossare del tutto la colpa ad una città per l’insuccesso del singolo

musicista o artista in generale: spesso ho notato che davanti ad un primo insuccesso c’è la

tendenza a dare “la colpa” a qualcun altro quando basterebbe solo impegnarsi un po’ di

più e migliorarsi. Livorno dopotutto riesce ancora ad apprezzare le cose belle…quando ci

sono.

D Claudio, rimpianti, occasioni perdute che rimpiangi ancora o “rifaresti tutto”,

musicalmente parlando ?

R Ci penso continuamente a questo aspetto ma ogni volta mi rispondo di no. Sono contento

del percorso che ho intrapreso fino ad ora e sono anche contento degli “errori” commessi

e degli intoppi che si sono verificati strada facendo.

D Chi è oggi Claudio Laucci ?

R A saperlo…

ANDREA LANDI

D Andrea Landi, chitarrista e cantante…immagino da sempre…

R Si, da quando a 16 anni ho scoperto i Beatles (ancora il mio grande amore), ho cominciato a suonare la chitarra, ma non sono un virtuoso dello strumento,mi serve come aiuto per scrivere canzoni. Cantare mi viene spontaneo e a parte poche lezioni anni fa, sono autodidatta.

Non ho una grande estensione vocale, ma è una voce che può piacere. Quindi, in fin dei conti, mi sento di più un cantautore.

D Attualmente fai parte del gruppo I Licantropi, ma in precedenza eri il leader dei Just Married…

R Ho avuto molti gruppi in questi anni, ho suonato, cantato e scritto in vari generi musicali: con

– I Tango Marziano: minimale/sperimentale

– I Just Married : Surf/Pop

– I Licantropi : FolkLabronico

– Progetto Landi : Cantautorale/intimista

Con i Just Married nel 2000 ho avuto l’occasione di pubblicare un LP e quattro singoli a livello nazionale grazie alla M.B.O di Mario Ragni. Molti ricordano ancora “Amterdam” o “Così L’Estate Va” che uscivano in radio..

D Torniamo ai Licantropi…gruppo che più livornese non si può: i vostri testi sono il DNA labronico, dove trovano spazio ironia, presa in giro di sé stessi e degli altri, goliardia…insomma: Livorno.

R L’ironia nei testi dei Licantropi è mia (e di Livorno), ma viene da lontano.. lo dico spesso nei concerti, viene dai Bagni Nirvana degli anni ’70 dove andavo da bambino, viene da: Brunino, Panino, la Teta, Papalla, ir Charlie, Nedo, Foffo e molti altri..genitori e amici che tra loro si sfottevano e facevano battute rigorosamente livornesi..

Infatti due canzoni dei Licantropi furono scritte proprio allora..”Il Volo Del Leccaione” da Roberto Canaccini e “Bagni Nirvana ” (ma si chiamava C’Hai Rotto Un Pelo Però’!) scritta una sera da Bruno Canaccini , Vittorio Citi e Giancarlo Landi (mio padre) dedicata poi a mia madre, presa a simbolo di tutte le donne del litorale accanite giocatrici di ramino…

Era una bella Livorno che vedo svanire, più ironica e spensierata di oggi e per quel poco che posso fare,io ci scrivo sopra delle canzoni per non dimenticarmela e non farla dimenticare…

D La vostra musica vede la fusione di diversi generi, dal rock acustico al country allo ska che generano un sound orecchiabile e accattivante. Come nasce questo sound, penso sia un cocktail dei vostri gusti musicali.

R Si esatto! io adoro la forma canzone, che abbraccia la bella melodia alle belle parole per poi dare corpo a qualcosa di più della loro semplice somma,quindi cerco di curare al meglio quest’aspetto, ma I Licantropi sono un gruppo eterogeneo:

Alberto Bindi – bassista, viene dal Heavy, Andrea Convalle – Sax dal Jazz, Giacomo Cirinei – dal Conservatorio e questo ha sicuramente arricchito di ritmi e colori la nostra musica.

D Nel 2008 “Dè Maddè”, nel 2009 “Beati Noi”, nel 2011 “Non lo venderemo mai”, nel 2013 “Cugi”: sono i vostri lavori, lavori che vi hanno fatto conoscere alla città ma anche fuori dai confini dell’Impero Labronico con numerosi concerti in tutta la la penisola…una bella soddisfazione.

R Si una bella soddisfazione!!! Quando è iniziata è stata un po’ una scommessa: mia, di Alberto Bindi e Alessandro Brilli: ” Piaceranno queste canzoni ai nostri concittadini livornesi? Boh?! proviamo!!! “Ora sono già dieci anni che le suoniamo in giro e ancora la gente ci chiede e ci segue ai concerti. Molti di loro le sanno a memoria, i bambini poi ascoltano i cd fino a sfinimento genitore…non sai quante belle esperienze in questi anni.. “Dè Maddè” la conoscono anche i favolli, è diventata quasi un nuovo inno Livornese e poi ce ne sono molte altre…

Ci tengo però a sottolineare che questo “successo” è nato e continuato senza avere un manager ( tranne che per il terzo cd “Non Lo Venderemo Mai” prodotto su a Saronno alla DEDOLOR di Dedo Lorenzi,musicista/produttore e nostro amico), aiuti dal comune , da associazioni, o pubblicità varia..ma solo grazie alla nostra determinazione e all’amore dei nostri fan livornesi e toscani.

D Tra i vostri successi più conosciuti sicuramente l’ inno “Dé Maddé”, “GaoPisano”, “Il ballo del Favollo”, ma anche “Gente di polso”, “Le scurregge” e “Amsterdam”, testi dissacratori, irriverenti, ma anche tematiche come la nostalgia, l’amore, il tradimento, testi e musiche immagino come sintesi di gruppo…

R Si dentro i nostri cd ci sono sparse canzoni d’amore che sono un po’ diverse dal resto,tipo : “Santo Regolo” “Il Mare Luccica” o “Maschera e Pinne”, le abbiamo messe (anche se prive di ironia..) perchè ci piacevano e forse, anche per dimostrare in giro che i Licantropi sanno fare anche altro dall’ironia.

Infatti da sempre e non si capisce perchè, siamo un po’ snobbati dai molti musicisti “colti” che ci definiscono volgari e banali…

Poi questa vena più intimista e diversa dallo stile Licantropi l’ho indirizzata al mio progetto solista intitolato : “Nuovi Giorni”.

D Andrea, quali sono le tue fonti di ispirazione, i tuoi “mostri sacri” ?

R I miei mostri sacri sono molti…quello a quattro teste dei Beatles è il piu grande..ma ci sono : Pink Floyd, Beach Boys, Syd Barrett ,Nick Drake, Brian Eno, David Sylvian, Cocteau Twins,Fabrizio Dè Andrè, Paolo Conte ecc…

D Progetti futuri ? Qualche nuovo lavoro, qualche concerto magari in città dove potervi ascoltare a breve, qualche tuo progetto parallelo ?

R I progetti futuri con i Licantropi sono:

1 – continuare a fare concerti, perchè ci piace!

2 – un nuovo cd tutto con canzoni inedite, forse per la prossima primavera.

Il mio progetto solista “Nuovi Giorni” invece,l’ho presentato in Aprile al Nuovo Teatro delle Commedie ed è stato accolto molto bene ! lo stò continuando a presentare in giro, ma anche in questo caso senza un manager..quindi, molto tranquillamente… (anche troppo..)

Nel progetto LANDI come con I Licantropi mi accompagnano fior di musicisti: Claudio Francini – chitarra elettrica, Pier Francesco Sormani – contrabbasso, Sarah Crespi – violino, Andrea Convalle – sax, Giacomo Cirinei – batteria.

D Livorno è sempre stata una città dove la musica e i musicisti non sono mai mancati: cosa è mancato e cosa manca perchè il fatto emerga al di là delle mura cittadine ?

R Che Livorno non sa valorizzare i propri artisti, non sono certo io il primo a dirlo..

Basta guardare due tra i piu grandi: Modigliani e Ciampi.

Non so bene perchè, forse manca organizzazione,amor proprio, attenzione da parte di chi potrebbe aiutare le tante realtà artistiche della città, forse è un atteggiamento provinciale, non crediamo abbastanza in noi stessi, non so.

Una cosa mi dispiace parecchio come Licantropi : che nonostante ci siamo iscritti al concorso cittadino “Premio Ciampi” diverse volte, non abbiamo mai avuto l’occasione di poter partecipare.

Io non sindaco sui gusti musicali delle varie giurie…ed è giusto che tutti gli artisti partecipino,ma dico, una presenza in dieci anni, almeno come ospiti, ad un gruppo livornese con piu di 500.000 visualizzazioni (somma di tre video amatoriali fatti dai fan.. della sola De Maddè , con canzoni che parlano di noi e della nostra città come “Guardo Livorno” o “Livornesi”, beh! forse ce la dovevano a noi e ai livornesi…

Devo aggiungere però che in cambio siamo stati ripagati largamente dal calore della gente,(che è quello che più ci interessa) e un grazie va quindi a loro, agli amici Ultrà, ai gestori dei locali e a molti altri che ci hanno sostenuto e ci sostengono…

Siamo una città strana!

D Andrea…un rimpianto, una occasione perduta che avrebbe potuto cambiare la tua vita, musicalmente parlando?

R Per me ci sono state due belle occasioni: la prima, come ho detto sopra, con i Just Married. La produzione era grossa , nazionale e il progetto poteva decollare bene, i singoli in radio piacevano.

Mi ricordo in un intervista con Radio Subasio il DJ mi spiegò che eravamo settimi nella playlist delle richieste con “Amsterdam”, sotto a Madonna e sopra i Beckstreet Boys.

Poi subentrarono dei problemi per la promozione e per i concerti così tutto fini in un bolla di sapone.

La seconda occasione è stata quattro anni fa, con Mara Maionchi, che ho incontrato per tre volte in un anno nel suo studio su a Milano, era interessata a me come autore di canzoni, dico era, perchè poi decise con il marito di smetterla con i dischi e gli autori visto l’andamento del mercato musicale.

D Chi è oggi Andrea Landi ?

R Oggi sono un uomo di 51 anni sereno, che non “rincorre” più il successo..ma che è ancora appassionato alla musica e a scrivere canzoni.

Sono più di venticinque anni che suono in giro con centinaia di concerti fatti , una decina di cd realizzati in vari generi musicali, tanti amici, musicisti e fan conosciuti, posti visti, piccoli e grandi palchi calcati, grandi soddisfazioni personali tolte.

FABRIZIO ORLANDI

D Fabrizio Orlandi, batterista, percussionista e cantante, dalla tenera età ovviamente…

R Eh si, sono arrivato a 54 anni e se mi volto indietro vedo tamburi, percussioni, bacchette, rullanti…

D Nella tua veste di percussionista spesso e volentieri ti vediamo entrare sul palco con quella che a prima vista sembra una scatola di legno…ti siedi sopra la stessa e inizi a “suonare”: spiegaci meglio questa scatola magica…

R Il Cajon è uno strumento artigianale musicale da annoverare tra le percussioni. La sua origine è peruviana (cajon=cassetta per la sua forma) e sostituisce in maniera esemplare la batteria con i suoi timbri, grazie anche ad una cordiera esterna ruotabile. La sua caratteristica è che questa percussioni – sgabello viene suonata in modo “bizzarro”… ci si deve sedere sopra.

D Fai parte del gruppo Magic Trio, un buon gruppo che con pochi e semplici ingredienti di qualità riesce a dare al suo pubblico sensazioni piacevoli. Come è nato questo Magico Trio ?

R L’idea è stata quella di creare un gruppo di tre elementi (2 chitarre, 1cajon) per poter esprimere al meglio le nostre sensazioni musicali… tutto live (anche gli errori..). Il nostro concetto è : suonare dei brani in maniera essenziale e pulita, secondo il divertimento.

D E prima del Magic Trio facevi parte di altri gruppi o ti dedicavi a jam improvvisate come spesso e volentieri di vedo fare ancora oggi ?

R Ho fatto parte per diversi anni del gruppo “Pandemonio” con mio fratello Carlo e successivamente con i “Disco Wonderland” …eravamo 11 elementi.

D Il vostro repertorio tocca moltissimi generi, dalla West Coast al pop, dal rock alla canzone italiana…ma quali sono i tuoi punti di riferimento, i tuoi idoli che ti accompagnano da ragazzino?

R Negli anni 70 tutti andavamo pazzi per i Beatles e Rolling Stones (chi è che non li ha suonati) ma in particolar modo sono stato fortemente interessato dalla musica West Coast di Jackson Browne.

D Progetti futuri, qualche esibizione a breve magari in città dove è possibile ascoltarvi?

R La nostra passione ci porta a suonare in diversi locali della nostra zona, con tre elementi troviamo facilmente chi ci ospita per esibire la nostra lounge music. Il 26 ottobre siamo al New Revolution.

D Livorno e la musica: questa è una città che dà il giusto spazio ai musicisti “nostrani” o bisognerebbe che facesse molto di più ?

R Livorno è una città piena di talenti e musicisti professionisti, peccato che non abbiano il supporto (anche del comune) per potersi esprimere.

D Fabrizio, un rimpianto, una occasione perduta scioccamente che avrebbe potuto darti di più dal punto di vista musicale?

R Niente rimpianti, ho sempre interpretato la musica come passione e hobby.. Va bene così..

D Chi è oggi Fabrizio Orlandi ?

R Un commerciante che svolge la sua attività di oreficeria in Coteto, contento della sua vita, di sua figlia Camilla, della sua compagna Lucilla e di quelle emozioni che spero possa trasmettere con la musica che suona con i “Magic Trio”.

VALERIO DENTONE

D Valerio Dentone, figlio d’arte, ovvero dell’ottimo musicista Marco…inevitabile per te

innamorarti del basso…

R Assolutamente si. Il basso ha pure prevalso sulla chitarra che è sempre stata presente in casa mia.

Però il suono del basso mi ha subito affascinato e dopo qualche mese da autodidatta ho cominciato

a studiarlo più seriamente.

D Ti ho conosciuto come membro del gruppo Le bugie di Elisa, con la splendida voce di Elisa

Arcamone; musica al servizio della sua presenza , con sfumature prog…

R E’ stata una gran bella esperienza che mi ha fatto crescere molto umanamente e professionalmente.

Ho capito quanto sia impegnativo creare la propria musica, il proprio sound e dare forza al

messaggio che si vuole dare.

D Oltre che bassista sei anche compositore: “4 settembre”, “ Cristallo”, Sconsideratamente”,

ottime canzoni con ottimi testi…

R Si il testo di Sconsideratamente viene dalla mia penna. Negli altri brani ho partecipato agli

arrangiamenti insieme ai miei compagni.

D Finita questa esperienza entri nei Gary Baldi Bros…la band livornese più conosciuta,

raccontaci…

R E’ iniziato tutto per gioco da un’idea di Emiliano Geppetti poi a man a mano la situazione è

diventata sempre più seria grazie soprattutto al taglio sempre più professionale che abbiamo dato al

gruppo (cura del suono, della scaletta e dell’immagine sia live che sul Web). Ogni membro infatti ha

dato il suo importante contributo allo sviluppo del progetto mettendo a disposizione le propria

esperienza e professionalità.

Nel 2015 poi l’incontro col manager Rudi Caniato ci ha dato poi la possibilità di farci conoscere a

livello nazionale migliorando ulteriormente il nostro spettacolo.

D Silverchains è un progetto parallelo o che altro?

R Volevo omaggiare un po’ il rock che ascoltavo nell’adolescenza insieme ad altri ottimi musicisti e

così abbiamo creato un tributo acustico al grunge degli anni 90.

D Quali sono le tue fonti di ispirazione, i bassisti che ti hanno fatto innamorare dello strumento ?

R Beh moltissimi. Su tutti Jaco ovviamente ma anche Paul McCartney, John Deacon, Pino Palladino, Nathan East, Flea nonché i talenti di casa nostra, Faso e Saturnino.

D Progetti futuri ? Magari qualche concerto in città a breve dove possiamo sentirti ?

R A Novembre prenderò parte ad uno spettacolo prodotto da Todomodo e dedicato ai Beatles.

Svilupperò due tributi a due grandi artisti: Janis Joplin e Pino Daniele.

Il 19 gennaio invece sarò al The Cage per lo spettacolo del bravissimo attore e cantante Alex

Mastromarino.

Ci saranno novità anche sul fronte Gary Baldi Bros!

D Livorno è una città che ha dato i natali a migliaia di musicisti, ma pochi riescono a uscire

dall’ambito cittadino, che risposta ti dai a questo fenomeno ?

R Ci vuole una buona dose di coraggio ma anche apertura mentale che spesso manca a questa città.

D Sei giovane ma già con una notevole esperienza in campo musicale…qualche rimpianto,

qualche scelta che non faresti più ?

R Rifarei tutto. Non ho rimpianti. Ho fatto sicuramente tanti errori ma alla fine sono quelli che ti

fanno crescere.

D Chi è oggi Valerio Dentone ?

R Un trentottenne sempre indaffarato e con la testa sempre in movimento che vive delle sue passioni cercando sempre di dare il massimo e mettere il cuore in quello che fa.

LEANDRO PARTENZA

 

D Leandro Partenza, batterista…ti immagino già da piccolo innamorato del rullante per la gioia dei tuoi vicini…

R Il mio primo regalo di Natale fu quello di mia zia di Firenze, una batteria giocattolo che mi durò circa un mesetto, per poi essere distrutta dai miei primi colpi, poi più che per la gioia dei vicini, per la gioia dei miei nonni, ho continuato su secchi e ferri per fare lavorare la lana, andati anche quelli distrutti nel giro di poco.

D Ti ho conosciuto come one-man-band alias Led Green, suono potente, tanta elettronica…

R Avevo voglia di fare qualcosa al di fuori di un contesto che mi vedeva come batterista e dunque parte integrante di un progetto, dunque visto che ho il ritmo nel sangue mi sono buttato di testa su questo progetto Electro Rock e devo dire che ha avuto le sue belle soddisfazioni e che vede all’attivo due cd “My Dreams” e l’ultimo che ho fatto “God Is An Alien”.

D Prima hai militato in molti gruppi…Sharada, Titty Twister, The Buddha Pests, La Quarta Via…penso in ognuno hai lasciato una parte di te..

R Quando suoni lasci sempre qualcosa di te come musicista, se poi incidi uno o più dischi allora il segno è ovviamente ancora più indelebile. Ad esclusione degli Sharada, ho lasciato il segno con moltre altre bands oltre che a Tittytwisters, The Buddha Pests e La Quarta Via.

D Al tuo attivo una decina di lavori, alcuni video…una bella soddisfazione.

R Si, direi che ho un bel bagaglio d’esperienza di tutto rispetto, con lavori belli come quelli che ho fatto con i La Quarta Via, con i Tittytwisters e anche con i “The Buddha Pests.

Tutte situazioni che mi hanno aiutato a crescere musicalmente anche perchè i generi musicali erano tutti di diverso tipo, dunque ho potuto appurare che ero in grado di suonare una buona parte di musica.

D Poi nel 2010 saluti Livorno e ti trasferisci a Londra dove collezioni oltre 100 concerti in due anni…mica poco.

R Una bella esperienza con i The Buddha Pests, dove ho affinato la mia tecnica Punk, cento concerti tra Londra dove era di istanza la band, Budapest città Natale del chitarrista e poi Italia dove sono riuscito ad organizzare un paio di date. Insomma mi sono davvero divertito.

D Nello stesso momento apri una tua etichetta discografica la Ghost Label Records, ( esistente anche in Italia con il nome di Lady Music Record). Perchè questa esigenza ?

R Perchè quando hai la musica dentro, non puoi niente contro l’invecchiamento, e dunque o sei famoso e riesci a morire sul palco mentre suoni ( come è successo a Lucio Dalla ) oppure fai qualcosa per rimanere sempre e comunque nell’ambiente riuscendo anche a mettere a disposizione delle nuove generazioni la tua esperienza come musicista in generale ed ecco che ho voluto aprire un’etichetta discografica attiva dal 2002.

D Il compito di una buona etichetta discografica è dare spazio a giovani emergenti inutile negarlo. C’è qualche gruppo che ha particolarmente colpito ?

R In genere scelgo gruppi che riescono a trasmettermi con la loro musica vibrazioni positive, non accetto mai bands perchè mi dispiace o per la semplice frase “meglio di niente”, dunque tutte le bands che ho avuto e che sono attualmente nel mio roster mi sono piaciute e mi hanno colpito, chi con un progetto chi con un altro.

D Sei partito da una città di provincia come Livorno e sei arrivato nella città dei sogni per un musicista ma non solo…”Se sei stanco di Londra sei stanco della vita” diceva il poeta Samuel Johnson…vista anche la tua esperienza lavorativa penso tu sia d’accordo…

R Si ho deciso di mollare tutto e andare a Londra dove la cultura musicale e di gran lunga migliore che in Italia, e dove mi sono tolto delle belle soddisfazioni, poi per motivi familiari sono dovuto rientrare, mi dispiace, ma non me ne pento. Io però non sono stanco della vita semplicemente guardo avanti e cerco di regalare ancora qualcosa alla musica.

D Progetti futuri come musicista e come produttore ?

R Come musicista sono attualmente alla ricerca di una band, perchè sono comunque ancora giovane per appendere le bacchette al chiodo e come produttore, continuerò a promuovere bands indipendenti fino a quando il cervello me lo potrà permettere.

D E’ da molti anni che sei nel mondo della musica, hai avuto molte esperienze e molte soddisfazioni in questo ambito ma…c’è un treno sul quale non sei salito e ancora oggi ti penti ?

R Non aver finito gli studi come batterista e di occasioni ne ho avute tante e magari con un po’ più di costanza e di conoscenza dello strumento avrei calcato qualche palco in più e magari di prestigio.

D Chi è oggi Leandro Partenza?

R Quello di sempre, una persona umile che mette a disposizione il proprio sapere e la propria esperienza nel campo della musica a chi me lo chiede.

Una persona un po’ più invecchiata, padre di una bella bimba, e felicemente sposato.

Continuerò a suonare finchè avrò forza nelle mani e nelle gambe e magari fare anche un terzo disco come solista, per il mio lavoro è IL MUSICISTA.

GIACOMO VESPIGNANI

 

D Giacomo Vespignani, chitarrista, da sempre immagino

R Più o meno ho iniziato a 16 anni con compagni di scuola che mi hanno coinvolto ad un corso di chitarra ai Salesiani ma già da bambino ero interessato alla musica in generale, un pò a tutti gli strumenti.

D Sei un personaggio molto conosciuto in città nell’ambiente musicale, in pratica non c’è una jam dove non sei presente…buon segno no ?

R Non esageriamo, le prime jam che ho frequentato erano a Pistoia negli anni 90 e solitamente erano gestite da veri professionisti, talvolta incontravi musicisti davvero bravi, ma il buon segno è che mi piace condividere le mie esperienze ed imparare da gli altri; purtroppo gli studi classici a Livorno sono un po chiusi in fatto di espressività, per divertirti e crescere devi confrontarti con altri.

D Fai parte da moltissimi anni della Mimmo Mollica Band dove fusione ed improvvisazione la fanno da padrona: qual’è il segreto di tanta longevità?

    

R Il segreto credo che sia la passione per il blues; ho trovato persone “giuste” , con Mimmo e Sabina Dal Canto in particolare, ma anche con Mario Ginesi e Nicola Venturini e tutti quelli che talvolta ne hanno preso parte come Pepe, Salani, Espinosa, Luti. Quando suoniamo siamo una sola cosa, c’è stato dei momenti di ipnotismo totale, alla fine del concerto rimaneva una fatica che colmava vuoti e riempiva il cuore, dal 2006 ad oggi credo di non aver mai avuto contrasti o discussioni e ci divertiamo sempre.

D Giacomo Vespignani e il blues, un amore senza limiti…

R Dal 88 al 96 sono stato folgorato da artisti veramente straordinari come Luther Allison , BB King, Son Seals, Buddy Guy, Steve Ray e molti altri ai quali devo la mia crescita e passione ma anche Jimy Hendrix ha solcato un segno profondo nel mio uso della chitarra.

D Progetti futuri, concerti magari in città

R Con Mimmo a breve ci sarà un cd live e ci impegneremo per i festival blues futuri, per il resto cerco sempre di limitare i live in posti dove il blues piace: a Livorno vi sono molti locali ma pochi conoscono e apprezzano il vero Blues. Sto in oltre collaborando con Donatella Pellegrini, amo molto il Blues cantato da una voce femminile, con lei ci siamo subito trovati ed entusiasmati a vicenda.

D Conosci l’ambiente musicale cittadino benissimo, hai accompagnato moltissimi musicisti “indigeni” e non, come vedi la realtà musicale livornese, cosa manca per far si che tutti questi talenti siano apprezzati maggiormente?

R Manca collaborazione, dialogo e cultura principalmente ;Livorno è una città che si accontenta ma adesso ci stiamo rendendo conto che il business dell’ intrattenimento ci sopraffà e purtroppo molti musicisti di talento che suonano come unico lavoro si vedono costretti al meccanismo dei soldi ma ho fiducia “the blues never die”

D Quali sono le tue fonti di ispirazione, i tuoi mostri sacri da sempre?

R Ma ,ci sono delle mie icone nella storia della musica, un pò in tutti i generi, nel blues l’ispirazione più forte credo sia data da Muddy Waters, Robert Johnson, Freddy BB e Albert “King” .

D C’è un detto che dice “Chi non ama il blues non ama la musica”; senza essere così drastico penso che un fondo di verità ci sia in questa affermazione. Chi ascolta la musica del diavolo ne rimane rapito e affascinato, penso per un musicista sia come un demone che si impossessa del tuo corpo…

R Qui si potrebbe scrivere un libro, il Blues nasce dalla sofferenza, dalla voglia di esprimere emozioni, ma con il tempo ho capito che tutto è musica e qui l’Africa ne fa da padrona, il caso ha voluto che lo spostamento di africani come schiavi nel nuovo mondo generasse un infinita quantità di generi mescolandosi con le tecniche e gli strumenti dell’uomo bianco . L’affermazione che il blues sia la musica del diavolo credo parta dalla leggenda di Robert Johnson ,anche io sono andato al crocicchio in Mississippi ma per fortuna il diavolo non si è presentato.

D Hai molta esperienza, molti concerti alle spalle…se ti volti indietro quale treno vedi ancora partire senza che tu sia salito sopra ?

R Non rinnego nulla di quello che ho fatto, un tempo volevo farne professione ed ho conosciuto anche bravi musicisti che mi avrebbero aiutato ma oggi sono contento di poter e voler suonare cosa e quando voglio, non ho mai aspirato al successo e per questo devo molto a Mimmo.

D Chi è oggi Giacomo Vespignani ?

R Oggi sono uno che suona e che lavora con la passione della musica, amo la pace, la natura, le cose semplici e vorrei che il mondo fosse migliore; mi piacerebbe poter insegnare e sensibilizzare le nuove generazioni a quello che il Blues esprime, che ci lega, che ci rende unici: la magia del blues riempie gli spazi vuoti dell’essere.