ANDREA LEONARDI

D Andrea, cantante fin da bambino…

R Esatto, ho iniziato a cantare a 8 anni: una amica di famiglia , direttrice di un coro, mi portò con sé per far parte delle voci bianche, ma ben presto fui inserito nel coro tenori. Nel frattempo avevo iniziato ad apprendere i primi rudimenti della chitarra, prima chitarra che mi fu regalata, figurati, dalla Spagna.

D Come sei approdato su un palco a suonare e cantare ?

R Ho iniziato come solista ed ho avuto la fortuna di essere ascoltato dal maestro Neno Vinciguerra che mi portò con sé come cantante nelle sue serate al Ciucheba di Castiglioncello. Iniziai a cantare e suonare da solo quando dovevo sostituirlo perchè spesso e volentieri aveva talmente tante richieste che le date si accavallavano e poiché Neno era veramente bravo ma non ha mai avuto il dono della ubiquità lo sostituivo ben volentieri.

D E si arriva velocemente al gruppo “ 30 Corde”…

R I 30 Corde nascono nel 2000: conoscevo bene Riccardo Carboncini, ero a suonare in un locale dove lui stava cenando, a serata finita fui da lui avvicinato e salutato e in pratica da quella sera sono nati i 30 Corde.

D Della serie “non ci siamo più lasciati”…

R Proprio così…iniziò ad accompagnarmi nei vari locali…in un primo momento ci chiamavamo semplicemente Andrea e Riccardo, in seguito 2 Tops e poi, definitivamente 30 Corde.

D Quando un duo rimane per tanti anni insieme vuol dire che oltre alla bravura dei componenti c’è anche una solida stima e amicizia reciproca…

R Proprio così, senza tutto questo sarebbe stato impossibile stare insieme tutti questi anni. E devo dire che ci siamo levati anche molte soddisfazioni: Tour in Italia ed Europa in Spagna, Portogallo, Francia e anche ben 2 tournee in Giappone.

D Progetti futuri ?

R Abbiamo già pubblicato 2 Cd, uno dal titolo Omonimo, l’altro “Solo musica italiana”, a giorni sta uscendo il terzo e stiamo già lavorando al quarto lavoro. Poi naturalmente altri concerti. Infine abbiamo iniziato una collaborazione con altri musicisti e , a seconda delle esigenze, il gruppo diventa un 30 Corde Quintet, con batteria, basso e sax a supporto.

D Quali sono i tuoi punti di riferimento, i tuoi mostri sacri?

R Da sempre adoro Mina e Massimo Ranieri anche se devo dire che il mio vero punto di riferimento, il mio vero mostro sacro è Frank Sinatra. Amo molto anche la lirica con Maria Callas e Pavarotti su tutti.

D Come vedi la situazione musicale in ambito cittadino ?

R Il livornese è uno spirito libero: siamo ottimi cantanti, ottimi musicisti, ottimi pittori, in pratica in ogni famiglia c’è un artista, ma siamo anche scanzonati, dissacratori, anarchici per natura, difficilmente scendiamo a compromessi, le regole ci vado strette…questo è anche il nostro limite, ma siamo fatti così e…ci piace !

D Andrea dove andava quel treno sul quale non sei salito?

R Andava in Australia. Nel 1990 abbi la possibilità di andare a fare la professione in quel lontano paese…non ebbi il coraggio, avevo iniziato una attività lavorativa e non me la sono sentita di “mollare tutto”.

D Chi è oggi Andrea Leonardi?

R Sono un soddisfatto autodidatta che senza aver fatto studi classici, si diverte un mondo…e poi, qualche piccolo obiettivo l’ho raggiunto. Va bene così.

ANDREA PACHETTI

D Andrea Pachetti, cantante ed musicista di elettronica, come nasce questa tua passione ?

R All’età di 12 anni ho iniziato a studiare chitarra, ma la passione o la malattia, come la chiamo io, mi entrata all’età di 15 anni, da li in poi ho totalizzato tutto sulla musica e l’elettronica e il canto sono subentrate dopo

D Penso che il tuo primo gruppo sia stato i Project 00…raccontaci

R Tolti i primi progettini adolescenziali, si diciamo che è stata la prima band anche se inizialmente ci chiamavamo Not For Us; poi nel 2000 abbiamo cambiato organico e da cantare e suonare la chitarra per la voglia di sperimentare iniziai a cantare e suonare drum machine e campionatori: il progetto cambio forma e genere e quindi da li poi abbiamo cambiato nome con Project 00. Facevamo Hard-Core con influenze di musica elettronica

D Il 2010 ti vede come cofondatore dei Radio Tower, gruppo dove lo scintillare del rock si fonde con la tua elettronica…

R Si dopo un periodo di lavoro di studio dove inizio a scrivere per un editoria di Roma basi per colonne sonore, la voglia di ritornare a suonare era molta: insieme a Daniele Catalucci (Virginiana Miller) e Federico Silvi (Jackie O’s Farm) , dopo un tributo ai Refused per il decennale di “The Shape of Punk to Come”, abbiamo formato i RadioTower una band fondamentalmente Rock con influenze Industrial.

D Radio Tower” è il vostro omonimo Ep uscito nel 2011, lavoro autoprodotto…

R Si un ep registrato e prodotto da noi stessi

D Cosa è successo dopo, avete pubblicato altri album ? Soddisfatti del vostro percorso musicale ?

R Dopo abbiamo prodotto in un piccolo studio che avevo, un album intero che poi non è mai uscito. Esperienza molto bella, ma forse è quella che mi ha fatto capire che il ruolo che amo di più nella musica è quello come produttore e non come musicista.

D Quali sono i tuoi punti di riferimento musicali, i tuoi mostri sacri?

R I Mostri sacri sono molti e tutti diversi tra loro… ti potrei dire Beatles, Pink Floyd, Fabrizio De André, Einstürzende Neubauten, Police, Refused, Luigi Tenco, Nine Inch Nails, Talking Heads, Lucio Dalla, Daft Punk, Gaetano Veloso, etc etc ,ognuno per un fattore o per quello che sono riusciti a tramettere; la musica è una cosa meravigliosa proprio perchè riesce a trasmettere tutte le sfaccettature emotive che si possono vivere.

D Se ti dico 360 Music Factory Recording Studio che mi dici ?

R Mi dici tanto, forse tutto. Dopo aver avuto un piccolo studio dove facevo piccoli lavori ho aperto il 360 Music Factory nel 2014 e dal 2015 dopo aver fatto Grande Raccordo Animale di Andrea Appino, con il quale è nato un bellissimo rapporto di amicizia e di lavoro, sono subentrati con me gli Zen Circus, ormai fratelli, con i quali abbiamo lavorato ai loro ultimi 2 dischi, il pezzo che andrà a Sanremo e altre produzioni esterne agli Zen.

D Nessuno meglio di te puoi sapere quanti ottimi musicisti ci sono a Livorno, alcuni anche di livello super…cosa manca per fare il salto di qualità, per poter parlare di una scuola livornese ?

R Ma ti dirò… secondo me in questo momento Livorno sta facendo uno dei salti di qualità che forse non ha mai fatto, questo perchè finalmente tanti musicisti livornesi e molte figure professionali che lavorano nella musica hanno accantonato quello spirito provinciale che faceva da paraocchi; oggi a Livorno ci sono delle realtà che vengono prese da esempio da tutta italia

D Andrea, dove andava quel treno sul quale non sei salito e che ancora oggi ti tormenta ?

R A oggi ti dico che forse mi è andata bene di aver perso quel treno perchè ne ho presi altri che mi hanno portato a quello che sono, quindi forse non ho perso nessun treno o almeno preferisco vederla cosi

D Chi è oggi Andrea Pachetti ?

R Oggi Andrea Pachetti è un uomo (ragazzo perchè dimostro molti meno anni di quelli che ho ahahahahaha) che vive per quello che fa e cerca di mettercela tutta per realizzare i propri sogni.

STEFANO ILARI

D Stefano Ilari, cantante, alias Sassicaia Molotov…da dove nascono questi nicknames ?

R Nascono scherzosamente dalla mia formazione musicale punk e dalle mie simpatie anarchiche; e poi è anche una questione di classe : mica si maneggiano le molotov dopo aver bevuto il Tavernello, molto meglio il Sassicaia !

D Cantante e compositore, mai pensato di imbracciare uno strumento ?

R No, per il semplice motivo che preferisco esprimermi con il corpo piuttosto che con uno strumento; canto come voglio senza dover preoccuparmi di accordi e accordature. E comunque “strimpello” la chitarra…

D Dal 1986 al 1990 sei il frontman dei Mumbler…

R Si, eravamo un bel gruppo. Facevamo del buon rock ispirandosi a Iggy Pop e gli Stooges.

Eravamo esplosivi e questo ci “regalò” una esibizione ad Arezzo Wave nel 1989.

D Dopo un lungo periodo di riflessione nascono nel 2014 gli Stella Maris Music Conspiracy con i quali incidi “Operation Minf Fuck”…

R Ci divertivamo da matti: le nostre radici affondavano nel Granducato Hardcore e nel Detroit sound; molti e concerti e molta partecipazione di pubblico.

D Dalle ceneri dei SMMC nascono i Lupe Velez

R Il gruppo nel quale milito tutt’oggi. Il progetto parte da me e Dome La Muerte e una volta partiti ci accorgiamo che il materiale è buono e così condividiamo il tutto con il chitarrista Alex Gefferson (già Stella Maris), Gianfra alla batteria , Gianni Niccolai al basso e Luca Valdambrini a ogni tipo di tastiere. Completano la band “le bimbe” Iride Volpi alla chitarra e Doda Mariotti al basso. Il frutto di tanto lavoro è l’uscita di un primo ep per la Inconsapevole Records dell’amico Matteo Caldari, registrato nel Banana Studio di Valerio Fantoni e l’ultimissimo Weird Tales,

D Soddisfatti di questo lavoro ?

R Si molto anche perchè abbiamo avuto la soddisfazione di essere recensiti da riviste importanti del settore come Rumore e Classic Rock.

D Lupe Velez…da dove nasce questo nome ?

R Lupe Vélez, è lo pseudonimo di María Guadalupe Villalobos Vélez che è stata un’attrice del cinema muto e ballerina messicana. Morì suicida, secondo la versione ufficiale ingerendo settantacinque pasticche di sonnifero Seconal, in realtà con la testa incastrata nella tazza del water, annegata.

D Come definiresti il vostro genere ?

R Sicuramente Garage Rock con punte Husker Du e Radio Birdman anche se so che te ci senti anche influenze prog.

D Quali sono i tuoi punti di riferimento?

R Un nome su tutti: David Bowie. Ho sempre ammirato le capacità camaleontiche di trasformismo de Duca Bianco. I suoi concerti, oltre che cantati e suonati, erano “interpretati” da David e questo mi ha sempre affascinato.

D Progetti futuri ?

R Sicuramente un tour e la preparazione di un nuovo disco.

A proposito, il 30 gennaio è uscito il nostro video ufficiale, facilmente reperibile su Youtube.

D Stefano, una occasione perduta, un treno sul quale non sei salito…

R Quando ci hanno rubato il furgone a Milano con tutta la strumentazione durante un tour in Alta Italia e Svizzera. Ci presentammo davanti al pubblico elvetico con strumenti prestati da altri, ma non fu la stessa cosa. A parte questo sono contento di quello che sono riuscito a fare e del fatto che ad una età sono riuscito a rimettermi in gioco: è questo il treno che aspettavo e sul quale sono salito.

D Chi è oggi Stefano Ilari ?

R Una persona soddisfatta che fortunatamente fa quello che gli piace.

GIANLUCA FASTAME

D Gianluca Fastame, tastierista…hai fatto studi classici o che altro?

R Studi classici pochi,tanto per iniziare…ho avuto la fortuna di iniziare quando non c’erano i mezzi tecnologici di adesso quindi o imparavi o….stavi a casa!Gavetta tanta e tante mattine rubate alla scuola passate a Radio Flash a registrare cassette dai vinili per poi passare il pomeriggio a casa a tirare giù pezzi e accordi! Ricordo con affetto l’amico Piero in arte Vento Selvaggio che ci aiutava in questo e ci organizzava le prime uscite musicali, con coraggio direi! E con lui Patrizia Ascione ed il mio compianto amico fraterno Luciano De Mayo coi quali negli anni 80 abbiamo condiviso molte programmazioni aelle feste dell’Unita’ che comunque davano molte opportunità estive per la musica d’ascolto, non solo per il ballo.

D Dagli anni 70, con l’avvento del prog e non solo, le tastiere sono diventate uno strumento basilare nella musica rock…

R Direi di si e per fortuna!E comunque con le tastiere vintage l’approccio era diverso…L’avevo quasi dimenticato, poi ultimamente ho avuto la fortuna di possedere un analogico dei tempi e devo dire che con quel tipo di macchine, seppur coi limiti di intonazione e controllo “dominavi” il suono e la ricerca e la sperimentazione erano sotto le dita! I virtuali ed i computer hanno raggiunto livelli di emulazione fantastici ma alla fine fanno suonare tutto abbastanza uguale…Spesso le macchine vintage erano loro a suggerirti il suono che poi magari ti dava il riff o l’idea. C’e’ oggi un grande ritorno all’hammond o agli strumenti elettromeccanici fortunatamente anche se la loro gestione e’ costosa e presuppone grande preparazione!

D La tua amicizia con Paul Moss (tanti cari saluti a lui da parte mia) è stata importantissima…è dalla metà degli anni ’80 che fai parte della sua band…

R Si ci conosciamo dagli anni 80,ci siamo persi di vista fisicamente solo in occasione delle sue parentesi negli USA,o durante le due tournee con Alexia; tra di noi c’e grande amicizia come del resto con gli altri componenti della band. A lui devo tanto dal punto di vista musicale e tutto dal punto di vista professionale, ho visto pochi col suo rigore,organizzazione e professionalita’;la nostra e’ si una band di amici, si ride si scherza, si mangia …ma affrontiamo sia la stesura dei brani che le prove con la massima precisione possibile nell’esecuzione ma anche nella ricerca dei suoni e degli intrecci armonici.

D Paul Moss band a parte, ti ho visto anche esibirti come “one man”…quali sono i tuoi progetti futuri ?

R Piu’ che one man band direi intrattenitore!!! Sai li mi devo un po’ dividere perche’ pur amando il rock posseggo un timbro vocale piu’ adatto per il genere italiano melodico ed allora ….soffro!!! Dai comunque mi sono tolto le mie soddisfazioni nei migliori piano bar della Toscana, a partire dal mitico Bar Salvini a Pisa, per poi passare dal Ciucheba,The Barge per 10 anni, forse gli anni migliori…e poi per un personaggio sempre sulla piazza come l’amico Marino Fani che mi fece iniziare su Livorno al mitico London Pub 30 anni fa e continua ad ospitarmi la domenica nel suo Nelson Tavern e ci divertiamo ancora con lo stesso entusiamo!

D Quali sono i tuoi mostri sacri, i tuoi punti di riferimento…scomodare Keith Emerson e Rick Wakeman è scontato?

R Mostri sacri …. direi piu’ David Paich dei Toto o un turnista come Greg Philliganes, pero’ sai quando inizi sono tutti mostri sacri senza scomodare nessuno! Ricordo andavo a sentire i migliori pianisti labronici per cercare di imparare…merito va a chi ho potuto apprezzare dal vivo e magari scambiare qualche battuta o confrontarmi…tra questi Stefano Martinelli,Antonio Favilla,il mitico maestro Giorgio Dari,Fabio Marchiori col quale abbiamo praticamente iniziato insieme…

D Livorno è una città particolare, centinaia e centinaia di musicisti sono nati all’ombra dei Quattro Mori, eppure non siamo mai stati in grado di dare vita ad una “scuola livornese”: te hai girato in lungo e largo la penisola e non solo, cosa manca a questa città per valorizzare i suoi talenti?

R A questa citta’ mancano le strutture e ai Livornesi la mentalita’ professionale…Basti pensare che fine hanno fatto i cinema teatro o quanto la musica live sia osteggiata dalle autorita’ nel centro storico ed alle guerre che i gestori devono sostenere. Al livornese non manca la creativita’ ma fatica a rimanere inquadrato…Ultimamente vedo buone cose vedi Nigiotti o Lorenzo Iuraca,speriamo dai le cose migliorino!

D Ritornando al tuo strumento…alcuni stili musicali non “accettavano” le tastiere…oggi le troviamo ovunque, nel blues, nel country, nel rock e anche con il punk hanno avuto il loro momento…la E Street Band non sarebbe la stessa senza Roy Bittan…

R Rimpianti direi di no…magari per la musica ho messo in secondo piano la possibilita’ di farmi una famiglia ma spesso quando studio un pezzo e faccio fatica mi dico…perche’ non ho studiato di piu’ da piccolo questo si!

D Gianluca, un treno sul quale non sei salito e ancora oggi “ti mordi le mani”…

R Il tennis….si una grande passione dove penso di possedere i titoli ed il merito di insegnare e che magari mi ha permesso di non dover fare la musica che non mi piace per sfamarmi!

MARCO SCAMMACCA

D Marco Scammacca, professione cantante…quando hai scoperto che questa era la tua strada…ti immagino da piccolo davanti allo specchio con un finto microfono…

R E’ iniziato tutto per gioco, senza prendersi sul serio. Con un gruppo di amici parto come chitarrista ma da subito sono diventato cantante per sopperire alla mancanza del leader, e così ho capito cosa mi piacesse davvero fare. Ovvio che mi sono trovato un sacco di volte a mimare un’esibizione live nella mia camera o nel mio bagno e non nego che ogni tanto ci “rigioco” anche oggi !

D Sei tra i fondatori del gruppo Per Aspera…a proposito, da dove nasce questo nome?

R Per Aspera ad Astra – tra le difficoltà, fino alle stelle – In realtà io sono entrato a far parte del gruppo nel 2011 e ti riporto con piacere la motivazione che ha portato alla scelta del nome, che condivido a pieno. E’ stata presa in prestito una parte di questa frase latina perché caratterizza un po’ il percorso di chi si mette in viaggio per raggiungere un grande obiettivo.

L’unica cosa sicura è che attraverserà tantissime difficoltà!

Noi la nostra buona dose di asperità l’abbiamo incontrata eheheh

D Nel 2012 incidete il vostro primo album dal titolo “Ventisette”, dove a mio giudizio spicca la canzone “Tra il sole e la luna”, chitarre che la fanno da padrona per sorreggere la tua bella voce, ottimo album…

R Grazie mille Massimo, si quell’ep è figlio della storica formazione, io mi sono trovato il lavoro già pronto perché mi sono inserito nel progetto poco prima dell’incisione… ho soltanto reinterpretato a mio piacimento i brani. Un album inciso con le poche disponibilità economiche che avevamo in quel periodo ma ne abbiamo un bellissimo ricordo

D Poi una pausa di riflessione, il gruppo si sfalda per ricostituirsi nel 2016…che è successo?

R Si purtroppo ci siamo trovati di fronte a delle scelte di vita, lavoro e figli hanno portato riflessione e un pochino di tempo di stop. In questo periodo con Stefano Giolli (chitarrista fondatore della band) abbiamo continuato a scrivere brani, sfruttando però una nuova tecnica creativa, arrivando alla stesura del nuovo Ep. Nel 2016 abbiamo deciso di riformare la band.

D Nel giugno 2017 esce il singolo “Panama” a cui farà seguito nel marzo 2018 il vostro nuovo EP…soddisfatti?

R Siamo molto soddisfatti perché è stata una vera e propria rinascita, i brani più maturi e moderni hanno avuto un ritorno positivo e di questo ne siamo contenti. Siamo sbarcati su tutti gli store digitali per la prima volta, Shazam, Spotify etc… insomma figo no?

D Progetti futuri, qualche nuovo lavoro, concerti in vista ?

R Questo 2019 sarà dedicato alla diffusione di “Io rimango fermo” l’ep uscito ad aprile 2018, a febbraio abbiamo in programma diversi concerti. Siamo molto concentrati sulla scrittura degli ultimi brani che saranno contenuti nell’ album prossimo futuro. Stiamo lavorando sodo con il nostro produttore artistico Carlo Bosco (JackfStudio) anche tastierista dei GaryBaldi Bros.

Ne ascolterete delle belle.

D Marco quali sono i tuoi punti di riferimento, i tuoi mostri sacri?

R Io mi ispiro ai cantautori italiani moderni , per farti qualche esempio ti posso dire : Cremonini, Gazzè, Le Vibrazioni, Negramaro… Vado pazzo per la loro musica.

D Che rapporto hai con la realtà cittadina, musicalmente parlando e c’è un musicista livornese che ammiri particolarmente da dire “Mi piacerebbe cantare per la sua musica” ?

R Così d’impatto di dico Bobo Rondelli e gli Zen Circus. Hanno brani stupendi e si respira quel senso di appartenenza labronica e un bel pizzico di malinconia condita con alcuni picchi di felicità…

D Marco, un rimpianto, una occasione perduta che potrebbe aver cambiato la tua vita…

R Credo che ognuno sia artefice del proprio futuro e che forse la mia vera occasione deve ancora arrivare… in ogni caso la mia vita la racconto ogni giorno nelle mie canzoni e spero che queste possano in qualche modo accompagnare , migliorare o al massimo alleggerire la vita di chi le ascolta.

D Chi è oggi Marco Scammacca ?

R Sono un cantautore che ha la libertà di scrivere canzoni sognando che queste possano un giorno essere canticchiate da un pubblico sempre più vasto… magari sentirle passare in radio senza averlo concordato, sarebbe da brividi… Chissà il futuro dove ci porterà.

Per Aspera …. Ad astra !

MICHELE GIANNONI

D Michele Giannoni, batterista…immagino la gioia dei tuoi vicini di casa

R Fortunatamente abito in periferia e le prime volte che ho iniziato a picchiare sui tamburi in un sudicio garage non disturbavo nessuno se non i miei genitori, tuttavia dopo qualche anno in una stanza dismessa dell’officina di mio padre iniziai a costruire uno studio dove poter provare senza rompere i timpani o qualcos’altro a nessuno.

D Alcuni anni fa sei tra i fondatori del gruppo Nice To Meet You Yeti…impossibile non pensare a “Symphaty for the devil” dei Rolling Stones o è un caso? E perchè il “povero” Yeti ?

R Si, parliamo di diversi anni fa, forse sei o addirittura sette, quel nome nasce scherzosamente da alcune vicende tra me e il Chitarrista Nicola Deluca, ci raccontavamo di questa figura eremitica, che un pò ci rappresentava e viveva nel nostro studio. La nostra stanza tutt’oggi porta il nome di Yeti’s Cave.

D Gruppo interessante il vostro, sonorità alternative, un concentrato di vari generi…

R Mah… penso oggi che eravamo un agglomerato di generi senza un indirizzo ben preciso con una continua sperimentazione sia dal punto di vista sonoro che di strumentazione, avevamo a nostra disposizione un’infinità di colori, spesso dipingevamo fuori dalla tela. La formazione prese un indirizzo interessante dopo che Lorenzo Saini bassista/cantante entrò a far parte della ciurma, cambiammo nome in Brucke e questo progetto ci tolse molte più soddisfazioni e riuscimmo a concludere dei lavori più sensati.

D “Speack with your mirror” e “A day before you came out” sono i brani che vi hanno fatto conoscere…che è successo dopo?

R Questi due singoli li abbiamo considerati sempre come studio di quello che facevamo, come dicevo prima c’è stata un’evoluzione della formazione Lorenzo entrò a far parte della band che prese il nome di Brucke, questo progetto ci portatò in tuor nel sud Italia lo scorso anno con due EP registrati in presa diretta un quantitativo discreto di live alle spalle.

D Quali sono i batteristi di riferimento, i musicisti che imitavi da ragazzino?

R Non ho mai avuto un batterista di riferimento piuttosto cercavo di creare un mio stile digerendo tutte le dritte date da vari maestri, Marco Zaniniello batterista della band livornese Appaloosa è riuscito a svoltare la visione che avevo dello strumento.

D Progetti futuri, concerti o altro?

        

R I Brucke adesso sono sciolti ed io sono musicalmente fermo, ho sempre suonato per divertimento e condivisione con i miei amici/compagni di band quindi per scelta adesso non mi interessa continuare a suonare se non con loro, tuttavia abbiamo fondato uno studio di registrazione con il tutoraggio di Giacomo Vaccai voce e chitarra dei Jackie’s o Farm, il nostro studio ha prodotto diverse band livornesi e sta ancora operando.

D Come ti rapporti con la scena musicale livornese odierna, pensi che si potrebbe fare di più soprattutto come luoghi musicali di aggregazione?

R Sono e siamo sempre stati indipendenti rispetto alla scena musicale livornese. Luoghi di aggregazione ne troviamo sempre meno nella nostra città e credo che ormai in un’epoca ‘’digitalizzata’’ come la nostra l’interazione tra individui, che è fondamentale per la crescita personale ed artistica, sia sempre di più ostacolata. Oltre a centri di aggregazione ci vorrebbe una sensibilizzazione delle nuove generazioni alla cultura in genere ed all’arte, ma capisco anche sia un processo molto complicato che dovrebbe agire alla base di un problema ormai è radicato nel nostro vivere quotidiano, crediamo che conti solo l’apparenza invece che la sostanza. La musica in Italia, movimenti underground a parte, si stia svuotando.

D Una domanda che faccio a tutti i batteristi: Charlie Watts dei Rolling Stones ha detto che il “suo culo” è quello di Mick Jagger perchè sono più di 50 anni che se lo ritrova sempre davanti durante i concerti…quale è il “tuo culo” ?

R Il mio culo è sempre stato Lorenzo Saini amico e compagno, musico da molto molto tempo.

D Michele, un treno sul quale non sei salito e ancora oggi ti chiedi perchè…

R Cerco sempre di agire con cuore e mente in sincronia questo non porta ripianti sulle scelte che compio personalmente, tuttavia sono molto dispiaciuto dalla separazione dei Brucke, avevamo raggiunto dei risultati ed invece di spingere l’acceleratore tutti insieme ognuno di noi, me compreso, ha pensato ai propri bisogni e al proprio ego invece di avere un obbiettivo comune.

D Chi è oggi Michele Giannoni ?

R Spero che Michele sia in continua evoluzione, adesso studia yoga e lavora come apprendista nell’officina del padre.

LUCA GUIDI

D Luca Guidi, chitarrista…un amore quello per la sei corde nato da subito o hai scoperto lo strumento per caso visto che dopo hai frequentato l’Istituto Mascagni studiando chitarra classica ?

R Si tratta di tanto tempo fa, avevo 8 anni, mio padre suonava qualche accordo a tavola dopo cena, gli chiesi di insegnarmi alcuni accordi. Me ne insegnò 3, il giorno dopo non feci altro che lavorare su quei 3 accordi e arrivato a sera sapevo suonare la canzone del sole. È stata una rivelazione, da quel giorno suonare è l’attività che svolgo di più, quella che non riuscirei a mettere in discussione. Poi ho avuto la fortuna di fare un percorso didattico molto importante, dico fortuna perché i miei genitori non sapevano niente né di musica né di ambiente musicale, ma si sono impegnati a capire come valorizzare l’interesse di un bambino di 8 anni.

D Nel 2005 fai parte dei Novadeaf, un gruppo livornese-pisano: come nasce questa idea ?

R Ho conosciuto Federico Russo all’Università, avevamo gusti musicali affini, era una persona colta e più matura della sua età, ci parlavo volentieri, ma soprattutto aveva qualcosa in più, scriveva già canzoni illuminanti e piene di ispirazione. Mi propose di formare una band insieme e all’interno di quella band ho coltivato alcune delle amicizie e dei rapporti lavorativi più solidi della mia vita.

D Nel vostro sound convivono perfettamente pop, folk, elettronica : ne sono testimonianze i vostri album “ The Youth Album” e Humoresque…

R Non ricordo più molto, sono passati una decina di anni e di dischi, comunque di sicuro il suono che avevamo in quel contesto era frutto delle tante differenze che intercorrevano tra i nostri ascolti, le nostre passioni e le nostre sensibilità. Abbiamo, credo, provato tutti a metterci a disposizione con il nostro apporto ma rinunciando un pizzico all’individualismo

D “Man on fire” è la canzone che vi ha fatto conoscere al grande pubblico: con la stessa avete vinto il premio Amnesty “Voci per la libertà”. La canzone parla di Alfredo Ormando, scrittore palermitano omosessuale che per protestare contro l’ottusità e la omofobia della chiesa si dette fuoco…

R Questa domanda la dovresti girare a Federico Russo che ne è unico autore. Ricordo solo che quando ho ascoltato la prima volta la traccia finita ho pianto qualche lacrimuccia. La considero ancora una delle canzoni più belle a cui ho avuto la fortuna di lavorare.

D Non vorrei sbagliare ma stai collaborando anche con il gruppo Sinfonino Honolulu…

R Ho collaborato numerosi anni con il Sinfonico Honolulu, per la verità la collaborazione è terminata nel 2017. È stata un’esperienza soprattutto molto divertente sia dal punto di vista artistico che umano. All’interno di quel progetto ho avuto la possibilità di affinare e mettere alla prova la mia scrittura. Non è facile convincere una band di 10 componenti ad utilizzare una tua canzone.

D Per non parlare della Accademia della chitarra…spiegaci meglio…

R Anche con l’accademia è stata una lunga e appassionata collaborazione che si è interrotta nel 2017 a causa del mio trasferimento a Roma. L’insegnamento mi da pure la possibilità di mantenere un contatto con le nuove generazioni e chissà , magari invecchiare più lentamente

D Luca quali sono i tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando, le tue icone alle quali guardavi fin da ragazzino…

R Difficile, cambio riferimenti ogni due giorni, oggi ascolto soprattutto musica italiana e mi interesso molto di più all’aspetto dei testi, per la verità sono cresciuto ascoltando moltissimo Radiohead, King Crimson, Nick Drake.

D Progetti futuri, nuovi lavori, nuovi concerti a breve ?

R In questo periodo sto affrontando due esperienze veramente gratificanti. Da una parte sto registrando il mio primo disco solista. Lo sto facendo a La Tana Studio di Crespina con Ernesto Fontanella. Pur coinvolgendo molto gli amici e musicisti più cari, stavolta sto cercando di raccontare una storia intima e piccola e di farlo più da solo possibile. Ho prodotto le canzoni nel silenzio di camera mia e ho cercato di farle arrivare a compimento meno contaminate possibile dal mondo esterno. Non credo che lavorerò mai più così, ma stavolta ci tengo che il prodotto sia uno specchio per me, ho un rapporto spirituale con queste canzoni. Contemporaneamente sto portando in giro, insieme ad altri cantautori che amo tantissimo, uno spettacolo su Lucio Dalla. Lavorare con Giulia Pratelli, Tommaso Novi, Gió Mannucci e Matteo Fiorino è un grande piacere e un onore, farlo avendo la possibilità di confrontarsi con i capolavori di Lucio Dalla è ancora più entusiasmante. Sento che sto imparando ed imparerò tantissimo da questa esperienza.

D Che rapporto hai con la scena musicale livornese, scena musicale prodiga di musicisti ma per tanti versi “matrigna”, nel senso che da poco spazio ai suoi giovani talenti ?

R Non ne sono convinto, Livorno è un contesto stupendo dove i musicisti tra di loro si conoscono, si frequentano, si stimano e soprattutto si ascoltano. Difficile trovare in un’altra città così tanto interesse sano. Poi da qualche anno c’è l’open mic organizzato da Francesco Luongo che non solo mette in risalto, ma spesso addirittura forma talenti delle nuove generazioni.

D Ognuno di noi ha un grosso rimpianto, una grossa occasione banalmente sciupata, un treno sul quale non siamo saliti…il tuo treno dove andava?

R Non ci penso, non sono fatalista, mi piace guardare a quello che mi aspetta, per ora non mi sono mai trovato male e non ho mai corso il rischio di annoiarmi nel mio lavoro. Ogni volta che ho terminato un’esperienza lavorativa ne è arrivata una nuova ad occupare la mia mente le mie giornate. Mi piacerebbe fare un po’ più vacanze, se ho perso un treno di sicuro portava al mare.

D Chi è oggi Luca Guidi ?

R Non lo conosco così bene da raccontarlo

MATTEO BARSACCHI

D Matteo Barsacchi, chitarrista da quando frequentavi le elementari immagino…

R No, ho iniziato molto tardi, ho preso la mia prima chitarra acustica trovata in soffitta di una cugina in Prima/seconda superiore

D Fai parte da anni del gruppo Mr Bison, due chitarre e batteria, niente basso, suono potente, impossibile stare fermi ad un vostro concerto…

R Si, ho fondato la band nel 2009, già nel 2008 mentre suonavo in un progetto Indie rock stavo componendo le prime preproduzioni dei Mr Bison; sentivo il desiderio di avere una band più Heavy Rock. La band Mr Bison nasce nel 2009 con l’inserimento di un paio di amici, Gabriele alla Batteria e Francesco al Basso, dopo pochi concerti inserimmo Federico, seconda voce e chitarra e proseguimmo in 4. Dopo alcuni mesi il bassista abbandono’ il progetto ed io amante di Band come White Stripes e Black Keys, provai la soluzione chitarra ed octaver con doppio ampli chitarra/ basso, questa cosa ci piaceva un sacco e dava un gran tiro alla band.

Nel 2014 per problemi lavorativi Gabriele e Federico che si trasferisce negli States son costretti ad abbandonare la band, entrano a far parte dei Mr Bison gli attuali componenti Matteo Sciocchetto alla Voce e chitarra e Matteo D’Ignazi alla Batteria.

D Nel 2012 date vita al progetto “We’ll be brief” seguito da “Asteroid”, un forte impatto di pubblico, tanto che dopo numerosi concerti in Italia vi si aprono le porte degli Stati Uniti dove siete chiamati in tour, una bella soddisfazione…

R Si da subito la band ha suonato molto, moltissime date in Italia e un bel tour in USA; sicuramente è stata una grande soddisfazione e ci ha fatto immediatamente capire che la nostra musica è assolutamente molto più adatta all’estero.

D Holy Oak è il vostro ultimo LP … stessa formula ma il vostro non è un classico trio, infatti le due chitarre e la batteria creano un muro di suono che “frastornano” l’ascoltatore e non si sente affatto l’assenza del basso…

R Si abbiamo continuato con la soluzione trio doppia chitarra e batteria, abbiamo virato sulla psichedelia e il retrorock ’70, due generi che amiamo molto, lasciando alle spalle le influenze anni 90 ma continuando a mantenere una dose massiccia di Groove.

D Avete aperto i concerti di band di nome come Danko Jones, Red Fang, Mondo Generator, Karma to Burn, Naxatras, avete collaborato con label come Go down Records e in contratto con la storica Subsound records di Roma per Asteroid e Holy oak, senti che siete sul punto di “esplodere” definitivamente ?

R Assolutamente no, la gavetta è ancora molto lunga, la band sta avendo un’ottima risonanza nella scena mondiale del genere, i nostri dischi sono stati venduti dall’America all’Europa, quindi siamo molto felici. Sicuramente la maturità compositiva e l’amalgama perfetta della band è arrivata con l’ultimo lavoro Holy Oak con il quale siamo riusciti a unire molte influenze, dal progressive allo stoner al retro rock 70 alla psichedelia mantenendo come ho detto precedentemente il Groove che ci contraddistingue. Stiamo già lavorando per i brani nuovi e per il 2019 ci saranno molte novità.

D Progetti futuri, qualche concerto magari in città?

R Progetti futuri, per adesso come ho già detto stiamo lavorando per i nuovi brani per uno Split e per il nuovo album in uscita entrambi nel 2019.

I concerti in Italia purtroppo saranno sempre limitati: in Italia con grande rammarico, negli ultimi tempi la cultura musicale se cosi si può definire in questo caso, ha virato per generi molto lontani da noi e dai nostri gusti, i locali si sono adeguati a queste proposte musicali a differenza invece dell’Europa.

La grande tristezza di questa situazione è che gli Italiani continuano a fare musica fighissima, ci sono band italiane dal Post Rock allo Stoner al Garage, alla psichedelia che sono incredibilmente fighe ma non riescono a suonare in Italia.

D Matteo quali sono i tuoi punti di riferimento, i chitarristi che “imitavi” davanti allo specchio da bambino ?

R Ho preso in mano la chitarra ed ho iniziato senza saper suonare a scrivere musica di mia composizione, raramente mi sono messo a cercare di fare le cover o imparare i brani delle mie band preferite, non ne ho mai tratto soddisfazione, forse è proprio questo il motivo di non essere un virtuoso ma un buon compositore. Certamente i miei guitar hero in passato sono stati Omar Rodriguez-Lopez degli At The drive in /Mars Volta, Jack White ovviamemte David Gilmour, Jimi Hendrix, ed attualmente Isaiah Mitchell degli Earthless secondo me uno dei più fighi del momento.

D Livorno e provincia sono sempre stati prodighi nello “sfornare” buoni gruppi e musicisti, pensi sia merito del “salmastro” o cosa altro e cosa si potrebbe fare per dare maggiori spazi?

R Si la zona Livornese ha sfornato delle band favolose, ma credo come già ho detto in precedenza, che in Tutta l’Italia ci siano band di altissimo livello, parlando di Livorno assolutamente gli Appaloosa, i Tuna de Tierra di Napoli, i Romani Ufo Mammuth, Black Raimbows, al Nord i Messa, i Da Captain Trip, gli Humulus, e potrei citarne altre decine…Cosa si potrebbe fare per creare spazi? Beh domanda difficilissima, in Italia la musica è stata rovinata dalla mancanza di Cultura Musicale, non c’e’ più interesse per la musica, soprattutto per la musica influenzata dai mostri sacri del passato proprio perchè le nuove generazioni non hanno un bagaglio culturale musicale per portarli ad essere interessati alla musica Rock …i Talent X-Factor ecc ecc peggiorano le cose sfornando band agghiaccianti….I locali per sopravvivere si devono adeguare alle band che sono seguite, non c’e’ più il locale che ha lo zoccolo duro di persone interessate che vanno a prescindere da cosa viene proposto sapendo che il direttore artistico proporra’ comunque un progetto figo di alto livello.

Mi ricordo un tempo il TOTEM Rock Club di Castel Franco di Sotto, li c’era un direttore artistico che era incredibile, proponeva band incredibili, era un curioso, sapeva anche rischiare… mi ricordo di aver sentito i DOZER, band svedese incredibile che ai tempi era una band piccolissima, comprai il CD e il chitarrista mi offri un paio di Ticket Drink!!

Io ed altri amici cerchiamo di organizzare pochissime cose mirate alle persone che ancora hanno l’interesse e la curiosità di ascoltare musica di qualità…pochi eventi fatti bene e con band anche semisconosciute ma indubbiamente sensazionali…Cosi come noi ci sono altre realtà in Italia sparse qua e la che continuano a organizzare concerti, spesso a rimessa, ma per la sola passione di portare in Italia musica di livello, posso citare THE STONER MAFIA di Verona, STONES FROM THE HILL nella nostra zona, diverse altre realtà al SUD e al NORD, ragazzi con grandissima cultura musicale che hanno una curiosità incredibile per l’underground musicale in grandissimo fermento in Italia Europa e USA, che organizzano eventi, Secret show solo per passione.

D Matteo, un rimpianto, una occasione perduta…

R Non ho rimpianti, sono ancora curioso e quotidianamente in fermento di ascoltare e trovare chicche di musica nuova e vecchia…sono un entusiasta della musica, nonostante scriva e suoni da ormai 26/27 anni sono ancora una spugna, assorbo tutta la musica e tutte le influenze sia di band nuove che ricercando tutte le band meno famose del passato in modo da completare la mia crescita come musicista.

D Chi è oggi Matteo Barsacchi ?

R Oggi Matteo Barsacchi è un musicista di 40 anni con una grandissima energia e tantissimi sogni nel cassetto i quali lo rendono euforico e voglioso di fare sempre meglio.

DAVIDE LONZI

D Davide, hai detto prima mamma o hai suonato la chitarra?

R Ho iniziato a suonare la chitarra a 11 anni con gli studi di chitarra classica. Poi con il passare del tempo, ho capito che avevo molto più bisogno di scrivere che studiare lo strumento. Quindi ho iniziato a scrivere le prime canzoni. La chitarra è semplicemente lo strumento con cui scrivo. Non mi sogno lontanamente di dichiarare di essere un chitarrista.

D E poi…DALO.

R Dalo è stata la naturale evoluzione di un percorso artistico e personale. Dopo anni in cui ero chiuso in cameretta a scrivere ho sentito che era giunto il momento per dar vita ad un progetto vero e proprio. Ho avuto la fortuna di aver trovato un produttore artistico prima, ed un etichetta discografica dopo, che hanno creduto nel mio progetto.

D “Ibrido”, il tuo lavoro, in collaborazione con Pietro Paletti…soddisfatto?

R Pietro è stata la persona che, come nessuna prima, è riuscita a toccare certe mie corde umane e artistiche. Mi ha offerto punti di vista diversi da quelli che ero abituato ad usare. Con lui è stato un viaggio davvero stimolante e introspettivo. Ha l’approccio con l’artista che tutti i produttori artistici dovrebbero avere.

D E di “Pigiama “ che mi dici ?

R Dopo la pubblicazione di “Ibrido” ho scritto moltissimo e con contenuti diversi. Sentivamo che era arrivato il momento di pubblicare un canzone che potesse fare da collegamento tra “Ibrido” e ciò che verrà. E’ una canzone d’amore. Fotografa un post-relazione, quel periodo fatto di solitudine, nostalgia, giorni passati in casa, diversivi futili.

D Progetti futuri? Concerti in vista magari in città?

R Adesso sto lavorando a riorganizzare tutte le cose che ho scritto nell’ultimo anno. Ci sono tante idee e non vedo l’ora di poter dar vita ad un nuovo lavoro in studio. Per quanto riguarda i concerti in città, ho appena fatto l’ultima data del tour al Nuovo Teatro Delle Commedie. Per un po’ credo che starò chiuso in studio.

D Puoi dire qualche anteprima sui nuovi lavori ?

R Come ho detto prima i contenuti saranno diversi da “Ibrido”, in cui prevale l’introspezione. Ci sarà sicuramente tanto sentimento.

D Davide quali sono i tuoi punti di riferimento, i tuoi mostri sacri, le tue fonti di ispirazione?

R Io sono cresciuto con Vasco Rossi, Lucio Battisti, Lucio Dalla… Insomma, i grandi cantautori italiani. La mia radice è Italiana anche se, come tutti, ho attraversato il momento in cui ho ascoltato tanto i mostri sacri della musica internazionale come Beatles, Queen, Pink Floyd…. Nella scrittura non sento di ispirarmi a qualcuno, cerco di dire le cose a modo mio.

D Davide, un rimpianto, una occasione banalmente sciupata che avrebbe potuto dare una svolta ancor più importante alla tua carriera?

R In realtà credo che tutto sia arrivato in modo naturale. Se qualche incontro o situazione passata non è andata bene ha soltanto contribuito a far si che succedesse tutto quello che sta succedendo. Quindi no, nessun rimpianto.

D Chi è oggi Davide Lonzi?

R Sai che non lo so ? E’ una domanda veramente difficile. Sicuramente Davide è un ragazzo che è alla continua ricerca di nuovi stimoli personali e artistici. E’ un fluido in continuo movimento e in continua evoluzione.

STEFANIA BRUGNONI

D Stefania Brugnoni, bassista in un mondo dominato dalle chitarre…perchè questa scelta ?

R Parto dal presupposto che nella mia vita non ho mai scelto la musica ma è sempre stata la musica ad aver scelto me…mi spiego meglio: non ho mai inseguito un genere musicale perchè lo preferivo ad altri, come non ho mai avuto il classico sogno di voler suonare perchè ero innamorata di uno strumento in particolare, non sono mai stata spinta dalla mia famiglia nel percorrere questa strada e non ho mai pensato che potesse diventare una passione spinta dalla mia predisposizione, è stata una vera e propria scoperta maturata nel tempo nonostante le mie molteplici vicissitudini ben diverse dal contesto musica.

La vita mi ha sempre messo davanti la possibilità di sviluppare questa passione senza che io la cercassi, tanto è vero che per molti anni non sapevo nemmeno io cosa avrei fatto della musica in futuro: all’inizio partii con il classico flauto a scuola per il quale avevo un vero e proprio talento e lì ho scoprii il mio orecchio senza conoscere minimamente le note, poi mi regalarono una tastiera con la quale mi divertivo a giocherellare dopo la scuola formando vere e proprie melodie ad orecchio riproducendo fedelmente tutto ciò che all’orecchio mi capitava a tiro senza mai capire cosa realmente stessi facendo.

Dopo il diploma di scuola superiore sentii la necessità di capirne di più e casualmente venni a sapere di una scuola privata aperta nel mio paese e per gioco mi iscrissi a lezione di chitarra classica della quale mi innamorai, proseguii per 4 anni ma sentivo che avevo ancora bisogno di capirne di più, in quel periodo mi chiesero se volevo far parte di una corale come contralto, accettai e scoprii anche la passione del canto, da lì per anni mi dilettai anche in concorsi nei quali sentivo spesso un senso di inadeguatezza, non riuscivo ancora a sentire il vestito adatto a me musicalmente parlando così decisi di abbandonare tutto e dedicarmi ad altro.

Dopo 5 anni casualmente capitai in una cerchia di amicizie di ragazze che amavano la musica quanto me e che come me suonavano strumenti per passione.

Così per gioco mi proposero di formare un gruppo e di riprendere a suonare, all’epoca pensai alla chitarra elettrica che immancabilmente mi regalarono in occasione del mio compleanno ma non feci in tempo a metterci le mani sopra che, sempre casualmente poco dopo, un giorno entrando per caso in un negozio di strumenti musicali fui attratta da un basso rosso appeso in vetrina e senza pormi il problema di saperlo suonare o meno decisi di provarlo.

Ricordo ancora quel momento in cui toccai la prima volta quella corda, quel suono mi entrò nello stomaco come un missile e fu così che me ne innamorai a tal punto che lo comprai all’istante senza mai più abbandonarlo…quel giorno capii finalmente qual’era il mio compagno di vita, il suono che avevo nel sangue e che mi faceva vibrare il corpo e l’anima.

D Missteryke, gruppo tutto al femminile, ottimo gruppo tutto al femminile…come nasce questa unione livornese-pisana ?

R Come accennavo prima mi proposero di formare un gruppo per gioco, per gioco perchè non eravamo professioniste ed in più eravamo tutte donne, mi spiego: nel 2005 non conoscevamo nessuno in fatto di donne che suonavano nella regione Toscana e questa cosa ci gasava tantissimo ma allo stesso tempo sapevamo anche che ci avrebbe penalizzato tantissimo per vari motivi.

Il problema è che di donne che suonavano in quel periodo non ce n’erano tantissime perciò gli elementi che mancavano li abbiamo dovuti cercare tramite annunci anche negli anni a seguire nei molteplici cambi line-up del gruppo.

Non avevamo tantissima scelta ma tutto quello che sapevamo era che il gruppo doveva essere femminile, era quasi diventata una vera e propria sfida quindi abbiamo preso in considerazione anche altre provincie da Livorno fino ad arrivare a Massa, inutile dire che la distanza ci ha un pò ostacolato per il discorso prove ma alla fine non è stato mai un grosso ploblema.

Alla fine grazie al connubio: Pisa, Livorno, Massa nacquero le Missteryke.

D “Tempismi Imperfetti” è il vostro primo lavoro…rock, pop, persino funky, con testi importanti e mai banali…un ottimo lavoro…come il secondo album “Effettivamente” uscito nel 2015…

R Sì “Tempismi Imperfetti” uscì nel 2011 dopo 2 importanti cambi line-up del gruppo: sottolineo importanti perchè nell’album compaiono 2 elementi fondamentali rispetto alla prima formazione ovvero la cantante massese Monia Mosti che entrò a far parte del gruppo nel 2007 una vera e propria carica di energia oltre che una bellissima voce sostenuta da una tecnica ed un orecchio impareggiabile e Manuela Galasso chitarrista metal livornese che dette una sterzata sonora hard rock tipica delle prime Missteryke.

Sempre elemento fondamentale è che le Missteryke erano nate come cover band, ma la voglia di sfida e mettersi in gioco ha fatto sì che io stessa prendessi per la prima volta la penna in mano nel 2009 cominciando a comporre pezzi, 6 dei quali divennero parte del nostro primo album “Tempismi Imperfetti”.

Sempre nello stesso cd anche Monia Mosti scrisse 2 canzoni mettendosi in gioco come autrice, una di queste ci convinse a tal punto da usarla come titolo dell’album.

La cosa interessante è che non ci siamo mai messe a tavolino per metterci d’accordo su chi doveva scrivere cosa e come, non ci siamo mai accordate su una tematica od una direzione musicale di genere o argomento.

Tutto venne fuori di pancia senza seguire una logica, dando spazio a tutta la nostra creatività senza metterci limiti, ecco il perchè di tanti generi, per tutte fu una sfida vera e propria al limite dei nostri limiti ma che alla fine siamo riuscite a superare facendoci crescere tanto anche a livello tecnico e strumentale, basti pensare alla canzone “Pirati e Fantasmi” dove per la prima volta ho suonato il mandolino elettrico.

“Tempismi Imperfetti” ci dette molte soddisfazioni non solo perchè fu il nostro primo lavoro “serio” nel quale c’eravamo messe alla prova in vesti mai prese in considerazione prima, ma soprattutto perchè fu un cd registrato in casa (ovvero in casa mia) senza mezzi professionali (studio di registrazione, fonico, etc) e quindi una sfida anche sotto questo punto di vista ma anche un lavoro interamente autoprodotto.

“Effettivamente” uscito nel 2015 invece è stato un lavoro molto diverso sotto vari aspetti, oltre l’esperienza maturata dal primo album e registrato professionalmente in studio di registrazione è stato il frutto di un altro importante cambio line-up nel 2013.

L’arrivo di Greta Merli fu una vera e propria svolta, una grande professionista, le sonorità pop-rock della sua chitarra si sostituirono a quelle hard rock della Galasso che lasciò il gruppo poco prima, dando così un altro stile e direzione al gruppo, rendendo gli arrangiamenti molto più “morbidi” e amalgamati ai testi.

“Effettivamente” è la sintesi e l’essenza delle Missteryke, sia per quanto riguarda il sound sia per espressione in quanto messaggio nei testi, le tematiche sono molteplici e toccano molti argomenti di tipo sociale, i testi sono nati da esperienze autobiografiche ma che alla fine si rapportano a storie di vita le quali ognuno di noi ha avuto a che fare almeno una volta nella vita.

Personalmente ho scritto 5 canzoni in questo album ma a differenza del primo nel quale ho fatto fatica nell’esprimere il mio sentire essendo stata anche “la mia prima volta” come autrice nel secondo non ho fatto fatica a mettere le mie emozioni nero su bianco soprattutto perchè l’amalgama mentale che ho avuto con Greta mi ha permesso di esprimere al meglio quello che volevo venisse fuori.

Greta è riuscita a spezzare le mie catene mentali grazie alla sua grande esperienza, con lei c’è stata una sintonia fortissima fin dall’inizio che mi ha permesso di dar vita ai più bei pezzi che io abbai mai scritto.

D Avete solcato i palchi di mezza Italia, avete aperto il concerto del grande Tonino Carotone, siete conosciutissime…soddisfatta ?

R Tonino Carotone, Nada, Rettore, Omar Pedrini…senza contare collaborazioni con personaggi come il comico Migone, in più giornalisti, radio e tv…grandissimi palchi, concorsi famosissimi a livello nazionale, collaborazioni con tantissimi artisti a livelli altissimi…dovrei fare un lungo elenco ma penso che le soddisfazioni più grandi le abbiamo avute quando ogni volta che ci vedevano salire su di un palco e le persone ci consideravano, detto alla Toscana: “fie sul palco” salvo poi ricredersi dopo averci sentito suonare, sentire i loro complimenti con espressioni sbalordite e sentirci dire che non si aspettavano che fossimo brave come tanti nostri “colleghi” uomini…dopotutto era questo il principale motivo per cui era nato il gruppo all’inizio: dimostrare che le donne possono suonare bene ma soprattutto possono suonare bene insieme…è stata la più grande soddisfazione…almeno per me.

D Se ti dico Jeka che mi racconti?

R Jeka è il mio attuale gruppo, anche questo tutto al femminile…Jeka era un progetto nato nel 2014 dal nome “Isole di Plastica” e inizialmente per me doveva essere un progetto parallelo alle Missteryke ma col fine di fare cover acustiche…come per le Missteryke il gruppo era nato dall’amicizia di ragazze che suonavano per passione e che si conoscevano da anni ma senza uno scopo ben preciso…dopo 2 anni lasciai a malincuore le “Isole di Plastica” perchè con l’uscita del secondo album delle Missteryke non mi potevo permettere di portare avanti entrambi i gruppi e ho dovuto fare una scelta.

Nel Marzo 2017 presi la decisione di lasciare le Missteryke, decisione molto sofferta (perchè per me quel gruppo era come un figlio) ma necessaria perchè erano cambiati i miei parametri e le mie priorità oltre che i miei punti di riferimento ( come la batterista Simona Tarantino altro pilastro del gruppo e che ci aveva lasciate qualche mese prima).

Poco dopo mi si è di nuovo ripresentata l’occasione di tornare a suonare con le “Isole di Plastica” che nel frattempo avevano cambiato nome in “Sketch” ma che con il mio ritorno cambiarono in Jeka.

Anche il gruppo Jeka aveva subito diversi cambi line-up, dalla batterista alla chitarrista senza contare il basso che a causa mia hanno dovuto sostituire, ma il vero cambiamento delle Jeka è stato cambiare da gruppo acustico di cover a gruppo elettrico di canzoni proprie nell’arco di un anno.

Con le Jeka ho ritrovato la voglia di divertirmi come non mi succedeva da tempo, tra noi esiste una sintonia mentale a tutto tondo la quale ci ha permesso di creare in un solo anno canzoni su canzoni senza sosta e in modo del tutto naturale, dalle tematiche molto forti, con un sound semplice ma mai banale e che riporta alla mente la vera essenza del rock.

La maggior parte delle canzoni hanno testi scritti dalla cantante Jessica Matteoli arrangiati dalla chitarrista Camilla Tani un vero piccolo genio del “male”.

Mentre la forza motrice delle Jeka in fatto di energia risiede nella batterista Veronica Cerrai con la quale ho una amalgama a livello strumentale incredibile.

D Impegni futuri? Nuovi progetti? Concerti in vista ?

R Attualmente sto finendo di registrare il primo album con le Jeka che uscirà i primi mesi del prossimo anno e il secondo è già in lavorazione, abbiamo già fatto diversi concerti nel 2018 ma abbiamo anche già in programma diverse date per il prossimo anno con l’arrivo del nuovo album, nel frattempo è già uscito il primo singolo accompagnato dal videoclip dal titolo “Pazza” che ha già riscosso un discreto successo sul web, a breve usciranno anche altri due videoclip con due singoli dell’album.

Tutte le informazioni potete trovarle sulla nostra pagina facebook e canale you tube:

https://www.facebook.com/JekaRockBand/

https://www.youtube.com/channel/UCl_jREmm6jUeeCRKM0imeOQ

Come autrice collaboro con artisti esterni al gruppo scrivendo canzoni a cantanti per concorsi o partecipazioni televisive.

D Stefania, il rock è un fenomeno prevalentemente maschile, ma ci sono decine e decine di women in rock che hanno fatto la storia, penso a Grace Slick, Janis Joplin, e molte altre ancora…quali sono i tuoi punti di riferimento, i tuoi mostri sacri?

R Beh un mio mostro sacro lo hai appena nominato, Janis Joplin è stata una grandissima artista degli anni 70 la quale amo moltissimo ma diciamo che più che artisti di riferimento ho dei generi di riferimento, adoro il rock americano anni 70 e gli artisti che ne hanno fatto parte come i Led Zeppelin, gruppo che ho scoperto perchè ho fatto parte per anni di una cover Band (stavolta di uomini) dal nome “The Black Dogs” che mi ha permesso di avvicinarmi moltissimo e conoscere da vicino quel periodo affinando le mie qualità tecniche che per me in quanto autodidatta è stata una vera e propria sfida.

Posso dire comunque di aver attraversato diverse fasi nella mia vita in cui ascoltavo tanti generi e diversi artisti (i cosiddetti fittoni).

Tutt’ora mi sono buttata nell’approfondire un altro genere che è quello cantautoriale scoprendo un amore viscerale per il grande Fabrizio De Andrè.

In sintesi posso dire che amo tutta la musica indipendentemente da chi la suona purchè riesca ad entrarmi dentro.

D Le città e province di Livorno e Pisa hanno perso molti luoghi dove molte band “indigene” potevano esibirsi, cosa manca per “tornare alla luce” ?

R Bella domanda, credo che le cause siano molteplici: i fondi che mancano, le regole severe dovute alle ultime leggi in vigore, tasse che i gestori devono pagare ma anche una mancata cultura musicale che questa generazione sta affrontando.

Oggi basta accendere la radio per capire che la concezione di musica sta cambiando e qui in Italia è sempre esistita una concezione di musica legata al cantante solista e non al gruppo stesso.

I locali oggi giorno tendono a proporre musica dal vivo come dj set o Karaoke, pochi ancora persistono nel portare avanti la musica live underground, un pò per il poco sostegno dagli enti pubblici e un pò perchè riempire un locale con persone che amano sentire qualcosa di nuovo è difficile a meno che gli artisti abbiano un grosso seguito.

Personalmente posso dire che in 13 anni che suono con le band ho visto locali chiudere o cambiare gestione tantissime volte a causa della crisi finanziaria, locali dove prima ti facevano suonare adesso non farlo più, perchè pagare un gruppo è meno redditizio che pagare un dj e la gente si diverte di più con cose già sentite e che fanno ballare.

Penso che le cover band fanno molta meno fatica di noi nel trovare serate, anche l’acustico è molto più ben accetto oltre che più pratico.

Ad oggi sono rimasti davvero pochi posti per poter suonare la propria musica “indie” e quei pochi posti sono presi d’assalto, pochi riescono ad entrarci a meno che tu non conosca bene l’organizzatore che abbia ancora voglia di mettersi in gioco proponendo cose nuove o mai sentite, purtroppo siamo in una società che tende a “raccattare” il più possibile.

Ci vorrebbero più incentivi e tanta voglia di riprendere in mano un “sottosuolo” che sta piano piano scomparendo, investire con molta più curiosità quello che la nuova generazione può ancora darci.

D Tutti noi abbiamo qualche rimpianto per occasioni perdute, per treni che si erano fermati ma sui quali non siamo saliti; musicalmente parlando quale treno è partito senza di te ?

R Per fortuna non ho rimpianti nella mia vita perchè tutto quello che volevo e potevo fare l’ho fatto, sempre in modo consapevole e senza prendere decisioni affrettate.

Forse col senno del poi l’unico vero rimpianto che ho è di aver sprecato tempo nel aver iniziato tardi questa lunga storia d’amore con la musica, sottovalutando il valore che avrebbe preso per me con gli anni a seguire, perchè diciamoci la verità, a meno che tu non lo faccia come lavoro il tempo è davvero poco da dedicargli, il tempo necessario visto le problematiche della vita che ti mette davanti.

Le priorità sono tante per poter “campare” e riuscire a fare ciò che ci piace realmente è un problema.

Ecco, forse questo è l’unico rimpianto, non averlo capito prima quando potevo avere più tempo.

D Chi è oggi Stefania Brugnoni ?

R Stefania oggi è una persona molto consapevole di quello che ha e di quello che può ancora essere, curiosa di conoscere, che adora le sfide, molto meno limitata a livello mentale e che non esclude la possibilità di rimettersi ancora in gioco anche in ambiti mai provati prima, che gioca nel cambiare pelle perchè nel fare sempre le stesse cose si annoia, che ha una grande voglia di stare con gli altri e condividere ciò che la fa stare bene, che non si tira indietro alle proprie responsabilità ma che mette sempre un pizzico di pazzia in ciò che fa.

Una persona che ha non mai perso l’entusiasmo di creare con il semplice proprio sentire e che ha ancora i brividi mentre suona ciò che ama.

Nonostante gli anni ogni volta che salgo sul palco mi sento esattamente come una bambina timida che si emoziona appena incrocia lo sguardo di chi è venuto a sentirla suonare ma che si trasforma all’improvviso in una tigre senza freni quando la musica inizia e comincia a suonare.