GABRIELE SIGNORIELLO

D Gabriele Signoriello…chitarrista, da ragazzino immagino

R Si,ho iniziato da ragazzotto verso i 13 anni grazie ad alcuni miei compagni di squadra. Ho sempre suonato rock, sono partito dal grunge e pian piano mi sono appesantito

D Dal 2001 sei la chitarra solista degli Hati & Skoll, solido gruppo metal con varie influenze…come nasce questa idea ?

R Precisamente dal 2008, prima c’era solo il mio compare Mazza. E si, varie influenze, forse troppe, non è semplice coniugare tante teste che ascoltano e la pensano in maniera diversa.

D Nel 2010 avete avuto l’onore di aprire a La Strana Officina al Rock Village…una bella soddisfazione

R Grandissimo onore e privilegio, che in tutta sincerità ho realizzato dopo che li ho visti dal vivo. “Cane delle berve”… che mine che sono!!!!! Li conoscevo di fama e sapevo la loro storia, ma dopo il live mi si è aperto un mondo

D Con l’ingresso della vocal Vanessa Caracciolo il sound della band ha una sua propria identità…metal ma fuori degli schemi…sei d’accordo ?

R Vanessa è stata la rivoluzione e una rivelazione. All’inizio ero un po’ scettico però si è integrata benissimo. Non è la classica voce stile lirico come ce ne sono tante in giro; lei gratta e sporca ma quando vuole sa essere molto melodica. Ecco con lei si può fare metal a 360 gradi.

D Avete realizzato qualche demo, un cd o siete in procinto di farlo ?

R Abbiamo registrato un nuovo demo di 4 tracce dove abbiamo inserito anche un po’ di elettronica, giusto per incasinarci un altro po’ la vita, e di una di queste tracce abbiamo realizzato un videoclip che è visibile su YouTube. E ringrazio il grande Jimmy Burrow per il lavoro svolto.

D Progetti futuri? Qualche concerto dove possiamo venire a sentirvi…magari in città ?

R Stiamo valutando di cercare una casa produttrice o comunque un agenzia per promuovere la nostra musica e fare qualche live. Al momento purtroppo non abbiamo granché.

D Gabriele quali sono i tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando ?

R Eh ce ne sono molti. Dal grunge dei Nirvana passando dal hard rock dei Guns, dal thrash dei Metallica e Megadeth fino ai Pantera ecc ecc. Di tutto un po’. Non ho un particolare riferimento, e sono contento che sia così.

D La scena livornese, da sempre, vede presenti numerosissimi musicisti e band ma che fanno fatica a emergere, nonostante il talento sia evidente…cosa manca, cosa frena una “esplosione labronica “ ?

R Livorno e suoi Rockers sarebbero dovuti Nascere in California. l’Italia non è un posto per Rockers.

D Tutti noi abbiamo lasciato partire un fatidico treno che avrebbe potuto cambiare la nostra vita…dove andava il tuo ?

R Non so se il mio treno è passato o no, la mia vita è come è giusto che sia. Finché ce la farò suonerò, magari passerà il treno della terza età!

D Chi è oggi Gabriele Signoriello ?

R Un padre di famiglia che si batte e si sbatte per fare sentire ai suoi figli del sano rock!

NICOLA BARBONI

D Nicola Barboni, cantante…quando è nata questa tua passione ?

R É nata nel 2004, mi ricordo che uscivo con il lettore cd in tasca e sentivo a tutto volume i brani più noti come i Beatles, The Who, Pearl Jam e molti altri…

Volevo a tutti i costi cantare! Un giorno ero a casa e misi una base, i miei famigliari mi vennero a dire che avevo una bella voce e da lì iniziai a prendere lezioni di canto da Auro Morini.

D Ti sei esibito in numerosi locali sia a Livorno che in altre zone…raccontaci

R Certamente, dato che erano diversi anni che prendevo lezioni di canto, volevo esibirmi per vedere i risultati, allora iniziai a cercare diversi locali, infatti mi sono esibito con il PianoBar due volte al Mixer, Ristorante Pizzeria Bella Napoli, Trattoria La Botteghina, del The Cavern e del Ristorante Old West Pub, ed ora al Mercato Centrale, poi trovai una palestra musicale che mi dette l’opportunità di esibirmi anche fuori Livorno, mi ricordo che narravo la storia del Rock degli anni 50 fino hai tempi di oggi.

D Nel 2008 hai realizzato un cd contenente 4 brani presso lo studio di Gigi Domenici a Livorno…soddisfatto ?

R Si! Sono pienamente soddisfatto, mi portò un bel risultato, dove molte persone ne rimasero contente, sia per il lavoro che ha fatto Gigi Domenici che per i brani scelti da me.

D 10 anni dopo nel 2018 hai realizzato un altro cd questa volta presso lo studio Auro Morini Records…come è stato accolto dal tuo pubblico ?

R Il secondo cd a distanza di anni è stato un buon risultato, molti complimenti e critiche positive, in questi brani ho dato tutto me stesso per ottenere miglioramenti rispetto a quello precedente a livello vocale e il pubblico ha reagito notando questi tipi di miglioramenti.

D Nella tua biografia ci sono numerose partecipazioni a concorsi canori con molti premi e riconoscimenti…una bella soddisfazione…

R Bellissime soddisfazioni perché sono cose che neanche mi aspettavo, quando sei soprattutto alla fine che devono dire i nomi, hai l’ansia addosso perché non sai se uscirà il tuo nome o meno, ma alla fine quando hai ottenuto un certo risultato dai un bel sospiro di sollievo e vai avanti, sono belle esperienze che ti fanno crescere.

D Come sei arrivato, dopo molti anni, al Karaoke ?

R Per pura fantasia e un pizzico di follia, oltre al canto ho un’altra passione, la “Tecnologia” sono anche un tecnico informatico quindi conosco molti programmi di qualità, dove si ottengono buoni risultati per ottime performance, quindi ho voluto unire tre cose che riunisco le mie due passioni: (Rock, Karoke, Tecnologia)

D Nicola quali sono i tuoi punti di riferimento nel panorama musicale ?

R Ne ho tanti, ma quelli che preferisco sono: Elvis, Beatles, The Who, Queen e sopratutto il vocalist Freddie Mercury.

D Hai girato Livorno e provincia in lungo e largo…pensi che i luoghi dove i musicisti possono esibirsi siano sufficientemente attrezzati e disponibili o manca ancora qualcosa ?

R Disponibili sicuramente sì, sulla questione di attrezzatura ho sempre preferito portarmi la mia, anche se il locale aveva già tutto, perché conoscendo la propria attrezzatura sai come rendere nei migliori dei modi lo spettacolo stesso!

D Tutti noi abbiamo un rimpianto nella vita…dal punto di vita musicale, qual’è il tuo più grosso rimpianto ?

R Il mio rimpianto è quello di non aver trovato una band, dove puoi confrontarti e scambiare le idee, migliorarsi e crescere insieme, presumo che sia una delle esperienze più interessanti, perché mettersi al confronto impari sempre cose nuove.

D Chi è oggi Nicola Barboni ?

R Nicola è un ragazzo volenteroso di imparare cose nuove, orgoglioso di aver creato il KaraRock, e sopratutto soddisfatto di regalare serate in compagnia di persone che ci voglio bene per ciò come siamo.

MATTEO CATENI

D Matteo Cateni alias Monkey Man…rapper…come è nata in te la passione per questo genere musicale ?

R Io ho sempre avuto una vera e propria passione smisurata per la musica.. tutta la musica.. Ho sempre sognato di fare il cantante ma purtroppo sono stonato come una campana, poi ho scoperto il rap che dava a tutti la possibilità di prendere un microfono in mano nonostante le dote canore fossero pessime.

D Dal 2009 fai parte del gruppo Villasound…gruppo dal sound pieno di contaminazioni…rap, soul, reggae, musica latina…

R A noi piacciono le contaminazioni, le fusion, ci piace quando generi diversi compenetrano in un pezzo, siamo meticci orgogliosi e fieri di esserlo.

D Importantissimi i vostri testi che spesso sono un pugno nello stomaco e un altro in bocca : prendete le difese degli ultimi, i disadattati ma anche parole di fuoco contro la Chiesa, lo sfruttamento…come nascono, un lavoro di gruppo suppondo…

R Si dipende per quanto riguarda le strofe rap ognuno si scrive il suo(dopo aver fissato un tema) per quelle melodiche invece facciamo un lavoro di scrittura di gruppo in sedute di arrangiamento.

D Nel 2013 avete vinto il premio Best Album ai Livorno Musica Award con il vostro lavoro “Villasound Puro vol.1”, una bella soddisfazione..

R Si non ce lo aspettavamo ed è stata una bella soddisfazione successivamente avremmo anche elaborato un altro disco che ha però subito uno stop per problemi tecnici di studio spero si sblocchi presto la situazione.

D Sono seguiti altri lavori negli anni ?

R Ognuno nel frattempo ha intrapreso diversi altri progetti da singolo nonostante periodicamente continuiamo a riunirci e a lavorare.

D Progetti futuri ? Concerti dal vivo dove possiamo ascoltarvi magari in città ?

R Davide con Elena hanno diversi progetti in corso che si affacciano nel sociale(uno ad esempio nel carcere della Gorgona); io ho fondato un altro gruppo side-project di rap acustico con gli strumenti. Per adesso non abbiamo live in programma ma di solito l’estate è la stagione in cui è più facile sentirci.

D Matteo quali sono i tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando, i tuoi mostri sacri ?

R Tanti… se dovessi fare una lista sicuramente F. De André, passando dai Cypress Hill, per arrivare a gruppi come Rage Against the Machine o più recenti come Damian Marley o Calle 13.

D Livorno è da sempre una sorta di città della musica: centinaia di gruppi si sono susseguiti negli anni eppure…manca qualcosa…il vostro è un genere “particolare”, trovate difficoltà a trovare spazi che vi ospitano e cosa pensi si potrebbe fare per poter far esprimere al meglio tutte le potenzialità che esistono nella nostra città ?

R Ci ho pensato tanto in questi anni : noi abbiamo sempre sgomitato per trovare gli spazi. Sicuramente i Centri sociali ci hanno aiutato molto, si potrebbe fare molto molto di più :anni fa per protestare con Effetto Venezia che aveva chiamato a suonare i ragazzi di Amici di Maria De Filippi, solo con il passaparola ci siamo trovati tutti alla terrazza Mascagni, chiunque suonasse uno strumento era lì e suonammo tanto.. Li si vide cosa potrebbe essere la musica a Livorno improvvisata ma Potente.

D Matteo, come tutti avrai rimorsi e rimpianti…qual’è il tuo più grosso rimpianto, quella occasione perduta che avrebbe cambiato la tua vita, sempre musicalmente parlando ?

R Non saprei, le occasioni ce le siamo cercate sempre noi e per quanto abbiamo potuto le abbiamo sfruttate, poi la musica è un ambiente difficile, tosto; non ho mai sperato granché l’ho sempre vissuta con leggerezza forse per paura di rimanere deluso.

D Chi è oggi Matteo Cateni alias Monkey Man ? ( A proposito…perchè Monkey Man, da dove viene questo “Uomo Scimmia ?”

R Eh bella domanda… a volte vorrei saperlo anch’io… Il mome viene da tanti anni fa :ero in Sudafrica con amici, avevamo in affitto una grande casa col giardino, facevamo feste in casa.. Sul tetto ci vivevano tranquille una colonia di scimmie, ci avevano avvertito di non lasciate residui di cibo in giardino!!! … Dopo una notte di baldoria scesi in giardino con in mano una ciotola di cereali.. manco a dirlo orde di scimmie banchettavano ovunque. Sfatto mi misi lo stesso a mangiare i miei cereali, ogni tanto le scacciavo.. Entrò un ragazzo vide la scena e cominciò a gridare “Your are Monkeyman, Little Monkeyman Man “

GIAN FILIPPO GERBI

D Gian Filippo Gerbi, cantante da sempre immagino…

R Certo! Ero bambino e mia madre all’età di 8/9 anni mi portò a fare delle lezioni di chitarra acustica, ma alla fine del primo anno decisi di non proseguire, probabilmente era sempre presto.

Mi piaceva comunque molto la musica e con le prime “paghette” cominciai presto a comprare LP ogni volta che ne avevo l’occasione.

Mi regalarono il primo vinile che ero sempre alle elementari, ricordo benissimo, erano gli Europe (Superstitious), da quel disco capii che forse mi piaceva cantare.

Posso affermare che questo LP lo consumai nel vero senso della parola.

Cantavo ogni giorno, appena potevo accendevo il vecchio impianto dei miei, volume a manetta, testi davanti agli occhi e via come se non ci fosse un domani, iniziavo e finivo l’intero disco, lato A e lato B ogni volta.

Poi crescendo conobbi amici con i quali decidemmo di formare il nostro primo gruppo, gli Imagina. Eravamo proprio alle prime armi e suonavamo nel garage di mio padre, il pomeriggio, quando non c’era l’auto parcheggiata dentro.

Col tempo incidemmo il nostro primo Demo, al Tube Screamer dei fratelli Brilli, ed entrammo a far parte di quella che una volta era l’A.NA.GRU.M.BA., una associazione di musicisti gestita da un grande amico col quale mi sento ancora adesso, Riccardo Gioli, lui ci fece partecipare al primo Premio Ciampi, quando ancora non era quello che poi è divenuto.

Cantavamo in italiano e facevamo solo pezzi inediti, influenzati un po’ dalle sonorità Hard Rock di quei tempi, poi col tempo ognuno prese strade differenti e fece progetti differenti, per me arrivò il momento di cercarmi un nuovo gruppo.

Siamo al 1994/1995, avevo preso un po’ più dimestichezza con la mia passione ed ero riuscito a farmi un bel po’ più di cultura musicale, i miei gusti comunque spaziavano molto, sono stato influenzato da molte correnti musicali dall’ Hard Rock ’70 all’ Alternative Rock al Grunge.

Parliamo praticamente di tutto, Led Zeppelin, Jimi Hendrix, The Who, per poi passare ai Guns ‘n Roses, Motley Crue, Skid Row, Poison, Ozzy Osbourne, Metallica, all’ Alternative Rock, unica band su tutte i Jane’s Addiction fino all’arrivo di quella che fu ritenuta la decadenza musicale del rock degli anni 90/00, il Grunge con i suoi Nirvana, Soundgarden, Pearl Jam…etc… Col tempo ho capito invece che è stata una evoluzione necessaria solida matura e naturale.

D Nel lontano 1995 entri a far parte dei Wicked Desire, ottima band appassionata di hard rock americano…

R Beh..si…Sai, i telefoni cellulari non esistevano ancora ed un giorno, in una sala prove, chiamata Parsifal, se non ricordo male, trovai un annuncio col numero di telefono fisso di quello che adesso è ancora uno dei miei più grandi amici, Riccardo Bolognini, il batterista , il caposaldo, l’unico membro del gruppo che negli anni non è mai cambiato, semplicemente lui è i Wicked Desire.

Chiamai al fisso, rispose Riccardo, fissammo il giorno, quindi, andai a fare questo provino.

Avevo una cassa combo Montarbo compratami da mio padre dopo insistenti richieste, la caricai sopra il mio motorino Ciao Piaggio, arrivai alle prove, cantai un paio di pezzi, forse Skid Row e Bon Jovi, arrangiati di voce alla mia maniera, anche perchè altrimenti non li avrei mai potuti cantare, e detto fatto, ero a bordo di una band che in quel periodo a livello di prestazioni era paragonabile ad una Lamborghini.

Mi divertivo da morire, con loro era tutto facile, la band era formata da musicisti che sapevano suonare bene, molto bene, insieme, veramente, i pezzi aumentavano ad ogni prova, ognuno ci metteva del suo per migliorare ogni piccolo particolare e tutto andava nella direzione giusta, anche i sogni…

D Nel 1996 siete stati giudicati dalla rivista Metal Shock “migliore band del mese” , prendete parte al 1° Rock Festival di Rovereto e infine siete stati invitati da Red Ronnie nel suo programma televisivo Help…una bella soddisfazione…

R A metà degli anni novanta, oltre a non essere stati inventati ancora i telefoni cellulari non c’era neanche internet, per cui ogni demo veniva spedito a mezzo posta e recensito su riviste cartacee, la rivista che ci aggiornava sulle novità dei nostri gruppi preferiti e che recensiva le demo dei gruppi emergenti era Metal Shock.

Un giorno, nel tardo pomeriggio incontrai un amico in centro a Livorno e mi disse: “ Pippo, bravi! Ho letto Metal shock, complimenti.”

Io non sapevo neanche che avessero mandato la demo alla rivista, quindi andai a comunicarlo anche agli altri, e andammo a comprarne subito una copia, ed effettivamente la recensione dei Wicked Desire era come Top Demo, ovvero il migliore demo del mese in corso.

Cominciammo a ricevere contatti per fare delle serate in giro e per incidere in maniera migliore i nostri brani.

Non era tutto come si vede nei film, infatti alla fine dischi non ne abbiamo fatti, ma abbiamo suonato in giro e siamo diventati sempre più amici, questo conta.

Ma le cose belle durano pochissimo, ritorniamo con i piedi per terra praticamente subito dopo la stagione estiva dove suonammo molto e suonammo fuori, festival, locali fuori città, fuori regione, ci divertimmo molto ed avevamo amici che venivano sempre in giro con noi a vederci ovunque suonassimo, era bello.

Successivamente uno dei due chitarrista andò via dal gruppo, poi anche io lasciai, fui sostituito, ed ironia della sorte… il gruppo vinse un concorso per partecipare alla trasmissione in TV su Videomusic al programma Help di Red Ronnie.

Soffrii perchè non c’ero, ma fui fiero di loro.

In seguito anche l’altro chitarrista storico lasciò per motivi di lavoro, a quel punto tutto incominciò a cambiare.

D Ad un certo punto, dopo che la band aveva cambiato la propria linea, scegliendo di cantare in italiano con testi propri, esci dalla band…che è successo?

R Diciamo che non è proprio così.

Durante gli anni con i Wicked Desire c’è stata molta alternanza di musicisti, compresi i cantanti.

Per vari motivi mi sono allontanato dal gruppo più di una volta, ed ogni volta, a parte Riccardo, sono cambiati praticamente tutti i musicisti, ti sto parlando di un’epoca che va dal 1995 a circa il 2016… più di 20 anni!

Nei periodi in cui non cantavo con i WD continuavo a cantare con altre band, arricchendo il mio bagaglio di esperienze.

Ho cantato con band locali come gli Endhyana, e grazie al chitarrista dell’epoca aprimmo una serata del tour italiano della band norvegese Gluecifer, bellissima soddisfazione.

Pensai che se avessi voluto provare a fare qualcosa in Italia avrei dovuto dirigere la mia band nella produzione di rock in lingua madre, non facile purtroppo, ma necessario alla sopravvivenza di una situazione musicale.

Dopo qualche anno rientrai nuovamente nei WD e chiesi di poter fare la stessa scelta anche con loro, acconsentirono, fu una specie di anno zero, ripartimmo all’unisono con un nuovo progetto con testi in italiano che ci portò a suonare insieme in giro per un’altra bella manciata di anni, precisamente fino al 2016 forse 2017.

Anche in questa situazione ci fu data una ulteriore opportunità, in Calabria fummo notati da un produttore toscano che ci invitò presso il suo studio, aveva una etichetta, il gioco era fatto !! Passammo 2 giorni presso di loro re-incidendo un nostro brano, eravamo una bomba…ma alla fine per cause di forza maggiore, impegni familiari e quant’altro (eravamo grandi /”responsabili” ed alcuni già con figli) mollammo la situazione fin troppo impegnativa…poteva funzionare se avessimo avuto 10 anni in meno?…

Nel 2016/2017 lascio definitivamente i WD, non avevo più nessun messaggio da dare attraverso loro e potevo solo fermare la loro voglia di continuare.

D E dopo i Wicked che hai fatto ?

R Non ho praticamente più avuto progetti, ho passato qualche mese in una cover band degli AC/DC ma è stata una storia brevissima, per adesso non ho trovato alternative giuste o altri modi di poter lanciare i mie i messaggi.

Ho sostituito i miei vuoti di performance musicali in momenti di ascolto, perchè quando si è troppo presi dalla propria musica, spesso tralasciamo i dettagli, i momenti in cui prima di tutto dobbiamo ascoltare quella di altri, per prendere spunto, per continuare ad imparare, per non smettere mai di fermare le proprie emozioni, per confrontarsi.

D Gian Filippo quali sono i tuoi punti di riferimento, gli artisti che imitavi davanti allo specchio fin da ragazzino ?

R Beh…da ragazzino, il primo cantante che provai ad imitare fu Axl Rose, impossibile….dopo passai al mitico Perry Farrell, tutt’ora attivissimo con i suoi Jane’s Addiction il suo mitico Loollapalooza ed i suoi side project, per poi arrivare al personaggio che ho imparato a conoscere più tardi dei precedenti, per il quale ho pianto dopo la sua scomparsa, che ha lasciato un vuoto incolmabile dentro di me, Chris Cornell, credo che quest’ultimo sia riuscito a toccare le corde più profonde della mia anima, ,un artista a 360°, musicista, cantante, cantautore…era tutto, quelli della nostra generazione potranno ritenersi fortunati nel poter raccontare di aver visto artisti di questo calibro.

D Progetti futuri ?

R Al momento non ho nessun progetto e non ne cerco, anzi…ne scappo.

Vivo la mia vita musicale da ascoltatore, sono rientrato in questo state of mind, dove ho più necessità di sentire cosa gli altri hanno da dire piuttosto che dire qualcosa io agli altri.

Fino a poco tempo fa avrei voluto urlare le mie ragioni contro o a favore di un ideale, avrei voluto gridare uno stato d’animo di sofferenza piuttosto che di felicità per condividerlo con il pubblico, adesso voglio capire come si fa a percepire uno stato d’animo.

Vorrei capire come si riconosce la verità in fondo alle parole di chi la canta, senza però trarne conclusioni affrettate.

Ho capito che crescendo tutti possiamo diventare musicisti, studiando, suonando, perfezionandoci, ma l’artista è un’altra cosa, l’artista oltre alla musica deve trasmetterci altre cose, sensazioni, stati d’animo, sofferenza, felicità anche solo con uno sguardo, un gesto o una parola.

Quello non si studia, o ce l’hai oppure no, se non lo hai…sei solo un musicista.

D So che segui particolarmente la realtà musicale cittadina…soprattutto con la bella stagione in molti luoghi c’è la possibilità di esibizione per le nostre band…pensi che sia sufficiente o si potrebbe e dovrebbe fare di più ?

R Livorno fortunatamente è madre di un’infinità di situazioni musicali, lo è sempre stata e speriamo che rimanga così.

Abbiamo locali in inverno ed in estate colmi di musica dal vivo, diciamo che c’è l’imbarazzo della scelta.

Forse potrebbero e dovrebbero esprimersi un po’ di più gli emergenti, a volte girando si sentono sempre le stesse cose, gli stessi gruppi e la stessa musica, ma questo è dettato dal mercato, non certo dai musicisti.

Ci vorrebbe forse più coraggio da parte dei locali dove si fa musica da vivo, quelli conosciuti, nell’investire sulle nuove generazioni, un po’ come in altri settori, non dico niente di nuovo…ma nessuno lo fa e tutti si lamentano di questa carenza.

D Gian Filippo, un rimpianto per una occasione perduta che avrebbe potuto cambiare la tua vita (sempre musicalmente parlando ) ?

R Direi…nessuna, tutto il poco che sono riuscito a fare è comunque il massimo per quello che avrei potuto fare, questa intervista per me è già una soddisfazione, e per questo ti ringrazio.

D Chi è oggi Gian Filippo Gerbi ?

R Oggi io sono lo stesso del 1995/96, soltanto con 2 figli ed una moglie in più…per il resto e per fortuna cerco di essere sempre lo stesso nei limiti del possibile e del rispetto.

Guardo i miei figli e spero che magari il 50% dei miei eredi possa avere la possibilità e la passione di dedicarsi alla musica, io la accompagnerò per sempre in questo cammino.

CRISTIANO SBOLCI TORTOLI

1 Cristiano Sbolci Tortoli cantante ma anche chitarrista, bassista e pianista…

1) Mi sono avvicinato alla chitarra all’età di 6 anni, passione che non ho più abbandonato. Col

tempo poi ho scoperto anche nuove vie giuste per ampliare il mondo musicale e mi sono

avvicinato anche al piano e al basso elettrico, strumento che suono con una

delle mie band i Siberia.

2 Il tuo primo gruppo penso sia stato Vision of Johanna, nome preso dalla canzone di Bob Dylan del 1966…

2) I Vision of Johanna faccio sempre molta fatica a ricordarli, forse perché sono finiti

inaspettatamente, forse perché quelle canzoni non mi sono mai davvero piaciute, comunque

sì, il nome viene dalla canzone di Dylan ma quando fu scelto non fu per la canzone in se

quanto per il suono.

3 Il vostro era un sound tra folk e rock unito alla canzone d’autore…bel gruppo…

3) Quel sound è stato l’embrione che poi ha dato vita ad altri progetti come ad esempio i

Caleido. La canzone d’autore c’è sempre stata, prima era presente anche una buona dose di

rock e distorsioni varie, adesso quello mondo l’ho mollato perché non lo sento più mio, non mi

appartiene più così tanto. Ti ringrazio comunque del complimento.

4 Poi nel 2010 il tuo ingresso nei Siberia…la consacrazione

4) A dir la verità il mio ingresso nei Siberia è avvenuto tre anni fa, io per molto tempo sono stato

sotto al palco da vero fan, cantavo ogni singola parola a squarciagola, poi senza quasi

preavviso mi sono ritrovato sul palco con lo strumento in mano e adesso sono ancora là.

6 Dopo “In un sogno è la mia patria” e “Si vuole scappare” quali progetti, un nuovo disco, un tour dove possiamo ascoltarvi magari in città ?

6) Stiamo lavorando ad un nuovo album che ci porterà in giro per diversi concerti però ancora

non so dire molto di quello che sarà il nuovo mondo Siberia, ci stiamo lavorando.

7 Cristiano quali sono i tuoi punti di riferimento, i tuoi artisti cult, te che suoni più di uno strumento ?

7) Sono cresciuto ascoltando principalmente Lucio Battisti e i Beatles, due mondi assai vicini per

stile e genialità, poi crescendo ed entrando nel periodo adolescenziale sono arrivati

dirompenti gli anni’90 e li sono caduto nel vortice di band come Smashing Pumpkins, Nirvana

ma su tutti i Verdena. Fu uno shock scoprire che in Italia veniva fatto rock e veniva fatto bene.

8 A Livorno siete molto conosciuti, qual’è il rapporto che avete con la città dal punto di vista musicale e pensi si faccia tutto per valorizzare il grande “impianto sonoro” di centinaia di musicisti ?

8) Con la città ho un ottimo rapporto anche se qualche volta si dimostra leggermente provinciale,

con la realtà musicale pure, anche se non apprezzo tutto quanto. Non so cosa si faccia per

valorizzare “l’impianto sonoro”, la cosa notevole è che alcune realtà lo fanno sul serio, poi non

sta a me riconoscere o meno i risultati e le capacità.

9 Tutti noi abbiamo un rimpianto, una occasione perduta che ci tormenta…qual’è il tuo ?

9) Beh, una esiste ma è talmente assurda che evito di raccontarla, nessuno ci crederebbe in

maniera totale.

10 Chi è oggi Cristiano Sbolci Tortoli ?

10) Un quasi trentenne con alle spalle 24 anni di musica, diversi capelli bianchi con la voglia di

proseguire in questa direzione.

GIOVANNI MATTEO GLIOZZO

D Giovanni Matteo Gliozzo, cantante da sempre immagino…

R Il mio avvicinamento al mondo della musica avvenne tramite e grazie alla passione per la chitarra elettrica, strumento di cui sono sempre stato innamorato. Essendo un pessimo chitarrista però, mi ritrovai, grazie anche alla ‘scommessa’ di un amico, dietro ad un microfono. Un giorno (A.D. 2006 ca) assistevo alle prove della band di questo amico e, per vicissitudini loro, dovetti sostituire il cantante. Dopo poche settimane feci il mio debutto live e da quel momento non sono più tornato indietro. Non mi sono mai considerato un vero cantante, sia per le limitati doti canore che per il mio modo molto rock di approcciare lo strumento e la musica in generale. Credo però che, paradossalmente, questa sia stata la mia più grande fortuna : vivere la musica come una passione ed un divertimento e non come un lavoro o un trampolino verso il benessere economico. Mi sono sempre divertito ed ho sempre dato tutto me stesso, riscuotendo apprezzamenti e gratificazioni.

D La tua prima band penso sia stata Unredeemed, metal band “devastante”…

R No, in realtà Unredeemed e’ uno degli ultimi progetti ai quali ho partecipato, seppur sia stato a livello personale e non, il più soddisfacente. Grazie ad Unredeemed ho suonato con gran parte dei miei idoli : Sepultura, Soulfly, Arch Enemy, Snot, Extrema, Angra… bellissime esperienze raggiunte grazie alla qualità di questo progetto tirato sù con altri quattro musicisti di fama nazionale ed internazionale. Reputo il tuo aggettivo appropriato: non voglio sembrare arrogante, ma è davvero un progetto devastante. Il nostro debut album ‘Amygdala’ ha ricevuto critiche davvero positive da tutte le componenti del mondo heavy, colleghi, audience, giornali, webzines, etc. E’ un disco old school ma tremendamente moderno, fresco. Abbiamo cercato di ottenere la cattiveria vecchio stile ma in chiave moderna, con suoni potenti ma attuali e con la ricerca di soluzioni non scontate o banali. Inoltre vanta collaborazioni con artisti di fama mondiale come Steve Sylvester in qualità di ospite e Mike Spreitzer dei DevilDriver come sound engineer.

D Il sound aggressivo e potente del gruppo ben faceva da contorno alla tua voce…basta riascoltarsi “The art of war”…

R Grazie mille! Beh, CREDO di si, ahahaha! Diciamo che come accennato precedentemente, ho cercato di essere fedele ai miei ascolti, quindi ho cercato di trasmettere quella aggressività tipica delle bands thrash / groove metal ma anche hardcore con cui sono cresciuto. Credo sia davvero un bel mix di ‘culture musicali’ differenti. Cinque persone differenti, con personalità e gusti differenti che hanno, ovviamente, cinque ascolti differenti. Nel nostro lavoro puoi trovare chitarre richiamanti lo Swedish Metal, batteria impostata sul Death e sul Prog, il basso che fa il muro tipico del Rock’n’ Roll più classico ma con un suono ovviamente più pesante… Credo che il successo riscontrato da ‘Amygdala’ sia proprio questo, l’aver saputo mixare tante influenze personali in modo armonioso ma soprattutto originale, senza incappare in copie o imitazioni di pessima fattura. Ogni componente voleva esprimersi con il suo tocco ed il suo gusto e credo che il risultato sia ampiamente soddisfacente. Per quanto riguarda la canzone da te citata, ‘The Art Of War’, è sicuramente il nostro pezzo più conosciuto, visto che è stato il singolo da cui abbiamo estratto anche un video. Personalmente adoro questa canzone, anche se non è la mia preferita dell’album. Credo però che sia un ottimo biglietto da visita, perché riassume tutte le caratteristiche di cui ho parlato fino ad ora. Aggressività, tecnica, potenza, pesantezza ma tutto in chiave assolutamente godibile e fruibile da chiunque. La cosa simpatica però è che fondamentalmente, è la ballad del disco! Ahahahaha! Infatti ci sono pezzi come ‘Unredeemed I Am’, ‘The Stone’, ‘Cleaning Out My Grave’ o ‘Lack Of Luck’ che sono delle vere e proprie sassate sonore.

D Poi nel 2008 nascono i Nitro Junkies…un po’ di casini, liti e abbandoni, poi dal 2013 tutto risolto e band al completo : altra band potente, aggressiva, a volte “cattiva” sul palco dove nella dimensione live da il meglio di sé….

R Nitro Junkies è il progetto al quale sono più affezionato dal punto di vista personale. Se con Unredeemed ho realizzato i miei sogni, con Nitro Junkies ho avuto la possibilità di avere una band MIA. E’ stata una storia travagliata e lunghissima degna delle migliori serie tv tanto in voga ai giorni nostri, ma alla fine è stato un progetto fondamentalmente di due persone (io ed il chitarrista) e questo ha facilitato il songwriting. E’ brutto da dire, ma meno teste pensano in una band e meglio è! La sintonia con il mio chitarrista è sempre stata totale e quindi è venuta fuori un’esperienza (live ed in studio) molto soddisfacente e veramente come volevamo. Dopo numerose vicissitudini, pause e cambi di formazione, abbiamo trovato altri due elementi fantastici tecnicamente ed umanamente e questo ha contribuito al decollo del progetto. Ci hanno accostato a bands quali Pantera, Black Label Society, Down ed altre, a testimonianza della qualità del progetto. Sicuramente il live è sempre stato il nostro habitat naturale. Il sound potente, grezzo, più ‘straight in your face’, il tecnicismo non esasperato, la compattezza sonora e l’alcolismo ha fatto sì che fossimo apprezzati da molte persone e richiesti in giro. Abbiamo avuto l’onore di suonare per occasioni belle ed importanti come ad esempio la commemorazione per le vittime del Moby Prince (ferita mai chiusa per la nostra città) e per aiutare la piccola Ginevra, ma abbiamo avuto anche l’onore ed il privilegio di essere la band di apertura dei primi due mini tour italiani di Phil Campbell, già chitarrista dei Mötorhead. Qualcuno li conosce? Ahahahah! Il nostro successo più grande però è stato proprio l’esser piaciuti a lui, che ha espressamente e personalmente chiesto noi ogni qual volta fosse venuto a suonare con questo suo progetto ‘minore’ che poi, dopo la fine dei Mötotrhead è diventato il suo progetto principale. Oggi, grazie a Nitro Junkies, posso dire di essere amico di Phil e di aver avuto dei privilegi toccati a pochi, come ad esempio trascorrere il Capodanno con lui in Galles (casa sua) oppure aver suonato con lui e la sua band ‘Born To Raise Hell’ dei Mötotrhead in apertura ai Guns’n’Roses davanti a 110.000 persone o più semplicemente ricevere telefonate notturne nel quale, con tono scherzoso, mi si mandava a quel paese!!! Non male, direi…Soprattutto per uno pseudo cantante di periferia che coi Mötorhead c’e’ cresciuto.

D Quanti e quali lavori al vostro attivo e dove è possibile trovarli?

R Oltre a questi progetti più noti, ho anche un altro progetto chiamato Goddog, in cui suono la chitarra e con cui facciamo Black Metal. Quindi in totale, ho due full lenght (‘Amygdala’ – Unredeemed / ‘Not Everybody Likes Us’ – Nitro Junkies), un EP (‘Algor Mortis’ – Goddog) e due demo (‘Welcome To The X’ – X-Side / ‘Drunken Cowboys’ – Drunken Cowboys). I due full lenght si trovano su tutte le maggiori piattaforme digitali, al netto degli accordi commerciali (che variano in base alla durata dei contratti). I lavori minori o più vecchi, credo si trovino col famoso ‘passamano’!

D Progetti futuri, magari un tour dove è possibile vedervi e sentirvi ?

R Progetti futuri per ora non ce ne sono, poiché tutti i miei progetti ‘storici’ sono fermi per motivazioni differenti. Personalmente ho in cantiere diverse situazioni con cui dovrei fare qualcosa… Un progetto solista (purtroppo ancora allo stato embrionale) che coinvolge un sacco di musicisti nazionali ed internazionali chiamato ‘GMG’s Asylum’ ed un progetto decisamente più grande chiamato C-187. Questo in realtà è il progetto di Patrizio Mameli, leader degli storici Pestilence, band olandese pioniera del Death Metal mondiale. Sono stato chiamato in questa situazione un pò di tempo fa ed ancora non ho potuto fare niente poichè essendo i Pestilence tornati a pieno regime tra tour mondiali e dischi in studio, ovviamente hanno la precedenza su tutti gli altri progetti del loro Mastermind. Non demordo e spero che anche questo progetto, che ha già all’attivo un album con un altro cantante, possa vedere la luce quanto prima.

D Giovanni quali sono i tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando, i cantanti che imitavi fin da bambino davanti allo specchio ?

R I miei punti di riferimento sono svariati ed eterogenei. Diciamo che la mia più grande influenza a livello musicale sono sicuramente i Pantera, band immensa e ahimè prematuramente scomparsa. I pantera sono per me un punto di riferimento insostituibile, dal punto di vista musicale e prettamente canoro. Philip Anselmo è il cantante estremo al quale mi ispiro, non tanto come modo di cantare quanto ad attitudine. Per me, lui, E’ il frontman. Come cantanti (in ambito metal) mi piacciono tantissimo Chuck Billy dei Testament, Speed Strid dei Soilwork, Jonathan Davis dei Korn, Jamie Jasta degli Hatebreed, Jacob Bredhal degli Hatesphere e tanti altri. Parlando in generale invece, spazio molto : passo dal Country al Black Metal con molta facilità, passando per il mio amato Blues ed il mio amato Rock. Non disdegno neanche il funky ed il pop americano degli anni ’80 / ’90, ma in misura minore. Le mie bands preferite, Pantera a parte, sono Metallica, Mötorhead, Slayer, Ozzy Osbourne / Black Sabbath, Exodus, Black Label Society, Lamb Of God, Ghost, i nostri DeathSS, Strana Officina, Extrema…ma adoro David Allan Coe, Hank Williams JR, Hank Williams III, Waylon Jennings, Willie Nelson, Michael Jackson, Tina Turner, Otis Redding, Buddy Guy, BB King, Stevie Ray Vaughan, Jimi Hendrix, Aretha Franklin, ZZ Top e veramente tantissimi altri. Sono sempre stato un metallaro ‘cattivo’ ma in vecchiaia mi sono aperto totalmente a tutto ciò che mi emoziona. Perchè la musica deve emozionare, tutto qui.

D Livorno è da sempre una città musicale con centinaia e centinaia di musicisti spesso poco valorizzati; cosa manca secondo te per dare a molti lo spazio che meriterebbero in città ?

R Caro Massimo, per questa domanda ci vorrebbero miliardi di parole!! Mi limiterò a dire che Livorno è sempre stata una città super attiva sotto questo punto di vista. Ancora oggi ci sono band storiche o meno, famose o meno, che davvero meriterebbero altri palcoscenici. Niente contro Livorno, anzi… Sono molto affezionato alla mia città, però credo che non sappia valorizzare i suoi figli, almeno in campo musicale. Non so se sia un problema politico, logistico, imprenditoriale o semplicemente di cultura musicale (oggi ci sono sempre meno Rockers ed i giovani chiedono la trap… sigh!) ma purtroppo è la realtà dei fatti. Oggi trovano spazio, a Livorno, realtà diverse come le coverbands che fanno i successi dance anni 90 oppure artisti di generi come la già citata trap, appunto. In entrambi i casi si parla di persone competenti e preparate, ma io ricordo la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000 in cui davvero c’era un movimento in piena forza. Oggi purtroppo non è più cosi. Non ci sono più neanche i locali dove poter ascoltare queste bands. E’ davvero un peccato, perché se penso ai nomi livornesi nel Rock o nel Metal, davvero non trovo eguali in Italia. Credo che di base sia un problema di business : il Rock / Metal attraggono sempre meno e quindi, creando meno volume d’affari per i locali, non sono appetiti come un tempo.

D Giovanni tutti noi abbiamo visto sfrecciare un treno sul quale non siamo saliti e il rimpianto spesso ci tormenta…dove andava il tuo treno ?

R Gran bella domanda. Devo dirti con sincerità che non ho rimpianti, nonostante possa sembrare presuntuoso. Ho visto passare due treni, neanche uno, che avrebbero potuto portarmi dove avrei voluto… in realtà sono sempre in attesa che arrivino, perché sul mio itinerario sono presenti ed attesi, ma vedendo la realtà dei fatti credo che non arriveranno mai. Spero di sbagliare, ma la sensazione è questa. Detto ciò, ti confermo che se finisse oggi, non sarei arrivato dove volevo ma ho fatto un viaggio veramente bello e soddisfacente. E’ un po’ come quando organizzi la vacanza dei sogni ma poi devi ripiegare su un’estate in città con gli amici : magari non vedrai ciò che sognavi, ma probabilmente starai talmente bene e ti divertirai cosi tanto che, alla fine, è stato meglio non partire. Mi piace pensare che ‘il nostro treno’ siamo noi e che la nostra felicità dipende, in gran parte, da noi stessi.

D Chi è oggi Giovanni Matteo Gliozzo ?

R Altra bella domanda!!! Sei tremendo, Massimo! Oggi Giovanni Matteo Gliozzo è una persona che sogna un pò meno ma che continua a guardare le stelle. Diciamo che oggi è più razionale del ragazzo che voleva spaccare il mondo a tutti i costi. Oggi sceglie le sue guerre e le combatte con i mezzi che ha a disposizione, conscio dei suoi limiti ma anche voglioso di superarli per poter arrivare al traguardo prefisso. Ha preso consapevolezza che per realizzare i sogni si deve prima svegliare e che non tutte le cose negative sono poi cosi negative. Mike Tyson, grande idolo di Giovanni, diceva sempre : ‘non tutti quelli contro cui combatti sono tuoi nemici e non tutti quelli che ti aiutano sono tuoi amici’. Credo che questa sia stata una grossa conquista anche per GMG. Una cosa però è certa : Giovanni Matteo Gliozzo potrà diventare la persona più seria del mondo (difficile) ma sicuramente non smetterà mai di essere ciò che per natura è. Un Rocker.

DUNIA POZZI

D Dunia Pozzi cantante ma la tua prima apparizione nel mondo musicale fu nel 1980 come speaker radiofonica prima con “Radio Livorno città aperta” e poi con “Studio 82”…

R Il mio “debutto ufficiale” è stato a Radio Livorno città aperta, poi è seguita “radio City One” e poi “Studio 82” .Dal momento che studi e regia erano la stessa cosa, sui brani a microfono spento…tutti cantanti!!! Poi c’era qualcuno che a tradimento ti lasciava il microfono acceso…E poi, negli anni “Radio Pisa International”, “Radio Lady”… ma già c’era il semino del cantare…

D Tempi bellissimi con molte radio libere che davano voce a molti personaggi…oggi purtroppo a Livorno posso essere solo ricordi in quanto è da molti anni che non ci sono più radio cittadine…che spiegazione ti sei data ?

R Quella delle radio libere è stata una stagione magica, pochi anni in cui tutto sembrava possibile…E per un certo periodo lo è stato, ma poi ci siamo scontrati con la realtà, fatta di spese (TANTE!), di regolamenti e tasse e i network, potendo disporre di mezzi economici maggiori hanno avuto la meglio, accaparrandosi le frequenze e inglobando le piccole emittenti.

D Alla fine degli anni 90 poi inizia a fare teatro con la scuola “Laura Ferretti” di Livorno per poi entrare a far parte della compagnia “Pravda” di Alessandro Arrabitò…raccontaci

R Galeotto fu un flirt! eravamo alla prima metà degli anni ’80, ero presissima dal “fare radio” e il ragazzo che frequentavo mi suggerì di perfezionare la dizione studiando recitazione ( e devo dire con ragione, la cadenza dialettale per radio si nota ancora di più) ; feci domanda alla scuola “Laura Ferretti”, mi accettarono e seguirono tre anni di studi con Enzina Conte e padre Valentino Davanzati, poi stages di perfezionamento in giro per la Toscana. Con la compagnia “Pravda” abbiamo realizzato dei lavori particolari, quasi di teatro sperimentale, uno di quelli che ricordo con più piacere è “La gabbia” di Alessandro Arrabito, una rappresentazione di un ipotetico (ma poi nemmeno tanto…) futuro in cui l’umanità sopravvive rinchiusa in una “gabbia” informatica e il mondo esterno viene percepito come una minaccia, chi cerca di dire la verità tacciato di terrorismo…stranamente attuale, no?

D Dal teatro alla musica il passo è breve: inizi a studiare canto con la soprano Patrizia Amoretti e tecnica vocale con Donatella Pellegrini…

R Vero, il passo è stato brevissimo! La voce recitata e quella cantata hanno una cosa in comune: lo studio. Principalmente per capire come fare quello che si vuole e poi, fatto non trascurabile, per non farsi male. Se non si impara a gestire il lavoro sulle corde vocali, l’uso del diaframma per dosare il respiro si può incorrere in problemi anche seri. Patrizia Amoretti è stata il mio Virgilio nel mondo della voce cantata, mi ha fornito di basi solide e ha stimolato la mia curiosità sull’argomento; Donatella Pellegrini ha perfezionato il lavoro fatto, mi ha fatto scoprire la mia vera voce e mi ha insegnato che l’autenticità in ciò che si fa è essenziale. Ultimo in ordine di tempo ma non meno importante è Michele Del Pecchia, con la sua Palestra musicale stiamo sviluppando un bel progetto fatto sia di cover che di inediti.

D In questo periodo ti esibisci in diverse serate di piano bar in Versilia e non ti sei più fermata…soddisfatta?

R Il piano bar è una scuola micidiale! devi cantare un po’ di tutto, essere sempre al pezzo e saper improvvisare pur preparando il tuo repertorio in maniera impeccabile. Soddisfatta? non direi, io cerco sempre di migliorarmi e di sperimentare cose nuove, con esiti alterni ma si impara soprattutto dagli errori.

D Hai mai fatto parte di un gruppo o sei sempre stata una “one woman band “?

R Facendo piano bar si è sempre almeno in due, la dimensione band mi piacerebbe ma non è mai capitata l’occasione buona…hai visto mai…

D Nel 2018 hai vinto la terza edizione del talent nazionale televisivo THE BEST in onda a partire da fine settembre su Canale Italia, una sorta di casting live…una bella soddisfazione…

R Per quanto riguarda quel programma ho semplicemente vinto una selezione, poi per impegni personali non ho potuto partecipare. La soddisfazione comunque c’è stata, portare un brano swing lascia un po’ stupiti…ed è un genere che io adoro!

D Dunia quali sono i tuoi punti di riferimento, i cantanti che imitavi da bambina davanti allo specchio ?

R Bella domanda! sono cresciuta ascoltando Jazz anni 40/50, musica italiana dello stesso periodo, poi rock, heavy metal Blues,cantautori italiani … musicalmente mi definisco onnivora! Ma il mio mito, vocalmente parlando è Ella Fitzgerald, quello che riusciva a fare con la sua voce era pazzesco.

D Ognuno di noi ha un rimpianto, ognuno di noi sa di non essere salito su quel treno che si era fermato proprio lì per noi e sul quale non siamo saliti…dove andava il tuo treno ?

R Il mio treno si chiama Radio Monte Carlo. Partecipai ad un programma, nell’estate del 1980 che si chiamava “diecidiciassette”, lo conduceva Luisella Berrino. Non vinsi ma circa un anno dopo arrivò una convocazione per la sede di Milano che sarebbe nata da li a poco, ero piaciuta e avevano deciso di risentirmi. Io ho avuto paura di fare il salto…Pazienza.

D Chi è oggi Dunia Pozzi ?

R Una donna che ha ben chiare le sue priorità, la musica e il canto sono tra quelle. Quando cantando si riesce a far sorridere le persone, a farle stare bene, il proprio lavoro acquista significato e la fatica scivola via. Questa cosa l’ho avuta ben chiara quando sono andata, insieme ai miei compagni della Palestra musicale, a cantare nelle case di riposo per anziani e disabili. L’essere “famosa” dura pochissimo, il sorriso di qualcuno che tu hai fatto star bene sia pure per il tempo di una canzone ti resta dentro.

VALERIO D’ALELIO

D Valerio D’Alelio…batterista…

R Eh si, la batteria è stato il mio primo strumento; pensa, oggi mi sono dovuto riciclare e sono un “one man band” dove suono tastiere, sax, percussioni e infine canto.

D Tutto ebbe inizio nel 1964…

R Con gli Attaboys…ebbero un problema con il loro batterista…io giocavo a calcio, non pensavo a suonare. Mi ritrovai con delle bacchette in mano insieme a questi ragazzi più grandi…andò bene anche se ho sempre avuto la sensazione che mi avessero scelto perchè piacevo alle ragazzine…

D E poi i Modì…

R Si, era il 1967 o 1968. Inizialmente accompagnavamo il cantante Alfonzo Belfiore esibendoci nei locali della città: Albergo Atleti, Astoria, Cantuccio, Club 2000 per poi girovagare in tutta la Toscana.

D Il successo era a portata di mano, poi qualcosa andò storto…

R Roma divenne la nostra città di adozione. L’impresario Sandro Gagliardi, uno con l’occhio lungo, ci prese sotto la sua ala protettrice facendoci suonare nei locali della Capitale. Facemmo un tour come supporter dei New Trolls e suonavamo in contesti dove si esibivano i non ancora famosissimi, Ricchi e Poveri, Four Cats, Mal dei Primitives…

D Al tempo Roma era il posto giusto per giovani di talento…

R Locali come il Piper, il Titan, il Bar del Tennis, la Piscina Olimpica, il Club Brigadoon erano i locali “cult” per i giovani di allora e noi suonavamo là regolarmente. Al tempo Roma era superiore a Milano nel campo musicale…poi tutto è cambiato.

D Si, ma che successe…

R Successe che la nostalgia di Livorno e di casa prese il sopravvento…avevo la ragazza in città…storia comune già sentita e risentita…

D Comunque non ti perdeste di coraggio…

R No di certo: inizia a suonare la batteria “a chiamata”..andavo dove c’era bisogno. Inizia la stagione estiva a Punta Ala, suonai la batteria per Patty Pravo alla Bussola e partecipai alla registrazione in studio della canzone di Modugno “La lontananza”…si quella batteria è la mia ; non solo ma accompagnai seppur per poco Adriano Celentano e Umberto Bindi mi scelse per alcune serate. Ma fu l’incontro con Romano Mussolini che dette un senso alla mia carriera: nel 1972 lo incontrai ad Agropoli per poi finire a suonare per lui al “Saracino”.

D E dell’avventura con i Corvi che mi dici…

R Si sta parlando dei Corvi in fase di “chiusura gruppo”. Angelo Ravasini cercava di rimettere in sesto una band che non esisteva di fatto più: fui chiamato alla batteria; ci esibimmo al Tartana di Follonica dove incontrai un cantante diciamo “pasciuto” che stava avendo una discussione con il tirchissimo proprietario del locale…ebbene era Francesco Di Giacomo, vocalist del Banco Mutuo Soccorso che si erano esibiti prima di noi.

D Valerio quali sono stati i tuoi punti di riferimento?

R La bossanova, Sergio Mendes ma impossibile non parlare del mondo beat della mia gioventù con i Beatles e i Kinks su tutti.

D Una domanda che faccio a tutti i batteristi: Charlie Watts ha sempre detto che il “suo culo” è quello di Mick Jagger che da oltre 50 anni vede dimenarsi davanti a lui sul palco…qual’è il “tuo culo” ?

R Sono stato dietro alla batteria per molto tempo…di culi ne ho visti tanti ma quelli che più sento miei sono quelli di Bruno Martino con il quale suonavo in Via Veneto a Roma e naturalmente quello di Romano Mussolini.

D Che fai oggi? Progetti futuri? So che sei sempre sulla braccia…

R Certo che sono sulla breccia, mai arrendersi. Oggi sono un “one man band” nel senso che suono le tastiere, il sax, le percussioni e accompagno il tutto con il canto…certo alcune tonalità sono diventate irraggiungibili ma me la cavo sempre discretamente. Vado dove mi chiamano, dove mi diverto, dove posso stare in compagnia di amici e fortunatamente il lavoro non manca.

D Inevitabile parlare di rimpianti e di occasioni perdute…in tanti anni di carriera …

R Nel 1973 passavo casualmente dalla RAI…avevano bisogno di un batterista al momento…gli piacqui…erano disposti a farmi un contratto RAI…sarei stato “a posto”…problemi familiari mi impedirono di accettare.

D Chi è oggi Valerio D’Alelio?

R Un “ragazzo” con qualche capello bianco che ama ancora la musica, che suona ancora con molta passione divertendosi e cercando di far divertire. Non mi sento ancora un “sopravvissuto” ma parte integrante di questo meraviglioso mondo.

OMBRETTA FALLANI

D Ombretta Fallani, chitarrista e cantautrice. Per cantare bisogna avere, quasi sempre, un talento naturale, ma scrivere canzoni e poi magari cantarle richiede un qualcosa in più: come hai scoperto questa tua “vocazione” ?

R In realtà è la vocazione che ha scoperto me: dopo aver cominciato a suonare da autodidatta le prime tastiere elettroniche, scoprii che la chitarra era molto più di uno strumento, era una compagna di strada straordinaria di viaggio, poco ingombrante, la prima YAMAHA G- 228 comprata grazie a mio zio che mi disse: “se tu poi non raggiungi la cifra ti aiuto io, e così fu, mancava proprio poco ma ebbi così la “mia bimba” che ancora oggi mi porto appresso per insegnare canto alle mie piccolissime cantanti nella scuola dove insegno. Ma tornando allo scrivere e poi cantare direi che avveniva per me in modo spontaneo, senza troppo pensare, imparati gli accordi base, avevo bisogno di dire delle cose musicando quel che scrivevo e spesso, ancora oggi succede in contemporanea! In fondo le canzoni sono poesie messe in Musica. Serve una inclinazione che nessuno ti può insegnare, una passione, un bisogno di dire delle cose, di non implodere dentro e poi semplicemente devi essere “tu, ed il tuo vero IO” quella “essenza” che non ha niente a che fare col tuo carattere esteriore o ciò che gli altri credono di sapere di te ma quello che tu senti di dover essere sopra ogni cosa seguendo il più puro degli istinti: la creatività’.

D Hai militato in qualche gruppo o ti sei sempre esibita da sola ?

R Io sono una solitaria che alla fine però necessita degli altri come l’aria in realtà, ma soprattutto la condivisione è un momento di grande forza per se stessi perché attinge cioè al mondo della espansione così la risposta è che io cominciai in un coro e di Chiesa, pensa te, ma facevamo Spiritual, e all’epoca non esistevano cori Gospel, ma esisteva la passione di una donna che era la nostra direttrice che ci insegnava la sua esperienza, poi le cose si sono evolute ed io cominciai ad andare in giro e negli anni in cui non esistevano amplificazioni ed i locali erano troppo piccoli per sparare suoni “oltremuro”, facevo le mie serate ed entrai a far parte di un gruppo di Pubbliche Relazioni che pubblicizzava attività musicale dentro i locali; così da li a breve cominciai collaborazioni con vari pianisti di cui non ti faccio neanche il nome, tanto chi mi conosce lo sa bene, partecipai ad un Mac P 100 evento molto noto e storico presso l’Accademia Navale, e via via il Pianobar diventava il mio vero Habitat per me che crescevo ascoltando MC e vinili di Mina, Pravo,Vanoni, Martini etc etc…poi sempre sulla fine anni ’80 primi ’90 ebbi la fortuna di sperimentare il genere FUSION (Jazz morbido diciamo così) diventando per un periodo la voce degli OVER BEAT ( Marco Susini – piano e tappeti, Stefano Conti all’epoca -basso, adesso contrabbasso-, Marco Simoncini- batteria- Michele Cuccuini – Chitarra- Francesco Poli -Tastiere) approfondendo i brani di Al Jarreau, Oleta Adams, lo stesso Pino Daniele avanguardista italiano (così mi piace ricordarlo) Tania Maria e infine la mia preferita Anita Baker. Vabbè due nomi di pianisti te li faccio: Marco Mazzantini, Marco Simoncini, Neno Vinciguerra, Sele, Daniele Riccioni e tanti altri alcuni meno riconoscenti di altri ma pur sempre pezzi della mia storia musicale

a cui posso solo dire Grazie

L’esperienza di Vocalist negli studi di registrazione in cui feci le prime esperienze di musica techno, chillout e altro, ma anche provare la bella sensazione di un’autoproduzione grazie a Fabio Lenzi (oggi Millennium Rec.Studio) è stato fondamentale e divertente perché mi hanno fatto sperimentare la Radio ( io per gusto e genere ai tempi del circuito Cuore ero la voce di Gamma Radio), ma anche il rivisitare pezzi musicali e prepararli per lo Spinning che in quegli stessi anni prendeva una grande volata verso i gusti di sportivi e non…

D Quale il tuo genere musicale? Immagino cantautorato italiano e gli anni 70 in generale…

R Ma noi ci conoscevamo già? Esatto il Cantautorato ma non solo italiano, da chitarrista autodidatta mi sono appassionata a tutto il folk americano e non solo, John Denver, James Taylor, Cat Stevens, Keith Carradine, e gli adorabili Simon & Garfunkel di cui ancora ricordo tutto il Concert in Central Park… la mia è stata sempre una voce nera per timbro, non per scelta e quindi la mia beniamina fu proprio Gloria Gaynor che quando cominciai a portarla cantandola, non ballandola nelle DISCO ma nei pianobar, mi valse per consuetudine il pezzo “I will Survive” come mio cavallo di battaglia tanto che ancora c’è qualcuno che quando la mette in discoteca annuncia “di Fekaris-Fallani….” (che sarei io ahhh) tutto per una battuta fatta da un amico Dj…

D So che ti sei esibita in decine e decine di locali, tra cui uno dei più storici locali della nostra costa…soddisfatta ?

R Bè il Frumpy, il Ciucheba fino al 2003 (anno della chiusura definitiva) e le Spianate, ma tutti i locali della costa Viareggina dalla Capannina, alla Caravella(diventata poi Midho e anche altro in seguito) Faruk e altri che non ricordo neanche più, è passato del tempo….e poi fuori dalla Toscana, nelle Isole, a Sanremo (non al Festival che chissà…) ma in altri locali della splendida città dei fiori…insomma ovunque capitasse poter fare musica!Quindi soddisfatta e grata direi.

D Naturalmente non hai mai “attaccato il microfono al chiodo” ….

R Invece si, l’ho fatto per periodi anche se brevi, per ragioni personali, abbattimento, delusione e sconforto e a volte per paura…poi sono guarita dentro e ho ripreso a fare la cantante, l’insegnante e l’organizzatrice di eventi musicali miei e non solo…

D Musicista, cantautrice ma non solo…so che ti interessi di teatro, poesia, fotografia…

R Si, tu citi la fotografia e questo mi è servito perché io ho sempre avuto il famoso intuito per cogliere l’immagine, non sono una professionista ma me la cavo bene anche grazie ad un diploma conseguito quando ero ancora una ragazzina di tecnica fotografica e laboratorio di sviluppo, ti ricordi le vaschette da cui con le pinze dovevi togliere la foto e appenderla? Dico mi è servita perché guardare il mondo anche da un’altra prospettiva è fondamentale, mi piace lavorare dietro le quinte..E poi il teatro, certo, fu con la Danza classica (che ho studiato per 20 anni) il primo grande amore che mi lanciò all’età di 5 anni su un palco di un teatro locale in una rivisitazione dell’operetta Lodoletta ribattezzata per l’occasione Rosabella…e poi gli spettacoli a Teatro grazie alla Scuola di Danza(ormai scomparsa) di Elizabeth Evans, unica a Livorno riconosciuta dall’Accademia di Roma, bè mi fermo sennò ti riempio lo spazio…

D E se ti dico “Officine del Talento” che mi dici ?

R Eccoci, il dietro le quinte…Officine del Talento è un Concorso, un Festival che sta affrontando la sua seconda edizione proprio in questo mese e che è finalizzato al trovare si dei Talenti, ma soprattutto far riemergere le idee attraverso la Musica e di cui mi hanno incaricato confidando nella mia storia musicale e personale; grazie all’area commerciale di Porta a Mare si sta cercando di creare delle opportunità vere e basate sul merito e non sulle famose conoscenze e io credo molto in questo progetto perché se molti faranno un bagno di umiltà e comprenderanno che Livorno ha bisogno di crescere e di imparare si può davvero ripartire….anzi il Concorso è ampiamente pubblicizzato sulla pagina Fb, sul sito di Officine del Talento e sono stati creati anche degli “INFORMATION POINT” proprio per dare ulteriori informazioni ai partecipanti di ogni età (dai 14 anni in su) e di qualunque genere ma soprattutto è stato aperto a quel cantautorato che è sopito da qualche parte ma so che c’è…quindi spero in molte adesioni anche perché le audizioni partiranno il 6 maggio e continueranno nei giorni del 20 maggio e 3 giugno, poi avremo le semifinali il 12/13 luglio e finalissima con premi particolarmente allettanti il 14 luglio 2019. E’ anche il mio riscatto quello di dare uno spazio e una possibilità che io non ho potuto/voluto avere….

D Questa è una iniziativa straordinaria per la città…a proposito…Livorno è da sempre una città ricchissima di talenti musicali, ma pochi di loro hanno avuto i riconoscimenti che avrebbero meritato; alla luce della tua esperienza e conoscenza , cosa manca per poter pensare di avere anche in città una “scuola livornese” musicale , per poter fare quel salto di qualità che è nelle nostre potenzialità e possibilità ?

R Come dicevo prima si deve riacquistare innanzitutto la curiosità’ e ascoltare anche ciò che non conosciamo e poi ricordarsi che la “scuola livornese musicale”esiste nelle radici di un Pietro Mascagni, nella follia di un Piero Ciampi ma si deve pensare che se c’è chi è considerato bravo perché è famoso, noi dovremmo invece cercare di capire e individuare colui/colei che diventerà famoso perché è bravo…non più talent ma musica vera insomma!

D Ombretta, tutti noi abbiamo un rimpianto, tutti noi non siamo saliti su un treno che si era fermato al momento giusto ma sul quale non siamo saliti…dove andava quel tuo treno ?

R Quel treno andava a Roma nel 1988 (circa) e si chiamava Roberto Davini, lui non rappresentava ma “era” l’RCA la più forte casa discografica di quel tempo, insieme ad un’altra che in quel momento stava acquisendo una ragazza che sembrava bravina, una certa Giorgia, (si proprio lei) e quando mi chiese se avevo brani miei e se suonavo uno strumento io risposi di si, che mi accompagnavo con la chitarra per comporre i miei pezzi, ma l’incapacità di gestire risorse a vent’anni e una situazione familiare e personale difficile mi fece esitare e quando solo nel settembre del 2014 scoprii da internet che Davini era morto ebbi un magone dentro che mi portò a noleggiare un teatro da 300 posti e mettere in scena uno spettacolo che raccontava la mia storia artistica, personale e le mie esperienze che ti ho raccontato parzialmente qui.

D Chi è oggi Ombretta Fallani ?

R Una donna di 50 anni suonati (ma bene…ahhh permettimi la battuta) che sa che nulla capita per caso, che crede che ognuno di noi ha una missione da compiere in questa vita e per il tempo che gli è concesso, quindi più consapevole sicuramente, con addosso ancora tanta passione per l’arte e a tratti melanconica riguardando quella ragazza di vent’anni che su quel treno non ci salì e va bene così perché forse oggi potrei non essere qui a raccontare la mia storia…ciao!

LORENZO VALDAMBRINI

D Lorenzo Valdambrini…chitarrista dalla nascita ovviamente…

R Assolutamente no. Ho iniziato a suonare la chitarra pochi anni fa dopo essere passato dal piano e dalla batteria, ed aver cantato per tanti anni. Quello che faccio dall’inizio della mia esperienza e carriera musicale e’ la surf music in un modo o nell’altro poiche’ sono coinvolto in questo genere da circa la meta’ degli anni 90. Quello che mi ha permesso infatti di farmi strada come chitarrista e’ stata proprio la mia conoscenza del genere e della scena, ovvero a differenza di altri sono andato “dritto al sodo”, sapevo che sonorita’ stavo cercando e che cosa stavo iniziando a suonare. Avere le idee chiare aiuta ad accorciare i tempi talvolta.

D Oggi sei il lead guitarist del gruppo Surfer Joe…grande gruppo, potente…come ci sei “capitato” ?

R Si, al momento sono in realta’ l’unica chitarra della band che porta il mio nome, infatti piu’ che una band e’ a tutti gli effetti un progetto solista. Nonostante io usi il nome “Surfer Joe” dal 1999 circa, la svolta nel suo utilizzo avviene nel 2011, quando sono tornato in Italia (ho abitato 7 anni ai Caraibi) ed ho messo insieme la prima formazione del progetto che tuttora sto portando avanti, “Surfer Joe & His Boss Combo”. Questa formazione, il “Boss Combo” comprendeva mio fratello Luca alla seconda chitarra, Tommaso Bandecchi al Basso e Francesco Tonarini alla batteria. A seguito di questa prima formazione, la band e’ un trio, “Surfer Joe & Band”, da gennaio 2014 e diversi musicisti si sono alternati a suonare con me: Gianni Apicella, Diego Persi Paoli, Gianni Niccolai, Alessandro Quaglierini, Pieter Dedoncker. Oltre a questi musicisti lavoro con alcune persone quando sono in tour in USA, Giappone e Latin America: Jonpaul Balak (California), Christopher Roberts (California), Vincent Minervino (New Jersey).

D Prima del Surfer Joe in quali gruppi hai militato ?

R Diverse band come tutti, ma non molte in realta’. Ho iniziato da giovane con il piano ed ho fatto alcuni anni di pianobar. Proprio cosi! E non lo rimpiango affatto. Sono i primi soldi che mi sono guadagnato ed e’ stata una esperienza importantissima, specie se fatta da giovane (16-17 anni), perche’ per la prima volta ti trovi a dover parlare con persone che non conosci, avere un rapporto di lavoro, chiedere soldi e incassarli, caricare, scaricare, prendersi la responsabilita’ di portare a termine una serata e, ultimo ma non meno importante, affrontare il pubblico, tanto o poco che sia. Poi con i Just Married a meta’ anni 90 mi sono avvicinato alla beach music, una passione che ho iniziato a condividere con altri membri della band, e con i Pipelines dal 1997 questa cosa e’ esplosa completamente e questa e’ stata una mia band per 10 anni. I Pipelines (insieme a Luca mio fratello, Federico Bellini, Alessandro Quaglierini e Francesco Zerbino come formazione base, ma talvolta con il supporto di altri musicisti come Denis Chimenti e Marco Fontana) hanno fatto oltre 1000 concerti un po’ ovunque in Italia e Europa portando in giro una scaletta di beach e surf music, con una maggioranza di brani cantati in realta’ ed un particolare riferimento ai Beach Boys ed al sound californiano di inizio anni 60). Nel 2001 ho avuto il piacere di cantare Barbara Ann con i Beach Boys a Biarritz in Francia, esperienza indimenticabile. Nella seconda meta’ degli anni 90 ho cominciato anche ad appassionarmi al surf strumentale ed ho iniziato suonando la batteria, cosa che mi ha portato a formare una surf band chiamata Speedsurfers circa nel 2003. Ma nel 2004 mi sono trasferito ai Caraibi per alcuni anni per cui ho chiuso questo progetto pur mantenendo aperto quello dei Pipelines con i quali ci siamo riuniti in estate negli anni a seguire. Mentre ero via ho suonato con due formazioni in trio: gli Hot-Doggers, una party rock n roll band con la quale ho lavorato professionalmente per circa 5 anni suonando in locali e casino a suon di 4-5 date settimanali continuative, e contemporaneamente formando gli Wadadli Riders, unica e sola surf band mai nata ai Caraibi, insieme a Nicoletta Solinas al basso. Gli Wadadli Riders hanno girato molto in Europa e California, producendo nel 2009 anche un disco dal titolo “Made in Antigua”, stampato su vinile ed arrivato oggi alla terza stampa su CD. Continuo tuttora a suonare molti brani degli Wadadli Riders. Detto questo dal 2011 mi dedico solo al progetto Surfer Joe pur suonando alla batteria sporadicamente con surf band in tour, specialmente dagli USA, ed ho avuto il piacere di lavorare con diverse “leggende” del genere.

D Il vostro è un sound aggressivo, quasi metal, ma è sul palco, dal vivo, che date il meglio di voi, che lasciate il segno…senza dimenticarsi dell’esperienza surf…il tuo primo grande amore…

R Beh, io suono surf music. Forse quando ti riferisci ad un approccio piu’ “metal” parli della formazione del Boss Combo con la quale effettivamente l’impatto era piu’ duro e meno tradizionale per il genere. Definire inoltre cosa sia la musica surf e’ difficile se non impossibile, ed e’ una discussione sempre aperta in tutta la comunita’ mondiale. Ma credo che per capire cosa sia la surf music sia necessario solamente comprare tanti dischi del cosiddetto genere ed ascoltarli. La musica surf e’ strumentale, ma non tutto quello che e’ strumentale e’ musica surf. Gli approcci sono molteplici e spesso diversi da quello che e’ considerato tradizionale, ovvero quello che si ascolta nei dischi degli anni 60. Anche questo genere ha subito una evoluzione.

Sicuramente hai ragione quando dici che il meglio si dà sul palco. Questo e’ un genere che e’ molto legato agli strumenti utilizzati, l’acustica ha un’importanza fondamentale e certe vibrazioni fanno parte del volume e della carica che si ha solamente in un concerto dal vivo. Nonostante questo, registrare musica nuova e’ importantissimo proprio per tenere in vita il genere stesso. Si cerca in ogni modo di replicare il suono che c’e’ sul palco e questo non e’ spesso un lavoro facile.

D Avete fatto tour in Italia, Francia, Spagna, Belgio, Paesi Bassi e perfino in California…una bella soddisfazione…raccontaci

R … e Svizzera, Lussemburgo, Germania, Austria, Svezia, Finlandia, Repubblica Ceca, Giappone, Messico, Brasile e, oltre alla California, gran parte degli Stati Uniti in realta’. La lista e’ lunga e sono costantemente in tour in questi paesi con regolarita’ quasi annuale. In particolare negli USA sto facendo dai 2 ai 4 tour all’anno. Serve molta continuita’ e capire come ogni paese funziona a livello lavorativo, quali sono i limiti e le possibilita’ in modo da “calibrare” le richieste e le relative aspettative. L’esperienza di tour e’ necessaria per capire a pieno come le persone si approcciano alla musica in maniera diversa, ovviamente in un mercato piccolissimo quale quello che la surf music rappresenta a livello mondiale. A seconda di dove si va, bisogna aggiustare il tiro e cambiare un po’ lo spettacolo per cercare di ottenere il massimo da ogni singola serata.

D Progetti futuri, qualche disco, ancora tour, dove possiamo ascoltarvi a breve ?

R A Settembre uscira’ per Hi-Tide Recordings (New Jersey) un nuovo singolo in occasione di un mio tour nel Mid-East USA e subito dopo iniziero’ la registrazione di un nuovo album. Nel 2020 e’ prevista inoltre l’uscita di un “best” di Surfer Joe su CD in Giappone per la Disk Union / Sazanami, esclusiva per il mercato giapponese appunto.

Il mio calendario e’ sempre aggiornato al sito www.surfmusic.net e sono presente su tutti i canali online sia per acquisti digitali che streaming.

D Lorenzo quali sono i tuoi punti di riferimento, i musicisti che hai sempre ammirato ?

R Sicuramente la mia surf band preferita di tutti i tempi sono gli Astronauts dal Colorado, una band che ebbe grandissimo successo mondiale in quanto uno dei fiori all’occhiello della RCA tra il 1963 ed il 1967 circa. Oltre a loro, un punto di riferimento rimane sempre Dick Dale per un altro tipo di sound, e di Dick apprezzo quasi ogni cosa fatta, soprattutto nell’approccio che ha sempre avuto verso la musica. Diciamo che per quello che riguarda me ho “rubato” ispirazioni qua e la, cercando di prendere il meglio delle cose che mi piacevano e riadattandole al mio modo di comporre che quindi risulta essere un misto di vari elementi e sonorita’.

D Impossibile, parlando con te, non parlare del locale…il Surfer Joe, punto di riferimento cittadino nell’ambito musicale: decine e decine di gruppi sono passati dal locale, festival, mostre, esposizioni, un binomio inscindibile…

R Sono orgoglioso di questo e del lavoro fatto, ma il grande merito va a mio fratello Luca che ne e’ l’amministratore (sia a Livorno che a Lucca) e a Francesco Tonarini che e’ nostro socio e food manager. Loro tengono in piedi la baracca nel migliore dei modi facendola lavorare in maniera perfetta in mezzo alle mille difficolta’ che ogni attivita’ commerciale come la nostra ha. Io ho solo dato il “la”, ho contribuito alle idee e allo spirito del posto, alla fine e’ l’unico locale al mondo dedicato alla surf music. Le cose che ho solo iniziato io, anche per quanto concerne la comunicazione, sono state portate avanti dai ragazzi che ora lavorano li molto piu’ di me, e rammento Matteo e Diego Caldari, musicisti ben noti a Livorno e due motori instancabili per tutte le faccende logistiche e promozionali legate alla musica. Persone come Michela, Graziella, Nico, Kikko, Gabriele, Cristina, Gigi, Simone, Lorenzo, Angelo, Jenny sono con noi da diversi anni e nel bene o nel male e’ un team consolidato. Siamo tutti coinvolti nella musica attivamente 🙂 Francesco suona ed ha suonato in diverse formazioni cittadine, mentre Luca e’ attivissimo nel circuito reggae con il suo progetto principale Hookah & The Trenchtown Train da anni ormai.

D Sei un profondo conoscitore della realtà musicale cittadina, sei a contatto con centinaia di musicisti labronici e non: cosa ne pensi, si potrebbe fare di più ?

R No, non mi reputo un conoscitore profondo della musica a Livorno purtroppo. Proponendo lo spettacolo che faccio, trattandosi di surf music e di musica originale sconosciuta ai piu’, non mi e’ mai stato facile lavorare in citta’ e non avrebbe neanche troppo senso per me cercare di farlo. Non sono mai invitato ad eventi musicali cittadini ed e’ giusto che sia cosi’ alla fine. Gli artisti piu’ legati al territorio ed alla scena locale devono avere piu’ credito di me che sono sempre fuori e che alla fine a Livorno passo poco tempo. Ma sicuramente conosco tante persone e bravissimi musicisti che stimo molto. Credo che Livorno sia una terra fertile di musicisti da sempre e che la qualita’ sia alta. Non ho la pretesa di sapere cosa si potrebbe fare di piu’, ma posso certamente dire che un po’ ovunque stiamo vivendo un momento di disinteresse verso la musica dal vivo, specialmente da parte delle nuove generazioni, ed e’ molto difficile sapere quale possa essere la ricetta per riavvicinare i ragazzi alla musica. C’e’ molta superficialita’ e la gente ha poca voglia di “ricercare”, di ascoltare, limitandosi a quello che viene proposto sui canali online. Ci sono tantissimi “esperti” e critici musicali al giorno d’oggi, che hanno visto migliaia di video su YouTube o Facebook, ma che non hanno mai scaricato ampli e casse da un furgone dopo aver guidato per 15 ore… e si pensa che fare musica ed essere un musicista sia quello che si vede su internet… ma non e’ cosi’.

D Tutti noi abbiamo un rimpianto, tutti noi non siamo saliti su quel treno che non è più passato…dove andava il tuo treno ?

R Certo, tutti ne abbiamo. Per quello che riguarda me come musicista in realta’ non avrei potuto fare piu’ di quello che ho fatto. Ho suonato in molti piu’ posti di quelli che avrei mai potuto immaginare, ma solo 3 anni fa ho rinunciato a spostare di 15 giorni un tour in California, cosa che mi avrebbe permesso di condividere il palco con Dick Dale per la notte di capodanno al Whisky A Go-Go di Hollywood. Avevo avuto la proposta, ma il tour era gia’ chiuso ed anticiparlo avrebbe comportato diversi problemi logistici oltre a dover provare a muovere parecchie date gia’ fissate. Con il senno di poi non avrei mai dovuto rinunciare a quella possibilita’ che sicuramente non potra’ mai piu’ capitarmi nella vita, anche perche’ Dick Dale e’ scomparso recentemente. Sarebbe stato un concerto epico per me ed una pietra miliare nella mia carriera, oltre che un’esperienza indimenticabile. Concerto di capodanno con Dick Dale nel locale piu’ famoso del mondo: credo che se ho un rimpianto sia questo 🙂

D Chi è oggi Lorenzo Valdambrini ?

R Sono sposato con una ragazza tedesca, Anne, ed ho due bambini pazzeschi, Frida e Carl. Ho un nipote altrettanto pazzesco, Niccolo’, ed un secondo in arrivo. Faccio un sacco di cose e non ho mai tempo. Mi occupo di musica, seguo alcune cose per i locali gestiti da mio fratello Luca e Francesco, ho una azienda in Svezia che produce effetti per chitarra e sono sempre in giro. Per esperienza in eventi passati evito di chiedermi cosa faro’ fra qualche anno perche’ le cose cambiano continuamente, per cui, per quanto possibile, vivo alla giornata. Sono stressato come tutti noi nel 2019 🙂 e vorrei avere piu’ soldi… ma alla fine se li avessi finirei per spenderli in amplificatori e dischi… per cui e’ meglio cosi’!