D Gabriele Signoriello…chitarrista, da ragazzino immagino
R Si,ho iniziato da ragazzotto verso i
13 anni grazie ad alcuni miei compagni di squadra. Ho sempre suonato
rock, sono partito dal grunge e pian piano mi sono appesantito
D Dal 2001 sei la chitarra solista
degli Hati & Skoll, solido gruppo metal con varie
influenze…come nasce questa idea ?
R Precisamente dal 2008, prima c’era
solo il mio compare Mazza. E si, varie influenze, forse troppe, non è
semplice coniugare tante teste che ascoltano e la pensano in maniera
diversa.
D Nel 2010 avete avuto l’onore di
aprire a La Strana Officina al Rock Village…una bella
soddisfazione
R Grandissimo onore e privilegio, che
in tutta sincerità ho realizzato dopo che li ho visti dal vivo.
“Cane delle berve”… che mine che sono!!!!! Li conoscevo di fama
e sapevo la loro storia, ma dopo il live mi si è aperto un mondo
D Con l’ingresso della vocal Vanessa
Caracciolo il sound della band ha una sua propria identità…metal
ma fuori degli schemi…sei d’accordo ?
R Vanessa è stata la rivoluzione e una
rivelazione. All’inizio ero un po’ scettico però si è integrata
benissimo. Non è la classica voce stile lirico come ce ne sono tante
in giro; lei gratta e sporca ma quando vuole sa essere molto
melodica. Ecco con lei si può fare metal a 360 gradi.
D Avete realizzato qualche demo, un cd o siete in procinto di farlo ?
R Abbiamo registrato un nuovo demo di 4
tracce dove abbiamo inserito anche un po’ di elettronica, giusto per
incasinarci un altro po’ la vita, e di una di queste tracce abbiamo
realizzato un videoclip che è visibile su YouTube. E ringrazio il
grande Jimmy Burrow per il lavoro svolto.
D Progetti futuri? Qualche concerto
dove possiamo venire a sentirvi…magari in città ?
R Stiamo valutando di cercare una casa
produttrice o comunque un agenzia per promuovere la nostra musica e
fare qualche live. Al momento purtroppo non abbiamo granché.
D Gabriele quali sono i tuoi punti di
riferimento, musicalmente parlando ?
R Eh ce ne sono molti. Dal grunge dei
Nirvana passando dal hard rock dei Guns, dal thrash dei Metallica e
Megadeth fino ai Pantera ecc ecc. Di tutto un po’. Non ho un
particolare riferimento, e sono contento che sia così.
D La scena livornese, da sempre, vede
presenti numerosissimi musicisti e band ma che fanno fatica a
emergere, nonostante il talento sia evidente…cosa manca, cosa frena
una “esplosione labronica “ ?
R Livorno e suoi Rockers sarebbero
dovuti Nascere in California. l’Italia non è un posto per Rockers.
D Tutti noi abbiamo lasciato partire un
fatidico treno che avrebbe potuto cambiare la nostra vita…dove
andava il tuo ?
R Non so se il mio treno è passato o
no, la mia vita è come è giusto che sia. Finché ce la farò
suonerò, magari passerà il treno della terza età!
D Chi è oggi Gabriele Signoriello ?
R Un padre di famiglia che si batte e si sbatte per fare sentire ai suoi figli del sano rock!
D Nicola Barboni, cantante…quando è nata questa tua passione ?
R É nata nel 2004, mi ricordo che
uscivo con il lettore cd in tasca e sentivo a tutto volume i brani
più noti come i Beatles, The Who, Pearl Jam e molti altri…
Volevo a tutti i costi cantare! Un
giorno ero a casa e misi una base, i miei famigliari mi vennero a
dire che avevo una bella voce e da lì iniziai a prendere lezioni di
canto da Auro Morini.
D Ti sei esibito in numerosi locali sia
a Livorno che in altre zone…raccontaci
R Certamente, dato che erano diversi
anni che prendevo lezioni di canto, volevo esibirmi per vedere i
risultati, allora iniziai a cercare diversi locali, infatti mi sono
esibito con il PianoBar due volte al Mixer, Ristorante Pizzeria Bella
Napoli, Trattoria La Botteghina, del The Cavern e del Ristorante Old
West Pub, ed ora al Mercato Centrale, poi trovai una palestra
musicale che mi dette l’opportunità di esibirmi anche fuori
Livorno, mi ricordo che narravo la storia del Rock degli anni 50 fino
hai tempi di oggi.
D Nel 2008 hai realizzato un cd
contenente 4 brani presso lo studio di Gigi Domenici a
Livorno…soddisfatto ?
R Si! Sono pienamente soddisfatto, mi
portò un bel risultato, dove molte persone ne rimasero contente, sia
per il lavoro che ha fatto Gigi Domenici che per i brani scelti da
me.
D 10 anni dopo nel 2018 hai realizzato
un altro cd questa volta presso lo studio Auro Morini Records…come
è stato accolto dal tuo pubblico ?
R Il secondo cd a distanza di anni è
stato un buon risultato, molti complimenti e critiche positive, in
questi brani ho dato tutto me stesso per ottenere miglioramenti
rispetto a quello precedente a livello vocale e il pubblico ha
reagito notando questi tipi di miglioramenti.
D Nella tua biografia ci sono numerose partecipazioni a concorsi canori con molti premi e riconoscimenti…una bella soddisfazione…
R Bellissime soddisfazioni perché sono
cose che neanche mi aspettavo, quando sei soprattutto alla fine che
devono dire i nomi, hai l’ansia addosso perché non sai se uscirà
il tuo nome o meno, ma alla fine quando hai ottenuto un certo
risultato dai un bel sospiro di sollievo e vai avanti, sono belle
esperienze che ti fanno crescere.
D Come sei arrivato, dopo molti anni,
al Karaoke ?
R Per pura fantasia e un pizzico di
follia, oltre al canto ho un’altra passione, la “Tecnologia”
sono anche un tecnico informatico quindi conosco molti programmi di
qualità, dove si ottengono buoni risultati per ottime performance,
quindi ho voluto unire tre cose che riunisco le mie due passioni:
(Rock, Karoke, Tecnologia)
D Nicola quali sono i tuoi punti di
riferimento nel panorama musicale ?
R Ne ho tanti, ma quelli che preferisco
sono: Elvis, Beatles, The Who, Queen e sopratutto il vocalist Freddie
Mercury.
D Hai girato Livorno e provincia in
lungo e largo…pensi che i luoghi dove i musicisti possono esibirsi
siano sufficientemente attrezzati e disponibili o manca ancora
qualcosa ?
R Disponibili sicuramente sì, sulla
questione di attrezzatura ho sempre preferito portarmi la mia, anche
se il locale aveva già tutto, perché conoscendo la propria
attrezzatura sai come rendere nei migliori dei modi lo spettacolo
stesso!
D Tutti noi abbiamo un rimpianto nella
vita…dal punto di vita musicale, qual’è il tuo più grosso
rimpianto ?
R Il mio rimpianto è quello di non
aver trovato una band, dove puoi confrontarti e scambiare le idee,
migliorarsi e crescere insieme, presumo che sia una delle esperienze
più interessanti, perché mettersi al confronto impari sempre cose
nuove.
D Chi è oggi Nicola Barboni ?
R Nicola è un ragazzo volenteroso di imparare cose nuove, orgoglioso di aver creato il KaraRock, e sopratutto soddisfatto di regalare serate in compagnia di persone che ci voglio bene per ciò come siamo.
D Matteo Cateni alias Monkey Man…rapper…come è nata in te la passione per questo genere musicale ?
R Io ho sempre avuto una vera e propria
passione smisurata per la musica.. tutta la musica.. Ho sempre
sognato di fare il cantante ma purtroppo sono stonato come una
campana, poi ho scoperto il rap che dava a tutti la possibilità di
prendere un microfono in mano nonostante le dote canore fossero
pessime.
D Dal 2009 fai parte del gruppo
Villasound…gruppo dal sound pieno di contaminazioni…rap, soul,
reggae, musica latina…
R A noi piacciono le contaminazioni, le
fusion, ci piace quando generi diversi compenetrano in un pezzo,
siamo meticci orgogliosi e fieri di esserlo.
D Importantissimi i vostri testi che
spesso sono un pugno nello stomaco e un altro in bocca : prendete le
difese degli ultimi, i disadattati ma anche parole di fuoco contro la
Chiesa, lo sfruttamento…come nascono, un lavoro di gruppo
suppondo…
R Si dipende per quanto riguarda le
strofe rap ognuno si scrive il suo(dopo aver fissato un tema) per
quelle melodiche invece facciamo un lavoro di scrittura di gruppo in
sedute di arrangiamento.
D Nel 2013 avete vinto il premio Best
Album ai Livorno Musica Award con il vostro lavoro “Villasound Puro
vol.1”, una bella soddisfazione..
R Si non ce lo aspettavamo ed è stata
una bella soddisfazione successivamente avremmo anche elaborato un
altro disco che ha però subito uno stop per problemi tecnici di
studio spero si sblocchi presto la situazione.
D Sono seguiti altri lavori negli anni
?
R Ognuno nel frattempo ha intrapreso
diversi altri progetti da singolo nonostante periodicamente
continuiamo a riunirci e a lavorare.
D Progetti futuri ? Concerti dal vivo
dove possiamo ascoltarvi magari in città ?
R Davide con Elena hanno diversi
progetti in corso che si affacciano nel sociale(uno ad esempio nel
carcere della Gorgona); io ho fondato un altro gruppo side-project di
rap acustico con gli strumenti. Per adesso non abbiamo live in
programma ma di solito l’estate è la stagione in cui è più
facile sentirci.
D Matteo quali sono i tuoi punti di
riferimento, musicalmente parlando, i tuoi mostri sacri ?
R Tanti… se dovessi fare una lista
sicuramente F. De André, passando dai Cypress Hill, per arrivare a
gruppi come Rage Against the Machine o più recenti come Damian
Marley o Calle 13.
D Livorno è da sempre una sorta di
città della musica: centinaia di gruppi si sono susseguiti negli
anni eppure…manca qualcosa…il vostro è un genere “particolare”,
trovate difficoltà a trovare spazi che vi ospitano e cosa pensi si
potrebbe fare per poter far esprimere al meglio tutte le potenzialità
che esistono nella nostra città ?
R Ci ho pensato tanto in questi anni :
noi abbiamo sempre sgomitato per trovare gli spazi. Sicuramente i
Centri sociali ci hanno aiutato molto, si potrebbe fare molto molto
di più :anni fa per protestare con Effetto Venezia che aveva
chiamato a suonare i ragazzi di Amici di Maria De Filippi, solo con
il passaparola ci siamo trovati tutti alla terrazza Mascagni,
chiunque suonasse uno strumento era lì e suonammo tanto.. Li si vide
cosa potrebbe essere la musica a Livorno improvvisata ma Potente.
D Matteo, come tutti avrai rimorsi e
rimpianti…qual’è il tuo più grosso rimpianto, quella occasione
perduta che avrebbe cambiato la tua vita, sempre musicalmente
parlando ?
R Non saprei, le occasioni ce le siamo
cercate sempre noi e per quanto abbiamo potuto le abbiamo sfruttate,
poi la musica è un ambiente difficile, tosto; non ho mai sperato
granché l’ho sempre vissuta con leggerezza forse per paura di
rimanere deluso.
D Chi è oggi Matteo Cateni alias
Monkey Man ? ( A proposito…perchè Monkey Man, da dove viene questo
“Uomo Scimmia ?”
R Eh bella domanda… a volte vorrei saperlo anch’io… Il mome viene da tanti anni fa :ero in Sudafrica con amici, avevamo in affitto una grande casa col giardino, facevamo feste in casa.. Sul tetto ci vivevano tranquille una colonia di scimmie, ci avevano avvertito di non lasciate residui di cibo in giardino!!! … Dopo una notte di baldoria scesi in giardino con in mano una ciotola di cereali.. manco a dirlo orde di scimmie banchettavano ovunque. Sfatto mi misi lo stesso a mangiare i miei cereali, ogni tanto le scacciavo.. Entrò un ragazzo vide la scena e cominciò a gridare “Your are Monkeyman, Little Monkeyman Man “
D Gian Filippo Gerbi, cantante da sempre immagino…
R Certo! Ero bambino e mia madre
all’età di 8/9 anni mi portò a fare delle lezioni di chitarra
acustica, ma alla fine del primo anno decisi di non proseguire,
probabilmente era sempre presto.
Mi piaceva comunque molto la musica e
con le prime “paghette” cominciai presto a comprare LP ogni
volta che ne avevo l’occasione.
Mi regalarono il primo vinile che ero
sempre alle elementari, ricordo benissimo, erano gli Europe
(Superstitious), da quel disco capii che forse mi piaceva cantare.
Posso affermare che questo LP lo
consumai nel vero senso della parola.
Cantavo ogni giorno, appena potevo
accendevo il vecchio impianto dei miei, volume a manetta, testi
davanti agli occhi e via come se non ci fosse un domani, iniziavo e
finivo l’intero disco, lato A e lato B ogni volta.
Poi crescendo conobbi amici con i quali
decidemmo di formare il nostro primo gruppo, gli Imagina. Eravamo
proprio alle prime armi e suonavamo nel garage di mio padre, il
pomeriggio, quando non c’era l’auto parcheggiata dentro.
Col tempo incidemmo il nostro primo
Demo, al Tube Screamer dei fratelli Brilli, ed entrammo a far parte
di quella che una volta era l’A.NA.GRU.M.BA., una associazione di
musicisti gestita da un grande amico col quale mi sento ancora
adesso, Riccardo Gioli, lui ci fece partecipare al primo Premio
Ciampi, quando ancora non era quello che poi è divenuto.
Cantavamo in italiano e facevamo solo
pezzi inediti, influenzati un po’ dalle sonorità Hard Rock di quei
tempi, poi col tempo ognuno prese strade differenti e fece progetti
differenti, per me arrivò il momento di cercarmi un nuovo gruppo.
Siamo al 1994/1995, avevo preso un po’
più dimestichezza con la mia passione ed ero riuscito a farmi un bel
po’ più di cultura musicale, i miei gusti comunque spaziavano molto,
sono stato influenzato da molte correnti musicali dall’ Hard Rock ’70
all’ Alternative Rock al Grunge.
Parliamo praticamente di tutto, Led
Zeppelin, Jimi Hendrix, The Who, per poi passare ai Guns ‘n Roses,
Motley Crue, Skid Row, Poison, Ozzy Osbourne, Metallica, all’
Alternative Rock, unica band su tutte i Jane’s Addiction fino
all’arrivo di quella che fu ritenuta la decadenza musicale del rock
degli anni 90/00, il Grunge con i suoi Nirvana, Soundgarden, Pearl
Jam…etc… Col tempo ho capito invece che è stata una evoluzione
necessaria solida matura e naturale.
D Nel lontano 1995 entri a far parte
dei Wicked Desire, ottima band appassionata di hard rock americano…
R Beh..si…Sai, i telefoni cellulari
non esistevano ancora ed un giorno, in una sala prove, chiamata
Parsifal, se non ricordo male, trovai un annuncio col numero di
telefono fisso di quello che adesso è ancora uno dei miei più
grandi amici, Riccardo Bolognini, il batterista , il caposaldo,
l’unico membro del gruppo che negli anni non è mai cambiato,
semplicemente lui è i Wicked Desire.
Chiamai al fisso, rispose Riccardo,
fissammo il giorno, quindi, andai a fare questo provino.
Avevo una cassa combo Montarbo
compratami da mio padre dopo insistenti richieste, la caricai sopra
il mio motorino Ciao Piaggio, arrivai alle prove, cantai un paio di
pezzi, forse Skid Row e Bon Jovi, arrangiati di voce alla mia
maniera, anche perchè altrimenti non li avrei mai potuti cantare, e
detto fatto, ero a bordo di una band che in quel periodo a livello di
prestazioni era paragonabile ad una Lamborghini.
Mi divertivo da morire, con loro era tutto facile, la band era formata da musicisti che sapevano suonare bene, molto bene, insieme, veramente, i pezzi aumentavano ad ogni prova, ognuno ci metteva del suo per migliorare ogni piccolo particolare e tutto andava nella direzione giusta, anche i sogni…
D Nel 1996 siete stati giudicati dalla
rivista Metal Shock “migliore band del mese” , prendete parte al
1° Rock Festival di Rovereto e infine siete stati invitati da Red
Ronnie nel suo programma televisivo Help…una bella soddisfazione…
R A metà degli anni novanta, oltre a
non essere stati inventati ancora i telefoni cellulari non c’era
neanche internet, per cui ogni demo veniva spedito a mezzo posta e
recensito su riviste cartacee, la rivista che ci aggiornava sulle
novità dei nostri gruppi preferiti e che recensiva le demo dei
gruppi emergenti era Metal Shock.
Un giorno, nel tardo pomeriggio
incontrai un amico in centro a Livorno e mi disse: “ Pippo, bravi!
Ho letto Metal shock, complimenti.”
Io non sapevo neanche che avessero
mandato la demo alla rivista, quindi andai a comunicarlo anche agli
altri, e andammo a comprarne subito una copia, ed effettivamente la
recensione dei Wicked Desire era come Top Demo, ovvero il migliore
demo del mese in corso.
Cominciammo a ricevere contatti per
fare delle serate in giro e per incidere in maniera migliore i nostri
brani.
Non era tutto come si vede nei film,
infatti alla fine dischi non ne abbiamo fatti, ma abbiamo suonato in
giro e siamo diventati sempre più amici, questo conta.
Ma le cose belle durano pochissimo,
ritorniamo con i piedi per terra praticamente subito dopo la stagione
estiva dove suonammo molto e suonammo fuori, festival, locali fuori
città, fuori regione, ci divertimmo molto ed avevamo amici che
venivano sempre in giro con noi a vederci ovunque suonassimo, era
bello.
Successivamente uno dei due
chitarrista andò via dal gruppo, poi anche io lasciai, fui
sostituito, ed ironia della sorte… il gruppo vinse un concorso per
partecipare alla trasmissione in TV su Videomusic al programma Help
di Red Ronnie.
Soffrii perchè non c’ero, ma fui
fiero di loro.
In seguito anche l’altro chitarrista
storico lasciò per motivi di lavoro, a quel punto tutto incominciò
a cambiare.
D Ad un certo punto, dopo che la band
aveva cambiato la propria linea, scegliendo di cantare in italiano
con testi propri, esci dalla band…che è successo?
R Diciamo che non è proprio così.
Durante gli anni con i Wicked Desire
c’è stata molta alternanza di musicisti, compresi i cantanti.
Per vari motivi mi sono allontanato dal
gruppo più di una volta, ed ogni volta, a parte Riccardo, sono
cambiati praticamente tutti i musicisti, ti sto parlando di un’epoca
che va dal 1995 a circa il 2016… più di 20 anni!
Nei periodi in cui non cantavo con i WD
continuavo a cantare con altre band, arricchendo il mio bagaglio di
esperienze.
Ho cantato con band locali come gli
Endhyana, e grazie al chitarrista dell’epoca aprimmo una serata del
tour italiano della band norvegese Gluecifer, bellissima
soddisfazione.
Pensai che se avessi voluto provare a
fare qualcosa in Italia avrei dovuto dirigere la mia band nella
produzione di rock in lingua madre, non facile purtroppo, ma
necessario alla sopravvivenza di una situazione musicale.
Dopo qualche anno rientrai nuovamente
nei WD e chiesi di poter fare la stessa scelta anche con loro,
acconsentirono, fu una specie di anno zero, ripartimmo all’unisono
con un nuovo progetto con testi in italiano che ci portò a suonare
insieme in giro per un’altra bella manciata di anni, precisamente
fino al 2016 forse 2017.
Anche in questa situazione ci fu data
una ulteriore opportunità, in Calabria fummo notati da un produttore
toscano che ci invitò presso il suo studio, aveva una etichetta, il
gioco era fatto !! Passammo 2 giorni presso di loro re-incidendo un
nostro brano, eravamo una bomba…ma alla fine per cause di forza
maggiore, impegni familiari e quant’altro (eravamo grandi
/”responsabili” ed alcuni già con figli) mollammo la situazione
fin troppo impegnativa…poteva funzionare se avessimo avuto 10 anni
in meno?…
Nel 2016/2017 lascio definitivamente i
WD, non avevo più nessun messaggio da dare attraverso loro e potevo
solo fermare la loro voglia di continuare.
D E dopo i Wicked che hai fatto ?
R Non ho praticamente più avuto
progetti, ho passato qualche mese in una cover band degli AC/DC ma è
stata una storia brevissima, per adesso non ho trovato alternative
giuste o altri modi di poter lanciare i mie i messaggi.
Ho sostituito i miei vuoti di
performance musicali in momenti di ascolto, perchè quando si è
troppo presi dalla propria musica, spesso tralasciamo i dettagli, i
momenti in cui prima di tutto dobbiamo ascoltare quella di altri, per
prendere spunto, per continuare ad imparare, per non smettere mai di
fermare le proprie emozioni, per confrontarsi.
D Gian Filippo quali sono i tuoi punti
di riferimento, gli artisti che imitavi davanti allo specchio fin da
ragazzino ?
R Beh…da ragazzino, il primo cantante
che provai ad imitare fu Axl Rose, impossibile….dopo passai al
mitico Perry Farrell, tutt’ora attivissimo con i suoi Jane’s
Addiction il suo mitico Loollapalooza ed i suoi side project, per
poi arrivare al personaggio che ho imparato a conoscere più tardi
dei precedenti, per il quale ho pianto dopo la sua scomparsa, che ha
lasciato un vuoto incolmabile dentro di me, Chris Cornell, credo che
quest’ultimo sia riuscito a toccare le corde più profonde della mia
anima, ,un artista a 360°, musicista, cantante, cantautore…era
tutto, quelli della nostra generazione potranno ritenersi fortunati
nel poter raccontare di aver visto artisti di questo calibro.
D Progetti futuri ?
R Al momento non ho nessun progetto e
non ne cerco, anzi…ne scappo.
Vivo la mia vita musicale da
ascoltatore, sono rientrato in questo state of mind, dove ho più
necessità di sentire cosa gli altri hanno da dire piuttosto che dire
qualcosa io agli altri.
Fino a poco tempo fa avrei voluto
urlare le mie ragioni contro o a favore di un ideale, avrei voluto
gridare uno stato d’animo di sofferenza piuttosto che di felicità
per condividerlo con il pubblico, adesso voglio capire come si fa a
percepire uno stato d’animo.
Vorrei
capire come si riconosce la verità in fondo alle parole di chi la
canta, senza però trarne conclusioni affrettate.
Ho capito che crescendo tutti possiamo
diventare musicisti, studiando, suonando, perfezionandoci, ma
l’artista è un’altra cosa, l’artista oltre alla musica deve
trasmetterci altre cose, sensazioni, stati d’animo, sofferenza,
felicità anche solo con uno sguardo, un gesto o una parola.
Quello non si studia, o ce l’hai oppure
no, se non lo hai…sei solo un musicista.
D So che segui particolarmente la
realtà musicale cittadina…soprattutto con la bella stagione in
molti luoghi c’è la possibilità di esibizione per le nostre
band…pensi che sia sufficiente o si potrebbe e dovrebbe fare di più
?
R Livorno fortunatamente è madre di
un’infinità di situazioni musicali, lo è sempre stata e speriamo
che rimanga così.
Abbiamo locali in inverno ed in estate
colmi di musica dal vivo, diciamo che c’è l’imbarazzo della scelta.
Forse potrebbero e dovrebbero
esprimersi un po’ di più gli emergenti, a volte girando si sentono
sempre le stesse cose, gli stessi gruppi e la stessa musica, ma
questo è dettato dal mercato, non certo dai musicisti.
Ci vorrebbe forse più coraggio da
parte dei locali dove si fa musica da vivo, quelli conosciuti,
nell’investire sulle nuove generazioni, un po’ come in altri settori,
non dico niente di nuovo…ma nessuno lo fa e tutti si lamentano di
questa carenza.
D Gian Filippo, un rimpianto per una
occasione perduta che avrebbe potuto cambiare la tua vita (sempre
musicalmente parlando ) ?
R Direi…nessuna, tutto il poco che
sono riuscito a fare è comunque il massimo per quello che avrei
potuto fare, questa intervista per me è già una soddisfazione, e
per questo ti ringrazio.
D Chi è oggi Gian Filippo Gerbi ?
R Oggi io sono lo stesso del 1995/96,
soltanto con 2 figli ed una moglie in più…per il resto e per
fortuna cerco di essere sempre lo stesso nei limiti del possibile e
del rispetto.
Guardo i miei figli e spero che magari
il 50% dei miei eredi possa avere la possibilità e la passione di
dedicarsi alla musica, io la accompagnerò per sempre in questo
cammino.
1 Cristiano Sbolci Tortoli cantante ma anche chitarrista, bassista e pianista…
1)
Mi sono avvicinato alla chitarra all’età di 6 anni, passione che
non ho più abbandonato. Col
tempo
poi ho scoperto anche nuove vie giuste per ampliare il mondo musicale
e mi sono
avvicinato
anche al piano e al basso elettrico, strumento che suono con una
delle
mie band i Siberia.
2 Il tuo primo gruppo penso sia stato
Vision of Johanna, nome preso dalla canzone di Bob Dylan del 1966…
2)
I Vision of Johanna faccio sempre molta fatica a ricordarli, forse
perché sono finiti
inaspettatamente,
forse perché quelle canzoni non mi sono mai davvero piaciute,
comunque
sì,
il nome viene dalla canzone di Dylan ma quando fu scelto non fu per
la canzone in se
quanto
per il suono.
3 Il vostro era un sound tra folk e
rock unito alla canzone d’autore…bel gruppo…
3)
Quel sound è stato l’embrione che poi ha dato vita ad altri
progetti come ad esempio i
Caleido.
La canzone d’autore c’è sempre stata, prima era presente anche
una buona dose di
rock
e distorsioni varie, adesso quello mondo l’ho mollato perché non
lo sento più mio, non mi
appartiene
più così tanto. Ti ringrazio comunque del complimento.
4 Poi nel 2010 il tuo ingresso nei Siberia…la consacrazione
4)
A dir la verità il mio ingresso nei Siberia è avvenuto tre anni fa,
io per molto tempo sono stato
sotto
al palco da vero fan, cantavo ogni singola parola a squarciagola, poi
senza quasi
preavviso
mi sono ritrovato sul palco con lo strumento in mano e adesso sono
ancora là.
6 Dopo “In un sogno è la mia patria”
e “Si vuole scappare” quali progetti, un nuovo disco, un tour
dove possiamo ascoltarvi magari in città ?
6)
Stiamo lavorando ad un nuovo album che ci porterà in giro per
diversi concerti però ancora
non
so dire molto di quello che sarà il nuovo mondo Siberia, ci stiamo
lavorando.
7 Cristiano quali sono i tuoi punti di
riferimento, i tuoi artisti cult, te che suoni più di uno strumento
?
7)
Sono cresciuto ascoltando principalmente Lucio Battisti e i Beatles,
due mondi assai vicini per
stile
e genialità, poi crescendo ed entrando nel periodo adolescenziale
sono arrivati
dirompenti
gli anni’90 e li sono caduto nel vortice di band come Smashing
Pumpkins, Nirvana
ma
su tutti i Verdena. Fu uno shock scoprire che in Italia veniva fatto
rock e veniva fatto bene.
8 A Livorno siete molto conosciuti,
qual’è il rapporto che avete con la città dal punto di vista
musicale e pensi si faccia tutto per valorizzare il grande “impianto
sonoro” di centinaia di musicisti ?
8)
Con la città ho un ottimo rapporto anche se qualche volta si
dimostra leggermente provinciale,
con
la realtà musicale pure, anche se non apprezzo tutto quanto. Non so
cosa si faccia per
valorizzare
“l’impianto sonoro”, la cosa notevole è che alcune realtà lo
fanno sul serio, poi non
sta
a me riconoscere o meno i risultati e le capacità.
9 Tutti noi abbiamo un rimpianto, una
occasione perduta che ci tormenta…qual’è il tuo ?
9)
Beh, una esiste ma è talmente assurda che evito di raccontarla,
nessuno ci crederebbe in
maniera
totale.
10 Chi è oggi Cristiano Sbolci Tortoli
?
10)
Un quasi trentenne con alle spalle 24 anni di musica, diversi capelli
bianchi con la voglia di
D Giovanni Matteo Gliozzo, cantante da sempre immagino…
R Il
mio avvicinamento al mondo della musica avvenne tramite e grazie alla
passione per la chitarra elettrica, strumento di cui sono sempre
stato innamorato. Essendo un pessimo chitarrista però, mi ritrovai,
grazie anche alla ‘scommessa’ di un amico, dietro ad un
microfono. Un giorno (A.D. 2006 ca) assistevo alle prove della band
di questo amico e, per vicissitudini loro, dovetti sostituire il
cantante. Dopo poche settimane feci il mio debutto live e da quel
momento non sono più tornato indietro. Non mi sono mai considerato
un vero cantante, sia per le limitati doti canore che per il mio modo
molto rock di approcciare lo strumento e la musica in generale. Credo
però che, paradossalmente, questa sia stata la mia più grande
fortuna : vivere la musica come una passione ed un divertimento e non
come un lavoro o un trampolino verso il benessere economico. Mi sono
sempre divertito ed ho sempre dato tutto me stesso, riscuotendo
apprezzamenti e gratificazioni.
D La
tua prima band penso sia stata Unredeemed, metal band “devastante”…
R No,
in realtà Unredeemed e’ uno degli ultimi progetti ai quali ho
partecipato, seppur sia stato a livello personale e non, il più
soddisfacente. Grazie ad Unredeemed ho suonato con gran parte dei
miei idoli : Sepultura, Soulfly, Arch Enemy, Snot, Extrema, Angra…
bellissime esperienze raggiunte grazie alla qualità di questo
progetto tirato sù con altri quattro musicisti di fama nazionale ed
internazionale. Reputo il tuo aggettivo appropriato: non voglio
sembrare arrogante, ma è davvero un progetto devastante. Il nostro
debut album ‘Amygdala’ ha ricevuto critiche davvero positive da
tutte le componenti del mondo heavy, colleghi, audience, giornali,
webzines, etc. E’ un disco old school ma tremendamente moderno,
fresco. Abbiamo cercato di ottenere la cattiveria vecchio stile ma in
chiave moderna, con suoni potenti ma attuali e con la ricerca di
soluzioni non scontate o banali. Inoltre vanta collaborazioni con
artisti di fama mondiale come Steve Sylvester in qualità di ospite e
Mike Spreitzer dei DevilDriver come sound engineer.
D Il sound aggressivo e potente del gruppo ben faceva da contorno alla tua voce…basta riascoltarsi “The art of war”…
R Grazie
mille! Beh, CREDO di si, ahahaha! Diciamo che come accennato
precedentemente, ho cercato di essere fedele ai miei ascolti, quindi
ho cercato di trasmettere quella aggressività tipica delle bands
thrash / groove metal ma anche hardcore con cui sono cresciuto. Credo
sia davvero un bel mix di ‘culture musicali’ differenti. Cinque
persone differenti, con personalità e gusti differenti che hanno,
ovviamente, cinque ascolti differenti. Nel nostro lavoro puoi trovare
chitarre richiamanti lo Swedish Metal, batteria impostata sul Death e
sul Prog, il basso che fa il muro tipico del Rock’n’ Roll più
classico ma con un suono ovviamente più pesante… Credo che il
successo riscontrato da ‘Amygdala’ sia proprio questo, l’aver
saputo mixare tante influenze personali in modo armonioso ma
soprattutto originale, senza incappare in copie o imitazioni di
pessima fattura. Ogni componente voleva esprimersi con il suo tocco
ed il suo gusto e credo che il risultato sia ampiamente
soddisfacente. Per quanto riguarda la canzone da te citata, ‘The
Art Of War’, è sicuramente il nostro pezzo più conosciuto, visto
che è stato il singolo da cui abbiamo estratto anche un video.
Personalmente adoro questa canzone, anche se non è la mia preferita
dell’album. Credo però che sia un ottimo biglietto da visita,
perché riassume tutte le caratteristiche di cui ho parlato fino ad
ora. Aggressività, tecnica, potenza, pesantezza ma tutto in chiave
assolutamente godibile e fruibile da chiunque. La cosa simpatica però
è che fondamentalmente, è la ballad del disco! Ahahahaha! Infatti
ci sono pezzi come ‘Unredeemed I Am’, ‘The Stone’, ‘Cleaning
Out My Grave’ o ‘Lack Of Luck’ che sono delle vere e proprie
sassate sonore.
D Poi
nel 2008 nascono i Nitro Junkies…un po’ di casini, liti e
abbandoni, poi dal 2013 tutto risolto e band al completo : altra band
potente, aggressiva, a volte “cattiva” sul palco dove nella
dimensione live da il meglio di sé….
R Nitro
Junkies è il progetto al quale sono più affezionato dal punto di
vista personale. Se con Unredeemed ho realizzato i miei sogni, con
Nitro Junkies ho avuto la possibilità di avere una band MIA. E’
stata una storia travagliata e lunghissima degna delle migliori serie
tv tanto in voga ai giorni nostri, ma alla fine è stato un progetto
fondamentalmente di due persone (io ed il chitarrista) e questo ha
facilitato il songwriting. E’ brutto da dire, ma meno teste
pensano in una band e meglio è! La sintonia con il mio chitarrista è
sempre stata totale e quindi è venuta fuori un’esperienza (live ed
in studio) molto soddisfacente e veramente come volevamo. Dopo
numerose vicissitudini, pause e cambi di formazione, abbiamo trovato
altri due elementi fantastici tecnicamente ed umanamente e questo ha
contribuito al decollo del progetto. Ci hanno accostato a bands quali
Pantera, Black Label Society, Down ed altre, a testimonianza della
qualità del progetto. Sicuramente il live è sempre stato il nostro
habitat naturale. Il sound potente, grezzo, più ‘straight in your
face’, il tecnicismo non esasperato, la compattezza sonora e
l’alcolismo ha fatto sì che fossimo apprezzati da molte persone e
richiesti in giro. Abbiamo avuto l’onore di suonare per occasioni
belle ed importanti come ad esempio la commemorazione per le vittime
del Moby Prince (ferita mai chiusa per la nostra città) e per
aiutare la piccola Ginevra, ma abbiamo avuto anche l’onore ed il
privilegio di essere la band di apertura dei primi due mini tour
italiani di Phil Campbell, già chitarrista dei Mötorhead. Qualcuno
li conosce? Ahahahah! Il nostro successo più grande però è stato
proprio l’esser piaciuti a lui, che ha espressamente e
personalmente chiesto noi ogni qual volta fosse venuto a suonare con
questo suo progetto ‘minore’ che poi, dopo la fine dei Mötotrhead
è diventato il suo progetto principale. Oggi, grazie a Nitro
Junkies, posso dire di essere amico di Phil e di aver avuto dei
privilegi toccati a pochi, come ad esempio trascorrere il Capodanno
con lui in Galles (casa sua) oppure aver suonato con lui e la sua
band ‘Born To Raise Hell’ dei Mötotrhead in apertura ai
Guns’n’Roses davanti a 110.000 persone o più semplicemente
ricevere telefonate notturne nel quale, con tono scherzoso, mi si
mandava a quel paese!!! Non male, direi…Soprattutto per uno pseudo
cantante di periferia che coi Mötorhead c’e’ cresciuto.
D Quanti
e quali lavori al vostro attivo e dove è possibile trovarli?
R Oltre a questi progetti più noti, ho anche un altro progetto chiamato Goddog, in cui suono la chitarra e con cui facciamo Black Metal. Quindi in totale, ho due full lenght (‘Amygdala’ – Unredeemed / ‘Not Everybody Likes Us’ – Nitro Junkies), un EP (‘Algor Mortis’ – Goddog) e due demo (‘Welcome To The X’ – X-Side / ‘Drunken Cowboys’ – Drunken Cowboys). I due full lenght si trovano su tutte le maggiori piattaforme digitali, al netto degli accordi commerciali (che variano in base alla durata dei contratti). I lavori minori o più vecchi, credo si trovino col famoso ‘passamano’!
D Progetti
futuri, magari un tour dove è possibile vedervi e sentirvi ?
R Progetti
futuri per ora non ce ne sono, poiché tutti i miei progetti
‘storici’ sono fermi per motivazioni differenti. Personalmente ho
in cantiere diverse situazioni con cui dovrei fare qualcosa… Un
progetto solista (purtroppo ancora allo stato embrionale) che
coinvolge un sacco di musicisti nazionali ed internazionali chiamato
‘GMG’s Asylum’ ed un progetto decisamente più grande chiamato
C-187. Questo in realtà è il progetto di Patrizio Mameli, leader
degli storici Pestilence, band olandese pioniera del Death Metal
mondiale. Sono stato chiamato in questa situazione un pò di tempo fa
ed ancora non ho potuto fare niente poichè essendo i Pestilence
tornati a pieno regime tra tour mondiali e dischi in studio,
ovviamente hanno la precedenza su tutti gli altri progetti del loro
Mastermind. Non demordo e spero che anche questo progetto, che ha già
all’attivo un album con un altro cantante, possa vedere la luce
quanto prima.
D Giovanni
quali sono i tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando, i
cantanti che imitavi fin da bambino davanti allo specchio ?
R I
miei punti di riferimento sono svariati ed eterogenei. Diciamo che la
mia più grande influenza a livello musicale sono sicuramente i
Pantera, band immensa e ahimè prematuramente scomparsa. I pantera
sono per me un punto di riferimento insostituibile, dal punto di
vista musicale e prettamente canoro. Philip Anselmo è il cantante
estremo al quale mi ispiro, non tanto come modo di cantare quanto ad
attitudine. Per me, lui, E’ il frontman. Come cantanti (in ambito
metal) mi piacciono tantissimo Chuck Billy dei Testament, Speed Strid
dei Soilwork, Jonathan Davis dei Korn, Jamie Jasta degli Hatebreed,
Jacob Bredhal degli Hatesphere e tanti altri. Parlando in generale
invece, spazio molto : passo dal Country al Black Metal con molta
facilità, passando per il mio amato Blues ed il mio amato Rock. Non
disdegno neanche il funky ed il pop americano degli anni ’80 / ’90,
ma in misura minore. Le mie bands preferite, Pantera a parte, sono
Metallica, Mötorhead, Slayer, Ozzy Osbourne / Black Sabbath, Exodus,
Black Label Society, Lamb Of God, Ghost, i nostri DeathSS, Strana
Officina, Extrema…ma adoro David Allan Coe, Hank Williams JR, Hank
Williams III, Waylon Jennings, Willie Nelson, Michael Jackson, Tina
Turner, Otis Redding, Buddy Guy, BB King, Stevie Ray Vaughan, Jimi
Hendrix, Aretha Franklin, ZZ Top e veramente tantissimi altri. Sono
sempre stato un metallaro ‘cattivo’ ma in vecchiaia mi sono
aperto totalmente a tutto ciò che mi emoziona. Perchè la musica
deve emozionare, tutto qui.
D Livorno
è da sempre una città musicale con centinaia e centinaia di
musicisti spesso poco valorizzati; cosa manca secondo te per dare a
molti lo spazio che meriterebbero in città ?
R Caro
Massimo, per questa domanda ci vorrebbero miliardi di parole!! Mi
limiterò a dire che Livorno è sempre stata una città super attiva
sotto questo punto di vista. Ancora oggi ci sono band storiche o
meno, famose o meno, che davvero meriterebbero altri palcoscenici.
Niente contro Livorno, anzi… Sono molto affezionato alla mia città,
però credo che non sappia valorizzare i suoi figli, almeno in campo
musicale. Non so se sia un problema politico, logistico,
imprenditoriale o semplicemente di cultura musicale (oggi ci sono
sempre meno Rockers ed i giovani chiedono la trap… sigh!) ma
purtroppo è la realtà dei fatti. Oggi trovano spazio, a Livorno,
realtà diverse come le coverbands che fanno i successi dance anni 90
oppure artisti di generi come la già citata trap, appunto. In
entrambi i casi si parla di persone competenti e preparate, ma io
ricordo la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000 in cui
davvero c’era un movimento in piena forza. Oggi purtroppo non è
più cosi. Non ci sono più neanche i locali dove poter ascoltare
queste bands. E’ davvero un peccato, perché se penso ai nomi
livornesi nel Rock o nel Metal, davvero non trovo eguali in Italia.
Credo che di base sia un problema di business : il Rock / Metal
attraggono sempre meno e quindi, creando meno volume d’affari per i
locali, non sono appetiti come un tempo.
D Giovanni
tutti noi abbiamo visto sfrecciare un treno sul quale non siamo
saliti e il rimpianto spesso ci tormenta…dove andava il tuo treno ?
R Gran
bella domanda. Devo dirti con sincerità che non ho rimpianti,
nonostante possa sembrare presuntuoso. Ho visto passare due treni,
neanche uno, che avrebbero potuto portarmi dove avrei voluto… in
realtà sono sempre in attesa che arrivino, perché sul mio
itinerario sono presenti ed attesi, ma vedendo la realtà dei fatti
credo che non arriveranno mai. Spero di sbagliare, ma la sensazione è
questa. Detto ciò, ti confermo che se finisse oggi, non sarei
arrivato dove volevo ma ho fatto un viaggio veramente bello e
soddisfacente. E’ un po’ come quando organizzi la vacanza dei
sogni ma poi devi ripiegare su un’estate in città con gli amici :
magari non vedrai ciò che sognavi, ma probabilmente starai talmente
bene e ti divertirai cosi tanto che, alla fine, è stato meglio non
partire. Mi piace pensare che ‘il nostro treno’ siamo noi e che
la nostra felicità dipende, in gran parte, da noi stessi.
D
Chi è oggi Giovanni Matteo Gliozzo ?
R Altra
bella domanda!!! Sei tremendo, Massimo! Oggi Giovanni Matteo Gliozzo
è una persona che sogna un pò meno ma che continua a guardare le
stelle. Diciamo che oggi è più razionale del ragazzo che voleva
spaccare il mondo a tutti i costi. Oggi sceglie le sue guerre e le
combatte con i mezzi che ha a disposizione, conscio dei suoi limiti
ma anche voglioso di superarli per poter arrivare al traguardo
prefisso. Ha preso consapevolezza che per realizzare i sogni si deve
prima svegliare e che non tutte le cose negative sono poi cosi
negative. Mike Tyson, grande idolo di Giovanni, diceva sempre : ‘non
tutti quelli contro cui combatti sono tuoi nemici e non tutti quelli
che ti aiutano sono tuoi amici’. Credo che questa sia stata una
grossa conquista anche per GMG. Una cosa però è certa : Giovanni
Matteo Gliozzo potrà diventare la persona più seria del mondo
(difficile) ma sicuramente non smetterà mai di essere ciò che per
natura è. Un Rocker.
D Dunia Pozzi cantante ma la tua prima apparizione nel mondo musicale fu nel 1980 come speaker radiofonica prima con “Radio Livorno città aperta” e poi con “Studio 82”…
R
Il mio “debutto ufficiale” è stato a Radio Livorno città
aperta, poi è seguita “radio City One” e poi “Studio
82” .Dal momento che studi e regia erano la stessa cosa, sui
brani a microfono spento…tutti cantanti!!! Poi c’era qualcuno che a
tradimento ti lasciava il microfono acceso…E poi, negli anni “Radio
Pisa International”, “Radio Lady”… ma già c’era il
semino del cantare…
D Tempi bellissimi con molte radio
libere che davano voce a molti personaggi…oggi purtroppo a
Livorno posso essere solo ricordi in quanto è da molti anni che
non ci sono più radio cittadine…che spiegazione ti sei data ?
R Quella
delle radio libere è stata una stagione magica, pochi anni in cui
tutto sembrava possibile…E per un certo periodo lo è stato, ma
poi ci siamo scontrati con la realtà, fatta di spese (TANTE!), di
regolamenti e tasse e i network, potendo disporre di mezzi
economici maggiori hanno avuto la meglio, accaparrandosi le
frequenze e inglobando le piccole emittenti.
D Alla fine degli anni 90 poi inizia a fare teatro con la scuola “Laura Ferretti” di Livorno per poi entrare a far parte della compagnia “Pravda” di Alessandro Arrabitò…raccontaci
R Galeotto
fu un flirt! eravamo alla prima metà degli anni ’80, ero
presissima dal “fare radio” e il ragazzo che frequentavo
mi suggerì di perfezionare la dizione studiando recitazione ( e
devo dire con ragione, la cadenza dialettale per radio si nota
ancora di più) ; feci domanda alla scuola “Laura Ferretti”,
mi accettarono e seguirono tre anni di studi con Enzina Conte e
padre Valentino Davanzati, poi stages di perfezionamento in giro
per la Toscana. Con la compagnia “Pravda” abbiamo
realizzato dei lavori particolari, quasi di teatro sperimentale,
uno di quelli che ricordo con più piacere è “La gabbia”
di Alessandro Arrabito, una rappresentazione di un ipotetico (ma
poi nemmeno tanto…) futuro in cui l’umanità sopravvive rinchiusa
in una “gabbia” informatica e il mondo esterno viene
percepito come una minaccia, chi cerca di dire la verità tacciato
di terrorismo…stranamente attuale, no?
D Dal
teatro alla musica il passo è breve: inizi a studiare canto con la
soprano Patrizia Amoretti e tecnica vocale con Donatella
Pellegrini…
R Vero,
il passo è stato brevissimo! La voce recitata e quella cantata
hanno una cosa in comune: lo studio. Principalmente per capire come
fare quello che si vuole e poi, fatto non trascurabile, per non
farsi male. Se non si impara a gestire il lavoro sulle corde
vocali, l’uso del diaframma per dosare il respiro si può
incorrere in problemi anche seri. Patrizia Amoretti è stata il mio
Virgilio nel mondo della voce cantata, mi ha fornito di basi solide
e ha stimolato la mia curiosità sull’argomento; Donatella
Pellegrini ha perfezionato il lavoro fatto, mi ha fatto scoprire la
mia vera voce e mi ha insegnato che l’autenticità in ciò che si
fa è essenziale. Ultimo in ordine di tempo ma non meno importante
è Michele Del Pecchia, con la sua Palestra musicale stiamo
sviluppando un bel progetto fatto sia di cover che di inediti.
D In
questo periodo ti esibisci in diverse serate di piano bar in
Versilia e non ti sei più fermata…soddisfatta?
R Il
piano bar è una scuola micidiale! devi cantare un po’ di tutto,
essere sempre al pezzo e saper improvvisare pur preparando il tuo
repertorio in maniera impeccabile. Soddisfatta? non direi, io cerco
sempre di migliorarmi e di sperimentare cose nuove, con esiti
alterni ma si impara soprattutto dagli errori.
D Hai mai fatto parte di un gruppo o
sei sempre stata una “one woman band “?
R
Facendo piano bar si è sempre almeno in due, la dimensione band mi
piacerebbe ma non è mai capitata l’occasione buona…hai visto
mai…
D Nel
2018 hai vinto la terza edizione del talent nazionale televisivo
THE BEST in onda a partire da fine settembre su Canale Italia, una
sorta di casting live…una bella soddisfazione…
R Per
quanto riguarda quel programma ho semplicemente vinto una
selezione, poi per impegni personali non ho potuto partecipare. La
soddisfazione comunque c’è stata, portare un brano swing lascia un
po’ stupiti…ed è un genere che io adoro!
D Dunia
quali sono i tuoi punti di riferimento, i cantanti che imitavi da
bambina davanti allo specchio ?
R Bella
domanda! sono cresciuta ascoltando Jazz anni 40/50, musica italiana
dello stesso periodo, poi rock, heavy metal Blues,cantautori
italiani … musicalmente mi definisco onnivora! Ma il mio mito,
vocalmente parlando è Ella Fitzgerald, quello che riusciva a fare
con la sua voce era pazzesco.
D Ognuno di noi ha un rimpianto,
ognuno di noi sa di non essere salito su quel treno che si era
fermato proprio lì per noi e sul quale non siamo saliti…dove
andava il tuo treno ?
R Il
mio treno si chiama Radio Monte Carlo. Partecipai ad un programma,
nell’estate del 1980 che si chiamava “diecidiciassette”,
lo conduceva Luisella Berrino. Non vinsi ma circa un anno dopo
arrivò una convocazione per la sede di Milano che sarebbe nata da
li a poco, ero piaciuta e avevano deciso di risentirmi. Io ho avuto
paura di fare il salto…Pazienza.
D Chi
è oggi Dunia Pozzi ?
R Una donna che ha ben chiare le sue priorità, la musica e il canto sono tra quelle. Quando cantando si riesce a far sorridere le persone, a farle stare bene, il proprio lavoro acquista significato e la fatica scivola via. Questa cosa l’ho avuta ben chiara quando sono andata, insieme ai miei compagni della Palestra musicale, a cantare nelle case di riposo per anziani e disabili. L’essere “famosa” dura pochissimo, il sorriso di qualcuno che tu hai fatto star bene sia pure per il tempo di una canzone ti resta dentro.
R Eh si, la batteria è stato il mio
primo strumento; pensa, oggi mi sono dovuto riciclare e sono un “one
man band” dove suono tastiere, sax, percussioni e infine canto.
D Tutto ebbe inizio nel 1964…
R Con gli Attaboys…ebbero un problema
con il loro batterista…io giocavo a calcio, non pensavo a suonare.
Mi ritrovai con delle bacchette in mano insieme a questi ragazzi più
grandi…andò bene anche se ho sempre avuto la sensazione che mi
avessero scelto perchè piacevo alle ragazzine…
D E poi i Modì…
R Si, era il 1967 o 1968. Inizialmente
accompagnavamo il cantante Alfonzo Belfiore esibendoci nei locali
della città: Albergo Atleti, Astoria, Cantuccio, Club 2000 per poi
girovagare in tutta la Toscana.
D Il successo era a portata di mano, poi qualcosa andò storto…
R Roma divenne la nostra città di
adozione. L’impresario Sandro Gagliardi, uno con l’occhio lungo, ci
prese sotto la sua ala protettrice facendoci suonare nei locali della
Capitale. Facemmo un tour come supporter dei New Trolls e suonavamo
in contesti dove si esibivano i non ancora famosissimi, Ricchi e
Poveri, Four Cats, Mal dei Primitives…
D Al tempo Roma era il posto giusto
per giovani di talento…
R Locali come il Piper, il Titan, il
Bar del Tennis, la Piscina Olimpica, il Club Brigadoon erano i locali
“cult” per i giovani di allora e noi suonavamo là regolarmente.
Al tempo Roma era superiore a Milano nel campo musicale…poi tutto è
cambiato.
D Si, ma che successe…
R Successe che la nostalgia di Livorno
e di casa prese il sopravvento…avevo la ragazza in città…storia
comune già sentita e risentita…
D Comunque non ti perdeste di
coraggio…
R No di certo: inizia a suonare la batteria “a chiamata”..andavo dove c’era bisogno. Inizia la stagione estiva a Punta Ala, suonai la batteria per Patty Pravo alla Bussola e partecipai alla registrazione in studio della canzone di Modugno “La lontananza”…si quella batteria è la mia ; non solo ma accompagnai seppur per poco Adriano Celentano e Umberto Bindi mi scelse per alcune serate. Ma fu l’incontro con Romano Mussolini che dette un senso alla mia carriera: nel 1972 lo incontrai ad Agropoli per poi finire a suonare per lui al “Saracino”.
D E dell’avventura con i Corvi che mi
dici…
R Si sta parlando dei Corvi in fase di
“chiusura gruppo”. Angelo Ravasini cercava di rimettere in sesto
una band che non esisteva di fatto più: fui chiamato alla batteria;
ci esibimmo al Tartana di Follonica dove incontrai un cantante
diciamo “pasciuto” che stava avendo una discussione con il
tirchissimo proprietario del locale…ebbene era Francesco Di
Giacomo, vocalist del Banco Mutuo Soccorso che si erano esibiti prima
di noi.
D Valerio quali sono stati i tuoi punti
di riferimento?
R La bossanova, Sergio Mendes ma
impossibile non parlare del mondo beat della mia gioventù con i
Beatles e i Kinks su tutti.
D Una domanda che faccio a tutti i
batteristi: Charlie Watts ha sempre detto che il “suo culo” è
quello di Mick Jagger che da oltre 50 anni vede dimenarsi davanti a
lui sul palco…qual’è il “tuo culo” ?
R Sono stato dietro alla batteria per
molto tempo…di culi ne ho visti tanti ma quelli che più sento miei
sono quelli di Bruno Martino con il quale suonavo in Via Veneto a
Roma e naturalmente quello di Romano Mussolini.
D Che fai oggi? Progetti futuri? So che
sei sempre sulla braccia…
R Certo che sono sulla breccia, mai
arrendersi. Oggi sono un “one man band” nel senso che suono le
tastiere, il sax, le percussioni e accompagno il tutto con il
canto…certo alcune tonalità sono diventate irraggiungibili ma me
la cavo sempre discretamente. Vado dove mi chiamano, dove mi diverto,
dove posso stare in compagnia di amici e fortunatamente il lavoro non
manca.
D Inevitabile parlare di rimpianti e
di occasioni perdute…in tanti anni di carriera …
R Nel 1973 passavo casualmente dalla
RAI…avevano bisogno di un batterista al momento…gli
piacqui…erano disposti a farmi un contratto RAI…sarei stato “a
posto”…problemi familiari mi impedirono di accettare.
D Chi è oggi Valerio D’Alelio?
R Un “ragazzo” con qualche capello
bianco che ama ancora la musica, che suona ancora con molta passione
divertendosi e cercando di far divertire. Non mi sento ancora un
“sopravvissuto” ma parte integrante di questo meraviglioso
mondo.
D Ombretta Fallani, chitarrista e cantautrice. Per cantare bisogna avere, quasi sempre, un talento naturale, ma scrivere canzoni e poi magari cantarle richiede un qualcosa in più: come hai scoperto questa tua “vocazione” ?
R In realtà è la vocazione che ha
scoperto me: dopo aver cominciato a suonare da autodidatta le prime
tastiere elettroniche, scoprii che la chitarra era molto più di uno
strumento, era una compagna di strada straordinaria di viaggio, poco
ingombrante, la prima YAMAHA G- 228 comprata grazie a mio zio che mi
disse: “se tu poi non raggiungi la cifra ti aiuto io, e così fu,
mancava proprio poco ma ebbi così la “mia bimba” che ancora oggi
mi porto appresso per insegnare canto alle mie piccolissime cantanti
nella scuola dove insegno. Ma tornando allo scrivere e poi cantare
direi che avveniva per me in modo spontaneo, senza troppo pensare,
imparati gli accordi base, avevo bisogno di dire delle cose musicando
quel che scrivevo e spesso, ancora oggi succede in contemporanea! In
fondo le canzoni sono poesie messe in Musica. Serve una inclinazione
che nessuno ti può insegnare, una passione, un bisogno di dire delle
cose, di non implodere dentro e poi semplicemente devi essere “tu,
ed il tuo vero IO” quella “essenza” che non ha niente a che
fare col tuo carattere esteriore o ciò che gli altri credono di
sapere di te ma quello che tu senti di dover essere sopra ogni cosa
seguendo il più puro degli istinti: la creatività’.
D Hai militato in qualche gruppo o ti
sei sempre esibita da sola ?
R Io sono una solitaria che alla fine
però necessita degli altri come l’aria in realtà, ma soprattutto la
condivisione è un momento di grande forza per se stessi perché
attinge cioè al mondo della espansione così la risposta è che io
cominciai in un coro e di Chiesa, pensa te, ma facevamo Spiritual,
e all’epoca non esistevano cori Gospel, ma esisteva la passione di
una donna che era la nostra direttrice che ci insegnava la sua
esperienza, poi le cose si sono evolute ed io cominciai ad andare in
giro e negli anni in cui non esistevano amplificazioni ed i locali
erano troppo piccoli per sparare suoni “oltremuro”, facevo le mie
serate ed entrai a far parte di un gruppo di Pubbliche Relazioni che
pubblicizzava attività musicale dentro i locali; così da li a breve
cominciai collaborazioni con vari pianisti di cui non ti faccio
neanche il nome, tanto chi mi conosce lo sa bene, partecipai ad un
Mac P 100 evento molto noto e storico presso l’Accademia Navale, e
via via il Pianobar diventava il mio vero Habitat per me che
crescevo ascoltando MC e vinili di Mina, Pravo,Vanoni, Martini etc
etc…poi sempre sulla fine anni ’80 primi ’90 ebbi la fortuna di
sperimentare il genere FUSION (Jazz morbido diciamo così) diventando
per un periodo la voce degli OVER BEAT ( Marco Susini –
piano e tappeti, Stefano Conti all’epoca -basso, adesso
contrabbasso-, Marco Simoncini- batteria- Michele Cuccuini –
Chitarra- Francesco Poli -Tastiere) approfondendo i brani di Al
Jarreau, Oleta Adams, lo stesso Pino Daniele avanguardista italiano
(così mi piace ricordarlo) Tania Maria e infine la mia preferita
Anita Baker. Vabbè due nomi di pianisti te li faccio: Marco
Mazzantini, Marco Simoncini, Neno Vinciguerra, Sele, Daniele Riccioni
e tanti altri alcuni meno riconoscenti di altri ma pur sempre pezzi
della mia storia musicale
a cui posso solo dire Grazie
L’esperienza di Vocalist negli studi di registrazione in cui feci le prime esperienze di musica techno, chillout e altro, ma anche provare la bella sensazione di un’autoproduzione grazie a Fabio Lenzi (oggi Millennium Rec.Studio) è stato fondamentale e divertente perché mi hanno fatto sperimentare la Radio ( io per gusto e genere ai tempi del circuito Cuore ero la voce di Gamma Radio), ma anche il rivisitare pezzi musicali e prepararli per lo Spinning che in quegli stessi anni prendeva una grande volata verso i gusti di sportivi e non…
D Quale il tuo genere musicale?
Immagino cantautorato italiano e gli anni 70 in generale…
R Ma noi ci conoscevamo già? Esatto
il Cantautorato ma non solo italiano, da chitarrista autodidatta mi
sono appassionata a tutto il folk americano e non solo, John Denver,
James Taylor, Cat Stevens, Keith Carradine, e gli adorabili Simon &
Garfunkel di cui ancora ricordo tutto il Concert in Central Park…
la mia è stata sempre una voce nera per timbro, non per scelta e
quindi la mia beniamina fu proprio Gloria Gaynor che quando cominciai
a portarla cantandola, non ballandola nelle DISCO ma nei pianobar, mi
valse per consuetudine il pezzo “I will Survive” come mio cavallo
di battaglia tanto che ancora c’è qualcuno che quando la mette in
discoteca annuncia “di Fekaris-Fallani….” (che sarei io ahhh)
tutto per una battuta fatta da un amico Dj…
D So che ti sei esibita in decine e
decine di locali, tra cui uno dei più storici locali della nostra
costa…soddisfatta ?
R Bè il Frumpy, il Ciucheba fino al
2003 (anno della chiusura definitiva) e le Spianate, ma tutti i
locali della costa Viareggina dalla Capannina, alla
Caravella(diventata poi Midho e anche altro in seguito) Faruk e altri
che non ricordo neanche più, è passato del tempo….e poi fuori
dalla Toscana, nelle Isole, a Sanremo (non al Festival che chissà…)
ma in altri locali della splendida città dei fiori…insomma ovunque
capitasse poter fare musica!Quindi soddisfatta e grata direi.
D Naturalmente non hai mai “attaccato
il microfono al chiodo” ….
R Invece si, l’ho fatto per periodi
anche se brevi, per ragioni personali, abbattimento, delusione e
sconforto e a volte per paura…poi sono guarita dentro e ho ripreso
a fare la cantante, l’insegnante e l’organizzatrice di eventi
musicali miei e non solo…
D Musicista, cantautrice ma non
solo…so che ti interessi di teatro, poesia, fotografia…
R Si, tu citi la fotografia e questo mi
è servito perché io ho sempre avuto il famoso intuito per cogliere
l’immagine, non sono una professionista ma me la cavo bene anche
grazie ad un diploma conseguito quando ero ancora una ragazzina di
tecnica fotografica e laboratorio di sviluppo, ti ricordi le
vaschette da cui con le pinze dovevi togliere la foto e appenderla?
Dico mi è servita perché guardare il mondo anche da un’altra
prospettiva è fondamentale, mi piace lavorare dietro le quinte..E
poi il teatro, certo, fu con la Danza classica (che ho studiato per
20 anni) il primo grande amore che mi lanciò all’età di 5 anni su
un palco di un teatro locale in una rivisitazione dell’operetta
Lodoletta ribattezzata per l’occasione Rosabella…e poi gli
spettacoli a Teatro grazie alla Scuola di Danza(ormai scomparsa) di
Elizabeth Evans, unica a Livorno riconosciuta dall’Accademia di Roma,
bè mi fermo sennò ti riempio lo spazio…
D E se ti dico “Officine del Talento”
che mi dici ?
R Eccoci, il dietro le quinte…Officine del Talento è un Concorso, un Festival che sta affrontando la sua seconda edizione proprio in questo mese e che è finalizzato al trovare si dei Talenti, ma soprattutto far riemergere le idee attraverso la Musica e di cui mi hanno incaricato confidando nella mia storia musicale e personale; grazie all’area commerciale di Porta a Mare si sta cercando di creare delle opportunità vere e basate sul merito e non sulle famose conoscenze e io credo molto in questo progetto perché se molti faranno un bagno di umiltà e comprenderanno che Livorno ha bisogno di crescere e di imparare si può davvero ripartire….anzi il Concorso è ampiamente pubblicizzato sulla pagina Fb, sul sito di Officine del Talento e sono stati creati anche degli “INFORMATION POINT” proprio per dare ulteriori informazioni ai partecipanti di ogni età (dai 14 anni in su) e di qualunque genere ma soprattutto è stato aperto a quel cantautorato che è sopito da qualche parte ma so che c’è…quindi spero in molte adesioni anche perché le audizioni partiranno il 6 maggio e continueranno nei giorni del 20 maggio e 3 giugno, poi avremo le semifinali il 12/13 luglio e finalissima con premi particolarmente allettanti il 14 luglio 2019. E’ anche il mio riscatto quello di dare uno spazio e una possibilità che io non ho potuto/voluto avere….
D Questa è una iniziativa
straordinaria per la città…a proposito…Livorno è da sempre una
città ricchissima di talenti musicali, ma pochi di loro hanno avuto
i riconoscimenti che avrebbero meritato; alla luce della tua
esperienza e conoscenza , cosa manca per poter pensare di avere anche
in città una “scuola livornese” musicale , per poter fare quel
salto di qualità che è nelle nostre potenzialità e possibilità ?
R Come dicevo prima si deve
riacquistare innanzitutto la curiosità’ e ascoltare anche ciò che
non conosciamo e poi ricordarsi che la “scuola livornese
musicale”esiste nelle radici di un Pietro Mascagni, nella follia di
un Piero Ciampi ma si deve pensare che se c’è chi è considerato
bravo perché è famoso, noi dovremmo invece cercare di capire e
individuare colui/colei che diventerà famoso perché è bravo…non
più talent ma musica vera insomma!
D Ombretta, tutti noi abbiamo un
rimpianto, tutti noi non siamo saliti su un treno che si era fermato
al momento giusto ma sul quale non siamo saliti…dove andava quel
tuo treno ?
R Quel treno andava a Roma nel 1988
(circa) e si chiamava Roberto Davini, lui non rappresentava ma “era”
l’RCA la più forte casa discografica di quel tempo, insieme ad
un’altra che in quel momento stava acquisendo una ragazza che
sembrava bravina, una certa Giorgia, (si proprio lei) e quando mi
chiese se avevo brani miei e se suonavo uno strumento io risposi di
si, che mi accompagnavo con la chitarra per comporre i miei pezzi, ma
l’incapacità di gestire risorse a vent’anni e una situazione
familiare e personale difficile mi fece esitare e quando solo nel
settembre del 2014 scoprii da internet che Davini era morto ebbi un
magone dentro che mi portò a noleggiare un teatro da 300 posti e
mettere in scena uno spettacolo che raccontava la mia storia
artistica, personale e le mie esperienze che ti ho raccontato
parzialmente qui.
D Chi è oggi Ombretta Fallani ?
R Una donna di 50 anni suonati (ma bene…ahhh permettimi la battuta) che sa che nulla capita per caso, che crede che ognuno di noi ha una missione da compiere in questa vita e per il tempo che gli è concesso, quindi più consapevole sicuramente, con addosso ancora tanta passione per l’arte e a tratti melanconica riguardando quella ragazza di vent’anni che su quel treno non ci salì e va bene così perché forse oggi potrei non essere qui a raccontare la mia storia…ciao!
D Lorenzo Valdambrini…chitarrista dalla nascita ovviamente…
R Assolutamente no. Ho iniziato a
suonare la chitarra pochi anni fa dopo essere passato dal piano e
dalla batteria, ed aver cantato per tanti anni. Quello che faccio
dall’inizio della mia esperienza e carriera musicale e’ la surf music
in un modo o nell’altro poiche’ sono coinvolto in questo genere da
circa la meta’ degli anni 90. Quello che mi ha permesso infatti di
farmi strada come chitarrista e’ stata proprio la mia conoscenza del
genere e della scena, ovvero a differenza di altri sono andato
“dritto al sodo”, sapevo che sonorita’ stavo cercando e che cosa
stavo iniziando a suonare. Avere le idee chiare aiuta ad accorciare i
tempi talvolta.
D Oggi sei il lead guitarist del
gruppo Surfer Joe…grande gruppo, potente…come ci sei “capitato”
?
R Si, al momento sono in realta’
l’unica chitarra della band che porta il mio nome, infatti piu’ che
una band e’ a tutti gli effetti un progetto solista. Nonostante io
usi il nome “Surfer Joe” dal 1999 circa, la svolta nel suo
utilizzo avviene nel 2011, quando sono tornato in Italia (ho abitato
7 anni ai Caraibi) ed ho messo insieme la prima formazione del
progetto che tuttora sto portando avanti, “Surfer Joe & His
Boss Combo”. Questa formazione, il “Boss Combo” comprendeva mio
fratello Luca alla seconda chitarra, Tommaso Bandecchi al Basso e
Francesco Tonarini alla batteria. A seguito di questa prima
formazione, la band e’ un trio, “Surfer Joe & Band”, da
gennaio 2014 e diversi musicisti si sono alternati a suonare con me:
Gianni Apicella, Diego Persi Paoli, Gianni Niccolai, Alessandro
Quaglierini, Pieter Dedoncker. Oltre a questi musicisti lavoro con
alcune persone quando sono in tour in USA, Giappone e Latin America:
Jonpaul Balak (California), Christopher Roberts (California), Vincent
Minervino (New Jersey).
D Prima del Surfer Joe in quali
gruppi hai militato ?
R Diverse band come tutti, ma non molte
in realta’. Ho iniziato da giovane con il piano ed ho fatto alcuni
anni di pianobar. Proprio cosi! E non lo rimpiango affatto. Sono i
primi soldi che mi sono guadagnato ed e’ stata una esperienza
importantissima, specie se fatta da giovane (16-17 anni), perche’ per
la prima volta ti trovi a dover parlare con persone che non conosci,
avere un rapporto di lavoro, chiedere soldi e incassarli, caricare,
scaricare, prendersi la responsabilita’ di portare a termine una
serata e, ultimo ma non meno importante, affrontare il pubblico,
tanto o poco che sia. Poi con i Just Married a meta’ anni 90 mi sono
avvicinato alla beach music, una passione che ho iniziato a
condividere con altri membri della band, e con i Pipelines dal 1997
questa cosa e’ esplosa completamente e questa e’ stata una mia band
per 10 anni. I Pipelines (insieme a Luca mio fratello, Federico
Bellini, Alessandro Quaglierini e Francesco Zerbino come formazione
base, ma talvolta con il supporto di altri musicisti come Denis
Chimenti e Marco Fontana) hanno fatto oltre 1000 concerti un po’
ovunque in Italia e Europa portando in giro una scaletta di beach e
surf music, con una maggioranza di brani cantati in realta’ ed un
particolare riferimento ai Beach Boys ed al sound californiano di
inizio anni 60). Nel 2001 ho avuto il piacere di cantare Barbara Ann
con i Beach Boys a Biarritz in Francia, esperienza indimenticabile.
Nella seconda meta’ degli anni 90 ho cominciato anche ad
appassionarmi al surf strumentale ed ho iniziato suonando la
batteria, cosa che mi ha portato a formare una surf band chiamata
Speedsurfers circa nel 2003. Ma nel 2004 mi sono trasferito ai
Caraibi per alcuni anni per cui ho chiuso questo progetto pur
mantenendo aperto quello dei Pipelines con i quali ci siamo riuniti
in estate negli anni a seguire. Mentre ero via ho suonato con due
formazioni in trio: gli Hot-Doggers, una party rock n roll band con
la quale ho lavorato professionalmente per circa 5 anni suonando in
locali e casino a suon di 4-5 date settimanali continuative, e
contemporaneamente formando gli Wadadli Riders, unica e sola surf
band mai nata ai Caraibi, insieme a Nicoletta Solinas al basso. Gli
Wadadli Riders hanno girato molto in Europa e California, producendo
nel 2009 anche un disco dal titolo “Made in Antigua”, stampato su
vinile ed arrivato oggi alla terza stampa su CD. Continuo tuttora a
suonare molti brani degli Wadadli Riders. Detto questo dal 2011 mi
dedico solo al progetto Surfer Joe pur suonando alla batteria
sporadicamente con surf band in tour, specialmente dagli USA, ed ho
avuto il piacere di lavorare con diverse “leggende” del genere.
D Il vostro è un sound aggressivo, quasi metal, ma è sul palco, dal vivo, che date il meglio di voi, che lasciate il segno…senza dimenticarsi dell’esperienza surf…il tuo primo grande amore…
R Beh, io suono surf music. Forse
quando ti riferisci ad un approccio piu’ “metal” parli della
formazione del Boss Combo con la quale effettivamente l’impatto era
piu’ duro e meno tradizionale per il genere. Definire inoltre cosa
sia la musica surf e’ difficile se non impossibile, ed e’ una
discussione sempre aperta in tutta la comunita’ mondiale. Ma credo
che per capire cosa sia la surf music sia necessario solamente
comprare tanti dischi del cosiddetto genere ed ascoltarli. La musica
surf e’ strumentale, ma non tutto quello che e’ strumentale e’ musica
surf. Gli approcci sono molteplici e spesso diversi da quello che e’
considerato tradizionale, ovvero quello che si ascolta nei dischi
degli anni 60. Anche questo genere ha subito una evoluzione.
Sicuramente hai ragione quando dici che
il meglio si dà sul palco. Questo e’ un genere che e’ molto legato
agli strumenti utilizzati, l’acustica ha un’importanza fondamentale e
certe vibrazioni fanno parte del volume e della carica che si ha
solamente in un concerto dal vivo. Nonostante questo, registrare
musica nuova e’ importantissimo proprio per tenere in vita il genere
stesso. Si cerca in ogni modo di replicare il suono che c’e’ sul
palco e questo non e’ spesso un lavoro facile.
D Avete fatto tour in Italia,
Francia, Spagna, Belgio, Paesi Bassi e perfino in California…una
bella soddisfazione…raccontaci
R … e Svizzera, Lussemburgo,
Germania, Austria, Svezia, Finlandia, Repubblica Ceca, Giappone,
Messico, Brasile e, oltre alla California, gran parte degli Stati
Uniti in realta’. La lista e’ lunga e sono costantemente in tour in
questi paesi con regolarita’ quasi annuale. In particolare negli USA
sto facendo dai 2 ai 4 tour all’anno. Serve molta continuita’ e
capire come ogni paese funziona a livello lavorativo, quali sono i
limiti e le possibilita’ in modo da “calibrare” le richieste e le
relative aspettative. L’esperienza di tour e’ necessaria per capire a
pieno come le persone si approcciano alla musica in maniera diversa,
ovviamente in un mercato piccolissimo quale quello che la surf music
rappresenta a livello mondiale. A seconda di dove si va, bisogna
aggiustare il tiro e cambiare un po’ lo spettacolo per cercare di
ottenere il massimo da ogni singola serata.
D Progetti futuri, qualche disco,
ancora tour, dove possiamo ascoltarvi a breve ?
R A Settembre uscira’ per Hi-Tide
Recordings (New Jersey) un nuovo singolo in occasione di un mio tour
nel Mid-East USA e subito dopo iniziero’ la registrazione di un nuovo
album. Nel 2020 e’ prevista inoltre l’uscita di un “best” di
Surfer Joe su CD in Giappone per la Disk Union / Sazanami, esclusiva
per il mercato giapponese appunto.
Il mio calendario e’ sempre aggiornato
al sito www.surfmusic.net e
sono presente su tutti i canali online sia per acquisti digitali che
streaming.
D Lorenzo quali sono i tuoi punti di
riferimento, i musicisti che hai sempre ammirato ?
R Sicuramente la mia surf band
preferita di tutti i tempi sono gli Astronauts dal Colorado, una band
che ebbe grandissimo successo mondiale in quanto uno dei fiori
all’occhiello della RCA tra il 1963 ed il 1967 circa. Oltre a loro,
un punto di riferimento rimane sempre Dick Dale per un altro tipo di
sound, e di Dick apprezzo quasi ogni cosa fatta, soprattutto
nell’approccio che ha sempre avuto verso la musica. Diciamo che per
quello che riguarda me ho “rubato” ispirazioni qua e la, cercando
di prendere il meglio delle cose che mi piacevano e riadattandole al
mio modo di comporre che quindi risulta essere un misto di vari
elementi e sonorita’.
D Impossibile, parlando con te, non
parlare del locale…il Surfer Joe, punto di riferimento cittadino
nell’ambito musicale: decine e decine di gruppi sono passati dal
locale, festival, mostre, esposizioni, un binomio inscindibile…
R Sono orgoglioso di questo e del
lavoro fatto, ma il grande merito va a mio fratello Luca che ne e’
l’amministratore (sia a Livorno che a Lucca) e a Francesco Tonarini
che e’ nostro socio e food manager. Loro tengono in piedi la baracca
nel migliore dei modi facendola lavorare in maniera perfetta in mezzo
alle mille difficolta’ che ogni attivita’ commerciale come la nostra
ha. Io ho solo dato il “la”, ho contribuito alle idee e allo
spirito del posto, alla fine e’ l’unico locale al mondo dedicato alla
surf music. Le cose che ho solo iniziato io, anche per quanto
concerne la comunicazione, sono state portate avanti dai ragazzi che
ora lavorano li molto piu’ di me, e rammento Matteo e Diego Caldari,
musicisti ben noti a Livorno e due motori instancabili per tutte le
faccende logistiche e promozionali legate alla musica. Persone come
Michela, Graziella, Nico, Kikko, Gabriele, Cristina, Gigi, Simone,
Lorenzo, Angelo, Jenny sono con noi da diversi anni e nel bene o nel
male e’ un team consolidato. Siamo tutti coinvolti nella musica
attivamente 🙂 Francesco suona ed ha suonato in diverse formazioni
cittadine, mentre Luca e’ attivissimo nel circuito reggae con il suo
progetto principale Hookah & The Trenchtown Train da anni ormai.
D Sei un profondo conoscitore della
realtà musicale cittadina, sei a contatto con centinaia di musicisti
labronici e non: cosa ne pensi, si potrebbe fare di più ?
R No, non mi reputo un conoscitore
profondo della musica a Livorno purtroppo. Proponendo lo spettacolo
che faccio, trattandosi di surf music e di musica originale
sconosciuta ai piu’, non mi e’ mai stato facile lavorare in citta’ e
non avrebbe neanche troppo senso per me cercare di farlo. Non sono
mai invitato ad eventi musicali cittadini ed e’ giusto che sia cosi’
alla fine. Gli artisti piu’ legati al territorio ed alla scena locale
devono avere piu’ credito di me che sono sempre fuori e che alla fine
a Livorno passo poco tempo. Ma sicuramente conosco tante persone e
bravissimi musicisti che stimo molto. Credo che Livorno sia una terra
fertile di musicisti da sempre e che la qualita’ sia alta. Non ho la
pretesa di sapere cosa si potrebbe fare di piu’, ma posso certamente
dire che un po’ ovunque stiamo vivendo un momento di disinteresse
verso la musica dal vivo, specialmente da parte delle nuove
generazioni, ed e’ molto difficile sapere quale possa essere la
ricetta per riavvicinare i ragazzi alla musica. C’e’ molta
superficialita’ e la gente ha poca voglia di “ricercare”, di
ascoltare, limitandosi a quello che viene proposto sui canali online.
Ci sono tantissimi “esperti” e critici musicali al giorno d’oggi,
che hanno visto migliaia di video su YouTube o Facebook, ma che non
hanno mai scaricato ampli e casse da un furgone dopo aver guidato per
15 ore… e si pensa che fare musica ed essere un musicista sia
quello che si vede su internet… ma non e’ cosi’.
D Tutti noi abbiamo un rimpianto,
tutti noi non siamo saliti su quel treno che non è più
passato…dove andava il tuo treno ?
R Certo, tutti ne abbiamo. Per quello
che riguarda me come musicista in realta’ non avrei potuto fare piu’
di quello che ho fatto. Ho suonato in molti piu’ posti di quelli che
avrei mai potuto immaginare, ma solo 3 anni fa ho rinunciato a
spostare di 15 giorni un tour in California, cosa che mi avrebbe
permesso di condividere il palco con Dick Dale per la notte di
capodanno al Whisky A Go-Go di Hollywood. Avevo avuto la proposta, ma
il tour era gia’ chiuso ed anticiparlo avrebbe comportato diversi
problemi logistici oltre a dover provare a muovere parecchie date
gia’ fissate. Con il senno di poi non avrei mai dovuto rinunciare a
quella possibilita’ che sicuramente non potra’ mai piu’ capitarmi
nella vita, anche perche’ Dick Dale e’ scomparso recentemente.
Sarebbe stato un concerto epico per me ed una pietra miliare nella
mia carriera, oltre che un’esperienza indimenticabile. Concerto di
capodanno con Dick Dale nel locale piu’ famoso del mondo: credo che
se ho un rimpianto sia questo 🙂
D Chi è oggi Lorenzo Valdambrini ?
R Sono sposato con una ragazza tedesca, Anne, ed ho due bambini pazzeschi, Frida e Carl. Ho un nipote altrettanto pazzesco, Niccolo’, ed un secondo in arrivo. Faccio un sacco di cose e non ho mai tempo. Mi occupo di musica, seguo alcune cose per i locali gestiti da mio fratello Luca e Francesco, ho una azienda in Svezia che produce effetti per chitarra e sono sempre in giro. Per esperienza in eventi passati evito di chiedermi cosa faro’ fra qualche anno perche’ le cose cambiano continuamente, per cui, per quanto possibile, vivo alla giornata. Sono stressato come tutti noi nel 2019 🙂 e vorrei avere piu’ soldi… ma alla fine se li avessi finirei per spenderli in amplificatori e dischi… per cui e’ meglio cosi’!