THE ROLLING STONES Hackney Diamonds

La domanda che alcuni amici mi hanno fatto all’uscita del nuovo album dei Rolling Stones è stata : “Ma c’era bisogno di un nuovo loro album?”

Per assurdo facciamo finta che Caravaggio, Botticelli, Modigliami, oppure Beethoven, Mozart, Bach siano sempre vivi e ultracentenari…forse non vorremmo che facessero nuova musica o un nuovo dipinto? Certo che si !

Un uomo ha qualcosa da dire sempre, sia a 20, sia a 40, sia a 80 anni e oltre.

Tornando alla realtà,vediamo artisti come Willy Nelson, Eric Burdon, Bob Dylan, Roger McGuinn e molti altri che a oltre 80 anni sfornano dischi sempre all’altezza della loro fama.

Hackney Diamonds è un gran disco.

Il primo senza Charlie, dove i Rolling fanno semplicemente i Rolling e tanto basta.

Ospiti/amici importanti come Paul McCartney, Elton John, Bill Wyman, Steve Wonder per finire a Lady Gaga accompagnano le pietre in questo viaggio.

In due brani c’è anche la sorpresa graditissima di Charlie alla batteria, per il resto sostituito dal treno Steve Jordan, un autentico martello.

Dopo 18 anni dal loro ultimo lavoro “vero” ci regalano una manciata di ottime canzoni con alcune che avrebbero potuto ben figurare nei loro album cosiddetti migliori.

Ballate stupende, vedi Depending On You o Driving Me Too Hard o ancora Tell Me Straight oppure pura violenza stradaiola in Bite My Head Off o il coltello affilato di Live By The Sword .

Un discorso a parte merita Sweet Sound of Heaven , la perla, la canzone che illumina la notte, il pezzo che andrà a fare compagnia nei testi universitari a venire per entrare nella leggenda.

Sette minuti di rock, gospel, soul, ma anche sudore, lacrime, polvere, speranza.

Lady Gaga duetta con Mick da grande artista che è, la sua voce si integra alla perfezione con quella di Mick ma lasciatemi fare una considerazione un po’…blasfema.

Chiudete gli occhi e immaginate per un momento che a duettare con Mick ci sia Lisa Fischer, con la sua calda, avvolgente, ammagliante voce…la canzone andrebbe direttamente in paradiso, come dice il titolo.

Rolling Stone Blues chiude il cerchio.

Un blues, dove Mick e Keith si ritrovano da soli come 65 anni fa in un vecchio scantinato, con solo chitarra, armonica e voce a suonare quei vecchi blues che tanto adoravano.

Con un blues tutto ha avuto inizio e chissà, forse con un blues tutto finisce.

Nel frattempo sono sicuro hanno anche voluto dire :” We are us and you aren’t a dick !”

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