D Claudio Laucci, compositore di musica da film, arrangiatore, produttore musicale,
pianista, insegnante di pianoforte, la musica per te non ha segreti…un amore totale
R Sì, in effetti mi piace e mi viene naturale declinare la mia passione per la musica in vari
ambiti. La musica comunque, per fortuna, continua ad avere un sacco di segreti da
carpire.
D Naturalmente provieni da studi classici tanto che hai usufruito del programma Erasmus
dell’ISSM P. Mascagni per recarti a Göteborg (Svezia) dove hai svolto un tirocinio post
laurea all’Academy for Music and Drama in qualità di pianista accompagnatore, dalla fine
di Agosto 2017 alla fine di Gennaio 2018. Bella e fondamentale esperienza.
R Gli studi classici mi hanno permesso di venire a contatto con ambienti musicali nuovi e
modalità di approccio alla musica che avevo coltivato poco in passato come ad esempio il
mondo dell’opera. L’esperienza svedese è stata piuttosto intensa perché mi ha spinto a
ridefinire il mio ruolo di musicista: ho imparato ad essere più pragmatico avendo un
sacco di lavoro da svolgere tra prove, concerti, direzione di coro, lettura a prima vista
etc… Inoltre ho potuto toccare con mano una realtà musicale sicuramente più stimolante,
curiosa e “libera” di quella che ho vissuto in Italia e, più nello specifico, a Livorno fino
ad ora.
D Nel 2005 ti troviamo membro del gruppo Le Gorille…
R Le Gorille è il gruppo che ha rappresentato una pietra miliare nel mio percorso di pianista
e compositore. Le ore interminabili di prove, registrazioni e concerti che ho passato
insieme a Giorgio Ramacciotti (chitarra e basso) e a Matteo Falleni (batteria) sono state
fruttuose e mi hanno insegnato ad essere esigente, e questo lo devo soprattutto a Giorgio,
e mai scontato dal punto di vista della creazione musicale. Inoltre eravamo e siamo
tuttora amici e credo che quest’aspetto abbia rappresentato un valore aggiunto: ci siamo
sempre divertiti parecchio durante i concerti e credo che questo divertimento sia arrivato
agli occhi e alle orecchie del nostro pubblico.
D Difficile etichettare il vostro genere: musica prettamente strumentale con punte di jazz,
classica, rock…
R Ti confesso che ci siamo scervellati non poco per cercare un’etichetta che potesse definire
la musica che facevamo ma poi ci siamo arresi e penso ancora che sia stato meglio così.
Suonavamo quello che ci veniva naturale e che ci piaceva. Ovviamente suonando musica
strumentale abbiamo sempre cercato di creare dei temi, nel senso più classico del
termine, riconoscibili, che ci fornivano poi il materiale musicale per poter sviluppare ogni
singolo brano. E’ sempre stato un lavoro di gruppo: il mio contributo consisteva forse
nell’introdurre elementi musicali del mondo della musica classica e del jazz, mentre
Giorgio rappresentava l’anima più “sporca” e blues, e Matteo quella rock con un piglio
sempre spontaneo e efficace.
D Nel 2008 vede la luce il vostro primo album omonimo e nel luglio 2011 registrate
“Nautilus”…soddisfatti di questi lavori?
R Assolutamente sì. Mi ritengo soddisfatto e credo di poter parlare anche per gli altri due
componenti. Sono stati due dischi autoprodotti, registrati in pochissimo tempo (il primo
in 3 giorni e il secondo in una settimana) e in presa diretta (senza sovraincisioni quindi):
il risultato mi convince ancora oggi dopo 10 anni.
D So che vi siete esibiti anche a Skopje, la capitale della Repubblica di Macedonia per la XIV Biennale dei giovani artisti del Mediterraneo e in Francia…una bella soddisfazione
R Abbiamo fatto tanti concerti, sia in Italia che all’estero. L’esperienza macedone è stata
bellissima: abbiamo suonato in una piazza grandissima davanti a una miriade di persone
che ballavano e qualche giorno dopo in un parco pubblico in perfetto stile Unione
Sovietica, calati in un’atmosfera surreale…quando abbiamo iniziato a suonare Das Model
dei Kraftwerk abbiamo visto che il pubblico è andato come in trance. Magari sto
esagerando però la percezione è stata quella: per tre minuti ci siamo sentiti nell’Olimpo
del Rock…poi è andata via la corrente.
D E dopo che è successo? Altri lavori, progetti paralleli ? Progetti futuri ?
R Dopo la bellissima esperienza con Le Gorille ho seguito altre strade: ho approfondito lo
studio del jazz con Andrea Pellegrini, ho avuto modo di suonare svariate volte con Bobo
Rondelli sostituendo il suo pianista, ho completato il percorso di studi classici all’ISSM
“Pietro Mascagni”, ho composto la colonna sonora per la web serie AUS prodotta da RAI
Fiction e ancora musica per cortometraggi, spot commerciali, spettacoli teatrali, musical;
ho inoltre scritto due piccoli brani strumentali in stile beat anni ’60 che compaiono nella
prima scena del film “La Prima Cosa Bella” di Paolo Virzì. Ho formato nel frattempo un
trio swing, Triple Sec, col cantante e chitarrista Mattia Donati e col contrabbassista Giulio
Boschi con i quali suono un repertorio di brani swing e old time Jazz. Per quanto riguarda
i progetti futuri ho intenzione di spingermi ancora più a fondo nella composizione di
musica strumentale per il cinema e il mondo degli audiovisivi in generale. Mi è stata da
poco commissionata la sonorizzazione di alcuni film muti che si concretizzerà in un
concerto/proiezione che avrà luogo a Livorno il prossimo anno; per l’occasione suonerò
insieme alla percussionista Altea Silvestri.
D Claudio quali sono le tue fonti di ispirazione, oltre al cantautore francese Georges
Brassens (il nome Le Gorille è un omaggio ad un suo brano ) ?
R Ascolto e ho ascoltato tantissima musica: amo la musica jazz e il blues dei primordi, il
reggae e il rock anni ’60/primi ’70, la musica minimalista di compositori come Terry
Riley e molta della produzione di Arvo Part… Ultimamente mi hanno molto incuriosito i
lavori pianistici di Chilly Gonzales e Nils Frahm. In generale mi sento di affermare che
mi piace tutto quello che percepisco essere senza fronzoli, diretto e spontaneo anche nella
sua imperfezione. Se proprio vogliamo parlare di fonti di ispirazione citerei Claude Debussy, Erik Satie e John Lennon: queste sono le figure che, per ragioni diversissime,
rappresentano il modo di vivere e fare musica che sento più vicino alla mia indole.
D Sei anche un insegnante di pianoforte…in una città come Livorno che non sempre è
stata benevola con i suoi figli artisti, cosa consigli ai tuoi allievi ?
R Adesso ho rallentato un po’ l’attività di insegnamento anche perché lavoro come
supplente di musica nelle scuole medie. In generale però cerco sempre di passare ai miei
allievi i concetti che, grazie ad alcuni dei miei maestri, si sono rivelati essere
fondamentali per me nell’apprendimento dello strumento e della teoria musicale:
divertimento e curiosità. Ritengo che la componente ludica e quella dello stimolo
continuo siano indispensabili per giustificare l’impegno e la quantità di tempo e energie
richieste per imparare a suonare uno strumento.
Per quanto riguarda l’accoglienza livornese alle manifestazioni artistiche penso sia
sufficiente ricordare che Amedeo Modigliani veniva schernito dai suoi concittadini col
nomignolo “ir filosofo” per i suoi comportamenti sopra le righe…Credo comunque che
non si possa addossare del tutto la colpa ad una città per l’insuccesso del singolo
musicista o artista in generale: spesso ho notato che davanti ad un primo insuccesso c’è la
tendenza a dare “la colpa” a qualcun altro quando basterebbe solo impegnarsi un po’ di
più e migliorarsi. Livorno dopotutto riesce ancora ad apprezzare le cose belle…quando ci
sono.
D Claudio, rimpianti, occasioni perdute che rimpiangi ancora o “rifaresti tutto”,
musicalmente parlando ?
R Ci penso continuamente a questo aspetto ma ogni volta mi rispondo di no. Sono contento
del percorso che ho intrapreso fino ad ora e sono anche contento degli “errori” commessi
e degli intoppi che si sono verificati strada facendo.
D Chi è oggi Claudio Laucci ?
R A saperlo…