ARIBERTO CARBONCINI

D Ariberto Carboncini chitarrista. Quando hai scoperto l’amore per questo strumento?

R L’amore per la chitarra mi è stato insegnato da mio padre che aveva imparato da suo padre e che io ho trasmesso a mio figlio Riccardo.

D Nel maggio del 1965 formi gli Atomici, gruppo beat, come erano soliti chiamarvi…bei ricordi

R La data precisa non la ricordo ma ero proprio un ragazzino quando con Enrico Demi, Roberto Panciatici, Riccardo Chiesa e Roberto Dell’Agnello si fondò il gruppo “Gli Atomici”, nome suggerito dal babbo di Enrico Demi.

D In quella bellissima estate siete ospiti fissi del Caminetto di Tirrenia e La Casa del Popolo di Zambra…

R Si, abbiamo suonato in quei locali ma non solo. Dopo un po’ il sax di Roberto Dell’Agnello ci lasciò e fu sostituito dal sax di Corrado Lomi. In quel periodo avevamo un contratto per tutta la stagione alla Pergola di Cenaia la domenica pomeriggio. Finito il servizio verso le 18.30-19.00 smontavamo gli strumenti per andare a fare la serata a Nibbiaia: pensa che pazzi.

D Il gruppo ebbe vita breve, si sciolse infatti nel dicembre delo stesso anno, ma riusciste ad esibirvi al Gran Ballo d’Autunno organizzato dal circolo studentesco “Cave 61” nei saloni dell’Hotel Palazzo…una soddisfazione…

R Si fu una bella soddisfazione. Essere scelti per il Gran Ballo d’Autunno non era semplice.

D Sei rimasto in contatto con gli altri Atomici ?

R Per un po’ di tempo si ma poi ci siamo persi di vista. Con Roberto Dell’Agnello sono in contatto via Facebook.

D Hai attaccato la chitarra al chiodo o hai avuto altri gruppi?

R No, non ho attaccato la chitarra al chiodo, anzi: dopo lo scioglimento degli Atomici mi chiamò il gruppo Elite 95 (pensa 95 perchè in 5 avevamo 95 anni…) ed è stata la band con la quale mi sono tolto molte soddisfazioni. Il lavoro non ci mancava ed eravamo assidui in due locali: il Sirena di Rosignano per l’inverno e il Jolly Beach di Marina di Bibbona per l’estate dove a settimana facevamo anche 4 servizi. In questo locale poi, dopo lo scioglimento degli Elite 95 ho suonato con diversi musicisti tra i quali Roberto Galazzo, con il quale ho suonato anche con Aldo e i Consoli. Poi ho suonato anche con Toscano e i Sovrani. Ho smesso di suonare a 50 anni senza dimenticare Marco Shoemberg e Franco Rossiello.

D Quali sono stati i tuoi punti di riferimento, i tuoi mostri sacri, i batteristi che imitavi nella tua cameretta?

R Beatles, Luigi Tenco e Fabrizio De Andrè del quale, come solista, ancora oggi faccio qualcosa.

D Tutti noi abbiamo rimpianti o rimorsi, musicalmente parlando, qual’è il tuo più grande rimpianto ?

R Sinceramente non ho rimpianti, forse qualche piccola delusione ma rimpianti no.

D Chi è oggi Ariberto Carboncini ?

R Un piccolo imprenditore con una azienda di costruzione di insegne luminose con 13 dipendenti e che lavora ancora nonostante i suoi 74 anni ma sempre innamorato della musica.

ALESSANDRO BALDESCHI

D Alessandro Baldeschi…batterista fin dalla nascita immagino…per la gioia dei tuoi vicini di casa…

R In verità ho iniziato a suonare la batteria un po’ tardi…avevo 16 anni. Devi sapere che io sono nato a “pane e musica”: mio nonno suonava il bombardino nella banda cittadina e mio babbo era un virtuoso; suonava infatti il sassofono, il clarinetto e il flauto. La sera non avevamo ancora la televisione e la radio era il nostro passatempo; naturalmente in un ambirnte familiare del genere era facile sintonizzarsi sui canali musicali. Avevo 10 anni quando mio padre decise che dovevo frequentare l’Istituto Mascagni e imparare a suonare il violino. Ma quello strumento non faceva per me, con gran rammarico di mio padre. A 16 anni la “svolta”: un mio caro amico mi propone di iniziare a suonare la batteria di sua proprietà. Io non ho mai avuto una batteria in casa mia…andavo in Via San Luigi..quindi la gioia era tutta degli inquilini di quello stabile.

D Hai iniziato nel lontano 1965 con il gruppo Siderali suonando soprattutto nei circoli rionali riscuotendo molti consensi…bei tempi…

R Nel 1963 fui assunto alle Poste e con il mio primo stipendio mi feci un bel guardaroba alla moda, ma con il secondo comprai una bella batteria. Nacquero nel 1965 i Siderali riscuotendo da subito un bel consenso. Circoli rionali ma non solo ci davano la possibilità di esibirci e noi lo facevamo molto volentieri. Poi come spesso succedeva, le fidanzate di alcuni sciuparono tutto e il gruppo si sciolse.

D Poi nel 1967 dalle ceneri dei Siderali nascevano i Lords..che ricordi hai?

R Delle cosi dette ceneri c’ero solo io. Ma non fu difficile “mettere su il gruppo”. A quel tempo all’Attias c’era un vero e proprio “mercato del musicista”; la vicinanza del negozio Pietro Napoli faceva si che molti musicisti livornesi frequentassero la zona e così nacquero i Lords.

D Il vostro era un repertorio fatto di cover molto accattivante…

R Si faceva tutto per tutti. Nelle sale da ballo dovevamo “andare dietro alla moda “ musicale del tempo, dovevamo suonare “i balli” del momento, far ballare la gente. I proprietari di dancing ci cercavano soprattutto in estate ma non solo. Il Jolly Beach di Bibbona ci fece un contratto da giugno a settembre…tutte le sere meno il lunedì. Era duro ma gratificante. In inverno invece ci chiamavano a suonare nelle feste comandate e nelle feste private.

D Nel 1970 il geuppo si scioglie…che successe?

R Non è esatto che si sciolse: si modificò. Fidanzamenti, matrimoni, lavoro, orari fecero si che alcuni elementi abbandonassero il gruppo mentre altri li sostituivano. Le sale da ballo avevano scelto di cambiare, i dj avevano preso il posto delle orchestre ma rimanevano sempre le varie feste di partito che permisero al gruppo di lavorare fino al 1998.

D Hai avuto altri complessi o hai “attaccato le bacchette al chiodo” ?

R Dopo una breve parentesi nei Sovrani con Gigi Orlandi ho attaccato le bacchette al chiodo. Pensa non ho più neanche la batteria!

D Quali sono stati i tuoi mostri sacri, i batteristi che imitavi davanti allo specchio ?

R Sinceramente nessuno. Non avevo un modello al quale mi ispiravo.

D Gli anni ’60…anni irripetibili…la musica, la gioventù…raccontaci

R Ci vorrebbe un libro! Gli anni 60…un sogno: gioventù, belle ragazze, una vita spensierata…non mi far ricordare…

D Tutti noi abbiamo rimorsi e rimpianti che ogni tanto fanno capolino…musicalmente parlando, qual’è il tuo più grande rimpianto ?

R Uno grosso. Era il 1978 quando fui contattato dall’impresario Bentivoglio. Voleva costituire un trio: pianoforte, basso e batteria per fare musica d’ascolto durante il pranzo e la cena al Gran Hotel Hilton di Abu Dabhi che al tempo si chiamava Repubblica Araba Unita e era sul punto di esplodere turisticamente. La paga? 3 milioni e mezzo al mese quando alle Poste guadagnavo 600.000 lire. Non ci crederai ma dissi di no. Un altro rimpianto è quello di non avere studiato musica e uno strumento individuale. La batteria infatti è si uno strumento ma ha bisogno della “compagnia” di altri strumenti. A conti fatti, mio padre aveva ragione.

D Chi è oggi Alessandro Baldeschi ?

R Un pensionato ancora innamorato della musica che pagherebbe oro per tornare a sedersi dietro una batteria.

ANNA ROMALDINI

D Anna Romaldini, cantante…immagino fin dalla tenera età

R Sì anche se non ne ho mai avuto consapevolezza; fino ai 14 anni, cantavo sempre ma la mia prima arte era il disegno, e cantare era un qualcosa che facevo in automatico, senza pensare. Grazie a questo la mia voce si è evoluta naturalmente, senza aspettative

D Suoni anche qualche strumento ?

R Suono il piano da quando mi sono formata per insegnare. Da piccola ho studiato un po’ chitarra, ma sono rimasta a un livello molto basic, anche se spesso mi ha aiutato per scrivere le mie canzoni, più del pianoforte.

D Attualmente sei la vocalist del gruppo Visionarya, bel gruppo…come è nato questo ensemble ?

R Era un progetto interamente composto da Marcello Sanna, nato per essere strumentale: mi sono fatta catturare dalle sue armonie ed atmosfere ed ho quindi deciso di comporre linee melodiche e testi e sono nati i Visionarya

D La vostra musica potrebbe essere etichettata, anche se le etichette in musica sono sempre riduttive, electric music con venature rock metal…

R In effetti le sonorità attingono da molti generi e non abbiamo mai trovato un’etichetta che ci rappresentasse appieno. Abbiamo coniato il termine Fantasy Rock per le atmosfere oniriche, magiche e senza tempo che percepiamo nella nostra musica.

D Non solo sei cantante ma anche cantautrice

R Sì, cantautrice e ci tengo a dire anche compositrice perché scrivo interamente i miei brani (musica e testi) curando ogni particolare dalla scrittura fino alla scelta degli arrangiamenti. Sto in studio finchè non esce il prodotto che voglio, che deve essere interamente come ho deciso debba essere. Mi piace e voglio essere libera di scrivere in base ai miei gusti principalmente. Mi diverto tantissimo a creare gli arrangiamenti vocali delle mie canzoni e a partecipare attivamente alla fase di editing

I miei progetti inediti attivi sono Tyta Eden (house, dance, pop) Anna Romaldini (pop-rock, rock) e Visionarya (fantasy rock)

D In precedenza hai fatto parte di altri gruppi ?

R Ho avuto una band di ispirazione punk grunge durante l’adolescenza, ci chiamavamo Anemix e facevamo musica nostra ispirata principalmente a Nirvana, Green Day e alle band che ascoltavamo in quel periodo (anni ’90)

Per quanto riguarda le formazione cover ne ho avute moltissime, da una tribute con voce femminile dei Rolling Stones fino ad un quartetto lounge jazz. Mi piace molto spaziare nei generi musicali, sono molto aperta mentalmente alle commistioni e alle sperimentazioni.

D Con i Visionarya, se ben ricordo, hai partecipato ad un Sanremo Giovani…

R Era un evento in cui si esibivano diverse band italiane sul palco dell’Ariston, ma scollegato dal Festival. L’adrenalina nel mettere i piedi su quel palco è veramente indescrivibile, anche se non sei in gara. Pensai che su quel palco ci cantò Freddie Mercury nell’83 e mi sono emozionata tantissimo. Mettere i piedi sul palco dell’Ariston è un onore, è una bellissima soddisfazione.

D Progetti futuri, tuoi o con il gruppo ? Magari qualche concerto in città o dintorni?

R Vorrei continuare a scrivere musica e pubblicarla. Il live è molto cambiato e portare in giro musica originale non è semplice, sono percorsi totalmente diversi da quello che ho sempre fatto fino ad adesso, ai quali devi dedicare un certo tipo di attenzione e un certo tipo di dedizione che spesso non sono facili da sostenere se sei totalmente indipendente (soprattutto quando vuoi esserlo e non sei molto malleabile). Lavoro per diverse agenzie e in diversi progetti di musica cover che hanno per fortuna colmato la mia sete di live, che faccio per fortuna da sempre.

D Non solo cantante ma anche “vocal coach” presso MusicArte…interessante, faticoso ma anche appagante insegnare ai giovani…

R Direi non solo ai giovani perché ho allievi da 6 a 75 anni. Il canto è una passiome che moltissime persone hanno e che decidono anche da adulte di esprimere, con effetti davvero meravigliosi e a volte anche stupefacenti.

Insegnare non è semplice e devi studiare continuamente per restare aggiornata e poter sperimentare sempre tecniche e metodi nuovi ed innovativi.

D Con la musica e il canto si possono anche correggere disfunsioni…in cosa consiste il Metodo Proel di cui sei specialista ?

R Il metodo Proel, nel mio caso didattico, serve per riprogrammare la percezione del corpo e della voce nei cantanti in modo da eliminare tensioni, modificare atteggiamenti viziati, dare nuovi spunti e nuove prospettive nell’utilizzo della propria voce, dando nuovi strumenti che toccano anche l’igiene vocale, che deve essere sempre considerata per il mantenimento di una voce eufonica. È una tecnica corporea che integra la didattica tradizionale in modo veramente soddisfacente.

D Tutti noi abbiamo rimorsi e rimpianti per non essere saliti su quel treno che aspettava solo noi…musicalmente parlando, dove andava quel tuo treno ?

R Ho preso tutti i treni che potevo prendere. A volte si pensa di non aver preso i treni giusti ma poi capisci perché alcuni non sono mai arrivati e ringrazi che sia così, anzi tiri pure un respiro di sollievo.

Non ho né rimorsi né rimpianti, mi sento pienamente responsabile della mia vita e dove sono , anche se a volte non ne sono stata consapevole, l’ho deciso sempre io.

D Chi è oggi Anna Romaldini ?

R Sono una persona piuttosto centrata, in continua evoluzione e trasformazione. Mi piace quello che sono e sono orgogliosa di me. Mi impegno per raggiungere ciò che voglio con determinazione e tenacia, cercando di fare ciò che faccio per rendermi felice. Se coltiviamo il nostro mondo interiore con gioia oltre ad essere felici, possiamo essere di ispirazione anche per gli altri, dando forza ed energia a chi ne ha bisogno, nel mio caso le persone a cui voglio bene e i miei fantastici allievi di canto.