RICCARDO PRIANTI

D Riccardi Prianti, chitarrista ma anche tastierista e molto altro…polistrumentista con la musica nel DNA… Fai parte del gruppo Weekend Martyr, ottimo duo… come nasce questo sodalizio ?

R Io e Elia Lazzerini, il batterista, abbiamo sempre suonato insieme. Non ho avuto altri batteristi all’infuori di lui e penso che questo si senta molto soprattutto quando suoniamo live. Weekend Martyr è un progetto che nasce dall’esigenza di scrivere e approcciarsi ad una band più indirizzata verso il formato canzone. Gli ascolti che abbiamo avuto negli anni sono spaziati veramente tanto e volevamo avere una band dove poter esprimere al meglio tutti quegli input che non fossero i nostri soliti punti di riferimento post – punk. Il momento catartico è stato quando abbiamo scoperto i T.Rex.

D Il vostro genere, anche se è sempre difficile etichettare il sound di un gruppo, si può definire new wave con strizzate d’occhio al rock inglese…

R Sicuramente il Garage Punk inglese è uno dei nostri punti di riferimento da sempre, dai precursori Kinks fino ai The Fall. Lo è altrettanto la scena indie – alternative degli anni 90 americana.

D Avete già dato alle stampe un CD per la Aloch Dischi…soddisfatti ?

R Certo! tutti i ragazzi di Aloch Dischi sono amici e ci hanno dato per la prima volta l’opportunità di uscire con un’etichetta che anche se piccola ha veramente delle uscite discografiche e delle band di qualità.

D Progetti futuri, magari un nuovo cd o qualche concerto appena possibile ?

R Sì, abbiamo un disco nuovo pronto: Wires in uscita per il 2021. Non sappiamo ancora bene quando perché vorremmo far combaciare l’uscita del disco con un tour ma purtroppo ad oggi non è razionale pensare a date e concerti ancora per un po’.

D E dei Wax Faces che mi dici ?

R Gli Wax Faces sono il primo amore che non si scorda mai. Nicola e Francesco sono due musicisti validissimi e amici fraterni. Abbiamo registrato due Ep che ancora oggi mi ascolto con grande orgoglio. Siamo momentaneamente fermi perché siamo stati tutti molto presi da altri progetti: Fracesco con i Velvet Vega, Io e Elia con i Weekend Martyr. Nicola invece si è dedicato a migliorare le sue competenze come fonico e produttore. Infatti, il nostro nuovo disco Wires dei Weekend Martyr è stato prodotto, mixato e curato da lui. Per quanto riguarda gli Wax Faces ad oggi, diciamo che siamo solo in stand by. Occhio!

D Prima Dei Weekend hai fatto parte di altre band ?

R Certo, nella prima adolescenza ho fatto parte di molte band da Grunge a Punk. Ricordo uno dei miei primi live in prima superiore dove suonavo il basso in una cover band dei Rage Against The Machine, così ci siamo conosciuti io e Elia. Poi i Guzen: la nostra band dove facevamo per la prima volta pezzi nostri spiccatamente influenzati da band come i Fugazi e la scena Washington D.C di fine ottanta – inizio novanta.

D Come abbiamo già accennato suoni più di uno strumento anche se penso il tuo “amore” sia la chitarra. quali sono i tuoi punti di riferimento ?

R Direi che un bel riassunto sia: Peter Laughner dei Pere Ubu e Stephen Malkmus dei Pavement.

D Livorno e la musica… te sei giovane ma sarai al corrente che migliaia di gruppi sono nati all’ombra dei 4 Mori… come mai, secondo te, difficilmente qualcuno è andato oltre un bel pezzo, eppure talenti purissimi ci sono stati e ci sono tutt’oggi ?

R Penso che Livorno sia stata e sia una fucina di talenti e di band che potrebbero suonare in giro per tutto il mondo. Il nostro problema è che siamo troppo attaccati a questa città e alla nostra dimensione provinciale. Ci piace tanto rimanere qui a lamentarci. Penso che l’errore di molti sia quello di prendersi troppo o troppo poco sul serio. Io devo ancora capire di quale categoria faccio parte, Intanto mi lamento e continuo a suonare.

D Tutti noi abbiamo un rimpianto (anche più di uno) che ogni tanto ci ricorda che abbiamo sbagliato; musicalmente parlando quale è il tuo più grosso rimpianto ?

R Sinceramente in termini musicali non ho rimpianti artistici su nessuno dei nostri lavori. Però ne ho infiniti per quanto riguarda tutto quello che gira intorno ad un disco e ad un progetto. Mi sono sempre fatto prendere dalle famose “paranoie” e ho perso molto tempo inutilmente. Ci mangiamo le mani più che mai oggi che siamo costretti a non poter suonare per il Coronavirus.

D Chi è oggi Riccardo Prianti ?

R Ti rispondo domani!

ANDREA QUAGLI

D Andrea Quagli, batterista. Chitarrista mancato o amante da sempre del rullante ?

R Sempre e soltanto batterista. Ho iniziato a 10 anni suonando con i famosi “bussoli del Dixan” e non ho più smesso.

D Hai fatto studi particolari o sei autodidatta ?

D Inizialmente autididatta, poi nel lontano 1972 decisi di prendere alcune lezioni e scelsi il migliore: il maestro Giangi Debolini. Eravamo un gruppo di batteristi e Giangi ci ha insegnato tutti i “trucchi del mestiere”. Il caso ha voluto poi che io stesso ho iniziato a dare lezioni precisamente da Toni in Via Maggi.

D Attualmente fai parte del gruppo MK5 Evolution, ottimi musicisti, band storica…come sei entrato a far parte di questo “complesso” ?

R Dopo la tragica morte di Stefano il gruppo Mk5 ha passato momenti dolorosi…conoscevo già i ragazzi anche attraverso Paolo Saini. La decisione di ricominciare ed ecco nati i MK5 Evolution.

D Te comunque vieni da lontano…prima hai fatto parte di altri gruppi , se non sbaglio Soraya Band e altri ?

D Si purtroppo vengo da lontano…purtroppo perchè se vengo da lontano vuol dire che non sono un ragazzino… Il mio primo “concertino” è datato 4 settembre 1970, al Circolo Arci La Rosa…i Flash eravamo, io E Luciano Trovato. Poi è stata la volta dei Demoni: sembre Luciano al Basso, l’avvocato Boirivant alla chitarra e Adriano Viteglio alle tastiere . E’ durato fino a quando quest’ultino decise di emigrare in Danimarca con il nostro comune amico Enrico Rosa. Nel 1973 entro a far parte del famoso gruppo Aldo e i Consoli…giriamo tutta la Toscana e mezza Italia. Si accorgono di noi tanto che ci chiamano a Milano per un provino per accompagnare Roberto Soffici, quello che ha firmato Non Credere per Mina, Un pugno di sabbia per i Nomadi e Casa mia per l’Equipe 84. Nel frattempo ci chiamavamo Immagine. Era il 1977. Ironia della sorte fu che ci presero tutti meno Ald…lui che era il più famoso e il leader. In quel periodo ho avuto la fortuna di conoscere molti artisti tra cui Tullio De Piscopo al quale cercavo di rubare i segreti dello strumento.

Fine anni 80 torno a Livorno ed incontro appunto Soraya dando vita alla Soraya Band. Era un gruppo fantastico e particolarissimo; pensa che oltre a me c’erano Leonardo Tommasini al basso, Maurizio Calistri alla chitarra, Miliano Mora alle tastiere, ovviamente Soraya alla voce e ben due ragazze al sax, Daiana Fiorini e Fiorenza Messicani. Ci divertimmo fino al 1995.

Subito dopo vengo chiamato come Direttore Artistico al Liceo Bini di Pisa: dirigevo un’ottima aggregazione musicale di ragazzi che mi ha datto molte soddisfazioni.

In seguito varie cover band, tra le quali “fritto misto” e Santana” con Miliano Regoli. E poi, in tempi recenti La Zoo Station U2 Tribute Band con Gianni Ponzetta e gli altri amici. Siccome non riesco a stare fermo, contemporaneamente faccio parte del gruppo Passi Carrabili di Pisa con il quale partecipo ad un ottimo video. Il resto è storia recente.

D Progetti futuri, qualche concerto appena possibile ?

R Sicuramente si, concerti a bizzeffe, ne abbiamo voglia tutti, appena questa Pandemia ci lascia vivere di nuovo la nostra vita.

D Quali sono i tuoi mostri sacri, i batteristi che imitavi fin da bambino davanti allo specchio ?

R Quanto tempo abbiamo? A parte gli scherzi, sono molti i batteristi che mi hanno influenzato…farò tre nomi: Franz Di Cioccio, Michael Giles e naturalmente Tullio De Piscopo.

D Una domanda che faccio a tutti i batteristi : Charlie Watts dei Rolling Stones ha detto che il “suo culo” di riferimento è quello di Mick Jagger perchè sono più di 50 anni che se lo vede dimenare davanti alla batteria sul palco…quale è il tuo culo ?

R A “primo acchito” mi verrebbe da dirti Loredana Bertè che abbiamo accompagnato in gioventù e credimi…era un gioiellino, ma se devo dire in senso “etico” allora ti faccio il nome di Roberto Soffici, artista preparato, serio e bravissimo., un vero punto di riferimento. Grazie al suo nome ho suonato in ogni posto in Italia con musicisti incredibili. Funzionava così: facevamo parte in molti dell’Agenzia Staff Music di Roma nella quale militavano anche i grossi calibri come Renato Zero, Cocciante, Bongusto…un impresario voleva scritturare per una serata Renato Zero o Cocciante? Bene. L’Agenzia rispondeva: “Ti dò Renato Zero ma mi prendi per una sera anche Roberto Soffici e il suo gruppo. Facile no ?

D Rimorsi e rimpianti, treni lasciati andar via…quale è il tuo più grosso rimpianto, musicalmente parlando ?

D Non essere rimasto a Milano 50 anni fa. Molte pressioni allora, dalla famiglia, dalla fidanzata che poi sarebbe diventata mia moglie e la fatidica domanda che tutti mi facevano: “Ma quando ti trovi un lavoro vero?”

D Chi è oggi Andrea Quagli ?

R Mi piacerebbe tanto dirti un musicista di professione che per hobby fa l’autotrasportatore in Porto, ma purtroppo è alla rovescia. Un uomo sempre ragazzo innamorato della musica.

CHIARA LUCARELLI

D Chiara Lucarelli, cantante…immagino fin da bambina…

R: In realtà non proprio, da bambina ho studiato pianoforte e nasco come tastierista, molto prima che cantante. Il canto è un aspetto della musica che amo, ma al quale ho cominciato ad approcciarmi solo negli ultimi 8/10 anni, completamente da autodidatta.

D Fai parte del duo Velvet Vega, ottimo progetto…come nasce questo sodalizio?

R: Dunque, innanzi tutto grazie del complimento. I Velvet Vega sono un sodalizio nella vita, ancor prima che artistico. Io e Francesco stiamo insieme da 9 anni e abbiamo avuto diversi progetti insieme. Dal 2013 al 2018 abbiamo portato avanti il duo The Love Thieves, caratterizzato da un sound decisamente più orientato al synth-pop, con qualche richiamo ’80ies. Dopo qualche anno però non lo sentivamo più nelle nostre corde, sentivamo l’esigenza di esprimerci con un sound più oscuro e malinconico, in grado di toccare corde più profonde. Così, abbiamo fatto reset e sono nati i Velvet Vega.

D Il vostro sound si può definire Darkwave, Postpunk…un sound esplosivo, quasi doloroso, un sound perfetto per la tua ottima voce e per il tuo modo di porti sulla scena…

R: Sì, il nostro sound è sicuramente scuro ed esplosivo, anche se i nuovi pezzi che stiamo producendo hanno un taglio sempre cupo ma decisamente meno postpunk e istintivo. La mia voce in realtà è molto cristallina e “pop”, non posso definirla “canonicamente” ideale per questo genere, che di solito è contraddistinto da voci più basse e cupe. Diciamo però che io l’ho resa più personale e interessante miscelandola a degli effetti come distorsioni, delay, riverberi ecc., alcuni dei quali realizzati apposta per me dal mitico Giulio di Kuro Custom Audio.

D Al vostro attivo, se non sbaglio, due cd : “Can’t control” e “Collapsing”…soddisfatti del risultato?

R: All’attivo abbiamo “Collapsing” che è l’album di debutto uscito nel 2018 e “Can’t Control”, un maxi-single uscito lo scorso Luglio con due brani nuovi e due remix realizzati da due band della scena che stimiamo molto, oltre che compagni di etichetta: The Coventry e Lost Messages. In generale siamo soddisfatti, anche se diciamoci la verità, quasi sempre noi musicisti troviamo dei difetti nei nostri lavori, ma è uno stimolo a fare meglio! 🙂

D Oltre ai cd avete è possibile anche avere vostre T-Shirt…

R: Esatto, abbiamo anche le T-shirt. Chiunque sia interessato può scriverci sulla pagina Facebook www.facebook.com/velvetvegamusic/ o visitare il sito www.velvetvega.com

D Progetti futuri, magari un altro lavoro, qualche concerto quando tutta questa coronafollia sarà passata magari in città?

R: Il maxi-singolo uscito a Luglio è stato un assaggio del secondo album, al quale siamo lavorando e che uscirà nel 2021. Purtroppo questo clima di incertezza non rende facile il lavoro a nessuno, soprattutto per il mondo della musica e della cultura in generale. Per quanto riguarda i live, non vediamo l’ora di tornare presto sul palco. Abbiamo dovuto cancellare diverse date in Italia, che speriamo di riuscire a riorganizzare quanto prima e perché no, magari anche un bel concerto in città.

D Quali sono stati i tuoi cantanti di riferimento, i tuoi mostri sacri ?

R: Questa è una domanda difficile, la lista è lunga. 🙂 Scherzi a parte, nella mia vita la musica è sempre stata predominante, fin da quando ero piccolissima. Ho ascoltato generi diversi, dal classic rock all’industrial, dall’indie all’elettronica e credo che queste influenze si sentano in ciò che faccio. In generale i miei 5 mostri sacri sono senza dubbio: Depeche Mode, The Cure, David Bowie, Nick Cave e Siouxsie and the Banshees.

D Come ha reagito la città di Livorno, città della musica da sempre, al vostro genere un pò “particolare” ?

R: Diciamo che Livorno ha ottimi musicisti e tanta bella musica, ma non è caratterizzata da una grande cultura di questo genere, al contrario della vicina Firenze che ha sfornato grandi mostri sacri della New Wave italiana come Litfiba, Diaframma, Neon, ecc. Però devo dire che l’unico concerto che abbiamo fatto in città (all’Ex Caserma Occupata) è stato apprezzato e con un buon riscontro in termini di pubblico e interesse.

D Tutti noi abbiamo uno o più rimpianti che ogni tanto riaffiorano…musicalmente parlando, quale è il tuo più grosso rimpianto?

R: Eh, bella domanda. In realtà non mi piace guardare al passato anche se, allo stesso tempo, credo che tutto nella vita sia utile per spronarci a fare meglio. Forse l’unico rimpianto è di essermi trascinata per troppo tempo il precedente progetto, anche quando non lo sentivo più nelle mie corde e di aver fatto un album con quella band in cui non mi sono sentita me stessa al 100%.

D Chi è oggi Chiara Lucarelli ?

R: Nella vita di tutti i giorni mi occupo di web marketing, copywriting e social media all’interno di un’agenzia di comunicazione. La musica è la mia passione con la P maiuscola e, anche se non potrà mai essere un lavoro a tempo pieno, voglio continuo a suonare perché mi fa provare emozioni uniche, oltre a permettermi di conoscere persone nuove e posti mai visti prima. Il periodo è difficile, i locali saranno sempre meno, ma il mio più grande sogno è portare il gruppo per qualche data fuori dai confini nazionali. Chi vivrà vedrà. 🙂