CLAUDIO BONACCORSI

D: Claudio, il tuo amore per le tastiere quando e come nasce?
R: Diciamo che l’ispirazione a suonare le tastiere nasce nel lontano 1974; all’epoca ascoltavo già i Genesis (secondo me i re del prog). Le tastiere di Tony Banks mi facevano venire la pelle accapponata per i “tappeti” ma anche per gli assoli. Per questo motivo formammo il primo gruppetto musicale.


D: 1978… Libera Espressione… il tuo gruppo.
R: Il gruppo Libera Espressione era un gruppo con idee abbastanza chiare. I primi esperimenti insieme non avevano portato a niente di concreto. Poi cominciammo a “suonicchiare” dei brani tutti nostri ispirati a vari temi sociali. Suonavamo con la passione trascinante dei ventenni. Stavamo molto tempo, spesso fino a tarda notte, a cercare di sfornare idee per creare i pezzi anche se avevamo una strumentazione ridicola rispetto agli strumenti costosi del tempo.
D: Le tastiere e il rock… un connubio spesso non facile ma anche vincente.
R: Certo! Nel rock le tastiere sono senz’altro importanti, soprattutto per alternarsi alle chitarre o per integrarle: i duetti dei Deep Purple sono un esempio lampante; chiaramente, le tastiere troverebbero poco spazio nell’heavy metal o in altri tipi di rock.
D: Nel 1981 esci dal gruppo…
R: Quando nel 1981 uscii dal gruppo non fu una scelta facile. Volevo sposarmi e non potevo sopperire a spese impegnative come quelle di una band. Infatti avrei dovuto migliorare la mia strumentazione, contribuire a comprare un impianto voci ed altre spese. I miei compagni lo presero come un abbandono e per certi versi era vero.
D: Keith Emerson o Rick Wakeman? Chi ti ha più ispirato? O chi altri?
R: Keith Emerson o Rick Wakeman? Qui ci sarebbe da scrivere un mondo! Sono due tastieristi molto diversi tra loro. Mi piace Emerson per come sapeva rendere il pianoforte e l’Hammond “micidiali”; avessi avuto almeno una delle sue mani… Wakeman mi piace molto per le atmosfere che creava con gli Yes. Comunque il mio preferito in assoluto è Tony Banks.
D: La fine degli anni ’70 ha visto l’esplosione del prog. Anche voi avevate nel vostro repertorio cover dei Genesis e altri. Una manna per chi suonava le tastiere
R: Il prog è in assoluto la musica che preferisco: Genesis, ELP, Pink Floyd, King Crimson, PFIlM, Orme, Banco del Mutuo Soccorso… ultimamente ne ho scoperti molti di gruppi prog che in gioventù non avevo mai ascoltato. A parte questa leggera premessa, ti rispondo che in quel periodo non avevamo in mente di fare cover di altri gruppi, vuoi per la scarsa preparazione musicale per fare quel genere di cover, vuoi per la strumentazione non adatta a ricreare le atmosfere Genesisiane o dei Pink Floyd. Personalmente avevo una tastiera SIEL che per il periodo non era niente male, anche se in circolazione c’erano già tastiere importanti come l’Hammond o il moog… e stava cominciando l’era delle workstation…
D: C’è qualche musicista livornese che apprezzi particolarmente con il quale vorresti suonare?
R: Ammiro moltissimo il batterista Leandro Bartorelli e il flautista/sassofonista Claudio Fabiani e ho avuto il piacere di fare un paio di jam con Alessandro De Fusco, secondo me un tra i più bravi chitarristi rock, ottimo interprete degli AC/DC. Magari fossi all’altezza di suonare con questi musicisti: vorrebbe dire che sarei un grande musicista anch’io! Invece sono solo un appassionato.
D: So che suoni anche oggi. Parlaci del tuo gruppo.
R: Ho ripreso a suonare sei anni fa. Fino a quel momento strimpellavo in casa… ma era soltanto un passatempo. Comunque man mano che passava il tempo sentivo l’esigenza di suonare con una band. La mia poca esperienza e la mia timidezza mi avevano impedito di propormi come tastierista. Poi un giorno ho ritrovato il mio amico fratermo Mauro Pietrini e grazie a lui abbiamo formato un gruppo: i Return Flame. La formazione era la seguente: Mauro Pietrini al basso, Silvano Storpi alla chitarra, Sergio Paoletti alla chitarra ritmica e controvoci, Sergio (Sughino) Donati alla batteria (sostituito in seguito da Gianni Venturi), Moreno Lenzi alla voce e il sottoscritto alla tastiera. Mauro, per motivi personali, fu sostituito da Marco Dentone. La band è andata avnti fino al 2012 poi ci siamo sciolti. Posso dire che è stata una bella esperienza; ci siamo divertiti e ho debuttato con loro al Cavern di Piero Ciantelli. Facevano cover dei Deep Purple, Uriah Heep, Orme… e molti altri. Sì, ci siamo tolti delle belle soddisfazioni. Non voglio pavoneggiarmi, non è nel mio carattere, però posso dire che abbiamo avuto l’onore di apripista al Banco del Mutuo Soccorso e Tolo Marton. Dopo lo scioglimento dei Return Flame, con Moreno Lenzi e sua moglie Monica, decidemmo di formare un’altra band: la Libera Espressione. Il nome è quello originale del primo gruppo, e fu scelto perché al suo interno, oltre a me, entrò a far parte anche Giovanni Di Rocca (mio amico fraterno e chitarrista dei primi anni). La formazione era così composta: Moreno Lenzi e Monica alle voci, Giovanni Di Rocca alla chitarra, Tino Tozzi al basso, Sergio “Sughino” Donati alla batteria (sostituito in seguito da Gianluca Chetoni prima e poi da mio fratello Mirco Bonaccorsi). Avevamo intenzione di fare anche musica nostra, ma poi il progetto andò in fumo e continuammo con il filone delle cover. Facemmo un paio di uscite non importanti ma comunque piacevoli ma dopo due anni il gruppo si divise. A quel punto il sottoscritto, Giovanni Di Rocca e Mirco Bonaccorsi siamo rimasti soli e ci siamo dati da fare per cercare bassista e cantante. Abbiamo anche trovato delle persone con le quali abbiamo provato a formare una nuova band, ma tralascio di raccontarti questo periodo. Attualmente abbiamo formato un altro gruppo con il quale non ci siamo ancora esibiti (ad eccezione di una jam questa estate). La band si chiama “La Percezione”. Volevamo ripetere le esperienze delle cover rock degli anni 70/80 e anche fare musica nostra, ma dobbiamo ripiegare su cover pop/rock più leggere. Questo ci dà la possibilità di esibirci in determinati luoghi, come ad esempio gli stabilimenti balneari. Questo è un compromesso necessario per non “marcire” a fare le prove dentro un fondo.
D: Sei stato protagonista negli anni 70 e ancora oggi calchi le scene… che differenze, a parte l’età, trovi nella scena musicale livornese?
R: La parola protagonista mi sembra eccessiva. Diciamo che ho avuto la gioia di assaporare l’evoluzione della musica rock dei mitici anni 70. Cosa ne penso dell’attuale scena musicale livornese? Ad essere sincero non seguo più come qualche anno fa i gruppi nostrani.
D: Chi è oggi Claudio Bonaccorsi?
R: Da un punto di vista musicale un uomo abbastanza soddisfatto perché forse, con l’attuale band, abbiamo trovato un equilibrio, una stabilità. La voglia di suonare è ancora tanta e spero di potermi ancora esibire in pubblico al più presto. Da un punto di vista umano posso dirti che tra un anno e mezzo circa andrò in pensione e naturalmente potrò dedicarmi maggiormente alla musica, sperando di continuare a lungo a suonare con questo gruppo.

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