MATTEO MORI

D In un mondo dominato dalle chitarre, te innamorato del basso…

R Ahahah è verissimo anche se inizialmente comprai il basso soltanto perchè ai miei vecchi compagni mancava un bassista, ma ricordo ancora l’emozione che mi diede suonare la prima canzone con quello strumento. Non ho mai avuto un carattere troppo esibizionista, la chitarra richiama l’attenzione di tutti su di se…ma essere indispensabili all’insaputa di tutti, o di molti, è qualcosa che mi elettrizza e mi fa amare questo strumento. Senza contare tutte le sfumature che può avere il basso…e poi diciamolo….il suono è dannatamente sexy !

D Ricordo bene il tuo primo gruppo, i Sixteen, giovanissimi ma molto bravi…bei ricordi vero?

R I Sixteen sono e saranno per sempre parte di me…Simone Galassi, Jacopo Fanucchi Emanuele Biagi….è grazie a questo gruppo che ho iniziato ad amare il basso ed è sempre grazie a loro che ho iniziato questa mia passione sfrenata per la musica. Con loro ho passato dei momenti magici, abbiamo suonato su innumerevoli palchi, in svariate città italiane, da Roma fino in Valle d’Aosta, passando da Avezzano e Ivrea. Se posso dire di avere una certa esperienza in campo “musica dal vivo” è sicuramente grazie ai Sixteen. E’ vero eravamo giovani, ma avevamo una voglia e una carica talmente grande che venivamo sempre riconosciuti, in senso positivo, dai gruppi di ragazzi più grandi. Un esempio che porto nel mio cuore è l’amicizia nata con gli Ikona, gruppo metal di ragazzi più grandi di noi…ma dopo aver suonato insieme ( al vecchio locale Elvis Fun Club….che ricordi) la differenza di età si è come annullata…la magia della musica.
Senza Sixteen onestamente non so se sarei diventato quello che sono adesso a livello musicale, per quanto la musica non sia il mio lavoro ma solo una passione. Al gruppo devo davvero molto.

D Attualmente fai parte del gruppo Per Aspera: suono potente, stile groove…

R Purtroppo attualmente non faccio più parte dei Per Aspera perchè ho dovuto prendere una decisione un pò netta ed investire i soldi ed il tempo che usavo per questo gruppo in un progetto per un mio eventuale futuro lavoro. In ogni caso sono davvero onorato di aver suonato con questo gruppo. la musica che fanno è davvero molto bella ed intelligente, basta vedere i video su youtube per capirlo. L’atmosfera che c’era quando suonavo con loro era veramente bella, serena, amichevole e familiare… infatti tutt’oggi mi sento sempre con Marco (cantante) e Stefano ( chitarrista), giochiamo insieme ai videogiochi.

Il bello della musica, e di far parte di un gruppo soprattutto, è quello di creare delle belle amicizie; a me onestamente è successo raramente di non avere un bel rapporto coi membri di un gruppo.

Nonostante non suoni più con loro, devo ringraziare i Per Aspera per le belle esperienze passate, con loro ho registrato i miei primi video musicali, ho visitato Sanremo per le finali del “Sanremo Rock” e suonato come ospiti al concorso nazionale “Pistoia Blues Obbiettivo Bluesin”….sono tutte cose che porterò volentieri nel cuore

D Tra Sixteen e i Per Aspera in quali altri gruppi hai militato

R Onestamente ho suonato in moltissimi gruppi/progetti, tolti i due sopra citati ho suonato e suono tutt’ora ne “Lorenzo Taccini e la Piccola Orchestra” gruppo cantautoriale italiano che si diletta nell’interpretare vari artisti; da De Andrè a Guccini da Gaber al labronico Ciampi fino a suonare le inedite del nostro cantante/cantautore Lorenzo Taccini.

Abbiamo inciso due dischi nel 2015 e 2017 e 2 singoli nel 2019.

Ho suonato nel gruppo death metal “Nemesis” ( Chiara, Willy, Federico e Matteo), cover band degli Arch Enemy che aveva la peculiarità di avere la cantante, Chiara, che cantava in growl and scream…anche con loro mi sono divertito da pazzi e scatenato come non mai. Abbiamo suonato al festival metal “Ghioz of Metal” di Cecina e a Roma all’Alcatraz.

Grazie ai Nemesis ho conosciuto Matteo Santoni, col quale ho in corso un progetto acustico dove io canto e lui suona la chitarra. pian piano sta diventando un gruppo con altri membri…spero ne sentirete parlare perchè è molto promettente.

Giusto un paio di mesi fa, prima dell’inizio di questa pandemia Covid,sono entrato a far parte del gruppo Moherock come cantante; questo gruppo è una figata, genere Irish/Celtico con componenti veramente in gamba e musicisti fenomenali. Vi terrò Aggiornati.

Nel corso degli anni ho suonato anche con altri ragazzi di ogni genere e suonato musica di ogni genere…sono molto felice di ciò. mi ha permesso di prendere confidenza con moltissimi generi musicali, sia col basso che con la voce.

D La Piccola Orchestra, che poi piccola non è…suonate e interpretate le più belle canzoni dei cantautori italiani, oltre a brani inediti del cantautore livornese Lorenzo Taccini…come nasce questo “ensemble” ?

R E’ vero, siamo ben 7 membri. questo gruppo è nato moltissimi anni fa ( ad oggi ho l’onore di essere, oltre a Lorenzo Taccini ovviamente, il più longevo membro del gruppo) e ha avuto moltissimi membri che si sono intercambiati negli anni.

Inizialmente era un progetto nato voce e chitarra, rispettivamente Lorenzo e Anna Fazzi ( maestra di chitarra e compositrice della parte musicale delle canzoni di Lorenzo), da li poi il gruppo è cresciuto sempre di più fino ad arrivare alla formazione ufficiale ultimata nel 2018 con Claudia Argenti alla chitarra, Carlo Peveri alla batteria/percussioni, Giovanni Cavicchia al flauto traverso, Michele Fierabracci alla fisarmonica ed Elisabetta Mannini al violoncello.

Il gruppo vanta di maestri e studenti di conservatorio, per farla breve solo io non ho studiato , ma posso comunque vantare di una discreta esperienza di musica dal vivo che non guasta mai.

L’idea del gruppo è quello di arrangiare, in base agli strumenti che abbiamo a disposizioni, le più belle canzoni dei cantautori italiani alternandole appunto alle canzoni scritte da Lorenzo. E’ un progetto molto bello e caratteristico e sono davvero felice di farne parte. Abbiamo avuto moltissime esperienze suonando in Teatri, palchi labronici e non, matrimoni, sagre e abbiamo avuto l’onore di suonare a Genova in Via del Campo 29 Rosso, museo dedicato a “Faber” nella celebre Via del Campo della sua canzone.

Abbiamo anche fatto un video che potete trovare su Youtube del nostro singolo ” Carta e Matita” con protagonista una bravissima ballerina amica nostra Emma Rapezzi.



D Nel tuo “peregrinare” in diversi gruppi ti sei cimentato in generi diversi…ma qual è il “tuo” genere, quello che magari ascolti da solo in casa?

R Non posso dire ancora di aver suonato tutti i generi, ma mi ci sto avvicinando piano piano , in ogni caso il “mio” genere è e resterà il metal, in tutte le sue sfaccettature. Prediligo quello melodico che si avvicina al rock, quello degli Alter Bridge per intenderci, ma non mancano nella mia play list gruppi come Avenged Sevenfold, Edguy, Dragonforce, Slipknot, Dimmu Borgir, Iron Maiden e così via.

Per capirci, ne “La Piccola Orchestra” il mio soprannome è “El Diablo”…

Il metal caratterizza anche molto il mio modus operandi di suonare il basso, che cerco di adattare ad ogni genere che suono. Adattare generi con altri è una cosa che mi piace da impazzire

D Quali sono le tue influenze, i tuoi punti di riferimento ?

FABIO FANTOZZI

D Fabio Fantozzi, chitarrista cantautore, come e quando hai scoperto questa “vocazione” ?

R Nell’ adolescenza con gli amici, quando si trascorrevano intere giornate di ozio al mare o in qualche parco pubblico, io ero quello che si portava dietro la chitarra e suonavo e la prestavo. Ero e lo sono forse meno, un pò timido .Difficilmente mi prestavo a soddisfare le richieste degli amici anche se poi cedevo magari al canto di gruppo : “Fammi quella canzone ,fammi quell’altra…” Preferivo sonorizzare a modo mio il momento ozioso. Poi quando mi trovavo da solo con la chitarra…è lì che nascevano le prime cose poi sviluppate ,non prima di ascoltare però Neil Young, e di aver acquistato la mia prima armonica e porta armonica.

D Sei conosciuto come Tozzifan, un modo simpatico per “storpiare” il tuo cognome, sei un onemanband, sul palco da solo…

R Il nome mi venne suggerito durante le interviste di “Tutti Sul Palco” organizzato dal The Cage Club di Livorno. Fa riferimento al personaggio fantoziano kamikaze inventato da Paolo Villaggio :lui come tutti i kamikaze precipitava sul bersaglio nemico conoscendo già il proprio amaro destino. Io come OneManBand faccio lo stesso cercando sempre di colpire il bersaglio, ossia per me il pubblico.

D Mai fatto parte di una band ?

R Certo. Ho iniziato suonando il basso in una band con, alla chitarra Luca Pezzini (ex Tasters),voce Luca Gambardella, batteria Daniele Paoletti prima (ora noto jazzista) e Andrea Ungheretti (ex No Radical Change) dopo.

Facevamo l’ intero repertorio dei Nirvana e anche pezzi di nostra composizione, naturalmente ispirati a quel sound. E sempre col basso ho fatto parte di altre formazioni per lo più di genere melodia-punk. Invece con la chitarra ho suonato con gli Humanoira, tutt’ora attivi: con Riccardo Vivaldi chitarra e voce, Davide Variale basso e sinth, Marco Palazzolo batteria .

D Il tuo possiamo definirlo un cantautorato folk-rock, ottimi testi su una musica semplice e accattivante..soddisfatto di quello che sei riuscito a fare sin ora ?

R Sono soddisfatto di quello che ho fatto finora…però credo ho ancora tanto da migliorare, tecnicamente e artisticamente. I brani da me composti sino ad ora sono frutto delle mie emozioni e legate al mio vissuto. Ogni volta che risuono qualcosa di mio mi piace anche ora, dopo parecchi anni che è stato scritto riesco sempre a ritrovarci la carica emotiva che mi ha spinto a realizzarlo.

D Progetti futuri ? Un cd ? Magari qualche concerto dopo che questo maledetto virus ci renderà la nostra vita ?

R Sto lavorando a dei pezzi nuovi con i quali sto sperimentando parti elettroniche sempre mantenendo la forma onemanband. La mia ricerca attuale, infatti è volta a far convivere il mood del cantautore con le nuove sonorità sperimentali che animano la scena underground attuale. Superato questo momento di emergenza, che limita il live degli artisti, spero in un futuro a breve di poter tornare on the road con le mie nuove produzioni.

D E del tuo impegno come roadie degli Appaloosa che mi dici ?

R Sono stato fortunato ad avere avuto questa opportunità di crescita. Mi sono formato musicalmente ed anche umanamente durante questo periodo, passato a stretto contatto con amici oltre che musicisti quali Marco Zaninello e Niccolò Mazzantini, e poi Diego Ponte, Enrico Pistoia, Simone Di Maggio, Dyami La Cha Young, Luciano Turella, Michele Ceccherini, Luca Leone. Ho visto un numero di band infinito suonare in ogni tipo di situazione, e situazioni improbabili diventare luoghi di concerto dove i musicisti non si risparmiavano mai dal trasmettere tutta l’energia possibile. Abbiamo condiviso le giornate ed i luoghi, con chi per quel giorno era il promoter o soltanto un amico che avesse un po’ di tempo da perdere ed un domicilio da condividere per promuovere e sostenere la passione per la musica. Un’ esperienza, imperdibile per chi vuol far musica secondo me, che mi ha forgiato e mi ha dato un bagaglio tecnico artistico inestimabile. C’è chi lo fa con la scuola, con l’ Erasmus io l’ ho fatto al seguito di una band dal profilo punk.

D Hai girato tutta l’Europa, moltissimi palchi, eppure penso che una realtà musicale capillare come c’è a Livorno abbia ben pochi riscontri; come mai allora difficilmente si riesce ad andare oltre i confini dei Macelli e Piazza Roma ? Che ne pensi in proposito ?

R Come prima cosa c’è bisogno del desiderio da parte di una band di superare i confini. A questa voglia magari scaturita a sua volta dalla voglia ancora più forte, di voler dire qualcosa che magari in casa propria non viene capita, segue l’ atto di prendere ed andare, organizzarsi, magari non prima di essersi un minimo preparati in sala prova, di esser felici di aver registrato “in studio” qualche brano, di aver trovato qualche contatto “oltreconfine” dagli amici degli amici più grandi… e aver controllato i livelli dei liquidi del furgone. Ora a differenza di qualche anno fa quando non esisteva internet, è anche più facile.

D Fabio quali sono i tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando ?

R Sono stati tantissimi :Sonic Youth , Nirvana ,Melvins ,Neil Young… devo un po’ aggiornarmi

D Rimorsi e rimpianti accompagnano la vita di ognuno di noi, quale il tuo cruccio più grosso ?

R Ho sempre desiderato pubblicare un disco che rispondesse appieno al mio concetto di far musica, il tempo vola ma nonostante qualche precedente pubblicazione, non demordo e sto lavorando su nuove idee in questa direzione. Tour, ed etichette, quando c’è l’ idea non tarderanno a venire.

D Chi è oggi Fabio Fantozzi alias Tozzifan ?

R Ho un po’ di ritrosia a definirmi un cantautore, forse per il grande rispetto per chi lo fa e lo ha fatto in maniera efficace fino ad ora, unendo musica e poesia. Mi piace pensarmi come un “manipolatore” di emozioni attraverso la mia musica, nel tentativo da “piccolo” kamikaze di colpire e “affondare” il fruitore dei miei pezzi.

ANNA RUBINI

D Anna Rubini, cantante ma anche pianista…hai fatto studi classici o autodidatta ?

R Entrambe le cose. Ho studiato pianoforte classico con Erika Guerrini per alcuni anni, per poi passare al moderno con Roberto Giorgi e adesso con Miliano Mattei. Negli anni 90 avevo anche preso lezioni di tastiera elettronica, con Giampaolo Franceschini a Firenze. In quegli anni abitavo là.

D Spesso accompagni musicisti ma soprattutto sei una solista…hai mai fatto parte di qualche gruppo ?

R Certo. Ho suonato, nel periodo in cui ho abitato a Firenze, in duo con il pianista Carlo Bovani. Poi, dal duemila in poi, tornata a Livorno, ho iniziato ad appassionarmi al jazz ed ho iniziato a collaborare con Massimiliano Fantolini con cui ho anche fatto parte di un quartetto jazz, il Jbj Quartet, insieme a Sergio Consani.

D La tua voce ben si adatta a vari generi…dal pop al rock…dai Queen a David Bowie, ma quale è il tuo genere preferito ?

R Come ti dicevo, amo molto il jazz. Ma mi sento profondamente una cantautrice di pop italiano.

Su Youtube, sul mio canale Anna Rubini, si può vedere il mio ultimo video, “Arsenico e vecchi merletti”, anteprima del mio disco di prossima uscita. Ad ogni modo, per tutte le notizie è possibile rimanere aggiornati sulla mia pagina FB Anna Rubini e sul gruppo FB Anna Rubini world.

D Quali sono i tuoi mostri sacri, i tuoi cantanti e musicisti di riferimento ?

R Li hai citati: David Bowie e Freddie Mercury!

MA se devo dirti una donna, certamente non posso prescindere dalla divina Diana Krall.

Un esempio ineguagliabile.

D Salire su un palco da sempre una emozione incredibile, quale il tuo stato d’animo quando ti presenti davanti ad un pubblico ?

R All’inizio c’è sempre un po’ di tremarella, specialmente se si tratta di un debutto.

Ma poi subentra quella meravigliosa magia del palco che è una droga a tutti gli effetti…

E che non può non mancare.

D Progetti futuri ? Qualche esibizione a breve, coronavirus permettendo ?

R Adesso è tutto fermo…. Aspettiamo che si possa ricominciare qualcosa. Nel frattempo, posto qualche video piano e voce sulla mia pagina.. Così, come se si trattasse di un palcoscenico virtuale…

D Livorno e la musica…città che ha “sfornato” centinaia e centinaia di artisti…ma non è mai riuscita ad imporre una su “scuola labronica”…cosa pensi che manchi per fare quel salto di qualità ?

R La consapevolezza di essere artisti veri, destinati ad un pubblico più ampio, e non soltanto alle mura lorenesi…

D Tutti noi abbiamo rimorsi e rimpianti, tutti noi non siamo saliti sul benedetto treno che ci aspettava…dove andava il tuo ?

R Io dico sempre che il mio treno non è ancora arrivato….

D Chi è oggi Anna Rubini( o Anna Maria Andreini) ?

R Una donna libera che ha ancora tanta voglia di imparare e di mettersi in gioco, e che ama sfidare i propri limiti, soprattutto in un ambito, quello artistico, in cui l’unica cosa che alla fine conta è quella di aver regalato un’emozione a qualcuno. Meglio se più di una, e meglio se più di qualcuno.

KATIA VITO

D Katia Vito, cantante e tastierista… nasce prima l’una o l’altra?

R Nasce prima il canto e dopo qualche anno ho iniziato a studiare pianoforte.

D Hai fatto anche studi classici presso l’intituto Mascagni se non sbaglio..

R Non ho fatto gli studi classici al Mascagni, ma ho frequentato corsi di pianoforte e canto moderno presso scuole di musica. Nel 2017 ho iniziato il mio percorso in Conservatorio e attualmente frequento il III Anno Accademico del Corso Canto Jazz .

D Ora stai facendo la “Onewomanband” soddisfatta?

R È sempre stato il mio sogno cantare e potermi accompagnare al pianoforte. Soddisfatta sì, anche se mi piace di più condividere il palco con altri musicisti.

D Hai mai fatto parte di una band?

R Si, ho fatto parte di alcune band. Attualmente sono all’interno di un progetto tutto al femminile, musicale ed editoriale intitolato Black Diamond ideato da Elisabetta Agonigi. Siamo un trio: io canto e suono il pianoforte, Roberta Picchianti la batteria e Ada Salvatori il basso e contrabbasso. Eseguiamo cover ed inediti in stile pop/soul. Siamo anche protagoniste del fumetto chiamato “Ultimo volo”.

D Katia quali sono i tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando sia come tastierista che come cantante?

R Sono cresciuta ascoltando Michael Jackson, Queen, Stewie Wonder, Mariah Carey e Whitney Houston. Attualmente seguo molto Lady Gaga, che per me è un’ artista completa, guardo molto le sue perfomance, soprattutto quelle piano e voce. Ascolto anche Alicia Keys, Norah Jones, Beyoncè.

D Suoni e canti un po’ di tutto, dal pop al jazz, ma qual è il tuo genere preferito?

R Canto molto più pop, che jazz.. Il mio genere preferito è il soul, e R&B

D Progetti futuri, magari un cd, concerti in vista, corona virus permettendo?

R Bè.. intanto finire il Triennio di Conservatorio, fare serate, lavorare sugli inediti e cantarli e presentarli alle serate.. Poi magari il Cd.. sarebbe bello!

D Un tuo sogno nel cassetto e un tuo grande rimpianto

R Ma!… un rimpianto è quello di non aver iniziato prima a studiare musica, e di non aver creduto subito in me stessa. ..Il mio sogno è quello di cantare a New York..

D Chi è oggi Katia Vito

R La Katia Vito di oggi è più decisa e determinata, ho le idee chiare di quello che voglio fare veramente. Non sono diventata una cantante famosa ma sono comunque felice di fare la cantante anche suonando e cantando nei piccoli locali perchè faccio quello che ho sempre sognato di fare. Ho ancora tanto da lavorare e studiare molto.. l’importante è non stare fermi!!

VALERIO VOLIANI

D Valerio Voliani, cantante. Cantanti si nasce o si diventa?

R Ciao Massimo. Non credo ci sia una regola ben precisa a riguardo. Il canto è una forma d’ arte come tante altre e per ognuna di esse, c’è chi ha più attitudine e chi meno. Io sono un autodidatta da quasi trent’anni e non mi sento di definirmi Cantante: sono più interprete di ciò che scrivo e arrangio, ossessionato dalla voglia di esprimere ciò che mi divora l’anima. Sono una persona che non campa di musica ma che vive per essa.

D Dal 2015 sei il FRONTMAN dei Diesanera, ottimo gruppo…come nasce questa idea?

R L’idea è nata quando ho incontrato Ilario Danti. Al tempo suonavamo entrambi in una Gothic band di Pisa. Le canzoni che suonavamo in quel periodo erano molto carine ma non ci rappresentavano fino in fondo. Di comune accordo lasciammo la band!

In quel periodo abitavo in una piccola casa in affitto nella periferia di Livorno, così allestimmo la cantina come un vero e proprio studio di registrazione e cominciammo a scrivere nuove canzoni, molte delle quali sono finite in CRUMBS

D La vostra musica è difficilmente catalogabile, una sorta di alternative Gothic rock molto intrigante…

R Ti ringrazio per il “difficilmente catalogabile”, vuol dire che abbiamo fatto un buon lavoro.

Penso che l’identità di una band sia la cosa più importante, un modo per distinguersi dalla massa e ottenere più seguito. Nella nostra musica puoi trovare un po’ tutto: dalla synth new wave al dark, dal Gothic ad atmosfere progressive. Il primo album è stato una specie di test per vedere se il percorso intrapreso fosse quello giusto. Il secondo lavoro sarà molto più maturo ed omogeneo

D Prima dei Diesanera hai fatto parte di altri gruppi?

R Penso di essere uno dei pochi veterani livornesi rimasti attivi dagli anni ’90…la mia esperienza musicale è partita nel lontano 1995 come frontman della rock band Kanthina. Ho un bellissimo ricordo di quella realtà. In quel periodo Livorno pullulava di bravissimi musicisti, molti spazi per suonare e grande supporto da parte di tutte le band.

Nel ‘97 entrai a far parte degli ICYCORE con i quali ho iniziato un percorso un po’ più professionale pubblicando 2 album, uno autoprodotto e l’altro prodotto dalla SPV tedesca, ed ho collaborato poi alla stesura del terzo.

Nell’arco di 25 anni ho avuto diversi progetti, pubblicato 5 album, due greatest hits distribuiti in tutto il mondo, collaborato con artisti nostrani ed internazionali e negli ultimi anni ho avuto anche esperienze nel campo dei musical.

D Tornando a voi, CRUMBS è il vostro album-biglietto da visita. Ha avuto una lunga gestazione e solo nel 2016 è stata pronta la stesura definitiva…soddisfatti?

R Non penso che un anno sia un tempo poi cosi lungo per la stesura di un disco, soprattutto se si riparte da zero! In verità ci riteniamo molto soddisfatti.

Quando crei un nuovo progetto non sai mai quanto potrà durare. È necessario un periodo per trovare complicità con i musicisti che ti affiancano, a volte buttando via tempo e risorse per un obiettivo comune. Ho visto tanti gruppi sciogliersi dopo neanche un anno di attività, altri cambiare line up ogni due mesi. Spesso le priorità cambiano negli anni, cosa che per adesso non è ancora successa a noi.

D Progetti futuri, qualche concerto magari in città anche se il momento non è dei più felici?

R Stiamo aspettando il momento giusto per fare uscire il secondo album. Abbiamo già il master pronto, stiamo ultimando il montaggio del primo video clip e riorganizzando le scenografie per quanto riguarda i live.

Purtroppo questo periodo sta rallentando la tabella di marcia, ma a fine mese sceglieremo le nuove strategie da attuare per la promozione e distribuzione del nuovo album e la riorganizzazione di tutti i live. Per quanto riguarda suonare in città, non so che dire…

Dal 2016 ad oggi siamo riusciti a suonare a Livorno solo una volta presso l’Ex Caserma Occupata!

Pochi sono i locali rimasti aperti che danno spazio a musica come la nostra e poco è l’interesse delle persone per la musica inedita in generale. Spero che questa situazione cambi al più presto o vedremo palchi infestati solamente da tribute band (che rispetto ma non condivido) o soggetti sociopatici con milioni di visualizzazioni su YouTube.

D Valerio quali sono stati i tuoi cantanti di riferimento?

R Tantissimi per la verità’…ma quello che forse è più riuscito a cambiare la percezione che ho adesso della musica è stato Geoff Tate dei Queensryche.

D La vita di ognuno di noi è piena di rimorsi e rinunce che “ci rodono” …quale è il tuo più grande rimpianto, musicalmente parlando?

R Penso che il mio più grosso rimpianto sia stato quello di non aver aperto bene gli occhi quando alcune situazioni mi chiedevano di farlo. Ho bruciato qualche anno della mia vita dando importanza ad alcuni progetti che, col senno di poi, si sono rivelati solamente “partite di calcetto”, musicisti con ottime potenzialità che non hanno saputo fare rinunce o che hanno messo la musica in secondo piano.

D Chi è oggi Valerio Voliani?

R La stessa persona di 25 anni fa. Un po’ più razionale, un po’ più riflessivo, che fa bagaglio dei propri errori per poi commetterne altri…con qualche chilo in più e qualche capello di meno, ma con la stessa voglia di spaccare il mondo