D Nicola Barboni, cantante…quando è nata questa tua passione ?
R É nata nel 2004, mi ricordo che
uscivo con il lettore cd in tasca e sentivo a tutto volume i brani
più noti come i Beatles, The Who, Pearl Jam e molti altri…
Volevo a tutti i costi cantare! Un
giorno ero a casa e misi una base, i miei famigliari mi vennero a
dire che avevo una bella voce e da lì iniziai a prendere lezioni di
canto da Auro Morini.
D Ti sei esibito in numerosi locali sia
a Livorno che in altre zone…raccontaci
R Certamente, dato che erano diversi
anni che prendevo lezioni di canto, volevo esibirmi per vedere i
risultati, allora iniziai a cercare diversi locali, infatti mi sono
esibito con il PianoBar due volte al Mixer, Ristorante Pizzeria Bella
Napoli, Trattoria La Botteghina, del The Cavern e del Ristorante Old
West Pub, ed ora al Mercato Centrale, poi trovai una palestra
musicale che mi dette l’opportunità di esibirmi anche fuori
Livorno, mi ricordo che narravo la storia del Rock degli anni 50 fino
hai tempi di oggi.
D Nel 2008 hai realizzato un cd
contenente 4 brani presso lo studio di Gigi Domenici a
Livorno…soddisfatto ?
R Si! Sono pienamente soddisfatto, mi
portò un bel risultato, dove molte persone ne rimasero contente, sia
per il lavoro che ha fatto Gigi Domenici che per i brani scelti da
me.
D 10 anni dopo nel 2018 hai realizzato
un altro cd questa volta presso lo studio Auro Morini Records…come
è stato accolto dal tuo pubblico ?
R Il secondo cd a distanza di anni è
stato un buon risultato, molti complimenti e critiche positive, in
questi brani ho dato tutto me stesso per ottenere miglioramenti
rispetto a quello precedente a livello vocale e il pubblico ha
reagito notando questi tipi di miglioramenti.
D Nella tua biografia ci sono numerose partecipazioni a concorsi canori con molti premi e riconoscimenti…una bella soddisfazione…
R Bellissime soddisfazioni perché sono
cose che neanche mi aspettavo, quando sei soprattutto alla fine che
devono dire i nomi, hai l’ansia addosso perché non sai se uscirà
il tuo nome o meno, ma alla fine quando hai ottenuto un certo
risultato dai un bel sospiro di sollievo e vai avanti, sono belle
esperienze che ti fanno crescere.
D Come sei arrivato, dopo molti anni,
al Karaoke ?
R Per pura fantasia e un pizzico di
follia, oltre al canto ho un’altra passione, la “Tecnologia”
sono anche un tecnico informatico quindi conosco molti programmi di
qualità, dove si ottengono buoni risultati per ottime performance,
quindi ho voluto unire tre cose che riunisco le mie due passioni:
(Rock, Karoke, Tecnologia)
D Nicola quali sono i tuoi punti di
riferimento nel panorama musicale ?
R Ne ho tanti, ma quelli che preferisco
sono: Elvis, Beatles, The Who, Queen e sopratutto il vocalist Freddie
Mercury.
D Hai girato Livorno e provincia in
lungo e largo…pensi che i luoghi dove i musicisti possono esibirsi
siano sufficientemente attrezzati e disponibili o manca ancora
qualcosa ?
R Disponibili sicuramente sì, sulla
questione di attrezzatura ho sempre preferito portarmi la mia, anche
se il locale aveva già tutto, perché conoscendo la propria
attrezzatura sai come rendere nei migliori dei modi lo spettacolo
stesso!
D Tutti noi abbiamo un rimpianto nella
vita…dal punto di vita musicale, qual’è il tuo più grosso
rimpianto ?
R Il mio rimpianto è quello di non
aver trovato una band, dove puoi confrontarti e scambiare le idee,
migliorarsi e crescere insieme, presumo che sia una delle esperienze
più interessanti, perché mettersi al confronto impari sempre cose
nuove.
D Chi è oggi Nicola Barboni ?
R Nicola è un ragazzo volenteroso di imparare cose nuove, orgoglioso di aver creato il KaraRock, e sopratutto soddisfatto di regalare serate in compagnia di persone che ci voglio bene per ciò come siamo.
D Matteo Cateni alias Monkey Man…rapper…come è nata in te la passione per questo genere musicale ?
R Io ho sempre avuto una vera e propria
passione smisurata per la musica.. tutta la musica.. Ho sempre
sognato di fare il cantante ma purtroppo sono stonato come una
campana, poi ho scoperto il rap che dava a tutti la possibilità di
prendere un microfono in mano nonostante le dote canore fossero
pessime.
D Dal 2009 fai parte del gruppo
Villasound…gruppo dal sound pieno di contaminazioni…rap, soul,
reggae, musica latina…
R A noi piacciono le contaminazioni, le
fusion, ci piace quando generi diversi compenetrano in un pezzo,
siamo meticci orgogliosi e fieri di esserlo.
D Importantissimi i vostri testi che
spesso sono un pugno nello stomaco e un altro in bocca : prendete le
difese degli ultimi, i disadattati ma anche parole di fuoco contro la
Chiesa, lo sfruttamento…come nascono, un lavoro di gruppo
suppondo…
R Si dipende per quanto riguarda le
strofe rap ognuno si scrive il suo(dopo aver fissato un tema) per
quelle melodiche invece facciamo un lavoro di scrittura di gruppo in
sedute di arrangiamento.
D Nel 2013 avete vinto il premio Best
Album ai Livorno Musica Award con il vostro lavoro “Villasound Puro
vol.1”, una bella soddisfazione..
R Si non ce lo aspettavamo ed è stata
una bella soddisfazione successivamente avremmo anche elaborato un
altro disco che ha però subito uno stop per problemi tecnici di
studio spero si sblocchi presto la situazione.
D Sono seguiti altri lavori negli anni
?
R Ognuno nel frattempo ha intrapreso
diversi altri progetti da singolo nonostante periodicamente
continuiamo a riunirci e a lavorare.
D Progetti futuri ? Concerti dal vivo
dove possiamo ascoltarvi magari in città ?
R Davide con Elena hanno diversi
progetti in corso che si affacciano nel sociale(uno ad esempio nel
carcere della Gorgona); io ho fondato un altro gruppo side-project di
rap acustico con gli strumenti. Per adesso non abbiamo live in
programma ma di solito l’estate è la stagione in cui è più
facile sentirci.
D Matteo quali sono i tuoi punti di
riferimento, musicalmente parlando, i tuoi mostri sacri ?
R Tanti… se dovessi fare una lista
sicuramente F. De André, passando dai Cypress Hill, per arrivare a
gruppi come Rage Against the Machine o più recenti come Damian
Marley o Calle 13.
D Livorno è da sempre una sorta di
città della musica: centinaia di gruppi si sono susseguiti negli
anni eppure…manca qualcosa…il vostro è un genere “particolare”,
trovate difficoltà a trovare spazi che vi ospitano e cosa pensi si
potrebbe fare per poter far esprimere al meglio tutte le potenzialità
che esistono nella nostra città ?
R Ci ho pensato tanto in questi anni :
noi abbiamo sempre sgomitato per trovare gli spazi. Sicuramente i
Centri sociali ci hanno aiutato molto, si potrebbe fare molto molto
di più :anni fa per protestare con Effetto Venezia che aveva
chiamato a suonare i ragazzi di Amici di Maria De Filippi, solo con
il passaparola ci siamo trovati tutti alla terrazza Mascagni,
chiunque suonasse uno strumento era lì e suonammo tanto.. Li si vide
cosa potrebbe essere la musica a Livorno improvvisata ma Potente.
D Matteo, come tutti avrai rimorsi e
rimpianti…qual’è il tuo più grosso rimpianto, quella occasione
perduta che avrebbe cambiato la tua vita, sempre musicalmente
parlando ?
R Non saprei, le occasioni ce le siamo
cercate sempre noi e per quanto abbiamo potuto le abbiamo sfruttate,
poi la musica è un ambiente difficile, tosto; non ho mai sperato
granché l’ho sempre vissuta con leggerezza forse per paura di
rimanere deluso.
D Chi è oggi Matteo Cateni alias
Monkey Man ? ( A proposito…perchè Monkey Man, da dove viene questo
“Uomo Scimmia ?”
R Eh bella domanda… a volte vorrei saperlo anch’io… Il mome viene da tanti anni fa :ero in Sudafrica con amici, avevamo in affitto una grande casa col giardino, facevamo feste in casa.. Sul tetto ci vivevano tranquille una colonia di scimmie, ci avevano avvertito di non lasciate residui di cibo in giardino!!! … Dopo una notte di baldoria scesi in giardino con in mano una ciotola di cereali.. manco a dirlo orde di scimmie banchettavano ovunque. Sfatto mi misi lo stesso a mangiare i miei cereali, ogni tanto le scacciavo.. Entrò un ragazzo vide la scena e cominciò a gridare “Your are Monkeyman, Little Monkeyman Man “
D Gian Filippo Gerbi, cantante da sempre immagino…
R Certo! Ero bambino e mia madre
all’età di 8/9 anni mi portò a fare delle lezioni di chitarra
acustica, ma alla fine del primo anno decisi di non proseguire,
probabilmente era sempre presto.
Mi piaceva comunque molto la musica e
con le prime “paghette” cominciai presto a comprare LP ogni
volta che ne avevo l’occasione.
Mi regalarono il primo vinile che ero
sempre alle elementari, ricordo benissimo, erano gli Europe
(Superstitious), da quel disco capii che forse mi piaceva cantare.
Posso affermare che questo LP lo
consumai nel vero senso della parola.
Cantavo ogni giorno, appena potevo
accendevo il vecchio impianto dei miei, volume a manetta, testi
davanti agli occhi e via come se non ci fosse un domani, iniziavo e
finivo l’intero disco, lato A e lato B ogni volta.
Poi crescendo conobbi amici con i quali
decidemmo di formare il nostro primo gruppo, gli Imagina. Eravamo
proprio alle prime armi e suonavamo nel garage di mio padre, il
pomeriggio, quando non c’era l’auto parcheggiata dentro.
Col tempo incidemmo il nostro primo
Demo, al Tube Screamer dei fratelli Brilli, ed entrammo a far parte
di quella che una volta era l’A.NA.GRU.M.BA., una associazione di
musicisti gestita da un grande amico col quale mi sento ancora
adesso, Riccardo Gioli, lui ci fece partecipare al primo Premio
Ciampi, quando ancora non era quello che poi è divenuto.
Cantavamo in italiano e facevamo solo
pezzi inediti, influenzati un po’ dalle sonorità Hard Rock di quei
tempi, poi col tempo ognuno prese strade differenti e fece progetti
differenti, per me arrivò il momento di cercarmi un nuovo gruppo.
Siamo al 1994/1995, avevo preso un po’
più dimestichezza con la mia passione ed ero riuscito a farmi un bel
po’ più di cultura musicale, i miei gusti comunque spaziavano molto,
sono stato influenzato da molte correnti musicali dall’ Hard Rock ’70
all’ Alternative Rock al Grunge.
Parliamo praticamente di tutto, Led
Zeppelin, Jimi Hendrix, The Who, per poi passare ai Guns ‘n Roses,
Motley Crue, Skid Row, Poison, Ozzy Osbourne, Metallica, all’
Alternative Rock, unica band su tutte i Jane’s Addiction fino
all’arrivo di quella che fu ritenuta la decadenza musicale del rock
degli anni 90/00, il Grunge con i suoi Nirvana, Soundgarden, Pearl
Jam…etc… Col tempo ho capito invece che è stata una evoluzione
necessaria solida matura e naturale.
D Nel lontano 1995 entri a far parte
dei Wicked Desire, ottima band appassionata di hard rock americano…
R Beh..si…Sai, i telefoni cellulari
non esistevano ancora ed un giorno, in una sala prove, chiamata
Parsifal, se non ricordo male, trovai un annuncio col numero di
telefono fisso di quello che adesso è ancora uno dei miei più
grandi amici, Riccardo Bolognini, il batterista , il caposaldo,
l’unico membro del gruppo che negli anni non è mai cambiato,
semplicemente lui è i Wicked Desire.
Chiamai al fisso, rispose Riccardo,
fissammo il giorno, quindi, andai a fare questo provino.
Avevo una cassa combo Montarbo
compratami da mio padre dopo insistenti richieste, la caricai sopra
il mio motorino Ciao Piaggio, arrivai alle prove, cantai un paio di
pezzi, forse Skid Row e Bon Jovi, arrangiati di voce alla mia
maniera, anche perchè altrimenti non li avrei mai potuti cantare, e
detto fatto, ero a bordo di una band che in quel periodo a livello di
prestazioni era paragonabile ad una Lamborghini.
Mi divertivo da morire, con loro era tutto facile, la band era formata da musicisti che sapevano suonare bene, molto bene, insieme, veramente, i pezzi aumentavano ad ogni prova, ognuno ci metteva del suo per migliorare ogni piccolo particolare e tutto andava nella direzione giusta, anche i sogni…
D Nel 1996 siete stati giudicati dalla
rivista Metal Shock “migliore band del mese” , prendete parte al
1° Rock Festival di Rovereto e infine siete stati invitati da Red
Ronnie nel suo programma televisivo Help…una bella soddisfazione…
R A metà degli anni novanta, oltre a
non essere stati inventati ancora i telefoni cellulari non c’era
neanche internet, per cui ogni demo veniva spedito a mezzo posta e
recensito su riviste cartacee, la rivista che ci aggiornava sulle
novità dei nostri gruppi preferiti e che recensiva le demo dei
gruppi emergenti era Metal Shock.
Un giorno, nel tardo pomeriggio
incontrai un amico in centro a Livorno e mi disse: “ Pippo, bravi!
Ho letto Metal shock, complimenti.”
Io non sapevo neanche che avessero
mandato la demo alla rivista, quindi andai a comunicarlo anche agli
altri, e andammo a comprarne subito una copia, ed effettivamente la
recensione dei Wicked Desire era come Top Demo, ovvero il migliore
demo del mese in corso.
Cominciammo a ricevere contatti per
fare delle serate in giro e per incidere in maniera migliore i nostri
brani.
Non era tutto come si vede nei film,
infatti alla fine dischi non ne abbiamo fatti, ma abbiamo suonato in
giro e siamo diventati sempre più amici, questo conta.
Ma le cose belle durano pochissimo,
ritorniamo con i piedi per terra praticamente subito dopo la stagione
estiva dove suonammo molto e suonammo fuori, festival, locali fuori
città, fuori regione, ci divertimmo molto ed avevamo amici che
venivano sempre in giro con noi a vederci ovunque suonassimo, era
bello.
Successivamente uno dei due
chitarrista andò via dal gruppo, poi anche io lasciai, fui
sostituito, ed ironia della sorte… il gruppo vinse un concorso per
partecipare alla trasmissione in TV su Videomusic al programma Help
di Red Ronnie.
Soffrii perchè non c’ero, ma fui
fiero di loro.
In seguito anche l’altro chitarrista
storico lasciò per motivi di lavoro, a quel punto tutto incominciò
a cambiare.
D Ad un certo punto, dopo che la band
aveva cambiato la propria linea, scegliendo di cantare in italiano
con testi propri, esci dalla band…che è successo?
R Diciamo che non è proprio così.
Durante gli anni con i Wicked Desire
c’è stata molta alternanza di musicisti, compresi i cantanti.
Per vari motivi mi sono allontanato dal
gruppo più di una volta, ed ogni volta, a parte Riccardo, sono
cambiati praticamente tutti i musicisti, ti sto parlando di un’epoca
che va dal 1995 a circa il 2016… più di 20 anni!
Nei periodi in cui non cantavo con i WD
continuavo a cantare con altre band, arricchendo il mio bagaglio di
esperienze.
Ho cantato con band locali come gli
Endhyana, e grazie al chitarrista dell’epoca aprimmo una serata del
tour italiano della band norvegese Gluecifer, bellissima
soddisfazione.
Pensai che se avessi voluto provare a
fare qualcosa in Italia avrei dovuto dirigere la mia band nella
produzione di rock in lingua madre, non facile purtroppo, ma
necessario alla sopravvivenza di una situazione musicale.
Dopo qualche anno rientrai nuovamente
nei WD e chiesi di poter fare la stessa scelta anche con loro,
acconsentirono, fu una specie di anno zero, ripartimmo all’unisono
con un nuovo progetto con testi in italiano che ci portò a suonare
insieme in giro per un’altra bella manciata di anni, precisamente
fino al 2016 forse 2017.
Anche in questa situazione ci fu data
una ulteriore opportunità, in Calabria fummo notati da un produttore
toscano che ci invitò presso il suo studio, aveva una etichetta, il
gioco era fatto !! Passammo 2 giorni presso di loro re-incidendo un
nostro brano, eravamo una bomba…ma alla fine per cause di forza
maggiore, impegni familiari e quant’altro (eravamo grandi
/”responsabili” ed alcuni già con figli) mollammo la situazione
fin troppo impegnativa…poteva funzionare se avessimo avuto 10 anni
in meno?…
Nel 2016/2017 lascio definitivamente i
WD, non avevo più nessun messaggio da dare attraverso loro e potevo
solo fermare la loro voglia di continuare.
D E dopo i Wicked che hai fatto ?
R Non ho praticamente più avuto
progetti, ho passato qualche mese in una cover band degli AC/DC ma è
stata una storia brevissima, per adesso non ho trovato alternative
giuste o altri modi di poter lanciare i mie i messaggi.
Ho sostituito i miei vuoti di
performance musicali in momenti di ascolto, perchè quando si è
troppo presi dalla propria musica, spesso tralasciamo i dettagli, i
momenti in cui prima di tutto dobbiamo ascoltare quella di altri, per
prendere spunto, per continuare ad imparare, per non smettere mai di
fermare le proprie emozioni, per confrontarsi.
D Gian Filippo quali sono i tuoi punti
di riferimento, gli artisti che imitavi davanti allo specchio fin da
ragazzino ?
R Beh…da ragazzino, il primo cantante
che provai ad imitare fu Axl Rose, impossibile….dopo passai al
mitico Perry Farrell, tutt’ora attivissimo con i suoi Jane’s
Addiction il suo mitico Loollapalooza ed i suoi side project, per
poi arrivare al personaggio che ho imparato a conoscere più tardi
dei precedenti, per il quale ho pianto dopo la sua scomparsa, che ha
lasciato un vuoto incolmabile dentro di me, Chris Cornell, credo che
quest’ultimo sia riuscito a toccare le corde più profonde della mia
anima, ,un artista a 360°, musicista, cantante, cantautore…era
tutto, quelli della nostra generazione potranno ritenersi fortunati
nel poter raccontare di aver visto artisti di questo calibro.
D Progetti futuri ?
R Al momento non ho nessun progetto e
non ne cerco, anzi…ne scappo.
Vivo la mia vita musicale da
ascoltatore, sono rientrato in questo state of mind, dove ho più
necessità di sentire cosa gli altri hanno da dire piuttosto che dire
qualcosa io agli altri.
Fino a poco tempo fa avrei voluto
urlare le mie ragioni contro o a favore di un ideale, avrei voluto
gridare uno stato d’animo di sofferenza piuttosto che di felicità
per condividerlo con il pubblico, adesso voglio capire come si fa a
percepire uno stato d’animo.
Vorrei
capire come si riconosce la verità in fondo alle parole di chi la
canta, senza però trarne conclusioni affrettate.
Ho capito che crescendo tutti possiamo
diventare musicisti, studiando, suonando, perfezionandoci, ma
l’artista è un’altra cosa, l’artista oltre alla musica deve
trasmetterci altre cose, sensazioni, stati d’animo, sofferenza,
felicità anche solo con uno sguardo, un gesto o una parola.
Quello non si studia, o ce l’hai oppure
no, se non lo hai…sei solo un musicista.
D So che segui particolarmente la
realtà musicale cittadina…soprattutto con la bella stagione in
molti luoghi c’è la possibilità di esibizione per le nostre
band…pensi che sia sufficiente o si potrebbe e dovrebbe fare di più
?
R Livorno fortunatamente è madre di
un’infinità di situazioni musicali, lo è sempre stata e speriamo
che rimanga così.
Abbiamo locali in inverno ed in estate
colmi di musica dal vivo, diciamo che c’è l’imbarazzo della scelta.
Forse potrebbero e dovrebbero
esprimersi un po’ di più gli emergenti, a volte girando si sentono
sempre le stesse cose, gli stessi gruppi e la stessa musica, ma
questo è dettato dal mercato, non certo dai musicisti.
Ci vorrebbe forse più coraggio da
parte dei locali dove si fa musica da vivo, quelli conosciuti,
nell’investire sulle nuove generazioni, un po’ come in altri settori,
non dico niente di nuovo…ma nessuno lo fa e tutti si lamentano di
questa carenza.
D Gian Filippo, un rimpianto per una
occasione perduta che avrebbe potuto cambiare la tua vita (sempre
musicalmente parlando ) ?
R Direi…nessuna, tutto il poco che
sono riuscito a fare è comunque il massimo per quello che avrei
potuto fare, questa intervista per me è già una soddisfazione, e
per questo ti ringrazio.
D Chi è oggi Gian Filippo Gerbi ?
R Oggi io sono lo stesso del 1995/96,
soltanto con 2 figli ed una moglie in più…per il resto e per
fortuna cerco di essere sempre lo stesso nei limiti del possibile e
del rispetto.
Guardo i miei figli e spero che magari
il 50% dei miei eredi possa avere la possibilità e la passione di
dedicarsi alla musica, io la accompagnerò per sempre in questo
cammino.
1 Cristiano Sbolci Tortoli cantante ma anche chitarrista, bassista e pianista…
1)
Mi sono avvicinato alla chitarra all’età di 6 anni, passione che
non ho più abbandonato. Col
tempo
poi ho scoperto anche nuove vie giuste per ampliare il mondo musicale
e mi sono
avvicinato
anche al piano e al basso elettrico, strumento che suono con una
delle
mie band i Siberia.
2 Il tuo primo gruppo penso sia stato
Vision of Johanna, nome preso dalla canzone di Bob Dylan del 1966…
2)
I Vision of Johanna faccio sempre molta fatica a ricordarli, forse
perché sono finiti
inaspettatamente,
forse perché quelle canzoni non mi sono mai davvero piaciute,
comunque
sì,
il nome viene dalla canzone di Dylan ma quando fu scelto non fu per
la canzone in se
quanto
per il suono.
3 Il vostro era un sound tra folk e
rock unito alla canzone d’autore…bel gruppo…
3)
Quel sound è stato l’embrione che poi ha dato vita ad altri
progetti come ad esempio i
Caleido.
La canzone d’autore c’è sempre stata, prima era presente anche
una buona dose di
rock
e distorsioni varie, adesso quello mondo l’ho mollato perché non
lo sento più mio, non mi
appartiene
più così tanto. Ti ringrazio comunque del complimento.
4 Poi nel 2010 il tuo ingresso nei Siberia…la consacrazione
4)
A dir la verità il mio ingresso nei Siberia è avvenuto tre anni fa,
io per molto tempo sono stato
sotto
al palco da vero fan, cantavo ogni singola parola a squarciagola, poi
senza quasi
preavviso
mi sono ritrovato sul palco con lo strumento in mano e adesso sono
ancora là.
6 Dopo “In un sogno è la mia patria”
e “Si vuole scappare” quali progetti, un nuovo disco, un tour
dove possiamo ascoltarvi magari in città ?
6)
Stiamo lavorando ad un nuovo album che ci porterà in giro per
diversi concerti però ancora
non
so dire molto di quello che sarà il nuovo mondo Siberia, ci stiamo
lavorando.
7 Cristiano quali sono i tuoi punti di
riferimento, i tuoi artisti cult, te che suoni più di uno strumento
?
7)
Sono cresciuto ascoltando principalmente Lucio Battisti e i Beatles,
due mondi assai vicini per
stile
e genialità, poi crescendo ed entrando nel periodo adolescenziale
sono arrivati
dirompenti
gli anni’90 e li sono caduto nel vortice di band come Smashing
Pumpkins, Nirvana
ma
su tutti i Verdena. Fu uno shock scoprire che in Italia veniva fatto
rock e veniva fatto bene.
8 A Livorno siete molto conosciuti,
qual’è il rapporto che avete con la città dal punto di vista
musicale e pensi si faccia tutto per valorizzare il grande “impianto
sonoro” di centinaia di musicisti ?
8)
Con la città ho un ottimo rapporto anche se qualche volta si
dimostra leggermente provinciale,
con
la realtà musicale pure, anche se non apprezzo tutto quanto. Non so
cosa si faccia per
valorizzare
“l’impianto sonoro”, la cosa notevole è che alcune realtà lo
fanno sul serio, poi non
sta
a me riconoscere o meno i risultati e le capacità.
9 Tutti noi abbiamo un rimpianto, una
occasione perduta che ci tormenta…qual’è il tuo ?
9)
Beh, una esiste ma è talmente assurda che evito di raccontarla,
nessuno ci crederebbe in
maniera
totale.
10 Chi è oggi Cristiano Sbolci Tortoli
?
10)
Un quasi trentenne con alle spalle 24 anni di musica, diversi capelli
bianchi con la voglia di
D Giovanni Matteo Gliozzo, cantante da sempre immagino…
R Il
mio avvicinamento al mondo della musica avvenne tramite e grazie alla
passione per la chitarra elettrica, strumento di cui sono sempre
stato innamorato. Essendo un pessimo chitarrista però, mi ritrovai,
grazie anche alla ‘scommessa’ di un amico, dietro ad un
microfono. Un giorno (A.D. 2006 ca) assistevo alle prove della band
di questo amico e, per vicissitudini loro, dovetti sostituire il
cantante. Dopo poche settimane feci il mio debutto live e da quel
momento non sono più tornato indietro. Non mi sono mai considerato
un vero cantante, sia per le limitati doti canore che per il mio modo
molto rock di approcciare lo strumento e la musica in generale. Credo
però che, paradossalmente, questa sia stata la mia più grande
fortuna : vivere la musica come una passione ed un divertimento e non
come un lavoro o un trampolino verso il benessere economico. Mi sono
sempre divertito ed ho sempre dato tutto me stesso, riscuotendo
apprezzamenti e gratificazioni.
D La
tua prima band penso sia stata Unredeemed, metal band “devastante”…
R No,
in realtà Unredeemed e’ uno degli ultimi progetti ai quali ho
partecipato, seppur sia stato a livello personale e non, il più
soddisfacente. Grazie ad Unredeemed ho suonato con gran parte dei
miei idoli : Sepultura, Soulfly, Arch Enemy, Snot, Extrema, Angra…
bellissime esperienze raggiunte grazie alla qualità di questo
progetto tirato sù con altri quattro musicisti di fama nazionale ed
internazionale. Reputo il tuo aggettivo appropriato: non voglio
sembrare arrogante, ma è davvero un progetto devastante. Il nostro
debut album ‘Amygdala’ ha ricevuto critiche davvero positive da
tutte le componenti del mondo heavy, colleghi, audience, giornali,
webzines, etc. E’ un disco old school ma tremendamente moderno,
fresco. Abbiamo cercato di ottenere la cattiveria vecchio stile ma in
chiave moderna, con suoni potenti ma attuali e con la ricerca di
soluzioni non scontate o banali. Inoltre vanta collaborazioni con
artisti di fama mondiale come Steve Sylvester in qualità di ospite e
Mike Spreitzer dei DevilDriver come sound engineer.
D Il sound aggressivo e potente del gruppo ben faceva da contorno alla tua voce…basta riascoltarsi “The art of war”…
R Grazie
mille! Beh, CREDO di si, ahahaha! Diciamo che come accennato
precedentemente, ho cercato di essere fedele ai miei ascolti, quindi
ho cercato di trasmettere quella aggressività tipica delle bands
thrash / groove metal ma anche hardcore con cui sono cresciuto. Credo
sia davvero un bel mix di ‘culture musicali’ differenti. Cinque
persone differenti, con personalità e gusti differenti che hanno,
ovviamente, cinque ascolti differenti. Nel nostro lavoro puoi trovare
chitarre richiamanti lo Swedish Metal, batteria impostata sul Death e
sul Prog, il basso che fa il muro tipico del Rock’n’ Roll più
classico ma con un suono ovviamente più pesante… Credo che il
successo riscontrato da ‘Amygdala’ sia proprio questo, l’aver
saputo mixare tante influenze personali in modo armonioso ma
soprattutto originale, senza incappare in copie o imitazioni di
pessima fattura. Ogni componente voleva esprimersi con il suo tocco
ed il suo gusto e credo che il risultato sia ampiamente
soddisfacente. Per quanto riguarda la canzone da te citata, ‘The
Art Of War’, è sicuramente il nostro pezzo più conosciuto, visto
che è stato il singolo da cui abbiamo estratto anche un video.
Personalmente adoro questa canzone, anche se non è la mia preferita
dell’album. Credo però che sia un ottimo biglietto da visita,
perché riassume tutte le caratteristiche di cui ho parlato fino ad
ora. Aggressività, tecnica, potenza, pesantezza ma tutto in chiave
assolutamente godibile e fruibile da chiunque. La cosa simpatica però
è che fondamentalmente, è la ballad del disco! Ahahahaha! Infatti
ci sono pezzi come ‘Unredeemed I Am’, ‘The Stone’, ‘Cleaning
Out My Grave’ o ‘Lack Of Luck’ che sono delle vere e proprie
sassate sonore.
D Poi
nel 2008 nascono i Nitro Junkies…un po’ di casini, liti e
abbandoni, poi dal 2013 tutto risolto e band al completo : altra band
potente, aggressiva, a volte “cattiva” sul palco dove nella
dimensione live da il meglio di sé….
R Nitro
Junkies è il progetto al quale sono più affezionato dal punto di
vista personale. Se con Unredeemed ho realizzato i miei sogni, con
Nitro Junkies ho avuto la possibilità di avere una band MIA. E’
stata una storia travagliata e lunghissima degna delle migliori serie
tv tanto in voga ai giorni nostri, ma alla fine è stato un progetto
fondamentalmente di due persone (io ed il chitarrista) e questo ha
facilitato il songwriting. E’ brutto da dire, ma meno teste
pensano in una band e meglio è! La sintonia con il mio chitarrista è
sempre stata totale e quindi è venuta fuori un’esperienza (live ed
in studio) molto soddisfacente e veramente come volevamo. Dopo
numerose vicissitudini, pause e cambi di formazione, abbiamo trovato
altri due elementi fantastici tecnicamente ed umanamente e questo ha
contribuito al decollo del progetto. Ci hanno accostato a bands quali
Pantera, Black Label Society, Down ed altre, a testimonianza della
qualità del progetto. Sicuramente il live è sempre stato il nostro
habitat naturale. Il sound potente, grezzo, più ‘straight in your
face’, il tecnicismo non esasperato, la compattezza sonora e
l’alcolismo ha fatto sì che fossimo apprezzati da molte persone e
richiesti in giro. Abbiamo avuto l’onore di suonare per occasioni
belle ed importanti come ad esempio la commemorazione per le vittime
del Moby Prince (ferita mai chiusa per la nostra città) e per
aiutare la piccola Ginevra, ma abbiamo avuto anche l’onore ed il
privilegio di essere la band di apertura dei primi due mini tour
italiani di Phil Campbell, già chitarrista dei Mötorhead. Qualcuno
li conosce? Ahahahah! Il nostro successo più grande però è stato
proprio l’esser piaciuti a lui, che ha espressamente e
personalmente chiesto noi ogni qual volta fosse venuto a suonare con
questo suo progetto ‘minore’ che poi, dopo la fine dei Mötotrhead
è diventato il suo progetto principale. Oggi, grazie a Nitro
Junkies, posso dire di essere amico di Phil e di aver avuto dei
privilegi toccati a pochi, come ad esempio trascorrere il Capodanno
con lui in Galles (casa sua) oppure aver suonato con lui e la sua
band ‘Born To Raise Hell’ dei Mötotrhead in apertura ai
Guns’n’Roses davanti a 110.000 persone o più semplicemente
ricevere telefonate notturne nel quale, con tono scherzoso, mi si
mandava a quel paese!!! Non male, direi…Soprattutto per uno pseudo
cantante di periferia che coi Mötorhead c’e’ cresciuto.
D Quanti
e quali lavori al vostro attivo e dove è possibile trovarli?
R Oltre a questi progetti più noti, ho anche un altro progetto chiamato Goddog, in cui suono la chitarra e con cui facciamo Black Metal. Quindi in totale, ho due full lenght (‘Amygdala’ – Unredeemed / ‘Not Everybody Likes Us’ – Nitro Junkies), un EP (‘Algor Mortis’ – Goddog) e due demo (‘Welcome To The X’ – X-Side / ‘Drunken Cowboys’ – Drunken Cowboys). I due full lenght si trovano su tutte le maggiori piattaforme digitali, al netto degli accordi commerciali (che variano in base alla durata dei contratti). I lavori minori o più vecchi, credo si trovino col famoso ‘passamano’!
D Progetti
futuri, magari un tour dove è possibile vedervi e sentirvi ?
R Progetti
futuri per ora non ce ne sono, poiché tutti i miei progetti
‘storici’ sono fermi per motivazioni differenti. Personalmente ho
in cantiere diverse situazioni con cui dovrei fare qualcosa… Un
progetto solista (purtroppo ancora allo stato embrionale) che
coinvolge un sacco di musicisti nazionali ed internazionali chiamato
‘GMG’s Asylum’ ed un progetto decisamente più grande chiamato
C-187. Questo in realtà è il progetto di Patrizio Mameli, leader
degli storici Pestilence, band olandese pioniera del Death Metal
mondiale. Sono stato chiamato in questa situazione un pò di tempo fa
ed ancora non ho potuto fare niente poichè essendo i Pestilence
tornati a pieno regime tra tour mondiali e dischi in studio,
ovviamente hanno la precedenza su tutti gli altri progetti del loro
Mastermind. Non demordo e spero che anche questo progetto, che ha già
all’attivo un album con un altro cantante, possa vedere la luce
quanto prima.
D Giovanni
quali sono i tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando, i
cantanti che imitavi fin da bambino davanti allo specchio ?
R I
miei punti di riferimento sono svariati ed eterogenei. Diciamo che la
mia più grande influenza a livello musicale sono sicuramente i
Pantera, band immensa e ahimè prematuramente scomparsa. I pantera
sono per me un punto di riferimento insostituibile, dal punto di
vista musicale e prettamente canoro. Philip Anselmo è il cantante
estremo al quale mi ispiro, non tanto come modo di cantare quanto ad
attitudine. Per me, lui, E’ il frontman. Come cantanti (in ambito
metal) mi piacciono tantissimo Chuck Billy dei Testament, Speed Strid
dei Soilwork, Jonathan Davis dei Korn, Jamie Jasta degli Hatebreed,
Jacob Bredhal degli Hatesphere e tanti altri. Parlando in generale
invece, spazio molto : passo dal Country al Black Metal con molta
facilità, passando per il mio amato Blues ed il mio amato Rock. Non
disdegno neanche il funky ed il pop americano degli anni ’80 / ’90,
ma in misura minore. Le mie bands preferite, Pantera a parte, sono
Metallica, Mötorhead, Slayer, Ozzy Osbourne / Black Sabbath, Exodus,
Black Label Society, Lamb Of God, Ghost, i nostri DeathSS, Strana
Officina, Extrema…ma adoro David Allan Coe, Hank Williams JR, Hank
Williams III, Waylon Jennings, Willie Nelson, Michael Jackson, Tina
Turner, Otis Redding, Buddy Guy, BB King, Stevie Ray Vaughan, Jimi
Hendrix, Aretha Franklin, ZZ Top e veramente tantissimi altri. Sono
sempre stato un metallaro ‘cattivo’ ma in vecchiaia mi sono
aperto totalmente a tutto ciò che mi emoziona. Perchè la musica
deve emozionare, tutto qui.
D Livorno
è da sempre una città musicale con centinaia e centinaia di
musicisti spesso poco valorizzati; cosa manca secondo te per dare a
molti lo spazio che meriterebbero in città ?
R Caro
Massimo, per questa domanda ci vorrebbero miliardi di parole!! Mi
limiterò a dire che Livorno è sempre stata una città super attiva
sotto questo punto di vista. Ancora oggi ci sono band storiche o
meno, famose o meno, che davvero meriterebbero altri palcoscenici.
Niente contro Livorno, anzi… Sono molto affezionato alla mia città,
però credo che non sappia valorizzare i suoi figli, almeno in campo
musicale. Non so se sia un problema politico, logistico,
imprenditoriale o semplicemente di cultura musicale (oggi ci sono
sempre meno Rockers ed i giovani chiedono la trap… sigh!) ma
purtroppo è la realtà dei fatti. Oggi trovano spazio, a Livorno,
realtà diverse come le coverbands che fanno i successi dance anni 90
oppure artisti di generi come la già citata trap, appunto. In
entrambi i casi si parla di persone competenti e preparate, ma io
ricordo la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000 in cui
davvero c’era un movimento in piena forza. Oggi purtroppo non è
più cosi. Non ci sono più neanche i locali dove poter ascoltare
queste bands. E’ davvero un peccato, perché se penso ai nomi
livornesi nel Rock o nel Metal, davvero non trovo eguali in Italia.
Credo che di base sia un problema di business : il Rock / Metal
attraggono sempre meno e quindi, creando meno volume d’affari per i
locali, non sono appetiti come un tempo.
D Giovanni
tutti noi abbiamo visto sfrecciare un treno sul quale non siamo
saliti e il rimpianto spesso ci tormenta…dove andava il tuo treno ?
R Gran
bella domanda. Devo dirti con sincerità che non ho rimpianti,
nonostante possa sembrare presuntuoso. Ho visto passare due treni,
neanche uno, che avrebbero potuto portarmi dove avrei voluto… in
realtà sono sempre in attesa che arrivino, perché sul mio
itinerario sono presenti ed attesi, ma vedendo la realtà dei fatti
credo che non arriveranno mai. Spero di sbagliare, ma la sensazione è
questa. Detto ciò, ti confermo che se finisse oggi, non sarei
arrivato dove volevo ma ho fatto un viaggio veramente bello e
soddisfacente. E’ un po’ come quando organizzi la vacanza dei
sogni ma poi devi ripiegare su un’estate in città con gli amici :
magari non vedrai ciò che sognavi, ma probabilmente starai talmente
bene e ti divertirai cosi tanto che, alla fine, è stato meglio non
partire. Mi piace pensare che ‘il nostro treno’ siamo noi e che
la nostra felicità dipende, in gran parte, da noi stessi.
D
Chi è oggi Giovanni Matteo Gliozzo ?
R Altra
bella domanda!!! Sei tremendo, Massimo! Oggi Giovanni Matteo Gliozzo
è una persona che sogna un pò meno ma che continua a guardare le
stelle. Diciamo che oggi è più razionale del ragazzo che voleva
spaccare il mondo a tutti i costi. Oggi sceglie le sue guerre e le
combatte con i mezzi che ha a disposizione, conscio dei suoi limiti
ma anche voglioso di superarli per poter arrivare al traguardo
prefisso. Ha preso consapevolezza che per realizzare i sogni si deve
prima svegliare e che non tutte le cose negative sono poi cosi
negative. Mike Tyson, grande idolo di Giovanni, diceva sempre : ‘non
tutti quelli contro cui combatti sono tuoi nemici e non tutti quelli
che ti aiutano sono tuoi amici’. Credo che questa sia stata una
grossa conquista anche per GMG. Una cosa però è certa : Giovanni
Matteo Gliozzo potrà diventare la persona più seria del mondo
(difficile) ma sicuramente non smetterà mai di essere ciò che per
natura è. Un Rocker.