DUNIA POZZI

D Dunia Pozzi cantante ma la tua prima apparizione nel mondo musicale fu nel 1980 come speaker radiofonica prima con “Radio Livorno città aperta” e poi con “Studio 82”…

R Il mio “debutto ufficiale” è stato a Radio Livorno città aperta, poi è seguita “radio City One” e poi “Studio 82” .Dal momento che studi e regia erano la stessa cosa, sui brani a microfono spento…tutti cantanti!!! Poi c’era qualcuno che a tradimento ti lasciava il microfono acceso…E poi, negli anni “Radio Pisa International”, “Radio Lady”… ma già c’era il semino del cantare…

D Tempi bellissimi con molte radio libere che davano voce a molti personaggi…oggi purtroppo a Livorno posso essere solo ricordi in quanto è da molti anni che non ci sono più radio cittadine…che spiegazione ti sei data ?

R Quella delle radio libere è stata una stagione magica, pochi anni in cui tutto sembrava possibile…E per un certo periodo lo è stato, ma poi ci siamo scontrati con la realtà, fatta di spese (TANTE!), di regolamenti e tasse e i network, potendo disporre di mezzi economici maggiori hanno avuto la meglio, accaparrandosi le frequenze e inglobando le piccole emittenti.

D Alla fine degli anni 90 poi inizia a fare teatro con la scuola “Laura Ferretti” di Livorno per poi entrare a far parte della compagnia “Pravda” di Alessandro Arrabitò…raccontaci

R Galeotto fu un flirt! eravamo alla prima metà degli anni ’80, ero presissima dal “fare radio” e il ragazzo che frequentavo mi suggerì di perfezionare la dizione studiando recitazione ( e devo dire con ragione, la cadenza dialettale per radio si nota ancora di più) ; feci domanda alla scuola “Laura Ferretti”, mi accettarono e seguirono tre anni di studi con Enzina Conte e padre Valentino Davanzati, poi stages di perfezionamento in giro per la Toscana. Con la compagnia “Pravda” abbiamo realizzato dei lavori particolari, quasi di teatro sperimentale, uno di quelli che ricordo con più piacere è “La gabbia” di Alessandro Arrabito, una rappresentazione di un ipotetico (ma poi nemmeno tanto…) futuro in cui l’umanità sopravvive rinchiusa in una “gabbia” informatica e il mondo esterno viene percepito come una minaccia, chi cerca di dire la verità tacciato di terrorismo…stranamente attuale, no?

D Dal teatro alla musica il passo è breve: inizi a studiare canto con la soprano Patrizia Amoretti e tecnica vocale con Donatella Pellegrini…

R Vero, il passo è stato brevissimo! La voce recitata e quella cantata hanno una cosa in comune: lo studio. Principalmente per capire come fare quello che si vuole e poi, fatto non trascurabile, per non farsi male. Se non si impara a gestire il lavoro sulle corde vocali, l’uso del diaframma per dosare il respiro si può incorrere in problemi anche seri. Patrizia Amoretti è stata il mio Virgilio nel mondo della voce cantata, mi ha fornito di basi solide e ha stimolato la mia curiosità sull’argomento; Donatella Pellegrini ha perfezionato il lavoro fatto, mi ha fatto scoprire la mia vera voce e mi ha insegnato che l’autenticità in ciò che si fa è essenziale. Ultimo in ordine di tempo ma non meno importante è Michele Del Pecchia, con la sua Palestra musicale stiamo sviluppando un bel progetto fatto sia di cover che di inediti.

D In questo periodo ti esibisci in diverse serate di piano bar in Versilia e non ti sei più fermata…soddisfatta?

R Il piano bar è una scuola micidiale! devi cantare un po’ di tutto, essere sempre al pezzo e saper improvvisare pur preparando il tuo repertorio in maniera impeccabile. Soddisfatta? non direi, io cerco sempre di migliorarmi e di sperimentare cose nuove, con esiti alterni ma si impara soprattutto dagli errori.

D Hai mai fatto parte di un gruppo o sei sempre stata una “one woman band “?

R Facendo piano bar si è sempre almeno in due, la dimensione band mi piacerebbe ma non è mai capitata l’occasione buona…hai visto mai…

D Nel 2018 hai vinto la terza edizione del talent nazionale televisivo THE BEST in onda a partire da fine settembre su Canale Italia, una sorta di casting live…una bella soddisfazione…

R Per quanto riguarda quel programma ho semplicemente vinto una selezione, poi per impegni personali non ho potuto partecipare. La soddisfazione comunque c’è stata, portare un brano swing lascia un po’ stupiti…ed è un genere che io adoro!

D Dunia quali sono i tuoi punti di riferimento, i cantanti che imitavi da bambina davanti allo specchio ?

R Bella domanda! sono cresciuta ascoltando Jazz anni 40/50, musica italiana dello stesso periodo, poi rock, heavy metal Blues,cantautori italiani … musicalmente mi definisco onnivora! Ma il mio mito, vocalmente parlando è Ella Fitzgerald, quello che riusciva a fare con la sua voce era pazzesco.

D Ognuno di noi ha un rimpianto, ognuno di noi sa di non essere salito su quel treno che si era fermato proprio lì per noi e sul quale non siamo saliti…dove andava il tuo treno ?

R Il mio treno si chiama Radio Monte Carlo. Partecipai ad un programma, nell’estate del 1980 che si chiamava “diecidiciassette”, lo conduceva Luisella Berrino. Non vinsi ma circa un anno dopo arrivò una convocazione per la sede di Milano che sarebbe nata da li a poco, ero piaciuta e avevano deciso di risentirmi. Io ho avuto paura di fare il salto…Pazienza.

D Chi è oggi Dunia Pozzi ?

R Una donna che ha ben chiare le sue priorità, la musica e il canto sono tra quelle. Quando cantando si riesce a far sorridere le persone, a farle stare bene, il proprio lavoro acquista significato e la fatica scivola via. Questa cosa l’ho avuta ben chiara quando sono andata, insieme ai miei compagni della Palestra musicale, a cantare nelle case di riposo per anziani e disabili. L’essere “famosa” dura pochissimo, il sorriso di qualcuno che tu hai fatto star bene sia pure per il tempo di una canzone ti resta dentro.

VALERIO D’ALELIO

D Valerio D’Alelio…batterista…

R Eh si, la batteria è stato il mio primo strumento; pensa, oggi mi sono dovuto riciclare e sono un “one man band” dove suono tastiere, sax, percussioni e infine canto.

D Tutto ebbe inizio nel 1964…

R Con gli Attaboys…ebbero un problema con il loro batterista…io giocavo a calcio, non pensavo a suonare. Mi ritrovai con delle bacchette in mano insieme a questi ragazzi più grandi…andò bene anche se ho sempre avuto la sensazione che mi avessero scelto perchè piacevo alle ragazzine…

D E poi i Modì…

R Si, era il 1967 o 1968. Inizialmente accompagnavamo il cantante Alfonzo Belfiore esibendoci nei locali della città: Albergo Atleti, Astoria, Cantuccio, Club 2000 per poi girovagare in tutta la Toscana.

D Il successo era a portata di mano, poi qualcosa andò storto…

R Roma divenne la nostra città di adozione. L’impresario Sandro Gagliardi, uno con l’occhio lungo, ci prese sotto la sua ala protettrice facendoci suonare nei locali della Capitale. Facemmo un tour come supporter dei New Trolls e suonavamo in contesti dove si esibivano i non ancora famosissimi, Ricchi e Poveri, Four Cats, Mal dei Primitives…

D Al tempo Roma era il posto giusto per giovani di talento…

R Locali come il Piper, il Titan, il Bar del Tennis, la Piscina Olimpica, il Club Brigadoon erano i locali “cult” per i giovani di allora e noi suonavamo là regolarmente. Al tempo Roma era superiore a Milano nel campo musicale…poi tutto è cambiato.

D Si, ma che successe…

R Successe che la nostalgia di Livorno e di casa prese il sopravvento…avevo la ragazza in città…storia comune già sentita e risentita…

D Comunque non ti perdeste di coraggio…

R No di certo: inizia a suonare la batteria “a chiamata”..andavo dove c’era bisogno. Inizia la stagione estiva a Punta Ala, suonai la batteria per Patty Pravo alla Bussola e partecipai alla registrazione in studio della canzone di Modugno “La lontananza”…si quella batteria è la mia ; non solo ma accompagnai seppur per poco Adriano Celentano e Umberto Bindi mi scelse per alcune serate. Ma fu l’incontro con Romano Mussolini che dette un senso alla mia carriera: nel 1972 lo incontrai ad Agropoli per poi finire a suonare per lui al “Saracino”.

D E dell’avventura con i Corvi che mi dici…

R Si sta parlando dei Corvi in fase di “chiusura gruppo”. Angelo Ravasini cercava di rimettere in sesto una band che non esisteva di fatto più: fui chiamato alla batteria; ci esibimmo al Tartana di Follonica dove incontrai un cantante diciamo “pasciuto” che stava avendo una discussione con il tirchissimo proprietario del locale…ebbene era Francesco Di Giacomo, vocalist del Banco Mutuo Soccorso che si erano esibiti prima di noi.

D Valerio quali sono stati i tuoi punti di riferimento?

R La bossanova, Sergio Mendes ma impossibile non parlare del mondo beat della mia gioventù con i Beatles e i Kinks su tutti.

D Una domanda che faccio a tutti i batteristi: Charlie Watts ha sempre detto che il “suo culo” è quello di Mick Jagger che da oltre 50 anni vede dimenarsi davanti a lui sul palco…qual’è il “tuo culo” ?

R Sono stato dietro alla batteria per molto tempo…di culi ne ho visti tanti ma quelli che più sento miei sono quelli di Bruno Martino con il quale suonavo in Via Veneto a Roma e naturalmente quello di Romano Mussolini.

D Che fai oggi? Progetti futuri? So che sei sempre sulla braccia…

R Certo che sono sulla breccia, mai arrendersi. Oggi sono un “one man band” nel senso che suono le tastiere, il sax, le percussioni e accompagno il tutto con il canto…certo alcune tonalità sono diventate irraggiungibili ma me la cavo sempre discretamente. Vado dove mi chiamano, dove mi diverto, dove posso stare in compagnia di amici e fortunatamente il lavoro non manca.

D Inevitabile parlare di rimpianti e di occasioni perdute…in tanti anni di carriera …

R Nel 1973 passavo casualmente dalla RAI…avevano bisogno di un batterista al momento…gli piacqui…erano disposti a farmi un contratto RAI…sarei stato “a posto”…problemi familiari mi impedirono di accettare.

D Chi è oggi Valerio D’Alelio?

R Un “ragazzo” con qualche capello bianco che ama ancora la musica, che suona ancora con molta passione divertendosi e cercando di far divertire. Non mi sento ancora un “sopravvissuto” ma parte integrante di questo meraviglioso mondo.

OMBRETTA FALLANI

D Ombretta Fallani, chitarrista e cantautrice. Per cantare bisogna avere, quasi sempre, un talento naturale, ma scrivere canzoni e poi magari cantarle richiede un qualcosa in più: come hai scoperto questa tua “vocazione” ?

R In realtà è la vocazione che ha scoperto me: dopo aver cominciato a suonare da autodidatta le prime tastiere elettroniche, scoprii che la chitarra era molto più di uno strumento, era una compagna di strada straordinaria di viaggio, poco ingombrante, la prima YAMAHA G- 228 comprata grazie a mio zio che mi disse: “se tu poi non raggiungi la cifra ti aiuto io, e così fu, mancava proprio poco ma ebbi così la “mia bimba” che ancora oggi mi porto appresso per insegnare canto alle mie piccolissime cantanti nella scuola dove insegno. Ma tornando allo scrivere e poi cantare direi che avveniva per me in modo spontaneo, senza troppo pensare, imparati gli accordi base, avevo bisogno di dire delle cose musicando quel che scrivevo e spesso, ancora oggi succede in contemporanea! In fondo le canzoni sono poesie messe in Musica. Serve una inclinazione che nessuno ti può insegnare, una passione, un bisogno di dire delle cose, di non implodere dentro e poi semplicemente devi essere “tu, ed il tuo vero IO” quella “essenza” che non ha niente a che fare col tuo carattere esteriore o ciò che gli altri credono di sapere di te ma quello che tu senti di dover essere sopra ogni cosa seguendo il più puro degli istinti: la creatività’.

D Hai militato in qualche gruppo o ti sei sempre esibita da sola ?

R Io sono una solitaria che alla fine però necessita degli altri come l’aria in realtà, ma soprattutto la condivisione è un momento di grande forza per se stessi perché attinge cioè al mondo della espansione così la risposta è che io cominciai in un coro e di Chiesa, pensa te, ma facevamo Spiritual, e all’epoca non esistevano cori Gospel, ma esisteva la passione di una donna che era la nostra direttrice che ci insegnava la sua esperienza, poi le cose si sono evolute ed io cominciai ad andare in giro e negli anni in cui non esistevano amplificazioni ed i locali erano troppo piccoli per sparare suoni “oltremuro”, facevo le mie serate ed entrai a far parte di un gruppo di Pubbliche Relazioni che pubblicizzava attività musicale dentro i locali; così da li a breve cominciai collaborazioni con vari pianisti di cui non ti faccio neanche il nome, tanto chi mi conosce lo sa bene, partecipai ad un Mac P 100 evento molto noto e storico presso l’Accademia Navale, e via via il Pianobar diventava il mio vero Habitat per me che crescevo ascoltando MC e vinili di Mina, Pravo,Vanoni, Martini etc etc…poi sempre sulla fine anni ’80 primi ’90 ebbi la fortuna di sperimentare il genere FUSION (Jazz morbido diciamo così) diventando per un periodo la voce degli OVER BEAT ( Marco Susini – piano e tappeti, Stefano Conti all’epoca -basso, adesso contrabbasso-, Marco Simoncini- batteria- Michele Cuccuini – Chitarra- Francesco Poli -Tastiere) approfondendo i brani di Al Jarreau, Oleta Adams, lo stesso Pino Daniele avanguardista italiano (così mi piace ricordarlo) Tania Maria e infine la mia preferita Anita Baker. Vabbè due nomi di pianisti te li faccio: Marco Mazzantini, Marco Simoncini, Neno Vinciguerra, Sele, Daniele Riccioni e tanti altri alcuni meno riconoscenti di altri ma pur sempre pezzi della mia storia musicale

a cui posso solo dire Grazie

L’esperienza di Vocalist negli studi di registrazione in cui feci le prime esperienze di musica techno, chillout e altro, ma anche provare la bella sensazione di un’autoproduzione grazie a Fabio Lenzi (oggi Millennium Rec.Studio) è stato fondamentale e divertente perché mi hanno fatto sperimentare la Radio ( io per gusto e genere ai tempi del circuito Cuore ero la voce di Gamma Radio), ma anche il rivisitare pezzi musicali e prepararli per lo Spinning che in quegli stessi anni prendeva una grande volata verso i gusti di sportivi e non…

D Quale il tuo genere musicale? Immagino cantautorato italiano e gli anni 70 in generale…

R Ma noi ci conoscevamo già? Esatto il Cantautorato ma non solo italiano, da chitarrista autodidatta mi sono appassionata a tutto il folk americano e non solo, John Denver, James Taylor, Cat Stevens, Keith Carradine, e gli adorabili Simon & Garfunkel di cui ancora ricordo tutto il Concert in Central Park… la mia è stata sempre una voce nera per timbro, non per scelta e quindi la mia beniamina fu proprio Gloria Gaynor che quando cominciai a portarla cantandola, non ballandola nelle DISCO ma nei pianobar, mi valse per consuetudine il pezzo “I will Survive” come mio cavallo di battaglia tanto che ancora c’è qualcuno che quando la mette in discoteca annuncia “di Fekaris-Fallani….” (che sarei io ahhh) tutto per una battuta fatta da un amico Dj…

D So che ti sei esibita in decine e decine di locali, tra cui uno dei più storici locali della nostra costa…soddisfatta ?

R Bè il Frumpy, il Ciucheba fino al 2003 (anno della chiusura definitiva) e le Spianate, ma tutti i locali della costa Viareggina dalla Capannina, alla Caravella(diventata poi Midho e anche altro in seguito) Faruk e altri che non ricordo neanche più, è passato del tempo….e poi fuori dalla Toscana, nelle Isole, a Sanremo (non al Festival che chissà…) ma in altri locali della splendida città dei fiori…insomma ovunque capitasse poter fare musica!Quindi soddisfatta e grata direi.

D Naturalmente non hai mai “attaccato il microfono al chiodo” ….

R Invece si, l’ho fatto per periodi anche se brevi, per ragioni personali, abbattimento, delusione e sconforto e a volte per paura…poi sono guarita dentro e ho ripreso a fare la cantante, l’insegnante e l’organizzatrice di eventi musicali miei e non solo…

D Musicista, cantautrice ma non solo…so che ti interessi di teatro, poesia, fotografia…

R Si, tu citi la fotografia e questo mi è servito perché io ho sempre avuto il famoso intuito per cogliere l’immagine, non sono una professionista ma me la cavo bene anche grazie ad un diploma conseguito quando ero ancora una ragazzina di tecnica fotografica e laboratorio di sviluppo, ti ricordi le vaschette da cui con le pinze dovevi togliere la foto e appenderla? Dico mi è servita perché guardare il mondo anche da un’altra prospettiva è fondamentale, mi piace lavorare dietro le quinte..E poi il teatro, certo, fu con la Danza classica (che ho studiato per 20 anni) il primo grande amore che mi lanciò all’età di 5 anni su un palco di un teatro locale in una rivisitazione dell’operetta Lodoletta ribattezzata per l’occasione Rosabella…e poi gli spettacoli a Teatro grazie alla Scuola di Danza(ormai scomparsa) di Elizabeth Evans, unica a Livorno riconosciuta dall’Accademia di Roma, bè mi fermo sennò ti riempio lo spazio…

D E se ti dico “Officine del Talento” che mi dici ?

R Eccoci, il dietro le quinte…Officine del Talento è un Concorso, un Festival che sta affrontando la sua seconda edizione proprio in questo mese e che è finalizzato al trovare si dei Talenti, ma soprattutto far riemergere le idee attraverso la Musica e di cui mi hanno incaricato confidando nella mia storia musicale e personale; grazie all’area commerciale di Porta a Mare si sta cercando di creare delle opportunità vere e basate sul merito e non sulle famose conoscenze e io credo molto in questo progetto perché se molti faranno un bagno di umiltà e comprenderanno che Livorno ha bisogno di crescere e di imparare si può davvero ripartire….anzi il Concorso è ampiamente pubblicizzato sulla pagina Fb, sul sito di Officine del Talento e sono stati creati anche degli “INFORMATION POINT” proprio per dare ulteriori informazioni ai partecipanti di ogni età (dai 14 anni in su) e di qualunque genere ma soprattutto è stato aperto a quel cantautorato che è sopito da qualche parte ma so che c’è…quindi spero in molte adesioni anche perché le audizioni partiranno il 6 maggio e continueranno nei giorni del 20 maggio e 3 giugno, poi avremo le semifinali il 12/13 luglio e finalissima con premi particolarmente allettanti il 14 luglio 2019. E’ anche il mio riscatto quello di dare uno spazio e una possibilità che io non ho potuto/voluto avere….

D Questa è una iniziativa straordinaria per la città…a proposito…Livorno è da sempre una città ricchissima di talenti musicali, ma pochi di loro hanno avuto i riconoscimenti che avrebbero meritato; alla luce della tua esperienza e conoscenza , cosa manca per poter pensare di avere anche in città una “scuola livornese” musicale , per poter fare quel salto di qualità che è nelle nostre potenzialità e possibilità ?

R Come dicevo prima si deve riacquistare innanzitutto la curiosità’ e ascoltare anche ciò che non conosciamo e poi ricordarsi che la “scuola livornese musicale”esiste nelle radici di un Pietro Mascagni, nella follia di un Piero Ciampi ma si deve pensare che se c’è chi è considerato bravo perché è famoso, noi dovremmo invece cercare di capire e individuare colui/colei che diventerà famoso perché è bravo…non più talent ma musica vera insomma!

D Ombretta, tutti noi abbiamo un rimpianto, tutti noi non siamo saliti su un treno che si era fermato al momento giusto ma sul quale non siamo saliti…dove andava quel tuo treno ?

R Quel treno andava a Roma nel 1988 (circa) e si chiamava Roberto Davini, lui non rappresentava ma “era” l’RCA la più forte casa discografica di quel tempo, insieme ad un’altra che in quel momento stava acquisendo una ragazza che sembrava bravina, una certa Giorgia, (si proprio lei) e quando mi chiese se avevo brani miei e se suonavo uno strumento io risposi di si, che mi accompagnavo con la chitarra per comporre i miei pezzi, ma l’incapacità di gestire risorse a vent’anni e una situazione familiare e personale difficile mi fece esitare e quando solo nel settembre del 2014 scoprii da internet che Davini era morto ebbi un magone dentro che mi portò a noleggiare un teatro da 300 posti e mettere in scena uno spettacolo che raccontava la mia storia artistica, personale e le mie esperienze che ti ho raccontato parzialmente qui.

D Chi è oggi Ombretta Fallani ?

R Una donna di 50 anni suonati (ma bene…ahhh permettimi la battuta) che sa che nulla capita per caso, che crede che ognuno di noi ha una missione da compiere in questa vita e per il tempo che gli è concesso, quindi più consapevole sicuramente, con addosso ancora tanta passione per l’arte e a tratti melanconica riguardando quella ragazza di vent’anni che su quel treno non ci salì e va bene così perché forse oggi potrei non essere qui a raccontare la mia storia…ciao!