LORENZO VALDAMBRINI

D Lorenzo Valdambrini…chitarrista dalla nascita ovviamente…

R Assolutamente no. Ho iniziato a suonare la chitarra pochi anni fa dopo essere passato dal piano e dalla batteria, ed aver cantato per tanti anni. Quello che faccio dall’inizio della mia esperienza e carriera musicale e’ la surf music in un modo o nell’altro poiche’ sono coinvolto in questo genere da circa la meta’ degli anni 90. Quello che mi ha permesso infatti di farmi strada come chitarrista e’ stata proprio la mia conoscenza del genere e della scena, ovvero a differenza di altri sono andato “dritto al sodo”, sapevo che sonorita’ stavo cercando e che cosa stavo iniziando a suonare. Avere le idee chiare aiuta ad accorciare i tempi talvolta.

D Oggi sei il lead guitarist del gruppo Surfer Joe…grande gruppo, potente…come ci sei “capitato” ?

R Si, al momento sono in realta’ l’unica chitarra della band che porta il mio nome, infatti piu’ che una band e’ a tutti gli effetti un progetto solista. Nonostante io usi il nome “Surfer Joe” dal 1999 circa, la svolta nel suo utilizzo avviene nel 2011, quando sono tornato in Italia (ho abitato 7 anni ai Caraibi) ed ho messo insieme la prima formazione del progetto che tuttora sto portando avanti, “Surfer Joe & His Boss Combo”. Questa formazione, il “Boss Combo” comprendeva mio fratello Luca alla seconda chitarra, Tommaso Bandecchi al Basso e Francesco Tonarini alla batteria. A seguito di questa prima formazione, la band e’ un trio, “Surfer Joe & Band”, da gennaio 2014 e diversi musicisti si sono alternati a suonare con me: Gianni Apicella, Diego Persi Paoli, Gianni Niccolai, Alessandro Quaglierini, Pieter Dedoncker. Oltre a questi musicisti lavoro con alcune persone quando sono in tour in USA, Giappone e Latin America: Jonpaul Balak (California), Christopher Roberts (California), Vincent Minervino (New Jersey).

D Prima del Surfer Joe in quali gruppi hai militato ?

R Diverse band come tutti, ma non molte in realta’. Ho iniziato da giovane con il piano ed ho fatto alcuni anni di pianobar. Proprio cosi! E non lo rimpiango affatto. Sono i primi soldi che mi sono guadagnato ed e’ stata una esperienza importantissima, specie se fatta da giovane (16-17 anni), perche’ per la prima volta ti trovi a dover parlare con persone che non conosci, avere un rapporto di lavoro, chiedere soldi e incassarli, caricare, scaricare, prendersi la responsabilita’ di portare a termine una serata e, ultimo ma non meno importante, affrontare il pubblico, tanto o poco che sia. Poi con i Just Married a meta’ anni 90 mi sono avvicinato alla beach music, una passione che ho iniziato a condividere con altri membri della band, e con i Pipelines dal 1997 questa cosa e’ esplosa completamente e questa e’ stata una mia band per 10 anni. I Pipelines (insieme a Luca mio fratello, Federico Bellini, Alessandro Quaglierini e Francesco Zerbino come formazione base, ma talvolta con il supporto di altri musicisti come Denis Chimenti e Marco Fontana) hanno fatto oltre 1000 concerti un po’ ovunque in Italia e Europa portando in giro una scaletta di beach e surf music, con una maggioranza di brani cantati in realta’ ed un particolare riferimento ai Beach Boys ed al sound californiano di inizio anni 60). Nel 2001 ho avuto il piacere di cantare Barbara Ann con i Beach Boys a Biarritz in Francia, esperienza indimenticabile. Nella seconda meta’ degli anni 90 ho cominciato anche ad appassionarmi al surf strumentale ed ho iniziato suonando la batteria, cosa che mi ha portato a formare una surf band chiamata Speedsurfers circa nel 2003. Ma nel 2004 mi sono trasferito ai Caraibi per alcuni anni per cui ho chiuso questo progetto pur mantenendo aperto quello dei Pipelines con i quali ci siamo riuniti in estate negli anni a seguire. Mentre ero via ho suonato con due formazioni in trio: gli Hot-Doggers, una party rock n roll band con la quale ho lavorato professionalmente per circa 5 anni suonando in locali e casino a suon di 4-5 date settimanali continuative, e contemporaneamente formando gli Wadadli Riders, unica e sola surf band mai nata ai Caraibi, insieme a Nicoletta Solinas al basso. Gli Wadadli Riders hanno girato molto in Europa e California, producendo nel 2009 anche un disco dal titolo “Made in Antigua”, stampato su vinile ed arrivato oggi alla terza stampa su CD. Continuo tuttora a suonare molti brani degli Wadadli Riders. Detto questo dal 2011 mi dedico solo al progetto Surfer Joe pur suonando alla batteria sporadicamente con surf band in tour, specialmente dagli USA, ed ho avuto il piacere di lavorare con diverse “leggende” del genere.

D Il vostro è un sound aggressivo, quasi metal, ma è sul palco, dal vivo, che date il meglio di voi, che lasciate il segno…senza dimenticarsi dell’esperienza surf…il tuo primo grande amore…

R Beh, io suono surf music. Forse quando ti riferisci ad un approccio piu’ “metal” parli della formazione del Boss Combo con la quale effettivamente l’impatto era piu’ duro e meno tradizionale per il genere. Definire inoltre cosa sia la musica surf e’ difficile se non impossibile, ed e’ una discussione sempre aperta in tutta la comunita’ mondiale. Ma credo che per capire cosa sia la surf music sia necessario solamente comprare tanti dischi del cosiddetto genere ed ascoltarli. La musica surf e’ strumentale, ma non tutto quello che e’ strumentale e’ musica surf. Gli approcci sono molteplici e spesso diversi da quello che e’ considerato tradizionale, ovvero quello che si ascolta nei dischi degli anni 60. Anche questo genere ha subito una evoluzione.

Sicuramente hai ragione quando dici che il meglio si dà sul palco. Questo e’ un genere che e’ molto legato agli strumenti utilizzati, l’acustica ha un’importanza fondamentale e certe vibrazioni fanno parte del volume e della carica che si ha solamente in un concerto dal vivo. Nonostante questo, registrare musica nuova e’ importantissimo proprio per tenere in vita il genere stesso. Si cerca in ogni modo di replicare il suono che c’e’ sul palco e questo non e’ spesso un lavoro facile.

D Avete fatto tour in Italia, Francia, Spagna, Belgio, Paesi Bassi e perfino in California…una bella soddisfazione…raccontaci

R … e Svizzera, Lussemburgo, Germania, Austria, Svezia, Finlandia, Repubblica Ceca, Giappone, Messico, Brasile e, oltre alla California, gran parte degli Stati Uniti in realta’. La lista e’ lunga e sono costantemente in tour in questi paesi con regolarita’ quasi annuale. In particolare negli USA sto facendo dai 2 ai 4 tour all’anno. Serve molta continuita’ e capire come ogni paese funziona a livello lavorativo, quali sono i limiti e le possibilita’ in modo da “calibrare” le richieste e le relative aspettative. L’esperienza di tour e’ necessaria per capire a pieno come le persone si approcciano alla musica in maniera diversa, ovviamente in un mercato piccolissimo quale quello che la surf music rappresenta a livello mondiale. A seconda di dove si va, bisogna aggiustare il tiro e cambiare un po’ lo spettacolo per cercare di ottenere il massimo da ogni singola serata.

D Progetti futuri, qualche disco, ancora tour, dove possiamo ascoltarvi a breve ?

R A Settembre uscira’ per Hi-Tide Recordings (New Jersey) un nuovo singolo in occasione di un mio tour nel Mid-East USA e subito dopo iniziero’ la registrazione di un nuovo album. Nel 2020 e’ prevista inoltre l’uscita di un “best” di Surfer Joe su CD in Giappone per la Disk Union / Sazanami, esclusiva per il mercato giapponese appunto.

Il mio calendario e’ sempre aggiornato al sito www.surfmusic.net e sono presente su tutti i canali online sia per acquisti digitali che streaming.

D Lorenzo quali sono i tuoi punti di riferimento, i musicisti che hai sempre ammirato ?

R Sicuramente la mia surf band preferita di tutti i tempi sono gli Astronauts dal Colorado, una band che ebbe grandissimo successo mondiale in quanto uno dei fiori all’occhiello della RCA tra il 1963 ed il 1967 circa. Oltre a loro, un punto di riferimento rimane sempre Dick Dale per un altro tipo di sound, e di Dick apprezzo quasi ogni cosa fatta, soprattutto nell’approccio che ha sempre avuto verso la musica. Diciamo che per quello che riguarda me ho “rubato” ispirazioni qua e la, cercando di prendere il meglio delle cose che mi piacevano e riadattandole al mio modo di comporre che quindi risulta essere un misto di vari elementi e sonorita’.

D Impossibile, parlando con te, non parlare del locale…il Surfer Joe, punto di riferimento cittadino nell’ambito musicale: decine e decine di gruppi sono passati dal locale, festival, mostre, esposizioni, un binomio inscindibile…

R Sono orgoglioso di questo e del lavoro fatto, ma il grande merito va a mio fratello Luca che ne e’ l’amministratore (sia a Livorno che a Lucca) e a Francesco Tonarini che e’ nostro socio e food manager. Loro tengono in piedi la baracca nel migliore dei modi facendola lavorare in maniera perfetta in mezzo alle mille difficolta’ che ogni attivita’ commerciale come la nostra ha. Io ho solo dato il “la”, ho contribuito alle idee e allo spirito del posto, alla fine e’ l’unico locale al mondo dedicato alla surf music. Le cose che ho solo iniziato io, anche per quanto concerne la comunicazione, sono state portate avanti dai ragazzi che ora lavorano li molto piu’ di me, e rammento Matteo e Diego Caldari, musicisti ben noti a Livorno e due motori instancabili per tutte le faccende logistiche e promozionali legate alla musica. Persone come Michela, Graziella, Nico, Kikko, Gabriele, Cristina, Gigi, Simone, Lorenzo, Angelo, Jenny sono con noi da diversi anni e nel bene o nel male e’ un team consolidato. Siamo tutti coinvolti nella musica attivamente 🙂 Francesco suona ed ha suonato in diverse formazioni cittadine, mentre Luca e’ attivissimo nel circuito reggae con il suo progetto principale Hookah & The Trenchtown Train da anni ormai.

D Sei un profondo conoscitore della realtà musicale cittadina, sei a contatto con centinaia di musicisti labronici e non: cosa ne pensi, si potrebbe fare di più ?

R No, non mi reputo un conoscitore profondo della musica a Livorno purtroppo. Proponendo lo spettacolo che faccio, trattandosi di surf music e di musica originale sconosciuta ai piu’, non mi e’ mai stato facile lavorare in citta’ e non avrebbe neanche troppo senso per me cercare di farlo. Non sono mai invitato ad eventi musicali cittadini ed e’ giusto che sia cosi’ alla fine. Gli artisti piu’ legati al territorio ed alla scena locale devono avere piu’ credito di me che sono sempre fuori e che alla fine a Livorno passo poco tempo. Ma sicuramente conosco tante persone e bravissimi musicisti che stimo molto. Credo che Livorno sia una terra fertile di musicisti da sempre e che la qualita’ sia alta. Non ho la pretesa di sapere cosa si potrebbe fare di piu’, ma posso certamente dire che un po’ ovunque stiamo vivendo un momento di disinteresse verso la musica dal vivo, specialmente da parte delle nuove generazioni, ed e’ molto difficile sapere quale possa essere la ricetta per riavvicinare i ragazzi alla musica. C’e’ molta superficialita’ e la gente ha poca voglia di “ricercare”, di ascoltare, limitandosi a quello che viene proposto sui canali online. Ci sono tantissimi “esperti” e critici musicali al giorno d’oggi, che hanno visto migliaia di video su YouTube o Facebook, ma che non hanno mai scaricato ampli e casse da un furgone dopo aver guidato per 15 ore… e si pensa che fare musica ed essere un musicista sia quello che si vede su internet… ma non e’ cosi’.

D Tutti noi abbiamo un rimpianto, tutti noi non siamo saliti su quel treno che non è più passato…dove andava il tuo treno ?

R Certo, tutti ne abbiamo. Per quello che riguarda me come musicista in realta’ non avrei potuto fare piu’ di quello che ho fatto. Ho suonato in molti piu’ posti di quelli che avrei mai potuto immaginare, ma solo 3 anni fa ho rinunciato a spostare di 15 giorni un tour in California, cosa che mi avrebbe permesso di condividere il palco con Dick Dale per la notte di capodanno al Whisky A Go-Go di Hollywood. Avevo avuto la proposta, ma il tour era gia’ chiuso ed anticiparlo avrebbe comportato diversi problemi logistici oltre a dover provare a muovere parecchie date gia’ fissate. Con il senno di poi non avrei mai dovuto rinunciare a quella possibilita’ che sicuramente non potra’ mai piu’ capitarmi nella vita, anche perche’ Dick Dale e’ scomparso recentemente. Sarebbe stato un concerto epico per me ed una pietra miliare nella mia carriera, oltre che un’esperienza indimenticabile. Concerto di capodanno con Dick Dale nel locale piu’ famoso del mondo: credo che se ho un rimpianto sia questo 🙂

D Chi è oggi Lorenzo Valdambrini ?

R Sono sposato con una ragazza tedesca, Anne, ed ho due bambini pazzeschi, Frida e Carl. Ho un nipote altrettanto pazzesco, Niccolo’, ed un secondo in arrivo. Faccio un sacco di cose e non ho mai tempo. Mi occupo di musica, seguo alcune cose per i locali gestiti da mio fratello Luca e Francesco, ho una azienda in Svezia che produce effetti per chitarra e sono sempre in giro. Per esperienza in eventi passati evito di chiedermi cosa faro’ fra qualche anno perche’ le cose cambiano continuamente, per cui, per quanto possibile, vivo alla giornata. Sono stressato come tutti noi nel 2019 🙂 e vorrei avere piu’ soldi… ma alla fine se li avessi finirei per spenderli in amplificatori e dischi… per cui e’ meglio cosi’!

VANNI DRAGHETTI

D Vanni Draghetti, chitarrista e bassista…quale il preferito ?

R Chitarra senza dubbio. Ho imbracciato il basso per caso, o meglio per necessità. Nel mio primo gruppo, i LEM suonavo la chitarra; eravamo un bel gruppo, suonavamo in un fondo in Venezia messoci a disposizione dai Frati Domenicani…in cambio suonavamo la messa beat la domenica. Poi entrai a far parte del Sistema Alfa dove alla chitarra c’era Maurizio Lunardi, gran bel chitarrista…la scelta del basso fu una tappa obbligata. Ma il mio strumento rimane la chitarra.

D Tutto ebbe comunque inizio nel 1972 quando iniziasti a seguire Veronique Chalot, una ragazza nata a Le Havre, in Francia, innamorata della musica tradizionale celtica e angloirlandese.

R Si, la conobbi tramite un compagno di scuola che divenne suo marito, Marco Fastame, anche lui musicista. Organizzammo uno spettacolo di musica celtica e da lì partì tutto. Ci invitarono a suonare al famoso (di allora) Folk Studio del mitico Cesaroni, dove si mise a cantare. Piacque molto al patron Cesaroni il quale ci organizzò ben 15 date, con la promessa di ritrovarci l’anno seguente per incidere un disco. Fu di parola e il disco vide la luce. Era un mondo magico, irripetibile. Durante le serate al Folk Studio notammo ad ascoltarci Riccardo Cocciante, Francesco De Gregori, Mario Schiano e molti altri.

D Hai seguito Veronique in ogni parte, sia in Italia che all’estero…che ricordi hai ?

R Solo in Italia, all’estero non iniziai la tournee per divergenze con altri musicisti. In Italia un po’ ovunque e ricordo con particolare nostalgia i concerti di Lucca, Siena e Bologna e soprattutto il Taco Paco di via Paoli dove suonammo insieme a Marasco e la grande Giovanna Marini, la “grande vecchia” del folk italiano e della canzone di protesta.

D Ritorniamo al vostro LP: oggi è un disco dal notevole valore non solo artistico ma anche economico. E’ in tuo possesso vero ?

R Certo che si, ci mancherebbe ! Fu registrato a Roma, come ti dicevo al Folk Studio: fu preso il meglio tra 4/5 serate, con registrazioni ovviamente tutte dal vivo. Pensa che questo lavoro è entrato nel Museo della Musica e così Stefano Lunardi, altro membro del gruppo, ha ottenuto alti punteggi per questo.

D Sei rimasto in contatto con Veronique ?

R Certo. Lei è tornata in Francia, oggi abita vicino Tolosa. Ci sentiamo spesso e ultimamente mi ha quasi assicurato la sua presenza al Firenze Festival di musica celtica…incrociamo le dita.

D E dopo Veronique che hai fatto ?

R Come ti dicevo entrai a far parte del Sistema Alfa, poi in vari gruppi fino a formare con il bassista Franco Vellery il Vanni Fusion Group, dove suoniamo naturalmente musica fusion con musiche nostre. Il tutto patrocinato da Music City. E pi spesso e volentieri accompagno nei locali cittadini e non solo la cantante Carmen, molto conisciuta in città.

D Quali sono i tuoi punti di riferimento, i musicisti che ammiri di più ?

R Sono nato e morirò con i Beatles nel cuore ma anche Eric Clapton fa parte della mia vita musicale. Devo dire che ammiro molto anche Alan Stivell, arpista francese di celtic fusion.

D Progetti futuri ?

R Al momento insieme al Trio Treu suoniamo del blues, soprattutto rock/blues anni 60/70. Stiamo organizzando per i cinquant’anni dell’etichetta musicale Motown uno spettacolo con lo scrittore Paolo Tirincanti uno spettacolo a Lucca in uno scenario favoloso: una fattoria immersa nella campagna toscana. Suoneremo Beatles, Rolling Stones, Cream, Janis Joplin e molti altri.

D Vanni, come tutti noi avrai sicuramente un rimpianto, una occasione non sfruttata…

R Proprio così…come tutti. Nel mio caso intervenne il destino sotto forma di una splendida ragazza che divenne mia moglie. Ero A Roma, non ancora sposato…ed ero impiegato come turnista per la Fonit Cetra, la potente casa discografica di allora; mi fu proposto di rimanere appunto come turnista, di intraprendere la professione…ma erano altri tempi…Roma era lontana, mica come oggi e l’amore fu più forte di tutto…tornai a Livorno.

D Hai conosciuto la scena musicale livornese di allora e sei perfettamente al corrente della odierna…differenze ?

R “Ai nostri tempi” c’era naturalmente meno tecnica ma molta più passione, più entusiasmo….oggi c’è più studio, più preparazione ma molto meno cuore.

D Chi è oggi Vanni Draghetti ?

R E’ un quasi pensionato, innamorato del suo lavoro di commercialista che però non può abbandonare mai la musica. Amo la musica e i suoi strumenti tanto da essere un collezionista di chitarre e bassi. E poi, tanto per rimanere con tutti e due i piedi nell’ambiente musicale, ho iniziato una nuova avventura, con altri soci, rilevando l’attività Music City del “vecchio” Tony di Via Maggi. Siamo un gruppo di amici che abbiamo deciso di portare avanti una istituzione in città impedendo la sua chiusura.

MANUEL GRILLO

D Manuel Grillo, chitarrista da sempre suppongo…

R Salve, la mia storia in realtà è un po diversa da quanto sembra. In realtà la passione della musica e della chitarra in particolare è nata intorno ai 13 anni quando con la spinta di un mio amico a frequentare il gruppo di parrocchia dove lui era partecipe e con la spinta di mio padre attraverso l’acquisto di una chitarra classica mi tuffai in questo mondo.

Presto mi resi conto che era più di una passione e che era proprio quel tassello che mi era sempre mancato dato che fin dalla nascita sentivo di essere diverso dagli altri, tanto che da piccolo preferivo stare a conversare con gli adulti piuttosto che giocare con i ragazzi della mia età (si parla che avevo 10 anni)

Un po per le amicizie che non mi piacevano un po perchè non avevo trovato ragazzi che condividevano questa passione la musica è sempre stato un rifugio per me, tanto e vero che dedicavo interi estati vicino ad essa cercando di imitare i miei idoli e capire ed apprendere tutte le loro tecniche senza esserci un vero studio teorico dietro.

Questo fino a che non ho incontrato dei ragazzi argentini che avevano un gruppo dove mi hanno preso sotto la loro ala e li seguivo nei concerti e così presi ancora più coscienza dell’importanza della musica nella mia vita.

Ma la vera svolta c è stata quando ho avuto occasione di suonare con un ragazzo e fare serate di piano bar esibendomi sia nei fraseggi blues che rock sia nei miei pezzi ; qui ho preso coscienza che la mia felicità era questa vita.

Quindi ricollegandomi alla domanda, non suono da sempre ma è stato un passaggio quasi automatico,per certi versi guidato, da non so cosa, aspirazione o piacere in quello che fai, non lo so.

D Nel tuo “curriculum” fa bella mostra la tua partecipazione agli studi presso l’ Istituto Musical P. Mascagni, chitarra acustica o che altro ?

R Io ho studiato 3 anni al Mascagni come chitarrista jazz in quanto è proprio questo il genere principe dell’armonia e della teoria musicale, anche se il mio modo di suonare è molto più vicino al classico.

Personalmente suono chitarra elettrica ma anche adoro la chitarra acustica, infatti adoro fare con essa i percussionati mentre suono come fa Tommy Emmanuel e adoro ancora di più suonare la chitarra classica.

Un buon musicista deve avere la conoscenza di tutti i generi, poi si specializza nei suoi prediletti o semplicemente quelli che lo rispecchiano di più.

Per esempio ammiro Stevie RAY Vaughan ma al moneto sto studiando più Petrucci perché come personalità mi rispecchia di più ma mi piace molto la musica bossa.

D Nel 2010 entri a far parte degli Rats on the Road, gruppo dalle sonorità prettamente heavy metal…sound lontano anni luce dagli studi classici…

R Nella fattispecie mi sono unito ai Rats on the road solo con l’ idea di provare un qualche cosa di nuovo ed avere per la prima volta una vera e proprio esperienza con un gruppo musicale.

Questa proposta mi arrivò molti anni fa, ero sempre alle prime armi e con loro devo dire che ho iniziato a farmi le prime ossa e ho iniziato a esprimere il concetto della mia musica; da precisare che questo è stato un processo non immediato dato che si trattava di una band che richiedeva inizialmente un rimpiazzo ma dopo aver rotto il ghiaccio e aver trovata una serenità e un equilibrio e aver stabilito i vari ruoli all’interno della band, ho potuto iniziare a tirar fuori la mia impronta.

D “Rats Underground” è il vostro demo uscito nel 2013, con brani potentissimi come “Challenge to death” o Just ice”, soddisfatti del risultato ? E poi sono seguiti nuovi lavori ?

R Il demo devo dire che non è stato una nostra creazione ma la loro, io ho semplicemente aggiunto la mia impronta e devo dire che come primo lavoro non era male, anche se era lontana dalla mia idea di musica.

I pezzi che susseguirono furono invece creazioni del gruppo fatte da me in collaborazioni con loro e devo dire che iniziavo a trovare davvero soddisfazione anche perché si avvicinavano più alla mia idea di musica , peccato che non videro mai la luce dato che ci fu un cambio di cantante e subentrò un ragazzo che parafando la frase “essere la prima donna” descriveva il suo essere trascinando il gruppo in una luce mai vista portando a uno scioglimento.

D Rats on the road tradotto letteralmente è Ratti sulla strada…da dove nasce questa idea ?

R Come ho specificato prima essendo inizialmente un rimpiazzo non so benissimo l ‘origine del nome.

D Progetti futuri ?

R Dal punto di vista musicale non ho molti progetti futuri, provenendo da due stagioni di piano bar mi piacerebbe rimettere su un progetto simile ancor più complesso del precedente, dando più spazio alla musica. Col precedente progetto ho già avuto modo di spaziare nei vari generi e mi ha dato modo di conoscere e apprendere varie sonorità che da prima erano sconosciute e mi ha dato modo di imparare più il manico della chitarra delineando ancor meglio note e passaggi veloci e tecnici.

Al momento ho aperto un canale su you tube ( https://www.youtube.com/channel/UCDaOTvcd5iyTz3VlzpGSTIg?view_as=subscriber) dove cerco di toccare tutti i vari generi e cercando di promuovere la mia musica in attesa che magari abbi uno sprazzo di fortuna; effettivamente questo ha portato a una convocazione ai provini di TU SI QUE VALES dove ho eseguito nello specifico il brano “The best of times”.

Inoltre cerco di arricchire il mio canale di qualche mia creazione o di mia rivisitazione di brani famosi cercando di trasmettere agli altri il mio modo di suonare.

D Manuel quali sono i tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando ?

R Come punti di riferimento iniziali ho avuto da sempre i big della chitarra quali Jhon Petrucci, Pul Gibert, Steve Vai, Satriani, Steve Ray Vaughan… ma crescendo ho imparato ad apprezzare anche generi come il pop e i punk, generi lontano da me ma anche da lì puoi apprendere uno spunto musicale sviluppando un tuo fraseggio, tutto tuo, e soprattutto apprendendo sempre di più la coscienza di cosa è la musica e scoprire che la vera musica non è incentrata in un assolo di chitarra ma è l’intero contorno che c’è attorno ad esso, prendendo coscienza che una semplice rullata o un semplice stacco di batteria può rivoluzionare un pezzo o persino un semplice giro di basso. Prendi coscienza del potenziale della musica ed entri in un mondo dove non è necessario il tuo strumento, la chitarra, ma entri in una dimensione dove percepisci la musica come sonorità apprezzando le sonorità arabe, per esempio e delineando ancor di più il tuo stile di suonare e di comporre.

D Te vivi a Cecina ma suppongo tu conosca anche la realtà livornese, come vedi il panorama musicale della provincia labronica in generale ?

R Precisando che avuto modo di fare piano bar e ho avuto modo di incontrare numerose persone e essere esposto alle varie sfaccettature delle persone stesse, ho imparato che la musica, la bella musica in Italia e nello specifico in queste zone, non viene apprezzata e non parlo della musica solistica ma parlo di artisti del calibro di Sting.

Detto ciò a questo si aggiunge anche un vero e proprio sbarramento da parte del comune di incentivare e favorire l integrazione di serate e inserimento di gruppi di zona.

Iniziative legati ad esse non ce ne sono, ovvero ce ne sono ma non sono né cosi concrete ne così durature creando una vera e propria falla nella cultura musicale. La realtà livornese e nello specifico cecinese è ben lontana da favorire uno scambio culturale, basti pensare che per trovare un locale dove far fare jam bisogna oltrepassare Pisa, quindi al comune non si chiede molto, ma si chiede di attuare una realtà dove già nel resto del mondo è normalità casta e pura.

D Un rimorso, un rimpianto per una occasione perduta che ancora oggi non ti fa dormire ?

R Non credo di aver rimorsi perché in quello che ho fatto ci ho sempre messo l’anima e la passione, sia che sia andata bene che male; l ‘unico rimorso che ho è di non aver trovato ancora una persona che abbia voglia di investire nella musica e che apprezzi davvero il valore di essa.

D Chi è oggi Manuel Grillo ?

R Chi sono io? Sono semplicemente una persona che si è impegnata a realizzare un sogno e che sta ancora oggi investendo tempo e fatica, che ci crede in questo sogno anche sapendo che la realtà odierna sbarra solo le porte, abbattendoti e non facendoti crescere né in un percorso spirituale, che in un percorso di accrescimento interiore perché musica vuol dire mettere a nudo il tuo vero io. In sintesi sono un ragazzo che cerca di investire tempo e passione in un sogno che non si realizzerà mai sia per mezzi che per conoscenze, troppo poche.

Detto questo io non mollerò dato che specie in questi ultimi anni ho dimostrato a me stesso di poter realizzare cose che per me erano impensabili e questo mi da la fiducia di guardare all’orizzonte aver la fiducia di scrutare quel treno che passa una volta sola che ti porta verso un viaggio mistico, dove tutto è possibile e soprattutto i tuoi sogni e le tue aspirazioni sono diventati realtà.

GRAZIANO CEMMINI

D Graziano come è nato il tuo amore per la chitarra ?

R Diciamo che è un amore nato soprattutto per il bisogno di esprimere me stesso e ho trovato che la chitarra fosse il mezzo giusto…quasi un bisogno terapeutico.

Dare forma ad un suono che esprime ciò che pensi, soprattutto per un quattordicenne fulminato dal rock, con quel suo suono potente e maestoso, è un qualcosa che ti appaga.

D Hai fatto studi classici ?

R Sinceramente ho iniziato ad amare la musica metal coinvolgendo altri ragazzi in gruppetti vari, poi è stata la volta del folk per poi iniziare il Conservatorio con la chitarra classica. Oggi ho abbandonato definitivamente la musica rock, non la suono né la ascolto, optando solo ed esclusivamente per la musica classica o elettronica.

D Di solito chi frequenta il Conservatorio non suona solo uno strumento…

R Infatti ho iniziato suonandom il flauto traverso ma la chitarra è il mio strumento, senza dubbio alcuno.

D Quali sono state le tue fonti di ispirazione ?

R Su tutti John Petrucci dei Dream Theatre un gruppo musicale progressive metal statunitende fondato a Boston nel 1985appunto da John Petrucciani con John Myung e Mike Portnoy, poi David Mustaine, fondatore del gruppo thrash metal Megadeth e dal 1981 al 1983 chitarrista solista dei Metallica prima di essere allontanato dal gruppo e Randall William Rhoads chitarrista di Ozzy Osborne morto tragicamente.

D Oggi c’è qualcuno che attira la tua attenzione ?

R Manuel Bongiorni, conosciuto anche con lo pseudonimo di Musica Per Bambini, un cantautore italiano. La sua musica mescola musica elettronica, metal, musica medievale, filastrocche che mi colpisce molto.

D Quando riesci a dare il meglio di te con la chitarra a tracolla ?

R Vedi, io intendo la musica e la canzone come un valore da condividere con gli amici, musica come contesto sociale; per questo amo esibirmi come musicista di strada e soprattutto in Venezia lo faccio spesso e volentieri: storie raccontate, storie di vita musicate e cantate.

D Rock e Classica…un duello infinito…

R Sono di parte, lo so, ma è un duello che vince sempre la Classica. Il rock sta a McDonald, la Classica al Gambero Rosso! Per fare una canzonetta bastano due minuti, per comporre musica classica ci vuole conoscenza, consapevolezza, non può essere uno svago.

D Non sono molto d’accordo…spesso dietro una canzone c’è tutto un background di tutto rilievo, premio Nobel Dylan insegna…

R E’ un altro valore, più profondo…

D C’ è stato un treno che è partito senza di te e ancora oggi te ne penti ?

R No, nessun treno e nessun rimorso: ho sempre fatto quello che mi passava per la testa.

D Ritornando alla musica classica, la tua musica odierna…che ascolti ?

R Soprattutto Back e Handel ma anche Heitor Villa-Lobos che è stato un compositore brasiliano del neoclassicismo musicale, autore al quale “vado dietro” con la chitarra mentre lo ascolto.

D La scena livornese e la musica classica…rapporto non facile…

R Vero, verissimo. E’ una musica non molto sentita soprattutto tra i giovani, valorizzata solo in ambito accademico…quasi una setta! Io penso che alla base di tutto ci sia la poca conoscenza.

D Cosa manca per “pubblicizzare” questo genere musicale, per farlo uscire da certi schemi ?

R Sicuramente qualche iniziativa…per esempio mi sono chiesto come sia possibile che nella città che ha dato i natali a Pietro Mascagni non ci sia in estate una “settimana mascagnana”, magari alla Terrazza Mascagni…se non qui, dove ?

D Chi è oggi Graziano Cemmini ?

R Un venditore di Contratti per l’Energia Elettrica, che spera in un futuro migliore.

Ho sempre affrontato tutto come una parentesi della vita, come una persona in transito…domani chissà.