PIERANGELO BERTOLI – Eppure soffia (1976)

BERTOLI PIERANGELO

EPPURE SOFFIA

***

Label CGD

Format Vinyl LP

Country Italy                                                                            

Released 1976

Genre/Style Folk

Side A

1 Eppure soffia ****

2 C’era un tempo **

3 La baia **

4 Sera di Gallipoli ***

5 Non vincono ***

6 Cristalli di memoria **

Side B

1 Per dirti t’amo ***

2 Racconta una storia d’amore ***

3 Prega Crest ***

4 Povera Mary **

5 E’ nato si dice **

6 Due occhi blu **

Musicisti

Pierangelo Bertoli: voce, chitarra

  • Marco Dieci: tastiera, chitarra, armonica, cori
  • Alberro Radius: chitarra
  • Ernesto Massimo Verardi: chitarra
  • Enzo Giuffré: chitarra
  • Bruno Crovetto: basso
  • Mauro Spina: batteria, percussioni
  • Giuliano Salerni: tastiera

Che Pierangelo Bertoli meritasse di più dalla vita è un’ovvietà. Questo Eppure Soffia, grazie a Caterina Caselli, di Sassuolo come Pierangelo, è il suo primo per una casa discografica non amatoriale ed è il suo disco identitario. Non solo per il documento personale riprodotto in copertina, quanto per l’affermazione del proprio impegno politico e sociale: depurato dalle giovanili illusioni, ma rafforzato dall’esperienza personale e dalla trascinante dolcezza della sua musica. L’inquinamento delle industrie, un progresso che fa rima con distruzione e la follia della guerra sono i bersagli individuati senza mezzi termini dalle parole di Pierangelo Bertoli. Realismo ma mai resa perchè “Eppure il vento soffia ancora…”

BEATLES – Let it be (1970)

BEATLES

LET IT BE

*** 1/2

Label Apple

Format Vinyl LP

Country UK                                                                         

Released 08-05-1970

Genre/Style Rock

Side A

1 Two of us ***

2 Dig a pony ***

3 Across the universe ****

4 I me mine ****

5 Dig it ***

6 Let it be *****

7 Maggie May **

Side B

1 I’ve got a feeling ***

2 One after 909 **

3 The long and winding road ****

4 For you blue ***

5 Get back ****

Formazione

  • John Lennon – voce, chitarra ritmica, armonie vocali, cori; chitarra acustica
  • Paul McCartney – voce, basso, pianoforte,armonie vocali, cori
  • George Harrison – chitarra solista, voce, armonie vocali, cori
  • Ringo Starr – batteria, percussioni

Altri musicisti

  • Billy Preston – pianoforte elettrrico, organo Hammond
  • George Martin – maracas in Dig It
  • Linda McCartney – cori in Let It Be
  • Orchestra di 35 elementi in The Long and Winding Road
  • Coro di 14 elementi in The Long and Winding Road
  • Sezioni di fiati e violoncelli

Let It Be è l’undicesimo e ultimo album nella discografia inglese del gruppo musicale britannico e vide la luce dopo che, il precedente 10 aprile, il gruppo aveva già ufficializzato il proprio scioglimento . Molti lo hanno definito un commiato che i fans non avrebebro meritato.
Al di là delle sciocchezze scritte dai critici, “Let It Be” è davvero un album eccellente, un album con alcune delle migliori canzoni scritte dai quattro di Liverpool.

BEACH BOYS – Pet sounds (1966)

BEACH BOYS

PET SOUNDS

****

Label Capitol

Format Vinyl LP                                                                       

Released 16-05-1966

Country  USA

Genre/Style Rock

Side A

1 Wouldn’t it be nice ***

2 You still believe in me ***

3 That’s not me ***

4 Don’t talk (put your head on my shoulder) ***

5 I’m waiting for the day ***

6 Let’s go away for awhile **

7 Sloop John B ****

Side B

1 God only knows ****

2 I know there’s an answer ***

3 Here today ****

4 I just wasn’t made for these times **:

5 Pet sounds ***

6 Caroline no ***

  • Brian Wilson voce, cori, organo, pianoforte, dog whistle
  • Mike Love voce, cori
  • Al Jardine voce, cori, tamburello
  • Carl Wilson chitarra, voce
  • Dennis Wilson batteria, voce

Pet Sounds (Suoni di animale domestico) è l’undicesimo album in studio del gruppo statunitense.
Unanimemente riconosciuto come uno degli album più influenti della storia della musica, è spesso stato posto alla prima posizione in numerose classifiche di album migliori di tutti i tempi, come in quella del Times e del New Musical Express. In quella redatta da Rolling Stones l’album si trova al secondo posto.
Al pari Sgt. Pepper dei Beatles, Aftermath dei Rolling Stones e Notorious Byrds Brothers dei Byrds: Pet Sounds è uno dei capolavori assoluti dell’era sixties.
Davvero c’è poco da dire su album come questo. “Pet Sounds” brilla di una luce molto particolare: quella, abbagliante e imperitura, di un’ispirazione che è la culla di tre quarti della musica moderna.

BAND – The Last Waltz (1978)

BAND

THE LAST WALTZ

*****

Label Capitol

Format Vinyl LP

Country USA

Released 07-04-1978

Genre/Style Rock

Record One

Side A Side B

1 Theme from the last waltz 1 Coyote

2 Up on Cripple Creek 2 Dry your eyes

3 Who do you love 3 It makes no difference

4 Helpless 4 Such a night

5 Stagefright

Record Two

Side A Side B

1 The night they drove old Dixie down 1 Shape I’m in

2 Mystery train 2 Down south in New Orlenas

3 Mannish boy 3 Ophelia

4 Further on up the road 4 Tura Lura Lural (that’s an irish lullaby

5 Caravan

Record three

Side A Side B

1 Life is a carnival 1 The well

2 Baby let me follow you down 2 Evangeline

3 I don’t believe you 3 Out of the blue

4 Forever young 4 The weight

5 Baby let me follow you down (reprise) 5 The last waltz refrain

6 I shall be released 6 Theme from the last waltz (orchestra)

The Last Waltz ( L’ultimo valzer ) è un concerto del gruppo rock canadese-americano The Band, tenuto il giorno del ringraziamento americano, il 25 novembre 1976, presso la Winterland Ballroom di San Francisco. The Last Waltz è stato “il concerto d’addio” di The Band, e l’evento ha visto la band accompagnata da più di una dozzina di ospiti speciali, tra cui Eric Clapton, Ringo Starr, Bob Dylan, Ronnie Wood, Muddy Waters, Neil Young , Neil Diamond, Van Morrison, Bobby Charles, il Dr. John, Paul Butterfield, Emmylou Harris, Ronnie Hawkins, Joni Mitchell e The Staple Singers
Il concerto è stato girato dal regista Martin Scorsese e realizzato in un documentario omonimo, pubblicato nel 1978.
Non si può rimanere insensibili dinanzi alla coinvolgente, vitale e sincera bellezza della musica che esce da questi solchi…mai concerto di addio fu più appassionato e a tratti anche commovente di questo.

EUGENIO “NENO” VINCIGUERRA

D 1961 Neno Vinciguerra sostituisce Paolo Gragnani alle tastiere nel gruppo Four Friends…è la nascita di una splendida carriera musicale…

R Mamma quanto tempo è passato..eppure sembra ieri. Si, tutto ebbe inizio nel 1961 e devo dire che da allora la musica è stata la mia vita

D Dopo lo scioglimento dei Four Friends entri a far parte degli Arcieri ; al Sestriere vi notò il manager della cantante Milva…è l’inizio di una splendida avventura…

R Quando si dice la fortuna… Il manager di Milva era in vacanza al Sestriere e come ci sentì suonare decise che eravamo il gruppo adatto ad accompagnare la grande cantante ferrarese.

D Finita la collaborazione iniziale con Milva nel 1973 dai vita al gruppo…I Milvi con il quale per molti anni avete accompagnato la “pantera di Goro” in giro per il mondo…soddisfazione immagino…

R Come puoi ben immaginare…al tempo non era facile entrare nel giro che contava…noi ci stavamo riuscendo…un sogno!

D Grecia, Francia, Germania, Canada, Russia, Giappone…sempre come gruppo di Milva…che ricordi hai?

R Ricordi splendidi. Eravamo giovani, venivamo dalla provincia (Livorno era tale) e ci trovammo a giro per il mondo in posti che fino al momento avevamo solo sentito nominare

D Che effetto vi fece suonare al Madison Square Garden di New York o all’Olympia di Parigi ?

R Effetto da paralizzare le gambe e il cervello. Il Madison ci sembrava grande come Livorno, l’Olympia incuteva terrore ma devo dire che dopo pochi minuti tutto era passato e da buon livornesi, guasconi e sfrontati abbiamo fatto la nostra bella fugura. Poi Milva era bravissima, una cantante straordinaria che “ti metteva a tuo agio”. A proposito, la nostra amicizia è continuata nel tempo ed ancora oggi ci sentiamo per telefono.

D E dopo i Milvi che hai fatto ? So che non hai mai smesso di suonare e anche oggi allieti i presenti con ottime serate…

R Smettere ? Mai ! Ora sto suonando al Boccaccio quindi sempre attivo e in movimento quindi …….. Non solo, sto scrivendo un musical “Modigliani, Livorno-Parigi”: aspetto una risposta da Roma che spero positiva.

D Sentirsi chiamare “maestro” è una gran bella soddisfazione…tutto meritato direi…

R Beh, che dire…si certo. Mi fa piacere anche il “meritato”.

D Anche se sei stato molto in tournee all’estero, che ricordi hai della scena musicale livornese di quegli anni ?

R Ricordi fantastici. Decine di complessi erano presenti in città e devo dire che molti erano bravi veramente. Livorno è sempre stata prodiga di musicisti.

D Hai avuto una splendida carriera, ma c’è un rinpianto che ti “porti dietro” ?

R Ognuno di noi, in ogni campo, ha un rimpianto…ma mi piace guardare avanti, sempre avanti.

D Chi è oggi Eugenio Vinciguerra ?

R Un uomo felice e appagato. Dalla vita ho avuto tantissimo: in primis 4 figli, nipoti e salute. Poi la musica…non mi sembra poco.

IL ROCK FU UN FATTO RIVOLUZIONARIO O NO ?

L’avvento del rock fu un fatto rivoluzionario o no?

E’ fuori dubbio che il rock’n’roll di fine anni 50 e soprattutto quello dei sixties ha svolto un ruolo di rottura nella società mondiale, o per lo meno industralizzata.

Al di là dei luoghi comuni e banali, detti e ridetti, cerchiamo di capire dove sta la “rivoluzione” di questo fenomeno, genere di musica che può piacere o meno…ma questo è un altro discorso.

A mio giudizio il “merito” che ha avuto il rock e quindi la sua forza, più di essere “contro” è stato quello di aver creato l’adolescenza, l’”essere ragazzi”.

Fino agli anni 50, per tutta una serie di circostanze, principalmente economiche e culturali, un bambino diventava immediatamente un uomo. Non vi erano vie di mezzo.

Prendete le foto dei vostri nonni o dei vostri genitori, a 16 anni ne dimostravano minimo 40…per il modo di vestire, di atteggiarsi, ma soprattutto di essere, ed era purtroppo vero: ne avevano 16 ma avevano i problemi dei 40enni.

Difficilmente studiavano e si andavano a lavorare in età precoce, il che li rendeva adulti prima del tempo;spesso e volentieri si sposavano prestissimo e avevano figli altrettanto presto, con tutto quello che ne consegue.

Anche i rampolli di famiglie benestanti subivano lo stesso processo, erano uomini senza mai essere stati ragazzi.

Musicalmente parlando, crescevano con la musica dei nonni e dei genitori che facevano propria, non avevano una loro musica.

Improvvisamente, prima negli Stati Uniti, poi piano piano in Eurpoa (pianissimo…a passo di lumaca stanca in Italia), il boom economico ha cambiato le carte in tavola.

Lentissimamente ma inesorabilmente le scuole cominciarono ad affollarsi e un certo benessere si stava diffondendo.

Poi come una folgore il rock’n’roll !

La fine degli anni 50 e i 60 sono gli anni della svolta, gli anni in cui i giovani si appropriano della propria giovinezza, del “diritto ad essere ragazzi” a 15,16,17,18 anni e così via…

Il rock era la loro musica, non più quella dei genitori e dei nonni.

Era la musica dei giovani che volevano cambiare il mondo dei vecchi, buttando a mare anche la loro musica.

Gli avvenimenti storici contribuirono in maniera determinante all’evolversi della situazione.

Non fu una guerra incruenta.

Tra figli e genitori scoppiarono tensioni incredibili: erano due mondi che si fronteggiavano…per la prima volta i genitori dovevano confrontarsi con i loro ragazzi che avevano un modo diverso di affrontare il mondo.

Essere giovani in tutto e per tutto…il rock con le sue canzoni di rivolta li appagava in pieno.

Al diavolo la vecchia musica !

Iniziarono i primi viaggi in altri paesi, fino ad allora previlegio di pochissimi: non erano importanti i soldi…bastava la voglia, un sacco a pelo e via…

Gli scambi di ogni tipo tra ragazzi si fecero sempre più frequenti, le esperienze dei singoli divennero le esperienze di tutti in una sorta di “villaggio globale” ideale ante litteram reale, in barba al computer e internet (oggi infatti puoi giocare a scacchi con un pakistano o scambiarti messaggi con uno zairese e poi magari non sai chi abita al terzo piano del tuo palazzo)

Il rock cuciva il tutto.

Ogni attimo della giornata era accompagnato dalla musica. In ogni posto, in ogni ritrovo, in ogni cantina si suonava “la musica dei giovani”, finalmente consapevoli di esserlo.

Mai prima di ora si era sentito così forte il bisogno di stare insieme, di dividere con gli altri storie, esperienze, sogni.

In tutto questo sta la grandezza del rock, quella di aver contribuito a far si che i giovani si appropriassero del loro sacrosanto diritto di non diventare uomini prima del tempo

BAND – Northern lights – Southern cross (1975)

BAND

NORTHERN LIGHTS – SOUTHERN CROSS

***

Label Capitol

Format Vinyl LP                                                                               

Country USA

Released 01-11-1975

Genre/Style Rock

Side A

1 Forbidden fruit ****

2 Hobo jungle ***

3 Ophelia ****

4 Acadian driftwood ***

Side B

1 Ring your bell **

2 It makes no difference ***

3 Jupitor hollow **

4 Rags and bones ***

Formazione

Rick Danko basso, chitarra, violino, armonica, trombone, voce

Levon Helm batteria, chitarra, mandolino, piano, tastiere, voce

Garth Hudson organo, tastiere, fisarmonica, sassofoni, sintetizzatori, ottoni

Richard Manuel piano, tastiere, percussioni, clavinet, batteria, voce

Robbie Robertson chitarre, basso, piano, tastiere, clavinet

Northern Lights – Southern Cross è il sesto album in studio del gruppo rock canadese-americano , pubblicato nel 1975. Fu il primo album ad essere registrato nel loro nuovo studio in California, Shangri-La, e il primo album di tutto il nuovo materiale dal Cahoots del 1971. Tutte e otto le canzoni sono accreditate come composizioni del chitarrista Robbie Robertson.
Pur non essendo folgorante come Music from Big Pink e il loro secondo album omonimo o coerente come Stage Fright, Northern Lights Southern Cross è un grande album della Band e al di fuori di The Last Waltz è la loro ultima grande affermazione musicale.
E’ senza dubbio un canto del cigno, in quanto la sua registrazione segnava l’ultima volta in cui i cinque membri lavoravano insieme in studio come gruppo permanente.
Anche le voci di Helm, Manuel e Rick Danko sono state tutte azzeccate, in questa ultima grande performance musicale del gruppo.

CARLO BOSCO

D Carlo Bosco, il tuo nome ha iniziato a circolare insistentemente quando hai composto il brano “Subito” con il quale il gruppo Le 5 partecipano a X Factor 2011…una bella soddisfazione

R In realtà “Subito” fu composta due anni prima della loro partecipazione a X Factor. E’ legata al periodo della loro crescita artistica. E’ stata sicuramente un trampolino di lancio per quello che è avvenuto dopo. Credo però che tanti altri brani famosi che io avevo “vestito” vocalmente per loro ebbero il ruolo predominante.

D Il tuo talento di pianista ti fa collaborare con artisti del calibro di Vinicio Capossela, Delta V, Claudio Insegno…raccontaci

R Questi nomi che tu citi sono tutti incontri avvenuti per caso e che mi hanno portato a collaborare con grandi realtà. I Delta V li incontrai proprio qui a Livorno in un pub perché stavano registrando il loro terzo album in una villa sulle colline di Montenero. Io all’epoca ero un loro fan sfegatato. Da un semplice autografo nacque poi questa collaborazione che mi portò a suonare il pianoforte in studio con loro.
Con Capossela andò un po’ diversamente. Mi ricordo che era una normalissima domenica e mentre cenavo mi chiamarono dal teatro Goldoni perché il grande Vinicio voleva a tutti costi chiudere lo spettacolo con “Livorno” di Piero Ciampi. Al telefono mi chiesero se la conoscevo e se avevo voglia di correre in teatro ed esaudire il suo desiderio. Non persi un attimo, in mezz’ora buttai giù lo spartito, mi stirai una camicia e andai. Un’emozione grandissima, platea e palchetti pieni, un silenzio irreale e poi uno scroscio di applausi. Ho un ricordo meraviglioso di quel momento.

D Al tuo attivo anche colonne sonore di cortometraggi animati e spettacoli teatrali…progetti interessanti e stimolanti…

R Sono figlio d’arte, i miei genitori sono i fondatori della compagnia teatrale Spazio Teatro che proprio quest’anno compie quarant’anni di attività. Sono cresciuto dietro le quinte e sul palcoscenico e avendo iniziato a studiare musica fin da piccolo le mie prime produzioni sono nate “in casa”. E da lì poi tante collaborazioni con altre realtà teatrali livornesi e non fino alla musica per film (Licaoni, Ombra Somigliante, Bachelor of Arts (Hons) dell’Università di Wolverhampton).

D E si arriva alla tua nuova avventura musicale…Carlo Bosco prende il nome Jackf per un percorso da solista. Perchè questo nome e perchè questa scelta ?

R Il nome nasce proprio da una mia collaborazione teatral-musicale.

Nel 1999 Claudio Marmugi metteva in scena Radio Alcatraz, uno spettacolo ispirato alla omonima trasmissione radiofonica che vedeva protagonista il detenuto Jack Folla.
Scrissi le musiche per quello spettacolo, dieci tracce buttate giù in una notte.
Jack Folla diventò Jackf, il nick artistico che mi porto ormai dietro da quel lontano 1999.

D Collabori anche con altri artisti che si avvalgono della tua indubbia bravura, tra tutti i Gary Baldi Bros…

R I Gary Baldi Bros quest’anno compiono la bellezza di dieci anni di attività. E’ la mia famiglia, siamo sei amici da tantissimi anni e per gioco abbiamo iniziato questa avventura che poi è diventata una macchina senza soste: tour, grandi palchi e tanta gente che ci segue.
Il ricordo più bello è sicuramente il concerto a Effetto Venezia 2015, avevamo davanti 9000 persone. Una cosa indescrivibile se non vissuta direttamente.

D Musica ambient ed elettronica, quali i tuoi punti di riferimento ?

R Sono un grande amante della French Touch e della elettronica del nord Europa.
Due nomi su tutti: Daft Punk e Royksopp. Potrei elencartene tanti altri ma questi sono i miei maestri assoluti.

D Che rapporto hai con la realtà musicale della città di Livorno, una città che storicamente ha prodotto centinaia di ottimi musicisti ?

R Un rapporto di amore e rispetto, sono cresciuto fin dai 17 anni a suonare nei fondi a suonare qualsiasi genere ti possa venire in mente. Ho conosciuto qualsiasi realtà musicale della mia città, ho avuto la fortuna di collaborare con tantissimi artisti livornesi, ho visto nascere tanti nomi che adesso calcano palchi importanti. Sono orgoglioso della mia città perché mi ha portato a conoscere qualsiasi sfaccettatura del lavoro che volevo fare fin da quando ero bambino.
Mi ritengo un musicista eclettico perché non faccio eccezioni. Pensa che lo scorso anno ho seguito la produzione artistica di un disco metal.

D Progetti futuri, possibilità di ascoltarti dal vivo ?

R Ho un po’ di materiale per un mio secondo disco e spero per l’anno a venire di uscire magari con qualche singolo o magari un Ep.

Nel frattempo è nato il Jackf Studio, una piccola attività di produzioni audio che mi vede nei panni di produttore, arrangiatore. Mi sta dando tante soddisfazioni.

D Carlo, qualche rimpianto, qualche scelta sbagliata che non rifaresti ?

R Una su tutte, non aver terminato gli studi al conservatorio di Firenze. Ci penso spesso, forse troppo. Chissà, mai dire mai.

D Chi è oggi Carlo Bosco in arte Jackf ?

R Carlo Bosco oggi è un ragazzo.. Si può dire ragazzo di 43 anni? Ahahah!!!
Un musicista felice del suo lavoro, felicemente fidanzato e con tanti sogni e progetti nella testa, alcuni già esauditi e altri in lista di attesa.