L’avvento del rock fu un fatto rivoluzionario o no?
E’ fuori dubbio che il rock’n’roll di fine anni 50 e soprattutto quello dei sixties ha svolto un ruolo di rottura nella società mondiale, o per lo meno industralizzata.
Al di là dei luoghi comuni e banali, detti e ridetti, cerchiamo di capire dove sta la “rivoluzione” di questo fenomeno, genere di musica che può piacere o meno…ma questo è un altro discorso.
A mio giudizio il “merito” che ha avuto il rock e quindi la sua forza, più di essere “contro” è stato quello di aver creato l’adolescenza, l’”essere ragazzi”.
Fino agli anni 50, per tutta una serie di circostanze, principalmente economiche e culturali, un bambino diventava immediatamente un uomo. Non vi erano vie di mezzo.
Prendete le foto dei vostri nonni o dei vostri genitori, a 16 anni ne dimostravano minimo 40…per il modo di vestire, di atteggiarsi, ma soprattutto di essere, ed era purtroppo vero: ne avevano 16 ma avevano i problemi dei 40enni.
Difficilmente studiavano e si andavano a lavorare in età precoce, il che li rendeva adulti prima del tempo;spesso e volentieri si sposavano prestissimo e avevano figli altrettanto presto, con tutto quello che ne consegue.
Anche i rampolli di famiglie benestanti subivano lo stesso processo, erano uomini senza mai essere stati ragazzi.
Musicalmente parlando, crescevano con la musica dei nonni e dei genitori che facevano propria, non avevano una loro musica.
Improvvisamente, prima negli Stati Uniti, poi piano piano in Eurpoa (pianissimo…a passo di lumaca stanca in Italia), il boom economico ha cambiato le carte in tavola.
Lentissimamente ma inesorabilmente le scuole cominciarono ad affollarsi e un certo benessere si stava diffondendo.
Poi come una folgore il rock’n’roll !
La fine degli anni 50 e i 60 sono gli anni della svolta, gli anni in cui i giovani si appropriano della propria giovinezza, del “diritto ad essere ragazzi” a 15,16,17,18 anni e così via…
Il rock era la loro musica, non più quella dei genitori e dei nonni.
Era la musica dei giovani che volevano cambiare il mondo dei vecchi, buttando a mare anche la loro musica.
Gli avvenimenti storici contribuirono in maniera determinante all’evolversi della situazione.
Non fu una guerra incruenta.
Tra figli e genitori scoppiarono tensioni incredibili: erano due mondi che si fronteggiavano…per la prima volta i genitori dovevano confrontarsi con i loro ragazzi che avevano un modo diverso di affrontare il mondo.
Essere giovani in tutto e per tutto…il rock con le sue canzoni di rivolta li appagava in pieno.
Al diavolo la vecchia musica !
Iniziarono i primi viaggi in altri paesi, fino ad allora previlegio di pochissimi: non erano importanti i soldi…bastava la voglia, un sacco a pelo e via…
Gli scambi di ogni tipo tra ragazzi si fecero sempre più frequenti, le esperienze dei singoli divennero le esperienze di tutti in una sorta di “villaggio globale” ideale ante litteram reale, in barba al computer e internet (oggi infatti puoi giocare a scacchi con un pakistano o scambiarti messaggi con uno zairese e poi magari non sai chi abita al terzo piano del tuo palazzo)
Il rock cuciva il tutto.
Ogni attimo della giornata era accompagnato dalla musica. In ogni posto, in ogni ritrovo, in ogni cantina si suonava “la musica dei giovani”, finalmente consapevoli di esserlo.
Mai prima di ora si era sentito così forte il bisogno di stare insieme, di dividere con gli altri storie, esperienze, sogni.
In tutto questo sta la grandezza del rock, quella di aver contribuito a far si che i giovani si appropriassero del loro sacrosanto diritto di non diventare uomini prima del tempo