TOMMASO BANDECCHI

1 Nel 2009 nascono a Livorno i Biffers con Tommaso Bandecchi alla batteria…

In realtà nella primissima formazione il mio ruolo era quello di chitarrista (ruolo a cui sono tornato da qualche tempo), oltre che di produttore.

Abbiamo avuto anche altri cambi di formazione, prima di tutto con l’ingresso di Pasquale al basso, poco prima che uscisse il nostro primo album Whoa!, dopodiché un paio di batteristi si sono avvicendati nelle nostre fila, permettendomi di tornare alla chitarra.

2 Il vostro sound potrebbe definirsi una sorta di punk rock classico che strizza l’occhio alla scena californiana degli anni 80…

Nelle nostre vene scorre quel suono, anche se siamo cultori di svariati altri suoni, da Zappa ai Black Sabbath, da James Brown all’hardcore e via dicendo. Ci piace sperimentare pur rimanendo fedeli alle nostre radici, e speriamo che nei prossimi lavori si possa dare sfogo alle nostre anime più disparate.

3 Nel 2013 avete dato alle stampe il vostro primo CD (a dire la verità prima c’era stato un 7 pollici autoprodotto…) dal titolo “Whoa!”…soddisfatti?

Assolutamente! Whoa! è stato l’inizio di un percorso che ci ha poi portato a produrre altri EP ed un altro album uscito ad aprile 2016, intitolato Vice. Grazie a Whoa! Abbiamo firmato per l’americana Kung Fu Records, che annovera tra le proprie fila band importanti come The Vandals, Blink 182 e The Ataris.

4 Avete fatto anche una tournee in Spagna per presentarlo…una bella soddisfazione…

Ad oggi siamo stati in giro per l’europa in ben 9 occasioni, per altrettanti entusiasmanti tour. Ci dispiace che il decimo sia stato il tentativo fallito di conquistare gli Stati Uniti.. Sarà per la prossima volta.

5 Tommaso, quali sono le tue fonti di ispirazione, i tuoi modelli di riferimento ?

Ho un sacco di modelli a cui mi rifaccio, ognuno per quanto riguarda un piccolo aspetto: il carisma e la tenacia di Joe Strummer, l’autorevolezza e la solidità gestionale di James Brown, la visione fuori dagli schemi di Rick Rubin, l’eclettismo di Zappa e l’entusiasmo di Dave Grohl.

6 La scena musicale livornese è sempre stata, dagli anni 50 in poi, una “fabbrica” di gruppi musicali…c’è qualche gruppo o artista livornese che stimi particolarmente con il quale ti piacerebbe duettare ?

Nutriamo da sempre il desiderio di fare qualcosa insieme a Bobo Rondelli, uno dei nostri miti sin da ragazzini. Chissà che prima o poi non si avveri…

7 Una domanda che faccio a tutti i batteristi: Charlie Watts dei Rolling Stones ha detto che il “suo culo” è quello di Mick Jagger perchè da più di 50 anni se lo vede davanti sul palco…quale è il “tuo culo” ?

Beh, per anni è stato quello di Dario (nostro cantante), anche se in una occasione è stato quello di Mickey Leigh, fratello di Joey Ramone e produttore ed autore dei Ramones!

8 Oltre a te nei Biffers Dario Iacoponi voce e chitarra, Pasquale Fiorillo al basso…ottimi musicisti e un trio di amici..è questa la formula giusta ?

Assolutamente, almeno lo è per noi. Siamo prima famiglia e poi band, non potremmo esistere in nessun’altra soluzione.

9 Progetti futuri ? Quando possiamo vedervi dal vivo a Livorno?

Per il momento siamo impegnati nella stesura del seguito di Vice, per cui non prevediamo live, almeno per il momento. Più avanti ne sapremo di più, abbiamo preferito non darci scadenze e lasciare che le cose vadano al proprio posto automaticamente e con i propri tempi.

10 Chi è oggi Tommaso Bandecchi?

Direi lo stesso ragazzino che anni fa passava le nottate in uno scantinato a suonare e registrare, che per anni si è sbattuto ad organizzare tournée underground ed ha investito tutto quello che aveva nei propri progetti musicali; oggi ha qualche anno in più, un po’ di esperienze accumulate e un sacco di cose ancora da dire!

Grazie a tutti e a presto!

27 GENNAIO : GIORNO DELLA MEMORIA

   

Spesso, soprattutto da bambino mi sono fatto domade sull’aldilà, sul paradiso, sul purgatorio , ma soprattutto sull’inferno. Molte volte ho cercato di immaginare quel posto tremendo, con i dannati che urlavano di dolore, con l’odore della carne bruciata da fuochi perenni, con i diavoli che con l’immancabile forcone torturavano gli sventurati, ma mai avrei pensato di poter visitare quel luogo sulla Terra. Invece, come il buon Dante, anche io ho visitato gli inferi.

Era una mattina uggiosa di agosto, con il tempo che non prometteva niente di buono nonostante il gran caldo, quella che mi vide varcare il cancello di Auschwitz. Per un appassionato di storia era l’occasione cercata da una vita. La prima sensazione è quella dell’oppressione, nonostante il lager sia ubicato in campo aperto, una senso di pesantezza ti prende immediatamente.

Decine di libri letti, mogliaia di storie, centinaia di personaggi, milioni di fantasmi si materializzarono all’improvviso. Varcare il cancello con la fatidica scritta ARBEIT MACH FREI ti riporta indietro nel tempo e ti fa correre un brivido lungo la schiena.

Un attimo di panico mi assale nel pensare che da quel cancello sono passati milioni di esseri umani che non hanno mai fatto ritorno a casa. La nostra guida, che parla un italiano perfetto, ammonisce un visitatore che sta fumando e gli intima di spengere la sigaretta in quanto Auschwitz è un cimitero-museo e come tale va rispettato. Ti senti smarrito mentre cammini sul selciato di pietre consumate e se ti concentri ti sembra di sentire il calpestio degli zoccoli dei deportati. I vari edifici con il numero del “blocco” sono un pugno nello stomaco: il blocco degli interrogatori, quello delle torture, quello dove il famigerato dottor Mengele faceva i suoi esperimenti sui gemelli, si materializzano davanti ai miei occhi. Ovunque filo spinato, ben sistemato, simmetricamente perfetto e torrette di guardia, poi ancora filo spinato.

Impossibile non rimanere in silenzio davanti al “muro della morte” dove venivano fucilatii prigionieri: migliaia di fori danno l’idea della carneficina. Blocco dopo blocco sale l’angoscia , accresciuta da migliaia di foto di volti di prigionieri uccisi che ti scorrono davanti agli occhi. Non so descrivere l’impressione ricevuta entrando in una sala e trovarsi davanti a tonnellate di capelli umani ben conservati, in un’altra migliaia di scarpe, in un’altra ancora migliaia di occhiali, migliaia di spazzolini da denti, migliaia di pennelli da barba, migliaia di valige con i nomi dei proprietari ancora visibili, migliaia di pentole, tegamini, posate…

La stanza dei bambini poi ti obbliga a deglutire e ti prende un nodo alla gola: vestiti, piccoli giochi, le scarpine di quegli innocenti ti fanno partecipe di una umanità totalmente imbestialita che non ha portato ripsetto dinanzi alla purezza e al pianto di un bimbo.

Auschwitz è terribile, ma Birkenau è peggio !

La foto che centinaia di volte ho visto, quella foto dei binari del treno che arrivano direttamente dentro il lager, adesso era lì, davanti ai miei occhi…allora è tutto tremendamente vero…

Si entra nel campo e subito si materializza un girone dantesco. Sembra incredibile ma ti assale l’odore della morte, un odore acre, soffocante, l’odore che sicuramente avrà trovato Dante quando scese all’inferno con Virgilio.

Ti aspetti in ogni momento di incontrare la morte con la falce che reclama il suo indiscusso possesso di quel luogo. Il campo principale era tremendo ma era pur sempre un complesso in muratura, qua migliaia di baracche,una distesa sterminata di baracche di legno dove venivano ammassate decine e decine di persone.

Solo la prima fila è rimasta intatta a sfidare il tempo…per non far dimenticare.

E’ possibile aprire il vecchio portone di legno che cigola sinistramente e l’irreale appare dinanzi agli occhi del visitatore: impossibile immaginare condizioni di vita più disumane…forse le riserve indiane…

Decine di fatiscenti letti a castello per centinaia di prigioniri, con il pavimento in terra battuta che diventa subito fango, con il freddo pungente che ti “buca “ le ossa.

La capanna dei bagni ha dell’incredibile, con una decina di fori che servivano da latrina comunre, che la rende perfettamente uguale ad un ricovero per animali, soltanto che là trovavano tormento esseri umani.

Uscire significa prendere una boccata d’aria ma immediatamente lo sguardo corre ai binari del treno, allo “slargo” dove avevano luogo le selezioni. E allora ti immagini le persone “scartate” che si incamminavano ignare verso le docce. Mi ritrovo a fare gli stessi passi che milioni di sventurati hanno fatto e mi sembra di sentire le voci di vecchi, donne, bambini, tanti bambini che andavano incontro alla morte.

Il locale delle “docce” è ampio e sono ben visibili ifori da dove veniva iniettato il famigerato Zylon B: sarà suggestione, sarà quel mio essere claustofobico, sarà non so che, ma un senso di mancanza d’aria mi prende e riguadagno celermente l’uscita.

Ora davanti a noi ci sono le rovine di quegli che erano i forni crematori, solo una parte è rimasta in piedi; rovine perchè i nazisti li fecero saltare in aria con la speranza di cancellare ogni traccia,ma essi sono ancora lì, per rendere testimonianza, per far riflettere.

Inizia a piovere, una pioggerellina fitta e insistente che aumenta sempre di più, una pioggia che sembra voglia far capire al visitatore distratto, magari intento solo a scattare foto, che quello è un luogo di morte, un sacrario testimone dell’olocausto.

Mi rendo conto che sia impossibile rendere l’idea di cosa sia un lager, dei sentimenti che quel luogo fa nascere nel nostro animo, delle sensazioni che ti fa vivere.

Vorrei urlare, sfogare la mia rabbia, forse come esorcismo di quello che ho appena visto, un urlo defaticante che ti fa riprendere fiato.

Subito un pensiero mi passa per la testa, un pensiero che rivolgo ad insegnanti ed educatori: tra una gita piacevole e una spensierta, tra una settimana bianca e l’altra, una visita in questi luoghi dovrebbe essere inserita nel programma didattico di ogni scuola che si rispetti. Per non dimenticare…

ANTONIO MORELLI

D. Antonio Morelli, chitarrista dei Baryonyx, una band di giovani musicisti livornesi…

R Ciao e grazie per l’intervista. Il nostro progetto nasce a Livorno tra il 2007 e il 2008 da un’idea mia e del cantante Matteo Ceccarini. A quel tempo eravamo ancora ragazzini e decidemmo di partire con il classico Pop-Punk adolescenziale. Crescendo abbiamo deciso di ampliare i nostri orizzonti musicali maturando verso un Alternative Rock che ha portato nel 2012 alla pubblicazione dell’EP “Trias” (canzoni di punta “NoSen” e “Nuvole di Vetro”). Concentrandoci sulla diffusione di queste ultime produzioni, inaspettatamente abbiamo riscosso molto consenso da parte del pubblico a livello radiofonico, live e televisivo. Nel 2014 è iniziata la nostra sperimentazione di musica elettronica che si è poi delineata in uno stile Electro Rock. Abbiamo iniziato così le registrazioni del primo LP che è uscito il 16 giugno scorso chiamato “Fuori il Blizzard”. Nel 2015 è stato inoltre aperto il nostro canale ufficiale su Vevo, “BaryonyxVEVO”, con il video della canzone “Nuvole di Vetro” (Trias) e del singolo “Voce84” anteprima del nuovo album.

D. Da dove nasce il nome Baryonyx ?

R È una domanda curiosa che spesso ci è stata posta. Devi sapere che il “Baryonyx” era un dinosauro vissuto milioni di anni fa. Quando abbiamo fondato la band inizialmente avevamo scelto il nome “Overdrive” ma poi rendendoci conto di quanto fosse comune tra le band nel mondo, abbiamo scelto di cercare qualcosa che fosse intraducibile in tutte le lingue e che ci rappresentasse per quello che siamo davvero. Siamo nati nell’era di Jurassic Park e da piccoli eravamo molto appassionati di quella storia. Unendo quindi le due cose abbiamo optato per Baryonyx: è riconoscibile in tutto il mondo e si collega al nostro passato.

D. “Fuori il Blizzard” è il nome del vostro primo LP con 8 tracce di ottima musica. A quando il prossimo CD?

R Grazie per le belle parole. “Fuori il Blizzard” è stato un tentativo di concept album dove abbiamo inserito volutamente quattro brani commerciali e quattro brani underground. L’obiettivo era cercare di far arrivare la nostra musica a più persone possibile ed aumentare gli ascolti in generale. Le sonorità di questo album sono molto variegate e colorate infatti attraverso le basi minimali di batteria e l’utilizzo di synth eterei abbiamo voluto dare un tono di apertura e di luce con sfaccettature dance qua e la. Non mancano però allo stesso tempo riferimenti Dream Pop e Drum ‘n Bass più scuri e taglienti. In definitiva è stato un buon prodotto che ha ottenuto delle ottime recensioni e siamo riusciti a vendere più di 300 copie. Un traguardo che fa ben sperare per il futuro visto che siamo un gruppo della scena underground. Stiamo già lavorando al prossimo progetto che avrà una prospettiva diversa rispetto a “Fuori il Blizzard”. Stiamo cercando di elaborare un qualcosa di più maturo ma che al contempo stia al passo con la musica di oggi.

D. Nonostante la vostra giovane età alcune vostre canzoni sono state inserite in compilation internazionali ( Vs. the World Vol .9 , prodotto dalla Quickstar di Baltimora e Italy loves rock, prodotto dalla Noloser Record)…una bella soddisfazione…

R Quando abbiamo avviato il nostro progetto musicale non avremmo mai pensato di poter raggiungere certi traguardi in così poco tempo. Entrambe le compilation che hai citato hanno dato in un certo senso la svolta alle nostre prospettive in quanto abbiamo capito che potevamo e dovevamo fare sul serio. Al di la della soddisfazione ci piace sempre guardare all’obiettivo successivo quindi speriamo tanto di poter ottenere altri risultati soddisfacenti. Per la prima compilation l’invito venne tra il 2009 e il 2010 tramite l’allora pagina di Myspace dove era caricato il nostro unico brano in inglese “Everything You Can See From The Space”: piacque fin da subito sia ai nostri fan sia evidentemente a questa etichetta di Baltimora che volle inserirla nella compilation. Il nostro primo brano di punta vero e proprio però è stato “NoSen”, pubblicato nell’autunno del 2010, che ha segnato il passaggio definitivo all’Alalternative Rock. Oltre ad Italy Loves Rock ha avuto la fortuna di rientrare anche in altre compilation tra cui segnalo Mp3 Goes Metal Vol. 2 sempre di Noloser Record. La scena underground sicuramente non è come quella commerciale, è più difficile e spesso dura da affrontare, ma riserva davvero molte soddisfazioni.

D. Siete stai invitati anche per una apparizione televisiva nel programma U Zone di Italia 2 …raccontaci

R È stata una bella esperienza, di quelle da poter raccontare nel tempo. Nel 2012 eravamo in una fase particolare, stava per uscire il primo EP “Trias” dopo tante fatiche per poterlo produrre, ma in cantiere avevamo già tanti brani che negli anni successivi sarebbero rientrati in “Fuori il Blizzard”. Decidemmo così di pubblicare una demo su YouTube di un nostro nuovo brano chiamato “P.P.F.” in versione strumentale. Come video girai personalmente delle clip con la tecnica dello “stop motion” dove tante foto messe in sequenza generano dei movimenti. Mediaset per lanciare il nuovo canale di Italia2 decise di creare un format di rotazione di video indipendenti caricati sul sito internet 16mm.it dove i migliori scelti dalla redazione sarebbero passati in TV. Così provammo a caricare sul sito “P.P.F. (strumentale)” ed incredibilmente la redazione rimase così entusiasta che nel giro di poche settimane non solo andò in rotazione in TV ma entrò anche nella top 100 dei video trasmessi. Successivamente venne inserito nel format “UZONE Lab” dove un presentatore in studio introduceva gli artisti. Una vera soddisfazione, e siamo riusciti a restare in Top 100 fino alla chiusura del programma. Un’altra bella esperienza è stata sicuramente la partecipazione nel 2015 ad una intervista con live unplugged via Skype per la webtv messicana “SayYeahTV”. È un canale seguitissimo con collegamenti contemporanei da cinque Paesi dell’America latina con ospiti di grandi etichette discografiche da tutto il mondo. Siamo veramente soddisfatti di queste esperienze, ci hanno fatto crescere e ci hanno dato fiducia per il futuro.

D. Oltre a te Matteo Ceccarini alla voce un duo di ottimi musicisti e amici…è la formula giusta?

R Quando si è prima di tutto amici le cose vengono sicuramente meglio, ci si capisce a volte anche solo con uno sguardo. Non c’è una formula più giusta di un’altra ma sicuramente se si lascia spazio alla creatività di tutti vengono fuori delle belle cose.

D. Progetti futuri? Quando e dove possiamo ascoltarvi dal vivo a Livorno ?

R Stiamo già lavorando al prossimo disco anche se ancora è in una fase iniziale. È molto tempo che non suoniamo a Livorno, generalmente ci muoviamo nel nord Italia dove il nostro genere viene compreso meglio. Un po’ ci dispiace non poterci esibire nella nostra città speriamo davvero di tornare il prima possibile.

D. Antonio quali sono i tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando?

R La musica penso sia la mia vera passione, mi piace studiare e approfondire sia la chitarra che tanti altri strumenti. Penso che la musica sia un mezzo eccezionale per trasmettere emozioni e pensieri dove spesso le parole non riescono ad arrivare. Non ho un artista piuttosto che un altro a cui ambisco di competere. Come tutti ovviamente ho degli artisti preferiti che seguo, soprattutto nell’ambito rock e metal, ma mi piace pensare che un giorno potrei essere io stesso a prendere parte del mondo della discografia. Ho ancora molto da imparare e spero per i prossimi anni di crescere sia come persona che come musicista.

D. La città di Livorno ha sempre “sfornato” da più di 50 anni un gran numero di band…che ne pensi della scena musicale livornese attuale ? Avete luoghi che vi danno la possibilità di esibirvi o tutto è tremendamente difficile ?

R Livorno racchiude dentro di se l’essenza dell’artista vero. Ho sempre pensato che non esiste un’altra città come la nostra. Siamo fatti così, è la nostra natura. Siamo estroversi ma allo stesso tempo geniali. Come dicevo prima musicalmente parlando non frequento da un po’ di tempo la scena musicale livornese quindi non penso di poter giudicare chi ne prende parte. Sono sicuro che ci sono degli artisti validi. L’unica pecca se posso permettermi è quel senso di competitività che ha sempre circondato la scena musicale livornese: credo che di questi tempi la collaborazione e la cooperazione siano più costruttive della competizione. È difficile farsi un nome, è difficile far sentire la propria voce, perché ostacolarsi a vicenda? Per la seconda domanda credo che non sia semplice esibirsi in tutta Italia e Livorno ovviamente non fa eccezione. Dipende molto anche dal genere che un artista suona. Speriamo che in futuro si possa creare un polo artistico nella nostra città dove poter canalizzare tutta questa vastità di artisti (non solo della musica) senza vincoli di vario genere, non so se mi spiego..

D. Chi è in definitiva Antonio Morelli?

R Questa domanda mi fa sorridere. Non saprei davvero rispondere. Sicuramente mi definirei un artista. Oltre alla musica ho anche altre passioni tra cui quella della satira. Gestisco una pagina Facebook in vernacolo livornese con più di 80mila follower, chiamata “Ir bu…llo di tu ma” di cui ho registrato il marchio “IBDTM” e aperto il canale YouTube “Fosso Mediceo”. Soprattutto in questo ambito ho avuto un bel riscontro tramite due serie video cliccatissime sul web: il “Navigatore in livornese” e la “Guida in livornese sulla segnaletica”. Ultimamente con tutti i miei impegni non ho potuto seguire molto la parte della satira ma spero al più presto di trovare nuove idee per poterla rilanciare.

Dopo essermi laureato magistrale in Economia e Management, attualmente sto studiando chitarra elettrica a Firenze quindi un ulteriore obbiettivo sarà sicuramente quello di migliorare anche in questo campo. Ho molti progetti per il futuro, spero ne esca qualcosa di buono, staremo a vedere.

IERI BERNACCA, OGGI SENEGALESI

 

Dice domani piove…ci vorrebbe Bernacca . Il colonnello Bernacca era un mito, era una vera star del piccolo schermo.
La sera tutta la famiglia si fermava, tutti immobili e zitti, guai a fiatare: il colonnello diceva le previsioni meteo.
Che tempo farà domani? Aspettate stasera e lo saprete, Bernacca non fallisce mai!
Veniva invitato ovunque, nelle varie trasmissioni televisive, ai convegni, perfino nei “salotti”…ovunque.
Ci fosse stato un Nobel per la meteorologia in tv avrebbe stracciato tutti.
I più invidiosi erano gli Inglesi. Loro da sempre sono appassionati di programmi meteo, non tanto per sapere che tempo farà domani, questo dettaglio a loro non interessa.
Interessa loro solo sapere se chi fa le previsioni “ci becca”, insomma, se ci indovina.
E Bernacca “ci beccava”…quasi sempre.
Oggi il buon colonnello morirebbe di fame.
Sarebbe costretto ad aprire una panetteria o fare concorsi pubblici in altri campi, non certo nella meteorologia.
Oggi non abbiamo più bisogno delle previsioni del tempo, basta affacciarsi alla finestra.
Ci sono senegalesi che vendono ombrelli? No? Allora non piove a breve di sicuro.
Si? Ahi ahi ahi, pioggia sicura anche se in questo momento c’è il sole. Se ci sono loro magari uno “scroscio” traditore ci sarà sicuramente.
Come fanno non lo so. Forse fanno come gli Indiani che si sdraiavano in terra per sentire il rumore del galoppo dei cavalli che stavano arrivando.
Loro annuseranno l’aria, avranno calli ai piedi potentissimi che li avvisano…
So solo che “ci beccano”.
Due schizzi d’acqua…zac, decine di ombrelli magicamente appaiono.
Ma dove li tengano? Come fanno in due secondi a riempire i marciapiedi ?
Fino a pochi minuti prima c’era un bel sole…
Sono magici, altro che il colonnello Bernacca!
Dovete andare in ferie? Al mare? In montagna? A fare una scampagnata?
Il consiglio è di portare con voi un meteo-senegalese.
Vi dirà se portare l’ombrello o no.
E poi sarebbe molto utile che le signore ne avessero uno personale. No, non fraintendete…maliziosi!
La massaia deve fare la lavatrice e stendere il bucato’ Dovrà solo chiedere al senegalese addetto al meteo, darà tutti i consigli indispensabili.
Sono loro le nuove star della meteorologia, con buona pace di meteo.it, il Lamma e….Bernacca!

ALI ROOTS

D Ali Roots il reggae ce l’ha nel sangue…come nasce l’amore per questa splendida musica ?

R Il mio amore sfegatato per la buona musica in generale esiste grazie al fatto che fin da prima di nascere, i miei genitori mi hanno esposta ad una grandissima varietà’ di musica che ha influenzato tutta la mia esistenza e il mio crescere senza tv ha sicuramente aiutato la musica ad entrarmi nelle vene. Fin dai primi giorni della mia esistenza su questo pianeta ho ascoltato la migliore musica reggae grazie a mamma e babbo, amanti entrambi del vinile, amanti entrambi dei concerti live, sicuramente hanno gettato delle solide basi per il mio personale sviluppo artistico musicale.

Il mio particolare amore per il genere Reggae e più’ precisamente Roots, nasce verso i 12 anni, quando inizio’ la necessita’ da parte mia di capire i testi e le parole di Bob Marley; iniziai cosi’ un immenso lavoro di traduzione dei suoi testi e l’innamoramento fu totale e irreversibile fin dai primi versi…testi spirituali, sociali, pieni di energia positiva e di Amore Universale, pieni di messaggi importantissimi per tutta l’umnaita’, per il popolo, per gli oppressi dal sistema. Non potrei fare a meno di amare tutti quegli artisti che si sono impegnati per l’emancipazione individuale tramite il potente veicolo Musica.

D Ti sei esibita in molti palchi importanti, raccogliendo sempre consensi positivi…bellissimi ricordi…

R Grazie a Jah fin dai primissimi passi della mia carriera come Ali Roots, ho raccolto consensi positivi e sono stata coinvolta in molti progetti…mi sono sempre sentita guidata da una Buona Stella. Ho avuto l’onore di esibirmi su palchi importanti a fianco di artisti che stimo, ogni volta mi sono sentita esattamente nel posto giusto al momento giusto. Ogni volta ero sempre più’ consapevole del fatto che niente mi avrebbe mai più’ distolto

dalla mia missione musicale. Guadagno forza e determinazione da ogni concerto, ogni palco e’ stato un banco di scuola, ogni volta imparo qualcosa di più’ e conosco me stessa un po’ più’ a fondo. Tutto questo penso e credo sia stato propedeutico alla mia crescita come scrittrice dei miei testi e come individuo, e mi auguro che ogni palco futuro sarà’ un nuovo trampolino per scoprire nuovi orizzonti musicali e spirituali.

D Non è da tutti aprire un concerto per la regina del reggae mondiale Rita Marley…immagino la tua emozione e la tua soddisfazione…

R Si, quella fu un’esperienza incredibile, anche perche’ ero davvero agli esordi della mia carriera, non avevo esperienza, eppure ero stata scelta per aprire un concerto di quella portata davanti a quasi seimila persone…detti il meglio di me, non mi lasciai sopraffare dalle emozioni e mi concentrai sulla performance, almeno feci tutto il possibile perche’ il mio warm up funzionasse. Fu una notte magica, ventosa, mentre cantavo, la salsedine mi entrava in bocca ad ogni respiro e penso che fu proprio questo a renderla indimenticabile, insieme al fatto che appena scesa dal palco, Rita nel backstage mi fece cenno di raggiungerla, era seduta su una poltrona di velluto, la raggiunsi, mi chinai sulle ginocchia e lei prendendomi il volto tra le sue mani mi disse pochissime ma potentissime parole : “Ali, grazie per mantenere viva la memoria di Bob attraverso il tuo messaggio, che Jah ti benedica sempre in ogni cosa che fai”. La mia soddisfazione e il suo incoraggiamento furono incredibili e l’emozione che ne scaturi’fu cosi’ forte che piansi di gioia durante tutto il suo concerto… Questa serata segno’ il mio debutto ufficiale nel business della musica reggae.

D Nel 2012 hai dato alla luce il tuo primo EP dal titolo “Extra Ordinarily”, 5 tracce dove hai messo tutta te stessa, la tua anima…

R E’ vero, quello e’ stato il primissimo lavoro da solista, 5 brani, sicuramente acerbi ma pieni di voglia di esprimere quel fuoco che brucia dentro la mia anima e che mi permette di condividere le mie visioni con il resto del mondo fin dal giorno uno. Col senno di poi posso affermare che questo ep ha aperto la strada al mio album di debutto che sarebbe uscito esattamente un anno dopo, nell’Agosto del 2013, “Starting At The Roots” prodotto dal leggendario dj Top Cat e la NineLivesRecordings in UK. E’ infatti grazie al mio ep indipendente che ho attirato l’attenzione del mio “padrino musicale” Top Cat, che mi ha preso sotto la sua ala, trasmettendomi i suoi insegnamenti di scrittura musicale, e con il quale sto tuttora lavorando sul prossimo ep made in UK.

D Impossibile parlare della musica reggae senza citare Bob Marley, ;trasformò il reggae non solo sotto l’aspetto musicale e ritmico, ma lo diffuse come culto vero e proprio, cambiando notevolmente quelle che erano le radici. Il nome Reggae infatti è dispregiativo, coniato dagli inglesi, per deriderlo. Immagino che parlando di Bob Marley un briciolo di commozione rimane in te…

R Parlando di Bob Marley, posso semplicemente affermare con estrema sicurezza che ha fatto e fa talmente parte della mia vita quotidiana che lo percepisco fin dall’adolescenza come un membro della mia famiglia a tutti gli effetti, una spalla che mi supporta sempre, una persona onesta che mi mostra aspetti della vita nuovi, nuove visioni, spiritualmente connesso, concentrato sull’Amore Universale. Sempre. Al di la’ di tempo, spazio, provenienza geografica, credo, eta’, colore. al di la’ di tutto ciò’ che e’ materiale e insignificante, c’e’ One Love…Un unico Amore.

D Che progetti hai per il futuro, dove è possibile ascoltarti dal vivo, magari nella tua Livorno?

R Sto attualmente lavorando ad un bel po’ di nuovi progetti musicali, collaborazioni internazionali con altri cantanti, produzioni estere, e come ho già’ accennato sto tuttora lavorando sul nuovo ep prodotto ancora una volta dalla mia etichetta inglese NineLives Recordings London-Manchester. Allo stesso tempo grazie a tutte le energie spese in questi anni per tirare su la mia band, i “The Branches” stanno crescendo e adesso la formazione ufficiale fissa e’ composta da Gabriele Porciani aka Groovy alle chitarre da Livorno, Gianluca CasaLunatica Sanza al basso da Potenza e Antonello Ruggy Ruggiero alla batteria da Brindisi. L’uscita del nostro primo disco autoprodotto e’ prevista per l’inizio dell’estate 2018. Prima dell’uscita ufficiale del disco e’ inoltre prevista l’uscita di un paio di single con videoclip estratti dall’album. Ancora non posso svelare di più’ ma probabilmente ci esibiremo a Livorno a Marzo con la band al completo. E comunque dopo l’uscita del disco, porteremo le nostre vibes in giro per l’Italia e l’Europa con un tour pieno di sorprese e ospiti d’onore.

D Nell’ottobre del 2014 hai avuto l’onoredi esibirti all’ Hootananny Brixton, a Londra, la sede più popolare di Reggae e Roots and Culture Music nel Regno Unito…una esperienza unica e di gran prestigio professionale…

R E’ vero, un’esperienza prestigiosa e indimenticabile. Aver avuto l’onore di essere chiamata da uno dei top promoters di musica e cultura Roots Reggae in Europa, Mr Cecil Reuben, ha significato molto per me come artista indipendente, mi ha dato fiducia in me stessa e nella mia identità’ musicale, mi ha insegnato che rimanere se stessi paga. Quella sera il locale era pieno, tutti ascoltavano con grande attenzione le mie parole mentre cantavo, era la mia primissima esibizione all’estero, era la mia primissima esperienza con una band live, ero emotivamente sotto pressione e credo che tutti i presenti abbiano percepito l’importanza che aveva per me quella serata, quello che rappresentava nel mio cuore, le porte che mi avrebbe aperto e gli insegnamenti che ne avrei tratto. Un particolare che non dimenticherò’ mai e’ che, Groovy, il mio fedele e talentuoso chitarrista che era su quel palco con me, insieme ad una band composta da persone che avevamo conosciuto solo la sera prima, e con cui avevamo suonato mezz’ora in sala prove prima dello show…ad un certo punto durante lo show incrocio’ il mio sguardo e una volta nel backstage affermo’ di avermi vista come in uno stato di trance…e in effetti credo che questo descriva accuratamente il mio stato interiore del momento, ero una trance emotiva, musicale e per me stessa sconcertante. In poche parole, indimenticabile, da quel concerto in poi, non avrei mai più’ lottato per camuffare le mie emozioni, ma le avrei lasciate fluire liberamente nella mia voce e con il mio corpo, e non avrei mai più’ permesso alle emozioni di intralciarmi nell’espressione di me stessa sui palchi.

D Ali, nonostante la tua giovane età, hai un rimpianto, un treno sul quale potevi tranquillamente salire e che invece è partito senza di te ?

R Sinceramente il mio assetto mentale spirituale non mi permette di avere rimpianti, davvero, non so come spiegarlo, ma sento che ogni avvenimento e’ stato propedeutico a farmi diventare l’individuo che sono oggi e di cui vado fiera per la determinazione e la costanza e la positività’ che mi contraddistinguono. Riesco a trarre ottimi insegnamenti anche dalle situazioni più’ spiacevoli o negative, e questo mi permette di rimanere sempre in movimento, in un moto interiore costante verso la mia evoluzione come individuo. Senza nessun rimpianto, con una grande voglia di condividere la mia visione della vita con il resto degli Universi. Altrimenti perche’ sarei qui e cosi’?

D La filosofia della musica reggae quanto ha influenzato anche la tua vita di tutti i giorni?

R Sono nata ribelle, anticonformista e individualista, amo la vita in ogni sua forma ed espressione e sono vegana per gli animali. Non mangio carne, ne’ pesce, ne’ uova ne’ latticini. Boicotto chi usa e abusa degli animali non umani che non hanno una voce. Cerco di avere un impatto positivo sul pianeta e sugli animali umani e non umani che incontro sul cammino. La musica reggae contiene un battito e un ritmo che mi ricorda il battito del cuore , battito del cuore che quando mi fermo ad ascoltarlo, mi ricorda la musica reggae, mi ricorda che sono viva per un motivo, che sono viva e che tutti gli esseri tengono alla loro vita. Faccio uso quotidiano di cannabis, e questa potentissima pianta e risorsa della natura, coadiuva la mia meditazione costante, mi aiuta a stare focalizzata , ad essere proiettata verso visioni più’ ampie e meno stereotipate, mi aiuta a liberarmi dai condizionamenti, mi ispira nuove melodie e rappresenta insieme all’argomento alimentazione cruelty free, uno dei topic più’ salienti del mio repertorio musicale. Amo infatti parlare nei testi che scrivo, di esperienze personali che credo possano essere di aiuto ad aprire la coscienza e il pensiero critico dell’ascoltatore.

D Chi è oggi Ali Roots ?

R Ali Roots oggi e’ un idividuo molto connesso alla natura, sempre artistico, creativo e ribelle agli stereotipi, determinato e consapevole della magia e della potente fragilità’ della nostra esistenza umana su questo pianeta. Sempre schierata apertamente dalla parte degli oppressi. Sicura e piena di fiducia nell’Universo e nella sua perfetta perfezione. Certa che ognuno di noi sia qui per svolgere la Sua propria missione a servizio del Tutto. Si Musica Si Vita.

SIMONE LALLI

1 Simone Lalli…one man band. Autobam è cosa tua…

Si dai primi del 2000 ho iniziato a fare cose molto rudimentali con sintetizzatore, batteria elettronica e campionatore, da questi primi esperimenti è nato Autobam.

2 Ti dedichi alla produzione di musica elettronica e sound design…raccontaci

Il fatto di sperimentare con strumenti elettronici e sopratutto con il computer mi ha permesso gradualmente di acquisire una certa dimestichezza con quel tipo di mondo, io lo percepisco come una sorta di artigianato digitale, un’attività che ti permette di essere un pò artista e un pò artigiano, quindi puoi produrre musica, fare remix oppure effetti sonori per sonorizzare video e cose di questo tipo.

3 Prima di dare vita a Autobam eri il chitarrista e cantante del gruppo Flora & Fauna…una esperienza formativa importante…

Assolutamente, per me tutto è iniziato dai flora & fauna. Sono ancora molto legato a quella dimensione.

4 Oltre a musicista realizzi progetti audiovisivi…questo ti ha portato a partecipare a importanti festival italiani e internazionali…cito Elektra Festival, Optofonica e molti altri…una bella soddisfazione

Si infatti, c’è da dire che la prima decade degli anni 2000 sono stati una sorta di rinascimento delle arti digitali legati alla musica e al video, c’erano molte possibilità di suonare e andare in giro per festival sia in italia che in europa.

5 Quali sono i tuoi punti di riferimento musicalmente parlando ?

La lista è molto lunga dovrei citarne davvero molti, ma forse quelli che mi hanno influenzato ad un livello più profondo sono stati quei gruppi/artisti con un approccio più radicale di altri, te ne dico 2 che rappresentano mondi molto diversi tra loro ma che hanno in comune una certa fisicità del suono come Shellac e Pan sonic.

6 Sei sempre a giro per il mondo, ma sei al corrente della scena musicale livornese attuale, che ne pensi ?

Per quanto riguarda le persone e i gruppi in città che conosco da tempo vedo che è aumentata molto la professionalità e il modo di approcciarsi alla musica, molto più concreto e smaliziato. Non so bene sinceramente cosa stia accadendo con i più giovani.

7 C’è qualche musicista livornese con il quale vorresti avere una collaborazione o al limite suonare con lui magari una volta ?

Ho tanti amici musicisti molto bravi, quindi con tanti di loro mi piacerebbe sicuramente, però se devo stare al gioco e dirtene uno mi viene in mente Nello degli Appaloosa, grande batterista.

8 Slave Labor è il tuo ultimo lavoro…qualcos’altro bolle in pentola ?

Ho accumulato un sacco di materiale, di nuove tracce, spero di riuscire a concretizzare qualcosa entro il 2018. E poi forse potrebbe esserci anche in cantiere una ristampa dei Flora & fauna ma ancora niente di ufficiale.

9 Simone hai un rimpianto, una occasione non sfruttata a dovere ?

Bah si sicuramente, ero molto intransigente da ragazzo alcune proposte le ho proprio ignorate senza pensarci neanche due volte, forse un pochino di morbidezza in più mi avrebbe giovato…

10 In definitiva..chi è oggi Simone Lalli ?

Bella domanda… credo semplicemente uno che in qualche modo cerca ancora di fare della propria passione/ossessione un mestiere.

I MIGLIORI ALBUM DEL 2017

   

1 Greg Allman – Southern Blood
2 Van Morrison – Roll with the punches
3 Bob Dylan – Trouble no more
4 Rolling Stones – On air
5 Neil Young – hitchhiker
6 John Mellencamp – Sad clowns & hillbillies
7 Chris Hillman – Bidyn’ my time
8 Tom Russell – Folk Hotel
9 Gang – Radici
10 Magpie Salute – Omonimo
11 Little Steven – Soulfire
12 Chris Stapleton – From a room vol 1
13 Colter Wall – Omonimo
14 Steve Earle – Soyou wannabe an outlaw
15 George Thorogood – Party of one
16 Willie Nile – Positively Bob: W N sings Bob Dylan
17 Tedeschi Trucks Band – Live from the Fox, Oakland
18 Lee Bains III & The Glory Fire – Youth detention
Rivelazione – William the Conqueror – Proud disturber of the peace