D Ciao Roberto,
oggi sei un apprezzato professionista nel campo dello spettacolo sia nella oganizzazione che nella parte tecnica e strutturale.
Raccontaci un po’ come hai iniziato questa passione.
R Hai detto proprio la parola giusta “PASSIONE”!
– Ho iniziato a 9 anni a studiare pianoforte con la Prof.sa Itala Balestri Del Corona, e sotto la supervisione di mia nonna Giacomina, valente pianista ( Ho ancora oggi in bella vista il suo diploma conseguito al Conservatorio Santa Cecilia di Roma del 1929)
– Ma lo studio del classico, andava un po’ stretto….sai di nascosto sentivo e seguivo gruppi rock, fusion, rythm and blues, jazz e progressive…così ho iniziato a 13 anni a suonare l’organo elettronico con il maestro Roberto Giorgi…Beh dopo poco ho messo su un gruppo musicale “Le Onde”, con Marco Gasperetti alla chitarra elettrica, Riccardo D’Alesio al basso e Marco Santinelli alla batteria e abbiamo debuttato in un concorso al cinema-teatro Imperiale di Tirrenia…credo fosse il 1971.. avevo 13 anni
D Ah quindi hai iniziato prestissimo ad esibirti in pubblico!
R Si con il gruppo abbiamo anche provato a fare qualche serata di ballabili….ma davvero eravamo ragazzini…poi la scuola, lo studio, lo sport…insomma tanti impegni non riuscivano a far sì che la musica fosse l’unica cosa..
– Nel ’74 ho costruito, insieme all’amico Marco Rombolini, oggi dirigente di Telegranducato, con Andrea Nannetti, oggi architetto e valente chitarrista e con Beppe Caturegli , oggi anche lui architetto e bassista, una “sala di registrazione” epocale !
– Avevamo avuto da mio padre la concessione di una stanza di una vecchia palazzina, al numero 27 di Corso Mazzini, dove l’azienda paterna aveva un deposito ed un laboratorio di pianoforti, E di buona lena decidemmo di trasformarla nel nostro studio di registrazione.
– Nacquero così i Dues Ex Machina, formazione di progressive rock con il sottoscritto alla tastiere, Andrea Nannetti alla chitarra , Beppe Caturegli al basso e Fabio Guidi alla batteria.
D Ah ecco ! i Deus ex Machina, mi risulta che i vostri concerti potevano durare anche due ore con sola vostra musica originale
R Si, guarda, i nostri brani avevano una linea melodica di base da seguire con i famosi “stacchi” e poi tantissima improvvisazione. Ed era questa la formula vincente nel nostro genere. “Componevamo le nostre idee”, era davvero musica genuina, suonata con tutto di noi stessi. A volte ci sorprendevamo di come ci sembravano belli i brani!
D Dopo l’esperienza con i Deus ex Machina non avrai mica attaccato le tastiere al chiodo?
R Tutt’altro ! Ho iniziato una splendida età della maturità, sia nel senso della giovinezza, sia nel senso musicale. Ho conosciuto Valerio D’Alelio, batterista dei Modì, che, forse un po’ affascinato dal mio modus, mi propose di provare a fare un duo per serate negli alberghi e negli american bar (quelli che stavano diventando i piano bar); ovviamente accettai di buon grado ed insieme abbiamo fatto moltissime serate pianoforte, voce, batteria e percussioni, un po’ atipico come progetto ma validissimo.
– Negli anni immediatamente a seguire lo stesso Valerio parlò con Andrea Nannetti, che frequentava la facoltà di Architettura a Firenze, di un certo cantante napoletano, Andrea Ardia, che viveva a Firenze e che cercava un gruppo per le sue serate….non ricordo esattamente come ma finimmo nel capoluogo toscano per una serie di serate di musica napoletana con questo cantante…che dire ..facevamo la “professione”!
Dal 1996 al 1998 ripresi l’attivitą di musicista insieme a Carlo Cavallini e Simone Ricci che erano insegnanti, di batteria il primo e di chitarra il secondo, nel mio negozio in Piazza della Repubblica.
Il gruppo si chiamava Noise Gate ed avevamo come cantante la giovanissima Francesca Celati, con Paolo Lucchesi al basso, Carlo Cavallini alla batteria, Simone Ricci alla chitarra ed io all’hammond ed al piano elettrico. Con questo gruppo abbiamo “girato” in lungo e largo la costa da Grosseto a Pisa e devo dire che č stata una bellissima esperienza, facevamo cover di Robben Ford, Eric Clapton, Jimi Hendrix, Steve Wonder, etc..
D Portare il cognome Napoli ed essere figlio del proprietario del più famoso negozio di strumenti musicali a Livorno ti ha in un certo senso “obbligato” ad essere un musicista…
R Guarda non è detto. Io sono il secondo di tre figli. Il primo non era portato per la musica in quanto poco dotato di orecchio musicale, la terza, che purtroppo ci ha lasciato ancora giovanissima, credo abbia provato ma senza successo. Ritengo che comunque tutti debbano provare a suonare…è troppo bello saperlo fare….se uno ci riesce a qualsiasi livello… Tornando alla domanda…figurati io non ho sentito nessun obbligo…forse sono stato “facilitato”..dal buon orecchio musicale..ma ne ero attratto senza alcuno sforzo!
D Che ricordi hai del panorama musicale degli anni 70 a Livorno?
R Sinceramente devo dirti che ho sempre seguito tutto e tutti, anche di nascosto ai miei genitori…andavo nelle cantine sui “fossi” per ascoltare i gruppi che suonavano ( magari erano anche clienti del negozio di mio padre..)
– Poi ho conosciuto Alessio Colombini, chitarrista amico di Valerio D’Alelio, anche lui nella formazione dei Modì… ed è nata una collaborazione che ha portato mesi e mesi di incisioni nella “famosa” saletta sopra al magazzino dove sono nati progetti musicali davvero entusiasmanti per quell’eposca che portavamo in giro nelle case discografiche su “cassetta” a bordo della Dyane celeste di Alessio..(quanti viaggi a Roma e Milano!!) Alessio faceva pop leggero ed io musiche da film… Poi la CBS chiamò Alessio per un provino e lo portarono a Sanremo. Che bel periodo…
D Quali sono stati i tuoi riferimenti musicali, i tuoi generi preferiti ?
R So che dalla risposta dirai che non ci credi …ma io davvero ascolto e ho sempre ascoltato tutto..sono comunque stato attratto dal sound della produzione Motown senza eccezioni ..poi Ray Charles, Emerson, Lake e Palmer,Deep Purple, James Brown, Rufus Thomas, Premiata Forneria Marconi, Banco del Mutuo Soccorso, Le Orme, Genesis, Pink Floyd, poi il jazz Oscar Peterson, Duke Ellington Count Basie, Glenn Miller, il leggero italiano con Mina,Dalla, Dik Dik, Nomadi, Camaleonti, Paoli, Battisti, De Andrè….e come faccio a dirteli tutti?
D In pratica non ti sei mai staccato dal mondo musicale; oggi sei un imprenditore tu stesso che organizza eventi da molti anni in città. Che differenza trovi tra la scena musicale dei “tuoi” anni e l’attuale? I giovani di oggi sono molto diversi da allora…
R La domanda necessiterebbe di una lunga ed elaborata risposta, ma cercherò di essere il più conciso possibile…
– E’ vero la musica fa parte del mio DNA, direi più in senso lato ed userei la parola spettacolo. Lo spettacolo è una parola che contiene i significati dell’essere artista. Per far sì che gli artisti possano esprimersi occorrono alcune cose: ovviamente l’ambiente e la buona organizzazione dell’evento, molte volte gli artisti sono trattati un po’ sommariamente come se tutto fosse “semplice”, nessuno pensa mai che l’artista ha un compito da svolgere e meglio si troverà, meglio lo svolgerà…Da questi piccoli presupposti ho pensato di, per così dire, allontanarmi un po’ dall’essere musicista concentrandomi sulla organizzazione degli eventi sia nella parte artistica che nella parte tecnico strutturale. Credo di avere ormai assodato una notevole esperienza tale da poter svolgere il ruolo di direttore artistico nel vero significato della parola. Purtroppo oggi si confonde il senso di questa parola, cosìcchè il referente artistico diventa automaticamente il direttore artistico, che è una cosa diversa….Ma spero di avere altra occasione per approfondire questo argomento..
– Certo che trovo differenze tra la scena dei “miei“ anni e quella odierna.. “Prima” suonare era una forma di aggregazione e confronto molto ambita dai giovani…solo il potersi comprare una chitarra era un sogno…suonarla e metter su un gruppo ne diventava la conseguenza più ovvia…Mi ricordo quando con l’amico Bartoli ed i Fratelli Cappanera organizzammo la prima edizione del Festivali Livorno Rock…era il 1990 ci arrivarono i dati sui gruppi musicali dell’anno precedente 88-89 e l’Anagrumba (associazione nazionale gruppi musicali di base) censì a Livorno oltre 170 gruppi musicali attivi.
Non esistevano ancora le basi musicali, non c’era ancora il boom dei computer musicali, insomma era, per così dire, tutto “vero” e quindi anche il formarsi dei gruppi era vero ed era in continuo fermento e divenire.
Credo che oggi si sia un po’ persa questa fase, quella del fermento e continuo divenire, ci si concentra di più su quello che l’elettronica può dare rispetto a quel mondo “analogico” dai sapori incerti e soggettivi…
D Roberto, c’è stato un treno sul quale non sei salito e non ti dai pace per questo?
R Sicuramente ho perso il famoso treno, chi non ne ha perso uno nella propria vita?. Forse più di uno. IL primo credo di averlo perso quando studiavo musica elettronica a Bologna e fui “richiamato” a Livorno per piccoli problemi di salute familiari. Oppure quando mi fu chiesto di seguire Alessio Colombini a Milano per essere il suo pianista. Oppure quando andai più volte a Londra, avrei dovuto rimanere li’?
– Magari mi sarei dovuto trasferire a Roma per meglio “entrare” in questo mondo… Ma sono tutte supposizioni in fondo. In realtà non ho rammarichi imprenditoriali forti, ho sempre cercato ed ancora lo faccio di essere me stesso, con passione ed entusiasmo.
– Tra l’altro sono stato ideatore e editore del periodico “Smart & co.” che per qualche anno ho distribuito nella nostra zona da Pisa a Cecina, rivolto ai giovani ed alle informazioni mensili sugli spettacoli con news su spettacolo, musica arte & cose varie, da cui l’acronimo…
D Tuoi progetti futuri ?
R Forse un sogno nel cassetto è costruire un polo artistico, un teatro-luogo, un agorà polivalente.
D Mi è stato detto che sei anche un collezionista di strumenti musicali appartenuti a musicisti importanti…
R Altra cosa carina…. ho tra i miei ricordi l’amplificatore da chitarra Crate che fu di Manlio Pepe e la batteria Pearl rossa che fu di Mirco Pacini, due musicisti della scena labronica indimenticati.
Poi ho ancora perfettamente funzionante un pianoforte Pleyel mezza coda del 1907 sul quale suonò Pietro Mascagni.
D Chi è oggi Roberto Napoli?
R ailLa domanda è strana, comunque interessante…. Roberto Napoli quest’anno celebra il 125° anniversario della fondazione della azienda familiare con la quale sostiene gli scopi morali ed artistici tramite la Associazione Pietro Napoli della quale è presidente.
Roberto è anche un imprenditore dello spettacolo a 360°, tant’è che molte volte è difficile fare la presentazione. In pratica, cercando di spiegare velocemente, da una parte gestisce una azienda di service audio-video-luci e allestimenti tecnici in genere con clienti e budget consolidati, dall’altra è manager di una serie di programmazioni artistiche ed organizzazioni artistiche anche a livello internazionale, infine mantiene una importante attività storica legata al noleggio- vendita ed assistenza dei pianoforti.