D 1974 nasce il Deux ex Machina…grande gruppo, ottimi musicisti…Andrea Nannetti alla chitarra.
R Ciao Massimo! Grazie per il tuo interessamento e per il “grande gruppo ed ottimi musicisti”!
Eravamo solo dei ragazzi molto entusiasti, con tanta energia e tante speranze, come i giovani hanno.
Forse, ma non ne sono sicuro, il gruppo nacque prima del 1974.
Deus ex machina era composto da:
chitarra: Andrea Nannetti
tastiere: Roberto Napoli
basso: Beppe Caturegli
batteria: Sergio Adami, Stefano Lucarelli, Fabio Guidi (in momenti diversi)
percussioni: Chico De Mayo
fonico e manager: Marco Rombolini
età dei componenti: tra i sedici e i diciassette anni (Marco era un po’ piu grande di noi)
D Tutto ebbe inizio nel magazzino di Pietro Napoli di Corso Amedeo…bei tempi…
R La cosiddetta “palazzina” di Pietro Napoli in Corso Amedeo era una parte di un più ampio luogo costituito da svariati edifici e spazi aperti, sede di magazzini e laboratori per stoccaggio riparazione ed accordatura di pianoforti. Un luogo magico, indimenticabile. Il dott. Gianfranco Napoli, padre di Roberto, acconsentì a mettere a disposizione di suo figlio e dei suoi amici del gruppo, un bello spazio al primo piano dove realizzammo la nostra sala prove e studio per registrare, lavorando con le nostre mani (grazie all’aiuto indispensabile di Marco Rombolini) ad un progetto irripetibile, Tutta insonorizzata con scatole di uova e lana di roccia (ci siamo grattati per giorni) e persino una finestra a tre vetri per la regia.
Al piano terra c’erano gli accordatori dei pianoforti, mi chiedo come ci sopportassero!
D Avevate il grosso pregio di suonare soltanto pezzi vostri…come nascevano queste canzoni?
R Erano brani solo musicali, nessuno cantava.
Noi ci incontravamo ed iniziavamo a suonare, liberi. Quando qualcosa di ciò che stavamo suonando ci convinceva particolarmente, si iniziava a lavorare su quel dettagio per farlo diventare un brano. Registravamo e riascoltavamo molto, discutendo su come strutturare e colorare i brani. Non c’era un autore, ma l’apporto di tutti noi.
Eravamo tutti affascinati dai King Crimson e Weather Report e quindi inevitabilmente anche un pochino influenzati, ma la nostra adolescenziale ambizione era di non somigliare a nessuno.
Tra il progressive, la psichedelia e il delirante, ci ostinavamo e suonare con fantasia e libertà su tappeti ritmici che erano spesso dispari, complessi e molto serrati. Non esistevano loop machines, tutto era in diretta.
D I vostri concerti erano molto lunghi per il tempo, circa 2 ore…che ricordi hai?
R I concerti erano molto lunghi perché ci divertivamo moltissimo a suonare e ci affascinava anche mettere i piedi nelle zone incognite ed oscure della improvvisazione. Direi che abbiamo fatto pochi concerti rispetto al lavoro di prove al quale ci sottoponevamo senza fatica. Beati i giovani!
All’epoca quando caricavi il furgone per andare ad un concerto era come fare un trasloco.
Gli amplificatori erano a valvole, potenti,enormi e pesantissimi. Forse anche per questo il concerto era così lungo!
D E’ rimasto nel ricordo di chi era presente il vostro concerto al Circolo La Rosa nel 1975…raccontaci
R Ennesimo trasloco, mi ricordo che ci divertimmo suonando. Il pubblico era soddisfatto, forse perché erano quasi tutti amici. Io suonavo con una Fender Stratocaster rossa del 1967 ed usavo due pedali vox: un distorsore tone bender ed un wah wah. I nostri volumi erano piuttosto elevati.
D E prima e dopo i Deux ex Machina che hai fatto?
R Io nel 1974 avevo diciassette anni.
Prima dei deus ex machina, avevo iniziato a studiare chitarra a dieci anni con Daniela Robillard, poi con Tony Mazzone e poi con Enrico Rosa. Avevo suonato per un breve periodo con un gruppo di bambini chiamato “Cuori di pietra”, poi con i “Compra baratta e vendi” con Riccardo Baronti, Fabio Selmi e Carlo Galletti.
Dopo i deus ex machina
Non ho mai smesso di suonare la chitarra, nel 1980 conobbi e divenni amico del maestro Paco De Lucia, imparando ad amare il flamenco, che ha molto influenzato la mia strada e la composizione dei miei brani. Ho sempre continuato nelle mie ricerche musicali, in zone etniche usando anche altri strumenti a corda, nell’elettrica e nell’elettronica. Sono autore di brani per le edizioni Rai Trade, per documentari televisivi.
D Quali sono i tuoi punti di riferimento, musicalmente parlando?
R Io come sempre vorrei progettare la mia musica,che è una mia forma di ricerca e comunicazione.
Musiche di molteplici provenienze possono diventare dei “riferimenti”, flamenco, barocco, heavy metal, intimisti, psichedelici o jazz, purchè mi tocchino l’anima.
D Sei sempre in contatto con gli altri componenti del gruppo ? Mai pensato ad una reunion ?
R Sono ancora in contatto con quasi tutti i componenti di Deus ex machina, ma non si è ancora mai parlato di una reunion. Mi ci stai facendo pensare tu………………..a volte però queste cose somigliano alla cena di scuola dopo quarant’anni.
D Che ne pensi dell’attuale situazione musicale a Livorno?
R Non sono molto informato perché sono quasi sempre fuori Livorno, ma quando mi è capitato ho avvertito una bella presenza di energie e competenze in vari settori musicali. Personalmente so che farò un concerto di chitarra solista a Villa Trossi il 31 agosto, organizzato tra l’altro proprio da Roberto Napoli, e suonerò la mia musica.
D Chi è oggi Andrea Nannetti ?
R Sono architetto e musicista, pendolare settimanale tra Roma e Livorno dove vivo con moglie e figlia di dodici anni, che ha da poco iniziato a studiare il violoncello.
Sono stato fortunato ad aver vissuto musicalmente quegli anni settanta, quel fermento, quella voglia di suonare davvero, quelle possibilità culturali economiche e sociali che ti permettevano e stimolavano ad ascoltare ed essere ascoltato, sviluppando nei giovani un desiderio di ricercare con fantasia, originalità, personalità, carattere. Il contrario dell’attuale omologazione.