D E’ il 1966 quando subentri a Carlo Casadio nel gruppo i Rangers con il tuo basso…tutto ebbe inizio in quel momento..
R Si, proprio così: era il 1966 ed era da poco che avevo incominciato a suonare il basso. Quello fu il mio primo gruppo in assoluto.
D Nel 1969, da una costola dei Rangers e degli Eremiti di Viareggio nasce Il Capitolo 6, naturalmente con Mauro Romani al basso e voce.
R Si, dalla fusione dei due gruppi nasce il Capitolo 6. A quei tempi era normale che gruppi si sciogliessero e si cercasse di formarne altri. La scelta si rivelò azzeccata.
D “M’innamoro di te” nel 1971 è il vostro primo 45 giri pubblicato dalla IT di Vincenzo Micocci.
R Guarda…quelli erano tempi che se non avevi i numeri era impossibile veder pubblicato un disco. Bisogna ricordare che registravi su nastro a 8 piste e la bn e la base la suonavi tutti insieme contemporaneamente, quello che stanno ora riproponendo i Deep Purple per rendere la registrazione più vera, come fosse dal vivo senza gli artifici di oggi, dove chiunque con un computer può fare della “buona” musica.
D Spiegaci come uscì incredibilmente in Angola il vostro 45 giri con le cover “Jesahel” e “Ti voglio”.
R Siccome a quei tempi noi eravamo stati scoperti dalla RCA, ci proposero di riproporre diversi brani, arrangiati da noi, del Festival di Sanremo, per poter essere poi distribuiti in paesi che altrimenti non sarebbero stati raggiunti dagli originali. Così come in Argentina e altri paesi del Sud America. Fu così che il nostro 45 giri arrivò in Angola, in Africa.
D “Frutti di Kagua”, omaggio ai nativi americani è il fiore all’occhiello del Capitolo 6. E’ vero che partecipò come collaboratore l’allora sconosciuto Francesco De Gregori?
R Si fu un omaggio proprio a loro per far conoscere il perchè prendevano certe sostanze: non per sballarsi, come era di moda a quel tempo, ma bensì per avvicinarsi e avere contatti con il mondo spirituale e soprannaturale che contemplava sia la natura dove loro vivevano in simbiosi che con tutta l’umanità. Francesco a quel tempo era nella nostra stessa scuderia “It record” e così collaborò, molto marginalmente, tanto per “fargli fare qualcosa”, tanto che cambio alcune parole e basta e poi tutto il resto era farina del nostro sacco……
D Avete partecipato al famoso festival di Villa Pamphili a Roma…1972…una soddisfazione esserci…
R Eravamo a Roma in sala di registrazione per il LP Frutti per Kagua quando ci chiamarono per partecipare. Mi ricordo che ci vennero a prendere in pompa magna con una grande auto e ci portarono al concerto, e appena finito di suonare davanti ad una fiumana di gente il lato A dell’LP che dura circa 25 minuti, ci riaccompagnarono in sala di registrazione. Fu un’esperienza indimenticabile e suonammo da dio.
D Nel 1973 il gruppo si sciolse. Che successe?
R Decidemmo di smettere, forse fui io il primo a proporlo, perchè come ho detto ad una intervista nel 2009 sia su “Musica leggera” che su “Raro”, non volevo prostituirmi a della musica che non sentivo e che non condividevo, “liscio e stronzate del genere” pur di continuare a suonare, e poi con i dj ci fu la mazzata finale delle stronzate. Da quel momento per me la “musica vera” dei talenti musicali finì.
D Dopo Il Capitolo 6 mica avrai venduto il basso. Che hai fatto?
R Quando smisi ero talmente incazzato che vendetti tutto e per 25 anni non ho più ascoltato musica. Ma questo non è stata una fine di un qualcosa e basta, ma mi ha permesso di scoprire e approfondire in me quello che era emerso nel 33 giri Frutti per Kagua e cioè la spiritualità che coltivo tutt’oggi.
Però devo dirti, che il mio basso qualche anno fa ho saputo chi lo aveva e l’ho ricomprato…………..
D Quali sono stati i tuoi punti di riferimento, i tuoi maestri, musicalmente parlando.
R I punti di riferimento sono stati molti, poichè come sai il genere, così chiamato, ed io odio qualsiasi etichetta si voglia dare alla musica, ma purtroppo i media così vogliono, è chiamato “progressive” e perciò abbraccia tutto ciò che ti ispira, dalla musica classica al jazz alla musica tribale al pop e così via.
D Chi è oggi Mauro Romani ?
R Chi sono io oggi è impossibile che sia proprio io a dirtelo. Sono in pensione, ma non sono un pensionato pantofole, divano e televisione con il cervello che va in pappa : coltivo ancor più quello che di “vero” c’è in tutti noi per poter fare la mia parte all’evoluzione di questo mondo che a volte ci sembra senza riferimenti, al facciamoci del male il più possibile, e dove la parola Amore ha perso molto della sua originaria valenza nella nostra vita.