1 I milvi nascono nel 1973 e alla chitarra Franco Paganelli.
Premetto che il gruppo non si chiamava così e che l’improbabile nome di “Milvi” è nato per gioco; quando qualcuno ci chiedeva qual era il nome del gruppo, noi, per ridere, ma con tono serio, rispondevamo “I Milvi”, anzi “I Mirvi”.
Per essere precisi “i Milvi” nascono nel 1971. Nel 1973 Claudio Barontini sostituisce il precedente bassista e successivamente si aggiunge Marco Gasperetti al flauto. Mettemmo su tutto il repertorio sotto la guida di Eugenio (Neno) Vinciguerra, che già lavorava con Milva, nel negozio di Music City, lo storico negozio di Anna e Tony che allora era in Piazza Cavour. Pochi giorni prima del debutto c’incontrammo con Milva a Roma per le prove. Appena lei ci vide esclamò: “Eugenio, ma sono dei bambini!”, e lui, semplicemente: “Sì, ma senti come suonano!”. Da Roma ci trasferimmo direttamente in Basilicata da dove, quell’anno, partiva il Cantagiro. Nel mese di giugno ci fu il debutto, un’esperienza indimenticabile soprattutto per me che avevo appena 15 anni. Il Cantagiro era una specie di Festivalbar dell’epoca: tutte le sere, per una ventina di giorni, uno spettacolo in una città diversa, con partenza dalla Basilicata ed arrivo in Trentino con diretta TV. Tutte le sere a contatto nel back stage con artisti famosi che fino a pochi giorni prima avevo visto solo in tv. Ricordo Lucio Dalla, i Pooh, Mia Martini, I Ricchi e Poveri, Ron (allora si chiamava Rosalino) ma anche ospiti eccezionali come Aretha Franklin, Donovan ed i Led Zeppelin (dei quali conservo ancora gli autografi) e che ho visto andare di corsa verso il palco per ascoltare “Che sarà” dei Ricchi e Poveri con Roberta Plant che incitava agli altri con “Che sarà”!, Che sarà”!
Franco Paganelli alla chitarra …. Posso dire con sincerità di aver avuto una grandissima fortuna, quella di trovarmi al posto giusto nel momento giusto, quando Neno Vinciguerra doveva costituire il gruppo e si rivolse a Tony di Music City dal quale andavo a lezione di chitarra.
2 Milvi perché dal 1973 al 1980, sotto la guida dell’impresario Elio Gigante avete accompagnato Milva in giro per il mondo…raccontaci
Ho accompagnato Milva dal 1971 fino al 1979. Per quanto mi ricordo, a metà di questo percorso, Elio Gigante, che era l’impresario di Mina, divenne anche l’impresario di Milva. Sicuramente un numero uno, una forte personalità ed un grande carisma. Ricordo che ci accompagnò nel tour negli Stati Uniti e in Canada e mi chiamava per fargli da interprete perché parlavo inglese. Con Milva abbiamo davvero girato mezzo mondo …
3 Entrare al Madison Square Garden di New York deve essere stata una bella emozione….
All’epoca avevo 22 anni. Negli anni ci siamo esibiti anche in teatri importanti, ma il Madison Square Garden era sicuramente qualcosa di mitico, almeno nel nostro immaginario. Poter raccontare, oggi, che ho suonato al Madison Square Garden, beh, non è cosa da tutti.
4 E poi Olympia di Parigi, palazzetto del ghiaccio di Montreal, Giappone, Unione Sovietica…mica male per un gruppo di giovani livornesi…
Anche Corea del Sud, per non parlare di tutta Europa. Davvero tantissimi ricordi e tanta nostalgia.
Sono stati anni meravigliosi, pieni di soddisfazioni e di esperienze irripetibili, di divertimento e piacere nello stare insieme agli altri amici del gruppo.
5 Quando Milva iniziò con il gospel ci fu una sinergia con i New Folkstudio Singer.. gruppo di colore americano…
Sì, per un paio d’anni abbiamo utilizzato questa formula; abbiamo fatto parecchi spettacoli insieme suonando gospel che Milva cantava ed interpretava in modo superbo riscuotendo sempre molto successo.
6 Quegli erano anni bellissimi. Voi eravate in giro per il mondo…che rapporti avevate con la scena musicale livornese del tempo?
Parlo della mia esperienza. Personalmente, pochi rapporti. Prima di accompagnare Milva ero molto giovane e frequentavo poco l’ambiente musicale nel quale avevo poche conoscenze. Successivamente, gli impegni del liceo prima e dell’università hanno fatti sì che ci fossero poche occasioni di contatto.
7 E dopo l’esperienza con i Milvi, mica avrai messo la chitarra in soffitta?
Certo che no. La passione per la musica, e in particolare per uno strumento musicale, non ti lascia, è parte di te, della tua sensibilità ed è un tuo mezzo di espressione. E’ anche vero, però, che lo studio serio e sistematico l’ho abbandonato ormai da molti anni e sicuramente sono ormai fuori esercizio. Rimane però il piacere di suonare spesso qualche nota. Ho la soddisfazione e l’orgoglio di aver trasmesso questa passione a mio figlio che, ovviamente, suona la chitarra ed è molto bravo. Si è diplomato al Mascagni, ha proseguito gli studi all’estero ed attualmente insegna chitarra in un istituto musicale di Berlino, città dove vive e tiene concerti. Quindi, quello che ho cominciato è stato proseguito, ma con maggiore capacità e talento, da mio figlio.
8 Sono tempi di reunion a Livorno…I Samurai, le Mummie, i Titani…mai presa la voglia di ricontattare “I Milvi” ?
Per dire la verità ci sentiamo di tanto in tanto promettendoci di organizzare a breve una cena che però in tanti anni – come spesso succede – non si è mai fatta. Di una reunion musicale non si è mai parlato perché, a parte Eugenio Vinciguerra, io e gli altri abbiamo poi preso altri strade.
9 Franco, c’è in te un rimpianto? Una occasione non sfruttata a dovere?
Certo! Rimpiango di non aver lasciato più spazio alla musica coltivando questa passione come avrei voluto. Ma quando è cessata la collaborazione con Milva, poco tempo dopo mi sono laureato e tutto il mio tempo è stato dedicato a costruirmi una professione lasciando il resto in secondo piano. Del resto ho sempre vissuto la musica come passione ma non ho mai pensato di farne il mio lavoro.
10 Chi è oggi Franco Paganelli
Libero professionista, sessant’anni, felicemente sposato, due figli di cui è orgoglioso, totalmente assorbito dal proprio lavoro ma con la chitarra, passione di una vita, sempre a portata di mano.